Dal Canada alla maglia gialla. La Holmgren non si ferma mai

10.09.2025
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Di Isabella Holmgren, vincitrice dell’ultimo Tour de l’Avenir Femmes (in apertura, foto @lewiscatel), si parla da molto prima del suo trionfo francese. Tanto che a molti osservatori ha riportato alla memoria una campionessa a cavallo del secolo, Alison Sydor, canadese come lei e come lei capace di vincere sia su strada che in mountain bike, essendo al tempo la grande rivale di Paola Pezzo sui sentieri in giro per il mondo.

La canadese prima a Valais nella prova iridata U23 di short track. Domenica gareggerà nell’XCO (foto UCI)
La canadese prima a Valais nella prova iridata U23 di short track. Domenica gareggerà nell’XCO (foto UCI)

Un titolo mondiale fresco fresco…

La Holmgren, laureatasi ieri campionessa mondiale U23 di short track MTB, però va oltre, perché fa davvero di tutto: è stata iridata junior nel ciclocross, lo stesso dicasi per le ruote grasse e ora sta emergendo in maniera prepotente anche su strada, tanto che ci si chiede se la sua multidisciplinarietà potrà continuare nel tempo o gli impegni sottoscritti con il team la porteranno a dover scegliere. D’altronde, se si considera che insieme a lei c’è anche la sua sorella gemella Ava, forse meno vincente ma essenziale per lei come sostegno in corsa e fuori, c’è un ventaglio ampio di chance che dicono che ci troviamo di fronte a una campionessa del futuro. Se non del presente.

E’ chiaro che il successo nella corsa a tappe transalpina, battendo la campionessa uscente Marion Bunel, è il suo acuto finora più importante: «Penso che sia sicuramente una vittoria davvero speciale, soprattutto perché non è stata solo mia, ma costruita insieme all’intera squadra. Le ragazze hanno lavorato duramente ogni giorno per aiutarmi e assicurarsi che avessi abbastanza energia per l’ultimo giorno, perché si sapeva bene che quella sarebbe stata la giornata decisiva per capire chi avrebbe vinto. Quindi significa sicuramente molto e spero che abbia un impatto positivo sulla mia carriera. Ho appena firmato un contratto triennale con Lidl-Trek e sono davvero felice per dove sono».

Isabella insieme alla sua gemella Ava, con cui condivide tutte le sue attività ciclistiche
Isabella insieme alla sua gemella Ava, con cui condivide tutte le sue attività ciclistiche
Com’è nata la tua passione per il ciclismo, considerando che anche tuo fratello e la tua gemella lo fanno?

Non avrebbe potuto essere altrimenti, visto che i miei genitori si sono conosciuti proprio andando in bici. E’ un’attività che ci coinvolge tutti in famiglia. Tanto che al mercoledì sera c’era il nostro appuntamento settimanale con le gare fra noi ed eravamo molto competitivi… Ma era il nostro momento in famiglia. Poi, crescendo, alcuni dei miei fratelli hanno smesso di andare in bici, ma Ava, Gunnar e io abbiamo continuato e abbiamo preso la cosa un po’ più seriamente.

Ti vedi come specialista delle corse a tappe o anche altro, competitiva nelle prove d’un giorno?

Mi piacerebbe poter fare un po’ di tutto, ma mi piacciono molto le corse a tappe perché bisogna combattere la fatica e, proprio perché a volte ci si stanca di più, mi piace di più. Quando tutti soffrono, emerge chi ha maggiore resilienza, quindi mi piacciono sicuramente le corse a tappe.

La maglia gialla del Tour de l’Avenir è la sua consacrazione a grandi livelli (foto @lewiscatel)
La maglia gialla del Tour de l’Avenir è la sua consacrazione a grandi livelli (foto @lewiscatel)
Tu hai vinto mondiali di categoria nel ciclocross e, poche ore fa, nella mtb, pensi ora dopo i risultati di quest’anno di dedicarti più alla strada?

Al momento cerco di non pormi il problema, mi piace molto unire la strada alla mountain bike. Penso che forse il ciclocross potrebbe essere un po’ più difficile, perché in inverno è complicato allenarsi da me dove fa molto freddo e poi devo considerare che è difficile per me stare a casa durante la stagione della bici da strada e della mountain bike. Quindi quando finiscono le gare ho anche il forte desiderio di tornare in Canada con la mia famiglia. Per questo forse il ciclocross verrà messo in secondo piano ora.

Facendo più discipline gareggi tutto l’anno: come riesci a gestirti?

E’ sicuramente importante riposarsi bene quando possibile, dare la priorità ai giorni di riposo e assicurarsi di recuperare davvero. Dopo il Tour de l’Avenir ho staccato completamente per qualche giorno, ma non è la stessa cosa che passare un po’ di tempo a casa.

Alla Lidl-Trek le danno grande libertà di scelta, ma è probabile che il ciclocross sarà messo da parte
Alla Lidl-Trek le danno grande libertà di scelta, ma è probabile che il ciclocross sarà messo da parte
Dopo il Tour si è un po’ discusso sulla struttura fisica molto esile. Influisce maggiormente nella mountain bike o nel ciclismo su strada?

Onestamente non lo so. Il mio corpo è fatto così. Ognuno ha un corpo diverso e può dare il meglio di sé con quello che ha. Io non credo che abbia un effetto particolare né su una disciplina né sull’altra.

La tua abitudine alle gare offroad pensi sia più utile per le corse in salita o a cronometro?

Penso che con la mountain bike ci voglia un’ora e mezza o poco più di un’ora di sforzo a tutto gas, dove si va sempre al massimo. Quindi penso che questo sia sicuramente un vantaggio per le cronometro e per le gare in montagna più lunghe, dove è necessario avere molta potenza per molto tempo. Anche per questo voglio sfruttare le mie capacità acquisite nell’offroad per emergere nelle corse a tappe.

Le capacità acquisite nell’offroad le danno una marcia in più anche a cronometro (foto DirectVelo)
Le capacità acquisite nell’offroad le danno una marcia in più anche a cronometro (foto DirectVelo)
Capita mai che con tua sorella ci sia rivalità visto che fate la stessa attività?

Diciamo che siamo per natura molto competitive, questo si vede soprattutto quando giochiamo a carte oppure ci alleniamo nella vita di tutti i giorni. Ma quando si tratta di gare, ci sosteniamo a vicenda, ci rispettiamo. Corriamo per la stessa squadra, posso assicurare che fra noi non c’è rivalità, ognuna pensa a svolgere i compiti che gli sono assegnati. Vogliamo solo che l’altra faccia il meglio che può.

Sinceramente, tra la maglia gialla del Tour de France e l’oro olimpico, che cosa preferiresti?

Penso che mi piacerebbero molto entrambe, come si fa a scegliere? E magari non è neanche necessario…

Ciabocco, un Avenir Femmes corso con riflessi azzurri

30.08.2025
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Il bicchiere lo vede sempre mezzo pieno e ha ragione lei. Eleonora Ciabocco ha appena concluso il Tour de l’Avenir Femmes meglio di un anno fa e può incamerare ulteriori convinzioni per i prossimi appuntamenti in maglia azzurra (in apertura foto instagram).

Nel 2024 la ventunenne marchigiana chiuse il “piccolo Tour” per U23 al sesto posto a più di sette minuti da Marion Bunel. Quest’anno invece ha iniziato con due secondi posti nelle prime due frazioni. Ha concluso quindi la generale in quinta piazza dopo essere stata seconda ad una manciata di secondi dalla maglia gialla fino alla vigilia delle due semitappe di ieri. Stavolta Ciabocco se l’è giocata molto di più contro due atlete più inclini di lei alla salita come Holmgren e Bunel (rispettivamente prima e seconda, a parti invertite rispetto a dodici mesi fa). Ora arriva un periodo da vivere quasi senza respiro tra Picnic PostNL e nazionale.

Holmgren (in maglia gialla) brucia Bunel al fotofinish ai 1980 metri di La Rosière. Chiuderanno così anche la generale (foto Tour Avenir Femmes)
Holmgren (in maglia gialla) brucia Bunel al fotofinish ai 1980 metri di La Rosière. Chiuderanno così anche la generale (foto Tour Avenir Femmes)

Tutto alla fine

E’ stato un venerdì intenso quello vissuta sulle strade dell’Avenir Femmes. Dopo il riposo del giovedì, l’ultima giornata si è divisa in due a La Rosière dove era partita la corsa un anno fa. Al mattino la semitappa di 40 chilometri a cavallo delle Alpi con sconfinamento in Val d’Aosta (trasferimento di 36 chilometri per la partenza ufficiale da Morgex scalando il Piccolo San Bernardo prima di rifarlo in gara al ritorno), poi nel pomeriggio l’altra semitappa con una cronoscalata di 10 chilometri. Tra tutto le gambe di Ciabocco e le altre atlete hanno avvertito un dislivello di 3.000 metri.

«Siamo partite forte – attacca Eleonora mentre sta rientrando col gruppo azzurro dalla Francia – e mi aspettavo che qualcuno attaccasse presto. Infatti Bunel ha forzato i tempi sul Colle San Carlo, scollinando da sola e guadagnando in discesa. Dietro eravamo tutte assieme, ma scendendo verso La Thuile abbiamo iniziato a perdere contatto fra di noi. Da lì in avanti io ho praticamente fatto tutta la gara da sola e come me via via molte altre, a parte Holmgren che era già tornata su Bunel, arrivando in due fino al traguardo.

«E’ stato in quel frangente – prosegue Ciabocco – che ho perso tanto tempo ad inseguire quelle davanti a me che hanno sfruttato la superiorità numerica prima di restare sole. Ovvio che poi siano cresciuti i minuti tornando a La Rosière. La crono in salita non è andata male, però devi fare i conti con ciò che ti è rimasto. Posso dire di uscire con maggiori consapevolezze e più esperienza in generale e rispetto all’anno scorso. Quest’anno ero più preparata a fare la capitana perché anche con la mia squadra mi era capitato di essere leader in qualche gara».

Dopo il secondo posto nel prologo, Ciabocco conquista la stessa posizione nella prima tappa alle spalle di Gery (foto Lewis Catel)
Dopo il secondo posto nel prologo, Ciabocco conquista la stessa posizione nella prima tappa alle spalle di Gery (foto Lewis Catel)

Assaggio mondiale

E’ mancato solo l’acuto. Ciabocco meritava di tornare dalla Francia con un risultato importante anche se non bisogna disprezzare il secondo posto nel prologo in salita a Tignes e quello nella prima tappa in linea a Saint-Galmier, così come le altre quattro top 10. Questa settimana di Avenir Femmes può considerarsi un antipasto del mondiale U23 in Rwanda.

«Il livello è stato alto – analizza – tanto che nelle frazioni iniziali, o le prime quattro in linea se preferite, non c’è stato spazio e terreno per fare gara dura o un po’ di differenza sulle scalatrici pure. Siamo sempre arrivate tutte assieme. All’Avenir le salite lunghe hanno deciso la generale, al mondiale invece ci saranno strappi più corti e più gestibili, seppur ne uscirà una corsa dura.

«So che dovremmo essere al via in poche – spiega Ciabocco – e potrebbero esserci le stesse avversarie con l’aggiunta di qualche ragazza che non c’era in Francia. Penso a Cat Ferguson. Sulla carta può sembrare un percorso troppo duro per lei, ma sappiamo che è forte e che quando sta bene è capace di tutto. Penso però anche a Celia Gery, che all’Avenir ha conquistato tre tappe e mi ha fatto una grande impressione. Non è un caso che Francia e Gran Bretagna al mondiale U23 andranno con formazioni al completo o quasi».

Ardeche, Rwanda e… Ardeche

Il contingente della nazionale per i mondiali africani prevede il numero massimo consentito sia per uomini che donne. Nel gruppo femminile non è ancora esplicitato se ci sarà un posto riservato ad una Under 23 (che ricordiamo correranno una gara tutta per loro per la prima volta nella storia), però interpretando le parole del cittì Velo dopo il Giro Women parrebbe che quel posto potrebbe essere assegnato proprio a Ciabocco.

Se occorrevano risposte dall’Avenir, allora si può dire che siano arrivate. E forse vale davvero la pena portare la marchigiana in Rwanda. E’ vero che correrà senza compagne, ma è altrettanto vero che non sarà l’unica in quelle condizioni e non è peregrina l’idea di portare a casa una medaglia. Ora manca solo l’ufficialità, ma intanto Eleonora sa già che il programma che l’attende potrebbe essere un cerchio.

«Farò qualche giorno a casa – ci dice – poi correrò il Tour de l’Ardeche con la Picnic PostNL (dal 9 al 14 settembre, ndr). A quel punto se dovessi correre il campionato del mondo, so che partirei col gruppo crono il 17 o 18 settembre. Quindi farei una settimana in Rwanda prima di correre (le U23 corrono il 25 settembre, ndr).

«In teoria – conclude Ciabocco – dovrei correre anche l’europeo in Ardeche (il 3 ottobre, ndr) e la gara con la squadra potrebbe servire proprio anche in quella funzione. Tuttavia ci sono ancora un po’ di cose che vanno confermate e considerate. Una di queste sarebbe la capacità di recupero tra il rientro dal Rwanda e la rassegna continentale. Andiamo un passo alla volta però. Alla base di tutto bisogna aspettare la definitiva convocazione in nazionale. Naturalmente spero che arrivi, io sono pronta».

Velo cittì felice. Ecco cosa gli ha detto il Giro Women

19.07.2025
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L’ultima gara l’ha vissuta con il duplice ruolo con cui aveva visto le altre classiche femminili di RCS Sport, ma il cittì Marco Velo ha potuto prendere maggiori indicazioni dal Giro d’Italia Women, in cui era uno dei direttori di corsa. D’altronde lo aveva detto fin dal primo giorno del nuovo incarico che in quella settimana avrebbe guardato ancora più a fondo situazioni e atlete.

Nella stagione in cui ci sono un mondiale particolarmente esigente ed un europeo adatto a tante azzurre, la vittoria “rosa” di Longo Borghini e le valide prestazioni di altre italiane sono tanta manna per Velo. Il suo taccuino è pieno di nomi, appunti e considerazioni. A distanza di quasi una settimana dalla fine del Giro Women, abbiamo voluto sentire ciò che si è segnato il tecnico bresciano.

Il blocco italiano della UAE potrebbe essere utile in nazionale, ma Velo è convinto che qualsiasi altra atleta farà un grande lavoro
Il blocco italiano della UAE potrebbe essere utile in nazionale, ma Velo è convinto che qualsiasi altra atleta farà un grande lavoro
Marco qual è la prima analisi che ti sei fatto?

Sono uscito dalle 8 tappe con la consapevolezza di avere a che fare con grandi ragazze. Non che avessi dei dubbi prima, però durante il Giro Women, per quello che ho visto, ho avuto una ulteriore conferma. Ho atlete che possono correre qualsiasi tipo di gara da protagoniste e poi ho apprezzato anche il loro approccio, così come l’atteggiamento delle squadre.

Ti sei appuntato qualche nome in particolare?

Le prove delle atlete sono quelle che abbiamo visto tutti e di cui si è parlato tanto oltre a ciò che sa sempre fare Longo Borghini. Il lavoro di Persico in suo favore non si può dimenticare e per un cittì è sempre bello vedere azioni e dedizioni del genere. Malcotti ha fatto un grande Giro, in crescendo. Ciabocco tra le giovani mi è piaciuta e mi ha dato ottimi segnali. Ma penso anche a Magnaldi e Gasparrini che hanno contribuito tanto per la vittoria di Elisa, oppure Paladin per la Niedermaier giusto per fare degli esempi. Insomma, la lista è lunga e sono contento che sia così, meglio avere problemi di abbondanza.

C’è qualche atleta da cui ti aspettavi qualcosa di più invece?

Chi mi conosce sa che a me non piace citare chi non è andato bene, perché so che dietro ci possono essere delle motivazioni. Posso dirvi che non ho avuto impressioni negative e questo, se mi permettete il gioco di parole, è positivo. Ad esempio ho visto preoccupata Trinca Colonel che non è andata come si aspettava e ha sofferto più del dovuto. Le ho detto che non mi deve dimostrare nulla perché è andata forte durante il resto della stagione e so quello che può fare o dare. Vale quasi lo stesso discorso per Cavalli. Mi è spiaciuto vedere Marta non poter esprimere il suo vero valore, però cercherò di parlare con lei e con chi la gestisce per capire cosa è successo e cosa si può fare di diverso.

Nonostante abbia chiuso il Giro Women sotto tono, Trinca Colonel resta sul taccuino del cittì Velo
Nonostante abbia chiuso il Giro Women sotto tono, Trinca Colonel resta sul taccuino del cittì Velo
Durante il Giro Women si è fatto più di una volta un certo ragionamento. Per la tua nazionale è meglio avere un blocco di una formazione oppure chiamare atlete di tante squadre?

Quando si costruisce una squadra per un evento internazionale devi pensare all’economia e all’equilibrio della stessa. Con una come Longo Borghini devi pensare in funzione sua. Quindi è vero che può essere un vantaggio avere ragazze dello stesso club perché sai già come lavorerebbero per la loro capitana, però è altrettanto vero che chiunque chiamassi si comporterebbe in modo impeccabile. Su questo non ho il minimo dubbio.

Il cittì Marco Velo ha già in mente una sorta di formazione per mondiale ed europeo?

No, al momento è prematuro fare dei nomi. O meglio, abbiamo le ragazze giuste per il mondiale, che è un obiettivo assoluto con la Longo Borghini vista al Giro. Non dico che per lei sia l’occasione della vita perché le auguro di averne altre, ma in Rwanda con un percorso simile si parte per fare risultato. Poi le gare si possono vincere o perdere, però Elisa è una garanzia e sappiamo perfettamente che darà battaglia come sempre. In ogni caso c’è ancora tempo per questi due eventi.

Quindi Longo Borghini capitana unica in entrambe le manifestazioni?

Da corridore sono stato abituato che il leader è sempre e soltanto uno. Era così quando ero con Pantani e poi con Petacchi. E mi è rimasta questa convinzione anche da tecnico. Tuttavia sono consapevole che è meglio avere più alternative, specie in una gara sempre aperta come l’europeo. Si correrà in Ardeche ed è adatto a tante nostre atlete. Bisognerà vedere però come si rientrerà dal Rwanda e come si recupererà dagli sforzi e dal viaggio. C’è solo una settimana di differenza tra mondiale ed europeo (rispettivamente 27 settembre e 4 ottobre, ndr).

Quest’anno l’Avenir Femmes avrà sette tappe dal 23 al 29 agosto. Il cittì Velo pensa a Ciabocco come leader
Quest’anno l’Avenir Femmes avrà sette tappe dal 23 al 29 agosto. Il cittì Velo pensa a Ciabocco come leader
Buttando un occhio alle U23, dal Giro Women hai preso appunti per l’Avenir Femmes?

Sì, certo. Anzichè le quattro del 2024, quest’anno saranno sette tappe in sei giorni (in programma dal 23 al 29 agosto, ndr). Ciabocco sarà la leader come lo scorso anno. Devo ancora sciogliere le riserve su alcune altre ragazze, ma direi che buona parte della squadra è fatta.

Invece in Rwanda si riusciranno a portare le U23?

La situazione del mondiale per loro è ancora in forse, dobbiamo capire bene. La speranza sarebbe quella di portare almeno una giovane, soprattutto se andrà forte e schierarla visto che quest’anno le U23 correranno da sole. Oppure, tenendo conto del nostro contingente, valutare se farla correre con le elite. Come dicevo prima, manca ancora del tempo per alcune decisioni.

La Bella, il bicchiere mezzo pieno di un 2024 difficile

13.11.2024
7 min
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In una stagione più difficile del previsto, ci vuole ben altro per scoraggiare una filosofa. Eleonora La Bella dal suo 2024 è riuscita ad estrarre le luci in mezzo a tante ombre dando fondo alla sua materia preferita. Adesso è già proiettata al salto nelle elite con l’Aromitalia 3T Vaiano.

In questi giorni sta sfruttando il sole che splende attorno alla sua Anagni per i primi lavori di preparazione dopo le vacanze e sentiamo Eleonora particolarmente motivata, grazie ad alcune novità. Sicuramente questa annata le è servita per capire qualcosa in più di sé e dello stesso ciclismo. La Bella mette in archivio il periodo juniores, dove è stata una delle migliori interpreti del panorama nazionale (in apertura foto Franz Piva). Ha preso il bello e il brutto, ma soprattutto traendo il massimo insegnamento. Le idee sono chiare, come sempre.

Eleonora passa elite nell’Aromitalia 3T Vaiano, ma resta sotto osservazione dai team WorldTour (foto Ossola)
Eleonora passa elite nell’Aromitalia 3T Vaiano, ma resta sotto osservazione dai team WorldTour (foto Ossola)

Il mancato WorldTour

Qualcuno si aspettava un passaggio della 18enne laziale nel WorldTour come si era vociferato e a tale riguardo va fatto un briciolo di chiarezza. Avevamo già trattato l‘accordo tra la BFT Burzoni e la DSM Firmenich PostNL, nel quale la formazione juniores piacentina era diventata un devo team di quella olandese, tuttavia senza vincoli od obblighi di passaggi di atlete.

Lo scorso febbraio La Bella è stata una delle tre ragazze italiane a salire nel quartier generale della DSM per una serie di test. Sembrava destinata alla squadra olandese, ma è presumibile che non sia stato trovato il giusto accordo. Anche in questo caso si può parlare di operazione rimandata, anche se Eleonora non è affatto scontenta della sistemazione trovata. Anzi, lo reputa decisamente più formativo.

«La proposta del Vaiano – racconta La Bella – è arrivata dopo il mondiale di Zurigo. Si sono fatti avanti dicendomi che gli interessavo da tempo e che avevano apprezzato la mia prova in Svizzera. Dopo aver accettato e fatto qualche video-chiamata, mi sono vista con Paolo Baldi (il team manager, ndr) e il resto della squadra al Giro dell’Emilia.

«Anche dal vivo – prosegue Eleonora – ho avuto la stessa buona impressione delle settimane prima. A dire il vero mi ha proprio colpita il suo discorso: “Eleonora, visto che il 2024 è andato così così, l’anno prossimo partiamo subito forte per recuperare il terreno perso e far vedere le tue potenzialità”. Mi sono sentita subito ben stimolata e considerata. Ho già visto una bozza del programma gare e mi piace tanto, con diverse trasferte all’estero. Poi troverò Virginia Iaccarino, amica e compagna di nazionale, oltre a Valentina Zanzi, mia ex compagna alla BFT. Sono molto contenta».

Hai un po’ di rammarico per non essere andata alla DSM o in un altro team WorldTour?

Inizialmente, devo essere sincera, ci sono un po’ rimasta male. Poi però riflettendo sulla mia stagione ho capito che devo fare step by step. Faccio un esempio pratico. Se quest’anno avessi vinto o fatto ancora meglio dell’anno scorso, probabilmente non avrei compreso appieno come comportarmi davanti ai problemi. Nel ciclismo e in generale nella vita di tutti i giorni, moltissime persone sottovalutano la crescita graduale che dobbiamo avere noi giovani. Quindi, se devo contestualizzare il tutto, meglio aver preso delle mazzate morali quest’anno ed aver imparato come affrontarle, anziché andare avanti vincendo e non saper come fare.

Ti conosciamo come una ragazza sensibile, cos’hai sofferto di questa stagione?

Venivo da un 2023 molto buono, forse oltre alle mie aspettative e che per forza aveva creato ulteriori aspettative in tanta gente attorno a me. So che quando non vedevano il mio nome in un ordine d’arrivo e tra le prime cinque, si chiedevano che fine avessi fatto, cosa avessi o cosa mi stava succedendo. Ho ricevuto molte critiche soprattutto per la prima parte dell’annata, anche su gare non adatte a me. Questa situazione l’ho subita particolarmente. Poi ho realizzato, forse un po’ tardi, che non ero io che dovevo rincorrere, ma io che dovevo dettarmi i tempi per ritrovarmi.

Cos’era che ti turbava?

Mi rendevo conto che non ero al top, infatti non sono mai veramente entrata in forma. Avevo troppe preoccupazioni per una serie di impegni a cui tenevo tanto e che volevo fare bene. A scuola avevo la maturità e non volevo restare indietro con lo studio. Naturalmente avevo il calendario delle gare con la squadra. Ed infine avevo anche scuola guida per la patente. Nessuno mi ha mai messo pressioni, però volevo far conciliare tutto al meglio. Devo ringraziare la mia famiglia che ha fatto molti sacrifici per aiutarmi, specie in questi frangenti.

Il sorriso però non l’hai mai perso e i bei momenti sono arrivati.

Sì, è vero, ho sempre cercato di trovare i lati positivi nelle situazioni più complicate. Quest’anno ho fatto un buon finale di stagione. A parte il secondo posto al campionato italiano cronosquadre, avevo vissuto una esperienza pazzesca al Tour de l’Avenir Femmes. In quella corsa ho capito il ciclismo del piano superiore, dove nessuna molla mai. Ha vinto un’atleta come Bunel che ha fatto dei numeri incredibili. Anche tante altre giovani sono andate fortissime ed io ero lì a vederle da vicino, cercando di aiutare le mie compagne. Ero l’unica junior e mi ha fatto enormemente piacere essere stata chiamata dal cittì Sangalli. Lo ringrazio perché mi ha dato fiducia non nel mio momento migliore. E questo mi è servito per ritrovare morale.

La BFT Burzoni per La Bella ha rappresentato una seconda famiglia nel biennio juniores (foto Franz Piva)
La BFT Burzoni per La Bella ha rappresentato una seconda famiglia nel biennio juniores (foto Franz Piva)
Come sono stati i due anni con la BFT Burzoni?

Sono davvero triste di lasciare questa squadra. Per me la BFT Burzoni ha rappresentato moltissimo. L’ho scritto anche in un post social per ringraziarli, compagne e staff. Mi hanno fatto crescere tantissimo sia come persona che come atleta. Loro mi hanno aperto ad un mondo nuovo. Se io fossi rimasta a correre nelle formazioni della mia zona, avrei corso quasi sempre qua attorno e non avrei scoperto tante cose di me oppure non avrei viaggiato così tanto. L’anno scorso è andata bene perché ho sempre corso prendendo tutto ciò che veniva come di guadagnato. Quest’anno ve l’ho già descritto e ripeto che ne esco molto maturata. I due anni con la BFT me li sono goduti totalmente.

Nel mentre come hai impiegato il tempo nella off-season?

Ho fatto circa un mese di stacco, come mi hanno consigliato i tecnici del Vaiano. Siccome quest’anno sono stata molto in giro tra Italia ed estero per le gare, non avevo una grande voglia di andare lontano. Mi sono concessa una piccola vacanza tra Roma e Napoli con la mia compagna di squadra Linda Ferrari. Però non so stare ferma del tutto, quindi occupavo le giornate con qualche corsa a piedi, seguendo delle lezioni di inglese visto che sono un po’ carente e seguendo anche le faccende di casa. Poi, con l’iscrizione alla facoltà di Filosofia all’Università di Roma Tor Vergata, ho iniziato a studiare e leggere alcuni testi.

Cosa si aspetta Eleonora La Bella dalla nuova avventura da elite?

Voglio andare per gradi. Ho ricominciato la preparazione da qualche giorno col mio nuovo allenatore Matteo Azzolini. Ho iniziato a lavorare con lui da poco e il 22 novembre avrò un primo test. Sto facendo queste settimane di adattamento. Gli serve avere informazioni su di me, deve avere dei punti di riferimento per impostare il piano di lavoro. Obiettivi ce ne sono, ma non saprei dire quali privilegiare. Sicuramente cercherò di migliorare l’esplosività, lo spunto veloce nelle volate ristrette e l’atteggiamento mentale con cui mi sono presentata quest’anno alle corse. Questi possono essere già degli ottimi punti di partenza, poi vedremo strada facendo. Sono motivata.

Barale, tra motivazioni e paragoni sul mondiale mancato

04.10.2024
4 min
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L’eco del mondiale sta ormai per esaurirsi, anche per quello che concerne la gara femminile in casa azzurra. Sono fuori discussione il bis iridato di Kopecky e la splendida prestazione di Longo Borghini, che meritava sicuramente di più di un pur ottimo bronzo. Tuttavia la mancata convocazione di Francesca Barale tra le U23 da parte del cittì Paolo Sangalli aveva lasciato qualche piccolo strascico alla vigilia della trasferta a Zurigo.

«A quell’età quando hai un’opportunità di confrontarti con i pari età, dovresti coglierla. Anche perché chi ha vinto il Tour de l’Avenir aveva fatto anche il Tour de France, arrivando molto avanti e dimostrando di aver trovato una grande condizione». Riassumendo, il tecnico italiano avrebbe voluto che la giovane del Team DSM-Firmenich PostNL avesse seguito l’esempio di Marion Bunel. Per la verità poi la 19enne francese ha chiuso ottava tra le U23 a 8′ da Pieterse (tredicesima assoluta e vincitrice della categoria), ma alla base della decisione di Sangalli c’erano determinate e valide motivazioni. Abbiamo cercato di capire se nel frattempo sia cambiato il punto di vista di Barale.

Il cittì Paolo Sangalli concluderà il suo incarico a fine stagione. Dal 2025 sarà uno dei tecnici della Lidl-Trek (foto Il Ciclista Fotografo)
Il cittì Paolo Sangalli concluderà il suo incarico a fine stagione. Dal 2025 sarà uno dei tecnici della Lidl-Trek (foto Il Ciclista Fotografo)

Nessun dramma

Il botta e risposta a distanza che è nato tra Sangalli e Barale affonda radici profonde nei rispettivi ruoli. Fin da subito il cittì – che lascerà l’incarico a fine stagione per accasarsi in Lidl-Trek a partire dal 2025 – aveva individuato in Barale la U23 da portare in Svizzera e magari giocarsi una medaglia. Per contro Barale sapeva che doveva rispettare i compiti di luogotenente in DSM nelle gare più importanti, sperando di trovare la condizione migliore possibile per arrivare in forma al mondiale.

«Ho letto quello che ha detto Paolo nella vostra intervista – analizza Francesca – ma io per natura sono una persona che non vuole mai fare dei drammi in generale. Onestamente mi verrebbe da dire che forse se ne sta facendo una questione più grande di quello che è. Non mi piace mai rispondere in circostanze simili, anche perché sono opinioni personali. Io sono contenta della mia decisione di non aver corso l’Avenir Femmes. Faceva parte di un calendario e di un programma di preparazione già stabilito».

Marion Bunel ha corso Tour Femmes, Avenir (vincendolo) e poi il mondiale. E’ stata presa ad esempio da Sangalli per Barale
Marion Bunel ha corso Tour Femmes, Avenir (vincendolo) e poi il mondiale. E’ stata presa ad esempio da Sangalli per Barale

Paragoni e consapevolezze

Ciò che ha fatto la Bunel ha posto una sorta di traguardo immaginario da tagliare e replicare. Per Sangalli anche Barale aveva tutte le carte in regola per fare altrettanto, che equivale ad un grande attestato di stima. Nelle speranze del cittì azzurro c’era quella anche di poter andare all’Avenir Femmes con la piemontese e competere con la francese più di quello che ha fatto comunque una buonissima nazionale capitanata da Ciabocco, compagna di club di Barale e sesta nella generale. Il piccolo Tour de France femminile sarebbe stato quindi il miglior viatico per presentarsi al mondiale.

«Ho rispettato la scelta di Paolo – prosegue Francesca – e bisogna sempre prenderne atto. Non sono pentita di come sono andate le cose. O meglio, il mio unico rammarico è di non aver partecipato al mondiale in quanto tale, indipendentemente da quello che sarebbe stato il mio compito. E’ vero, era un obiettivo stagionale, ma non ho mai pensato di andare a Zurigo per puntare a fare risultato nella mia categoria. Sapevo come stavo andando e quello che stavo facendo. Tuttavia sarei stata prontissima a lavorare per Elisa (Longo Borghini, ndr), visto che oltretutto è una cara amica. Sarebbe stato bello esserci per condividere il suo bel bronzo, però è andata così.

Barale ha corso l’europeo U23 in Limburgo, ma Sangalli l’avrebbe voluta portare anche al mondiale se gli avesse dato qualche risposta in più
Barale ha corso l’europeo U23 in Limburgo, ma Sangalli l’avrebbe voluta portare anche al mondiale

«Mi spiace – conclude Barale – che tutto si riduca ad un semplice paragone tra me e Bunel senza magari approfondire un po’ meglio. E non lo dico per rispondere a Paolo, con lui ci siamo già confrontati. Lo faccio più in generale, perché poi ne esce un quadro non veritiero. Bunel ed io siamo due atlete diverse, per caratteristiche e programmi. Se io avessi corso come e quanto ha fatto lei, probabilmente sarei arrivata prima all’Avenir e poi al mondiale non in forma come ci si sarebbe aspettati. Ripeto, è andata così e per me è tempo di chiudere al meglio la stagione. Correrò il Giro dell’Emilia in appoggio di Labous, visto che l’arrivo sul San Luca è proprio per lei. Poi finirò il 2024 alla Tre Valli Varesine, una gara aperta a più soluzioni. L’anno scorso avevo fatto quarta e su quel percorso posso avere più libertà».

Al netto di questa situazione, in cui è emerso il ruolo importante ma non ancora primario di una giovane italiana in un team WorldTour, siamo certi (e ce lo auguriamo) che Barale nel 2025 guadagnerà gradi nella propria squadra e che sarà una delle punte del futuro nuovo cittì e della nazionale U23 ai mondiali in Rwanda.

L’Avenir delle donne? Ce lo racconta Ciabocco

02.09.2024
5 min
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Mentre si sviluppava la grande battaglia fra i vari Blackmore, Torres, Widar e gli altri al Tour de l’Avenir, anche le pari età hanno avuto il loro spazio nell’identica prova femminile, racchiusa negli ultimi 4 giorni con un prologo e tre tappe in linea. Una corsa con molti significati anche se un po’ schiacciata dalla concorrenza maschile. La migliore azzurra è stata Eleonora Ciabocco (in apertura nella foto DirectVelo), capace di un settimo posto finale di spessore, che ridefinisce i contorni di una ragazza passata di categoria con tante aspettative dopo i successi da junior e che comincia a farsi vedere anche nei quartieri alti della categoria superiore.

Le azzurre in gara: oltre a Ciabocco anche Cipressi, Valtulini, Pellegrini, Segato e La Bella
Le azzurre in gara: oltre a Ciabocco anche Cipressi, Valtulini, Pellegrini, Segato e La Bella

La leader della nazionale italiana ha sempre viaggiato fra le prime, non uscendo mai dalla Top 10 e questo è già un segnale, considerando anche che il Tour de l’Avenir Femmes è una delle poche corse a livello Under 23.

«E’ una gara dura – esordisce la maceratese – io l’ho affrontata con tanta curiosità soprattutto aspettando l’ultima tappa perché ci tenevo a pedalare sul Colle delle Finestre, ne avevo sentito tanto parlare e volevo vedere di persona com’era».

Per le azzurre un’ottima prova di squadra scaturita anche da un bel clima instauratosi nel team
Per le azzurre un’ottima prova di squadra scaturita anche da un bel clima instauratosi nel team
Raccontaci il tuo Tour…

Il prologo a La Rosière era appena di 2 chilometri, tanto per prendere confidenza ma il 5° posto per me è stato importante, tornavo in gara dopo oltre un mese dalla caduta sul Blockhaus al Giro d’Italia. Avevo voluto concludere ugualmente quella tappa convivendo con il dolore, ma poi avevo dovuto alzare bandiera bianca e mi era dispiaciuto perché ci tenevo a finire il Giro. Poi avevo fatto un bel blocco di allenamento, ma tornare in gara è sempre un’incognita.

E dopo?

Nella prima tappa c’era una lunga discesa e la salita finale dove al di là del 9° posto finale ho apprezzato tantissimo il lavoro di squadra che abbiamo fatto. Fra noi ragazze si è formato subito un bell’amalgama, ci trovavamo bene, poi con me c’era Francesca Pellegrini con la quale abbiamo condiviso tante trasferte e tante sfide anche da juniores. Il piazzamento poteva anche essere migliore, ma ho scelto in salita di seguire il mio ritmo, infatti le prime sono andate via ma salendo ne ho riprese tante.

Le azzurre hanno corso sempre in prima linea: qui Valtulini a seguire il ritmo delle prime
Le azzurre hanno corso sempre in prima linea: qui Valtulini a seguire il ritmo delle prime
Top 10 anche nella seconda tappa…

Sì, era la più semplice e infatti si è conclusa con uno sprint abbastanza folto. Io era da tempo che non facevo una volata, ho perso un po’ la mano ma neanche poi tanto visto il 4° posto finale. Poi l’ultima tappa, quella per me speciale, dove mi sono piaciuta molto perché all’inizio non stavo bene, ho perso presto il treno delle più forti. La corsa è diventata come una cronometro, almeno per me, ho visto che più andavo avanti, più mi sentivo bene e più recuperavo. Ho chiuso ottava ma se fosse stata anche un po’ più lunga sarei arrivata anche più avanti.

Il 7° posto finale come lo giudichi?

E’ sicuramente positivo anche se va contestualizzato: non gareggiamo spesso in questa categoria quindi non sapevamo alla vigilia quali fossero i veri valori in campo. Alla resa dei conti abbiamo visto che le francesi avevano un passo superiore, infatti hanno monopolizzato le tappe. Io ho dato tutto quel che avevo.

Eglantine Rayer, vincitrice della seconda tappa. Le altre in linea sono andate a Bunel
Eglantine Rayer, vincitrice della seconda tappa. Le altre in linea sono andate a Bunel
Che livello ti sei trovata ad affrontare?

E’ un bel test, ma certamente di livello inferiore alle gare che siamo abituate a correre. Il livello soprattutto in salita era più basso, lo si vede dalle velocità sostenute. Per me poi è stato qualcosa di molto diverso: quando corro con la squadra il più delle volte sono chiamata a fare ritmo per imboccare la salita, per portare più avanti possibile la capitana di turno, qui invece ero io che potevo correre liberamente e tirare avanti. E’ stato importante per crescere, un’esperienza nuova. Guardando le avversarie poi, alla fine sono emerse quelle con più esperienza: la Bunel che ha vinto veniva dal Tour Femmes dov’era stata terza fra le giovani, si vedeva che era più avvezza a questo tipo di corse.

Stai diventando una specialista di corse a tappe?

Chissà… Difficile dirlo ora, credo di dover imparare ancora molto. Ho fatto un bel piazzamento qui ma anche nelle corse d’un giorno non vado piano, settima lo ero stata anche alla Freccia del Brabante, per esempio.

Il podio finale con la francese Bunel prima su Holmgren (CAN) a 2’11” e Vadillo (ESP) a 5’16”
Il podio finale con la francese Bunel prima su Holmgren (CAN) a 2’11” e Vadillo (ESP) a 5’16”
Com’è stato seguito l’Avenir delle donne? Sui media se n’è parlato poco, l’impressione è che fosse schiacciato dalla presenza maschile…

Quel che posso dire è che l’organizzazione è stata molto precisa per combinare gli orari. Infatti avevamo la sveglia molto presto perché partivamo prima dei coetanei ma questo consentiva di finire presto e tornare in anticipo agli hotel. Con i maschi ci incontravamo solo lì, diciamo che erano comunque due gare distinte.

Come giudichi la tua stagione?

Sicuramente migliore rispetto alla precedente, ho visto dei progressi soprattutto nella gestione delle gare, ma so che devo migliorare ancora molto. Già il fatto di gareggiare in questo periodo è un passo avanti, lo scorso anno avevo chiuso con il Giro…

Carlotta Cipressi, 23esima alla fine, preziosa per Ciabocco nelle fasi di approccio alle salite
Carlotta Cipressi, 23esima alla fine, preziosa per Ciabocco nelle fasi di approccio alle salite
E adesso?

Ora mi aspettano il Romandia e le gare italiane. Mi sarebbe piaciuto tornare ad assaporare l’azzurro per una prova titolata, ma se anche non fosse così posso provarci il prossimo anno. Io comunque sono tranquilla e mi concentro sui risultati, assaporando esperienze come quella appena vissuta, correndo su una salita che è un’icona del ciclismo e soprattutto vivendo una bella esperienza come quella con le mie compagne in azzurro, cosa che ha influito sul risultato finale.

Avenir Femmes, il cittì Sangalli al via con una nazionale d’attacco

19.08.2024
6 min
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«Sarà un Avenir importante per… l’avvenire delle atlete». E’ con un sottile gioco di parole che il cittì Paolo Sangalli prova a riassumere la spedizione della nazionale U23 al Tour de l’Avenir Femmes.

Prima di sistemare le ultime cose per la partenza per la Francia di domani, il tecnico azzurro è ancora gasato dal finale incerto del Tour Femmes, che fa il paio con quello del Giro Women, e si concede un piccolo excursus. «Che spettacolo! Niewidoma contro Vollering e prima ancora Longo Borghini contro Kopecky sempre sul filo dei secondi fino alla fine. Il ciclismo femminile è diventato davvero grande». Come non essere d’accordo con lui.

Tornando a monte, l’appuntamento della seconda edizione della piccola Grande Boucle femminile è fissato fra due giorni (dal 21 al 24 agosto: in apertura, una foto della passata edizione). Cronoprologo e tre tappe in linea per un totale di 321,2 chilometri infarciti di salita. Il gran finale, proprio come la gara maschile, sarà in vetta al Colle delle Finestre. E chissà se il totem delle Alpi Cozie stuzzicherà la fantasia delle più audaci come ci ha insegnato la storia o se sarà solo il teatro di una sfida ad eliminazione? Le azzurre dovranno difendere, e possibilmente migliorare, il terzo posto ottenuto da Realini l’anno scorso con una formazione quasi tutta nuova. Le scelte di Sangalli sono un mix tra l’obbligato e lo sperimentale, ma all’Avenir non mancherà uno spirito intrepido. Abbiamo cercato di capire che gara vedremo e quali saranno le rivali principali.

Paolo ricordiamo le convocate intanto.

Ho chiamato Ciabocco, Giada Borghesi, Valtulini, Segato, Cipressi e La Bella. Diciamo che come ogni anno ho dovuto aspettare un po’ per confermare le convocazioni. Ultimamente è diventata una costante tra le tre nazionali. Per un motivo o l’altro, principalmente fisico, ho sempre qualche ragazza in dubbio. Ad esempio, la mia intenzione sarebbe stata quella di chiamare Venturelli, ma agli europei di categoria in pista a Cottbus si è rotta il radio e ho fatto altre scelte. Mi lamento solo della sfortuna, non delle alternative a disposizione.

In un certo senso pensi di aver dovuto fare delle scelte forzate?

No, però mi vengono da fare delle considerazioni in generale. Considerando tutta la salita che c’è, più dell’anno scorso, è ovvio che mi dispiaccia non poter portare Realini che non è più U23. Mi spiace anche non aver chiamato Barale perché ha corso il Tour Femmes, ma è stato meglio così, anche se mi sarebbe piaciuta vederla da vicino in prospettiva mondiale. Quelle che porto all’Avenir sono tutte ragazze che hanno fatto un certo tipo percorso da juniores. Andremo avanti nel senso della continuità.

Che tipo di formazione sarà?

Faremo una gara all’attacco. Borghesi è una ragazza che non ha paura in questo tipo di azioni. Valtulini e Segato sono due scalatrici interessanti che hanno fatto un bel Giro Women. Dopo un buon Thuringen, Cipressi ha fatto altura a Tignes con le sue compagne che sono andate al Tour Femmes e quindi arriverà preparata. Viene dall’altura anche La Bella.

Non è ancora una junior?

Con le autorizzazioni delle varie federazioni, le juniores possono correre tra le U23, come se fosse uno stage. Infine c’è Ciabocco che aveva corso l’Avenir 2023. Ha un anno di esperienza in più nel WorldTour dove lavora tanto e bene per le compagne. Col cronoprologo del primo giorno capiremo chi curerà la generale, anche se sulla carta dovrebbero essere Ciabocco e Valtulini.

Chi saranno le rivali principali?

Ce ne saranno tante. Ho segnato alcuni nomi sul taccuino, ma credo sia più giusto ragionare più per Nazioni che per nomi. La prima che mi viene in mente è la Francia con Bego e Rayer, ma attenzione alla Germania (Riedmann e Czapla le capitane, ndr), alla Spagna (con Eraso, ndr), al Canada con le gemelle Holmgren, alla Gran Bretagna (Backstedt e Nelson, ndr) e naturalmente all’Olanda (guidata da Vinke, Reijnhout e Oudeman, ndr). Poi occhi puntati anche su quelle nazionali che conosciamo meno e che possono stravolgere i piani. Noi possiamo mantenere il podio che abbiamo conquistato con Realini l’anno scorso, però bisognerà vedere come andrà la corsa.

Podio 2023. Van Anrooij ha corso il Tour Femmes e non difenderà il titolo. Shackley si è dovuta ritirare per problemi al cuore e Realini non è più U23 (foto twitter)
Podio 2023. Van Anrooij ha corso il Tour Femmes e non difenderà il titolo. Shackley si è dovuta ritirare per problemi al cuore e Realini non è più U23 (foto twitter)
Cosa si aspetta Paolo Sangalli da questo Avenir Femmes?

Uno degli obiettivi sarà quello di crescere con questa squadra di giovani. Ad esempio Cipressi la voglio testare in vista dell’europeo, mentre La Bella per il mondiale. Portarla è forse un azzardo e non credo che altre nazionali porteranno una juniores. ma è anche un buon modo per farla crescere ulteriormente. Lo scontro all’Avenir con le pari età serve per capire cosa è successo nel percorso dalle juniores ad oggi. Capiremo a che punto siamo col nostro movimento.

L’Avenir sul Finestre: Torino diventa patria del ciclismo

11.07.2024
5 min
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La partenza del Giro d’Italia. La tappa del Tour de France. L’annuncio della grande partenza della Vuelta 2025 e nel mezzo, fra qualche settimana, la conclusione del Tour de l’Avenir (18-24 agosto). Il Piemonte e la Città Metropolitana di Torino, al pari dell’Emilia Romagna e dell’Abruzzo, hanno colto le potenzialità del ciclismo come veicolo promozionale per il territorio. E proprio in quest’ottica si inserisce l’approdo del Tour de l’Avenir, gara under 23 per uomini e per donne, che si correrà contemporaneamente per donne e per uomini: al mattino le prime, di pomeriggio l’arrivo dei ragazzi.

Il passaggio più curioso della vicenda è che l’approdo italiano è stato propiziato da Marco Selleri, uomo di Extra Giro che in passato ha organizzato il mondiale di Imola e ha tenuto in mano per anni il Giro d’Italia U23, prima che il celebre bando propiziasse il passaggio di tutti i Giri a RCS Sport.

«Ho sentito anche io che il Colle delle Finestre sia un possibile approdo futuro per il Tour de France – spiega Selleri – però magari ne sapremo di più a fine luglio quando andrò su per fare il punto finale e la presentazione delle tappe italiane, che ci sarà il 29 luglio a Torino. In ogni caso il contatto con i francesi c’è stato lo scorso settembre, quando Laurent Bezault e Philippe Colliou mi scrissero due righe dicendo che l’anno successivo, quindi quest’anno, avrebbero avuto delle difficoltà a chiudere l’Avenir in Francia a causa delle Olimpiadi. Tutte le forze di sicurezza sarebbero state dirottate su Parigi, in più ora ci sono state anche le elezioni…».

Il Tour de l’Avenir per come è illustrato ancora sommariamente sul sito ufficiale
Il Tour de l’Avenir per come è illustrato ancora sommariamente sul sito ufficiale
Che cosa gli hai risposto?

Di lasciarmi un po’ di tempo e avrei visto se potevo dargli una mano, visto che comunque in Italia qualcosa abbiamo fatto. L’occasione è stata una telefonata con Aldo Peinetti, giornalista dell’Eco del Chisone, che mi aveva presentato Chiatellino quando nel 2022 finimmo il Giro U23 a Pinerolo. Lui è un appassionato di ciclismo e mi ha chiamato dicendomi che avrebbero voluto promuovere il loro territorio a livello cicloturistico. Così con Marco Pavarini siamo andati a vedere la bellissima salita al Rifugio Barbara Lowrie che hanno appena asfaltato in zona Bobbio Pellice, con la strada che finisce appunto in un rifugio dove si potrebbe far arrivare una corsa. Ci siamo seduti per fare due chiacchiere e gli ho detto che se davvero volevano promuovere la zona, arrivavano a puntino, dato che avevo ricevuto una mail dagli organizzatori del Tour de l’Avenir.

Sono parsi interessati?

Molto, così ho messo in contatto Peinetti con Philippe Colliou, che è il direttore di Alpes Velo e organizza il Tour de l’Ain e altre corse. Da quel punto io ho fatto un passo indietro e sono andati avanti loro, fino a che hanno raggiunto l’accordo con la Città Metropolitana di Torino e qualche comune della Val Pellice. L’ho saputo quando mi ha scritto Peinetti dicendo che era fatta. E’ partito tutto così, finché siamo arrivati ai primi di maggio, quando Colliou mi ha riscritto dicendo che aveva bisogno di una mano per delle questioni tecniche in Italia.

Philippe Colliou è il direttore di Alpes Velo, società francese che organizza il Tour de l’Avenir, ma anche il Tour du Rwanda e il Tour de l’Ain
Philippe Colliou è il direttore di Alpes Velo, società francese che organizza il Tour de l’Avenir, ma anche il Tour du Rwanda e il Tour de l’Ain
Cioè?

La scelta dei percorsi è stata fatta dalla Città Metropolitana di Torino insieme a Peinetti. C’è la Val Pellice e poi c’è appunto il Colle delle Finestre, dove prepareranno il fondo sterrato come quando vinse Froome, quindi battendola molto bene. Io ho fatto la ricognizione il 3-4 giugno, quando sulla strada c’era ancora neve. Mi sembra che sia un po’ impegnativa, soprattutto per il Tour de l’Avenir delle ragazze, perché i percorsi sono identici. Non cambia una virgola, sia per la tappa che arriverà a Condove, sia per quella che partirà da Bobbio Pellice e arriverà al Colle delle Finestre. Si arriva in cima. Si premiano lassù i primi tre di tappa e poi ci si sposta a Usseaux, uno dei borghi più belli d’Italia, bello davvero come un confetto. Lì ci saranno le premiazioni protocollari dei vincitori dei due Tour.

A quali questioni tecniche si riferiva Colliou?

In Italia abbiamo le nostre leggi, di conseguenza è necessario anche l’intervento della Struttura tecnica nazionale. L’idea adesso è che l’incarico ufficiale di fare le cose in regola arrivi dal Consiglio federale del 20 luglio. L’Uci ha un articolo per cui l’organizzatore straniero dovrebbe chiedere alla Federazione ciclistica italiana l’autorizzazione per arrivare con due tappe in Italia. Quindi si sta cercando di fare in modo che queste ultime due tappe diventino come gare italiane, pagando le tasse federali, con i nostri direttori di corsa e l’assicurazione italiana. E questo è al vaglio del Consiglio federale del 20 luglio. Trattandosi dell’ultima tappa della Nations’ Cup, quindi una prova UCI che partecipa alle spese, spero non ci siano problemi.

Dopo l’arrivo finale sul Colle delle Finestre, le premiazioni del Tour de l’Avenir si svolgeranno a Usseaux
Dopo l’arrivo finale sul Colle delle Finestre, le premiazioni del Tour de l’Avenir si svolgeranno a Usseaux
Come mai Bezault e Colliou si sono rivolti a voi?

Perché sono stati entrambi con noi per 15 giorni durante i mondiali di Imola, dato che erano i referenti dell’UCI. E poi perché l’Italia interessa, ci sono anche altri organizzatori che provano a venire da noi

Quindi il prossimo passo è la presentazione di Torino?

Il 29 luglio a Torino ci saranno Philippe Couliot e Bernard Hinault, perché lui all’Avenir c’è sempre. Presenteranno le tappe italiane a Torino, dato che la Città Metropolitana di Torino è coinvolta in modo importante. Hanno capito qual è lo sport che genera economia e che genera visibilità in giro per il mondo. La Val Pellice ne avrà una bella promozione, perché è spettacolare. Vedrete che richiamo…

Gregaria ma non solo. Pellegrini cresce bene

12.09.2023
5 min
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Avevamo lasciato Francesca Pellegrini in procinto di salire di categoria, portandosi dietro quell’immagine di terza intrusa nella lotta fra Ciabocco e Venturelli che aveva contraddistinto la scorsa stagione italiana fra le juniores, con belle soddisfazioni anche in consessi internazionali. Approdata all’Uae Development Team con un contratto biennale, la bergamasca si è fatta strada e nella Picto-Charentaise dove la Basilico era stata terza lei era finita poco dietro, quinta.

I suoi piazzamenti e soprattutto la sua abnegazione per le compagne ne hanno fatto un punto fermo della nazionale di categoria, con Sangalli che l’ha chiamata nel team del Tour de l’Avenir dov’è stata una spalla ideale per la Realini. Ma la Pellegrini è questo e altro ancora…

«Rispetto alla ragazza dello scorso anno, alle sfide con Ciabocco e Venturelli molto è cambiato – racconta la Pellegrini – Entrare in un Devo team ti dà la possibilità di crescere piano, attraverso le esperienze che fai anche, anzi soprattutto al cospetto delle più grandi. Ma non è un salto nel buio come poteva essere fino a qualche anno fa, il calendario è commisurato al proprio livello».

Per la bergamasca finora 25 giorni di gara con 2 vittorie nelle cronosquadre e un 5° posto in Francia
Per la bergamasca finora 25 giorni di gara con 2 vittorie nelle cronosquadre e un 5° posto in Francia
Gareggiando in una gara di categoria come l’Avenir, hai notato differenze rispetto alle altre prove, dove ci sono cicliste più anziane e smaliziate?

Sinceramente non tante, perché il livello della corsa a tappe francese era molto alto. Successivamente ho corso due classiche francesi di livello 1.2 e devo dire che sembrava un po’ la stessa cosa. Diverso è il discorso quando si gareggia contro squadre WorldTour di primo piano, si vede che hanno un ritmo diverso nelle gambe. Per questo i tecnici vogliono che facciamo un calendario commisurato alle nostre possibilità.

Come ti hanno inquadrato nel team?

Nella maggior parte dei casi ho fatto da gregaria alle mie compagne, ma ci sono state occasioni nelle quali i ruoli si sono invertiti. Proprio alla Picto-Charentaies, ad esempio, colei che era stata prescelta come capitana non era in giornata, così la squadra ha deciso di puntare sulla mia volata e il 5° posto è stato un risultato di valore, il migliore in una stagione un po’ particolare.

Con le ragazze dell’Uae Development Team, dove la Pellegrini correrà anche nel 2024
Con le ragazze dell’Uae Development Team, dove la Pellegrini correrà anche nel 2024
Perché?

Si sapeva già dall’inizio che avrei dovuto privilegiare lo studio nella prima parte dell’anno, avendo la maturità al Liceo Scientifico. In primavera sono stata due mesi senza gareggiare. Ora sono più libera, potrò continuare ad allenarmi a casa e voglio investire tutte le mie energie nel ciclismo, anche se ho intenzione di continuare gli studi e fare un corso universitario online. Ma almeno non avrò difficoltà ad allenarmi anche la mattina, prima era davvero impossibile: ad esempio ho fatto tutta la preparazione invernale sui rulli, ora invece potrò uscire anche d’inverno e fare palestra.

In questa stagione però sei risultata un elemento prezioso nelle cronosquadre, facendone vincere addirittura due al tuo team…

Io non sono certo una specialista delle cronometro, ma nelle prove a squadre riesco a dare il meglio, sfruttando il fatto di poter recuperare quando tirano le compagne. Non è molto diverso da quel che si fa nelle gare, quando si danno lunghe tirate per portare davanti la leader.

La Pellegrini si sta rivelando preziosa a cronometro nelle prove di squadra (foto Mabyle)
La Pellegrini si sta rivelando preziosa a cronometro nelle prove di squadra (foto Mabyle)
Viste le difficoltà, sei soddisfatta finora della tua stagione?

Non è stata male, considerando appunto che non ho gareggiato sempre e non mi sono potuta concentrare sull’attività. La stagione era iniziata bene, ma poi mi sono dovuta fermare. In estate ho ripreso trovando presto la forma e mi sto rifacendo.

Come ti sei trovata al Tour de l’Avenir nel correre per la Realini?

E’ stata una bellissima esperienza e sono grata al cittì Sangalli per avere avuto fiducia in me. Io avevo il compito di lavorare nelle prime parti delle tappe, permettendo a Gaia di risparmiare energie. Si vede che ha accumulato esperienze in un team WT, ha un altro passo. Io sono stata contenta del suo podio e anche di come me la sono cavata.

Il team azzurro all’Avenir, con Barale, Ciabocco, Masetti, Realini e Tonetti (foto Mabyle)
Il team azzurro all’Avenir, con Barale, Ciabocco, Masetti, Realini e Tonetti (foto Mabyle)
Il vostro era un gruppo composito, con cicliste del WT insieme ad altre come te, meno avvezze a quel livello…

E la differenza si vede. Io ad esempio arrivavo ai -30 dall’arrivo che sentivo la stanchezza accumulata lavorando nella prima parte, ma altre, quelle già presenti abitualmente nelle prove del massimo circuito, hanno un altro passo, un’altra resistenza. E’ per questo che dico che il WorldTour cambia molto le cose.

E ora?

Ora mi aspetta un’altra trasferta con la nazionale, per una gara a tappe in Olanda, anche questa solo per under 23 in programma dal 15 al 17 settembre, la Watersley Womens Challenge. Poi la mia stagione dovrebbe essere conclusa, a meno che non arrivi una chiamata per la sfida continentale, ma per averla dovrò davvero dare tutto nelle gare che restano…