Groves per Philipsen, un vero “pilota” da urlo

13.03.2025
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C’è voluto un po’ di tempo, per mandar giù quanto avvenuto alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Per Kaden Groves è stata una corsa dai due volti: prima la soddisfazione per il grande lavoro svolto per Jasper Philipsen (e su questo torneremo), poi la delusione e la rabbia per la retrocessione con multa annessa per aver esultato. Per carità, non sono certo i 500 franchi svizzeri ad avergli lasciato l’amaro in bocca, ma la sua voce si unisce a quella di tanti colleghi che non riescono proprio a capire come questo possa rappresentare un pericolo tale da essere sanzionati nella maniera più severa.

La foto incriminata con Groves che alza un braccio. Chiude 10°, ma verrà declassato e sanzionato (foto Getty Images)
La foto incriminata con Groves che alza un braccio. Chiude 10°, ma verrà declassato e sanzionato (foto Getty Images)

Primo cartellino giallo

Già, perché la giuria della classica belga gli ha comminato la sanzione più pesante, il classico “cartellino giallo” per “aver decelerato mettendo in pericolo gli altri corridori togliendo le mani dal manubrio” quando poi si vede dalla foto che la mano è una sola. Come noto, tre cartellini in un mese costano 14 giorni di squalifica, sei in una stagione sono un mese da scontare.

Groves si è messo a lavorare pensando al prosieguo della stagione, ma col tempo è riuscito a rivedere quella corsa e ad apprezzarne i contenuti. L’australiano si sta riscoprendo come un elemento prezioso all’interno dell’Alpecin Deceuninck e chi pensava a una sua rivalità interna con Philipsen ha dovuto ammettere che si sbagliava. «Con lui non c’è concorrenza – ha ribadito alla vigilia della classica belga ribadendo quanto aveva già affermato lo scorso anno – siamo velocisti diversi, io sono più portato per gli sprint ridotti. Io spero ardentemente che ci possa essere posto per entrambi e possiamo correre insieme, lo abbiamo già fatto e lo abbiamo fatto bene».

Groves si è molto ben adattato nel team e vuole esordire al Tour, anche come aiutante per Philipsen e VDP
Groves si è molto ben adattato nel team e vuole esordire al Tour, anche come aiutante per Philipsen e VDP

Un perfetto uomo squadra

Parole profetiche perché a Kuurne si è visto come l’australiano sia perfettamente in grado di coesistere con il belga, anzi possa essere un ideale ultimo uomo riuscendo a tenere velocità altissime: «A me avere un ruolo di supporto non dispiace – ha raccontato a Cyclism’Actuio conto di essere selezionato per la corsa francese perché la nostra squadra, che non ha un corridore che punti alla classifica, può dare tutto per i successi parziali e io posso essere di supporto sia a Van der Poel per le fughe, sia a Philipsen per gli sprint. Oltretutto sarebbe una soluzione tattica ideale per il team, perché in caso di qualsiasi problema ci sarei io a poter sopperire. Quel che deve essere chiaro comunque è che per me chiunque vinca del team va bene, lavoriamo tutti per una causa comune».

Il fatto che lui e Philipsen siano diversi è testimoniato anche dal lavoro specifico che Groves ha fatto e sta facendo da quando è approdato alla squadra belga. Gli effetti si sono visti ad esempio all’ultima Vuelta, con tre vittorie collezionate: «Ho dimostrato che se ho le gambe posso lottare per il successo anche in tappe che prima non mi erano per nulla congeniali. Ora posso lottare anche in corse dure, tenere in salita quando il gruppo perde pezzi. Ma i progressi non riguardano solo le mie prestazioni tecniche…».

Il 26enne australiano ha mostrato evidenti segni di progresso nella tenuta in salita
Il 26enne australiano ha mostrato evidenti segni di progresso nella tenuta in salita

Il metro di paragone? Van Aert…

Groves, proprio in occasione della Vuelta, aveva fatto intendere che quelle vittorie erano anche frutto di una crescita dal punto di vista tattico, o forse anche caratteriale, non sentendo più la pressione di certi confronti. Il fatto di aver tenuto testa a Van Aert, ad esempio, ha avuto un peso non indifferente. «Si è visto che posso lottare alla pari con lui che ha più esperienza e duttilità. Cambiando strategia. Prima tanti secondi e terzi posti erano frutto di scelte sbagliate del momento di partire, quando invece vedevo che altri, il belga più di tutti, sapevano scegliere l’attimo giusto in maniera sistematica e precisissima. Ora sto imparando e i frutti si vedono».

La stagione dell’australiano è iniziata tardi, anche con un sacrificio non da poco: «Mi sarebbe piaciuto essere a gennaio in Australia, correre gare del calendario nazionale e il Santos Tour Down Under, ma sapendo quel che ci aspetta avrebbe significato iniziare la stagione troppo presto e spendere energie importanti. Noi abbiamo nel periodo delle classiche di primavera un target fondamentale, dobbiamo essere al massimo per quelle, quindi dobbiamo essere più freschi».

Lo scorso anno ha vinto 3 tappe alla Vuelta. Al Giro ha già vinto nel 2023, ma vuole ripetersi
Lo scorso anno ha vinto 3 tappe alla Vuelta. Al Giro ha già vinto nel 2023, ma vuole ripetersi

Una primavera intensissima

Il corridore di Gympie sarà presente alla Classicissima, poi farà il Catalogna e poi la parte fiamminga delle classiche con l’aggiunta dell’Amstel. Corse (quelle d’un giorno) dove sarà l’evoluzione della gara a consigliare il suo migliori impiego. Poi ci sarà il suo primo vero obiettivo stagionale: «Sarò al Giro d’Italia dove lo scorso anno ho sfiorato la vittoria più volte senza mai agguantarla. Questa volta voglio conquistare almeno una tappa, ma poi spero di essere ancora in forma per andare al Tour e per esordire alla Grande Boucle sono più che disposto a un ruolo di supporto. Senza problemi».

Le aspettative di Van Eetvelt. Arriva il tempo dei Grandi Giri

24.01.2025
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Certe volte vincere non basta. Guardate Lennert Van Eetvelt: a soli 23 anni ha iniziato la sua stagione vincendo e l’ha chiusa vincendo, ha portato a casa due corse a tappe del WorldTour come Uae Tour e Tour of Guangxi, eppure per molti addetti ai lavori è stato un comprimario, forse perché ha saltato per infortunio tutta la primavera e la sua Vuelta è durata solo metà corsa. Inconvenienti di un ciclismo che tritura tutto e tutti, non dando il tempo di riflettere.

Per Van Eetvelt nel 2024 36 giorni di gara con 5 vittorie e ben 12 Top 10
Per Van Eetvelt nel 2024 36 giorni di gara con 5 vittorie e ben 12 Top 10

Promosso capitano della Lotto

Il giovane talento della Lotto però guarda avanti e così fa il suo team, che sapendo ben valutare un 2024 da protagonista lo ha eletto a capitano della squadra, insieme all’altro giovane Arnaud De Lie, puntando sulle sue qualità di corridore completo ma con ampi margini di miglioramento. Per il corridore di Binkom inizia una stagione importante, che parte però dalla difesa di quanto fatto.

«Per me è stata un grande passo avanti. E’ stato difficile arrivare dove sono, passando per molti infortuni e devo dire grazie al team che mi è sempre stato vicino, facendomi correre con alcuni dei ragazzi migliori al mondo in tutti i posti. L’anno passato mi ha dato molta fiducia, so che qualsiasi cosa mi succeda ho la forza per tornare ai vertici, lavorando con pazienza».

La prima vittoria del corridore Lotto nel 2024, battendo Vlasov e McNulty al Trofeo Serra Tramuntana
La prima vittoria del corridore Lotto nel 2024, battendo Vlasov e McNulty al Trofeo Serra Tramuntana
Quanto ti è pesato perdere 4 mesi di corse e saltare tutto il periodo delle classiche?

E’ stata dura, per tutta la prima parte dell’anno. Sentivo che non ero in gran forma all’inizio della stagione e avevo qualche dubbio se sarei riuscito a tornare al livello che volevo. Ci è voluto davvero molto tempo, ma è stato un cammino utile per capire quello che sono, quando posso essere resiliente. Ora ho più sicurezza. Guardate l’ultimo Lombardia: non ero al massimo, ma quando la corsa si è sviluppata ero lì, con Evenepoel e gli altri, a lottare. Significa che il mio livello di base è quello ed è un livello da vertici.

Lo scorso anno hai vinto due importanti corse a tappe: ti stai specializzando nelle prove medio-brevi o pensi che le corse di un giorno siano ancora le più adatte a te?

Spero in realtà di migliorare dappertutto ed essere in grado di competere per qualcosa d’importante nell’arco di un Grande Giro. Ma c’è ancora molta strada da fare, quindi ci sto solo lavorando. Il resto viene da sé, l’essere competitivo un po’ dappertutto, sono tappe per arrivare lì come dimostrano anche gli altri che corrono e vincono le grandi prove a tappe.

Il belga punta soprattutto a essere competitivo nei Grandi Giri, ma deve migliorare a cronometro
Il belga punta soprattutto a essere competitivo nei Grandi Giri, ma deve migliorare a cronometro
L’infortunio al ginocchio è risolto e per proteggerlo hai cambiato qualcosa nella tua preparazione?

Più che altro ho cercato di affinare le mie qualità per essere competitivo su vari obiettivi. Mantenere il mio scatto per le classiche, ma essere anche più performante in salita. Per ora l’aspetto sul quale ho meno dimestichezza sono le cronometro, dove pure agli inizi di carriera me la cavavo bene, ma su questo dovrò lavorarci.

Quando eri ragazzino ti affascinavano di più le classiche o i Grandi Giri?

Sicuramente le grandi corse a tappe. Il Tour de France. Era la mia corsa preferita da guardare ogni estate, ho sognato di essere lì, a lottare con i più forti. Quest’anno andrò puntando alle tappe e a capire bene come va interpretato, aprendomi comunque a ogni possibilità, alla Vuelta invece andrò per fare classifica. Il Tour resta la corsa regina ed è lì che voglio scrivere pagine importanti.

Alla Vuelta ritiro alla tappa numero 12, ma fino ad allora se l’era ben cavata con il 2° posto a Pico Villuercas dietro Roglic
Alla Vuelta ritiro alla tappa numero 12, ma fino ad allora se l’era ben cavata con il 2° posto a Pico Villuercas dietro Roglic
La Lotto conta molto su di te per centrare il traguardo del WorldTour: qual è l’atmosfera in squadra?

È davvero ottimale, siamo tutti carichi alla vigilia dell’inizio della stagione e vogliamo portare a casa quanti più punti possibile. Abbiamo una squadra giovane, anche io lo sono e me ne rendo conto, ma questo ti dà anche quel pizzico di spregiudicatezza che può fare la differenza. Ognuno è carico, entusiasta, pronto a dare il massimo e questo è molto, molto bello.

La tua è la generazione di Evenepoel: per voi ragazzi belgi l’olimpionico è uno stimolo in più per emergere?

Sì, penso che molto abbiano influito le vittorie di Remco. I corridori belgi della mia generazione sono tutti di altissimo livello ora e c’è un grande cambiamento nel ciclismo. I ragazzi più giovani puntano a emergere il prima possibile come ha fatto lui. Ognuno di noi vuole dimostrare che il suo non è stato un caso isolato, ognuno vuole arrivare al vertice.

Van Eetvelt comincia a essere molto popolare, in Cina facevano la fila per un suo autografo
Van Eetvelt comincia a essere molto popolare, in Cina facevano la fila per un suo autografo
Alla Lotto sarai il capitano con De Lie. Ci saranno corse dove gareggerete entrambi, come vi gestirete?

Abbiamo un tipo di calendario e di obiettivi completamente diversi, quindi sapremo coesistere, anche quando gareggeremo insieme, sacrificandoci l’uno per l’altro. Ci sosteniamo a vicenda perché prima di tutto viene il team. Abbiamo entrambi le nostre cose da fare.

Sanremo, classiche e Tour: Milan e la ricerca della velocità

22.01.2025
7 min
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«Abbiamo fatto molti sviluppi con Santini per quanto riguarda i body da gara – dice Milan – e i copriscarpe che io utilizzo sempre. L’anno scorso è arrivata la nuova bici, quindi il livello di aerodinamica è stato incrementato molto. Poi ti rendi conto che fai tutti gli studi e ti ritrovi con uno di un metro e 94 sopra alla bicicletta, che per quanto provi a stare il più basso possibile, insomma…».

L’atmosfera è rilassata, si ride e finalmente si parla italiano dopo le altre interviste in inglese. Il media day della Lid-Trek volge al temine, ma parlare con Milan dei suoi progressi e dei suoi impegni è un viaggio molto interessante. E’ la prima vigilia di una stagione senza gare in pista: questo significa più tempo a disposizione per lavorare su strada. La squadra lo ha annunciato nel gruppo del Tour de France, dove andrà senza l’angelo custode Pedersen. Il ragionamento prosegue in un misto fra tecnica e ambizioni personali.

Il programma 2025 di Milan prevede il debutto al Tour, ma prima le classiche del Nord
Il programma 2025 di Milan prevede il debutto al Tour, ma prima le classiche del Nord
Si è parlato molto del tuo muoverti troppo nelle volate…

Si punta sempre a migliorare per diventare il numero uno e anche la squadra ce l’ha bene in mente. Per cui negli allenamenti stiamo puntando tanto anche al modo in cui sprintare, senza tutti quei movimenti della testa. Cercando di essere più aerodinamici possibili, spostandomi magari un po’ più avanti con la testa e col corpo. Sono tutti movimenti che, messi insieme, alla fine daranno i loro frutti. Stiamo lavorando molto anche per quanto riguarda la forza, l’esplosività e tutto l’insieme di cui si compone lo sprint. E anche per le salite…

Per difendersi dagli attacchi?

Bisogna tenere duro anche sulle salite per arrivare allo sprint. Si lavora a 360 gradi per migliorare globalmente e cercare poi di essere i migliori. E si sta lavorando anche sui rapporti. Stiamo ancora usando il 54, ma stiamo inserendo il 56.

Al Giro 2024, Milan ha vinto tre tappe (qui la terza a Cento) e fatto quattro secondi posti
Al Giro 2024, Milan ha vinto tre tappe (qui la terza a Cento) e fatto quattro secondi posti
Sembri bello rilassato, che inverno è stato finora?

Sto bene, è stato un bell’inverno a partire da dicembre, con un bel training camp. Ho passato delle belle vacanze di Natale a casa con la mia famiglia, che va bene prima di iniziare una stagione così lunga. E adesso siamo di nuovo qua a preparare il debutto per cui manca ormai poco. Le sensazioni sono buone, diciamo che sono gasato. Sinceramente ho voglia di correre, la competizione mi manca e il Tour sarà una nuova sfida, un nuovo mettersi in gioco e provare.

Che fascino ha su di te il Tour de France, che per alcuni è il centro del mondo e per altri una corsa come le altre?

Sicuramente per me tutte le gare sono importanti. Ovviamente il Tour ha il suo fascino, ma per me è sullo stesso piano delle altre. E’ importante iniziare bene a una Valenciana, come arrivare nella miglior forma possibile al Tour de France. Certo è una gara che non ho mai disputato prima, in un periodo in cui non ho mai corso, quindi il punto di domanda c’è. Per me sarà quasi tutto nuovo, metterò il massimo impegno nel prepararmi, come faccio per tutte le altre gare.

Fra i lavori su cui si sta applicando Milan, c’è anche la compostezza in volata, cercando l’aerodinamicità
Fra i lavori su cui si sta applicando Milan, c’è anche la compostezza in volata, cercando l’aerodinamicità
Vai in Francia con un obiettivo preciso?

Sicuramente dal primo giorno avremo delle tappe favorevoli, con la maglia gialla subito in palio, quindi sarà molto importante farsi trovare pronti e uniti anche a livello di squadra. Lo prendo come tutte le altre gare, però la concentrazione sarà alta e anche la voglia di fare bene.

Il Tour è lontano, prima ci sono tante volate e tante classiche, giusto?

Inizierò alla Volta Valenciana, poi sarò al UAE Tour, Kuurne, Tirreno, Milano-Sanremo, De Panne, Gand-Wevelgem, Waregem e Roubaix. Poi avrò un periodo di recupero e andrò in altura a Sierra Nevada. Si dice che non faccia bene ai velocisti, ma io ci sono stato diverse volte e mi sono sempre trovato bene. Staremo su una ventina di giorni, poi ci saranno Delfinato e Tour, con il campionato italiano nel mezzo. Si dovrebbe correre a Gorizia, non sarebbe male andare in Francia con quella maglia addosso.

Con la sua fuga alla Gand del 2024, Milan ha propiziato la vittoria allo sprint di Mads Pedersen contro Van der Poel
Con la sua fuga alla Gand del 2024, Milan ha propiziato la vittoria allo sprint di Mads Pedersen contro Van der Poel
Quale delle classiche di primavera vedi più alla tua portata?

Volendo restare con i piedi per terra, penso la Gand: per il momento è quella più mi si addice. Poi magari metterei la Milano-Sanremo. E anche qui c’è un punto di domanda per come andrà nel finale. Si sa, ci vuole anche un po’ di fortuna…

Anche Ganna salta il Fiandre, c’è un motivo preciso per la tua scelta?

L’ho fatto negli anni scorsi e per me è stato bello, perché sono riuscito ad aiutare la squadra e mi è piaciuto esserci. Non sarebbe male rifarlo, anche perché in un futuro resta una corsa che mi piacerebbe vincere. Però so anche che non va bene iniziare ad accavallare tante classiche, si rischia di farle tutte e non portarne a casa nessuna. Meglio selezionarle, avendo davanti un obiettivo bello chiaro.

Jonathan Milan è nato a Tolmezzo (Udine) il 1° ottobre 2000 ed è pro’ dal 2021. E’ alto 1,94 e pesa 84 chili
Jonathan Milan è nato a Tolmezzo (Udine) il 1° ottobre 2000 ed è pro’ dal 2021. E’ alto 1,94 e pesa 84 chili
Sempre restando in ambito classiche, la Sanremo del 2024 non è andata come avresti voluto. Ora tutti pensano a uno show di Pogacar, sei d’accordo anche tu?

L’anno scorso l’indicazione era di arrivare sotto al Poggio e per me il fatto di aver passato la Cipressa e di essere rientrato per dare una mano prima del Poggio è stato un piccolo step in avanti. Quest’anno farò ancora quel che mi diranno, ma il mio obiettivo è cercare di salvare le energie per arrivare il più fresco possibile sotto al Poggio per cercare di tenere un eventuale attacco di Pogacar e di altri rivali. È un grandissimo punto di domanda, perché lui è il grande uomo da battere. Però c’è anche Pippo (Ganna, ndr). Lui ci punta e abbiamo visto che negli scorsi anni era sempre lì e per me ci sarà anche quest’anno.

Alla Sanremo ci sarà Pedersen, che però non sarà con te al Tour: ti sarebbe piaciuto averlo accanto?

La squadra ha preso la decisione di dividerci e forse per Mads non sarebbe stato bello dover andare al Tour per aiutare me. Penso che sia talmente forte, da ambire a momenti tutti suoi per preparare le corse cui punta. Se lo avessero portato per me al Tour sarei stato felicissimo, però guardandola da un altro punto di vista, non so se per lui sarebbe stato il massimo.

Oro e record del mondo nell’inseguimento individuale ai mondiali 2024 di Ballerup: un sogno inseguito a lungo
Oro e record del mondo nell’inseguimento individuale ai mondiali 2024 di Ballerup: un sogno inseguito a lungo
Strada, pista, mondiali e Olimpiadi: abbiamo visto tutto il tuo potenziale?

Oddio, spero di no, sinceramente. Si cerca sempre di migliorarsi, per cui pur non correndo le gare in pista ho in programma di fare qualche ritiro perché comunque per un corridore come me è utile coltivare quel tipo di lavoro, per la potenza e la frequenza di pedalata. Però dopo alcuni anni di doppio impegno, per le prossime due stagioni mi concentrerà più sulla strada e cercherò di fare un altro salto di qualità per quanto riguarda le classiche e il Tour de France.

E’ stato importante chiudere il 2024 con il record del mondo dell’inseguimento e la maglia iridata?

Molto, perché era un obiettivo che avevo da tempo. Ho sempre sognato di vincere una maglia iridata, anche se prima del mondiale ho avuto un momento difficile. Ero uscito dall’europeo con una condizione molto buona, però mi sono ammalato e ho fatto due settimane fermo. Sono tornato ad allenarmi bene solo una settimana prima del mondiale, quindi per me è stata una sfida in tutti i sensi ed è stato importante chiudere così la stagione. Il record del mondo è stata la ciliegina sulla torta.

Vingegaard non si nasconde: posso battere Pogacar

16.01.2025
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Vingegaard racconta, la presentazione della Visma-Lease a Bike è lo sfondo perfetto. Il danese è ripartito. Ribadisce di aver corso il Tour del 2024 con il grosso handicap dell’incidente di aprile e fa capire di non essere per nulla rassegnato davanti allo strapotere di Pogacar. Dopo la dura lezione della scorsa estate, la squadra olandese rialza il capo e sfida il numero uno al mondo con la consapevolezza di averlo già battuto. A sette mesi dal Tour, il guanto di sfida è stato lanciato.

«L’obiettivo principale della mia stagione – dice Vingegaard, in apertura con Jorgenson – è la terza vittoria al Tour. L’idea di fare il Giro era venuta considerandolo un utile passaggio di avvicinamento, ma ci sono troppi fattori di cui tenere conto. Il tempo, l’energia che devi mettere ogni giorno, troppe cose che non puoi controllare. Quindi abbiamo deciso che la cosa migliore da fare sarà un training camp in altura. E semmai ci sarà un secondo Grande Giro, sarà la Vuelta, ma valuteremo la mia condizione».

Nessun bluff: Vingegaard ha ribadito di essere arrivato all’ultimo Tour quasi per miracolo (foto Instagram)
Nessun bluff: Vingegaard ha ribadito di essere arrivato all’ultimo Tour quasi per miracolo (foto Instagram)

Il ciclismo non è tutto

E’ una presentazione che parla di un’ambizione bella e buona: quella di tornare la prima squadra al mondo. Anche se il boss Richard Plugge ammette nel suo discorso che il primo obiettivo – quello davanti cui l’ambizione della squadra potrebbe finire in secondo piano – è proprio il Tour de France.

Il percorso scelto per il danese prevede il debutto all’Algarve, poi la Parigi-Nizza, il Catalunya, il Delfinato e il Tour de France. Non lo vedremo alla Tirreno-Adriatico in cui lo scorso anno aveva dato spettacolo, perché ogni traiettoria di questa sua stagione finirà nella direzione del Tour. E non ci sarà neppure il Giro dei Paesi Baschi, quello della caduta in cui lo scorso anno poteva perdere ben altro che la sola vittoria del Tour.

«Pensavo davvero che stavo per morire – racconta ancora – e questo mi ha fatto pensare che il ciclismo non sia tutto. Lo sapevo già, ma quando succede una cosa del genere, te ne accorgi anche di più. E’ stato molto difficile uscirne anche mentalmente, ma l’ho gestito bene e mi sento di nuovo bene con me stesso. Mi piace ancora andare in bicicletta, altrimenti non sarei qui con nuove ambizioni».

Al Tour, Kuss tornerà a fare il gregario di lusso: il ruolo che gli si addice meglio (foto Visma Lease a Bike)
Al Tour, Kuss tornerà a fare il gregario di lusso: il ruolo che gli si addice meglio (foto Visma Lease a Bike)

Pogacar si può battere

E’ convinzione in casa UAE Emirates che in realtà il Vingegaard del Tour sia il migliore mai visto sinora: una tesi che il diretto interessato respinge con decisione e, tutto sommato, si sarebbe portati ad essere d’accordo. Se si è preso per buono il disagio di Pogacar per la frattura dello scafoide nel 2023, perché non credere che le tante fratture del danese possano averne rallentato la preprazione?

«E’ stato un miracolo – dice lui – essere arrivato secondo al Tour dietro Pogacar. Ho dovuto aspettare fino a metà maggio prima di potermi allenare nuovamente con intensità. Il fatto di essere arrivato alla partenza del Tour è stato oltre ogni aspettativa. Per questo il secondo posto è un risultato di cui sono molto orgoglioso. L’anno scorso tra noi ci sono stati più di sei minuti e se fossi stato in grado di prepararmi senza problemi, adesso avrei molti più dubbi e sarebbe stato un duro colpo alla mia fiducia.

«Ma io so da dove vengo e so che quando sono arrivato in ottima forma, l’ho battuto per due volte e sono determinato a farlo ancora. Chiaramente so che per riuscirci, il mio livello dovrà aumentare ancora. Quando hai già sconfitto qualcuno, sai che ne sei capace e sei disposto a fare qualsiasi cosa pur di riuscirci di nuovo. Mi sembra normale che un grande atleta abbia questa sensazione».

Campenaerts, appena arrivato, ha le stesse misure di bici di Vingegaard (foto Visma Lease a Bike)
Campenaerts, appena arrivato, ha le stesse misure di bici di Vingegaard (foto Visma Lease a Bike)

La squadra più forte

Sulla sua strada ci sarà anche Remco Evenepoel, che i giornalisti belgi (non solo loro) considerano una minaccia concreta per gli aspiranti alla maglia gialla. Vingegaard risponde convinto, perché aver duellato con Remco sulle Alpi nel 2024 gli ha fatto intravedere le sue potenzialità.

«Remco è stato molto forte per tutto il 2024 – dice – e non solo al Tour. Alle Olimpiadi ha vinto due medaglie d’oro e poi nella crono dei mondiali ha replicato la vittoria dello scorso anno. Se lo incontreremo al Tour, sarà sicuramente un avversario che terremo in considerazione. Sono anche certo che la nostra squadra sarà attrezzata per contrastare anche lui».

La Visma-Lease a Bike non ha fatto misteri: alla Grand Depart di Lille porterà l’organico più potente. Con Vingegaard ci sarà Simon Yates, preso proprio per questo, con Kuss, Van Aert, Laporte, Jorgenson, Benoot e Campenaerts. «E’ una squadra molto forte – dice Vingegaard – sia in montagna sia nelle tappe di pianura. Senza dubbio la squadra più forte che abbiamo avuto. E’ importante provare a progredire anche collettivamente e penso che siamo a un ottimo livello».

Vingegaard appare molto sicuro di sé e calmo: è certo di poter battere ancora Pogacar (foto Visma Lease a Bike)
Vingegaard appare molto sicuro di sé e calmo: è certo di poter battere ancora Pogacar (foto Visma Lease a Bike)

Tre mondiali di fila

L’ultimo saluto alla stampa, Vingegaard l’ha dato parlando dei prossimi tre mondiali che gli si addicono come guanti. Quelli del Rwanda, come pure quelli canadesi e a seguire i mondiali in Alta Savoia, sulle strade in cui al Tour del 2023 demolì Pogacar con la celebre cronometro di Combloux, alla vigilia dell’altrettanto aspra lezione di Courchevel. Se tutto va come deve, si annuncia un Tour di altissimo livello, con tre uomini che si stagliano sopra alla media e altri pronti ad approfittare di eventuali passi falsi. Ogni duello di qui in avanti sarà un anticipazione di futuro.

Caro Petilli: cosa ci racconti di questa Intermarché-Wanty?

15.01.2025
6 min
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In questo mese di gennaio i pedali girano in tutto il mondo, tra chi correrà al Santos Tour Down Under e chi, invece, vola in Spagna per preparare le corse europee di fine mese. Il gruppo così si divide tra chi già attacca il numero sulla schiena e chi deve ancora attendere un paio di settimane. La voglia di ciclismo però è alta, si respira e riempie i polmoni degli appassionati e dei corridori. Ognuno ha le sue motivazioni, c’è chi vuole riscattare un anno opaco, altri invece vogliono ripetere le imprese della passata stagione, ci sono anche i giovani, desiderosi di ritagliarsi un posto in questo mondo. E poi c’è Simone Petilli, che è arrivato al sesto anno con la maglia della Intermarché-Wanty, diventandone un faro per i giovani e una spalla sulla quale contare. 

«Noi che non correremo in Australia – dice allegro – partiremo per la Spagna a breve. I giorni tra i due ritiri (quello di dicembre e il prossimo, ndr) sono andati bene. Quest’anno ho rincominciato un pochino più tardi a causa di un intervento al piede che dovevo per forza fare. Per questo ho spostato in avanti la pausa di fine stagione e il conseguente inizio di preparazione. Nel 2025 sarò uno dei più vecchi in squadra, non anagraficamente ma faccio parte di uno zoccolo duro che è qui dal 2021 (primo anno in cui la formazione belga è diventata WorldTour, ndr)».

Simone Petilli è alle porte del sesto anno in maglia Intermarché-Wanty (foto cycling media agency)
Simone Petilli è alle porte del sesto anno in maglia Intermarché-Wanty (foto cycling media agency)

Crescita importante

Dal 2021 la Intermarché-Wanty è cresciuta molto, arrivando a conquistare grandi vittorie e tanti successi in gare di spessore. 

«Se pensiamo al cammino del team – continua Petilli – fa abbastanza impressione, in poco tempo siamo arrivati a vincere corse di grande calibro. Nel 2022 abbiamo vinto la Gent-Wevelgem con Girmay, e sempre con lui quest’anno abbiamo colto tre successi di tappa al Tour de France (e la maglia verde, ndr). E’ chiaro che dopo una stagione come quella passata sia doveroso cercare di ripetersi, ma nel ciclismo non c’è nulla di scontato. Ogni stagione il livello si alza e tutto diventa più difficile. L’ultimo obiettivo, per questo 2025, sarà mantenere la licenza WorldTour. Per farlo servirà non finire negli ultimi posti della classifica del triennio».

La sua ultima gara del 2024 è stata la Veneto Classic, il 20 ottobre
La sua ultima gara del 2024 è stata la Veneto Classic, il 20 ottobre
Siete comunque ben posizionati…

Mantenere la licenza era un obiettivo che avevamo fin dal primo anno in cui il triennio è ripartito, dal 2023. Abbiamo fatto due stagioni solide e quindi ora siamo abbastanza sereni. Sarà però importante partire bene e raccogliere il massimo fin dal Tour Down Under per toglierci il pensiero. 

Come hai visto i compagni che ora sono in Australia?

Bene, penso sia una corsa particolarmente adatta ad alcuni di loro. Uno tra i tanti che mi viene in mente è Busatto. Lo conosco da anni, fin da quando era nel devo team nel 2022. Siamo stati spesso compagni di stanza nei vari ritiri. Avevo il compito di insegnargli qualcosa, ma mi è parso fin da subito un ragazzo con una bella testa. 

Secondo Petilli uno dei giovani sul quale l’Intermarché può fare affidamento è Francesco Busatto (foto cycling media agency)
Secondo Petilli uno dei giovani sul quale l’Intermarché può fare affidamento è Francesco Busatto (foto cycling media agency)
Un altro italiano chiamato a fare bene dopo due stagioni un po’ complicate è Rota…

Lui è uno di quelli che è qui dal primo anno che siamo nel WorldTour e penso sia uno dei corridori più forti che abbiamo in rosa. Magari in tanti non se ne accorgono, ma lui è uno di quelli sempre presenti negli ordini d’arrivo. Manca davvero poco affinché arrivi il grande risultato e spero per lui che prima o poi gli capiti la giusta occasione. 

Per te il 2024 che anno è stato?

Uno dei peggiori, non sono contento delle prestazioni fatte. Ho avuto parecchi alti e bassi senza essere mai a un livello ottimo. Il mio ruolo è di dare supporto alla squadra, fare il regista in corsa

Petilli riconosce il valore di Rota, e spera che nella prossima stagione possa trovare l’occasione per affermarsi
Petilli riconosce il valore di Rota, e spera che nella prossima stagione possa trovare l’occasione per affermarsi
Qual è stata la parte più amara della scorsa stagione?

In alcune corse, in particolare in quelle dove avrei potuto fare qualcosa a livello personale. Non sono mai riuscito arrivare pronto al 100 per cento. Era andato tutto liscio fino ad aprile, poi una caduta mi ha messo fuorigioco e ho dovuto saltare il Giro. Da lì mi sono trovato a rincorrere la condizione. Sono andato alla Vuelta, ma non ero al massimo delle mie possibilità. 

Nel 2025 che obiettivi hai?

Mi piacerebbe tornare al Giro e fare buona parte del calendario italiano. In primavera dovrei fare il Trofeo Laigueglia e la Strade Bianche. Mentre a fine stagione dovrei chiudere con le solite corse che ci sono a settembre e ottobre da noi. Da un lato spero di fare due grandi corse a tappe: Giro e Vuelta.

La crescita dell’Intermarché negli ultimi anni è stata costante, nel 2024 è arrivata la maglia verde al Tour con Girmay
La crescita dell’Intermarché negli ultimi anni è stata costante, nel 2024 è arrivata la maglia verde al Tour con Girmay
Non avete una squadra di scalatori, quindi nelle corse a tappe avete più libertà…

In particolare in quelle di tre settimane. Anche se, quando c’è Girmay, la squadra è costruita intorno a lui. Però sì, non curando la classifica generale siamo sempre abbastanza liberi. Alla fine si è visto che fare classifica è un rischio. Da un lato correre contro Pogacar e Vingegaard non è facile. In più basta un inconveniente per veder sfumare tutto il lavoro fatto. Lo abbiamo visto con Meintjes al Tour dello scorso anno e alla Vuelta del 2021. In entrambi i casi una caduta lo ha costretto al ritiro quando era nella top 10. 

Forse cambia qualcosa nelle corse di una settimana?

In realtà no. Ormai il livello è così alto che ci si gioca ogni secondo, anche quelli dei traguardi volanti. Meglio andare per le singole tappe oppure per corse di un giorno. Poi ci sono corridori come Girmay, i quali si sostengono sempre, perché possono vincere ovunque. 

Petilli vorrebbe tornare al Giro, l’ultima volta che lo corse per intero era il 2021 (foto cycling media agency)
Petilli vorrebbe tornare al Giro, l’ultima volta che lo corse per intero era il 2021 (foto cycling media agency)
Quando scoprirai i tuoi impegni?

Nel prossimo ritiro, tra pochi giorni. A dicembre avevamo accennato qualcosa. Vorrei riscattare la stagione, soprattutto nelle gare in cui posso avere maggiore libertà.

Non resta che augurarti buona fortuna, aspettando di incontrarci sulle strade…

Grazie, a presto!

I numeri della triplice corona. Non c’è solo Pogacar in caccia

13.01.2025
6 min
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Non c’è intervista alla quale Tadej Pogacar si sottoponga che non ritorna fuori il discorso legato alla “triple crown”, la tripletta di grandi giri da conquistare. Per settimane lo scorso anno, vista la sua supremazia al Giro come al Tour, si è vagheggiata la sua partecipazione anche alla Vuelta, lo sloveno probabilmente non l’ha mai presa realmente in considerazione, anche se il fascino di centrare il tris nello stesso anno, per sua stessa ammissione lo stuzzica.

Merckx resta il primatista di successi in grandi giri, ben 11, uno più di Hinault
Merckx resta il primatista di successi in grandi giri, ben 11, uno più di Hinault

Il ritornello dei sette vincitori

Ad aver conquistato la vittoria al Giro come al Tour e alla Vuelta sono stati 7 corridori e questo è notorio. Anquetil, Gimondi, Merckx, Hinault, Contador, Nibali e Froome: sembra quasi una litania che moltissimi appassionati conoscono e recitano a memoria. Ma andando oltre questi campionissimi, il confronto fra le tre massime corse a tappe dice molto di più.

Partiamo intanto da una domanda: chi può aggiungersi a questa collezione? Pogacar prima di tutti, visto che Giro e Tour li ha già messi in carniere. Il campione del mondo non ha ancora sciolto la riserva su quale corsa affiancherà alla Grande Boucle, attende di conoscere il percorso del Giro ma tutto fa presagire che proverà a chiudere il cerchio già in questo 2025. In futuro potrebbe aggiungersi Jonas Vingegaard, se alla corsa rosa salirà di uno scalino, ossia conquisterà il trofeo da aggiungere alle due maglie gialle già nell’armadio. Primoz Roglic è anche più vicino, considerando che Giro e Vuelta li ha già vinti, ma con il Tour non ha un buon rapporto, anche se ha già detto che quest’anno ci riproverà, dopo essere tornato al Giro.

Roglic con il piatto della sua quarta Vuelta. Ma la beffa di Pogacar al Tour del 2020 resta una ferita aperta
Roglic con il piatto della sua quarta Vuelta. Ma la beffa di Pogacar al Tour del 2020 resta una ferita aperta

Chi può entrare nel cerchio magico

Dei ciclisti in attività ci sono altri che possono ambire al trittico, ma che gran parte della strada devono ancora compierla: Remco Evenepoel ha dalla sua la Vuelta, ma prima vuole sfatare il tabù Tour. Hindley ha vinto il Giro, potrà fare di più? Lo stesso dicasi per Kuss, che tra l’altro ha corso tutti e tre i giri nel 2023 vincendo la Vuelta e finendo non lontano dalla Top 10 nelle altre due (e anche questo per certi versi è un record).

Attenzione a Bernal, che ha dalla sua Giro e Tour già nel carniere e potrebbe anche sorprendere tutti. Due successi li ha anche Nairo Quintana, fra Giro e Vuelta, ma una sua vittoria al Tour verrebbe strapagata agli scommettitori… Con una vittoria, fra i corridori in attività ci sono Geraint Thomas, Simon Yates (che nel 2018 completò il trittico di successi tutto britannico dopo Froome al Giro e Thomas al Tour), Tao Geoghegan Hart e Richard Carapaz.

Joaquim Rodriguez, sul podio alla Vuelta 2010-12, Giro 2012, Tour 2013
Joaquim Rodriguez, sul podio alla Vuelta 2010-12, Giro 2012, Tour 2013

Sorpresa podi: Anquetil meglio di Merckx

Se guardiamo ai vincitori, abbiamo detto che abbiamo un Settebello, ma quanti sono coloro che vantano un podio in tutti e tre i grandi giri? Questo è un dato per certi versi sorprendente. Sono infatti ben 21 i corridori che ci sono riusciti, nessuno però nello stesso anno. Ci si attenderebbe che il record di presenze spetti a Merckx e invece non è così perché il Cannibale ne ha ottenuti 12 (5 al Giro, 6 Tour e 1 Vuelta) ma Anquetil fece ancora meglio, 13 con 6 presenze fra Giro e Tour più quella spagnola. A quota 12 ci sono anche Gimondi con 9 podi al Giro primato assoluto e Hinault, 11 invece per Nibali: lo Squalo ha ottenuto in carriera 6 podi al Giro, 2 al Tour e 3 alla Vuelta.

Spulciando l’elenco ci sono anche presenze curiose come quelle di Herman Van Springel, grande passista a cavallo degli anni Settanta più conosciuto come luogotenente di Merckx, oppure Joaquim Rodriguez, che a 3 podi alla Vuelta aggiunse anche due presenze fra Giro e Tour. Cinque i corridori ancora in attività che hanno fatto questa tripletta e sono nomi che abbiamo già citato: Quintana, Froome (11 come Nibali), Roglic, Carapaz e Pogacar, che ne ha 7, uno meno del connazionale.

Il successo di Petacchi a Marostica, Giro 2003, un anno magico con 15 tappe fra i tre grandi giri
Il successo di Petacchi a Marostica, Giro 2003, un anno magico con 15 tappe fra i tre grandi giri

Bahamontes ed Herrera, re degli scalatori

E nelle altre classifiche? Se prendiamo in esame gli scalatori, solamente due sono riusciti nell’impresa di conquistare il primo posto in tutte e tre le prove: lo spagnolo Federico Bahamontes, per 9 volte di cui 6 al Tour e il colombiano Luis Herrera, 5 volte con doppiette al Tour e alla Vuelta. Cinque invece i corridori con la triplice corona nella classifica a punti: naturalmente Merckx, ma anche Abdujaparov (che fece doppietta Giro-Tour nel 1994), Jalabert, il nostro Petacchi e Mark Cavendish che ha appena appeso la bici al classico chiodo. Il record di vittorie nella classifica a punti è però del tedesco Erik Zabel, ben 9, ma mai nella corsa rosa.

Veniamo alle tappe e anche qui i numeri stupiscono. Intanto qui si può parlare non solo di tripletta, ma anche contemporaneità e per ben tre corridori: lo spagnolo Miguel Poblet vinse nel 1956 3 tappe alla Vuelta (che si correva poco prima del Giro), 4 nella corsa rosa e una al Tour. Due anni dopo lo imitò Pierino Baffi che fece doppietta alla Vuelta, una vittoria al Giro e ben 3 al Tour. Spettacolare però il 2003 di Alessandro Petacchi, che mise in fila 6 tappe al Giro, 4 al Tour e 5 alla Vuelta.

Alaphilippe a Fano ha completato la sua collezione di tappe. Entrando in un “club” di 111 corridori
Alaphilippe a Fano ha completato la sua collezione di tappe. Entrando in un “club” di 111 corridori

La carica dei 111 vincitori di tappe

Se andiamo a considerare tutti i ciclisti che hanno vinto almeno una tappa in ognuno dei grandi giri, ne troviamo ben 111. Il primo su Fiorenzo Magni nel 1955. La cosa sorprendente è che nel 2024 sono stati ben 5 i corridori che si sono aggiunti alla lista: Pogacar e Alaphilippe hanno completato la collezione al Giro, Evenepoel e Carapaz al Tour, O’Connor alla Vuelta. Ma attenzione, perché in gruppo ci sono ben 39 corridori che possono aggiungersi a questa lista, ampia oltre ogni previsione.

Al Giro ci proveranno con tutta probabilità Vingegaard, Van Aert, Adam Yates, Majka e Bardet. Al Tour potrebbero provarci in 11 e fra questi ci sono anche i nostri Dainese, Ganna, Caruso e Brambilla (poi chiaramente dipenderà se la corsa potranno innanzitutto disputarla…). Con loro anche gente accreditata come Landa e Groves. Una dozzina coloro che possono completare la collezione alla Vuelta dove spiccano Démare, Merlier, Girmay e Van der Poel, che d’altronde la prova spagnola non l’ha mai corsa.

Moscon alla Red Bull: per portare esperienza e mentalità

11.01.2025
5 min
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A 30 anni, che saranno 31 il prossimo aprile, Gianni Moscon approda alla Red Bull-BORA-hansgrohe. L’arrivo del ragazzone trentino nel team tedesco è un qualcosa che incuriosisce, dopo nove anni trascorsi tra i professionisti la sua è diventata una figura di esperienza in gruppo. Lo hanno capito i tecnici della Red Bull-BORA-hansgrohe che hanno deciso di portarlo con loro in questa stagione (in apertura foto Red Bull-BORA-hansgrohe/Max Fries). Insieme a Moscon e al suo occhio esperto entriamo nel mondo di questo team, che dopo sei mesi di collaudo dello scorso anno, è pronto a partire per la sua prima stagione corsa interamente nella categoria WorldTour. 

«Nel 2024 – spiega Moscon con la sua voce ferma e tranquilla – sono tornato ad avere le sensazioni che cercavo da un po’ di tempo. Ho fatto delle belle gare e la stagione è stata positiva. Tanto che è arrivata la chiamata della Red Bull-BORA-hansgrohe. Mi hanno contattato alla fine dello scorso Tour de France. Mi hanno presentato il progetto, dicendomi che cercavano una figura come la mia: di esperienza».

Moscon è stato contattato dalla Red Bull-BORA-hansgrohe dopo il Tour de France
Moscon è stato contattato dalla Red Bull-BORA-hansgrohe dopo il Tour de France

Riconoscere il valore

Quando una squadra come la Red Bull-BORA-hansgrohe viene a cercarti è difficile stare a pensare, certe offerte vanno colte al volo. Soprattutto se il progetto risulta ambizioso e stimolante. 

«Effettivamente non mi sono messo a riflettere molto – continua a raccontare Moscon – ho accettato praticamente subito la proposta del team. Il mio ruolo sarà, innanzitutto, quello di portare la giusta esperienza in squadra per supportare i capitani nelle grandi corse a tappe. Questo nella prima parte di stagione. Poi, dalla seconda metà dell’anno in avanti, potrei avere degli spazi per cercare dei risultati personali. Ma l’obiettivo principale sarà portare il giusto contributo alla causa, il resto si vedrà. Anche perché sono uno tra i più grandi in rosa».

Per il corridore trentino è il momento di mettere al servizio della squadra la sua esperienza (foto Red Bull-BORA-hansgrohe/Max Fries)
Per il corridore trentino è il momento di mettere al servizio della squadra la sua esperienza (foto Red Bull-BORA-hansgrohe/Max Fries)
Di esperienza in nove anni ne hai accumulata parecchia…

Sono stato in grandi squadre e per tanti anni nel mondo Sky e poi Ineos. Nel 2024 ho corso anche con la Soudal Quick-Step. Ma se devo guardarmi indietro e pensare a quale sia stata l’esperienza più grande dico Sky. Lì ho capito cosa vuol dire lavorare per una squadra che ha ambizioni di classifica. 

Cosa senti di poter dare di tuo alla squadra?

Proprio questo. Riuscire a dare il giusto supporto alle ambizioni dei capitani, come Roglic, Hindley e Martinez. Qui ci sono tanti giovani forti, mancava l’esperienza e io sento di essere nel posto giusto. Io  sento di aver accumulato tanto in questi anni, anche per questioni anagrafiche. 

Moscon sarà accanto ai capitani durante la stagione negli appuntamenti più importanti (foto Red Bull-BORA-hansgrohe/Max Fries)
Moscon sarà accanto ai capitani durante la stagione negli appuntamenti più importanti (foto Red Bull-BORA-hansgrohe/Max Fries)
Un ruolo importante…

Sì. So cosa posso dare e metterò tutto me stesso a disposizione dei miei compagni. I giovani mantengono delle ambizioni personali, com’è giusto che sia. Toccherà a me coordinare le varie energie e gestire la squadra. 

Hai parlato del mondo Sky, vedi qualche somiglianza in questo progetto?

Qualcuna sì. Vedo la stessa voglia di raggiungere il massimo, sia a livello di energie investite che di denaro. Tutto è volto al continuo miglioramento. Si respira anche la consapevolezza di non essere mai arrivati, ma che bisogna sempre crescere e perfezionarsi. Da questo punto di vista penso siano due squadre che non si fermano mai. Ogni corridore è chiamato a dare il meglio e tutti sono consapevoli di quale sia l’obiettivo. C’è una leggera pressione, ma tutti danno il massimo. 

Moscon ha corso l’ultima stagione alla Soudal Quick-Step ritrovando buone sensazioni
Moscon ha corso l’ultima stagione alla Soudal Quick-Step ritrovando buone sensazioni
E’ una caratteristica rara?

Quando si cambia squadra o azienda, se si è nel mondo del lavoro, non si trova sempre lo stesso modo di fare. Però si riconoscono le realtà che vogliono raggiungere il massimo. 

Questa “direzione” da seguire pensi ti sia mancata negli ultimi tre anni, da quando hai lasciato la Ineos?

Personalmente ho sempre avuto in testa quale dovesse essere il mio cammino, anche se quando manca il contesto è difficile avere il supporto. La Soudal Quick-Step è un grande team e ai corridori non manca nulla. Qui si vede che c’è tanto più personale rispetto alle altre realtà. Una cosa che deriva sicuramente dal budget superiore, ma anche dalle linee guida del team. Ora sento di avere un ruolo specifico, e di non dover essere contemporaneamente tre cose insieme. 

Moscon tornerà alla Tirreno-Adriatico, l’ultima volta fu nel 2022 in maglia Astana
Moscon tornerà alla Tirreno-Adriatico, l’ultima volta fu nel 2022 in maglia Astana
Pensi che questo equilibrio possa darti una mano anche a livello personale? Per tornare ai risultati che hai ottenuto quando eri in Ineos?

No. Per quanto riguarda me stesso nel 2024 ho fatto registrare valori pari a quelli del 2021. Solo che quattro anni fa bastavano 5,2 watt per chilo e si faceva la differenza. Ora con gli stessi valori non rimani nei primi. Per quanto fatto la scorsa stagione, se si parla di numeri, non ho nulla da invidiare alla mia ultima stagione in Ineos. 

Credi sia possibile tornare a quel tipo di risultati?

Se si parla di determinate gare magari ce la si può cavare con un po’ di visione di gara e di classe. Ad esempio alcune corse del Nord, però se si parla di Fiandre e Roubaix è difficile. Anche sui muri si parla di watt per chilo, e se non si hanno le gambe si può fare poco. In alcune corse minori ce la si può ancora giocare. La Roubaix, che è sempre stata la gara più imprevedibile, negli ultimi due o tre anni ha avuto poche storie. Se una squadra spacca il gruppo a 100 chilometri dall’arrivo o sei tra i primi oppure sei tagliato fuori. 

Tornando al presente sai già che calendario farai?

Partirò con la Valenciana, poi sarò in altura a preparare le prime Classiche di stagione. Farò la Strade Bianche, la Tirreno-Adriatico e la Sanremo. Da lì, insieme al team, tireremo una riga e capiremo se sarò più utile al Giro oppure al Tour de France.

Per i prossimi tre anni Nalini vestirà la PicNic Post NL

10.01.2025
4 min
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Alla vigilia dell’ultimo Lombardia vinto da Pogacar, Nalini e il team Dsm Firmenich-PostNL avevano ufficializzato il proseguimento della loro collaborazione tecnica iniziata nel 2023. Nei giorni scorsi l’azienda di Castel d’Ario ci ha fornito qualche informazione in più sull’accordo con il team. Abbiamo infatti scoperto che avrà la durata di tre anni, a conferma di una collaborazione sempre più solida fra l’azienda della famiglia Mantovani e la formazione olandese. L’accordo interesserà la squadra maschile, quella femminile della nostra Marta Cavalli e il devo team.

Nalini vestirà tutte e tre le squadre della Picnic PostNL
Nalini vestirà tutte e tre le squadre della Picnic PostNL

Nuovo nome

Dai giorni del Lombardia molte cose sono cambiate, a cominciare dal nome del team olandese che ora si chiama PicNic PostNL. Nuova è anche la divisa in cui è il blu a farla da padrone e con in evidenza i loghi dei due sponsor principali che danno il nome alla squadra.

Stiamo parlando della catena di supermercati online PicNic, operativa in Olanda, Francia e Germania. L’altro sponsor principale è PostNL, la società di spedizioni postali e di e-commerce olandese, incaricato ufficiale dal Governo dei Paesi Bassi, operante anche in Germania, Belgio, Lussemburgo e Regno Unito.

La partnership tra Nalini e il team WT olandese è stata prolungata di altri tre anni
La partnership tra Nalini e il team WT olandese è stata prolungata di altri tre anni

Una stagione da ricordare

In attesa di riprendere le gare, il team PicNic Post NL può sicuramente ritenersi soddisfatto per i risultati raggiunti nel 2024. Sono infatti arrivate ben 22 vittorie che hanno reso quella appena trascorsa come la stagione migliore dal 2015. Va poi sottolineato che ben 18 successi sono arrivati da atleti provenienti dal devo team, a conferma dell’ottimo lavoro svolto dallo staff tecnico della squadra nella crescita dei giovani talenti.

Se c’è però un giorno da ricordare nel 2024, quello non può che essere legato alla prima tappa del Tour de France con l’arrivo in parata a Rimini di Romain Bardet e Frank Van de Broek, e con lo stesso Bardet capace di indossare la prima maglia gialla di quel Tour.

Un’altra maglia gialla è arrivata qualche settimana dopo al Tour de France Femmes con Charlotte Kool vincitrice della prima tappa e quindi della prima maglia gialla. Questi risultati hanno fatto sì che la squadra olandese sia entrata di diritto nella storia come il primo team capace di vincere nella stessa stagione la tappa di apertura del Tour de France maschile e femminile.

La squadra dal 1° gennaio 2025 ha cambiato nome passando da DSM-firmenich PostNL a Picnic PostNL
La squadra dal 1° gennaio 2025 ha cambiato nome passando da DSM-firmenich PostNL a Picnic PostNL

Parola all’azienda

La conferma per altri tre anni della collaborazione tecnica con il team PicNic PostNL rientra per Nalini in un disegno aziendale più ampio. Il focus è stato posto sul potenziamento della ricerca e dello sviluppo di soluzioni e di prodotti finalizzati alle più alte prestazioni. A confermarlo è Giuseppe Bovo, direttore generale Nalini: 

«Siamo orgogliosi che il rapporto fra Nalini e Picnic PostNL, consolidato ormai da anni di intensa collaborazione, prosegua per il prossimo triennio. I team World Tour, maschili e femminili, oggi più che mai, sono alla ricerca di un partner affidabile, focalizzato sullo sviluppo di soluzioni tecnologiche che rispondano alle specifiche esigenze della squadra stessa, talvolta anticipandole. Il reparto di ricerca Nalini si è posto come obiettivo il potenziamento delle proprietà aerodinamiche dei capi sviluppati ad hoc per questa squadra. In taluni casi, come nella messa a punto del tessuto con struttura 3D SKINSPEED, abbiamo voluto inserire in collezione le soluzioni più innovative e rivoluzionarie per renderle accessibili agli amatori che cercano la prestazione. Per la primavera-estate Nalini 2025 ci saranno un body e una maglia progettati con questa tecnologia».

Nalini

Sanremo, Roubaix e Tour: il 2025 di Ganna prende forma

31.12.2024
7 min
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Dopo i mondiali di Zurigo, le ultime corse, le vacanze e il primo ritiro, ci sarà il tempo di festeggiare degnamente il capodanno, poi Filippo Ganna partirà per le Canarie. Dalle sue parti è troppo freddo per proseguire la preparazione. Per lo stesso motivo, nei giorni scorsi è andato in pista a Montichiari, ma per trovare la giusta intensità su strada, il piemontese ha organizzato un ritiro assieme a Dario Cioni, che lo raggiungerà di lì a pochi giorni. E proprio con il suo allenatore abbiamo fatto l’ultima chiacchierata del 2024 per capire in che direzione stia andando la preparazione del Pippo nazionale.

Il 2025 non dovrebbe vedere impegni agonistici in pista o quantomeno, se anche ci saranno, non saranno preminenti rispetto all’attività su strada, come invece è stato nel 2024. E’ il destino di tutti i pistard. Le squadre reclamano il diritto di averli a tempo pieno e anche per loro si aprono le porte su sfide di diversa forma e rinnovate ambizioni. Fra le novità della nuova stagione c’è già stata la nuova sede del primo ritiro. Dopo anni a Palma de Mallorca, infatti, la Ineos Grenadiers si è spostata su Oliva, in Costa del Sol, dividendo l’hotel con la Visma-Lease a Bike.

«Era già un pochino che se ne discuteva – spiega Cioni – e alla fine i corridori che sono in squadra da più tempo avevano fatto presente che si facevano sempre i soliti giri. Era nell’aria che avremmo cambiato per provare qualcosa di diverso».

Mondiali 2023, Cioni al lavoro sulla bici di Ganna con Matteo Cornacchione
Mondiali 2023, Cioni al lavoro sulla bici di Ganna con Matteo Cornacchione
E allora, visto che si parla di qualcosa di diverso, come è stata tracciata la stagione di Filippo?

Un po’ di cose erano già state dette a metà dell’anno scorso. Ad esempio, il discorso delle classiche. Per via delle Olimpiadi, nel 2024 non abbiamo fatto la Roubaix, perché Filippo voleva fare bene il Giro. Si disse subito che fosse solo rimandata e così l’abbiamo inserita come grande appuntamento per il prossimo anno. Come la Sanremo e anche il Tour, che l’anno scorso non era entrato nei suoi piani perché non coincideva con la programmazione olimpica. Filippo ha voglia di tornare in Francia dopo la prima esperienza. Nel 2022 non era andata come ci si aspettava, quindi penso che voglia cimentarsi in un Tour preparato bene. Stessa cosa per la Roubaix. L’aveva preparata un po’ meglio due anni fa, ora l’idea è di tornare perché delle classiche del Nord è quella che secondo noi gli si addice di più. E prima però c’è la Sanremo: vuole tornarci per vincere.

Il fatto di non avere gare su pista è importante?

Non cambia tanto, perché comunque la pista fa parte del suo modo di allenarsi, tanto è vero che anche l’altro giorno era a Montichiari. Sul discorso delle gare, è chiaro che le Olimpiadi, specialmente il quartetto, richiedono del tempo per lavorare insieme e quella forse è stata la difficoltà maggiore. Far coincidere i programmi di 4-5 corridori per fare le sessioni specifiche in cui trovare l’affiatamento e gli automatismi. Quello richiede del tempo in più, che quest’anno invece sarà a nostra disposizione.

In cosa sarà diverso il suo avvicinamento alle corse?

Nel 2024, che era un anno olimpico, era stata fatta una partenza un pochino più rilassata. Invece in qualsiasi altra stagione che ha fatto con il Team Sky e poi Ineos, Filippo era partito sempre bene e ha sempre anche vinto se non nella prima gara a tappe, almeno nella seconda. Quindi sarà importante partire bene e per farlo devi passare un buon inverno. Fra l’altro l’anno scorso non era andato proprio benissimo, perché si era ammalato. Ora è più avanti, anche per il fatto che si è allenato di più e ha ripreso anche prima. A fine 2023 aveva preso l’influenza e a dicembre era andato peggio di quest’anno e poi era partito per l’Australia.

Il fatto di non partire con l’Australia vi permetterà di lavorare meglio in ritiro?

Se non fai l’Australia, la prima corsa che puoi fare in Europa è la Valenciana o Besseges e la squadra le fa entrambe. Non conta tanto la data di quando cominci, ma come arrivi alla prima gara. Da tutti gli anni si impara qualcosa e così, visto com’era andata l’anno scorso, abbiamo affrontato l’inverno in modo diverso. Per questo si andrà alle Canarie, per non essere rallentati dal meteo delle sue zone. Sai che là è bello tutti i giorni, non perdi un giorno per l’acqua, non perdi un giorno per la neve, non perdi un solo giorno di allenamento. Sai che per due settimane non ti devi preoccupare del meteo e puoi andare avanti con il programma. Se devi fare un po’ di intensità, un inverno freddo come quello che sta facendo in Europa rischia di complicare parecchio le cose. Sarà un ritiro di qualità dove verrà fatto anche un po’ di lavoro dietro moto.

Il fatto di avere questi obiettivi importanti significa che si andranno a fare anche delle recon sui percorsi?

Penso che un salto alla Sanremo si farà, anche se non è stata ancora fissata una data, perché il calendario è piuttosto fitto. Quindi potrebbe decidere di non andarci perché si sente a posto o si fa una puntata come l’anno scorso, quando partimmo parecchio da lontano e ci fermammo sul Poggio. Invece andrà a vedere la Roubaix, probabilmente alla fine del primo blocco di classiche al Nord, che spezzerà in due parti.

Esisterà un gruppo Ganna per la Sanremo?

Proprio per Ganna non penso. Il gruppo classiche della nostra squadra non è amplissimo, quindi i ragazzi che fanno le classiche, magari sapendo che Filippo ha due obiettivi importanti a Sanremo e Roubaix, correranno in suo appoggio.

Sanremo 2024, Ganna resiste alla selezione su Cipressa e Poggio, ma viene fermato da un problema meccanico
Sanremo 2024, Ganna resiste alla selezione su Cipressa e Poggio, ma viene fermato da un problema meccanico
In tutto questo le cronometro restano un motivo d’attenzione?

Sì, nel senso che al Tour comunque l’obiettivo della crono c’è. E’ anche vero che quest’anno con quel tipo di mondiale in Rwanda avremo un obiettivo in meno. Quindi ci saranno tante occasioni di vincere a cronometro, ma non ci sono in giro percorsi troppo congeniali a uno specialista come lui, come appunto il mondiale.

Non lo correrà?

Non è ancora stata presa una decisione, però vedo difficile che Filippo ne farà un appuntamento. Il percorso è duro, ci sono costi non indifferenti e mille aspetti da considerare. Quello di Zurigo non era un percorso proibitivo, ma certo non era velocissimo. Le crono invece saranno da specialisti al Giro, quelle sì.

Secondo te avere davanti sfide così diverse in cui dare tutto, non a crono e non in pista, è una motivazione per Ganna?

E’ molto motivato. La Sanremo non è una novità, perché sono due anni che arriva davanti. Due anni fa fece secondo e quest’anno se non ci fossero stati la foratura e il problema meccanico nella discesa, aveva comunque retto bene alla selezione sul Poggio. Era nel gruppo che si andava a giocare la vittoria. Alla Sanremo sa già quello che deve fare, penso abbia le idee molto più chiare. La Roubaix sarà più da scoprire. Due anni fa era nel gruppo dei migliori, ma subì un po’ la corsa. Quest’anno spera di essere davanti per giocarsela. 

Perché fare la Roubaix e non il Fiandre?

E’ stata fatta la scelta di puntare tutto su una. Visto il Filippo di oggi, si pensa che la Roubaix sia più adatta. E provare a farle entrambe poteva andare a scapito della Roubaix. Le gare che farà al Nord prima della Roubaix vanno definite: potrebbe esserci la Gand, ma è da vedere. Quel che si può dire è che prima della Roubaix, farà due o tre gare al Nord.

Dopo le Canarie tornerete in ritiro in Spagna col resto della squadra?

Esatto. Filippo passerà per qualche giorno da casa e poi raggiungerà i compagni a Denia. Andremo dal 22 gennaio e da lì si partirà direttamente per le prime gare. Cos’altro dire? Buon anno e speriamo che tutto vada come speriamo.