Malori: «La Jumbo-Visma ha corso in modo rivoluzionario»

29.07.2022
5 min
Salva

Quando squilla il telefono ed è Adriano Malori, si può stare certi che le considerazioni che ha in “canna” non sono banali. E infatti il discorso sulle tattiche di squadra che fa il parmense ha riscontri più che fondati.

E non c’è niente da fare, quando a parlare è il corridore, il corridore moderno, magicamente tutto appare più chiaro. Tutto ha un senso. Perché va detto: anche se Malori non corre più, resta un corridore dentro!

Negli anni d’oro la Sky metteva tutti in fila e specie nelle tappe di salita, imponeva ritmi infernali per bloccare gli attacchi
Negli anni d’oro, Sky metteva tutti in fila e specie nelle tappe di salita, imponeva ritmi infernali per bloccare gli attacchi

Nuove tattiche

Il tema riguarda le squadre, come detto. E a conti fatti si è assistito ad una corsa, il Tour de France, parecchio diversa dal solito. Con corridori importanti in fuga, più sparpaglìo e andamenti meno lineari.

«Per la prima volta – dice Malori – abbiamo visto una squadra dominare e comportarsi in maniera diversa rispetto a chi vinceva. Mi spiego.

«Venti anni fa c’era la Us Postal di Armstrong che tirava tutto il giorno, metteva tutti in fila e quando c’era la salita finale a 5-6 chilometri dall’arrivo l’americano se ne andava.

«Poi è venuta la Sky (oggi Ineos, ndr) che ha corso sulla falsariga della Us Postal. Metteva quella sfilza di gregari a tirare a 6-6.2 watt/chilo, finché non ne restavano pochissimi, due o tre corridori, e ad un chilometro e mezzo dalla fine scattava il leader. Questo è stato lo schema adottato per Wiggins, Froome, Thomas e se vogliamo anche per Bernal, solo che in quel Tour Egan ne ha fatto uno di attacco.

«La Jumbo-Visma invece ha corso in modo palesemente diverso, nonostante avesse più frecce al proprio arco, almeno inizialmente. Ne mandava sempre uno in fuga. E’ stato così con Van Aert, Laporte, Benoot, Van Hooydonck… persino Roglic sul Galibier. Hanno scelto di non far lavorare tutti gli uomini e io sposo questa tattica».

Laporte ha vinto a Cahors su via libera della sua squadra
Laporte ha vinto a Cahors su via libera della sua squadra

Gregario felice

E qui esce il corridore che è in Malori. Adriano è stato un leader e anche un gregario. Ha corso i grandi Giri con chi lottava per la generale e sa come funzionano le cose.

«Sposo questo modo di correre – spiega Malori – perché per i gregari è meno frustrante. Io gregario so che se servo, faccio il mio lavoro, altrimenti posso anche risparmiare un po’ e il giorno dopo posso andare in fuga. Magari posso anche giocarmi la tappa. E credetemi, questa cosa conta moltissimo.

«Io ho corso un Tour con Quintana e ricordo che eravamo tutti bloccati. Si doveva entrare in fuga solo se queste erano composte da più di venti corridori. A livello mentale è pesante. Tu magari quel giorno avresti avuto anche la gamba per fare qualcosa e invece dovevi restare fermo in gruppo».

«Non limitare un gregario è tanta roba. Pensiamo a Laporte. Dopo la sua vittoria ha dichiarato: “Oggi Van Aert mi ha detto che sarebbe stata la mia tappa”. Ebbene, pensate che cosa avrebbe potuto fare Laporte il giorno dopo. Se gli dicevano: “Prendi un cannone e spara sugli avversari”, lo avrebbe fatto!».

Sepp Kuss è stato l’unico della Jumbo a non muoversi in quanto doveva stare vicino a Vingegaard in salita
Sepp Kuss è stato l’unico della Jumbo a non muoversi in quanto doveva stare vicino a Vingegaard in salita

Si risparmia…

Non solo testa. Questa tattica riesce anche a far risparmiare qualcosa in termini di energia agli uomini del team, magari a rotazione. Anche se poi c’è l’eccezione Van Aert, ma quello è un altro conto, mica parliamo di un corridore qualsiasi.

«Loro – riprende Malori – i Jumbo, venivano da due Tour persi in malo modo e così hanno provato a fare diversamente. Mandando sempre un uomo in fuga anche nelle tappe di salita, erano certi di avere sempre qualcuno davanti. Magari quello in fuga tirava poco e poteva affrontare le salite con il suo passo anziché stare in gruppo e farle a tutta per non staccarsi. L’atleta si può gestire.

«Così facendo, se a fine tappa vedi che hai ancora l’uomo davanti e che il capitano ne ha uno vicino, ti puoi permettere di far staccare altri uomini del gruppo sulla salita finale e quindi di farli risparmiare. Pensiamo a Kuss. Dopo che se ne è andato via Roglic ha dovuto lavorare di più. E infatti nel giorno di Peyragudes non è stato super. Quello è stato il solo caso in cui Vingegaard non aveva davanti un uomo che lo aspettava».

La tappa del Galibier è stato forse l’emblema di questo modo di correre della Jumbo-Visma. Come Van Aert ad Hautacam in apertura
La tappa del Galibier è stato forse l’emblema di questo modo di correre della Jumbo-Visma. Come Van Aert ad Hautacam in apertura

Verissimo. Quel giorno il super lavoro di McNulty aveva isolato i Jumbo-Visma, guarda caso nell’unica volta che erano rimasti compatti. E infatti nella tappa successiva sono ritornati immediatamente sulla tattica dell’uomo in fuga.

Ma si rischia

Però questo modo più “garibaldino” di correre è anche più rischioso. E Malori infatti lo ammette. E’ più rischioso perché la corsa resta inevitabilmente più aperta. E’ più rischioso perché se il capitano resta solo e in difficoltà perde del tempo prima di ritrovare il suo compagno davanti. E poi servono i corridori per farlo. Corridori che devono stare bene.

Ma in questo caso la Jumbo proprio non aveva problemi, nonostante la perdita di alti portacolori del calibro di Roglic e Kruijswijk.

Peyragudes: nell’unico giorno in cui la Jumbo-Visma è rimasta compatta, Pogacar li ha battuti in volata
Peyragudes: nell’unico giorno in cui la Jumbo-Visma è rimasta compatta, Pogacar li ha battuti in volata

Lavoro mirato

Ma non è tutto. E pensando proprio a questo Tour e ai valori in campo delle squadre con la UAE Emirates incerottata e una Jumbo-Visma esplosiva, se i gialloneri si fossero messi a tirare tutti in fila in stile Sky avrebbero lavorato anche per lo stesso Pogacar.

«E qui – dice Malori – mi riallaccio in parte al discorso dei Tour persi. Con un Pogacar in agguato, la squadra olandese è stata costretta a rivoluzionare la sua tattica. Se tiri costantemente, Pogacar non lo metti in difficoltà. Anzi, con i suoi finali ti batteva in volata. Come succedeva con Roglic nel 2020».