Dal fango, all’oro sul parquet: il grande racconto di Milan

09.10.2021
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Come sia passare dalla peggior Roubaix degli ultimi vent’anni alla scorrevolezza estrema del velodromo è un mistero che Jonathan Milan dovrà spiegarci a tutti i costi. Perciò, approfittando del suo ritorno a casa e con il sottofondo delle campane, gli abbiamo chiesto di spiegarci come abbia fatto a vincere l’europeo dell’inseguimento individuale, con tempo di 4’04”, aggiungendo un’altra gemma alla stagione dell’oro olimpico. La prima volta che andammo per lui a Buja mancavano due giorni all’ultimo Natale, ma sembrano passati due anni.

«E’ stato un anno lungo – dice – e sinceramente non mi sento proprio al massimo. Mentalmente sono stanco, ma sapevo di poter fare bene agli europei e alla Roubaix. Lo volevo. Mi sono detto “Johnny, non mollare!”, ma onestamente non pensavo di spingere così. Non andavo in pista da un mese e mezzo, gli altri avevano fatto i lavori giusti».

Non ha concluso la Roubaix, ma ne è uscito con grandi motivazioni
Non ha concluso la Roubaix, ma ne è uscito con grandi motivazioni
E’ la condizione di Tokyo oppure stai risalendo ancora?

Dopo Tokyo sono riuscito a staccare un attimo, a prendere soprattutto riposo mentale. Poi mi sono dedicato soprattutto alla strada, lavorando sul fondo. Non sono mai più andato in pista e questo mi ha permesso di staccare da quel tipo di concentrazione. Il recupero lo abbiamo calcolato bene con Marco (Villa, ndr) per arrivare al 100 per cento per europei e mondiali e meglio di così non poteva venire.

Un mese e mezzo senza pista e oro nell’inseguimento…

Mi è servito il quartetto fatto prima, forse se avessi debuttato con l’inseguimento individuale non avrei trovato il passo. Il quartetto mi ha aiutato a sbloccarmi, a mettermi a confronto con gli altri. Nell’inseguimento individuale sei solo con te stesso, grazie al quartetto invece ho superato le mie paure. Quella di non essere in condizione, quindi di non essere all’altezza. Invece…

Invece?

Con il passare dei giri ho cominciato a sentire che spingevo bene, sempre meglio. Avevo il 64×15 e meglio di così davvero non poteva andare.

Il quartetto gli ha permesso di ritrovare il ritmo per l’inseguimento individuale
Il quartetto gli ha permesso di ritrovare il ritmo per l’inseguimento individuale
ll bello è che arrivavi dalla Roubaix…

Ho avuto un po’ di sfortuna, con un paio di cadute. Eppure mi è venuta la voglia di continuare a insistere, farne la corsa dei miei sogni. Non mi sono scoraggiato. Mi piace. Mi mette la cattiveria che altre corse non mi danno. Nella ricognizione dei giorni precedenti, ho pensato che fosse davvero fantastica. Per fare bene servono gambe e stile, lo stile di guidare la bici lasciandola correre.

Vittoria di Colbrelli, come al campionato italiano: magari gli porti fortuna?

Se è per questo c’ero anche al Benelux. E’ stato bellissimo. La sera siamo andati al ristorante, abbiamo brindato. Eravamo tutti contenti per Sonny. Si è fermato anche chi sarebbe dovuto ripartire, come Sieberg che a fine anno si ritirerà, per cui la Roubaix era l’ultima gara. Vederlo lì con noi è stato bellissimo.

E adesso si va ai mondiali?

La prossima settimana sarà come quella prima di Tokyo. Serviranno certezze da parte di tutti, per capire se saremo in grado di fare ancora bene. Dovremo affinare la gamba, che agli europei è un po’ mancata. Ma tra noi c’è grande fiducia, sono sicuro che daremo il 102 per cento, come abbiamo sempre fatto. Con armonia e con tranquillità. Lunedì andremo a Montichiari e ci resteremo fino a venerdì. Sabato avrei il volo per Roubaix.

Milan ha vinto gli europei di inseguimento individuale riprendendo il rivale in finale
Milan ha vinto gli europei di inseguimento individuale riprendendo il rivale in finale
Ci pensi mai andando in giro per le strade di casa che sei diventato campione olimpico?

La verità? Ogni tanto ci penso. E devo dire che ancora mi fa un po’ strano.

Jonathan Milan, 21 anni compiuti il primo ottobre. Due anni fa quasi non sapevano chi fosse, oggi è uno dei pilastri del nostro ciclismo. Cresciuto al Cycling Team Friuli e ora al Team Bahrain Victorious. Campione olimpico a Tokyo nell’inseguimento a squadre. Campione europeo di quello individuale riprendendo il rivale Gonov prima dei 3.500 metri. Il futuro è appena cominciato.

Colbrelli, un viaggio di 5 anni dalla Bardiani a Roubaix

06.10.2021
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Cinque anni di Colbrelli. Dal ragazzo di 27 anni arrivato nel WorldTour dopo ben cinque anni alla Bardiani, al campione che nell’ultimo anno è riuscito a conquistare la maglia tricolore, il campionato europeo e da ultima la Parigi-Roubaix. Che cosa ha capito Paolo Artuso, che con Sonny lavora sin dal suo arrivo nell’attuale Team Bahrain Victorious, del bresciano? E quali margini pensa che possa avere? Si riduce tutto al chilo e mezzo messo via negli ultimi mesi?

«In realtà è tutto un insieme – risponde da casa – non è che gli altri anni prima fosse grosso, ma certo ha limato quel chiletto. Abbiamo lavorato di più sui lavori di forza, distribuito diversamente i carichi. Quindi magari carichi molto più grossi, con periodi di recupero più lunghi. Così facendo siamo riusciti ad avere dei picchi elevati. A ciò si aggiunga che è maturato. Il fatto secondo me è che ci siamo abituati a vedere dei fenomeni, tipo Pogacar, Van der Poel e Van Aert stesso, che così giovani hanno raggiunto risultati eccezionali. In realtà loro sono dei fuoriclasse, mentre a tanti altri servono anni di lavoro di maturazione fisica e mentale. E Sonny ci sta arrivando proprio ora».

Un processo lungo, ma evidente?

Provate a guardare la foto di quando ha vinto la Tre Valli Varesine nell’ultimo anno alla Bardiani. E’ maturato tanto a livello muscolare, è molto più asciutto, ma non è più leggero. E’ più atleta, è più maturo.

Testa e corpo in che proporzioni?

Secondo me è un insieme di cose. Sono cinque anni che lavoriamo bene, sia dal punto di vista dell’allenamento, del calendario gare, dell’alimentazione, del recupero stesso. Siamo una squadra WorldTour, abbiamo una struttura che riesce a tirar fuori il meglio. In più si sta lavorando tanto sui materiali… La performance è un insieme di cose, a Sonny lo dico sempre. L’allenamento è la base, se non ti alleni non vai forte. Però per passare da forte a fortissimo, devi aggiungere la nutrizione, l’aerodinamica, il vestiario, la parte mentale… Tutte queste aggiunte sono importanti se alla base hai la voglia di lavorare. In questi cinque anni abbiamo perfezionato tutto l’insieme, che si basa su un fatto da cui non si può prescindere. E cioè che Sonny ha un motore veramente grande. 

Quanto conta la convinzione?

Dopo domenica, adesso c’è la consapevolezza che può vincere qualsiasi classica. Che può lottare per un Fiandre o la Sanremo. E’ maturato. Se prima era solamente un dirsi “secondo me ce la puoi fare, i numeri ci dicono che ce la puoi fare”, adesso abbiamo dimostrato che quello che pensavamo è fattibile.

La Roubaix gli ha dato la convinzione di poter vincere le grandi classiche
La Roubaix gli ha dato la convinzione di poter vincere le grandi classiche
Sonny è di quelli che scende dall’altura e va subito forte…

Non so come lavorino gli altri. Quando in altura ci andiamo noi, abbiamo sempre un un bel periodo di adattamento iniziale. Poi si lavora diversamente rispetto al periodo. A febbraio siamo più prudenti. E’ la prima altura dell’anno, arrivi dallo stacco invernale e dal ritiro di gennaio, meglio essere cauti. Ad aprile-maggio vai a per preparare il Tour e arrivi in montagna dopo uno stacco relativo, una settimana-dieci giorni di riposo. Quindi stai già bene e si può aumentare l’intensità. Poi c’è da valutare la singola esperienza.

Cioè?

Ci sono fisici che vanno subito forte, quelli che ci mettono un po’ di più e quelli che è meglio che in altura non vengano. Con Sonny lavoriamo tanto, ce lo siamo detti anche l’ultima volta. Per essere un corridore di 72-73 chili, fa tanta salita e poi ci mettiamo sempre la palestra. Non la molliamo mai, la facciamo il pomeriggio. La giornata è inquadrata bene. Risveglio muscolare al mattino, poi andiamo a colazione, quindi l’allenamento e il pomeriggio i massaggi oppure la palestra. Si lavora tanto. Quando poi scendi, non vai diretto in corsa. Bisogna recuperare il carico di lavoro in quei 5-6 giorni a casa. E quando arrivi in corsa, sei già prestante.

Al Benelux Tour ha ottenuto i “numeri” migliori, ma con margini minimi rispetto a oggi
Al Benelux Tour ha ottenuto i “numeri” migliori, ma con margini minimi rispetto a oggi
Perché tanta salita?

Quando andiamo al Teide abbiamo due punti fermi. Il primo è che ci alleniamo sempre in basso, quindi riusciamo a simulare e a mantenere velocità veramente elevate. E poi torniamo sempre su in bici. Per cui finiamo sempre la giornata con metri di dislivello fatti forte. 

Hai detto che lavorate in basso, perché?

Di solito li faccio lavorare forte fino a un massimo di 1.000 metri, mai sopra. A meno che non siano lavori veramente brevi. E tutta la salita che fai, per quanto fatta piano, sono stimoli di forza. Vai su sempre con una cadenza anche non elevatissima e quindi la forza che imprimi sui pedali c’è sempre. Senza accorgersene, si fanno sempre lavori di forza. In base alla cadenza, sono stimoli differenti. E lui salendo riesce a ottimizzare i lavori di forza che poi farà in palestra. 

Risale in cima sempre in bici?

In due settimane di Teide, sempre. Ho memoria che una volta sola non l’ho fatto salire, ma perché avevamo allungato sotto. Di solito preferisce tornare in bici, a meno che non abbia una giornata storta.

Il tanto lavoro in salita lo ha aiutato nel tenere testa a Evenepoel agli europei di Trento
Il tanto lavoro in salita lo ha aiutato nel tenere testa a Evenepoel agli europei di Trento
Il Colbrelli di Roubaix ha i numeri del Tour o è cresciuto ancora?

Ha avuto i test power migliori al Benelux, ma parliamo di differenze dell’1-2 per cento. Veramente dettagli minimi che possono essere imputati anche a una differenza di lettura della macchina, perché il potenziometro sulla bici non è sempre perfetto. Al Tour invece aveva fatto quelle due tappe forti in fuga e aveva fatto dei numeri, dei peak power sui 30, 40 e 60 minuti. Comunque nelle ultime corse era sullo stesso livello del Tour. Il vantaggio del Benelux è che arrivava da quattro settimane a Livigno e aveva mezzo chilo meno che al Tour. Quando sei in allenamento puoi anche permetterti di restringere a livello calorico, mentre in corsa devi mangiare. Se si inizia a calare in corsa c’è qualcosa che non va.

Che inverno pensi che farà?

Non andrei a cambiare il lavoro che ha fatto negli anni scorsi. Sicuramente deve recuperare, fare almeno una ventina di giorni di riposo e poi una ripresa graduale. Faremo sicuramente un ritiro a dicembre che però sarà più organizzativo. Poi uno a gennaio più importante, come ogni anno, dove si farà più volume possibile. Insomma, ci diciamo tutti che adesso è il momento di riposare. Ma se guardo l’agenda, mi accorgo che è quasi il momento di ricominciare.

Colbrelli non perdona. Piega Van der Poel e vince la Roubaix

03.10.2021
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Pioggia e fango hanno trasformato i corridori in statue di terra. I tre di testa entrano nel velodromo con maschere di fango e gli occhi riparati provvidenzialmente dai grossi occhiali. Colbrelli è guardingo, la tensione è alle stelle. E’ stato lui ad accelerare secco quando Van der Poel ha riagganciato Moscon, anche per capire quanta birra avesse l’olandese. Una volata in pista dopo 260 chilometri fatti a quel modo più che una lotteria è una guerra per la sopravvivenza e così si apprestano a viverla. Vermeersch che non sanno chi sia, ma nell’avvicinamento al velodromo ha provato ad attaccare.

Pochi minuti alla partenza: Colbrelli controlla la pressione delle gomme
Pochi minuti alla partenza: Colbrelli controlla la pressione delle gomme

Mondiale indigesto

Il mondiale gli era rimasto di traverso. Colbrelli era convinto di poter dire la sua, ma la caduta all’unisono di Trentin e Ballerini aveva fatto piombare sulle sue spalle tutto il peso della corsa. E in questa fase della stagione, se rispondi a uno scatto, non è detto che tu ne abbia per rispondere al secondo. Ma Sonny quando piove si diverte e chissà se stamattina, guardando il cielo e l’asfalto bagnato, ha pensato a un presagio felice. Sta di fatto che quando Van der Poel accelera e mette nel mirino Moscon, lui lo passa e prova l’allungo. Forse non si è reso conto che davanti il trentino prima ha bucato e poi è caduto.

«Gianni davanti è stato eroico – dice – è stato tanto da solo, ma noi dietro abbiamo fatto un buon lavoro. Da un certo punto in poi ho deciso di seguire soltanto Van der Poel. Il corridore della Lotto non lo conoscevo, però Mathieu è rientrato da dietro e per me lui è quello che fa solo numeri straordinari. Con lui ho lavorato bene e sono stato anche fortunato a non avere forature o guasti. Sono quasi caduto un paio di volte, ma ero molto concentrato nel rimanere in piedi. Poi ho dato tutto quello che mi restava per vincere».

Van Aert non ha il passo dei giorni migliori. Non si può essere sempre stellari…
Van Aert non ha il passo dei giorni migliori. Non si può essere sempre stellari…

La fede del fenomeno

Van der Poel non ha mai corso la Roubaix, ma per il suo modo di ragionare, sa andare forte sul pavé e sa danzare nel fango: vincerà lui. Ha conquistato il Fiandre. E’ campione del mondo di ciclocross. E se non fosse caduto per quello stupido errore, magari a quest’ora sarebbe anche campione olimpico di mountain bike. Quando apre il gas per staccare Van Aert e rientrare su Colbrelli e compagni di fuga, nella testa risuonano le parole della vigilia.

«Posso vincere la Roubaix? Penso di sì. Ai mondiali non sono arrivato lontano dai migliori e la forma non era al top. Il pavé l’altro giorno lo abbiamo visto asciutto, ma sarebbe bello se piovesse. Diventerà più pericoloso e scivoloso e si tratterebbe di restare in piedi, ma in corse come la Roubaix devi stare attento a tutto».

Chissà se quando Colbrelli si permette di mettergli la ruota davanti, l’olandese comincia a pensare di essersi cacciato in un brutto guaio. Forse no. I fenomeni non pensano mai di poter perdere. E quando questo succede, restano per terra a lungo chiedendosi come sia stato possibile.

Van der Poel stacca Van Aert (l’eterno duello!) e rientra sul Colbrelli, che non lo molla
Van der Poel stacca Van Aert (l’eterno duello!) e rientra sul COlbrelli, che non lo molla

Volata al limite

La pista per fortuna è asciutta. E quando i tre ci entrano, il boato che li investe li scuote dentro. Dopo chilometri e ore di poca gente sul ciglio e in certi tratti lo sferragliare delle catene più rumoroso dello sbattere dei denti, quell’effetto luna park produce scariche di adrenalina.

«Anche questa volta ho seguito Van der Poel – dice Colbrelli – ma di colpo la volata l’ha lanciata il corridore della Lotto (Vermeersch ha 22 anni ed è così sconosciuto, che anche il suo nome resterà misterioso fino al podio, ndr). Non si trattava più di essere veloci. Si trattava di riuscire a spingere forte. E io ero veramente al limite e alla fine ho conquistato questa leggenda. Ho fatto davvero un super sprint, poi mi è crollato il mondo addosso. Sono senza parole. Non posso credere di aver vinto la Roubaix. Voglio dedicarlo alla mia famiglia, a tutta la squadra e ai miei tifosi. Finora per me è stata una stagione fantastica».

Il mondo addosso

Sonny crolla. Forse vorrebbe fare il giro d’onore, forse la mente non sa venirne a capo. Così si ferma nel punto più lontano dai massaggiatori che iniziano a correre. Anche per i fotografi è una bella sfacchinata. Scende dalla bici e la solleva, la sua Reacto arancione. Poi si accascia sul prato e piange. Piange come a Trento, dove trovò ad abbracciarlo Davide Cassani. Questa volta è da solo e non ha pace. Succede così quando la vita pareggia i conti e tu stai lì attonito, a piangere più di quando ti ha colpito e ti ha lasciato senza fiato.

«E’ la mia stagione – dice – ma è stato ugualmente super difficile. Sono felice. Era la mia prima Roubaix e non posso ancora credere di averla vinta. Stamattina non riuscivo a pensare a una vittoria. Ho iniziato senza alcuna pressione, volevo solo divertirmi in una gara che ho sempre sognato. Mi sentivo bene e meglio chilometro dopo chilometro. Quindi ho voluto provare a cogliere la mia occasione, attaccando magari un po’ prima. Guardando le passate edizioni ho imparato che era un buon momento per provarci…».

Il terzo inno

La mitica pietra ora è fra le sue mani, mentre l’Inno di Mameli va avanti e il peso del più bel trofeo del ciclismo inizia a farsi decisamente insopportabile. E’ la terza volta quest’anno che quelle note suonano per lui, perché dopo Imola c’è stata Trento. E ora in quel velodromo in cui ancora si commuovono per Ballerini e inneggiano a Moser, il nome sulla bocca dei tifosi è quello di Sonny Colbrelli. Van der Poel accanto fatica a farsene una ragione. Ai fenomeni capita così. A lui e Van Aert il compito di una bella riflessione sull’opportunità di andare sempre al massimo, quando poi ti sfuggono (nel suo caso) il Fiandre, il mondiale e oggi la Roubaix. L’ha vinta Sonny Colbrelli. E intendiamoci, a noi va molto bene così.

Visconti e gli insoliti messaggi a Colbrelli. Storia di un’amicizia

16.09.2021
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«Non “muovo” la bici da tre giorni». «Meglio così, anzi spero che all’inizio della gara starai anche male». A lanciare l’allarme è Sonny Colbrelli a pochi giorni dal campionato europeo di Trento, che lo ha poi visto trionfare. A rispondere è Giovanni Visconti, uno dei veterani del gruppo, corridore (e uomo) tra i più sensibili. Uno scambio di messaggi così, che lo stesso siciliano ha poi pubblicato sui social, non poteva certo lasciarci indifferenti.

Perché questa risposta inaspettata? Che poi letta così sembra anche possa esserci maretta tra due, cosa invece diametralmente opposta.

Prima del via degli europei Colbrelli era piuttosto teso. Magari ripensava ai messaggi di Visconti!
Prima del via degli europei Colbrelli era piuttosto teso. Magari ripensava ai messaggi di Visconti!

La premonizione di Visconti

«Perché sarà una cavolata – dice Visconti – ma a me è quasi sempre andata così. Quando stavo male in partenza ho poi avuto delle giornate super. Quelle giornate in cui sei al massimo dal primo all’ultimo chilometro ti capiteranno una volta all’anno, ma neanche. E’ una questione di testa. Magari sei in forma, punti forte, ma a ridosso dell’evento può capitare che tu non abbia più grandi sensazioni. Questo perché sei fin troppo concentrato, sei lì a finirti di testa, sei super convinto. Aumenta la pressione. E fino a che non iniziano i primi chilometri di gara non scarichi il nervosismo».

«Sonny a tre giorni dalla gara non stava bene. Ma perché? Perché era il leader della nazionale, sapeva di essere in forma, sentiva la pressione e ha iniziato a domandarsi: sarò in grado? Gli sono serviti i chilometri iniziali della gara per cancellare tutte queste tensioni».

Visconti vince il Melinda 2009 (davanti a Garzelli) dopo essere stato ad un passo dal ritiro
Visconti vince il Melinda 2009 (davanti a Garzelli) dopo essere stato ad un passo dal ritiro

Dal piede a terra alla vittoria

Visconti più di altri è in grado di tirare fuori prestazioni eccellenti quando la sua testa gira bene e quindi conosce molto bene l’argomento. Lui stesso ammette di aver avuto moltissime esperienze simili a quella di Colbrelli.

«In particolare mi viene in mente un trofeo Melinda (era il 2009, ndr). Dopo 80 chilometri avevo messo piede a terra. No dico: piede a terra… Mi sono fermato urlando. Volevo ritirarmi. Per radio quasi litigai con Scinto. No, basta, continuavo a ripetere. Poi Luca mi ha convinto a ripartire e ho vinto.

«Al contrario, una di quelle giornate in cui sei super dall’inizio alla fine mi capitò nel campionato italiano di Conegliano. Quel giorno “giocavo” con gli avversari, potevo fare tutto quello che volevo. Avrei potuto fare un giro in più. Ecco, quella è stata una di quelle giornate che nella carriera di un corridore capitano due o tre volte».

«Per questo per me stare male a ridosso delle gare a cui puntavo era diventato quasi un rito. Quasi speravo di stare male perché sapevo che dopo 80-100 chilometri mi sarei sbloccato. Altre volte in cui invece mi sentivo bene all’inizio avevo poi paura di spegnermi nel finale e così è successo».

Nel 2011, quando Colbrelli era stagista alla Colnago Csf, ci fu una protesta al Giro di Padania
Nel 2011, quando Colbrelli era stagista alla Colnago Csf, ci fu una protesta al Giro di Padania

Quello schiaffo al Padania

Visconti poi ci parla del suo bel rapporto con Sonny Colbrelli. Un rapporto di amicizia vera. Ma nonostante ciò i due si sono sentiti solo per messaggi vocali via WhatsApp.

«So che dopo la sua vittoria a Trento gli sono arrivati migliaia di messaggi, quindi volevo lasciarlo tranquillo – riprende Visconti – Gli ho scritto solo a mezzanotte e lui mi ha risposto. Ma adesso non voglio disturbarlo troppo e lasciarlo tranquillo. Capisco questo momento che sta vivendo».

«Come nasce questa amicizia? Beh, la nostra conoscenza è tutta da ridere. Eravamo al Giro di Padania in quel giorno in cui ci fu quella protesta. Lui era stagista alla Colnago Csf. Si fece portavoce del gruppo nei confronti del pubblico a bordo strada. Ci andò parlare e per tutta risposta prese uno schiaffone dalla gente! Che ridere. Era un simpaticone, un “pacioccone”… Poi l’amicizia vera è nata dai tempi della Bahrain. Posso dirvi che quando vince lui sono davvero contento. E lo stesso vale per Ulissi».

Tanta umiltà, per Visconti è questo il segreto della crescita di Colbrelli
Tanta umiltà, per Visconti è questo il segreto della crescita di Colbrelli

Parola chiave umiltà

Visconti, nella sua ormai lunga carriera ne ha visti di corridori vincere, crescere e altri sparire. Quindi può dirci perché secondo lui Colbrelli è migliorato in questa misura.

«Credo che sia cresciuto così tanto per la sua umiltà – risponde secco il corridore della Bardiani Csf Faizané – guardate anche quello che è successo al Benelux Tour. Sonny stava per vincere la classifica generale, un suo compagno, Mohoric, lo ha attaccato, ma lui è rimasto a ruota composto. Poteva dare un cambio per chiudere, ma non lo ha fatto… Poi è andata bene, ma pur di non intralciare la squadra era rimasto al suo posto. E quella comincia ad essere una bella corsa, perderla potrebbe dare fastidio. E poi pensateci: lo avete mai visto litigare con qualcuno? Davvero, Sonny è rimasto un bambinone, nel senso buono, non è mai malizioso e questi successi se li merita tutti».

Anche quando le cose non hanno girato al meglio, come quest’anno, Visconti non ha mai mollato
Anche quando le cose non hanno girato al meglio, come quest’anno, Visconti non ha mai mollato

Tensione e cattiveria agonistica

Prima di chiudere, con Visconti ritorniamo sul discorso dello stare male prima di un grande evento. Anche perché per inviare dei messaggi come quelli rivolti a Colbrelli devi essere più che sicuro di ciò che scrivi e pensi. E gli chiediamo se secondo lui è un qualcosa che riguarda pochi corridori o invece è un qualcosa di più comune.

«Io credo – conclude Visconti – che valga per il ciclista in generale. Il corridore è lì che sta facendo una super preparazione, sempre a tutta, anche con la testa. Sente la pressione crescere, la tensione prende man mano il posto della cattiveria agonistica. E quasi si stacca dalla realtà. A quel punto per ritornare in sé stesso lo possono aiutare le prime ore di corsa. Lì i dubbi e le paure vengono cancellati e torna in gara».

Quasi 480 watt per seguire Remco. E ora rotta su Leuven

15.09.2021
4 min
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Ragionando sui mondiali di Leuven, racconta Paolo Artuso, avendo letto i dati sulla bici di Colbrelli, che nei 6 minuti di attacco selvaggio da parte di Evenepoel sulla salita di Povo agli europei, Sonny saliva a 470-480 watt.

«Era al limite – ammette il preparatore del Team Bahrain Victorious – anche se sono numeri che aveva già fatto al Tour. Aveva già fatto lo “sforzone” al terzultimo giro per rientrare nella scia dei francesi. Evenepoel ha impresso un cambio di intensità da metà salita, un’accelerazione lunghissima. Ma Sonny è rimasto con lui, è stato grande».

Sabatini nel mirino

Basta socchiudere gli occhi per rivedere la scena e provare ancora una volta il senso di esaltazione per la vittoria del campione italiano, mentre l’autostrada lo porta in Toscana dove oggi correrà il Giro di Toscana e domani la Coppa Sabatini. Nell’ammiraglia c’è già il casco un po’ tricolore e un po’ con i colori d’Europa, mentre alla bici stanno ancora pensando. Artuso pensa e racconta. E un po’ per curiosità e un po’ per scaramanzia, avendolo già fatto prima degli europei, gli chiediamo di spiegarci quale sarà ora il cammino di Colbrelli dall’europeo al mondiale.

«Nella settimana precedente Trento – sorride – abbiamo fatto poco, per recuperare il Benelux Tour. Quattro ore il giovedì, tre ore il venerdì. Le sensazioni non erano super, ma era normale visto l’affaticamento della corsa. I dati visti all’europeo sono stati gli stessi fatti al Benelux, la condizione era ancora ottima. Lunedì era stanco ed è stato bravo a non festeggiare. Perciò al Giro di Toscana correrà libero, senza alcun tipo di pressione. Mentre punteremo a qualcosa di più alla Coppa Sabatini. Poi ci saranno due giorni di recupero, quindi Memorial Pantani, Trofeo Matteotti e una fase di scarico come prima di Trento».

Rispetto all’europeo, a Leuven si correrà per 98,1 chilometri in più: cruciale l’alimentazione in gara
Rispetto all’europeo, a Leuven si correrà per 98,1 chilometri in più: cruciale l’alimentazione in gara
Lo schema sembra chiaro…

Non sappiamo quanto abbia effettivamente recuperato dopo gli europei, per questo non serve che al Giro di Toscana abbia addosso qualsiasi tipo di pressione. In ogni caso è un bene poter gestire l’avvicinamento al mondiale prevedendo delle corse, perché mettersi a progettare sedute di allenamento a fine stagione diventa pesante. In più gareggiando, si mette insieme la fatica giusta.

Al mondiale ci sarano due ore di corsa più che a Trento, Sonny sarà ugualmente forte?

Ci sarà sicuramente un diverso approccio tattico, dubito che ai mondiali partano a tutta come a Trento. Ma se ricordate anche il campionato italiano era lunghissimo e Sonny non ha avuto problemi di tenuta. Siamo al top, si tratta di rimanerci.

Che cosa farà la prossima settimana?

Molto dipende da come uscirà dal Matteotti, che correrà con la nazionale. Comunque direi che lunedì e martedì si farà recupero. Mercoledì si farà volume e giovedì prevedo una bella distanza con un po’ di lavoretti specifici.

Stando a quel che ha detto Cassani, giovedì saranno già a Leuven per provare il percorso.

Bisogna che giovedì si possa fare un bel lavoro, di 4-5 ore. Giovedì e non mercoledì oppure venerdì. Si guarderà il meteo, ma non vedo eccezioni.

Prima del via, anche a Leuven cercherà la giusta ispirazione
Prima del via, anche a Leuven cercherà la giusta ispirazione
Che tipo di… lavoretti dovrà fare?

Fuorigiri, un mix con salite di 10-15 minuti facendo lavori di forza e anaerobici, per tenere allenate quelle qualità. Come prima degli europei.

Il ginocchio sta bene?

E’ a posto, abbiamo fatto tanta terapia e credo che il prossimo inverno neanche servirà il piccolo intervento di cui si era parlato.

Il peso invece?

A posto anche quello, è bello concentrato. Bisognerà battere il ferro finché è caldo. Va forte dal Romandia ed è stato bravo a restare concentrato. Se avesse mollato quando non poteva allenarsi a Livigno, adesso saremmo a parlare d’altro. Ma Sonny è davvero un grande professionista, ha fatto tutto come andava fatto. Arriverà lassù veramente a posto.

Super Colbrelli, la chiave in quattro settimane ben fatte

06.09.2021
5 min
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Un Colbrelli così non si vedeva dagli under 23, quando bastava avere tanta forza fisica e alla fine stenderli allo sprint. Il corridore che ha vinto il campionato italiano su un percorso quasi da scalatori, che al Tour si è messo in luce nelle tappe di montagna e che al Benelux Tour ha dominato su cotés e muri è una delle novità di questa stagione. E’ più esplosivo. Tiene meglio in salita. Resta veloce. E’ più magro. Dire quale sia la chiave di volta dei risultati di queste settimane è forse complesso data la molteplicità dei fattori, così ci siamo rivolti a Paolo Artuso, preparatore del Team Bahrain Victorious, di rientro nel pomeriggio dalla Vuelta.

«Anche qua siamo andati bene – dice dalla Spagna – con Jack Haig che ha tenuto il podio, Mader che ha approfittato del calo di Bernal per prendere la maglia bianca e la classifica a squadre dopo quella di Giro e Tour. E poi al Benelux, avete visto tutti Mohoric e Colbrelli. A volte si lavora tanto e la sfortuna vanifica tutto. Quest’anno la iella continua, perché Landa anche alla Vuelta ha avuto le sue cose, ma gli altri sono stati bravissimi».

Il segno che qualcosa fosse cambiato si è visto ai campionati italiani, quando in salita ha risposto a Masnada e poi ha rilanciato
Il segno che qualcosa fosse cambiato si è visto in salita ai campionati italiani
Che cosa ha portato Colbrelli a un simile cambiamento?

E’ un insieme di fattori, fra lui che è maturato e sta bene in famiglia e il fatto che ci conosciamo ormai alla perfezione. Lavoriamo insieme da cinque anni, so bene cosa intende quando mi parla di mal di gambe o di altre sensazioni. E’ un rapporto che devi costruire, perché soprattutto all’inizio sei una figura imposta dalla squadra. Allora parli. Vai a pranzo insieme. Crei la fiducia. Poi tempo e lavoro fanno il resto.

Arrivare al Benelux non è stato semplice.

E’ uscito dal Tour con questa borsite, un accumulo di liquido nel ginocchio che gli dava davvero fastidio. Ha fatto una settimana in cui è andato in bici due volte. Poi ha ripreso piano, ma era sotto terapia e non ha potuto fare più di 2 ore al giorno. Quindi è andato a Livigno.

Quattro settimane in altura…

Di cui due settimane di semi-vacanza. Quando i medici ci hanno dato via libera, abbiamo cominciato con lo specifico. Una serie di doppiette, senza mai grossi volumi. Siamo stati sulle 25 ore a settimana. Poi è sceso da Livigno e abbiamo programmato sette giorni a casa prima del Benelux.

Così ha vinto sabato a Houffalize, conquistando la maglia di leader
Così ha vinto sabato a Houffalize, conquistando la maglia di leader
Perché il Benelux e non la Vuelta?

Lui era più per la Spagna, ma andare lassù era una grande occasione, visti quei percorsi.

Che cosa ha fatto nella settimana a casa, prima di partire?

Aveva fatto l’ultima distanza sabato 21 agosto, così il 22 di domenica gli ho dato il giorno di riposo. Senza bici. E’ bello riposare la domenica, si sta meglio in famiglia. Lunedì 23 ha ripreso, ma comunque sono state 2 ore a spasso a 170 watt medi. La caratteristica di Sonny, che ormai conosco bene, è che è un gran lavoratore con un grandissimo motore. E c’è voluto un po’ per fargli capire che il recupero vale quanto l’allenamento. Lui va meglio se lo tieni a freno.

Martedì 24 agosto?

Quattro ore, con 2 ore dietro motore e lavori fuori scia. Il giorno dopo, 25 agosto, 3 ore con una e mezza ancora dietro motore, ma in salita. E’ andato sui 230 watt, quindi vuol dire che ci ha dato dentro bene.

E siamo arrivati a giovedì 26 agosto.

Recupero, un’ora e mezza di bici. Mentre l’indomani ha fatto del lavoro collinare, ritmo gara in salita e recupero in discesa. Una sorta di fartlek, un allenamento che combina allenamenti di diversa durata e intensità.

La distribuzione delle borracce e dei rifornimenti sui percorsi è studiata nel dettaglio
La distribuzione delle borracce e dei rifornimenti sui percorsi è studiata nel dettaglio
Invece sabato 28 agosto?

Ha fatto tre ore con qualche volata e poi è partito per la corsa. Comunque parliamo di una settimana in cui ha fatto 70-130-100-100-90 chilometri, non un volume esagerato. Mentre negli ultimi giorni di Livigno faceva anche 170-180 chilometri su salite lunghe e lavori in pianura.

Quello che si nota è che sia anche parecchio dimagrito.

Ne parlavamo giusto stamattina, mentre era in aeroporto. Ci siamo detti di arrivare con questo peso e questa freschezza anche alle classiche del Nord il prossimo anno. Si ragiona di spostare l’altura più avanti, a ridosso della Tirreno. Sonny non è un atleta ordinario, lui scende dalla quota ed è subito performante. Negli anni scorsi, scendeva a fine febbraio, andava a fare l’apertura in Belgio e trovava gente più veloce. Nel 2022 proviamo a saltare quelle due gare e a puntare forte su Tirreno e Sanremo.

Il peso è a posto grazie al lavoro del nutrizionista?

Soprattutto grazie all’equilibrio che ha raggiunto. Con il nutrizionista si ragiona più sulle strategie alimentari in gara, intrecciate con la tattica di gara. Per ogni corsa, seguiamo una diversa strategia e così facendo ormai è impossibile sbagliare. La crisi di fame è praticamente impossibile, abbiamo uomini sul percorso ogni 20 minuti, che passano feed di ogni genere. Oggi vanno tanto più forte anche perché sono seguiti in modo quasi maniacale.

Ieri a Geraardsbergen triplo passaggio sul Muur e grande difesa. Decisivo il lavoro delle ultime settimane
Ieri a Geraardsbergen triplo passaggio sul Muur e grande difesa. Decisivo il lavoro delle ultime settimane
E cosa farà Sonny da qui agli europei?

Oggi si è svegliato presto, aveva il volo prestissimo, per cui ha dormito 5-6 ore. Dobbiamo lasciargli un paio di giorni per recuperare gli… sforzoni di sabato e domenica e anche il viaggio, ma credo che nel pomeriggio un giretto lo farà e domani sarà lo stesso. Invece tra mercoledì e giovedì c’è da fare qualche richiamo.

Di cosa?

Stimoli di forza e qualità anaerobiche, che con il passare del tempo vanno giù. Vediamo il meteo e decidiamo come distribuirle. L’unico errore di settimane come questa sarebbe esagerare. La distanza più lunga che farà sarà di 4 ore, 5 se vuole sentirsi a posto con la coscienza. Dovremo lavorare solo su stimoli di forza e anaerobico, del medio credo che a questo punto non abbia bisogno. Poi giovedì sarà con la nazionale…

Colbrelli, tappa e maglia al Benelux Tour: «Tutto in 20 giorni»

04.09.2021
4 min
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Stasera Sonny è stanco, si sente dalla voce. A Houffalize, la Liegi-Bastogne-Liegi entra nel vivo con la prima cote, la Cote de Roche. A Houffalize stavolta Colbrelli ha alzato le braccia al cielo, dopo una tappa di dieci strappi, senza neppure la necessità di battere in volata Masnada, che aveva reso almeno incerto il finale del campionato italiano. Quando i messaggi hanno cominciato a diventare tanti, allora la percezione dell’impresa del bresciano ha assunto la dimensione che meritava. Il Benelux Tour stava vivendo una giornata a suo modo storica, con la spallata di Sonny al leader Kung e soprattutto la conferma che il male al ginocchio e gli allenamenti di Livigno si stanno incanalando nella giusta direzione.

Mohoric si avvicina ad ampie falcate al mondiale in cui sarà leader della Slovenia. Benelux Tour da protagonista
Mohoric si avvicina ad ampie falcate al mondiale in cui sarà leader della Slovenia. Benelux Tour da protagonista

Partito con Hirschi, la statistica dice che Colbrelli si è ritrovato con lo svizzero e con Mohoric a 40 chilometri dalla fine e avendo appena 14 secondi di ritardo da Kung, si è presto ritrovato leader virtuale della corsa. A 25 chilometri dall’arrivo era solo con 5 secondi su Mohoric e Hirschi e 10” su Dumoulin e Campenaerts. Poi ha iniziato a collezionare muri e alla fine è arrivato con 42 secondi sul primo gruppo inseguitore e più di un minuto sugli altri.

Come va?

E’ andata bene

L’hai improvvisata, oppure era tutto programmato?

Avevamo in programma di attaccare, per vedere come stavano gli altri. Eravamo Mohoric ed io ed è andata bene a me.

Le gambe iniziano a girare, finalmente…

La condizione è ottima e diciamo che il lavoro a Livigno ripaga di tutto. E adesso ci saranno 20 giorni molto importanti.

Pensavi di essere già così pimpante al ritorno dall’altura?

Io quando lavoro bene e sono sereno, vado sempre forte quando torno dall’altura. Magari soffro un po’ il cambiamento, ma se lavoro bene e non mi finisco, sono sempre competitivo.

Una fuga a 25 chilometri dall’arrivo: meglio soli che male accompagnati…
Una fuga a 25 chilometri dall’arrivo: meglio soli che male accompagnati…
Ma una vittoria come questa non l’avresti mai sognata…

A parte i campionati italiani, che pure sono partito da lontano, qua ho fatto qualcosa di più.

Un assaggio di quel che potrebbe essere agli europei?

Ogni giorno è storia a sé. L’importante è fare bene e arrivare con la condizione giusta sia io che Matteo (Trentin, ndr) e gli altri che ci saranno.

Quando hai ripreso il telefono, quanti messaggi c’erano?

Tanti, tanti, tanti. Fa sempre piacere e poi ho quassù in Belgio ho grandi fans e tantissimi erano qua oggi.

Trentin dice che il mondiale gli si adatta più che all’europeo, tu?

Non saprei per quale sono più adatto. Quando stai bene, i percorsi contano fino a un certo punto, ti adatti. Sicuramente siamo forti per europei e mondiali.

Dopo l’argento di Tokyo, si è rivisto un grande Tom Dumoulin
Dopo l’argento di Tokyo, si è rivisto un grande Tom Dumoulin
Come va con Mohoric, oggi in fuga c’era anche lui…

Siamo amici, compagni di stanza. Non c’è nulla di negativo. E so già che Matej sarà un cliente scomodo agli europei e poi ai mondiali, sicuro.

Domani cosa si fa?

Domani si fa tre volte il Muur e gli strappi del pavé del Fiandre. Speriamo di recuperare il grande sforzo di oggi. Si parte per tenere la maglia, poi si vedrà (Colbrelli ora ha 51” sul compagno Mohoric e 53” su Campenaerts, ndr).

Stremato dopo l’impresa, al Benelux Tour per Colbrelli una vittoria attesa tanto a lungo
Stremato dopo l’impresa, al Benelux Tour per Colbrelli una vittoria attesa tanto a lungo
Quando torni a casa?

Dovrei ripartire domani sera. Ma facciamo gli scongiuri, perché se le cose dovessero andare bene, mi sa che lo perdo l’aereo.

Speriamo di rivederti lunedì, amico Sonny. Dopo tanto penare, questi risultati te li meriti e sono la giusta ricompensa per il tanto lavoro.

Merida alza il velo sulla Scultura Team 2022

01.09.2021
4 min
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L’abbiamo vista per la prima volta seminascosta nel ritiro di Livigno, dove Damiano Caruso stava preparando l’avventura olimpica, mentre contemporaneamente i suoi compagni la usavano per vincere corse in giro per l’Europa.  Per la nuova Scultura Team 2022, Merida ha deciso di fare le cose in grande.

Introdotto nel 2006, il modello è sempre stato sinonimo di leggerezza, affidabilità, comfort e reattività, diventando una delle biciclette più iconiche del WorldTour.

La linea non mente: la Scultura team 2022 è una bici allround, leggera ed aerodinamica
La linea non mente: la Scultura team 2022 è una bici allround, leggera ed aerodinamica

La quinta generazione della Scultura ha continuato la strada tracciata dai modelli precedenti, dal giorno che è stata consegnata al team Bahrain Victorious. E’ stata portata alla vittoria da Mark Padun in due tappe del Critérium du Dauphiné, da Dylan Teuns al Tour de France e ancora da Damiano Caruso alla Vuelta Espana.

Più leggera

La Scultura è sempre stata una bici dedita ad aiutare l’atleta quando la strada si impenna, con la sua predisposizione a ridurre la fatica. Il nuovo telaio, infatti, è più leggero del 4 per cento rispetto al precedente. 

Viene aumentato anche il comfort, sarà possibile, qualora l’atleta lo prediliga, montare pneumatici da 30 millimetri. Il reggisella è più esteso per fornire una seduta migliore e più duratura. Una bici più comoda vuol dire anche meno fatica

Aerodinamica

Il passo in più in casa Merida è lo studio e il netto miglioramento delle parti aerodinamiche. La riduzione della resistenza aerodinamica è migliorata di circa 10 watt rispetto al modello precedente, il peso di 6,8 chilogrammi, imposto dall’UCI, è stato facilmente raggiunto.

La prima cosa che si nota è la differenza nel disegno del carro posteriore, del tubo sterzo e nel profilo della forcella, geometrie più accattivanti, pronte a fendere l’aria come una sciabola.

Spariti tutti i cavi

Vi ricorderete la vecchia Scultura, con ancora qualche cavo in mostra? Bene dimenticatela. La nuova Merida Scultura ha il passaggio cavi totalmente integrato. Rimane la versatile e leggera “tuttofare” di casa ma con la possibilità di stupire ed essere ancor di più protagonista.

La nuova Scultura sarà visibile al Bike Festival di Rimini dal 10 al 12 settembre presso lo stand Merida Italy.

merida-bikes.com

E-bike e settimana light: due cosette da chiedere ad Artuso

13.08.2021
4 min
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Dopo l’intervista con Mohoric di qualche giorno fa, era rimasta addosso un po’ di curiosità legata a due aspetti. L’uso della e-bike e l’apparente leggerezza della settimana che ha portato lo sloveno dalla Clasica San Sebastian al Tour de Pologne. Così questa volta abbiamo bussato alla porta di Paolo Artuso, il suo allenatore, giusto per farci spiegare i due aspetti e continuare a seguire le corse con la… coscienza a posto. Ieri infatti Mohoric è arrivato secondo a Bukovina Resort, tappa regina del Polonia, battuto in volata dal leader Joao Almeida e davanti ad Andrea Vendrame.

Idea e-bike

«Il fatto di usare l’e-bike – sorride Artuso – è stata una sua idea, anche perché è l’unico ad averla a casa, però sarebbe una pratica esportabile anche ad altri. Gli capita di usarla per velocizzare l’azione in salita senza un grosso carico muscolare. Stiamo parlando di una mountain bike, perciò di solito sceglie salite sterrate pedalabili, niente di pericoloso. Non è la stessa cosa di fare dietro moto, però permette di far girare le gambe a una velocità che normalmente richiederebbe uno sforzo ben superiore».

Poi con un sorriso colpevole più per averlo pensato che per l’idea in sé, Artuso va oltre, chiedendo la clemenza dei meccanici e sapendo che probabilmente non se ne farà mai nulla.

«Seguendo il discorso – dice – sarebbe molto interessante avere delle e-bike anche nel giorno di riposo di un grande Giro. Per il tipo di sforzo. Ma sarebbe troppo complicato dal punto di vista logistico. Servirebbe quasi un mezzo solo per quello e penso proprio che i meccanici mi ucciderebbero…».

Mohoric brillante al Polonia dopo una settimana di allenamenti di mantenimento
Mohoric brillante al Polonia dopo una settimana di allenamenti di mantenimento

Sette giorni, 15 ore

Sul carico settimanale fra una corsa e l’altra invece, si capisce presto che ogni corridore è fatto a modo suo e che non tutti possono permettersi giorni così leggeri. E a questo punto anche l’uso della e-bike trova una collocazione ben precisa.

«Fra San Sebastian e il Polonia – ammette, offrendo riscontro alle parole di Mohoric – abbiamo fatto solo 15 ore di allenamento, davvero poco. Un po’ perché Matej era obiettivamente stanco. Ha fatto un carico di lavoro notevole d’inverno. Poi ha preparato il Giro, è caduto, è stato fermo ed è dovuto ripartire da zero. Ha fatto il Tour ed è andato forte, mettendosi in luce in tappe anche piuttosto dure (due le ha vinte, ndr). Ha mollato un po’ nel periodo delle Olimpiadi ed è dovuto ripartire un’altra volta. Ognuno ha la sua gestione, ma lui quando molla ha l’intelligenza di non prendere peso, cosa che altri faticano a fare».

Sistema in crisi

E così, anche davanti alle temperature elevate di questa parte di estate, le settimane fra una corsa e l’altra servono soprattutto per i richiami necessari.

«Dopo che hai fatto il Tour – dice Artuso – la resistenza non è più un problema, mentre si deve lavorare per mantenere l’anaerobico e la potenza. Quello che fa Mohoric è inserire nelle uscite degli strappi di cinque minuti da far forte, monitorati in modo preciso, impostando watt e durata. Lavori di forza con variazioni di cadenza, non le solite Sfr, che semmai si fanno d’inverno a 40 rpm. Adesso ad esempio le fa alla soglia a 60 rpm. Il metodo di lavoro seguito con lui già dall’inverno è diverso da quello che avevamo seguito nei due anni precedenti. Il sistema è mettere in crisi il sistema. Perciò abbiamo eliminato la palestra per cambiare lo stimolo e sono cose che puoi fare se conosci bene l’atleta lavorandoci da tanto. Se segui sempre gli stessi schemi, lo stimolo diventa progressivamente meno allenante».

Stimoli soggettivi

Ragionamenti di esperienza, che hanno alla base nozioni di fisiologia e fanno pensare – lo ammettiamo sorridendo e Artuso annuisce –  alla rotazione delle colture nei campi. Affinché il terreno sia sempre fertile, occorre non pretendere sempre gli stessi nutrienti, ma variare lo stimolo affinché rimanga ricco sia pure con modalità differenti.

«Però servono fisici capaci di rispondere bene – prosegue – e anche atleti cui si richiede brillantezza. Se si tratta di preparare un corridore che dovrà soltanto tirare, si privilegerà il lavoro sul medio. Matej non è un corridore esplosivo, ma se ti prende dieci metri, fai fatica ad andare a tornargli sotto. Però bisogna metterlo nelle condizioni di prendere quel vantaggio».

Vuelta per Landa

Per l’ultima annotazione ci spostiamo da Mohoric a Landa, incuriositi di sapere che cosa potrà fare il basco alla Vuelta, che inizia fra due giorni, avendo dalla sua tutta la squadra, compreso Caruso, uscito dal Giro e dalle Olimpiadi.

«Saremo tutti per lui – conferma Artuso, che seguirà la corsa spagnola dopo il primo riposo – e a Burgos si è visto che sta già bene (Landa ha vinto la corsa davanti a Fabio Aru, prendendo la maglia l’ultimo giorno, ndr). Non doveva andarci, ma a casa sua era troppo caldo per lavorare bene e abbiamo cambiato il programma. Alla Vuelta farà il suo. E chissà che non sia il modo per rifarsi dopo la sfortuna del Giro».