Fetter e Dina: una maglia per due. Zanatta fa il punto

29.04.2022
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Erik Fetter e Marton Dina, due ungheresi, due ragazzi della Eolo-Kometa e un Giro d’Italia che guarda caso parte proprio dalla loro patria, da Budapest. I due corridori faranno del tutto per esserci, ma a quanto pare ne vedremo uno solo.

Noi però più che capire chi prenderà il via alla corsa rosa, vogliamo conoscerli meglio. E Stefano Zanatta (in apertura affianco a Dina), direttore sportivo della Eolo-Kometa che lavora a stretto contatto con loro è l’interlocutore migliore.

Marton Dina (classe 1996) in azione in salita al Tour of the Alps
Marton Dina (classe 1996) in azione in salita al Tour of the Alps

Dina lottatore

«Marton Dina – spiega il diesse – un po’ “più vecchio” tra i due. Lui ha 26 anni. E’ un bravo ragazzo e un buon corridore. Una sua caratteristica è quella di saper entrare nelle fughe. E’ un coriaceo, ha un carattere tosto. Già l’anno scorso ha preso parte al Giro: ha attaccato, si è mosso bene il che va bene per un team come il nostro.

«Per adesso Marton non è ancora al top. Anche lui non ha avuto un inverno proprio facile, ma lo abbiamo portato al Tour of the Alps perché potesse crescere di condizione.

«Tra i due, senza dubbio Dina è il più scalatore. Non è un grimpeur puro, va bene su scalate non lunghissime, non è insomma da arrivo puro in salita. E non è neanche velocissimo, ma come detto è un lottatore e si adatta a molti percorsi».

«E poi l’ho detto, è uno tosto. Alla Coppi e Bartali l’anno scorso ha preso la maglia dei Gpm al primo giorno. Nella seconda tappa per cercare di difendere la maglia voleva entrare in fuga, ma nel momento in cui è partita ha forato. Cambiata la ruota e ripartito e ha inseguito da solo per 25 chilometri. A fine tappa era riuscito a mantenere la maglia, ma in due giorni aveva consumato tutta la benzina per la corsa!».

Erik Fetter, alto 190 centimetri, è un ottimo passista
Erik Fetter, alto 190 centimetri, è un ottimo passista

Fetter talento

E poi Erik Fetter. Anche se più giovane, è classe 2000, è quasi più conosciuto del suo connazionale. Se non altro per le buone prestazioni fatte da dilettante e tra gli U23 come il quarto posto ottenuto lo scorso anno agli europei di Trento.

«Fetter – riprende Zanatta – è certamente più talentuoso. Ha già vinto una gara, una tappa al Tour du Limousin, lo scorso anno, ha disputato un ottimo mondiale under 23 a Leuven e anche quest’anno ha fatto con noi un paio di gare buone, alla Coppi e Bartali e al Gp di Larciano. Al Giro lo porteremo.

«Erik è un corridore più completo rispetto a Marton, è anche campione nazionale a crono. E’ meno scalatore, ma è più potente e veloce. Lo scorso anno ha vinto la tappa al Limousin con un attacco a 1,5 chilometri dall’arrivo e non lo hanno più ripreso.

«Oppure, lo scorso anno lo abbiamo portato alla Strade Bianche. Aveva 19 anni. Ha fatto tutta la corsa davanti fino a una quarantina di chilometri dall’arrivo. Poi si è staccato. Io e Ivan Basso lo abbiamo scortato con l’ammiraglia fino all’arrivo. Ai 2 chilometri, prima di entrare dentro Siena ha avuto i crampi. Ma forte. Si è fermato e steso a terra come i calciatori. Lo abbiamo aiutato, ma è voluto andare a tutti i costi all’arrivo.

«Per dire anche delle qualità morali di questo atleta. Oltre al fatto che a 19 anni è riuscito a finire una corsa dura e di alto livello come la Strade Bianche. Che caparbietà. Hanno entrambi delle qualità che devono emergere e noi ci stiamo lavorando».

Marton Dina seguito a ruota da Erik Fetter: per Zanatta i due ungheresi sono due veri lottatori
Marton Dina seguito a ruota da Erik Fetter: per Zanatta i due ungheresi sono due veri lottatori

Ungheria alla ribalta

E la Eolo-Kometa è forse l’ambiente ideale per crescere. Le pressioni sono il giusto, a ruota tutti hanno i loro spazi e direttori sportivi come Zanatta o Biagio Conte con i giovani sanno il fatto loro.

«Sono due ragazzi – dice Zanatta – che si danno da fare, sono generosi, ma certo non hanno ancora un’elevata cultura ciclistica, nel loro Paese ancora non c’è. Adesso sono loro gli idoli ciclistici in Ungheria. Sono un esempio per tanti altri giovani, sono ben considerati e loro stessi vogliono crescere e far crescere il ciclismo nel loro Paese».

E questa cosa del seguito del ciclismo in Ungheria la scrivemmo anche in merito ad Attila Valter. Nello stato magiaro c’è voglia di ciclismo, c’è curiosità e fermento. Quando Zanatta afferma che sono degli idoli nel loro Paese non ha torto. Per Valter sembra ci saranno 10 milioni di persone lungo le strade del Giro nell’arco dei tre giorni. Dopo la maglia rosa dell’anno scorso la sua popolarità è esplosa in patria.

Fetter e Dina sono nel gruppo Kometa da tempo. Si tratta infatti di uno sponsor ungherese.

«Sono con noi – spiega Zanatta – da tre anni. Facevano già parte della Fundacion Contador e l’anno scorso sono passati con i pro’. Erano già seguiti in Spagna da Barredo. Ascoltano molto i suoi consigli e si sono adattati bene a questa vita. Posto poi che la Fundacion li ha sempre seguiti passo passo.

«Kometa è un gruppo ungherese. Alberto e Fran Contador e anche Ivan per aiutare quei ragazzi hanno pescato in quel vivaio. C’era anche Valter, poi lui è andato alla Groupama-Fdj. Noi abbiamo loro che sono bravi e hanno voglia. Fetter resterà con noi anche il prossimo anno, mentre per Dina stiamo ancora vedendo come andranno le cose».

Con Spada e Basso nel backstage della Eolo-Kometa

31.03.2022
7 min
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Casa Eolo, pioggerellina sottile mentre il team prepara la prossima trasferta. Eravamo già stati qui prima della sua inaugurazione. Nella sala riunioni che porta il nome del Cuvignone, allo stesso tavolo troviamo Luca Spada e Ivan Basso, il main sponsor e il team manager della Eolo-Kometa. Tempo di progetti piuttosto che di bilanci, ma capire i ragionamenti dietro la squadra ti permette anche di leggerne le scelte sportive.

Spada si è calato nel ciclismo con l’intensità di un tornado, supportando la società che appartiene a Basso e ai fratelli Contador. E quando gli chiedi coma vada il giocattolino, il cambio di ironia nello sguardo fa capire che l’impegno sia davvero massimale e la posta in palio molto alta.

Per il Giro d’Italia, oltre al bus e al camion officina, la Eolo-Kometa avrà anche un truck cucina
Per il Giro d’Italia, oltre al bus e al camion officina, la Eolo-Kometa avràanche un truck cucina

«Un giocattolino bello costoso – ride – ma sono molto contento. La squadra è nata a novembre 2020, quando il mercato era già fatto, per cui Ivan ha fatto un miracolo a trovare i corridori ancora sul mercato e scommettere su ragazzi come Fortunato e Albanese che si sono rivelati due ottime intuizioni. Ma il vero nocciolo è il team di uomini che ha costruito attorno ai corridori e di cui ho capito la vera importanza. Otto-dieci persone che ci sono qualunque cosa accada e sono in grado di gestirla. I corridori vanno e vengono, il nocciolo resta e si fortifica. Io ci metto l’occhio esterno, che è sempre utile. Non capita anche a voi di essere affogati dal quotidiano e che venga qualcuno a farvi notare una cosa che non avevate proprio visto e può semplificarvi la vita?».

Si è fatto un’idea di come il ciclismo serva alla sua azienda?

Dopo un anno, i risultati di visibilità del brand sono molto interessanti. Abbiamo fatto svolgere uno studio approfondito mediante l’uso di specifiche parole chiave su come la gente percepisca il marchio e in quale ambito. Per intenderci, negli ultimi tre anni si parlava di Eolo in merito a connessioni internet. Dallo scorso anno, il secondo motivo per cui se ne parla è proprio il ciclismo. Se avessimo continuato con una comunicazione tradizionale, saremmo rimasti sempre legati allo stesso pubblico. Entrare nello sport ci ha permesso di ampliare il bacino.

Da luglio scorso, il 75 per cento del capitale è passato a un fondo svizzero. Le cose per la squadra cambieranno?

Neanche un po’, il Fondo è molto convinto della sponsorizzazione, tanto che il sondaggio di cui abbiamo appena parlato è stato commissionato proprio da loro. Io sono appassionato e posso fare anche valutazioni di un certo tipo, loro hanno voluto vedere i numeri e i numeri li hanno convinti. E’ un anno difficile per le telecomunicazioni. I costi dell’energia sono esplosi. Pensate che ogni ripetitore Eolo ha il suo contratto con Enel e la spesa per la corrente è aumentata di 6 milioni di euro. Gli stessi router sono più costosi per la mancanza di materie prime e contemporaneamente il costo della connettività in Italia è fra i più bassi in Europa: 20 euro al mese e l’impossibilità di aumentare. Durante il lockdown i consumi sono aumentati. Fra gli operatori c’è una tensione continua, ma nessuno vuole essere il primo ad aumentare le tariffe.

Andare in fuga da lontano è uno dei tre modi per guadagnare visibilità: qui Rivi a Sanremo
Andare in fuga da lontano è uno dei tre modi per guadagnare visibilità: qui Rivi a Sanremo
Il ciclismo in che modo si inserisce?

Bisogna crederci, crescere e avere un team che funzioni e trasmetta valori positivi. Se ti limiti alla soglia di investimento, resti confuso fra i rumori di fondo. Se svetti, la gente ti nota. Sponsorizzando le corse RCS e coinvolgendo i partner in altre attività con la squadra abbiamo ottenuto questa visibilità. Al Giro saremo nella carovana con un mezzo super figo e avremo stand in tutte le tappe. Come il logo sulla maglia. Se è unico e grande, tutti lo notano. Ma chi vede i tanti marchietti confusi nelle grafiche delle altre?

Le piace ancora stare fra i corridori?

Appena posso, scappo e vado da loro. Sarò molto presente al Giro, con la predilezione per le tappe di montagna, che mi piacciono di più. Nelle volate non riesco a trovare lo stesso entusiasmo. Quest’anno ci hanno contattato tanti corridori, ma abbiamo continuato a puntare sui giovani per i quali Ivan è una sorta di psicologo. Investire su di loro permette certamente di contenere i costi, con la speranza però che crescano. Per tenere quelli buoni abbiamo dovuto spendere 800 mila euro di stipendi in più. Sono contentissimo ad esempio di Diego Rosa.

Non lo conosceva?

No. E quando è arrivato sul pullman dopo quei 5 minuti di gloria nella tappa di Carpegna alla Tirreno, era davvero contento. Mi piace aspettarli agli arrivi, vedi la loro essenza più vera. Ora bisogna che quegli attacchi diventino più frequenti…

Al Giro niente prove

Basso solleva lo sguardo. L’assist di Spada è l’occasione migliore per agganciarsi al discorso e spiegare la filosofia del lavoro con i corridori: i nuovi e i più esperti.

«Abbiamo preso corridori – dice – che si erano disamorati del ciclismo e si erano disabituati a vincere. Gavazzi stesso voleva smettere, invece è ancora lì che lotta. Tante volte sei in gruppo e vai avanti portato dalla corrente. Bisogna risvegliarli, stimolarli partendo da traguardi parziali. Il giorno di Carpegna offre una foto chiara. C’era davanti Rosa che ha anticipato e dietro Fortunato, di cui abbiamo già parlato, che ha provato a correre con i big e non è scattato per paura che poi lo staccassero. Va bene per una volta, alla prossima gli diremo noi di scattare e dovrà farlo.

«Ci sono tre modi per ottenere risultati. Correre per farci vedere, andando in fuga da lontano. Anticipare nei finali, provando a vincere. Correre con i migliori, che è garanzia di randellate nei denti. Ora andremo per 23 giorni in altura, poi ci saranno due corse a tappe per fare qualche prova e poi tireremo fuori gli otto per il Giro. Lì non ci sarà più tempo di fare prove, si corre come dice la squadra. In questo Zanatta ha un controllo totale, è disarmante. Avevo dubbi su due corridori e come correvano, lui mi ha insegnato la pazienza. Alberto (Contador, ndr) è peggio di me. Lui proprio non concepisce che si possa correre nel secondo gruppo (ride, ndr)».

Basso è spesso accanto a Zanatta, che è la colonna portante nella gestione degli atleti
Basso è spesso accanto a Zanatta, che è la colonna portante nella gestione degli atleti

Sponsor italiani cercasi

Spada annuisce e in qualche modo si compiace di questa voglia di emergere, che diventa il biglietto da visita di una squadra appetibile che ha fatto anche dell’immagine il suo cavallo di battaglia.

«Sono contento – dice – che siano arrivati due sponsor come Burger King e Visit Malta, che ci permetteranno di andare al Giro con il nostro camion cucina, convinti come siamo che la corretta nutrizione valga quanto l’allenamento. Il guaio è che è davvero difficile trovare sponsor italiani. Abbiamo mobilitato fior di professionisti e messo in campo importanti conoscenze personali. Ma da un lato c’è ancora paura del doping, anche se gli spieghi tutto il sistema dei controlli. Dall’altro inseguono tutti il calcio…».

La Tre Valli Varesine 2021 è partita dagli stabilimenti Eolo. Qui Spada intervistato da Alessandro Brambilla
La Tre Valli Varesine 2021 è partita dagli stabilimenti Eolo. Qui Spada intervistato da Alessandro Brambilla
Le stesse parole sentite dire da Cassani.

Ne ho parlato tanto con lui e condivido la sua visione. Bisogna allargare la base delle aziende che investono. Se sono sempre le solite 50, difficilmente si andrà oltre le tre professional di adesso. Se fossero 500, allora sarebbe tutto diverso.

Non è per caso, ma risale alla precisa volontà di Basso che i marchi sulla maglia azzurra della squadra varesina siano di aziende prima estranee al ciclismo. Sul tavolo si rincorrono progetti e ragionamenti. Potremmo andare avanti a oltranza, ma il lavoro chiama. Fuori piove ancora. Il Trofeo Senza Fine del Giro 2020 di Basso è attualmente in viaggio verso l’Ungheria per un’esposizione in casa Kometa alla vigilia della partenza del Giro. Nell’ufficio accanto si fanno programmi di viaggio. Il tempo per qualche saluto e si fa rotta su Milano. La Tesla di Spada si infila silenziosa nella pioggerella di marzo e soffiando sparisce.

Fancellu, il buio alle spalle. Finalmente adesso si corre

15.03.2022
4 min
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Il suo credito nei confronti della sfortuna ha maturato ormai interessi incalcolabili. Quantomeno in relazione allo stretto periodo nel quale si è sviluppato. Alessandro Fancellu (in apertura in azione al Gran Camino) da aprile 2021 ad oggi ha corso pochissimo.

Nella passata stagione lo hanno condizionato problemi fisici in primavera e un incidente a settembre. Quest’anno, quando tutto sembrava essere tornato sotto controllo, ecco che arrivano due positività al Covid a cavallo del suo esordio in Spagna. Circostanze che minano le certezze di atleti fatti e finiti, figuriamoci di un ragazzo di 21 anni. Eppure lo scalatore della Eolo-Kometa ha carattere ed è già pronto a ripartire con rinnovato ottimismo.

Rintracciamo Fancellu mentre rientra da un servizio fotografico fatto nell’azienda di uno sponsor della sua formazione. Dalla voce capiamo subito che la voglia di correre, anzi di fare fatica, è tanta. E che il suo prossimo calendario agonistico è particolarmente stimolante.

Alessandro Fancellu impegnato nella crono della 4ª tappa del Gran Camino, in Spagna, suo esordio stagionale
Alessandro Fancellu impegnato nella crono della 4ª tappa del Gran Camino, in Spagna, suo esordio stagionale
Alessandro, come stai innanzitutto?

Va meglio ora, ho ripreso ad allenarmi già da un po’. Non è stato semplice però. La prima positività al Covid l’ho avuta alla vigilia del mio debutto al Tour of Antalya (10-13 febbraio, dove nel 2020 ha ottenuto un terzo posto nella generale a 4” dal vincitore, ndr). Non ho avuto alcun sintomo, solo un po’ di stanchezza. Poi, quando mi sono negativizzato, ho potuto correre in Galizia il Gran Camino (24-27 febbraio, ndr) ma al rientro ho ripreso il Covid. Stavolta mi ha debilitato molto di più e ci ho messo più tempo a riprendermi.

Dal punto di vista morale invece hai avuto contraccolpi?

Un po’ sì, forse è ciò che ho patito maggiormente. Pensate. Erano dieci mesi che non correvo, mi ero allenato bene, avevo una voglia incredibile e poi ti capita così. Mi ha buttato giù però per mia fortuna la squadra mi ha aiutato tanto. Stefano Zanatta (il diesse, ndr) mi ha tirato su di morale, ci sentivamo ogni giorno. Ed anche Basso e Contador mi hanno chiamato per confortarmi.

A questo punto sei pronto per ripartire. Il tuo calendario quale sarà?

Corro domani la Milano-Torino. Poi a Firenze la Per Sempre Alfredo e a Larciano il Gp Industria (rispettivamente 20 e 27 marzo, ndr). Infine dovrei fare il Giro di Sicilia (12-15 aprile, ndr) e Tour of the Alps (18-22 aprile, ndr). In queste gare potrei giocarmi una convocazione per il Giro d’Italia, ma è ovviamente presto per dirlo. Per la seconda parte di stagione invece vedremo più avanti i miei programmi. Ora sono concentrato alle imminenti corse.

Fancellu sotto sforzo alla Settimana Coppi e Bartali dell’anno scorso. Anche in questo inizio di 2022 sa che dovrà fare fatica
Fancellu sotto sforzo alla Settimana Coppi e Bartali del 2021
E’ come se ricominciassi da zero la preparazione…

Più o meno sì. Avevo fatto fatica nella gara spagnola per prendere il giusto ritmo. Adesso so che mi toccherà la stessa sofferenza (dice ridendo, ndr). Però ripartire da una gara importante come la Milano-Torino ti dà la scossa vedendo gli iscritti. Gare così danno grandi motivazioni.

Con la Eolo-Kometa purtroppo hai corso poco. Come ti trovi?

Benissimo. Credo sia la dimensione per me. E’ la formazione giusta per crescere. In questi anni si è fatta conoscere e ha dimostrato di sapere correre bene, oltre che vincere belle corse. Anche alla Tirreno-Adriatico i miei compagni si sono fatti vedere in tutte le tappe e sono stati protagonisti (Davide Bais ha vestito per due giorni la maglia verde, ndr). Naturalmente grazie a questi risultati, tutti siamo più contenti e si rende meglio sia in allenamento che in gara.

Dove potremo vedere il miglior Fancellu? Che obiettivi hai?

Spero di potermi mettere in mostra presto perché significherebbe che sono tornato in condizione. Per fortuna siamo a marzo, c’è tutto il tempo per correre, anche se è presto per dire che risultati potrei fare e dove. Il mio principale obiettivo di questa stagione è ritrovare le sensazioni migliori dopo un ultimo anno molto difficile. Sento di essere sulla strada giusta.

Zanatta: «Ravasi deve trovare la sua dimensione»

31.01.2022
5 min
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«Perché Edward Ravasi è un talento e va tutelato fino alla fine». Così ci eravamo lasciati nell’ultimo articolo con il ragazzo di Besnate, in provincia di Varese, dopo un Giro d’Italia non esaltante. Ma come stanno andando effettivamente le cose per il classe 1994? Ne parliamo con il suo direttore sportivo, Stefano Zanatta.

Passato professionista con le stigmate del campione, Ravasi ha avuto qualche difficoltà nell’adattarsi al professionismo. L’esperienza nel WorldTour e l’approdo alla Eolo-Kometa. E attese… disattese. Tuttavia dall’estate qualcosa sembra essere cambiato… In positivo.

Stefano Zanatta è uno dei direttori sportivi della Eolo-Kometa dalla scorsa stagione (foto Maurizio Borserini)
Zanatta è uno dei diesse della Eolo-Kometa dalla scorsa stagione (foto Maurizio Borserini)
Stefano, dicevamo di Ravasi: un talento da tutelare…

Sicuramente “Eddy” ha pagato lo scotto del passaggio. E’ approdato subito in un team importante (UAE Team Emirates, ndr), con grandi capitani e un certo modo di correre. Si è ritrovato in un mondo in cui è rimasto spaesato, di conseguenza ha perso fiducia in se stesso e in più ha fatto qualche errore, come esagerare nell’essere meticoloso.

Come arrivare troppo magro al Giro…

Lo scorso anno è arrivato da noi con quella voglia di riscatto come se fosse l’ultimo anno da under 23. Invece non è così. Doveva capire in che team era capitato. Lui era abituato al WorldTour, dove c’erano altri obiettivi, altri metodi di lavoro. Ma passare da una squadra all’altra non è come accendere o spegnere l’interruttore.

Come avete lavorato con lui?

Abbiamo cercato di recuperarlo nel fisico e nella testa soprattutto. Un lavoro fatto specialmente nella seconda parte dell’anno. Di certo Eddy era il più deluso di tutti del suo rendimento. Tuttavia verso fine stagione ha mostrato una grande voglia di fare, di rimettersi in gioco che poi è quello che gli avevamo chiesto anche noi.

E cosa gli avevate chiesto di preciso?

Di lavorare con più tranquillità, di andare alle corse senza aspettative enormi. Gi avevamo chiesto di far bene su qualche salita. E lo ha fatto. Adesso è molto più sereno.

Quando avete deciso di riconfermarlo?

In base agli investimenti fatti e ai conseguenti conti, qualche dubbio se confermarlo o meno c’è stato, ma come ho già detto vista l’ultima parte di stagione c’è sembrato che Edward sia entrato nella mentalità della squadra. Posto che il valore del ragazzo c’è: come avete detto voi stessi infatti quello che ha fatto da dilettante, non lo ha fatto per caso. Deve solo capire bene qual è il suo posto nel gruppo.

Ravasi ha ottime doti da scalatore. Per Zanatta dovrà puntare su quelle
Ravasi ha ottime doti da scalatore. Per Zanatta dovrà puntare su quelle
E dov’è?

Beh, in salita va bene e può fare qualcosa di buono. Però un conto è che corri alla Caruso dello scorso Giro in cui sei leader di una squadra, un altro è correre per un piazzamento tra il 15° o il 20° posto, che serve a poco. Edward può fare bene in tappe dure, anticipare, entrare nelle fughe. E’ bravo in salita, ma se deve fare una cronoscalata non tiene il confronto coi big, per intenderci. Siamo una squadra professional, una squadra di giovani, dobbiamo farci valere in altri modi. Se vinciamo quasi sicuramente è perché anticipiamo. Se un nostro velocista conquista lo sprint generale è perché un big ha sbagliato la volata. Per noi, per esempio, è importante anche che Ravasi stia vicino a Fortunato, il nostro capitano.

Prima hai detto che Ravasi è sin troppo meticoloso, cosa intendevi?

Noi cerchiamo di essere competitivi nel team con delle figure professionali valide in ogni ramo: medici, preparatori, nutrizionisti… L’idea è quella di ragionare come una piccola WorldTour. Questo per mettere i corridori nelle migliori condizioni possibili. Ravasi ha fatto quattro anni di WorldTour, ma se pensi di passare e vincere il Giro al primo anno ti sbagli. Pertanto deve capire queste situazioni. Il che non significa lavorare come un matto, anzi… Deve lavorare il giusto e non avere aspettative enormi.

Questo discorso delle aspettative ricorre spesso…

Sta a noi capire la qualità del corridore e prima lo capiamo e prima possiamo “ottimizzarlo”. Nel caso di Ravasi, che è stato nel WorldTour non è facile tornare indietro. Non è facile cambiare mentalità, ma bisogna capire dove si è, bisogna capire la propria dimensione.

E secondo te l’ha capita?

Io credo di sì. Quest’estate dopo il Giro d’Italia, con Ivan Basso, ci siamo ritrovati a casa Eolo con Ravasi ed anche con altri ragazzi per fare il punto della situazione, per guardare al futuro. A Edward abbiamo detto che non deve stare lì a perdersi in mille pensieri se ha mangiato un po’ meno proteine o se ha fatto un’ora di allenamento in meno. E in effetti lo abbiamo visto con un altro spirito, adesso sembra contento di salire in bici e di attaccare il numero sulla schiena. Poi vediamo come andranno le prossime corse, ma quelle finali della passata stagione le ha fatte come volevamo. E tutto sommato anche quest’inverno ha lavorato bene.

L’abbraccio della Eolo-Kometa con Ravasi. Dopo il meeting con la squadra c’è stata la svolta (foto Maurizio Borserini)
L’abbraccio della Eolo-Kometa con Ravasi. Dopo il meeting con la squadra c’è stata la svolta (foto Maurizio Borserini)
Aiutare Fortunato, anticipare… a conti fatti è un ridimensionamento per Ravasi?

Bravi, bisogna essere realisti. Perché illudere i ragazzi? Tu gli metti a disposizione tutto quello che puoi, poi sta a loro dare il massimo. Aiutare un compagno che magari va forte significa essere davanti al tempo stesso. E se ne dovesse avere di più, meglio così.

Che calendario avete previsto per lui?

Inizierà a Laigueglia, farà gare di un giorno come Larciano. E poi abbiamo previsto Coppi e Bartali, Sicilia, Tour of the Alps ed eventualmente il Giro d’Italia, anche se la nostra partecipazione non è ancora ufficiale. L’idea è quella di arrivare con 15 atleti pronti da scegliere per il Giro.

Che Ravasi vedremo quindi in questo 2022?

Mi auguro di vedere uno scalatore che anticipa e non aspetta il confronto diretto con i migliori. Mi auguro di vederlo vincente e protagonista nelle corse adatte alla nostra categoria, penso a Larciano. Anche se poi andiamo a vedere chi ha vinto questi giorni a Mallorca non ci sono più corse di secondo piano! Ma ecco, proprio in questo caso un Ravasi pimpante può stare vicino ad Albanese, che in queste gare ha iniziato bene ottenendo anche un podio.

Zanatta, gli onori di casa: «I nuovi della Eolo-Kometa»

15.01.2022
5 min
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Il secondo ritiro, primo del nuovo anno, è sotto le ruote. La Eolo-Kometa è al lavoro sulle strade spagnole di Oliva, quartier generale per la preparazione invernale del team. In attesa delle corse, la squadra sta iniziando a prendere forma. I vecchi hanno riconosciuto l’ambiente, i nuovi stanno iniziando a farlo. Mentre aspettava che i ragazzi fossero pronti per uscire in allenamento, stamattina il diesse Zanatta ci ha raccontato qualcosa sui nuovi. Per come li ha visti e quello che sinora è stato possibile capire di loro.

«Sta andando tutto bene – dice – a parte qualche problemino, come ad esempio il ginocchio di Martin che gli fa un po’ male dopo un incidente prima di Natale. Ha bisogno di più tempo per recuperare».

Diego Rosa arriva alla Eolo-Kometa dopo Sky e Arkea: dovrà trovare stimoli diversi
Diego Rosa arriva alla Eolo-Kometa dopo Sky e Arkea

L’esperto Rosa

Si comincia da Diego Rosa, classe 1990. Gli anni dei fasti Astana sono alle spalle, quelli di Sky e Arkea non hanno lasciato grossi segni. Cosa potrà fare?

«Ha avuto un bell’impatto – spiega Zanatta – è un corridore d’esperienza e si trova in una situazione particolare. Non siamo lo squadrone, ma ha capito che l’organizzazione c’è. Per lui stare qui è una sfida e deve lavorare sulla voglia di riemergere. Gli stimoli sono diversi, avrà modo di vivere la squadra diversamente. Gli ho detto che non faremo mille ricerche per stabilire quale sia l’integratore più adatto e probabilmente sentirà ripeter cose che ben conosce, ma che ad altri saranno utili.

«La sfida è cercare le sue soddisfazioni e ispirare i compagni. Se uno così dice qualcosa ad Albanese e Fortunato, sono certo che lo ascolteranno. Se lo avesse detto a Thomas o Quintana, magari lo avrebbero guardato male. Lo vedo molto concentrato, non vuole perdere ore di lavoro perché forse è il primo a voler dimostrare qualcosa. E’ già magro, forse persino troppo».

Maestri Slovenia 2021
Lo sprint vincente di Maestri al GP Slovenian Istria 2021: per lui 54 giorni di gara con 2 vittorie
Maestri Slovenia 2021
Lo sprint vincente di Maestri al GP Slovenian Istria 2021

Il socievole Maestri

Se Rosa non lo conosceva, Maestri l’ha fatto passare professionista alla Bardiani e per questo con lui un certo tipo di lavoro motivazionale funzionerà bene.

«Mirko lo conosco parecchio – conferma Zanatta – perciò posso stimolarlo anche a livello personale. Vuole dimostrare che per noi si tratta di una scelta giusta. Da un lato si è inserito facilmente perché è davvero un ragazzo socievole, dall’altro ha ancora qualche difficoltà con lo spagnolo e l’inglese, allo stesso modo di Lonardi e Bevilacqua. La squadra è italiana, ma lo staff si esprime anche in altre lingue e per Mirko è tutto nuovo, dato che non è mai stato in una squadra che non fosse la Bardiani. Comunque finora Maestri ha avuto un buon inizio ed è a un bel livello».

Per Lonardi nel 2020 una tappa al Tour of Antalya
Per Lonardi nel 2020 una tappa al Tour of Antalya

Recuperare Lonardi

La storia con Lonardi sarebbe potuta essere come quella di Maestri: Stefano cercò di portarlo neoprofessionista dalla Zalf alla Bardiani, ma la Nippo-Vini Fantini arrivò prima.

«Il suo procuratore era Battaglini – ricorda – e fintanto che convinsi Reverberi e lo contattammo, lui aveva già firmato con gli altri. Poi arrivò lo stesso, ma io a quel punto ero già andato via. Ha comunque alle spalle un Giro d’Italia e anche se non ha mai fatto grandi volate, ha sempre lottato. Me lo ritrovo con un buon margine e sta lavorando con Marangoni per tirare fuori le potenzialità che aveva da dilettante. Nel primo anno alla Nippo, lo portarono al Giro. Fece due piazzamenti nei dieci, ma non lo finì e sono di quelle esperienze che ti tirano giù il morale. Adesso bisogna ricreargli l’autostima. Ha 26 anni ed esperienza. Non so se arriverà al livello di Viviani, ma per il nostro standard e le corse che faremo, potrà lottare. Ha sempre tenuto anche sui percorsi vallonati, non ha le caratteristiche di Albanese, ma in corse come quelle di Mallorca o nelle altre gare a tappe, si farà vedere».

Simone Bevilacqua, Tour de Langkawi 2019
Simone Bevilacqua ha vinto una tappa al Tour de Langkawi 2019
Simone Bevilacqua, Tour de Langkawi 2019
Bevilacqua, vince al Tour de Langkawi 2019

Bevilacqua e il treno

Simone Bevilacqua arriva invece dalla Vini Zabù, ha alle spalle quattro anni di professionismo, una vittoria al Tour de Langkawi e la partecipazione al Giro del 2020.

«Lo seguivo quando era junior – ricorda Zanatta – e ha già un motore rodato. Al primo ritiro ha stupito i preparatori per i test e le qualità di recupero. Gli piace la crono e può essere inserito bene nel treno di un velocista. Lui come gli altri di cui abbiamo parlato hanno gli stimoli per fare bene sui terreni più congeniali. Abbiamo guardato nel loro potenziale, cercando di tirare fuori le loro qualità».

Fancellu si è lasciato alle spalle i problemi del 2021 e riparte con grandi motivazioni
Fancellu si è lasciato alle spalle i problemi del 2021

Il Fancellu ritrovato

Tra i nuovi ci piace inserire anche Fancellu, che c’era già, ma si è lasciato indietro i problemi e potrebbe aver voltato pagina e ripreso per bene.

«Alessandro si sta allenando nel modo giusto – spiega Zanatta, con il quale avevamo già parlato del giovanissimo scalatore lombardosembra che il 2021 sia alle spalle. A casa ha lavorato bene e sembra ben più disteso di prima. Spero che la stagione passata e l’incidente che ha avuto gli abbiano dato la consapevolezza di poter lottare. Lui è uno di quelli che ha pagato aspettative troppo alte, che lo hanno affossato. Sta lavorando e ha un programma più soft in cui speriamo possa ritrovare stimoli e voglia. Con ragazzi così giovani serve pazienza. In certi casi si deve lavorare e scoprire i margini di alcuni che hanno 25-26 anni, figurarsi cosa si può capire quando ne hanno 19-20».

Maestri 2021

La Eolo chiama Maestri: «Mi farò trovare pronto»

03.11.2021
4 min
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Quando hai 30 anni non puoi certo essere considerato “vecchio”, ma nel ciclismo attuale che tutto consuma a 100 all’ora, chi raggiunge quell’età è sicuramente un esperto, soprattutto se gravita da anni nel professionismo. E’ questo ragionamento che è alla base del passaggio di Mirko Maestri dalla Bardiani alla Eolo-Kometa. Il corridore di Guastalla cambia per l’ennesima volta squadra e, forse, pelle.

La notizia del passaggio è stata data quando ancora Maestri era in vacanza, qualche meritato giorno di riposo a Fuerteventura con la sua famiglia. Rintracciato appena riapprodato in Italia, si sente dalla sua voce che questa nuova avventura lo affascina: «Potevo anche chiude la mia carriera alla Bardiani, ci sono stato 6 anni ed è un ambiente ideale, ma mi si è presentata quest’opportunità carica di stimoli nuovi e non potevo certo rifiutarla, anche perché mi garantisce una maggiore immagine internazionale».

Maestri famiglia 2021
Maestri in vacanza a Fuerteventura con la moglie Giulia e i figli Leonardo (7 anni) e Irene (3)
Maestri famiglia 2021
Maestri in vacanza a Fuerteventura con la moglie Giulia e i figli Leonardo (7 anni) e Irene (3)
Partiamo dal tuo 2021, una stagione ricca d’impegni e che in fin dei conti, con 2 vittorie e una piazza d’onore, non è stata certo da buttar via…

È stato un anno positivo. So bene che le vittorie ottenute non sono in gare di primissimo piano, ci mancherebbe, avrei voluto far meglio quando ho potuto gareggiare in eventi più competitivi, ma tant’è, ho fatto vedere che c’ero.

Merito anche dell’ambiente nel quale vivevi?

Sicuramente, quello della Bardiani è un ambiente familiare, che aiuta a crescere. Ora vuole puntare sugli Under 23, ne verrà fuori qualcosa di diverso. Io comunque sono rimasto in ottimi rapporti con tutto il gruppo, non potrebbe essere altrimenti dopo così tanto tempo. La Eolo-Kometa è differente, è già proiettata verso il World Tour e questo si riflette sul calendario.

Avete già parlato di quel che vogliono da te?

Molto sommariamente, ma mi gratifica il fatto che siano stati loro a cercarmi. Il programma lo stileremo al ritiro dal 9 al 21 dicembre, sia per l’allenamento che per il calendario da seguire, chiaramente sarà in base a quest’ultimo che verrà commisurato il lavoro con i preparatori.

Maestri Slovenia 2021
Lo sprint vincente di Maestri al GP Slovenian Istria 2021: per lui 54 giorni di gara con 2 vittorie
Maestri Slovenia 2021
Lo sprint vincente di Maestri al GP Slovenian Istria 2021: per lui 54 giorni di gara con 2 vittorie
Vieni da 6 anni alla Bardiani: nessuno più di te può tracciare un profilo di che cosa significa lavorare con Reverberi…

Bruno è una grande persona: sembra burbero, ma è solo il suo modo per trasmettere la sua infinita passione per il ciclismo e affetto per i suoi ragazzi, vuole che crescano nella giusta maniera, che seguano i consigli di chi vive in questo mondo da così tanto tempo. E’ uno che guarda con attenzione ogni aspetto e giustamente, gestendo un team, pretende un comportamento adeguato, sacrificio e lavoro. Di Roberto posso dire la stessa cosa, oltretutto ho imparato che è uno che sa leggere molto bene le corse.

Alla Eolo raggiungi Stefano Zanatta, con cui hai già lavorato proprio alla Bardiani.

Non nascondo che è stata una delle ragioni che mi ha spinto a cambiare, oltretutto so che lui ci ha messo del suo per farmi arrivare. Passai con lui nel 2016, anche lui era alle prime armi, siamo cresciuti insieme nei rispettivi ruoli. Mi piace il suo modo di lavorare, è preciso e meticoloso, riesce a trasmetterti sempre tranquillità e darti i consigli giusti, non solo sotto l’aspetto tattico, ma anche in frangenti che potrebbero essere pericolosi.

Maestri 2016
Nel 2016 l’inizio di Maestri alla Bardiani non fu semplice, poi sono arrivate 5 vittorie e 2 maglie in gare a tappe. Qui con Omar Bertolone
Maestri 2016
Nel 2016 l’inizio alla Bardiani non fu semplice, poi sono arrivate 5 vittorie e 2 maglie in gare a tappe. Qui con Omar Bertolone
Con gli anni trascorsi nel mondo dei pro’, sarai uno dei più esperti del team, pensi che sia questo che ti chiederanno?

Possibile e sono a disposizione. Anche se negli ultimi due anni non ho fatto il Giro, ad esempio, ne ho sempre 4 nel mio bagaglio d’esperienze, qualcosa vorrà pur dire. Sicuramente potrò dare una mano a leggere le corse, a sapere quando e come entrare nelle fughe ma sono disponibile anche a tirare le volate, se necessario. Quel che conta sarà ripagare la fiducia e farmi trovare pronto quando ci sarà l’occasione giusta.

Riguardandoti indietro, quale ricordo ti riemerge dalla memoria pensando ai 6 anni trascorsi alla Bardiani?

Le corse in Belgio. Venivo da esperienze soprattutto nelle piccole gare a tappe, mi ritrovai proiettato in un mondo diverso. Ricordo soprattutto la prima Gand-Wevelgem, i ventagli, la fatica, il ritiro, le parole di Reverberi: «Visto che cosa significa? Questo è il vero ciclismo, vedrai che la prossima volta saprai a che cosa vai incontro e andrà meglio». E’ vero, perché quella fu l’immersione nel vero ciclismo.

Conte, altro spicchio di Liquigas alla Eolo con Basso e Zanatta

01.11.2021
4 min
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Biagio Conte ha rinunciato al suo contratto a tempo indeterminato con la Work Service di Massimo Levorato per rispondere alla chiamata di Zanatta e la Eolo-Kometa. Stefano gli ha parlato chiaramente. Il primo contatto lo avevano avuto con Scirea, però Mario ha preferito restare in federazione accanto a Roberto Amadio (magari domani con la nomina dei tecnici federali capiremo anche il perché). Così Zanatta si è ricordato di Biagio, salito a suo tempo alla Liquigas dopo aver fatto la gavetta fra i dilettanti e ormai fuori dal professionismo dal 2014.

«E’ naturale che pensassi di rientrare tra i pro’ – spiega Conte – ma intanto lavorando alla Work Service sono rimasto nell’ambiente. In realtà mi ero così affezionato ai corridori, che non ci pensavo quasi più. Mi piaceva l’idea di farli crescere».

Alla Liquigas ha lavorato con il giovane Nibali, qui in ritiro nel 2010. A sinistra c’è Capecchi
Alla Liquigas ha lavorato con il giovane Nibali, qui in ritiro nel 2010. A sinistra c’è Capecchi

Nuova ambizione

Cinquantatré anni, palermitano sposato a Sacile, otto anni da professionista con due tappe alla Vuelta e una al Giro, Conte era arrivato in Liquigas dopo averne guidato per qualche anno la squadra satellite. Quella Marchiol in cui erano passati, fra gli altri, Cimolai e Viviani.

Pare che le sue dimissioni non siano state prese proprio con entusiasmo nel team Work Service, che su di lui puntava per crescere ancora, ma il richiamo della Eolo-Kometa e del suo amico Zanatta ha avuto voce più potente.

«Sono grato alla Work Service per avermi inserito nel mondo del lavoro – dice – ma un minimo di ambizione c’era ancora. Sono andato a incontrarli a Jesolo durante le classiche venete e ho dato un’occhiata all’organico. E’ un bel gruppo e per me sarà un cambio di pelle e di prospettiva.

Alla Tirreno del 2001 vince la tappa di San Salvo. Alle sue spalle anche Zabel
Alla Tirreno del 2001 vince la tappa di San Salvo. Alle sue spalle anche Zabel

«Ho lavorato perché gli juniores non avessero lo stress della vittoria e la pressione di fare risultato a tutti i costi, anche se Massimo (Levorato, proprietario della Work Service, ndr) è uno che ci tiene. Nella continental sapevamo che sarebbe stato difficile fare risultato tra i professionisti, per cui si andava per fare esperienza, entrare in fuga e farsi notare. Nei professionisti invece si va alle corse con l’ambizione di fare risultato e di conseguenza cambia l’impostazione di corsa».

Occhio privilegiato

Il suo è stato per qualche stagione un punto di vista privilegiato. La Work Service ha praticamente tutta la filiera, dai bambini alla continental e poter osservare così da vicino il percorso sportivo e di vita dei ragazzi gli ha offerto lo spaccato di cosa significhi voler fare il corridore oggi in Italia.

Alla Work Service ha ritrovato persino Rebellin, con cui aveva corso da dilettante alla Mg Boys di Danilo Furlan
Alla Work Service ha ritrovato persino Rebellin, con cui aveva corso da dilettante alla Mg Boys di Danilo Furlan

«Ormai purtroppo – dice – si affidano ai procuratori già da allievi e hanno da subito in testa obiettivi difficili da raggiungere. Oppure magari non è un male e sta bene così, chi può dirlo?! Nel nostro piccolo, ci siamo ritrovati con uno junior forte che tentennava e non voleva passare nella continental, perché voleva aspettare che si creasse il contatto con una WorldTour. Il guaio è che non riescono a essere obiettivi. Poi chiaramente il contatto non si è creato e il ragazzo è tornato nella WorkService».

Somma di ambizioni

Dal prossimo anno si volta pagina. Zanatta e Basso stanno lavorando per ricreare lo staff dirigenziale della Liquigas, con l’impegno particolare di Ivan di richiamare coloro che a vario titolo sono stati importanti per la sua carriera.

Mario Scirea, Dario Mariuzzo, Paolo Slongo, Biagio Conte, Stefano Zanatta, Alberto Volpi, diesse Liquigas
Lo staff della Liquigas: Scirea, Mariuzzo, Slongo, Conte, Zanatta e Volpi
Dario Mariuzzo, Paolo Slongo, Biagio Conte, Stefano Zanatta, diesse Liquigas
Con Mariuzzo, Slongo e Zanatta alla Liquigas nel 2010

«Il gruppo è bello – dice Conte – e affiatato. Zanatta evidentemente voleva qualcuno di cui già conoscesse il modo di lavorare e che conoscesse il suo. Abbiamo lavorato insieme per cinque anni e il fatto di essere stato accolto bene da tutti mi ha dato grande entusiasmo. Conosco tanti di questi ragazzi, anche se non ho mai lavorato con loro, per averli visti all’opera fra gli under 23. Ora sono a riposo, ma presto inizieremo a fare cose insieme. Credo che unendo la mia e la loro ambizione, si potranno fare delle belle cose».

Un anno di Eolo-Kometa, facciamo i conti con Basso

15.10.2021
6 min
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«Vincere è una parola che diventa vecchia proprio nel momento in cui la realizzi. Per questo lavoriamo per tenerla aggiornata». Sono le parole di Ivan Basso, team manager della Eolo-Kometa, cui abbiamo chiesto di tracciare un bilancio della sua squadra dopo il primo anno nella categoria professional.

Il 2021 ha regalato loro tanti piazzamenti nelle top ten (una quindicina per il solo Albanese) e soprattutto cinque vittorie grazie a Fortunato e l’ungherese Fetter. Se quest’ultimo ha vinto il campionato nazionale a crono ed una frazione del Tour du Limousin, il bolognese ha saputo trionfare su due grandi vette del ciclismo. Prima al Giro d’Italia sullo Zoncolan – proprio dove Basso vinse nel 2010 ed iniziò ad ipotecare quell’edizione della corsa rosa – poi sul Monte Grappa alla Adriatica Ionica Race, facendo sua anche la classifica generale. 

Con Zanatta in ammiraglia si è ricreata l’intesa della Liquigas. In arrivo anche Conte
Con Zanatta in ammiraglia si è ricreata l’intesa della Liquigas. In arrivo anche Conte
Ivan, come dici tu questi successi, anche se ottenuti pochi mesi fa, appartengono al passato. Facciamo quindi un resoconto di quest’anno.

Il nostro bilancio è estremamente positivo. Non tanto per le belle vittorie, che chiaramente ci fanno tanto piacere, quanto perché abbiamo corso con personalità, con una mentalità giusta. Ci siamo sempre fatti vedere, la gente ha imparato a riconoscersi. Anzi adesso non siamo più la squadra di Basso e Contador, siamo la Eolo-Kometa, quella dei nostri migliori corridori. E questo ci riempie d’orgoglio.

C’era il rischio in effetti che le vostre figure potessero oscurare o mettere in soggezione i vostri ragazzi. Ed invece com’è andata?

Molto semplicemente. Ci siamo dimenticati di essere stati corridori, senza fare paragoni con i nostri tempi. Se necessario sia io che Alberto abbiamo cercato di parlare poco e farci capire. Abbiamo detto solo le cose che servivano in quel momento. Questa è la ricetta giusta. Ma prima di tutto questo, alla base abbiamo un grande staff tecnico.

Per Albanese una serie di piazzamenti, la vittoria non tarderà
Per Albanese una serie di piazzamenti, la vittoria non tarderà
Nomi importanti in ammiraglia.

Assolutamente. Mi sento di fare un grande ringraziamento a tutti i diesse. Dario Andriotto che cura lo scouting. Mentre tra Sean Yates, Stefano Zanatta e Jesus Hernandez abbiamo creato un mix perfetto tra esperienza, saggezza e gioventù. Hanno tutti davvero fatto un grande lavoro. Personalmente sono molto felice di aver portato Zanatta con noi, ho ricreato quel feeling che avevo con lui durante gli anni in Liquigas.

Proseguiamo col bilancio, con Fortunato, Albanese, Fetter.

Loro tre hanno fatto davvero. Lorenzo vittorie a parte, ha corso da grande corridore quando serviva. Sia da capitano sia da gregario, come all’ultimo Giro del Veneto in funzione di Albanese. Proprio Vincenzo è stato molto regolare, tantissimi piazzamenti, gli è mancata solo la vittoria. Entrambi in proiezione futura, e con le dovute cautele e visto che molti corridori tendono a maturare un po’ dopo, possono migliorare ancora tanto e diventare uomini per le WorldTour. Fetter è un eccellente talento, con ampi margini di crescita.

Chi vuoi aggiungere?

Senz’altro Gavazzi (foto di apertura, ndr), che ha fatto un bel secondo posto di tappa al Giro (a Guardia Sanframondi, ndr). Lui è un grande professionista. E’ stato un esempio per i giovani, ma non ha fatto da chioccia. E’ stato un regista in corsa ma quando si presentava l’occasione poteva avere carta bianca. Poi sono contento di Bais e Rivi anche se non è mai bello fare dei nomi nello specifico.

L’impegno di Eolo nel ciclismo non si ferma alla sola Eolo-Kometa, ma sostiene svariate corse: qui la Tre Valli Varesine
L’impegno di Eolo non si ferma alla Eolo-Kometa, ma sostiene svariate corse: qui la Tre Valli Varesine
Qualcuno invece che non mantenuto le aspettative?

Vale l’ultima frase che ho detto. Ad esempio avremo cinque corridori in uscita (si vocifera Pacioni e Wackermann, oltre a Belletti che si ritira, ndr) e a tal proposito faccio anche un po’ di autocritica. Perché se qualche atleta non ha saputo rendere al meglio, e tu società non lo riconfermi, non è detto che sia solo responsabilità sua ma anche mia, nostra. Così come vanno divisi i meriti quando un ragazzo va forte. E’ un po’ come a scuola quando uno studente non va bene con alcuni professori rispetto con altri.

Se ti facciamo i nomi di Ravasi e Fancellu cosa ci dici?

Edward lo abbiamo confermato perché crediamo possa ritornare il corridore che era da giovane e che ha corso per tanti anni nel WorldTour (sei anni tra Lampre e UAE, ndr). Deve capire che aver fatto un passo indietro può fargli bene e portarlo a farne due in avanti. Alessandro invece è stato alle prese con problemi fisici, sfortune e incidenti in allenamento. Dobbiamo recuperarlo totalmente e siamo molto fiduciosi in lui.

Cinque corridori in uscita. Altrettanto in entrata? Rosa è ufficiale, poi si parla di Maestri, Lonardi, Bevilacqua.

Quello di Diego ritengo che sia un ottimo ingaggio. Gli ho parlato di obiettivi raggiungibili, alla sua portata. Potrà fare molto bene. Sugli altri nomi che hai fatto c’è qualcosina di vero, ma mancano le ufficialità. Posso dirti però che Alex Martin (21enne spagnolo, ndr) verrà promosso in prima squadra dalla formazione della Fondazione Contador, il nostro serbatoio. Poi nello staff integreremo Biagio Conte come diesse, Samuel Marangoni tra i preparatori atletici e Nicola Magnabosco tra i meccanici.

In questo anno con Eolo-Kometa, Fortunato ha corso da grande corridore, cercando il confronto con i più forti
In questo anno con Eolo-Kometa, Fortunato ha corso da grande corridore, cercando il confronto con i più forti
E per te come va in queste vesti?

Personalmente mi trovo molto bene in questo ruolo. Adesso ho più saggezza. Correre in bici e fare il dirigente sono due mestieri totalmente diversi.

Il vostro progetto è tra quelli più in luce.

Bisogna dire che non è stato semplice allestire una professional in questo momento storico. I nostri sponsor hanno creduto in noi e stanno rendendo tutto possibile. Anzi pensate che tutti, a contratti già firmati, hanno rinnovato l’impegno aumentando per il 2022 il budget del 30 per cento per migliorare la nostra struttura. Dagli stipendi di tutte le figure ai materiali. Abbiamo un’ottima capacità di amministrare e gestire i fondi ed il merito è di Fran Contador.

Siete una società ambiziosa. Qualcuno dice che potreste essere la prima squadra italiana a prendere la licenza WorldTour.

Abbiamo l’aspirazione di crescere, chi non ce l’ha? Abbiamo le capacità, ma andiamo con calma. Prima di fare un ulteriore salto di categoria bisogna avere la struttura adeguata, ancora prima dei soldi. Ci vogliono progettualità, pazienza e anche la mentalità giusta. Preferisco fare una squadra professional per tanti anni piuttosto che continuare a sognare di fare la WorldTour senza avere i mezzi. In questo devo dire che ammiro tanto sia Savio che Reverberi, che ogni tanto sento per confrontarmi con loro, che sono sulla scena da più di trent’anni e sono diventate squadre che scoprono e lanciano talenti. Ecco, noi preferiamo così, anche perché abbiamo un bel programma giovanile, con la nostra formazione under 23 di 17 atleti (di cui 7 italiani) e una filiera con una squadra junior. Al momento stiamo bene così. Aspettiamo il calendario delle gare per organizzarci. Faremo correre tutti i nostri ragazzi e ci faremo vedere ancora più di quest’anno.

Messaggio (prezioso) per chi vuole fare il mestiere di Zanatta

14.10.2021
5 min
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La frase di Ivan Basso al via della Coppa d’Oro continuava a farci sorridere. Suo figlio Levante, piuttosto che fare il corridore come il fratello Santiago, gli aveva chiesto quale scuola si dovesse fare per imparare il mestiere di Zanatta. Perciò un po’ sul ridere e un po’ sul serio, alla vigilia del Giro del Veneto, incontrando il direttore sportivo della Eolo-Kometa dopo la riunione dei direttori sportivi, glielo abbiamo chiesto. Anche Stefano sapeva della divertente domanda del giovane Basso, perciò dopo una risata, ci ha seguito nel discorso.

Alla guida della Eolo-Kometa, Zanatta riferimento per Hernandez (sinistra) e Sean Yates
Alla guida della Eolo-Kometa, Zanatta riferimento per Hernandez (sinistra) e Sean Yates
Come è nato il lavoro di Zanatta?

Quando ho smesso di correre, diciamo che salire in ammiraglia era la continuazione di una tradizione familiare, perché mio padre faceva il direttore sportivo e quindi in me questa cosa è un po’ innata. Già negli anni in cui correvo alla Gatorade, non c’erano le radio quindi facevo da tramite fra i direttori e la squadra. Era mio il compito di parlare con Stanga o con Corti (tecnici del team, ndr) e poi trasmettere ai miei compagni quello che si poteva o doveva fare in gara. Ho sempre avuto questo spirito. Pertanto mi è venuto spontaneo quando ho smesso di prendere in mano la squadra con Roberto Amadio nella Jolly Componibili. Poi ho avuto la fortuna, oltre all’insegnamento di mio padre, di lavorare con Stanga che era già molto organizzato e poi di fare gli anni alla Fassa Bortolo con Giancarlo Ferretti. L’ho sempre detto: con lui ho fatto l’università del ciclismo.

Che cosa hai imparato da tuo padre?

Ad avere un rapporto distaccato con gli atleti, di non innamorarmi dei corridori. Far sì che il corridore sia onesto soprattutto e bravo. Riuscire a fargli tirare fuori le doti che ha.

Remigio Zanatta, padre di Stefano e Gianfranco, è stato uno storico diesse veneto. Si è spento nel 2017 a 81 anni
Remigio Zanatta, padre di Stefano e Gianfranco, è stato uno storico diesse veneto. Si è spento nel 2017 a 81 anni
E da Ferretti?

Ho imparato l’agonismo. Capire che quando si è professionisti, si va sulla strada per portare in alto un nome e per ottenere risultati. Questo è preponderante per poter continuare l’attività, altrimenti uno non fa lo sportivo ad alti livelli. Questo è il professionismo, si va alle corse e quando si attacca il numero, si deve competere. Ferron mi ha dato questo spirito.

Oggi che sei uno dei direttori più esperti, senti di insegnare qualcosa ai più giovani, ad esempio a Jesus Hernandez che cresce nella vostra squadra?

Ho sempre cercato di trasmettere qualcosa. Sicuramente Jesus è giovane, ha appena smesso di correre quindi su molte cose ha vissuto un ciclismo differente dal mio, che io vedevo dall’ammiraglia. Però credo che abbia buona volontà di apprendere il lavoro e questo mi rende anche orgoglioso di trasmetterglielo. Come tante cose con Ivan (Ivan Basso, i due sono stati insieme alla Liquigas, foto di apertura, ndr), che è stato mio corridore e mi conosce un po’ di più. Però dare fiducia a qualcuno e apprezzare il lavoro che fa e quello che si può fare all’interno di una squadra nuova, per uno come me è la maggior soddisfazione.

Da Ferretti ha imparato l’agonismo e il fatto che un professionista va alle corse sempre per fare risultato
Da Ferretti ha imparato l’agonismo e il fatto che un professionista va alle corse sempre per fare risultato
Un ragazzo che oggi volesse imparare il lavoro di Zanatta?

La scuola ti dà tanto, però uno si deve sentire di poter vivere questo tipo di ruolo avendo il giusto distacco. Mirando a ottenere risultati, ma soprattutto con il gruppo. Molti adesso preferiscono seguire un campione, seguire i dati e magari guidare l’ammiraglia, poi non sanno quello che si sente in corsa. Secondo me uno che ha fatto anche il corridore, sicuramente è più portato. Perché poi vivere o rivivere, quantomeno capire le sensazioni, i momenti e gli stati d’animo che si possono trovare in gruppo, credo lo possa aiutare. Avere la capacità di leggere e soprattutto capire i ragazzi che sono sulla strada. Credo che la maggior difficoltà oggi sia quella, perché il mondo corre talmente veloce che non è facile fermarsi un attimo la sera e magari fare un resoconto della giornata, per capire se un atleta può darti qualcosa di più o se abbiamo già dato tanto e più di quello non può raggiungere.

Tra i punti di forza di Zanatta c’è il lavoro con i giovani. Con Fortunato nel 2021 le cose sono andate benissimo
Tra i punti di forza di Zanatta c’è il lavoro con i giovani. Con Fortunato nel 2021 le cose sono andate benissimo
Il corridore ha sempre bisogno delle stesse cose? 

Il corridore ha ancora bisogno di sapere che la bici è fatica, che bisogna pedalare da soli, che bisogna avere una vita e un’alimentazione adeguate a questo tipo di sport. Perché la strada è ancora quella, le salite sono ancora quelle e i competitor sono di più. Perché è tutto globalizzato. Una volta c’era un ciclismo più legato al nostro territorio europeo e quando veniva un americano o un australiano era un’eccezione. Ora sappiamo che loro sono preparati come noi, hanno imparato. Sono arrivati col ciclismo già fatto. Gli inglesi hanno cominciato a fare il ciclismo sapendo già tutto, non hanno una storia dietro. Hanno preso il libro, l’hanno letto e sono stati bravi a trasformarlo e mettere in campo le loro risorse.

Tutto così facile?

Glielo dico sempre. Con i social e i mezzi che hanno a disposizione, sembra che tutto sia facile, tutto scontato. Fanno un risultato e hanno tutti già un libro aperto, invece non è così. Il corridore di mattina deve ricordarsi che deve dimostrare che bisogna allenarsi, bisogna cercare di fare la vita, bisogna metterci l’agonismo giusto. E quando c’è da fermarsi, dobbiamo fermarci a recuperare soprattutto. Perché altrimenti le aspettative che hanno… Tempo per maturare ci vuole, le aspettative sono sempre alte e tempo ce n’è sempre poco. Quindi chi riesce a dar tempo ai ragazzi, sicuramente potrà avere grandi risultati.