Al penultimo giorno di ritiro spagnolo, Stefano Zanatta si è messo a guardare i ragazzi che pedalavano davanti all’ammiraglia (in apertura, Gavazzi e Albanese) e sotto sotto ha provato un moto di soddisfazione. Si può cominciare col passo giusto, ha pensato. Poi è tornato a concentrarsi sulla guida. La Eolo-Kometa concluderà il primo training camp a Oliva con le ultime cinque ore di allenamento previste per oggi. E nel quaderno degli appunti del tecnico veneto sono finiti alcuni spunti su cui ragionare.
«Ci siamo allenati bene – dice – con tranquillità ed entusiasmo. Abbiamo sempre trovato bel tempo. Giusto ieri 16 gradi, ma è stato il giorno più freddo. Altrimenti siamo stati sempre sui 21 gradi, per cui i ragazzi sono usciti sempre con maglietta e pantaloncini».
Adesso che li hai un po’… annusati, che gruppo hai tra le mani?
Un bel mix, fra giovani ed esperti. Abbiamo impostato il lavoro per tutti con Carlos Barredo e Giuseppe De Maria, i nostri preparatori. L’obiettivo di adesso è entrare bene in sintonia, per stabilire e confermare le linee guida della stagione. Siamo un gruppo ben strutturato, in cui io sono l’ultimo arrivato.
Con quali di questi corridori avevi già lavorato?
In pratica solo con Albanese e Wackerman, che ho avuto alla Bardiani. E’ passato del tempo, ma è certamente utile conoscersi, perché se non altro parliamo la stessa lingua. Altri due, Gavazzi e Belletti, li conosco ma li ho sempre avuti come avversari.
Quale sarà il loro ruolo in un team così giovane?
Hanno avuto entrambi l’opportunità di continuare. Di fatto, non avendoli portati al Giro d’Italia, nel 2020 hanno corso per una settimana e la loro motivazione è dimostrare che ci sono ancora. Da parte nostra, li stimoliamo perché siano di esempio al gruppo dei più giovani. Il loro aiuto potrebbe aiutarli ad abbreviare i tempi. Poi, fatto questo, hanno davanti un anno. Se il fisico regge, si tolgono l’ultima soddisfazione della carriera. Altrimenti smetteranno, sapendo però di essersi giocati le loro carte.
A cosa serve soprattutto il primo ritiro?
A entrare in sintonia con corridori che magari non si conoscono, dando loro l’opportunità di conoscersi. Ci si confronta, si parla, si cerca di capire le ambizioni dei singoli e di conoscere le persone. A tutti loro voglio portare la mia esperienza.
Come avete gestito l’aspetto della sicurezza Covid?
Abbiamo fatto i tamponi prima di partire. Tutte le mattine il dottore misura la temperatura e l’hotel è comunque solo per noi. I rapporti con l’esterno sono ridotti praticamente a zero e sempre con la mascherina, anche quando andiamo fuori per mangiare. E poi faremo l’ultimo tampone prima di partire, che è obbligatorio per rientrare in Italia. Io l’ho fatto ieri. Abbiamo fatto tutto nella norma, per tutelarci e perché sarebbe stato un peccato rischiare. La paura c’è, per cui abbiamo vissuto questi giorni con serenità, ma non con leggerezza.
Sono arrivate le bici nuove?
Abbiamo dedicato loro i primi due giorni del ritiro. Prima Alberto le ha illustrate e siccome è pignolo, ha controllato tutto. Poi abbiamo fatto il posizionamento. Quindi i test sui rulli, le visite, i test in salita e parecchie ore di sella.
Basso e Contador si sono visti?
Sono stati con noi fino a domenica, poi li abbiamo mandati via. Scherzando gli ho detto che noi pensiamo a pedalare, loro a trovare i soldi. Si sono allenati per una settimana con i ragazzi e nel weekend si è unito anche Spada, il presidente di Eolo. Quando è arrivato Alberto, i giovani hanno smesso di parlare. Penso a Rivi e Bais, soprattutto. La sua presenza è stata un valore aggiunto. E soprattutto si sono resi conto di cosa sia un campione. Perché è vero che ha preso qualche chilo e per questo lo abbiamo preso un po’ in giro, ma in bici va ancora molto forte. Per cui la riverenza dovuta al nome è diventata rispetto per il corridore…