Giri femminili da tre settimane? Le azzurre dicono di no

31.01.2023
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Tre settimane di gare a tappe nel ciclismo femminile? Se ne può fare a meno sia ora che in futuro. Questo è il verdetto espresso da diverse atlete, prendendo spunto da quello che ci aveva detto Van Vleuten. Per l’olandese campionessa del mondo si arriverà certamente a disputare Tour Femmes, Giro Donne o Vuelta su venti giorni come per i maschi, mentre stando alla voce del gruppo al momento il format da dieci giorni sarebbe la soluzione ideale.

A margine dell’argomento c’è anche il tema legato alla crescente lunghezza delle tappe (al Tour ce ne sarà una da 177 chilometri), di alcune classiche o del mondiale. Un conto è l’eccezione, un altro invece sarebbe la regola perché cambierebbero tanti contesti. Andiamo a vedere quindi le motivazioni che hanno addotto Bertizzolo, Cecchini, Longo Borghini, Alzini, Barbieri e Cavalli. Noterete come le sei azzurre si trovino sulla stessa lunghezza d’onda.

Sofia Bertizzolo l’anno scorso ha disputato 58 giorni di gare (foto Heres)
Sofia Bertizzolo l’anno scorso ha disputato 58 giorni di gare (foto Heres)

Dieci giorni per Bertizzolo

«Penso che 10 tappe come succede al Giro – spiega la 25enne vicentina della UAE Team ADQ sia un bel blocco per sviluppare le varie classifiche. Penso alle maglie che possono passare da un’atleta all’altra con un po’ di battaglia. Correre su due weekend, dal venerdì alla domenica della settimana successiva, con in mezzo il giorno di riposo, per me è la formula migliore.

«Bisogna considerare poi che noi ragazze corriamo in 6 mentre gli uomini in 8, quindi sarebbe più difficile gestire tutto. Nel 2018 avevo corso il Giro con quattro persone dello staff, l’anno scorso ce ne erano dodici. Per dire come fisiologicamente sia cambiato tutto in poco tempo».

«Sono d’accordo col concetto di Marta (Cavalli, ndr) – termina Bertizzolo – che ha detto di non copiare gli uomini. Non credo che il nostro movimento ci arriverà o che ne abbia bisogno. C’è anche l’aspetto televisivo.

«E’ vero che ora nel ciclismo maschile fenomeni assoluti come Pogacar, Van Aert o Van der Poel possono attaccare molto lontano dal traguardo, però lo spettatore medio guarda il ciclismo solo nel finale. E comunque il nostro è un modo di correre diverso dal loro. Teniamoci quindi le nostre gare come sono ora e la qualità che sappiamo esprimere in quei 130/150 chilometri».

Elena Cecchini è alla terza stagione con la SD-Worx con cui finora ha disputato 101 gare (foto Getty Sport)
Elena Cecchini è alla terza stagione con la SD-Worx con cui finora ha disputato 101 gare (foto Getty Sport)

Calendario fitto per Cecchini

«Il nostro calendario – commenta Elena Cecchini, classe ’92 della SD Worx dopo un lungo allenamento nei dintorni di Montecarlo – sta diventando sempre più fitto e sarebbe complicato gestire gare con una durata maggiore di quelle attuali. Penso alle atlete che dovrebbero raddoppiare. Uguale lo staff in ogni figura con, chiaramente, un impegno maggiore a livello economico da parte della squadra.

«Penso alla preparazione che già adesso è estremizzata. Agli organizzatori che andrebbero ulteriormente in difficoltà. Su VeloViewer, la piattaforma di Strava su cui noi guardiamo i dettagli come direzione del vento, curve, fondo stradale e altro, spesso non troviamo caricate in tempo utile le tracce gpx delle gare. Figurarsi con altre tappe in più».

«Magari – finisce Cecchini – avremo una gara a tappe da tre settimane, ma dovrebbero cambiare tante cose. Anch’io penso all’aspetto mediatico. Con noi appena ti colleghi sai che vedrai una bella gara. Ecco, magari mi piacerebbe vedere una Milano-Sanremo per donne. Non lunga come gli uomini, ma di 200 chilometri. Una gara che restasse unica nel calendario. Per il resto penso che corse di massimo quattro ore siano già più che sufficienti».

Elisa Longo Borghini nel 2022 ha corso Giro Donne, Tour, Vuelta e mondiale
Elisa Longo Borghini nel 2022 ha corso Giro Donne, Tour, Vuelta e mondiale

Le nuove classiche di Longo Borghini

«Personalmente penso che a livello fisico – ci dice la trentunenne scalatrice della Trek-Segafredo dal ritiro in altura sul Teide – saremmo in grado di sopportare tre settimane di gara, ma il nostro movimento non è ancora pronto. Adesso il ciclismo femminile è in una fase in cui le ragazze giovani stanno crescendo e gli investimenti stanno dando i loro frutti. Non dobbiamo bruciare le tappe di questo processo.

«La peculiarità del ciclismo femminile è essere scoppiettante. Avere una media di 120 chilometri sarebbe il massimo per vedere dello spettacolo. Aumentare la distanza e i giorni significherebbe sostenere allenamenti adeguati. Far incastrare tutto sarebbe assai complicato».

«Anche se non tocca a me dirlo – conclude Longo Borghini – andrebbe fatta un’analisi strategica di mercato e capire se ne valga la pena avere gare da tre settimane o corse con chilometraggi maggiori. Magari l’interesse potrebbe calare. Piuttosto proverei ad organizzare quelle classiche che mancano al nostro programma. Sapete il mio desiderio di vedere il Giro di Lombardia femminile. Sarebbe la gara dei miei sogni. E anch’io vedrei bene la Sanremo per noi, con tutte le proporzioni del caso».

Martina Alzini nel 2022 ha disputato sia Giro Donne che Tour Femmes ed altre gare a tappe
Martina Alzini nel 2022 ha disputato sia Giro Donne che Tour Femmes ed altre gare a tappe

Alzini e la spettacolarità

«Forse – racconta la 25enne della Cofidispotrebbe essere un discorso generazionale considerando il pensiero di Van Vleuten e il parere di Luperini che propone gare a tappe di due settimane come ai suoi tempi. Io sono d’accordo con Marta quando dice di non scimmiottare gli uomini. Il ciclismo femminile è esaltante così com’è al giorno d’oggi. Anzi, mi sento di dire che la lunghezza di certe corse del WorldTour sia già al limite perché si rischierebbe di cadere nel noioso.

«Ritengo – chiude Alzini – che il pensiero generale sia questo. Se negli ultimi anni è aumentato il numero degli appassionati alle nostre gare è perché le abbiamo rese più spettacolari con azioni e tattiche ben definite. Oppure come i treni ben organizzati nelle volate. Noi ragazze ci stiamo impegnando tanto affinché il ciclismo femminile risulti interessante con il livello che c’è adesso. Che è alto e già particolarmente faticoso per mantenerlo tale».

Prime volte. Rachele Barbieri nel 2022 ha fatto il suo primo Giro Donne, poi ha corso anche il Tour
Prime volte. Rachele Barbieri nel 2022 ha fatto il suo primo Giro Donne, poi ha corso anche il Tour

Nessun cambiamento per Barbieri

«Forse sarò di parte – risponde al telefono dalla Catalogna la velocista della Liv Racing TeqFind – ma non amo fare troppi chilometri in bicicletta (sorride, ndr). Penso che dieci giorni o al massimo due settimane siano già un buon periodo per le gare a tappe. Andare oltre sarebbe esagerato. Così come penso che 130-140 chilometri siano già abbastanza per noi, visto che ci guardiamo poco in faccia».

«La gente – completa il suo pensiero Barbieri – si sta appassionando alle nostre gare e non dobbiamo stravolgere ancora. Credo che il pensiero di Annemiek sia molto singolare. Lei ha dimostrato che può fare la differenza in gare più corte e con pochissime tappe. E’ vero quello che dicono le mie colleghe. Il calendario è pieno, si allungherebbero alcuni momenti delicati come i massaggi. Servirebbero tante atlete in più. A livello economico non lo vedo sostenibile. Il nostro ciclismo ha fatto enormi progressi in poco tempo. Non dobbiamo farlo implodere su se stesso».

Marta Cavalli predilige le gare a tappe. Nel 2022 è arrivata seconda al Giro Donne (foto Aymeric Lassak)
Marta Cavalli predilige le gare a tappe. Nel 2022 è arrivata seconda al Giro Donne (foto Aymeric Lassak)

Più tappe per Cavalli

«Secondo me – spiega la 24enne cremonese in ritiro a Calpe con la sua Fdj-Suezsi arriverà ad aumentare il numero delle tappe perché il livello del ciclismo femminile si alzerà sempre di più. Pertanto sarà sempre più necessario avere più gare ed una preparazione sempre più importante per permettere alle atlete di emergere. Tuttavia non penso che avremo gare a tappe da tre settimane, che sarebbero troppe».

«Anche le tappe che hanno allungato il proprio chilometraggio – conclude il concetto Cavalli – sono cadute nell’immobilismo iniziale. Succede come negli uomini dove si fa una fase di studio molto più prolungata e poi la corsa esplode sempre più vicino al traguardo. Da una parte è un bene perché permette alle atlete più resistenti di emergere, ma contemporaneamente chi non ha queste doti è portata a risparmiare più energie possibili. Quindi la gara si ovatta senza nulla di eclatante. Quando più atlete saranno allo stesso livello su percorsi brevi, si andrà per forza su tracciati più lunghi».

Paladin, com’è stato il tuo mondiale a bordo strada?

14.10.2022
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Il mondiale in Australia avrebbe preferito correrlo, è un’ovvietà. In un qualche maniera però Soraya Paladin è stata in gara in modo attivo sul circuito di Wollongong. Al termine dello strappo mozzafiato di Mount Pleasant c’era proprio la 29enne di Cimadolmo a dare indicazioni alle sue compagne azzurre, seguendo le direttive del cittì Sangalli con cui era in contatto.

La mancanza delle radioline nelle competizioni per nazionali è una assurdità – se si pensa che durante il resto della stagione non è così – ma obbliga sempre i vari staff ad organizzarsi nel migliore dei modi nei punti più delicati. E per chi resta fuori dalle titolari è l’occasione di dare il proprio contributo. Paladin che aveva disputato le prove iridate di Imola, Yorkshire e Innsbruck (quelle con percorsi duri, per intenderci), come ha vissuto questa esperienza a bordo strada? Glielo abbiamo chiesto al rientro dal Tour de Romandie, la sua ultima fatica stagionale nella quale ha vinto la classifica a punti. E naturalmente la chiacchierata non si è limitata solo a quello…

Soraya ha chiuso la stagione al Romandia vincendo la classifica a punti
Soraya ha chiuso la stagione al Romandia vincendo la classifica a punti
Soraya togliamoci subito il dente. Sei rimasta molto delusa di non aver corso?

E’ scontato dire che avrei voluto partecipare anche perché il tracciato mi piaceva, adatto alle mie caratteristiche. C’è un po’ di amarezza e mi ha fatto male vedere le mie compagne da fuori però non è stata una decisione a sorpresa. Sapevo che ero in dubbio, lo avevo capito e ne avevo parlato con Paolo (il cittì Sangalli, ndr). Ero in ballottaggio con Vittoria (Guazzini, ndr), ma forse era giusto che corresse lei visto che aveva una grande condizione.

Se fossi rimasta in Italia avresti avvertito meno la delusione?

Non lo so, forse avrei detto di sì subito. Essere in Australia, provare il percorso con le mie compagne e poi restare fuori… la vivi molto più intensamente. Però se ci penso a mente più fredda, sono contenta di aver fatto questa trasferta. Intanto mi sono guadagnata la convocazione, che è sempre una bella soddisfazione e un grande onore. Poi sono comunque stata d’aiuto alla squadra, come mi era stato chiesto: una cosa che da casa non avrei potuto fare.

Nel 2022 Paladin ha disputato 8 corse a tappe, compresi Giro Donne e Tour Femmes.
Nel 2022 Paladin ha disputato 8 corse a tappe, compresi Giro Donne e Tour Femmes.
Che sensazione è stata essere a bordo strada?

Sono riuscita subito a metabolizzare l’esclusione e concentrarmi immediatamente sul mio compito. Con lo staff azzurro si era deciso che in cima alla salita più dura del circuito dovesse andarci un’atleta, perché conoscendo e correndo sempre insieme non solo alle compagne, ma anche alle nostre avversarie, avrebbe potuto avere un occhio più attento su chi poteva avere più difficoltà od essere più in palla. Alla base di questa scelta e di conseguenza del mio ruolo, c’è il fatto che in nazionale ognuna di noi sa sempre cosa fare. In corsa o fuori, il dialogo da noi è importante, un vantaggio. Mi sono accorta una volta di più che essere dentro alla nazionale dà sempre tanti stimoli. Il primo? Tornarci per essere in gara.

Nel punto in cui eri tu chi ti ha colpito di più? Erano impressioni veritiere o meno?

Ero in cima al tratto con pendenze attorno al 20 per cento. Non si poteva fingere. Durante i primi giri vedevo pedalare molto bene la Vos. Pensavo diventasse il solito brutto cliente, ma alla fine credo che abbia pagato la mancanza del ritmo gara visto che non correva da un po’. Al contrario vedevo passare sofferente la Van Vleuten. Non era quella di sempre perché negli ultimi due giri sarebbe stata con quelle di testa e probabilmente avrebbe attaccato. E forse, per assurdo, magari non avrebbe vinto perché l’avrebbero inseguita tutti dato che non era facilissimo fare il vuoto. Credo che Annemiek stavolta abbia vinto davvero di classe. Ha corso in modo intelligente e nel finale ha piazzato un’azione che ha preso davvero tutte in contropiede. D’altronde non aveva nulla da perdere e ha tentato.

Paladin qui all’europeo 2021. E’ stata una pedina importante anche in tre mondiali consecutivi: Innsbruck, Yorkshire e Imola
Paladin qui all’europeo 2021. E’ stata una pedina importante anche in tre mondiali consecutivi: Innsbruck, Yorkshire e Imola
Delle nostre invece cosa avevi percepito?

Balsamo è una che corre sempre piuttosto davanti quando sta bene. Inizialmente quando la vedevo passare un po’ indietro credevo che stesse salvando la gamba, ma giro dopo giro ho capito che non aveva una grande giornata. Qualcuno dice che potrebbe aver sentito la pressione, ma anche lei non aveva nulla da dimostrare. Ci sta assolutamente vivere una giornata del genere e nessuno gliene può fare una colpa. Longo Borghini è stata la solita attaccante che si è mossa nel punto più duro e nei momenti decisivi. Silvia (Persico, ndr) ha colto una medaglia incredibile al suo esordio in azzurro. Vittoria è andata forte. Però Cecchini e Bertizzolo per me hanno fatto un garone! Tutto il giorno sempre davanti a lavorare per le nostre punte. Abbiamo gestito la corsa in modo ottimale e non abbiamo nulla da recriminare.

Mentre passavano davanti a te cosa vi dicevate?

Principalmente ero io che parlavo perché loro ero a tutta (sorride, ndr). Gli davo gli aggiornamenti su chi era davanti e dietro, sui distacchi, su chi c’era da fare attenzione. Gli trasmettevo gli ordini di squadra. A volte bastavano solo degli sguardi o dei cenni. Alla fine, quando la gara è entrata nel vivo, erano più incitamenti che altro. Le caricavo a non mollare per aiutarle a scollinare perché quando sei in acido lattico, passi via una salita più di testa che di gambe. E’ stato bello vederle da questo punto di vista, si soffre e ci si esalta. Però vi ripeto che è meglio correre (sorride nuovamente, ndr).

Paladin qui al Tour Femmes. La sua Canyon Sram ha vinto la classifica a squadre
Paladin qui al Tour Femmes. La sua Canyon Sram ha vinto la classifica a squadre
A questo punto, cosa cerchi dal 2023?

Vi confesso che ancora non ci ho pensato. Voglio prima godermi una mini-vacanza a Lisbona dove vado a fare il tifo per mia sorella Asja (che è stata elite fino al 2020, ndr) che nel weekend correrà un ironman. Però per dare una risposta dico che vorrei fare bene alle classiche di primavera perché un risultato lì è un buon modo per guadagnare morale per le gare successive. Quest’anno ero partita forte con due podi (in una tappa della Valenciana e a Cittiglio, ndr) poi mi aspettavo qualcosa di più da Giro e Tour. Ho chiuso bene la stagione tra Olanda e Svizzera ma l’anno prossimo vorrei avere più continuità.

Arzeni risponde a Bertizzolo: è il tempo di raccogliere

30.09.2022
5 min
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«Non conosco per niente Arzeni – diceva l’altro giorno Sofia Bertizzolo del suo futuro diesse – per ora ne ho sentito parlare molto bene. Da lui cerco soprattutto la fiducia e la motivazione, una cosa che lui è molto capace di mettere in tutte. Da fuori gli puoi solo riconoscere che dà la possibilità a tutte le ragazze. Nel giro dell’anno, infatti lui con la Valcar ha sempre vinto e sempre con più atlete. Se guardiamo i migliori talenti di questa primavera, sono usciti dalla Valcar, perché abbiamo Elisa Balsamo, la stessa Marta Cavalli, Guazzini, Persico quest’anno formidabile. E sono tutte uscite da lui. Quindi vuol dire che a livello fisico, ma soprattutto a livello mentale, è riuscito a dare loro qualcosa di più».

Nel 2019 a 23 anni, Bertizzolo arriva 4ª al Fiandre: esulta per la vittoria della compagna Bastianelli
Nel 2019 a 23 anni, Bertizzolo arriva 4ª al Fiandre: esulta per la vittoria della compagna Bastianelli

Atlete moderne

Il Capo (in apertura con Alice Maria Arzuffi alla Vuelta Burgos) ha letto le parole dell’atleta veneta, che guiderà il prossimo anno al UAE Team Adq. Ma oggi, più che sapere la sua opinione sull’atleta, ci interessa capirne il metodo di lavoro. La sua capacità di programmare e dare fiducia a tutte le ragazze della squadra con cui lavora, affinché rendano al meglio.

«Non conosco come si lavora altrove – dice – ma certo programmare il lavoro è una buona cosa. E’ utile per tutti, per tecnici e atlete. Sofia parlava anche del mondiale e io credo sia utile che un tecnico vada componendo una rosa sempre più ristretta. In questo modo può dare le indicazioni giuste alle società, che devono programmare la loro attività. Per il resto, non c’è una ricetta Arzeni. Finora ho avuto la fortuna di avere atlete moderne che sanno fare il capitano e anche aiutare su tutti i percorsi. Mi piace questo tipo di corridore e credo che Sofia ci rientri appieno. E’ un’atleta completa e moderna. Una che a 23 anni è arrivata quarta al Fiandre e che nel finale di un mondiale così lungo era ancora lì a lavorare…».

Ilaria Sanguineti ha fatto vincere tante compagne e alla Dwars door het Hageland ha ottenuto l’8ª vittoria in carriera
Ilaria Sanguineti ha fatto vincere tante compagne e alla Dwars door het Hageland ha ottenuto l’8ª vittoria in carriera

Ruoli intercambiabili

C’è un passaggio nelle parole successive di Sofia Bertizzolo che ha richiamato la nostra attenzione ed è riferito al fatto di essersi trovata troppo spesso a tirare per altre, quasi per eccesso di onestà.

«Non credo sia corretto definire un’atleta gregaria e basta – riprende Arzeni – ma qui posso parlare soltanto di quello che facciamo alla Valcar-Travel&Service. Ho sempre cercato di avere atlete polivalenti, capaci di aiutare e anche di fare la corsa. Una giovane che arriva in squadra deve guadagnarsi sul campo i gradi di capitano. Da noi è sempre andata così e comportandosi in questo modo, le giovani si sono guadagnate la fiducia delle altre. Così poi capitava che una ragazza come Elisa Balsamo a un certo punto della stagione si mettesse a disposizione di altre che l’avevano sempre aiutata. Ed era qualcosa che veniva in modo naturale. Sarebbe invece difficile se c’è la giovane che passa pensando di essere già al top e magari fa la furba. Ma queste sono dinamiche che ci sono in tutti i lavori e tutte le squadre».

Valcar
Consonni e Balsamo si sono spesso aiutate a vicenda: Arzeni punta molto su queste complicità
Valcar
Consonni e Balsamo si sono spesso aiutate a vicenda: Arzeni punta molto su queste complicità

Spazio per tutte

Ma Arzeni va oltre. Perché al di là delle dinamiche fra atlete e l’interscambio di favori, ormai bisogna tenere conto anche del calendario molto ricco, che rende impossibile puntare sempre sulle stesse ragazze, condannando le altre ai… lavori forzati.

«E’ lampante che la stagione si sia davvero allungata tanto – spiega – il prossimo anno il WorldTour si aprirà a gennaio in Australia e si finirà a ottobre. Per cui nel momento in cui hai 14-15 atlete solide, durante un periodo così lungo ci sarà posto per tutte. E Sofia Bertizzolo, per fare un nome, è del 1997 come Silvia Persico e come lei magari sta arrivando alla maturità giusta. Atlete veloci fanno prima, prendiamo una Consonni. Ma se devi confrontarti contro la Van Vleuten o la Vos, non si deve avere premura. Servono pazienza e costanza, senza lasciarsi andare».

Il podio di Wollongong con Kopecky, Van Vleuten e Silvia Persico: pochi si aspettavano un 2022 così
Il podio di Wollongong con Kopecky, Van Vleuten e Silvia Persico: pochi si aspettavano un 2022 così

Sorpresa Persico

Proprio Silvia Persico, bronzo ai mondiali, è lo spunto per l’ultimo pensiero. E nonostante Arzeni abbia sempre detto che fosse pronta per il grande salto, vederla a questi livelli ha stupito anche lui.

«Che Silvia fosse pronta per certe corse – conferma Davide – lo sapevo e ne parlavo spesso anche con Valentino (Villa, presidente della Valcar-Travel&Service, ndr). Quando sono partite, gli dissi che non avremmo rivinto il mondiale, ma ci saremmo andati vicino. E credo che se non avessero dormito quando è partita la Van Vleuten, se la Kopecky che la guarda due volte si fosse mossa, Silvia sarebbe andata con lei e magari si sarebbe giocata il mondiale. Comunque, tornando a lei, sapevo che fosse forte, ma non che avrebbe chiuso così avanti nel ranking.

«Ha avuto una costanza importante di rendimento. Dal bronzo al mondiale di cross a questo su strada, sono passati 9 mesi in cui è sempre stata davanti. Tanto che alla Vuelta Burgos, visto che rendeva così bene nelle corse a tappe, l’ho fermata e le ho cambiato il programma. Doveva andare in Belgio, invece è finita in altura a preparare il Giro. Ha trovato la maturità a 25 anni, normale che i primi fra le elite siano difficili. E adesso che è nel momento di raccogliere, proveremo a fare tutto per bene. Lo stesso magari sarà con la Bertizzolo. E il bello è che le avrò entrambe in squadra con me».

Arzeni, leggi qua: Bertizzolo ha qualcosa da dirti

28.09.2022
5 min
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Sofia Bertizzolo esce dal mondiale con la testa a mille e le gambe stanche. Per riconoscimento unanime, la bassanese ha corso il mondiale più bello da quando è nel giro della nazionale, dopo una serie di anni mezzi e mezzi. L’arrivo al UAE Team Adq le ha ridato motivazioni, l’arrivo di Sangalli in azzurro le ha portato entusiasmo e programmazione. E tanto è bastato. Guardandola nel quadro più ampio della squadra che Bertogliati sta costruendo, questa Bertizzolo potrebbe prendersi un ruolo di tutto rispetto, in supporto delle compagne, ma anche come leader quando se ne presenterà l’occasione.

Con lei abbiamo parlato nella notte fonda australiana, seduti accanto a una finestra, mentre si finiva di impacchettare le bici in partenza per l’Italia. Gli scatoloni di fine mondiale parlano di ritorno a casa, ma lasciano sempre una scia di malinconia.

Alla Liegi i primi contatti con Sangalli, poi da luglio è scattato il piano Wollongong
Alla Liegi i primi contatti con Sangalli, poi da luglio è scattato il piano Wollongong
Hai davvero fatto il mondiale più bello di sempre?

E’ il terzo che disputo nella categoria elite. Dopo quattro anni è stato un bel rientro, con tanta fiducia da parte del commissario tecnico. E una programmazione, cosa che non c’era mai stata. Il mondiale è sempre a fine stagione, quindi non puoi non programmarlo e questo mi ha permesso di arrivarci bene.

Quanto è stata pesante la stagione?

Ho corso il Giro, poi avrei dovuto fare il Tour e la Vuelta. Ho saltato il Tour, perché dopo il Giro non mi sentivo in forma e pronta per farlo. Già in quei giorni di luglio avevo sentito Paolo che mi parlava di questa convocazione, a cui lui teneva. E così con lui e con l’appoggio della squadra ho fatto un avvicinamento ad hoc. Con l’altura e correndo la Vuelta in preparazione. Sicché sono soddisfatta di essere rientrata un po’ nel circuito nazionale con questo nuovo ambiente molto positivo.

Dopo il Giro d’Italia, quello di Scandinavia, con tre piazzamenti fra le prime 10
Dopo il Giro d’Italia, quello di Scandinavia, con tre piazzamento fra le prime 10
Un mondiale che però ha fatto saltare i piani?

E’ stato un po’ imprevedibile. Ci aspettavamo bel tempo, ma ha cominciato a piovere ed è stato un po’ antipatico. Abbiamo diviso la corsa in due parti. Prima cercando di tutelare Elisa Balsamo, quindi facendo gli strappi regolari e qui hanno fatto un grandissimo lavoro Vittoria ed Elena, soprattutto (rispettivamente Guazzini e Cecchini, ndr). E poi, una volta che abbiamo capito che Elisa non riusciva a tenere gli strappi, abbiamo puntato su Persico e Longo Borghini, che hanno fatto entrambe una grande prova.

Spiega…

La Longo ha provato negli ultimi due giri portando via un gruppetto e stando poi con le 4-5 migliori in seconda battuta. Io sono riuscita a rientrare con Silvia (Persico, ndr) la prima volta, mentre la seconda ho dovuto gestire la situazione dell’attacco della Reusser, che sappiamo bene come corre e se prende un minuto, non la vedi più. E poi nel finale Silvia è stata veramente tanto brava con un bel lavoro di squadra che l’ha portata al posto giusto e nel momento giusto.

Sei arrivata con la forma ideale?

I primi giorni con il fuso orario ero un po’ sballottata, però è stato così per tutte. Poi invece l’ho recuperato bene e forse anche meglio di altre ragazze che non l’hanno mai assorbito del tutto, non solo fra noi. 

Bertizzolo ha corso la Vuelta anche in preparazione ai mondiali: il risultato è stato eccellente
Bertizzolo ha corso la Vuelta anche in preparazione ai mondiali: il risultato è stato eccellente
Pensi di esserti ritrovata appieno quest’anno?

E’ stato un anno positivo, con questo nuovo innesto della UAE anche al femminile. Un bel progetto, molto ambizioso e sicuramente ci vorranno ancora 2-3 anni per realizzare veramente tutto quello che è nei loro piani. E’ stato il miglior anno da quando sono passata elite. C’è chi ha sofferto di più e chi meno l’anno del Covid. Nel mio caso ho sempre trovato corridori più veloci di me, a cui dovevo tirare la volata. E altri più scalatori di me, che dovevo tutelare prima delle salite.

Come ti troverai il prossimo anno con Arzeni in ammiraglia?

Non lo conosco per niente, per ora ne ho sentito parlare molto bene. Da lui cerco soprattutto la fiducia e la motivazione, una cosa che lui è molto capace di mettere in tutte. Da fuori gli puoi solo riconoscere che dà la possibilità a tutte le ragazze. Nel giro dell’anno, infatti lui con la Valcar ha sempre vinto e sempre con più atlete. Se guardiamo i migliori talenti di questa primavera, sono usciti dalla Valcar, perché abbiamo Elisa Balsamo, la stessa Marta Cavalli, Guazzini, Persico quest’anno formidabile. E sono tutte uscite da lui. Quindi vuol dire che a livello fisico, ma soprattutto a livello mentale, è riuscito a dare loro qualcosa di più.

Al Fiandre, Bertizzolo ha corso per Marta Bastianelli e ha centrato per sé il 16° posto
Al Fiandre, Bertizzolo ha corso per Marta Bastianelli e ha centrato per sé il 16° posto
La testa conta…

Tante volte l’atleta non ha niente in più a livello fisico degli altri, ma semplicemente ha più voglia di vincere, più convinzione. E’ questo che in poche parole al mondiale a me ha dato Paolo (Sangalli, ndr). Ha dato a tutte noi la fiducia, quindi parte tutto dalla testa. Perché alla fine gli allenamenti li fanno tutti, la nutrizione la seguono tutti, chi più chi meno. Però quando arrivi a un certo livello, la testa è fondamentale e io soffro tanto il dover mettermi a disposizione sempre, sempre, sempre. Poi forse sono anche troppo sincera e onesta a mettermi a tirare quando so che devo. Alcune non sono così e poi non sempre viene riconosciuto. E questo ti lascia un po’ di amaro in bocca perché nel ciclismo femminile ancora non esiste il gregario. A breve comparirà anche quella figura perché stiamo marciando velocissimo, però al momento sembra tutto dovuto

Mondiale e dintorni: con Sangalli nel primo anno da cittì

28.09.2022
5 min
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«A parte le junior, che comunque hanno portato a casa il quarto posto – dice Sangalli ragionando – in tutte le gare che abbiamo fatto finora è arrivata una medaglia, che sia d’oro, argento o bronzo. Quindi ci sono una continuità e un modo di lavorare che a me piace e piace alle ragazze, bene così. E volendo tornare al quarto posto della Pellegrini a Wollongong, se andiamo a vedere le prove di Nation’s Cup e gli europei, quelle che sono arrivate davanti erano sempre le stesse. Solo perché all’europeo non c’era Backstedt, sennò avrebbe vinto anche quello. Con una Ciabocco che fosse stata bene, avendone due davanti le cose un po’ cambiavano. Ma non ne farei un caso, perché davvero con le junior il risultato non deve essere un’ossessione».

Sola nel finale, la Pellegrini ha tirato fuori un ottimo quarto posto fra le junior
Sola nel finale, la Pellegrini ha tirato fuori un ottimo quarto posto fra le junior

Pochi giorni dopo la fine dei mondiali australiani, Paolo Sangalli si volta per le ultime considerazioni. Il bronzo di Silvia Persico è stato un risultato sperato e anche il frutto di un lavoro di programmazione iniziato con lei, come con tutte le altre, una volta avuto chiaro come fosse fatto il percorso. Il viaggio assieme a Bennati di metà giugno ha dato l’idea su cui lavorare.

Questo podio ci piace molto perché?

Soprattutto perché sul podio c’è una debuttante assoluta. Di base, non è venuta la corsa che ci aspettavamo. Fino a due giri dalla fine sì, perché l’obiettivo era di salvare la Balsamo non facendo troppo presto attacchi spropositati (i due sono insieme nella foto di apertura, ndr). E invece già ai meno tre giri, Elisa era in difficoltà e abbiamo deciso di attaccare. Invece ci hanno anticipato e quindi la Longo si è infilata nel gruppetto delle cinque. Era un attacco per andare all’arrivo. In qualche modo l’obiettivo era rimanere in meno possibile e, una volta davanti, capire cosa succedesse dietro. Il massimo sarebbe stato avere davanti la Longo Borghini e dietro un gruppetto con la Persico, ma così non è stato. Questo è quello che avevamo pensato, però ci sono di mezzo anche le altre (sorride e allarga le braccia, ndr).

Secondo Sangalli, la delusione della Longo dipende anche dal fatto che col bagnato si scattasse a fatica
Secondo Sangalli, la delusione della Longo dipende anche dal fatto che col bagnato si scattasse a fatica
Pensavate che la Van Vleuten con quel gomito rotto potesse fare un numero del genere?

Ero sicuro che per la condizione che aveva non potesse attaccare sugli strappi e sulle salite, ma doveva solo difendersi. E’ stata brava. E’ stata tutta la sua esperienza, la forza che hai dopo 170 chilometri di poter fare quel numero. Tutte l’hanno vista, ma alla fine nessuna è riuscita a stopparla.

La dinamica del finale ha anticipato quella dei pro’, con il gruppo della Longo davanti che non si accorge del gruppo di Persico e Van Vleuten…

Anche secondo me la Longo non ha visto che era rientrata la Persico. Avessimo avuto le radio, avrei detto: «Occhio che arriva. Quando rientrate una parte e tira dritto». Però non ci sono. Io ho messo una postazione a metà strappo, una in cima, una a inizio discesa e ai meno 4, quindi una comunicazione c’è stata, ma non era diretta, immediata.

L’ottimo mondiale di Silvia Persico (qui con la Van Vleuten) viene da una buona programmazione
L’ottimo mondiale di Silvia Persico (qui con la Van Vleuten) viene da una buona programmazione
A un certo punto è stata chiara l’immagine delle azzurre in testa al gruppo.

Il tirare del secondo e terzo giro era per mantenere la velocità costante. Per non far andare via nessuno, quindi lo sforzo è stato anche relativo. Il tirare vero è stato per chiudere su Sarah Roy, dove Guazzini ha fatto vedere i cavalli che ha.

Come avete gestito la gara delle under 23?

Non era gestibile. La paura era che la Van Vleuten provasse a disfare il gruppo dall’inizio, ma non è stato così. Quando siamo entrati sul circuito, la Zanardi aveva solo il compito di stare il più avanti possibile. Ha fatto quello che ha potuto, invece Vittoria (Guazzini, ndr) l’ho considerata una titolare, non ho mai pensato a lei per fare la corsa delle under 23. Anche perché non era neanche adatta a lei. Insieme a Elena Cecchini ha fatto un grandissimo lavoro.

Quando si è trattato di inseguire Sarah Roy, Guazzini ha mostrato il motore di cui dispone
Quando si è trattato di inseguire Sarah Roy, Guazzini ha mostrato il motore di cui dispone
Proprio Elena ti ha ringraziato perché se avessi scelto in base alle vittorie probabilmente avresti portato un’altra al suo posto.

Una delle prime cose che ho detto è che i risultati certo sono importanti, ovvio che li guardo. Ma ci vuole anche qualcosa d’altro.

Pensavi a una Persico così solida?

Vi dico la verità, la cosa più bella di quest’anno è stata che ho programmato ogni cosa con loro, sia con le squadre straniere, sia con le italiane. Loro l’hanno sposato e le ragazze sono arrivate in condizione al momento giusto. Io non sono il loro preparatore, però ho condiviso la mia idea e loro l’hanno accettata.

Abbiamo visto una grande Bertizzolo…

A Sofia ho detto due mesi fa che se avesse seguito un determinato percorso, avrebbe fatto il mondiale. E credo che abbia fatto una delle gare più belle in nazionale. E anche Marta Bastianelli, anche se per lei non era il percorso più adatto, ha lavorato, si è difesa. Come fai a rinunciare a una ragazza così veloce, se poi trova il giorno giusto?

Soraya Paladin, riserva, dà le informazioni di corsa alla Bertizzolo in cima allo strappo. Senza radio, Sangalli si è organizzato così
Soraya Paladin, riserva, dà le informazioni di corsa alla Bertizzolo in cima allo strappo. Senza radio si fa così
Come fai?

Non rinunci. Non è che puoi andare con tutti centravanti o tutti difensori. Capito? Bisogna amalgamarla la squadra e io credo che avessimo le atlete per gestire ogni situazione. Poi di mezzo si sono messi la Van Vleuten e il meteo. Capisco l’amarezza della Longo dopo la gara. Ci teneva. E purtroppo per lei, la difficoltà di scattare sotto la pioggia su quel muro così ripido le ha fatto perdere incisività.

Programmazione. Condivisione degli obiettivi. Nessuna valutazione preconcetta. No stress, sulle grandi e sulle juniores. Il corso di Sangalli ha già dei tratti ben definiti. Ma se ti trovi fra i piedi un fenomeno come la Van Vleuten, a un certo punto puoi solo toglierti il cappello…

Le azzurre dominano il Trofeo Binda. E Sangalli sorride…

21.03.2022
6 min
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Un podio verde-bianco-rosso, con forti tinte arcobaleno. Elisa Balsamo, Sofia Bertizzolo e Soraya Paladin. Un ordine d’arrivo tutto italiano non si era mai visto prima al Trofeo Binda, gara del Women WorldTour dal 2016 e giunta alla 23esima edizione. Per la verità l’ultima volta era capitata nel 1995 (le sorelle Cappellotto e Imelda Chiappa ai primi tre posti) ma all’epoca la corsa aveva ancora lo status di gara regionale.

A godersi questo trionfo azzurro a Cittiglio nel giorno dell’equinozio primaverile c’è anche il cittì della nazionale Paolo Sangalli (in apertura con Balsamo dopo l’arrivo) che ha un sorriso grande come una casa. Non solo per il podio ma anche per il quinto posto di Cecchini, l’ottavo della Persico e per la vittoria nelle junior al mattino di Francesca Pellegrini della Valcar-Travel&Service (finora tre vittorie su tre in questo inizio di stagione) davanti a Michela De Grandis (Conscio Pedale del Sile).

Gioco di squadra

La voce di Sangalli al telefono è tutta un programma. «Sono davvero felicissimo perché è stata una giornata iniziata benissimo con le junior e finita alla grande con le elite. Sulla Balsamo (alla sua 15ª vittoria da elite, ndr) ormai non c’è più nulla da dire. Qualunque sia la volata, praticamente non la batti quasi mai. Ha vinto su un percorso poco adatto a lei, ma il suo successo è stato frutto di un grande lavoro della Trek-Segafredo, con una Longo Borghini eccezionale che si è messa al servizio della compagna proprio come al mondiale di Leuven. Sull’ultima salita, a pochissimo dal traguardo, hanno scollinato staccate di 15”, però non sono andate nel panico. Sono rientrate bene ed hanno impostato lo sprint come volevano loro».

Sangalli raggiante

«Bertizzolo – prosegue Sangalli, che ha elogi per tutte – ha avuto la consapevolezza di essere forte dopo la delusione alla Strade Bianche. Qui ha fatto una volata di grande spessore dopo aver lavorato tutto il giorno. Soraya (Paladin, ndr) sta facendo il salto di qualità. E’ arrivata ad un punto della carriera in cui deve concretizzare il lavoro che ha fatto. E anche lei non si era risparmiata prima. La Persico ha confermato che nelle gare dure, come a Siena (10ª alla Strade Bianche, ndr) e a Cittiglio, lei c’è. Infine sono molto contento per la Cecchini che, dopo un paio di anni sottotono, sta tornando ai livelli per la quale l’abbiamo conosciuta. Ieri era lei la deputata a fare lo sprint per lo squadrone della SD Worx. La seguirò molto, ripongo in lei molte aspettative. Non in termini di risultati, ma di prestazioni e di saper essere donna-squadra in cui lei è molto brava».

Balsamo, dedica importante

E le protagoniste del podio cosa dicono? Elisa Balsamo – la terza a vincere il Trofeo Binda in maglia iridata (le altre, Lizzie Deignan nel 2016 e Regina Schleicher nel 2006) – spiega come e perché e cosa vuole diventare.

«In salita vado meglio quest’anno – dice – anche se sull’ultima ero a full gas. Nel finale con Van Dijk, Longo Borghini e Van Anrooij abbiamo deciso di restare assieme per chiudere il buco. Tutta la squadra ha fatto un lavoro prezioso. Questa era una volata da fare in rimonta: più tardi parti, meglio è. E’ stato bello poter condividere le premiazioni con due ragazze che conosco bene. Questa vittoria la dedico ad un mio caro cugino che purtroppo non c’è più da qualche mese (si chiamava Enrico, è morto a ottobre in un incidente stradale, ndr). Sto crescendo in salita per essere sempre di più un corridore da classiche. Qui alla Trek-Segafredo mi trovo benissimo e mi stanno aiutando anche nel gestire il peso della maglia iridata. Correre con queste campionesse ti permette di decidere che tipo di gara impostare. E’ tutto più semplice».

La volata del Trofeo Binda 2022. Cinque italiane nella top ten. Vince Balsamo su Bertizzolo e Paladin
La volata del Trofeo Binda 2022. Cinque italiane nella top ten. Vince Balsamo su Bertizzolo e Paladin

Bertizzolo, volata intricata…

Essere felici per un piazzamento è possibile. Eccome, se lo fai dietro alla campionessa del mondo, che è anche una tua amica. Sofia Bertizzolo, che il 6 marzo aveva vinto a Montignoso la gara internazionale Trofeo Oro in Euro, è soddisfatta di se stessa e del suo Team UAE Adq.

«Abbiamo corso in modo intelligente – dice – Erica (Magnaldi, ndr) ha provato una fuga solitaria, Mavi Garcia ha invece sempre ricucito tutti i buchi. Sono orgogliosa di come siamo partite quest’anno. Conoscevo bene questo arrivo (ci ha vinto da junior nel 2015, ndr) e so che dovevo aspettare perché è lungo e in salita. Sono partita a destra della strada, poi sono uscita a sinistra perché non volevo dare riferimenti ad Elisa che stava rimontando. Forse ho fatto più strada delle altre, ma già la Balsamo è più veloce di me, se poi le tiro lo sprint tanto vale offrirle pure il caffè prima del traguardo (ride, ndr).

«Non potevo fare di più. Alla fine questo arrivo mi ha ricordato le categorie giovanili quando correvo contro di lei che è un ’98 ed è più giovane di me di un anno. Poi sono molto contenta anche per Soraya. Siamo state compagne di squadra negli ultimi due anni e si merita i piazzamenti che sta ottenendo. Ora cercherò di sfruttare ancora la mia condizione nelle prossime gare».

Emozione Paladin

Anche Soraya Paladin fa eco in parte alla sua avversaria e corregionale. «Cittiglio è una gara che mi piace – dice – e stavolta sono doppiamente felice perché è la prima volta che in uno sprint, che non è la mia specialità, riesco a centrare il podio. La Balsamo è imbattibile in volata però noi della Canyon Sram ci abbiamo provato a fare gara dura, a tagliarla fuori. Pensavo che anche la SD Worx volesse fare come noi, ma hanno portato in volata la Cecchini, che è andata fortissimo.

«Oggi ero io quella designata per il finale e onestamente ero piuttosto agitata perché non volevo sprecare tutto il lavoro delle mie compagne, soprattutto di Elise (Chabbey, ndr) che mi ha scortato per tutto l’ultimo chilometro. E’ un buonissimo terzo posto, perché condiviso con due amiche, di cui una, Sofia, mia ex compagna. Lei si merita davvero tanto questi risultati. Anzi, vedendo l’ordine d’arrivo, direi che il nostro cittì avrà il suo bel daffare con le convocazioni».

Sangalli e l’abbondanza

E noi chiudiamo girando lo spunto proprio a Sangalli. «Eh (sospira e ride, ndr), mi piace avere questi problemi di abbondanza, anche perché l’obiettivo è averne così anche per Parigi 2024. Tutte sanno di far parte di un progetto – prosegue – e sono certo che le eventuali esclusioni saranno capite da ognuna di loro. Stiamo creando un gruppo, attraverso i vari ritiri, dove tutte si possono aiutare e nel quale nessuna sarà mai vista come una seconda scelta.

«Ad esempio, per i Giochi del Mediterraneo verrà convocata chi non farà il Giro d’Italia Donne, che è in concomitanza. Per tutti gli appuntamenti terremo conto di chi sarà più in forma. Avremo sempre la miglior nazionale possibile perché abbiamo una nazionale forte. Quando vinceremo sarà merito delle ragazze, quando andrà male sarò io il responsabile. Questa è e sarà sempre la mia filosofia».

Bertizzolo: al UAE Team Adq il ciclismo finalmente è donna

09.03.2022
4 min
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Sofia Bertizzolo è tornata alla vittoria. Lo ha fatto a Montignoso, ma il traguardo non conta. Ciò che fa la differenza è la sensazione di aver vinto, che cambia la fiducia e la percezione. Da quest’anno la vicentina indossa la maglia del UAE Team Adq e la cosa le va particolarmente a genio.

«Questa nuova prospettiva – spiega – mi esalta. E’ bello che la squadra sia passata dalle mani di una donna, Alessia Piccolo, a un’altra donna, Melissa Moncada. Non so quanto tutto questo sia dipeso da Pogacar, che però in tempi non sospetti disse che gli sarebbe piaciuto ci fosse anche un team femminile. In ogni caso è bello che Colnago sia stato acquisito da una società che ha la stessa Melissa al comando. La punta della piramide al femminile. Sotto ci siamo noi atlete. E in mezzo uno staff di uomini. Una bella collaborazione, una bella commistione».

A Montignoso, all’indomani della Strade Bianche, la prima vittoria di stagione (foto Bastengason)
A Montignoso, all’indomani della Strade Bianche, la prima vittoria di stagione (foto Bastengason)

Pochi fronzoli

Sofia Bertizzolo sta sempre sul concreto. E quando le chiedi di commentare l’inizio di stagione, la sua sintesi è chiarissima.

«La squadra ha iniziato sulla retta via – dice – con le tre vittorie di Marta Bastianelli. Purtroppo siamo state un po’ sotto tono alla Strade Bianche, la prima corsa WorldTour, e non so se le aspettative fossero alte nella squadra o in noi atlete. Il fatto di aver vinto il giorno dopo è stato importante. Il feeling della vittoria aiuta a vincere. E comunque siamo ancora a marzo e ho già fatto 11 corse. Tante altre ne verranno. Domani vado in Olanda per correre sabato, ma devo dire che è… nocivo stare a casa fra una corsa e l’altra. Cerchi di fare tutto e sei sempre di corsa».

Si capisce che dietro c’è la UAE Emirates degli uomini?

Diciamo che siamo ancora la Alé che insegue la UAE. Il cambio c’è stato tardi, quindi dobbiamo ancora metterci a posto per gestione e materiali. Però stanno facendo bene. C’è il nutrizionista e spero che arrivi il secondo direttore sportivo per le corse del Nord, con l’ammiraglia davanti e VeloViewer, perché fa davvero la differenza. Però sono contenta che si siano buttati. E dato che dall’anno prossimo stare o non stare nel WorldTour dipenderà dal ranking, è bene rodarsi subito e prendere le misure.

Al via della Strade Bianche, dove il risultato è stato inferiore alle attese
Al via della Strade Bianche, dove il risultato è stato inferiore alle attese
E’ bello farne parte?

E’ molto bello. Si capisce che dietro c’è qualcosa di grande che ci offre un ottimo appoggio.

Cosa prevede il tuo programma?

Le classiche tranne la Roubaix e il Giro del Lussemburgo a chiusura della primavera. A maggio si recupera, poi l’estate andrà maneggiata con attenzione. Ci sono tante corse a tappe e va visto come gestirle, visto che il tempo fra una e l’altra è spesso poco.

Elisa Balsamo ha lasciato la Polizia, puntando sul professionismo. Tu ci hai mai pensato?

Non ho parlato con Elisa, non conosco il perché della sua scelta. Quello che posso dire è che il ciclismo femminile si sta sviluppando tantissimo. Sono qui dal 2016 e ricordo che i primi tempi ci cambiavamo in mezzo alla strada senza avere neppure un camper. Però non siamo ancora arrivate alla certezza nel futuro. Il discorso non è quanto guadagno finché corro, ma il dopo.

Essere nelle Fiamme Oro è una tranquillità…

Io non ho una laurea, il futuro è incerto. E’ stato fondamentale essere in Polizia per non dover andare a lavorare la sera al bar per avere i soldi per comprare le proteine. Andiamo avanti con contratti di uno-due anni. E poi c’è il discorso della maternità…

Primo assaggio di Nord a Le Samyn, corsa conclusa in 87ª posizione
Primo assaggio di Nord a Le Samyn, corsa conclusa in 87ª posizione
Che non è prevista?

Sono contenta che Lizzie Deignan abbia condiviso il fatto di essere in attesa di un altro figlio e la volontà di tornare dopo, ma non tutte possono permettersi di farlo. Non so quante squadre ti riprenderebbero dopo. Per questo dico che oggi la Polizia è fondamentale.

Giro o Tour?

Giro e Tour, entrambi. Poi vedremo con quali obiettivi. A norma il mio programma li prevede entrambi.

Liv partner di prestigio del Trofeo Binda

16.11.2021
3 min
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Sono passati poco più di due anni da quando Marianne Vos conquistava in sella ad una Liv il trofeo Binda (foto di apertura). Nel 2022 il marchio taiwanese, appartenente al gruppo Giant, tornerà ad essere protagonista della manifestazione organizzata dalla Cycling Sport Promotion. Il tutto sarà possibile grazie ad un accordo di collaborazione ufficializzato nei giorni scorsi.

La macchina organizzativa guidata da Mario Minervino, presidente della Cycling Sport Promotion, è al lavoro da diverse settimane per definire tutti i dettagli del trofeo Alfredo Binda – Comune di Cittiglio. La gara verrà inserita nel calendario 2022 dell’UCI Women World Tour. Come da tradizione, accanto alla gara riservata alle Elite, ci sarà il Piccolo trofeo Binda, gara di Coppa delle Nazioni 2022 donne junior. Entrambe le manifestazioni sono in calendario per domenica 20 marzo.

Mario Minervino, presidente della Cycling Sport Promotion e Rossella Magnani, sindaco di Cittiglio (foto Flaviano Ossola)
Mario Minervino, presidente della Cycling Sport Promotion e Rossella Magnani, sindaco di Cittiglio (foto Flaviano Ossola)

Una scelta naturale

La scelta della Cycling Sport Promotion di avere Liv al proprio fianco non è per nulla casuale. Stiamo infatti parlando dell’unica azienda di respiro mondiale che ha come finalità quella di produrre una linea di biciclette pensate, progettate e realizzate per le cicliste. Mario Minervino non ha nascosto la soddisfazione per la nuova partnership: «Era destino, Liv è nata nel 2008, l’anno in cui nacque la UCI World Cup con il trofeo Binda ad aprire il calendario. Siamo molto contenti di questa partnership di reciproco e forte interesse. Con Liv abbiamo appena iniziato un percorso che promette tante iniziative di successo».

Al centro le donne

Liv fa parte del gruppo Giant e alla guida del colosso taiwanese oggi c’è Bonnie Tu che proprio nel 2008 fondò il marchio. Parliamo di una realtà che realizza biciclette e attrezzature dedicate esclusivamente al mondo femminile. In grado di coprire a 360 gradi ogni tipo di esigenza per quante vogliono fare del ciclismo il proprio sport, a ogni livello e in ogni sua forma. Con premesse di questo tipo era naturale legarsi ad un evento sportivo come il trofeo Binda pensato esclusivamente per il mondo femminile.

Marta Villa, marketing coordinator di Liv per l’Italia
Marta Villa, marketing coordinator di Liv per l’Italia

Una partnership naturale

A raccontarci qualcosa di più della nuova partnership è Marta Villa, marketing coordinator per l’Italia di Liv. L’abbiamo incontrata presso la sede di Giant Italia a Nerviano, in provincia di Milano: «Per il 2021 come politica aziendale abbiamo preferito privilegiare la figura delle ambassador quale strumento per far conoscere il marchio Liv. Anche il prossimo anno porteremo avanti questo strumento di promozione».

«Siamo comunque sempre alla ricerca di nuove opportunità – prosegue Marta Villa – e già dallo scorso anno avevamo iniziato a dialogare con Mario Minervino e il suo staff. Liv vuole che l’esperienza di andare in bici sia perfetta fin dalle prime pedalate. Ogni nostra decisione è presa considerando le donne in primo piano. Le figure femminili occupano un ruolo chiave in azienda. Con premesse di questo tipo era naturale avvicinarci alle gare della Cycling Sport Promotion, realtà leader nel mondo nell’organizzazione di eventi ciclistici al femminile».

Tante iniziative in programma

Nelle prossime settimane sono previsti diversi incontri tra lo staff della Cycling Sport Promotion e il management italiano di Liv. L’obiettivo è quello di definire nei dettagli la presenza del brand taiwanese in zona partenza e arrivo e per studiare altre iniziative promozionali. Il prossimo 20 marzo contribuirà a dare visibilità al marchio la presenza in gara del Liv Racing World Team che potrà schierare al via ben tre italiane. Si tratta di Sofia Bertizzolo, Rachele Barbieri e Katia Ragusa. Tutte e tre saranno guidate in ammiraglia da Giorgia Bronzini.

Liv Cycling

Cycling Sport Promotion

Si risveglia Bertizzolo: vittoria e parole chiare. Chiarissime…

17.10.2021
6 min
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«Questa vittoria la dedico a me stessa. La prossima sarà per qualcun altro». Se la tiene stretta Sofia Bertizzolo la sua prima affermazione da elite nel calendario Uci. La 24enne del Liv Racing Cycling Team venerdì 15 ottobre a Grand Champ in Bretagna ha conquistato in solitaria La Classique Morbihan con un’azione in contropiede anticipando di 9” il gruppetto delle inseguitrici poi regolato da Valentin Fortin (St. Michel Auber 93) e Chiara Consonni (Valcar Travel&Service). Per la verità la Bertizzolo aveva già ottenuto dei successi nella categoria maggiore, ma erano gare open italiane. L’ultima fu il 5 settembre dell’anno a scorso a Villa Musone nella seconda frazione del Giro delle Marche in Rosa. Le prime due (Trofeo Oro in Euro e Memorial Valeria Cappellotto) le aveva centrate nel 2016, al primo anno da elite.

Ventiquattro ore – nel Grand Prix du Morbihan, praticamente una sorta di rivincita disputata sulle strade bretoni vinta dalla Consonni davanti a Kool e Zanardi – la ragazza di Bassano del Grappa ha lavorato a fondo per la sua compagna Lotte Kopecky che ha chiuso quarta.

Insomma, un bel modo per lei di lasciare la formazione olandese visto che ha firmato per due stagioni – anche se manca ancora l’ufficialità – con la Alè Btc Ljubljana, che a sua volta sarà acquisita (con la cessione della licenza WorldTour) dall’UAE Team Emirates. E non è ancora finita la stagione della Bertizzolo: il 22 e 23 ottobre in Olanda correrà sia la Drentse Acht van Westerveld sia la Ronde Van Drenthe, ultima gara del Women World Tour.

Sofia raccontaci queste due gare ma soprattutto questa vittoria.

Pensate che non dovevo nemmeno farle. Venerdì siamo state perfette. Non abbiamo mai subito la gara, anzi l’abbiamo fatta. Nel finale eravamo una ventina ed avevamo programmato un mio attacco per permettere a Lotte (Kopecky, sua compagna di squadra, ndr) di restare coperta per lo sprint finale. Poco prima dell’ultimo chilometro la strada saliva e sono partita forte. Si sono guardate, io ho tirato dritto e non mi hanno preso. E’ stata una tattica perfetta. Almeno una volta che va bene, perché invece ieri…

Com’è andata?

Intanto siamo partite prestissimo perché poi c’era la gara maschile, tant’è che all’inizio c’era pure la nebbia. Noi eravamo in quattro, come il giorno prima, ma una nostra compagna ha avuto un po’ di problemi e siamo restate solo in due a lavorare per Lotte. E’ stata dura. Abbiamo subìto e il quarto posto non ci soddisfa.

Perché non dovevi correrle?

Dopo il Tour of Britain avrei dovuto disputare le ultime due in Olanda, ma proprio in Gran Bretagna la mia compagna Jeanne Korevaar è caduta fratturandosi una spalla e così mi hanno convocata in extremis. Diciamo che andata bene… 

Bertizzolo è salita sulla ribalta internazionale con l’argento juniores ai mondiali di Ponferrada 2014
Bertizzolo è salita sulla ribalta internazionale con l’argento juniores ai mondiali di Ponferrada 2014
Sei pronta ad una nuova avventura nei prossimi due anni? Prima parlaci di questi ultimi due con la Liv. Come sono andati?

Sono stati uno e mezzo alla fine. E sono stati tumultuosi, come credo per tutti. Ho lavorato tanto per le mie compagne e specialmente per Vos l’anno scorso e Kopecky quest’anno. Il Covid però mi ha lasciato uno strascico paradossalmente più quest’anno che l’anno scorso. Nel 2020 ho fatto fatica fisicamente perché non riuscivo a trovare il giusto colpo di pedale. Quest’anno meglio, ma i miei programmi e le mie aspettative sono stati condizionati e quindi non sono stati rispettati.

Note positive e negative?

Tra le negative dico solo il Covid, perché poi la mia sincerità può mettermi nei guai (ride, ndr). Tra le positive dico aver conosciuto Marianne Vos. Sono contenta di questo, è una cosa che porterò sempre con me. Ciclisticamente lei è classe allo stato puro, qualità che le ha dato madre natura. Magari non è bravissima ad insegnarti, perché nemmeno lei sa, secondo me, come fa a fare certe cose. E’ talento innato. Devi solo essere brava a guardarla e rubarle qualcosa. A livello umano poi è ancora meglio. Avete presente il suo palmares? Uno da fuori si aspetterebbe una star inavvicinabile o altezzosa. Invece è una gran persona. Umile, gentile, di compagnia, che sa fare gruppo, che si interessa sempre delle compagne e riconoscente.

E allora questa tua sincerità che note positive e negative ha?

La domanda di riserva non c’è? Battute a parte, ho questo carattere, dico ciò che penso e talvolta può essere un problema. Però mi sono arrivati tanti messaggi per la vittoria. Sia le compagne che le avversarie mi hanno fatto i complimenti. Forse alla fine questa mia dote, la sincerità, è apprezzata… 

In azione ai tricolori crono 2020: la specialità per Bertizzolo è un fronte su cui migliorare
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Facciamo un salto nel futuro con la prossima squadra. Un progetto importante, nato negli scorsi giorni. Cosa sai?

Onestamente non tanto o quantomeno certi aspetti non stati ancora confermati. Però parto col morale alto perché la vittoria è arrivata al momento giusto. Anzi ho piacere che sia giunta a fine stagione, così finisco bene e posso affrontare l’inverno con mente serena.

Cosa ti aspetti dal punto di vista agonistico.

A fine estate avevo deciso di andare via e possibilmente tornare in Italia perché volevo una squadra che mi desse un po’ più spazio. Vorrei avere più fiducia. Non sono una velocista e nemmeno una scalatrice, quindi vorrei anche giocarmi le mie carte su percorsi vallonati adatti alle mie caratteristiche, magari con l’aiuto delle compagne. Ho aiutato spesso, diciamo che non sempre sono stata ricambiata.

Spiegaci che corridore sei.

Quando sono passata elite, credevo di essere adatta alle gare a tappe, poi mi sono reinventata nelle classiche o gare di un giorno. In realtà devo e voglio migliorare a cronometro perché ci sono tante piccole gare a tappe che hanno sempre una prova contro il tempo che decide la generale. Diciamo che mi vedo bene per questo tipo di corse.

In azzurro ha corso ii mondiali di Bergen nel 2017, nella foto, e quest’anno gli europei di Trento
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Da junior sei andata fortissimo (campionessa d’Europa, d’Italia e vice-iridata nel 2014, ndr), nel 2019 hai fatto quarta al Fiandre, risultando preziosissima nella vittoria della Bastianelli. Quando ti rivedremo su questi standard?

Spero presto. Sono ancora giovane ma mi sento più esperta (Sofia è nata il 21 agosto 1997, ndr), l’anno prossimo sarà il settimo da elite e sento che posso migliorare. Sicuramente finora mi sono confermata molto sulle prestazioni piuttosto che sui risultati. Certo, fa molto piacere che dietro la vittoria di una compagna ci sia il tuo lavoro, ma se non vinci rischi di perdere quel feeling che ti può dare una mano. Vincere aiuta a vincere.

Per chiudere, com’è il tuo rapporto con la nazionale?

Intanto bisogna dire che la nazionale è il cittì Salvoldi, perché è lui che si occupa veramente di tutto e si prende ogni responsabilità, nel bene o nel male. E gliene va dato atto. Certo, questa cosa può essere positiva o negativa, di certo sai che hai lui come unica figura, non hai intermediari. Fatta questa premessa, preferirei che ci fosse una comunicazione migliore per le gare in azzurro. Adesso anche il ciclismo femminile è fatto di programmazione. La stagione è divisa in due, la prima fino a giugno e la seconda per il finale. A parte le nostre italiane più forti, sapere in anticipo le convocazioni sarebbe un bene. Potremmo impostare meglio l’annata e gli allenamenti.