Bertizzolo, calvario finito e pronta per ributtarsi nella mischia

08.08.2024
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Quando il 12 agosto riattaccherà il numero sulla schiena, saranno passati quasi novanta giorni dall’ultima gara disputata. Sofia Bertizzolo ha recuperato bene dal brutto infortunio patito alla Vuelta a Burgos ed ora è pronta per rientrare al Tour de France Femmes.

Riavvolgiamo il nastro per un attimo tornando al 17 maggio e a quegli ultimi centocinquanta metri della seconda frazione della corsa spagnola. Lo sprint è lanciato e la vicentina della UAE Team ADQ resta coinvolta nella caduta in cui c’è anche Balsamo. Vola contro le transenne e la sua bici le finisce addosso. Il dolore si sente subito, forse anche quello morale ed il referto medico non è leggero. Frattura della testa del radio sinistro e lesione del vasto mediale destro lunga dieci centimetri e profonda quasi la metà. Il fast forward ci riporta ad oggi e così prima della partenza per la Francia, abbiamo sentito Bertizzolo per sapere come sta e come ha affrontato il suo ritorno in bici.

Bertizzolo ha svolto il ritiro in altura a Tignes ritrovando una buona condizione. E per il Tour ci saranno nuove maglie per la UAE
Bertizzolo ha svolto il ritiro in altura a Tignes ritrovando una buona condizione. E per il Tour ci saranno nuove maglie per la UAE
Sofia sei stata costretta ad uno stop forzato per buona parte dell’estate. E’ tutto smaltito?

Fisicamente sono a posto, sento di avere un buon livello atletico e anche mentalmente sto bene. Non è stato semplice però perché non mi era mai successo di stare ferma per così tanto tempo. Ho dovuto fare quasi un mese senza toccare la bici. Un po’ per i venti giorni di gesso al polso e un po’ per la lesione alla gamba. Poi ho potuto riprendere a basso ritmo e senza forzare nulla.

Il periodo della riabilitazione pensavi potesse essere più breve o semplice?

Diciamo che non ci ho pensato molto e mi sono subito adeguata a quello che mi è stato detto. Il vero punto di domanda era legato al vasto mediale. Non si vedeva da fuori come un taglio, ma dentro era come esploso, probabilmente per l’impatto violento del manubrio sulla gamba. Pensate che subito pensavo fosse solo un grosso livido, tant’è che volevo pedalarci su per farlo sgonfiare. Invece mi hanno detto giustamente di aspettare un’ecografia per capire perché tanto non sarebbe cambiato nulla pedalare un paio di giorni dopo. In ogni caso ho recuperato progressivamente la piena mobilità della gamba.

Vuelta a Burgos, Lo sprint è lanciato, Bertizzolo vola sulle transenne. Il polso sinistro fa crac e la gamba destra si lesiona
Vuelta a Burgos, Lo sprint è lanciato, Bertizzolo vola sulle transenne. Il polso sinistro fa crac e la gamba destra si lesiona
Quando hai ricominciato ad intensificare gli allenamenti?

Ho sempre fatto ecografie di controllo, in pratica nel periodo dei campionato italiano ero quasi al 100 per cento. E infatti la squadra ha voluto che andassi sul Passo San Pellegrino assieme alle compagne che stavano preparando il Giro Women. Facevo meno di loro, ma almeno ero tornata a fare gruppo e anche dal punto di vista morale è meglio. Senza però l’enorme lavoro delle fisioterapiste Carla ed Anna non sarei mai potuta tornare così presto e bene in bici. Sono state le mie angeli custodi e non posso che ringraziarle di cuore per quello che hanno fatto.

Com’è andata sul piano mentale? Hai avuto momenti difficili?

Onestamente no. O meglio, ho cercato di viverla più serenamente. Per me è stato un piccolo deja-vu con la caduta alla Ride London dell’anno scorso. Solo un giorno l’ho davvero trascorso male. Mentre facevo fisioterapia, un dottore che non mi aveva mai visto e che non mi conosceva, mi ha detto che dovevo scordarmi di rientrare in bici nel giro di poco. Lui aveva solo valutato gli esami, io però l’ho presa male. Per fortuna è durato poco quel momento e non ci ho più pensato. Ho sfruttato lo stop per fare cose con gli amici che non faccio mai…

Ad esempio?

Beh, visto che ero ferma, sono riuscita ad andare a vedere la tappa del Monte Grappa del Giro d’Italia. Mi sono aggregata al Marco Frigo Fans Club e ho passato una bella giornata, sdrammatizzando un po’ sulle mie botte (dice sorridendo, ndr).

Durante il primo mese di totale inattività, Bertizzolo è andata al Giro d’Italia per vedere la tappa di casa, quella del Monte Grappa
Durante il primo mese di totale inattività, Bertizzolo è andata al Giro d’Italia per vedere la tappa di casa, quella del Monte Grappa
Ti abbiamo vista in ritiro per il Tour Femmes. Com’è andata la preparazione?

Eravamo in altura a Tignes, posto bellissimo in cui non ero mai stata, ma quanto dislivello che ho accumulato. Non ne posso più (sorride, ndr). Mi piacciono i percorsi misti, però facevamo salita o discesa e mi è mancata la pianura. Tuttavia abbiamo fatto un buon blocco di lavoro e sono soddisfatta. Sono pronta per correre.

Con che ruolo vai in Francia?

Al Tour non avremo la velocista pura, quindi toccherà a me fare le volate. E sapete cosa vi dico? Che ho voglia di ributtarmi nella mischia perché sento di avere nelle gambe quella volata che non sono riuscita a fare a Burgos. Per me sarà importante farlo e sono sicura che lo farò senza paura. In ogni caso le tappe centrali sono quelle più adatte a me e vedremo come affrontarle, mentre le ultime di montagna sarò completamente al servizio della squadra e delle compagne che cureranno la generale o che punteranno a quelle tappe.

Questa caduta quanto ha condizionato la stagione di Sofia Bertizzolo?

Non poco a dire il vero. Ho sofferto molto rinunciare al Giro Women, che io preferisco al Tour Femmes. E di conseguenza non essere a disposizione per la prova in linea delle Olimpiadi. Pensare che qualche giorno prima della mia caduta ero a Parigi con alcune mie compagne di nazionale per il sopralluogo del circuito. In realtà sapevo che avrei potuto correre il Giro per arrivare in condizione a Parigi, ma ho dovuto confrontarmi con la squadra prima e poi parlare col cittì Sangalli. Se fossi andata su non sarebbe stato giusto nei confronti delle compagne che avevano dimostrato di andare forte per più tempo del mio. E’ andata così, io penso ad esserci a Los Angeles 2028.

Bertizzolo correrà il Tour Femmes in appoggio alla squadra, però si butterà nella mischia nelle tappe veloci e ondulate
Bertizzolo correrà il Tour Femmes in appoggio alla squadra, però si butterà nella mischia nelle tappe veloci e ondulate
Resta il finale di stagione per fare bene come era stato l’avvio, giusto?

Sì, certo. Il mio calendario è bello fitto. Dopo il Tour correrò a Plouay, il Romandia, il GP Wallonie e tante altre gare fino al Giro dell’Emilia. Gli obiettivi e gli stimoli non mancano di certo. Guadagnarmi una maglia azzurra per europei e mondiali è uno di questi. Solo però dal Tour Femmes capirò qualcosa in più per le prossime settimane. Perché, ci tengo sempre a ricordarlo, anche se hai buoni valori dopo un infortunio, è solo confrontandoti con le avversarie in gara che sai veramente come stai.

Uae Team Adq, in piena espansione. Parla Cherie Pridham

19.05.2024
5 min
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Se in campo maschile tutti guardano all’Uae Team Emirates come la squadra attualmente più forte del lotto (grazie soprattutto alle imprese di Pogacar), fra le donne la situazione è più complessa. L’Uae Team Adq è sicuramente un team di riferimento, ma il suo peso specifico pur importante non è paritetico. Quest’anno sono arrivate finora 6 vittorie, un bilancio lontano da quello non solo della Sd Worx, riferimento del settore, ma anche di altre formazioni.

Parliamo di una formazione in crescita, da considerare in piena evoluzione nella ricerca di un’identità definita. Cherie Pridham, manager della squadra si sta adoperando per dargliela conscia del fatto che serve tempo.

«Ovviamente vogliamo sempre più risultati. Vogliamo far crescere ogni squadra, quella maggiore come il devo team e stanno crescendo rapidamente. Sono piuttosto soddisfatta del punto dove siamo arrivati sotto la nuova gestione, con l’impegno mio e del team di direttori sportivi. Ci sarebbe piaciuto di meglio, soprattutto nel periodo delle classiche belghe, ma abbiamo colto piazzamenti importanti, che valgono».

Una delle 6 vittorie in casa Uae, quella di Eleonora Gasparrini a La Classique Morbihan
Una delle 6 vittorie in casa Uae, quella di Eleonora Gasparrini a La Classique Morbihan
Che cosa è mancato nel periodo delle classiche?

Semplice: un po’ di fortuna. Ovviamente ci vogliono le gambe, ma alcuni risultati non sono andati come volevamo. A volte abbiamo avuto degli incidenti, come con Consonni alla Gand-Wevelgem. Ma dobbiamo prendere quanto di buono c’è stato in ogni situazione.

Il roster di 16 atlete è troppo ristretto per affrontare tutta la stagione?

Nel WorldTour mondiale ci sono molti più corridori, ma il nostro è un movimento che si è sta sviluppando ora. Un paio di elementi in più farebbero comodo, ma bisogna crescere piano e in modo sostenibile economicamente. La partecipazione è ristretta a poche atlete, inoltre al fianco del team principale c’è quello development, insomma di carne al fuoco ce n’è tanta. Le corse femminili crescono rapidamente dobbiamo seguire il flusso senza però esagerare. Dobbiamo far crescere le nostre punte come Consonni o Persico, gestire il team nel suo complesso. Sappiamo che dobbiamo rafforzarci e lo faremo, a ogni livello. Ma occorre procedere passo dopo passo.

La devastante caduta alla Vuelta a Burgos. Per Bertizzolo, a terra, il responso è la frattura a un braccio
La devastante caduta alla Vuelta a Burgos. Per Bertizzolo, a terra, il responso è la frattura a un braccio
L’infortunio della Bertizzolo quanto peserà nel prosieguo della stagione?

Ho parlato con Sofia dopo la diagnosi del radio rotto. Ma le gambe funzionano. Servirà solo un po’ di recupero dall’incidente iniziale. So che Sofia tornerà preso, stiamo già pensando ad un ritorno strategico. Il Giro potrebbe ancora essere un’opzione, ma sempre in accordo con il team medico.

Ci saranno novità il prossimo anno, sia a livello manageriale che di atlete?

Per quanto mi riguarda, no, penso che ci stiamo stabilizzando bene. Naturalmente io sono il manager, quindi non è mio compito discutere di contratti. Per quanto riguarda lo staff verrà consultato ovviamente, ma non spetta a me deciderlo. Non sono a conoscenza di alcun cambiamento al momento.

Davide Arzeni, uno dei diesse, portato in trionfo dopo la tripletta al GP Liberazione
Davide Arzeni, uno dei diesse, portato in trionfo dopo la tripletta al GP Liberazione
A Giro e Tour con quali ambizioni andate, per puntare alle tappe o alla classifica?

Dobbiamo essere realistici e con la squadra che abbiamo, le vittorie di tappa sono un obiettivo chiaro per noi. Per salire di livello e di ambizioni serviranno ancora 1-2 anni. Poi nello sport non si può mai sapere, il podio della classifica generale al Tour de France può sempre arrivare, non c’è nulla di impossibile. Hai bisogno che tutto vada per il verso giusto, ma per il futuro di questa stagione, penso che saremo contenti delle vittorie di tappa.

Voi avete in squadra un forte numero di italiane: quanto è utile che ci sia un gruppo della stessa nazione?

È un gruppo di corridori e staff che ho ereditato, ma non è una situazione diversa da quando lavoravo alla Lotto, dove c’era uno zoccolo duro belga perché era un team belga. Qui le radici sono italiane. Nel destino del team c’è una maggiore internazionalizzazione, aprendo la porta a esperienze diverse, nazionalità diverse, culture diverse. E’ un passaggio importante. Ma questo avverrà in futuro. Per ora stiamo lavorando con un buon gruppo di staff e persone motivate e, ovviamente, le ragazze si stanno abituando allo stile di gestione. I progressi ci sono e sono evidenti.

Silvia Persico dovrebbe essere la punta della Uae nei grandi giri, con uno sguardo alla classifica
Silvia Persico dovrebbe essere la punta della Uae nei grandi giri, con uno sguardo alla classifica
Quale risultato da qui alla fine della stagione renderebbe il vostro bilancio completamente positivo?

Penso che una vittoria di tappa in un Grand Tour sia lo snodo più significativo. Dobbiamo essere aggressivi nelle gare e non essere solo un numero, vogliamo lottare per quella vittoria e se questo ci permette di vincere tappe al Giro e al Tour, questo mi renderà molto felice.

Hai lavorato a lungo nell’ambiente maschile: questi anni con le ragazze sono più facili o difficili?

Domanda delicata, bisogna stare attenti qui – afferma ridendo la Pridham – Sono cresciuta come atleta e so quanto fosse difficile quando lo ero. Penso che il ciclismo femminile stia diventando sempre più professionale. C’è una crescita continua, anche nella percezione stessa del nostro mondo da parte delle sue protagoniste. La squadra e i corridori stanno spendendo molto di più, investendo molto di più in se stessi per diventare più professionali. Con le donne l’approccio è un po’ diverso. Quando ti rivolgi a una squadra professionistica maschile, puoi essere un po’ più diretto. Come donne, per natura vogliamo sapere tutto. Vogliamo più spiegazioni, più ragionamenti. Ma diventeranno sempre più coinvolte nella loro carriera.

Bertizzolo regista della UAE: «Ecco il Fiandre che prevedo»

30.03.2024
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Fuori dalle corse Sofia Bertizzolo ha una vena da artista. Con un foglio di carta ed una matita sa esprimere la sua creatività ritraendo con dovizia di particolari soggetti della quotidianità. In vista del Giro delle Fiandre di domani le abbiamo chiesto di… disegnarci che gara prevede.

All’interno della sua UAE Team ADQ, la ventiseienne di Bassano del Grappa ha assunto sempre più spesso il ruolo della regista, capace anche di finalizzare quando ha carta bianca. Quest’anno sarà alla sua ottava partecipazione (dal 2016 ad oggi ha saltato solo la scorsa edizione) e quando si parla con Bertizzolo della Ronde non si può dimenticare il suo strepitoso quarto posto del 2019 ricoprendo una preziosa funzione per il trionfo di Bastianelli. Vediamo cosa ci ha detto nel nostro botta e risposta alla vigilia della “Monumento” fiamminga.

Sofia, la Dwars door Vlaanderen di mercoledì che indicazioni vi ha dato in vista del Fiandre?

Ha confermato semplicemente quello che sapevamo già. In questo momento la Lidl-Trek è la squadra più solida, anche più della SD Worx. Sono state nel vivo della fuga decisiva facendo seconde con Van Anrooij e seste con Longo Borghini. Mentre Vos con la sua vittoria a Waregem ha confermato pure lei di essere una seria candidata per domani. Attenzione a Marianne che ha iniziato fortissimo la stagione. Anche se non l’ha dichiarato palesemente, so che punta alla Roubaix quindi verrà al Fiandre preparata e agguerrita.

La SD Worx-Protime sarà ugualmente la squadra-faro della gara?

Non ho ancora la lista definitiva delle partenti, ma è ovvio che tutti ci aspettiamo la SD Worx. Possono fare quello che vogliono. Hanno almeno 4-5 atlete che possono vincere il Fiandre. Anzi, tutte loro non solo possono, ma vogliono vincerlo. Quello potrebbe essere il vero problema. Potrebbe succedere che alla fine si debbano anticipare l’una con l’altra. E lì bisognerà stare attenti.

Che tipo di gara ti immagini quindi?

Per me andrà via una fuga da lontano, anche a 60-70 chilometri dall’arrivo. Intendo una fuga solida promossa proprio dalla SD Worx, con dentro tanti altri nomi importanti. Due su tutti. Oltre a Vos appunto, anche Longo Borghini sarà là davanti e secondo me dovrà attaccare sull’Oude Kwaremont o Paterberg per eliminare le ruote veloci. Noi della UAE dovremo giocare di rimessa, se non addirittura di furbizia. Sarà fondamentale voler entrare in questa azione a tutti i costi.

In che modo?

In Belgio si corre e si vive di attimi in ogni gara. Per esperienza so che spesso è tempo perso pensare a tante tattiche. Ce ne devono esserne un paio da rispettare, però poi dobbiamo essere brave noi ad adattarci in corsa. In pratica se dovesse partire la fuga a cui facevo riferimento prima, dovrà entrarci chi di noi è davanti in quel momento, senza pensare se sulla carta compiti e tattica fossero altri.

Nella SD Worx (qui Wiebes e Kopecky) tutte possono e vogliono vincere il Fiandre. Potrebbero muoversi molto da lontano
Nella SD Worx (qui Wiebes e Kopecky) tutte possono e vogliono vincere il Fiandre. Potrebbero muoversi da lontano
Come sta il UAE Team ADQ per il Fiandre?

Siamo supportate mediamente da una buonissima condizione, ma non abbiamo le individualità alla Kopecky o Wiebes per fare degli esempi. Ognuna di noi sta andando forte e se correremo unite potremo raccogliere un grande risultato. Ecco, forse l’unica che dovrebbe restare a ruota e che dovremo proteggere è Chiara (Consonni, ndr).

Perché?

Diciamo che Chiara (settima alla Dwars, ndr) è l’ultima che dovrebbe entrare nella fuga. Adesso lei ha le migliori gambe degli ultimi anni, dimostrando di saper tenere duro sui muri. E’ una carta da potersi giocare in una eventuale sprint generale, anche se penso che non si arriverà agli ultimi chilometri con un gruppo più o meno numeroso. Però come dicevo prima, che ci vada dentro lei oppure Persico, Swinkels, Amialiusik o Gasparrini conta poco. L’importante è entrarci.

E Sofia Bertizzolo invece che Fiandre farà?

Lo farò col mio solito compito di regista in corsa. Attaccata alla radiolina in contatto con l’ammiraglia per decidere cosa fare e quindi distribuire le indicazioni. Ci vorranno gli occhi aperti e sperare di essere in più di una. Poi potrebbe capitare che anch’io mi trovi nella situazione di entrare nelle azioni decisive. E certamente non mi tirerò indietro.

Piergiovanni, il podio che serviva per fare il salto in avanti

08.02.2024
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Anche se quello di domenica scorsa alla Vuelta CV Feminas non è il suo primo podio, è certamente quello che ha il valore più alto. Col terzo posto ottenuto a Valencia, Federica Damiana Piergiovanni è come se fosse entrata in una nuova dimensione, in cui vuole trovare conferme lungo il suo 2024.

Dentro ad un piazzamento si racchiudono sempre tanti spunti di discussione. Per qualcuno possono servire a riflettere su ciò che è mancato per arrivare alla vittoria, per la ventiduenne pugliese della UAE Development Team invece sono l’occasione ripensare alla bontà della sua prestazione. Ora Piergiovanni si gusta il risultato a casa, ma sa che deve guardare subito avanti. Prima che riparta per la Spagna per le prossime gare, l’abbiamo conosciuta meglio avvalendoci della sua spigliatezza.

Alla Vuelta CV, Piergiovanni (qui con la vincitrice Kerbaol e Raaijmakers) ha conquistato il suo primo podio in una gara 1.1
Alla Vuelta CV, Piergiovanni (qui con la vincitrice Kerbaol e Raaijmakers) ha conquistato il suo primo podio in una gara 1.1
Federica iniziamo a raccontare questo terzo posto.

Non mi aspettavo assolutamente di salire sul podio per diversi motivi. Prima di tutto perché arrivavamo da un bel blocco di lavoro, infatti all’esordio ad Almeria avevo fatto parecchia fatica nonostante il tracciato fosse adatto a me. D’altronde sapevamo che le gare iniziali sarebbero state più un contorno a quegli intensi giorni di allenamento. Il secondo motivo era legato al fatto che noi come squadra sembravamo poco portate per il percorso di Valencia. La nostra tattica prevedeva di decidere cosa fare dopo l’ultimo scollinamento.

Siete riuscite a rispettarla?

Diciamo di sì. Nella prima metà di gara c’erano due salite toste, specie la seconda che era lunga e con pendenze molto severe. Io ho tenuto duro e sono riuscita a restare nel gruppo delle migliori, dove eravamo circa una trentina, ma ero senza compagne di squadra. Human e Movistar hanno tirato forte per andare a riprendere Andersson, Bego e Kerbaol, le tre fuggitive che erano fuori da prima del secondo gpm. Nel frattempo Kerbaol era rimasta sola, mentre dietro ai meno 3 c’è stata una caduta. In quel frangente ho pensato che dovessi giocarmi le mie carte.

Cos’è successo?

Sono riuscita a schivare la caduta e rientrare subito su Raaijmakers, che finirà seconda, e Baril, che invece aveva vinto alla grande ad Almeria, che avevano preso già un buon margine. Nel finale mi sono buttata in questo mini sprint anomalo, io che non sono veloce, e sono riuscita a fare terza battendo una come Olivia (Baril, ndr) che conosco bene perché siamo state compagne sia in Valcar che l’anno passato in UAE. Potete immaginare quindi la mia grande felicità per questo terzo posto.

A Valencia nel finale Piergiovanni ha saputo cogliere l’attimo evitando una caduta e anticipando lo sprint ristretto
A Valencia nel finale Piergiovanni ha saputo cogliere l’attimo evitando una caduta e anticipando lo sprint ristretto
Che indicazioni ti ha dato questo piazzamento?

Innanzitutto devo ringraziare Davide Gani, il nostro diesse, che negli ultimi chilometri mi ha dettato tante direttive che si sono rivelate preziose. Per il resto mi è piaciuta la brillantezza e la prontezza con cui ho deciso di portarmi sulle contrattaccanti senza pensare ad un esito cattivo. Sicuramente ho preso più fiducia nei miei mezzi. Devo essere più coraggiosa. Come dicevo prima, non sono veloce e tante volte parto sentendomi già battuta.

Stai lavorando su questo aspetto?

Sì, perché è un mio tallone d’Achille e non l’unico. Quest’anno ho cambiato preparatore, mi seguirà Dario Giovine e gli ho parlato subito dei punti in cui voglio migliorare maggiormente o curare in modo più approfondito. Ad esempio vado bene a crono e vorrei investirci un po’ di tempo per puntare ad un bel risultato al campionato italiano. Un altro aspetto è il cambio di ritmo. Lo soffro ancora abbastanza, specie in salita. Vorrei avere più esplosività.

Tu però sulla carta saresti una scalatrice, giusto?

Contrariamente a quello che hanno sempre detto gli altri, in realtà non lo sono (sorride divertita, ndr). Anzi, adesso sono una che se arriva sotto un muro duro si stacca subito. Mi sento più una passista che ha tanta resistenza e ama fare le salite con passo forte e regolare. Vorrei migliorare la stessa resistenza per essere utile alle compagne e per giocarmi le mie possibilità quando ce ne sarà l’occasione. Riflettevo che tenendo conto delle mie caratteristiche, il numero che ha fatto la Kerbaol, che è una grande atleta, piacerebbe farlo a me (sorride ancora, ndr).

Ti sei ispirata a qualcuno in particolare?

Fin da quando ero nelle categorie giovanili, il mio idolo è sempre stata Longo Borghini. Innanzitutto mi piace perché è sempre stata umile nonostante sia una delle più forti in circolazione. Mi rivedo nelle sue caratteristiche, con le debite proporzioni ovviamente. Invece da quando sono in UAE quella a cui mi sento più simile è Bertizzolo, anche se lei è molto veloce. Mi piace molto anche Sofia. Come vi aveva detto Venturelli e molte altre mie compagne, lei è sempre stata disponibile e pronta a condividere la sua esperienza con noi giovani.

Rispetto all’anno scorso hai notato differenze nel vostro devo team?

Ho visto subito che siamo più organizzati in generale. In gara siamo più compatte ed affiatate. Sappiamo cosa dobbiamo fare, rispettando ognuna i propri compiti e facendoci trovare pronte all’occorrenza. Per ciò che riguarda il calendario al momento è ancora provvisorio, ma sappiamo che sarà abbastanza fitto e che potremo correre nel team WorldTour in alcune corse.

Per Federica Piergiovanni è un sacrificio correre in un devo team?

Non posso nascondere che ogni tanto mi dispiaccia sapere di non poter correre una classica o un grande Giro. Tuttavia però qui nella UAE Development Team ci sto molto bene perché sto completando il mio processo di crescita, stando a contatto con grandi tecnici e grandi atlete. A Valencia quando mi sono sentita dire che la squadra avrebbe lavorato per me, è stata una grande soddisfazione. Anche in questo bisogna fare tutto a passi ben calcolati. Per assurdo mi sto ritrovando ad essere una delle più esperte in squadra. In Spagna ero in camera con Lola Bryson-Boe, ragazza neozelandese di 18 anni arrivata quest’anno e che era tesa per la corsa. Mi ha fatto piacere tranquillizzarla, proprio come avevano fatto con me le più grandi.

Per il 2024 ti sei fissata degli obiettivi?

Sarò scontata, ma trovare una vittoria non sarebbe così male (sorride, ndr). Il ciclismo femminile è cresciuto tanto e vincere anche una gara minore non è così semplice come si pensa. Guardando all’attualità, voglio fare bella figura col team WorldTour che mi ha convocata per la Volta Valenciana (dal 15 al 18 febbraio, ndr). Sono molto felice, stimolata e a disposizione delle compagne. Mi piacerebbe restare anche nelle considerazioni del cittì Sangalli, però so che devo lavorare tanto e meritarmi una chiamata per il futuro.

Venturelli è diventata grande. Si parte subito con gli europei

09.01.2024
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L’Università a Brescia. L’ingresso nel mondo delle pro’ poche settimane fa in ritiro in Spagna. Il suo primo evento ufficiale da domani in Olanda agli europei su pista. Tutto il resto più avanti. E’ diventata grande Federica Venturelli, che ha iniziato il 2024 subito calata perfettamente nella parte (in apertura foto K13/Luis Solana).

E questa settimana non si farà mancare nulla. Il fiato lo userà non solo per pedalare, ma anche per soffiare sulle candeline della torta di compleanno. La cremonese della UAE Development Team festeggerà i 19 anni venerdì nel velodromo di Apeldoorn, prima di potersi concentrare a fondo sulla disciplina che le ha assegnato il cittì Villa. Domenica 14 gennaio correrà l’inseguimento individuale, in cui è già stata campionessa continentale e mondiale in entrambe le stagioni da junior. Fra un impegno e l’altro, siamo riusciti a sentire Venturelli, ormai navigata negli incastri del suo personale “tetris”e sempre brava a spiegare tutto quello che fa.

Federica, nemmeno il tempo di realizzare di essere passata elite, che c’è già una corsa importante che ti attende.

Proprio così, anche se inizialmente non ero sicura di farli, non era nei programmi. Lo abbiamo deciso circa un mese fa. Quando sono rientrata dal ritiro con la squadra, sono andata a Montichiari per lavorare con le altre ragazze. Ho cercato di affinare la condizione ed anche l’intesa con le compagne nelle prove di quartetto, che però non farò.

Cosa ti aspetti da quella prova?

Intanto parto sapendo che sarà più lunga e più difficile da gestire. Da junior l’inseguimento individuale è di due chilometri, mentre da elite sono tre, quindi mezza gara in più da fare. Per me sarà un tipo nuovo di sforzo. Non se ne parla di medaglie o piazzamenti (sorride, ndr). L’obiettivo al momento è fare esperienza e cercare di realizzare una buona prestazione. Sono migliorata anche nella cosiddetta ansia da prestazione, perché ho capito che la gara è il solo momento in cui si mette in pratica il lavoro degli allenamenti. Credo di essermi preparata bene, pertanto sono serena e tesa il giusto. Sicuramente essere già agli europei elite nell’anno olimpico è un motivo di grande orgoglio per me. Poi ovvio che spero di andare forte e superare le qualificazioni per le fasi successive.

Agli europei di Apeldoorn Venturelli disputerà l’inseguimento individuale, dove da junior è stata campionessa continentale e mondiale
Agli europei di Apeldoorn Venturelli disputerà l’inseguimento individuale, dove da junior è stata campionessa continentale e mondiale
Come ti sei trovata col gruppo azzurro delle grandi?

Benissimo (risponde raggiante, ndr). Sono molto contenta di come mi hanno accolta. Pensavo che avrei fatto più fatica, invece si vede subito che è un gruppo affiatato. Con Chiara (Consonni, ndr) c’era un briciolo di confidenza in più perché eravamo assieme al ritiro della UAE, però tutte le ragazze mi hanno dato consigli.

Ecco, il training camp in Spagna con il tuo nuovo club invece com’è andato?

Molto bene anche quello. Sia la prima squadra che noi del devo team eravamo nello stesso hotel. Facevamo chiaramente allenamenti separati, ma per le riunioni e le cene eravamo assieme. Anzi a tavola ci siamo sempre sedute mischiate per favorire la conoscenza fra tutte. Lì abbiamo avuto modo di confrontarci con le atlete più esperte ed è un aspetto importante per potersi migliorare.

Tra le ragazze della prima squadra con chi ti sei rapportata maggiormente?

Come dicevo prima per Consonni, conoscevo già bene Silvia (Persico, ndr) per il ciclocross. Lei è sempre stata un mio riferimento, anche per il salto di qualità che ha fatto negli ultimi anni. Devo dire però che mi hanno colpito molto Bertizzolo e Magnaldi per la loro forte personalità. Quando mi ricapiterà l’occasione, vorrei approfondire la conoscenza con loro per avere i loro punti di vista.

Altri particolari?

Tutte le ragazze sono molto precise nell’alimentazione. Ho capito che una buona prestazione passa da qui. Nel complesso ho notato subito una grande cura dei dettagli, della grande organizzazione che c’è dietro e degli allenamenti più intensi. E poi mi ha fatto una buona impressione l’essere state valutate dalla fisioterapista della squadra. Non mi era mai capitato prima di avere uno screening di questo genere. Lo reputo molto interessante.

Il programma gare di Federica Venturelli cosa prevede?

L’agenda è fitta, contando anche l’Università dove ho l’obbligo di frequenza (è iscritta alla facoltà di Farmacia a Brescia, ndr). Lo studio non potevo lasciarlo perché mi piace e mi serve, ma a dire il vero non ho idea di come farò per conciliare tutto (sorride, ndr). Battute a parte, farò il calendario del devo team, ma potrebbero esserci anche le gare con la nazionale. Sia in Nations Cup su pista sia su strada con le U23. So che ci verrà data l’occasione di correre anche col team WorldTour, ma non saprei quando tra tutti questi impegni. Infine ci sarebbe ancora il ciclocross. C’è un’ipotesi-mondiale, sempre che arrivi la convocazione, ma prima ci sarebbe anche la prova di Coppa del mondo a Benidorm a metà gennaio.

Campionessa in bici e a scuola. Ad ottobre Venturelli ha ricevuto l’onoreficenza di “Alfiere del Lavoro” da Mattarella
Campionessa in bici e a scuola. Ad ottobre Venturelli ha ricevuto l’onoreficenza di “Alfiere del Lavoro” da Mattarella
Ti sei posta degli obiettivi per questa stagione?

Premetto che la scelta di andare in un devo team è dovuta proprio anche per prendere meglio coscienza dell’impegno tra studio e ciclismo. Arrivando dalla categoria juniores, sapevo che erano due mondi totalmente differenti e l’ho visto subito. Fino all’anno scorso ero un’atleta che su strada faceva un po’ tutto, quest’anno invece non credo. Ad esempio farò gare a tappe più lunghe di quelle di due-tre giorni da junior. Avrò modo di capire quali sono i miei limiti ovunque. D’altronde sono una ragazza a cui non piace stare con le mani in mano…

Più chilometri e ore di gara nel femminile, che si adegua…

07.01.2024
6 min
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I training camp di dicembre delle formazioni femminili hanno avuto tutti lo stesso leit motiv. Incamerare chilometri, fare fondo e ore di sella. E sarà così anche per quelli di gennaio. L’obiettivo è arrivare pronte ad una stagione che presenterà gare con distanze sempre maggiori e crescenti rispetto al passato.

Bertizzolo e Consonni ci hanno spiegato quanto questa tendenza porterà a diverse conseguenze in gruppo. Scelte programmate del calendario per centellinare le energie, tattiche di corsa diverse e spazio per molte più atlete, giusto per fare qualche esempio. Così prendendo spunto dalle parole delle due azzurre della UAE Team ADQ, abbiamo chiesto al cittì Paolo Sangalli il punto di vista su un tema che si è evoluto (e sta continuando ad evolversi) negli ultimi due anni.

Impresa e tattiche stravolte. Yara Kastelijn al Tour 2023 vince la quarta tappa di 177 chilometri al termine di una fuga di 150
Impresa e tattiche stravolte. Yara Kastelijn al Tour 2023 vince la quarta tappa di 177 chilometri al termine di una fuga di 150
Paolo, una tua prima impressione a riguardo?

Credo che il cambio di mentalità sia arrivato quando buona parte delle formazioni maschili, WorldTour e non, hanno creato il loro equivalente al femminile. La condotta di gara si ispira ormai ai canovacci degli uomini. Tuttavia non bisogna tralasciare che finora la miglior squadra femminile è stata la SD-Worx che non ha una versione maschile. Loro però ragionano così da tanto tempo. Erano uniche per certi versi, adesso invece non sono più sole. Per fortuna direi, così diventa tutto più interessante. E poi ci sarà un altro aspetto di cui tenere conto.

Quale?

Secondo me col ritiro di Van Vleuten si vedrà un altro modo di correre, specialmente nelle gare a tappe. Per la verità qualcosina abbiamo già visto nel 2023, però sappiamo bene che Annemiek quasi sempre partiva senza troppi tatticismi e chi c’era c’era, mentre per le altre c’era poco da fare. Lei era un’atleta che lasciava poco alle avversarie, anche in termini di vittorie parziali. O meglio, nel ciclismo femminile non c’è ancora la mentalità per cui si può lasciare la tappa ininfluente per la classifica ad un’altra atleta, un po’ come faceva Indurain al Tour.

Potremmo vedere qualche atleta che sacrifica una tappa importante per ipotecare la generale?

Al momento la discriminante è che ci sono gare a tappe per un massimo di otto giorni, quindi troppo pochi per poter fare certi tipi di calcoli. Diventa difficile pensare che qualche corridore o squadra voglia rinunciare a vincere il cosiddetto tappone pur avendo in mano la classifica. Credo però in ogni caso che potremmo arrivare alla situazione che dicevo prima col passare del tempo.

Nella passata stagione molte atlete hanno fatto delle scelte obbligate, anche loro malgrado. Questo trend a cosa è dovuto?

A parte l’alto livello ed un calendario sempre più fitto, sicuramente ha inciso la maggiore lunghezza, e quindi durezza, delle tappe o di alcune classiche. Non si possono più correre tutte le gare come prima ed essere sempre competitive. Prima erano le più esperte a restare davanti, ora ci sono anche le giovani. Certo, le atlete di fondo, come può essere una Longo Borghini, saranno sempre avvantaggiate, ma anche loro dovranno definire il proprio programma col loro team in modo più preciso. L’esempio è stata Vollering che ha saltato il Giro per arrivare in forma al Tour e vincerlo.

Per Sangalli cambieranno le tattiche senza Van Vleuten, mentre atlete di fondo come Longo Borghini non sentiranno l’aumento delle distanze
Per Sangalli cambieranno le tattiche senza Van Vleuten, mentre atlete di fondo come Longo Borghini non sentiranno l’aumento delle distanze
Il fatto che ci siano le Olimpiadi inciderà su queste scelte?

Penso di sì, anche se si tratta di una gara di un giorno quasi sempre molto strana. Si parte in 80 e dopo pochi chilometri si resta in 50 con nazionali di massimo quattro atlete. Potremmo vedere ragazze che a metà luglio faranno il Giro Women in preparazione di Parigi (il 4 agosto, ndr) e fare di slancio il Tour Femmes (dal 12 al 18 agosto, ndr). Ma potrebbero esserci tanti altri incastri nella seconda parte di stagione.

Fondamentale quindi fare fondo in inverno.

Assolutamente. A gennaio farò un salto in Spagna per vedere come stanno lavorando le varie squadre, visto che abbiamo tante azzurre sparse. Non è un caso che a dicembre le squadre abbiano fatto allenamenti da sei-sette ore senza esercizi specifici. In quelle sedute non alleni solo le gambe, ma anche la mente. Un conto è fare una volata dopo tre ore con ancora lucidità, un conto è farla dopo quattro ore e mezza con meno freschezza mentale.

Un lavoro che tornerà utile anche per le nazionali?

Si, certo. Quest’anno i mondiali avranno la solita lunghezza (154 chilometri con 2.500 metri di dislivello, ndr) ma sia le Olimpiadi che europei avranno distanze molto alte. A Parigi ci sarà una prova lunga come quella iridata, mentre invece quella continentale nel Limburgo belga misurerà addirittura 160 chilometri. In media gli altri anni gli europei avevano una lunghezza di circa 120. E’ una bella differenza.

Il Tourmalet ha deciso il Tour Femmes 2023, ma già negli anni ’90 era stato affrontato più volte
Il Tourmalet ha deciso il Tour Femmes 2023, ma già negli anni ’90 era stato affrontato più volte
Sui percorsi di certe tappe invece cosa ne pensi?

Ho letto cosa vi ha detto Bertogliati e sono d’accordo con lui, anche se in parte. Al Giro d’Italia femminile certi tipi di montagne o strade famose si facevano già tanti anni fa. Penso allo Zoncolan fatto due volte, al Pordoi, al Bondone, all’arrivo in vetta allo Stelvio nel 2010. Ma anche i Tour de France vinti dalla Luperini si correvano su tracciati già battuti dagli uomini. Credo che avere gli stessi organizzatori degli uomini per queste gare, Rcs Sport per il Giro e ASO per il Tour, è un aspetto importante per il movimento. Di certo Rubens ha ragione quando dice che il ciclismo femminile sta cambiando in fretta e che ora per preparare queste corse non bisogna lasciare più nulla al caso.

Il discorso delle distanze crescenti può riguardare a cascata anche le juniores?

Onestamente no. Già loro nel 2023 col rapporto libero hanno cambiato il modo di correre, però non penso che le gare si allungheranno. Per me non è una necessità che facciano più chilometri, almeno spero. Le juniores passano elite e solitamente hanno i primi due anni in cui possono adeguarsi con calma. Sotto questo punto di vista non c’è bisogno di forzare la situazione.

Bertizzolo, la pista e poi l’Australia verso Fiandre e Parigi

30.12.2023
7 min
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OLIVA (Spagna) – Sofia Bertizzolo è tornata in pista. Ovviamente non per prendersi un posto nel quartetto, ma per allenarsi in vista del Tour Down Under. Ce lo ha raccontato Chiara Consonni, per cui una delle prima cose quando la bassanese del UAE Team Adq ci raggiunge, è strapparle una risata raccontando la giornata a Montichiari.

«Nessuna idea di Coppa del mondo – ride – ma è vero che prima del ritiro, ho fatto un rientro in pista. Chiaramente, sono andata senza interferire con quelli che preparavano gli europei. E’ un allenamento che ti salva dal freddo, riesci a fare lavori specifici in bici e nel caso mio che devo anticipare tutto è stato l’ideale. Insomma, era martedì e stava nevicando quasi dappertutto a bassa quota. Ci siamo trovati là in 50 corridori e ho pensato: “Sofia, che brutta idea!”. Invece è venuta fuori una giornata molto ordinata. Villa e i suoi collaboratori sono stati molto disponibili, credo che ci tornerò».

Il primo tricolore del quartetto, Sofia lo vinse nel 2014, stesso anno dell’europeo juniores su strada a Nyon e dell’argento ai mondiali di Ponferrada. Il secondo lo conquistò nel 2015 (con Barbieri, Cavalli e Balsamo) e con le stesse ragazze conquistò il campionato europeo ad Atene, poi sterzò verso la strada. Nel 2019 centrò il quarto posto del Fiandre a 22 anni e oggi è una delle colonne della UAE. Sofia è diretta e schietta. A volte con sano realismo dice che prima o poi tanta schiettezza le si ritorcerà contro.

Nel 2015 ad Atene, Bertizzolo campionessa d’Europa juniores del quartetto con Cavalli, Balsamo e Barbieri
Nel 2015 ad Atene, Bertizzolo campionessa d’Europa juniores del quartetto con Cavalli, Balsamo e Barbieri
La squadra è cambiata tanto. Marta Bastianelli ha smesso e due ragazze come Gasparrini e Consonni ti hanno indicato come riferimento.

Bè, questa è una cosa che mi piace sentire dalle ragazze. Ho 26 anni, non è che abbia tanta esperienza più di loro, però mi rendo conto che appartengo alla generazione che ha vissuto il prima e dopo. Nel male e nel bene, l’anno di svolta per noi è stato il 2020, almeno io ho avuto questa percezione. Da lì in poi c’è stata una spinta incredibile, perché durante il lockdown le donne si sono appassionate al ciclismo.

Come mai ti vedono così?

Forse perché ho una personalità forte. Pretendo, ma sono la prima che le difende quando hanno ragione. Per loro voglio il meglio, mentre da me pretendo la capacità di capire quando una giovane si trova di fronte a una situazione che non conosce, per potergliela spiegare. La difficoltà più grande quando sono passata è che nessuno mi ha spiegato niente.

Quest’anno Bertizzolo ha accelerato la ripresa dato che debutterà al il 15 gennaio al Tour Down Under
Quest’anno Bertizzolo ha accelerato la ripresa dato che debutterà al il 15 gennaio al Tour Down Under
Com’era prima del Covid?

Non c’erano le competenze, non c’era il materiale umano, non c’erano i soldi. I direttori sportivi di 5-6 anni fa erano appassionati, quasi nessuno aveva corso e avevano una visione a volte giusta, a volte sbagliata, ma non professionale. Adesso chiaramente il livello si è alzato, anche perché è un lavoro che dà le risorse per campare. Non è più dilettantismo.

Tempo fa hai detto di aver scelto un ruolo di supporto perché sei forte in salita ma non abbastanza, sei veloce ma non abbastanza. Qual è il tuo spazio?

Sono molto obiettiva con me stessa e con la squadra. Faccio bene il mio lavoro ed è ovvio che le possibilità di trovare il mio spazio si riducano, specialmente se sei onesta (perché non tutti lo sono). Le classiche sono le corse che mi piacciono di più, perché lassù conta l’esperienza. Tante ragazze iniziano a costruirsela e poi dimenticano tutto. Le pressioni, i rapporti… Tenersi un piccolo bagaglio ti fa arrivare lassù già pronta. Sono gare con tante dinamiche e difficilmente finiscono con una volata di gruppo, quindi quello è il mio spazio. Invece nelle corse a tappe, mi dedico a chi cura la generale, oppure tiro le volate per la velocista. Nelle tappe intermedie si può cogliere l’occasione, anche da noi sta cambiando…

Settima all’Emilia, Bertizzolo si è arresa agli scatti di Cavalli e Ludwig. Nel 2023 per lei 58 giorni di corsa
Settima all’Emilia, Bertizzolo si è arresa agli scatti di Cavalli e Ludwig. Nel 2023 per lei 58 giorni di corsa
Che cosa?

Abbiamo visto al Tour de France, che non ho corso, che le gare stanno prendendo questa piega. Vengono premiate le fughe, perché sta diventando tutto più impegnativo. Le distanze aumentano, per cui chi vuole puntare alla generale non può fare le tappe di montagna a tutta, dal chilometro zero all’arrivo. Quindi anche tra noi ormai c’è la distinzione fra chi va per la tappa e chi per la generale. Fino all’anno scorso, prima che tornasse il Tour, era tutti contro tutti dall’inizio alla fine. Adesso sta cambiando.

Hai corso con tecnici come Riis e Arzeni, ora è arrivata Cherie Pridham: è positivo che a guidare una squadra di donne ci sia finalmente una donna?

Non cambia niente, perché il capo deve meritarsi il suo posto. A me fa specie quando ci si pone questa domanda, perché non vedo dove sia il problema. Cherie devo ancora conoscerla, finora l’ho vista solo in due occasioni, ma il mio approccio è lo stesso. Forse l’unica cosa che cambia davanti a un diesse è capire se abbia corso oppure no. Se sono a tutta, uno che ha corso sa quando può chiedermi di tenere un minuto di più. Però, dal punto di vista del ruolo della donna, io sono molto contenta che la squadra si stia muovendo così.

Bertizzolo è tesserata con le Fiamme Oro, con la cui divisa corre le gare di campionato italiano
Bertizzolo è tesserata con le Fiamme Oro, con la cui divisa corre le gare di campionato italiano
Nella maggior parte dei team ci sono ancora uomini nei posti di responsabilità.

Però mi rendo anche conto che stiamo passando a una generazione in cui le atlete smettono e poi rientrano. Penso a Giorgia Bronzini, non so Tatiana Guderzo, oppure Marta Bastianelli che potrebbe avere un ruolo nelle Fiamme Azzurre. Spero che non se la lascino scappare.

Pensi che Marta sarebbe un buon direttore sportivo?

No (ride, ndr), perché lei sente la gara, non la legge. Ha qualcosa di unico, se fai un meeting la sera prima magari non la inquadra, poi arriva in finale e non sbaglia un colpo. Guarda il rapporto dell’avversaria e capisce cosa succederà. E’ una cosa che non puoi spiegare. Mentre il mio approccio è più tecnico. Abbiamo i mezzi per studiare i percorsi e il meteo. Non guardo ogni chilometro, però penso che avere una buona conoscenza ti faccia correre meglio e salvare tante energie. Forse io avrei l’impostazione per fare il direttore sportivo, mentre Marta avrebbe più carisma nel parlare alla radio. 

Nel 2019 a 23 anni, Bertizzolo arriva 4ª al Fiandre: esulta così per la vittoria della compagna Bastianelli
Nel 2019 a 23 anni, Bertizzolo arriva 4ª al Fiandre: esulta così per la vittoria della compagna Bastianelli
Quando ha annunciato il ritiro, eri la più commossa…

Siamo state compagne di squadra per la prima volta nel 2019, per entrambe la prima esperienza fuori dall’Italia. Marta è una persona molto carismatica. Dice sempre: «Uno schiaffo e una carezza». E ha ragione, con me ha funzionato. E’ una persona alla mano. Se sul camper c’è qualcosa da pulire o mettere a posto, lei è sempre là che si dà da fare.

Che stagione vorresti per Sofia Bertizzolo?

Vorrei rivincere, dopo essermi sbloccata al Romandia (foto di apertura, ndr). Come si dice? Vincere aiuta a vincere. Ma penso che il sogno di ogni sportivo sia l’Olimpiade. Il mio obiettivo sono le classiche, potrei trovare soddisfazione personale e insieme dare un segnale al commissario tecnico. Che poi le Olimpiadi sballino il calendario, perché il Tour e i mondiali vengono spostati è un altro discorso. Quindi per il momento vado in Australia a preparare le classiche. L’obiettivo è doppio: far vedere il mio nome e far vedere che so lavorare per la squadra. Ho delle compagne di squadra italiane che giustamente vogliono giocarsi il posto per Parigi e sarò pronta ad aiutarle come loro lo faranno con me. 

Dopo aver corso i mondiali di Wollongong e gli ultimi europei nell’Italia di Sangalli, ora l’obiettivo è guadagnarsi le Olimpiadi
Dopo aver corso i mondiali di Wollongong e gli ultimi europei nell’Italia di Sangalli, ora l’obiettivo è guadagnarsi le Olimpiadi
Aver fatto quarta al Fiandre ed essere stata prima fra le U23 dà un feeling particolare con la corsa?

E’ rimasta la mia corsa preferita. All’inizio odiavo certi percorsi, poi mi sono resa conto che era un limite di conoscenza da parte mia e della squadra. Ho fatto il primo Fiandre con 7 di pressione e l’ho finito che non mi si aprivano più queste tre dita che avevo rotto da piccola. Ho dovuto aprirle con l’altra mano perché erano paralizzate. Quindi è ovvio che non puoi avere un buon feeling nel momento in cui prendi le bastonate, ma all’epoca nessuno fu capace di insegnarmelo. Quando invece capisci i segreti, allora ti regoli di conseguenza e diventa la tua gara preferita. E’ dinamica, può cambiare in ogni momento. Il bello del ciclismo è che non sai come va a finire. Sai che è dura, sai che fredda, sai tutto quello che vuoi. Però penso che dalla parte del tifoso sia la più bella. Io non ho dubbi.

Tornata sul podio, Bertizzolo guarda già al dopo carriera

09.09.2023
5 min
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Con il terzo posto nella Classic Lorient Agglomeration, la prova di Plouay inserita nel WorldTour, Sofia Bertizzolo è tornata a far parlare di sé. Non è la prima volta che la veneta entra in un podio nel massimo circuito, forse non sarà neanche l’ultima, ma il risultato ha riproposto una domanda che da tempo circola nell’ambiente: che ciclista è Sofia, una leader o una che corre per gli altri?

A 26 anni Bertizzolo, che sta affrontando ormai la sua ottava stagione nel ciclismo di vertice considerando che iniziò nel 2016 all’Astana, una risposta ormai se l’è data: sa bene che non c’è una definizione netta e parlando di questo emergono anche sfumature inaspettate, che guardano anche a un futuro lontano. Ma per farlo bisogna partire dalla stretta attualità.

Il podio di Plouay, con la vittoria dell’olandese Bredewold sulla polacca Lach
Il podio di Plouay, con la vittoria dell’olandese Bredewold sulla polacca Lach

«Per me questo podio ha un grande valore – racconta Bertizzolo tra una tappa e l’altra del Simac Ladies Tour – diciamo che mette un po’ di tessere a posto in un anno tenebroso. Una caduta a inizio anno mi ha procurato un po’ di guai, perché mi ha tolto lo smalto per le classiche del Nord, che sono da sempre il mio principale obiettivo. Ho sbagliato a non fermarmi, sono andata avanti fino al Giro d’Italia senza mai essere davvero me stessa. Ho ripreso dopo 40 giorni gareggiando con il team Development per ritrovare il ritmo gara e ora sono finalmente in una buona forma».

Non è la prima volta che il WorldTour ti vede protagonista…

Infatti, ma la cosa curiosa è che a Plouay ero già stata quarta nel 2021 in una gara che era stata la copia conforme di quel che è successo sabato scorso. E’ una corsa che mi piace molto, che si adatta bene alle mie caratteristiche. Oltretutto la gara si era messa nella maniera migliore per i nostri colori…

La festa delle compagne dopo il terzo posto di Plouay, secondo suo podio in questa stagione
La festa delle compagne dopo il terzo posto di Plouay, secondo suo podio in questa stagione
Perché?

Nella prima parte si è sviluppata una fuga che ha preso parecchi minuti, dentro c’era una nostra compagna e questo ci ha permesso di lasciare ad altri l’iniziativa. Su quel percorso ondulato risparmiare energie per il finale è vitale e quindi abbiamo potuto giocare le nostre carte. Io ero quella più davanti e quindi ho potuto sfruttare le mie doti veloci.

Allarghiamo allora in discorso: a 26 anni hai finalmente scoperto che ciclista sei?

Credo di essere una a 360°, in grado di fare un po’ tutto, ma non sempre questo è un vantaggio se vuoi metterti in mostra come vincente: sai far tutto, ma non spicchi in nulla. Sono veloce, ma non abbastanza per vincere le volate di gruppo. Vado bene in salita, ma non abbastanza per staccare le altre. Ne ho preso atto e quindi è più giusto e appagante correre per le altre, tirare una volata o fare il ritmo in salita perché vinca qualcuna della mia squadra, per me è una grande soddisfazione.

Al UAE Team Adq la bassanese è al suo 2° anno. Resta incerto il suo futuro
Al UAE Team Adq la bassanese è al suo 2° anno. Resta incerto il suo futuro
Eppure con le tue caratteristiche potresti anche giocare le tue carte in una corsa a tappe…

Sicuramente non in un grande Giro. Corsi nel 2018 il Giro d’Italia e mi sono accorta di quanto le cose siano cambiate da allora, i ritmi, le caratteristiche di chi emerge. Guardate quel che ha fatto la Kopecky, fino allo scorso anno ritenuta solamente una velocista. Per emergere in una corsa a tappe devi fare la differenza in salita, io dovrei perdere almeno 5 chili per forse – e dico forse – emergere in qualche corsa a tappe breve, ma così mi snaturerei e non lo voglio.

Hai quindi trovato la tua dimensione?

Sì, quella di donna-squadra – risponde decisa la Bertizzolo – oltretutto ho scoperto che mi piace insegnare, prendermi cura delle nuove leve, correre ad esempio con il team Devo trasmettendo un po’ delle mie esperienze, di quel che ho imparato correndo al fianco di campionesse come Marta Bastianelli e Barbara Guarischi. Ora posso passare alle altre quel che so. D’altronde correre per puntare a una Top 10 non mi soddisfa, preferisco puntare al bersaglio grosso contribuendo al successo di una compagna.

Una Bertizzolo visibilmente commossa nel giorno dell’addio della Bastianelli
Una Bertizzolo visibilmente commossa nel giorno dell’addio della Bastianelli
Sembrano parole di chi un domani, appesa la bici al classico chiodo, potrebbe mettersi a bordo di un’ammiraglia…

E’ da qualche giorno che ci penso, ma non posso dire che sia un obiettivo, perché nel mio domani non mi ci vedo a continuare a viaggiare in giro per il mondo a questi ritmi frenetici. Mi piacerebbe però fare un anno da diesse. Alla RideLondon Classique mi ero ritirata il penultimo giorno e nell’ultimo sono stata in ammiraglia, aiutavo e davo consigli alle mie compagne, alla fine ho avuto tanti feedback positivi che mi hanno emozionato. E’ un’esperienza che vorrei vivere appieno, prima di voltare definitivamente pagina.

Bastianelli, leggi qua: parlano tutte di te

16.07.2023
7 min
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Dicono che bisogna ritirarsi dalla scene agonistiche quando si è al top per lasciare il ricordo migliore. E quando Marta Bastianelli alla nona tappa del Giro Donne è salita sul suo ultimo “podio-firma” la commozione si è diffusa in tutto il gruppo. Il suo addio era stato ampiamente preventivato dalla stessa campionessa, ma per tutti quanti – presenti e non – è stato un momento toccante. Uno di quelli che metabolizzi solo quando avviene realmente.

Tanti hanno voluto omaggiare la carriera dell’atleta del UAE Team ADQ e delle Fiamme Azzurre sui propri profili social. Noi abbiamo voluto raccogliere qualche pensiero profondo di chi la conosce bene. Difficile limitarsi ad una semplice battuta.

Giorgia e Marta

Nel 2007 Stoccarda si tinge d’azzurro. Il successo iridato di Paolo Bettini è anticipato di 24 ore da quello della ventenne Bastianelli che trionfa in solitaria. Terza, e perfetta nel coprirle le spalle, finisce Giorgia Bronzini dietro alla già terribile Marianne Vos.

«Con Marta – ci racconta la piacentina diesse della Liv Racing TeqFind – sono stata bene negli anni in cui abbiamo condiviso la maglia della nazionale. Per me è una cosa speciale pensare di esserle stata utile quando ha vinto il mondiale. Nella sua vita ha dimostrato la professionalità ed il suo grande valore, sia umano che sportivo. Non solo ha avuto grandi successi, ma dopo la nascita della figlia ha saputo ritornare ad altissimi livelli. Sicuramente si farà sentire la sua uscita. Un’atleta come lei conta in un team. Era una delle voci più autorevoli del gruppo. E’ un’altra delle grandi che lascia l’attività agonistica, ma spero che lei possa trovare una sua dimensione in questo mondo. Per me ha le qualità per far crescere delle nuove leve e trasmettere loro passione e grinta».

Bastianelli e Trevisi hanno corso insieme dal 2016 ad oggi (unica eccezione il 2019)
Bastianelli e Trevisi hanno corso insieme dal 2016 ad oggi (unica eccezione il 2019)

Anna e Marta

Bastianelli in carriera ha militato in tante squadre, nelle quali è sempre riuscita a stringere rapporti umani intensi. In sette degli ultimi otto anni Anna Trevisi è stata una sua fedelissima, fatta eccezione nel 2019 quando Marta andò alla Virtu Cycling.

«Ci siamo conosciute – dice la passista reggiana – nel 2016 all’Alè Cipollini. E siamo diventate amiche da subito. Ci siamo legate tanto praticamente dal primo giorno. Poi siamo rimaste sempre nella stessa squadra, che l’anno scorso è diventata l’attuale UAE Team ADQ. Onestamente ho tanti ricordi con lei, ma l’aneddoto più divertente è successo proprio quest’anno alla Spar Flanders Diamond, l’ultima gara che abbiamo corso assieme (l’11 giugno, ndr). Lei è sempre stata riconosciuta da tutti come una ragazza estremamente precisa, ma in quell’occasione è riuscita di dimenticarsi a casa le scarpette da gara. Non le era mai successo niente di simile in tanti anni (sorride, ndr). Ora, nel suo post carriera, io la vedrei bene come ambassador di qualche brand ciclistico. Secondo me qualcuno dovrebbe pensarci».

Cecchini, Bastianelli e Trevisi non sono mai state tutte e tre nella stessa squadra, ma sono grandi amiche
Cecchini, Bastianelli e Trevisi non sono mai state tutte e tre nella stessa squadra, ma sono grandi amiche

Elena e Marta

Uno dei legami più stretti forse Bastianelli ce l’ha con Elena Cecchini. La friulana della SD-Worx è stata una delle prime a dedicare un post social, anche se siamo certi che le aveva già espresso tutto a voce, di persona. In comune hanno tanti momenti, non solo quel 5 agosto 2018 a Glasgow nel quale Marta vince l’europeo ed Elena sullo slancio finisce quarta, dopo aver lavorato per lei.

«Nel 2012 – spiega Cecchini – mi sono trovata compagna di Marta sia nella Mcipollini-Giambenini-Gauss sia nelle Fiamme Azzurre. Siamo rimaste assieme ancora l’anno successivo nella Faren prima della sua maternità e da lì le nostre strade sportive si sono divise, non certo quelle personali. Durante le nostre carriere non sono mancate le sfide tra di noi e le nostre squadre, ma il rapporto si è sempre rafforzato. Ho cinque anni in meno e l’ho sempre vista come un riferimento. Conoscendola meglio ho scoperto che abbiamo entrambe un carattere forte e soprattutto gli stessi valori, come la famiglia. Abbiamo avuto sempre tanta sintonia, tanto da fare spesso le vacanze assieme».

«Marta – prosegue – è un’atleta vecchio stile, molto diretta sia con le giovani che con le veterane. E’ sempre stata molto carismatica. Tutti ascoltavano quando parlava, ha sempre dimostrato più esperienza della sua età. E’ una leader naturale. Adesso sono le altre che ti devono riconoscere la leadership. E’ difficile dire chi potrà raccogliere la sua eredità, per me sarebbe un onore se potessi farlo io.

«Dopo la nascita di Clarissa – conclude Cecchini – Marta è cambiata. Guardava le più forti in gruppo e non aveva paura di nessuno. Mi ha insegnato a credere sempre in se stessi. Poi a livello organizzativo è sempre stata il top facendo combaciare gli impegni agonistici con la famiglia. Adesso credo che debba vivere al meglio la transizione da corridore al post carriera. Sarebbe bello rimanesse nell’ambiente, però sono certa che deciderà per il meglio, come ha sempre fatto».

Bertizzolo visibilmente commossa mentre sul palco del Giro Donne Bastianelli si congeda dal ciclismo
Bertizzolo visibilmente commossa mentre sul palco del Giro Donne Bastianelli si congeda dal ciclismo

Sofia e Marta

C’è un altro quarto posto che entra di diritto – legato a doppia mandata – ad un altro grande successo, forse il più emozionante, di Bastianelli. E’ quello di Sofia Bertizzolo al Fiandre 2019. Corrono assieme alla Virtu Cycling e nel finale la ragazza di Bassano del Grappa funge da prezioso punto d’appoggio per la sua capitana.

«In generale su Marta – commenta Bertizzolo – posso dire che è una grandissima persona. Si è sempre dedicata alle giovani e ha sempre un pensiero di crescita verso le persone che le stanno attorno. E’ un continuo stimolo per lei essere critica in modo costruttivo. Dal punto di vista agonistico invece si racconta da sola. Forse è stata incostante per tanti motivi, ma si è ricavata una carriera incredibile in cui non manca nulla. Ogni tanto ripenso a quel Fiandre. E’ stato impagabile. Ricordo le parole di Bjarne Riis (il diesse della Virtu, ndr) alla radio nel finale, che abbiamo gestito in maniera splendida. Eravamo in una situazione di forza e superiorità numerica. E poi Marta quel giorno voleva vincere. Quando lei voleva vincere, non ce n’era per nessuno. Mi mancherà tanto (dice con un pizzico di emozione, ndr)».

«La sua forza in bici – continua – era la visione di gara. Magari le piacerebbe fare la diesse, ma credo che dall’ammiraglia perderebbe questa sensibilità. Posso dire invece che sarebbe un peccato non sfruttare la sua conoscenza per la nostra Federazione. Potrebbe essere utile nei ritiri invernali o a metà anno, tenendo conto che magari potrebbe avere ancora un po’ di voglia di pedalare per restare a contatto con le giovani. Sarebbe importante non farsela scappare. Questo potrebbe essere il ruolo più calzante per Marta».