Mavic Allroad S e SL: le ruote forti su ogni terreno

03.11.2023
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Le ruote sono la componente tecnica della bici sulla quale un risparmio di peso, anche minimo, può portare enormi vantaggi. Mavic, che proprio di ruote si occupa, ha deciso di presentare due nuovi prodotti della serie Allroad: il modello S e il modello SL. Ruote che grazie alla loro duttilità sono in grado di affrontare ogni terreno fornendo la giusta stabilità tra tecnica e performance. 

Modello S

Mavic ha racchiuso in queste ruote le sue tecnologie affidabili ed un design unico, creando così un prodotto leggero ma allo stesso tempo estremamente resistente. Il cerchio delle Allroad S è largo internamente 25 millimetri: una misura ideale per soddisfare le esigenze anche dei ciclisti più esigenti. Questo perché è in grado di ospitare anche i copertoni di misure sempre più larghe: da 30 a 64 millimetri. 

Il cerchio è realizzato in alluminio, materiale leggero ma dalla grande resistenza, in grado di sopportare egregiamente lo stress del fuoristrada. Mavic ha usato il suo sistema UST, migliorandolo ulteriormente facilitando il montaggio ed il cambio dei copertoni. Questa ruota è compatibile con i rotori dei freni Center-Lock ed è disponibile con corpetti Shimano o SRAM XD-Road.

E’ stato aggiornato anche il mozzo Infinity, con una allacciatura ottimizzata dei raggi attraverso una tensione altamente controllata. Questo permette il massimo trasferimento di potenza. Questa ruota è compatibile con i rotori dei freni Center-Lock ed è disponibile con corpetti Shimano o SRAM XD-Road; inoltre, può essere convertita in Campagnolo attraverso un corpetto opzionale. 

Il peso della coppia di ruote è di 1790 grammi: 840 grammi all’anteriore e 950 grammi al posteriore. Il prezzo è di 529 euro.

Modello SL

Il secondo modello presentato da Mavic ha un’anima ancora più “estrema” che lo rende perfetto per gravel, sterrati e pavé. La Allroad SL è una ruota leggera e reattiva, è in grado di garantire sicurezza e controllo in ogni ambito. Anche in questo caso, come nel modello S, la larghezza interna del cerchio è di 25 millimetri.  

Questa ruota, realizzata in alluminio, è dotata di tecnologia ISM4D: una soluzione che rimuove materiale nei punti in cui non serve, riposizionandolo intorno ai raggi, dove si concentra la maggior tensione. Mavic, per il modello SL, ha optato per un trattamento con doppio rivestimento: il Black Shield. Un sistema che protegge la ruota da graffi e urti. 

I raggi sono a doppio spessore e riducono il peso in maniera importante, aumentando la reattività della ruota. La forma ellittica dei raggi, brevettata da Mavic, porta un guadagno in aerodinamica, garantendo un risparmio di 5 watt alla stessa velocità. La tecnologia Fore rende il cerchio totalmente ermetico, senza la necessità di utilizzo del rim tape ( -30 grammi risparmiati per ruota). Inoltre, la tecnologia ruota libera ID360 garantisce una facile e ridotta manutenzione, mentre il precarico automatico dei cuscinetti (QRM Auto) non richiede alcuna regolazione e garantisce resistenza a lungo termine.

Il peso della coppia di ruote è di 1.655 grammi: 773 grammi per l’anteriore e 882 grammi per la posteriore. Prezzo: 889 euro.

Mavic

Campagnolo Hyperon: dopo le Ultra, l’alta gamma si allarga

24.10.2023
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Ultra performanti e ultra leggere. Campagnolo allarga la famiglia delle ruote ad alte prestazioni e presenta le Hyperon. Ispirandosi direttamente alle top di gamma Hyperon Ultra, le Hyperon catturano sapientemente il meglio dell’ingegneria e del know-how Campagnolo per dare vita ad un rinnovato mix di caratteristiche tecniche e contenuti tecnologici rivolti ai ciclisti più esigenti e raffinati. 

Controllo aumentato

Campagnolo è da sempre pioniere nel mondo della due ruote in ogni progetto che decida di intraprendere. La ricerca di nuove tecnologie è un aspetto su cui il brand italiano ha da sempre investito molto. Per quanto riguarda le Hyperon, un esempio è il processo Campagnolo Single-Joint Construction, che riduce i potenziali punti di debolezza avendo un unico punto di fusione. Questo permette al profilo asimmetrico del cerchio di aumentare il controllo superiore della rigidezza e di godere di una gestione totale della tensione, garantendo la massima sicurezza e maneggevolezza in ogni curva.

Materiali e design sono stati curati in ogni dettaglio. I cerchi sono infatti realizzati utilizzando la tecnologia avanzata di stampaggio H.U.L.C. (Handmade Ultra-Light Carbon), che garantisce il rapporto ottimale tra fibra di carbonio e resina. Questo consente un conseguente aumento della rigidità, del controllo e di una durata nel tempo sopra ogni standard.

Leggera e versatile

Fedele all’etica “Dream Bigger” di Campagnolo, incentrata sull’ingegno e sul desiderio di distinguersi, la finitura C-LUX a specchio veste la ruota Hyperon creando una superficie così liscia da non richiedere alcuna verniciatura. Una lavorazione speciale che consente di risparmiare peso e che contribuisce a garantire il posizionamento più sicuro possibile dei pneumatici tubeless. Questo beneficio progettuale ne favorisce la tenuta e la facilità di installazione/montaggio, riducendo il rischio di danneggiamento ai talloni delle coperture. Il peso si attesta in soli 1.340 grammi complessivi, 100 grammi in più rispetto al modello Ultra.

A conferma dell’attualità di tecnologie e utilizzi, la versatilità di questa ruota la si riconosce anche dalle sue predisposizioni. Con il canale interno largo 21 millimetri e profilo da 37, la Hyperon è una ruota che si adatta alle esigenze dei ciclisti più appassionati valorizzando allo stesso tempo l’estetica di ogni bicicletta. Il prezzo consigliato al pubblico è di 2.690 euro. 

Campagnolo

Corima MCC EVO, equilibrio e bilanciamento da manuale

26.06.2023
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Fatte a mano, con esperienza e qualità in Francia. Corima presenta le MCC EVO, un set di ruote dal carattere unico e un design iconico. Testate dai professionisti e perfezionate dagli artigiani della casa francese (i cui prodotti sono distribuiti in Italia da Beltrami TSA), queste ruote offrono il meglio a chi cerca il connubio tra performance e comfort. Un bilanciamento tra leggerezza, aerodinamica e rigidità pronto a performare a tutti i livelli, dalle corse dei pro’ agli amatori più esigenti.

Le MCC EVO da 32 mm sono progettate per offrire una nuova generazione di prestazioni per i percorsi di montagna. Nella versione da 47 mm invece offrono un’anima versatile, in grado di raggiungere l’equilibrio tra prestazioni e comfort. Oltre ad una versione per tubolare, questi cerchi in carbonio possono incorporare la tecnologia tubeless, consentendo ai ciclisti di scegliere copertoni più larghi e pressioni più basse, migliorando la comodità e la protezione dalle forature su strada.

Bilanciamento ideale

Corima ha ottimizzato la composizione del carbonio delle MCC EVO riducendo il peso e mantenendo allo stesso tempo rigidità, reattività e affidabilità senza pari. Nel creare questo nuovo modello i progettisti si sono concentrati sulla necessità di offrire una rigidità e un’efficienza di alto livello. La rigidità è un fattore critico per i ciclisti che puntano alla performance: più è accentuata, più consente al ciclista di spendere meno watt per trasferire la propria potenza nell’accelerazione.

Nei test effettuati sulla rigidità laterale, la MCC EVO 47 è risultato avere il miglior rapporto rigidità-peso, con una media del 15% di rigidità in più rispetto alla concorrenza. Questo aumento previene la deformazione, favorendo l’estensione della durata del prodotto, ma non influisce sul comfort, un aspetto definito dalle dimensioni del copertone e dalla pressione corretta.

Nuovo sistema

C’è una novità che innalza ulteriormente la caratura di questo nuovo modello. Sviluppato internamente da Corima, il nuovo sistema a cricchetto presenta 36 denti e un angolo di innesto di 10 gradi, garantendo un elevato livello di reattività e affidabilità. Alloggiato all’interno di un mozzo con tecnologia a doppia coppia a forma di stella, progettato per assorbire le forze frenanti opposte. Il nuovo sistema offre ai ciclisti una velocità di innesto e trasmissione del 17% superiore rispetto al modello precedente, oltre a una distribuzione bilanciata della potenza per una maggiore affidabilità.

«Quando si valutano le prestazioni di una ruota – ha spiegato Hugo Poudrel, Product Category Manager di Corima – è fondamentale considerare diversi fattori: aerodinamica, reattività, rigidità e peso. Un parametro importante è il rapporto rigidità-peso. Grazie alle tecnologie brevettate da Corima e all’approccio progettuale delle ruote, siamo lieti di aver raggiunto rapporti eccezionali, migliori di qualsiasi concorrente. Non vedo l’ora che i ciclisti di tutto il mondo sperimentino le prestazioni e il carattere puro delle ruote MCC EVO, costruite a mano e in carbonio, sia che scelgano di montare tubolari sia tubeless».

Il nuovo sistema a cricchetto alleggerisce il peso complessivo e migliora l’affidabilità
Il nuovo sistema a cricchetto alleggerisce il peso complessivo e migliora l’affidabilità

Caratteristiche principali

Le nuove gamme MCC EVO offrono, come si diceva in avvio, due diverse altezze del cerchio: 32 mm per i percorsi di alta montagna, 47 mm per le corse a tutto tondo, con un risparmio di 145 grammi per entrambe rispetto alle generazioni precedenti. Design al 100% in carbonio (raggi in carbonio brevettati, mozzo con tecnologia D2T) con 12 i raggi (anch’essi in carbonio) che migliorano rigidità e peso sotto ogni punto di vista. 

Struttura interna da 21 mm che utilizza schiuma proveniente dall’industria aerospaziale. La larghezza esterna di queste MCC Evo è di 26 mm. La compatibilità degli penumatici va da 25 a 32 mm. Il peso per il set set di ruote tubeless è di 1.445 gr (32 mm) e 1.480 gr (47 mm). Il peso invece per le ruote tubolari è di 1.280gr (32 mm) / 1.330gr (47 mm).

Corima

BeltramiTSA

Speed 42 e 57, due nuove frecce nell’arco di Fulcrum

03.05.2023
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Form, Function, Fulcrum: una filosofia, un simbolo di un brand, un sistema in cui forma e funzione sono i concetti fondamentali. E’ da questo concetto che prendono vita le nuove ruote Fulcrum Speed 42 e 57 millimetri. Dopo aver rilanciato le ruote a basso profilo, l’azienda vicentina torna forte sui profili più alti.

«Leggerezza, guidabilità, aerodinamica e reattività non sono mai state così ben bilanciate grazie al risultato di una perfetta integrazione tra forma e funzione», una frase della casa veneta che va tenuta a mente per comprendere nel dettaglio questi due set di ruote.

La storica ruota veloce di Fulcrum mantiene il nome, ma di fatto si tratta di un progetto del tutto nuovo, con caratteristiche strutturali e costruttive diverse rispetto ai precedenti modelli.

Speed 57 (a sinistra) e 42 (a destra) i due nuovi profili di Fulcrum. Il canale interno non prevede il tubeless tape
Speed 57 (a sinistra) e 47 (a destra) i due nuovi profili di Fulcrum. Il canale interno non prevede il tubeless tape

Canale più largo

Partiamo dai cerchi. I profili sono due: uno da 42 mm e uno da 57 mm, due millimetri in più rispetto ai precedenti modelli di riferimento. Ma ciò che varia veramente e che cambia di gran lunga la ruota è la larghezza del canale che passa da 19 a 23 millimetri.

Il cerchio è in carbonio alto modulo unidirezionale FF100, composto da resine e fibre realizzate su specifica Fulcrum. Grazie ad un posizionamento particolare delle stesse fibre e al controllo “millimetrico” della resina tra le stesse fibre, il cerchio è rigido ed elastico al tempo stesso.

Anche per questo la guida risulta davvero facile, intuitiva. Noi le abbiamo provate in anteprima grazie a BCA e di certo non sembrava di avere sotto la bici una ruota ad alto profilo. Di solito questi set sono leggermente più “macchinosi” da guidare, invece l’agilità era totale.

Noi abbiamo testato le 42 mm, che tra le altre cose si sono mostrate anche confortevoli e soprattutto accelerano con una semplicità disarmante.

In anteprima abbiamo provato le ruote con profilo da 42 mm sulle strade della Toscana
In anteprima abbiamo provato le ruote con profilo da 42 mm sulle strade della Toscana

Aerodinamica migliore

Questi cerchi sono pensati per coperture da 28 mm e sono stati sviluppati in galleria del vento. Ormai è appurato che il trend delle coperture sia questo. E’ raro vedere un pro’ utilizzare gomme inferiori a 26 millimetri. La larghezza della gomma ormai gioca un ruolo centrale non solo in relazione alla tenuta, ma anche riguardo all’aerodinamica.

Con questo set, il vantaggio aerodinamico medio, misurato in galleria del vento in condizioni di vento frontale, è migliore del 10% rispetto ad un cerchio con canale da 19 mm.

Altra peculiarità di questo canale è la tecnologia Momag, un assemblaggio che consente di eliminare il nastro tubeless per un 2Way-Fit pulito e che si adatta bene ad ogni tipologia di gomma, copertoncino e tubeless.

DRSC: il supporto plastico tra i nippli e il cerchio, che scarica la tensione del nipplo su un’area più ampia in maniera più omogenea 
DRSC: il supporto plastico tra i nippli e il cerchio, che scarica la tensione del nipplo su un’area più ampia in maniera più omogenea 

Raggiatura al dettaglio

Passando al tema della raggiatura, sia per le Speed 42 che per le 57 vengono impiegati 24 raggi. Si tratta di raggi piatti in acciaio, aerodinamici, specifici per questi set di ruote. Quelli anteriori hanno una sezione 2/1,6/2 mm e quelli posteriori 2/1,7/2 mm. I raggi non si toccano mai, ognuno è “libero di fare il suo compito”.

All’anteriore vi sono 16 raggi dal lato del disco e 8 nel lato opposto. Al contrario di ciò che accade nella ruota posteriore, più “robusta” nel lato della trasmissione. Il risultato è una deformazione torsionale migliore del 10% rispetto alle “vecchie” 40 e 55 mm. Non solo, ma questa soluzione rende le ruote bilanciate in tutto e per tutto.

In più, grazie ad un sistema brevettato, il DRSC, un supporto plastico specifico rende i raggi più robusti e la ruota più stabile. Si tratta di uno specifico “pezzettino” di plastica “affogato” nel carbonio del cerchio stesso (cerchio che quindi non è bucato per i niplli, i quali sono invece ricavati da stampo). Questo piccolo componente scarica la tensione del nipplo su un’area più ampia in maniera più omogenea. Vedere dunque quelle microvenature che spesso si creano col passare del tempo in corrispondenza dei niplli sarà pressoché impossibile.

Uno spaccato dei mozzi delle nuove Speed
Uno spaccato dei mozzi delle nuove Speed

Mozzo più snello

Infine c’è il terzo macrolemento della ruota: il mozzo. E qui in casa Fulcrum si viaggia su basi solide, su esperienze collaudate che, tuttavia, sono state ulteriormente affinate.

«I mozzi – dicono da Fulcrumsono stati completamente ridisegnati, per ospitare una meccanica della ruota libera più precisa e riducendo contemporaneamente il peso». Il mozzo è più piccolo del 40% sulle flange e del 10% sul corpo centrale a tutto vantaggio anche dell’aerodinamica.

I cuscinetti scelti per le Speed 42 e 57 sono di tipo cono-calotta e prevedono l’uso del collaudato sistema USB (Ultra Smooth Bearings) a sfere ceramiche, la cui scorrevolezza è ben nota.

Infine riguardo alla ruota libera, la cremagliera dei “dentini” d’ingranaggio è stata migliorata. Adesso ci sono 36 denti per un ingaggio della ruota più robusto e forte e che disperde meno energia.

Nuova anche la satinatura del cerchio con sovraimpresse tutte le tecnologie Fulcrum utilizzate
Nuova anche la satinatura del cerchio con sovraimpresse tutte le tecnologie Fulcrum utilizzate

Disponibilità

Fulcrum ha proposto due modelli davvero all’avanguardia. Parliamo di set il cui peso è di 1.410 grammi per le Speed 42, di 1.495 grammi per le 57 e di 1.460 grammi per il set “Combo”, vale a dire anteriore da 42 e posteriore da 57.

I prezzi per questi set sono di 2.265 euro (un euro in meno per chi ha bisogno del corpetto Sram), ma mentre le Speed 42 sono già disponibili, per le Speed 57 e le Combo bisognerà attendere fino a giugno.

Fulcrum

Ruote alte e gomme differenziate, come cambia la bici

14.04.2023
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Le ruote e le gomme fanno la differenza nell’economia della prestazione? Perché si usano le ruote alte anche sul pavè e in salita? Siamo testimoni di sezioni sempre maggiori degli pneumatici e differenziati tra avantreno e retrotreno, quali sono le motivazioni?

Abbiamo chiesto a Ralf Eggert di DT Swiss, azienda che con il contributo di Swiss Side è molto attiva nella ricerca e nello sviluppo dell’aerodinamica applicata al ciclismo.

Ralf Eggert di DT Swiss, a destra (foto Ridley)
Ralf Eggert di DT Swiss, a destra (foto Ridley)
Il binomio ruota/gomma può cambiare la performance della bicicletta?

E’ necessaria una premessa. ETRTO e ISO sono gli standard del settore che i produttori di cerchi seguono per garantire un accoppiamento. Oltre a garantire una sorta di uniformità costruttiva a livello internazionale, questi standard hanno un’importanza maggiore da quando c’è stato un allargamento degli pneumatici.

Perché adottare degli standard?

Per garantire che la larghezza interna del cerchio corrisponda alla larghezza dello pneumatico, ovvero del valore indicato sullo pneumatico. La larghezza di uno pneumatico influisce sulla battuta a terra, sulla resistenza e anche sull’angolo d’imbardata, che nei test in galleria del vento è pari a 0°. Nello sviluppo delle ruote ARC Aero, DT Swiss si è avvicinata a questo con una diversa larghezza del pneumatico tra ruota anteriore e posteriore.

Lo studio dell’abbinamento gomma/cerchio prosegue da tempo
Lo studio dell’abbinamento gomma/cerchio prosegue da tempo
Quali sono gli pneumatici che avete preso come riferimento per i test?

La ricerca e sviluppo è stata eseguita con GP4000II S da 25, misurata sulla ruota anteriore. Di seguito abbiamo effettuato ulteriori prove con i GP5000S TR. La corrispondenza della superficie dello pneumatico e della sua forma con il profilo del cerchio è stata misurata all’interno della gamma di diversi angoli di imbardata (+/-20°) con l’obiettivo di creare ruote aerodinamiche veloci per tutte le condizioni di vento, senza sacrificare la guidabilità della ruota. DT Swiss chiama questo concetto AERO+, dove l’aerodinamica pura e le caratteristiche di guida si sposano.

Avete condotto anche dei test di resistenza al rotolamento?

Sì, certo. Mantenendo ideale la zona frontale, la parte posteriore della bici è meno esposta al flusso d’aria. Con più peso sulla parte posteriore della bici, il ciclista può beneficiare di una ridotta resistenza al rotolamento e di un maggiore comfort quando si utilizza uno pneumatico più largo rispetto all’anteriore.

Volendo fare un esempio?

Prendiamo le ruote ARC, volendo restare in casa nostra. La soluzione ottimale è 25 millimetri per l’anteriore e 28 per il retrotreno. Gli pneumatici più larghi sono supportati, ma influenzano l’aerodinamica della ruota anteriore.

Le gare “più tecniche” di oggi, con tubeless dalle grandi sezioni e ruote alte, anche per la salita
Le gare “più tecniche” di oggi, con tubeless dalle grandi sezioni e ruote alte, anche per la salita
Efficienza prima di tutto, ma ha senso pensare anche al comfort a favore della performance?

A seconda delle condizioni di guida. Pensiamo ad esempio alla Strade Bianche e alle classiche del pavè, qui il comfort è un fattore funzionale. Con le tendenze attuali, pneumatici più larghi e tubeless, potrebbero essere prese in considerazione altre ruote aerodinamiche. Ad esempio le ERC. Concettualmente rappresentano una categoria endurance, ma hanno una larghezza interna del cerchio più ampia, 22 millimetri e sono ottimizzate per pneumatici anteriori da 28 e 30.

Gomme sempre più larghe e cerchi alti. Si migliora la resa tecnica anche in salita o a velocità più contenute?

L’aerodinamica batte il peso. Per essere più veloci è necessario ridurre la resistenza aerodinamica dell’intero sistema ciclista/bici. Proprio la resistenza aerodinamica è la forza maggiore ed il nemico numero uno che l’atleta deve battere quando si superano i 15 chilometri orari.

L’impatto maggiore sulla resistenza aerodinamica lo ha il ciclista
L’impatto maggiore sulla resistenza aerodinamica lo ha il ciclista
Quindi?

Quindi, una ruota con un profilo medio/alto funziona bene anche in salita. La planimetria del tracciato è sempre da considerare.

Cosa significa?

All’interno di una competizione che prevede anche 5.000 metri di dislivello positivo, un profilo da 50 può essere il compromesso ottimale, soprattutto se consideriamo le salite con lunghi tratti pedalabili, strade di trasferimento tra una salita e la successiva, naturalmente le discese. La resistenza aerodinamica aumenta proporzionalmente al quadrato della velocità e la scelta dell’altezza del cerchio per i percorsi ondulati potrebbe comportare un compromesso tra peso, aerodinamicità ed è correlata alle capacità del ciclista.

L’effetto sullo sterzata, uno dei fattori per nulla secondari e poco nominato
L’effetto sullo sterzata, uno dei fattori per nulla secondari e poco nominato
In che senso le capacità del ciclista?

La velocità aumenta, di conseguenza diminuiscono la fase di sterzata e la forza necessaria per guidare dritto. C’è una minore dispersione di energie per guidare la bicicletta.

Questa fase è influenzata anche dal vento laterale?

Assolutamente. Ogni elemento che colpisce lateralmente la ruota genera una forza sullo sterzo della bicicletta e sulla guidabilità. Un’ottimizzazione delle ruote DT Swiss Aero all’interno del concetto AERO+ bilancerà sempre l’aerodinamica, la resistenza e il momento di sterzata. Qui entra in gioco l’effetto positivo di uno pneumatico più largo, da 28 in su, che però deve essere interfacciato in modo corretto con la ruota.

L’aerodinamica non è una sola, ma seguire un filone di sviluppo porta dei progressi tangibili (foto Ridley)
L’aerodinamica non è una sola, ma seguire un filone di sviluppo porta dei progressi tangibili (foto Ridley)
Pressioni degli pneumatici e sezione delle gomme, altezza del cerchio o altri, quale fattore è più importante ai fini prestazionali?

Lo scopo della prestazione è relativo all’utente. Le diverse destinazioni d’uso di biciclette, ruote e superfici porteranno a una diversa attenzione nella scelta del materiale. Le ruote ARC ed ERC hanno priorità diverse per ottenere il massimo in contesti differenti, ma questo si può riportare anche ad altre ruote.

Di quali obiettivi parliamo?

L’obiettivo principale delle ARC Aero è l’ottimizzazione della resistenza aerodinamica. Obiettivi simili per la nostra ruota ERC, con maggiore enfasi sulla riduzione dei momenti di sterzata al fine di creare ruote per condizioni stradali meno perfette e maggiore controllo durante la guida.

La forma delle ruote ERC che si adatta alle gomme ciocciotte
La forma delle ruote ERC che si adatta alle gomme ciocciotte
In che modo invece l’altezza del cerchio incide sulla guida?

Parlare di altezze dei cerchi, tralasciando i focus di sviluppo, è subordinato alla destinazione d’uso. Cosa significa: un’altezza del cerchio maggiore avrà un vantaggio aerodinamico. Ma sentirsi a disagio su una combinazione bici/ruota significativamente più veloce potrebbe costringerti a una posizione più comoda e insicura sul manubrio, creando così un aerodrag più elevato attraverso la posizione eretta del corpo.

Gomme con sezioni differenziate, più piccole davanti, più grandi dietro. Esistono dei numeri che confermano questa scelta?

DT Swiss è un produttore di componenti per ciclismo, ma è pur vero che lavoriamo a stretto contatto con i team e diamo accesso a sessioni di test aerodinamici esclusivi con Swiss Side nella galleria del vento. Testiamo anche le bici senza i corridori e cambiamo le gomme anteriori. All’interno di questi test è emerso che lo pneumatico anteriore in termini di dimensioni, forma e marca può fare una differenza significativa e misurabile.

Buona parte dei brand legati al ciclismo si avvalgono delle gallerie del vento (foto Ridley)
Buona parte dei brand legati al ciclismo si avvalgono delle gallerie del vento (foto Ridley)
A quali conclusioni siete arrivati?

Vediamo il potenziale aerodinamico negli pneumatici che si adattano alle nostre ruote, ma possono anche migliorare le prestazioni in altri sistemi. Abbiamo svolto ricerche su questo: Wheel Component di DT Swiss Inc. – WheelBased. Un’osservazione frequente è l’uso di pneumatici posteriori più larghi che migliorano il comfort e non influiscono negativamente sull’aerodinamica.

Hyperon Ultra: le ruote Campagnolo di nuova generazione

17.03.2023
4 min
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Le ruote, parte fondamentale della nostra bici, si evolvono ulteriormente grazie a Campagnolo. Ecco che arrivano le Hyperon Ultra, realizzate in carbonio con processo Handmade Ultra Light. Un sistema di lavorazione della fibra nato e perfezionato durante gli ultimi venticinque anni. 

L’accoppiamento testa-coda ad alta precisione è stato ottimizzato per evitare il taglio anelastico dei raggi
L’accoppiamento testa-coda ad alta precisione è stato ottimizzato per evitare il taglio anelastico dei raggi

Tecnologia ed evoluzione

Campagnolo unisce un binomio estremamente importante: tecnologia ed evoluzione. Studio dei materiali e processo H.U.L.C (Handmade Ultra Light Carbon) garantiscono l’ottimizzazione dei profili, della qualità della fibra di carbonio e della resina. Tutte queste caratteristiche, unite, portano ad aumentare la rigidità del cerchio e la sua resistenza. 

La tecnologia C-LUX, porta ad avere una superficie lucida e a specchio, ciò fa sì che il cerchio non necessiti di lacche specifiche. Il risparmio in termini di peso è notevole, il sistema C-LUX permette di montare gli pneumatici tubeless con la massima sicurezza, riducendo il rischio di abrasioni al tallone. Si riesce, inoltre, ad aumentare la tenuta della pressione. 

Anche nei dettagli è racchiuso un grande studio dei materiali, per aumentare le prestazioni e la scorrevolezza
Anche nei dettagli è racchiuso un grande studio dei materiali, per aumentare le prestazioni e la scorrevolezza

Carbonio e fibra

La novità, una delle tante portate dalla ruote Hyperon Ultra, è che il carbonio è allacciato in un punto solo, anziché in quattro, come da standard. Un’allacciatura che aumenta la rigidità e le prestazioni della ruota. Le fibre di carbonio sono orientate in modo da scorrere attorno al foro del raggio, anziché essere perforate. Questa soluzione di continuità dei materiali protegge i raggi da graffi e fatica. Per una maggiore durata e sicurezza, l’accoppiamento testa-coda ad alta precisione è stato ottimizzato per evitare il taglio anelastico dei raggi.

Il corpo ruota libera N3W (Next 3 Ways) è il futuro di Campagnolo: uno standard brevettato e progettato per accogliere cassette a 11, 12 e 13 velocità, con pignoni da 9, 10 e 11 denti. Si ha una scorrevolezza incredibile ed una grande rigidità torsionale. 

Anche i cuscinetti giocano una parte fondamentale nel funzionamento e nel garantire le alte prestazioni delle ruote Hyperon Ultra. Campagnolo utilizza i cuscinetti Cult, realizzati con materiali di altissima qualità e scorrevolezza. Funzionano con olio sintetico e su piste in acciaio inossidabile che sono state sottoposte a un trattamento speciale per renderle resistenti all’usura.

Il canale interno delle ruote Hyperon Ultra è di 21 mm
Il canale interno delle ruote Hyperon Ultra è di 21 mm

Design e aerodinamica

Il disegno dei raggi, nella parte sinistra delle ruote, è stato scelto per dare la massima stabilità in frenata. Inoltre è pensato per armonizzarsi al meglio con il disegno dei raggi di destra. Ogni raggio è realizzato in acciaio ultraleggero per una maneggevolezza reattiva e offrire un’ottima fase di spinta.

L’aerodinamica, è portata da Campagnolo ad un livello superiore, grazie al sistema Aero Mo-Mag. Le sedi interne in polimero rinforzato con fibra di vetro assicurano un perfetto allineamento con i raggi, riducendo così le sollecitazioni sui componenti.

Il disegno dei raggi è studiato per avere una migliore performance in frenata
Il disegno dei raggi è studiato per avere una migliore performance in frenata

Profili differenziati

Campagnolo ha deciso di creare profili asimmetrici tra le ruote anteriori e posteriori, questo a causa della differenza di lavoro che esse devono fare. Il cerchio posteriore è studiato per avere una superiore rigidità, una migliore gestione della tensione ed un controllo migliore in ogni curva. 

L’altezza corretta del profilo è stata individuata dagli ingegneri in 37 mm. Un design che rende la ruota leggera e favorisce l’agilità, garantendo cambi di ritmo rapidi e reattivi. La larghezza interna è di 21 mm.

Campagnolo

Ursus Miura C37 Disc e TC47 Disc per la Colpack-Ballan

18.06.2022
5 min
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Affidabilità e reattività: sono la caratteristiche principali delle ruote Ursus Miura C37 Disc e Miura TC47 Disc, le ruote che non a caso sono state scelte dalla Colpack-Ballan per i suoi corridori.

Al Giro d’Italia U23, i ragazzi di Bevilacqua e Valoti le stanno usando entrambe, tra l’altro con ottimi risultati. Per loro già due podi in altrettante tappe.

Parola al corridore

Davide Persico (nella foto di apertura, ndr) il corridore con maggior sensibilità tecnica del clan bergamasco, ci parla di queste Ursus.

«Non solo affidabilità direi – dice Persico – sono anche molto performanti. Si tratta di ruote molto rigide e scorrevoli. Io utilizzo molto spesso quella con profilo da 37 millimetri (nonostante Davide sia un velocista, ndr), specie su percorsi ondulati, come per esempio è stato quello dell’altro giorno a Peveragno.

«Questo profilo va bene un po’ dappertutto: è aero e leggero al tempo stesso. Anche perché questa è una ruota per copertoncino. Noi la utilizziamo con delle speciali camere d’aria molto leggere, ovvero le Smart Tube e coperture Pirelli da 28 millimetri. Il peso resta basso e la massa rotante ne guadagna.

«Abbiamo anche quelle con profilo da 47 millimetri che utilizziamo nelle tappe più piatte, laddove la velocità e la volontà di mantenere alta l’andatura diventano i fattori più importanti».

Raggi curatissimi

E allora “studiamole” queste ruote. Le Miura C37 sono per copertoncino (o comunque tubeless ready) come detto. Una soluzione “nuova” per Ursus, che ricalca quel che si vede in alcuni team WorldTour. Hanno il profilo da 37 millimetri, il canale interno da 17 millimetri e mozzo RD30, chiaramente per perno passante. Le Miura C37 pesano 1.600 grammi (710 all’anteriore e 890 al posteriore).

Le Miura TC47 hanno invece un’altezza di 47 millimetri e il canale interno da 21. Il mozzo RD50 è più corposo. Queste ruote fermano l’ago della bilancia a 1.660 grammi (780 grammi all’anteriore e 890 al posteriore). In termini di peso, rispetto alle 37, la differenza non è molta, ma le performance cambiano parecchio.

I due modelli hanno anche delle caratteristiche in comune, come ad esempio i raggi: i Sapim CX-Sprint. Si tratta di raggi di tipo straight-pull: in pratica sono dritti anche nell’innesto col mozzo e questo aumenta a dismisura la rigidità e la reattività della ruota. Si spiega così la necessità di mantenere le flange dei mozzi con un profilo non eccessivamente pronunciato.

Tra l’altro, per le TC47 il meccanico tensiona i raggi in modo diverso per i velocisti. Un “giro di nipples in più” per renderle un po’ più reattive.

Tornando ai raggi e al cerchio. I primi sono sono costituiti da un materiale estremamente rigido chiamato “acciaio al carbonio”. Altra caratteristica in comune è il materiale utilizzato per i cerchi monoscocca: carbonio con finitura UD.

Infine un dettaglio (decisivo visto che si lega alla sicurezza): le etichette possono essere personalizzate (nero o bianco) ma entrambe sono riflettenti, a tutto vantaggio della visibilità passiva.

Maneggevolezza sempre

Quando si ha a che fare con profili più alti, spesso quando ci si alza sui pedali si ha una sorta di “effetto pendolo”, ma con queste Ursus, tale sensazione pare non esserci.

«Niente effetto pendolo – dice Persico – la ruota è stabile e non flette mai, neanche sotto sforzo o in volata. Grazie al perno passante e alla struttura robusta che si ha per il freno disco, la ruota resta rigida.

«La differenza tra i due profili non si sente poi tantissimo, a meno che non ci sia vento laterale e in quel caso scegliamo il set sul momento. Solo quando ci si alza in piedi, si avverte una leggera differenza di peso chiaramente, ma la scorrevolezza maggiore delle TC47 Disc colma questo gap. E anche la maneggevolezza non ne risente: merito del canale largo. Personalmente mi trovo molto bene.

«Le due ruote si equivalgono anche dal punto di vista del comfort. Per assurdo quella da 47 è un po’ più comoda, perché almeno nel nostro caso le abbiamo con il tubeless. Senza contare che dall’inizio del Giro non abbiamo mai forato».

Ma se il corridore bada alla prestazione, il meccanico bada anche alla sostanza e alla praticità. Stefano Casiraghi, meccanico della Colpack-Ballan, esalta il sistema del corpetto estraibile. 

«Si tratta – dice Casiraghi – di un sistema molto pratico. Io ormai non smonto più i pacchi pignoni. Con questo sistema a pressione cambio direttamente il corpetto. Ed è compatibile con tutti i gruppi».

Giant SLR1, le ruote (hookless) che vanno bene per tutto

09.05.2022
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Le Giant SLR1 non hanno solo una grafica rinnovata, ma sono il risultato di una serie di sviluppi che toccano cerchio, raggiatura e mozzo. Il primo è full carbon e hookless, i raggi sono Sapim con incroci differenziati ed il mozzo posteriore adotta le due ruote dentate contrapposte. Entriamo nel dettaglio.

La valvola ha la ghiera rialzata rispetto al cerchio
La valvola ha la ghiera rialzata rispetto al cerchio

Giant SLR1 con profilo da 36

Questa tipologia di ruote Giant sono il simbolo di una famiglia di prodotti che troveremo massicciamente tra qualche tempo. Sono le ruote con la tecnologia hookless, ovvero con le pareti (del cerchio) interne dritte, sprovviste di quell’uncino per l’ingaggio del copertoncino e del tubeless.

Giant è tra i primi ad utilizzare questo sistema anche in ambito road. La tecnologia hookless viene mutuata dalla mtb e proprio nell’off road ha praticamente sostituito proprio i cerchi tubeless nativi. Un cerchio con design hookless è caratterizzato da un valore alla bilancia inferiore (a parità di prodotto con quelli tradizionali), ha un canale interno più largo e permette di sfruttare pneumatici con una sezione maggiore, oltre a pressioni di esercizio più basse. Gli pneumatici tubeless road di ultimissima generazione sono compatibili anche con i cerchi hookless.

Come sono costruite

Le Giant SLR1 hanno il cerchio full carbon da 36 millimetri di altezza, con il canale interno da 22,4, piuttosto largo. La larghezza complessiva è di 26 millimetri, per uno shape non eccessivamente spanciato. La ruota ha il nastro tubeless e la valvola già inseriti.

I nipples sono esterni e i raggi (Sapim CX-Ray) hanno il corpo piatto. Sono 24 per ruota con incroci diversi: quella anteriore abbina quella radiale e l’incrocio in seconda, quella posteriore in seconda da ambo i lati, tutte con tensioni specifiche, per fornire un bilanciamento ottimale. Nella zona dell’incrocio i profilati si sfiorano, ma non si toccano.

Il canale interno al cerchio, 22,4 millimetri di larghezza
Il canale interno al cerchio, 22,4 millimetri di larghezza

I mozzi sono in alluminio e hanno due flange rialzate (lato disco per quella davanti, lato pignoni per quella dietro). Entrambi hanno i cuscinetti sigillati, ma quello posteriore ha due ruote dentate contrapposte e il corpetto della ruota libera viene rimosso con un semplice gesto. Un RachetSystem vero e proprio.

I numeri delle Giant SLR1

Abbiamo rilevato un peso di 1.415 grammi la coppia, con nastro tubeless e valvole inserite, un valore molto buono se consideriamo un prezzo di listino inferiore ai 1.200 euro e un pacchetto ben fatto in ogni sua parte.

Le nostre impressioni

Di sicuro una ruota con cerchio hookless, ad oggi, è qualcosa che va “fuori dalla norma” in ambito road, una categoria che solo di recente ha iniziato a metabolizzare i tubeless. Ci troviamo ad argomentare un sistema particolarmente efficiente, comodo e scorrevole, gratificante nel design e ampiamente sfruttabile.

La Giant SLR1 è una ruota che fa collimare un buon comfort ad una scorrevolezza di ottimo livello (noi l’abbiamo equipaggiata con pneumatici da 28 millimetri di sezione) ed è facile da guidare. Non è mai nervosa, è perfettamente bilanciata ed è praticamente immune alle folate laterali. Non è perentoria nelle accelerazioni e nei cambi di ritmo, ma è progressiva.

Per sfruttare a pieno le potenzialità binomio hookless/gomma grande è necessario capire al meglio come gestire le pressioni degli pneumatici. Questo aspetto è fondamentale per chi non ha mai utilizzato un comparto tubeless. Le prime pedalate portano a sensazioni contrastanti: può sembrare di aver gonfiato troppo, o troppo poco. I 22 millimetri e mezzo del canale, non sono pochi e devono trovare un giusto riscontro anche nella gestione della pressione della gomma, considerando che l’interfaccia ottimale è uno pneumatico da 28 millimetri di sezione.

Le considerazioni di Fausto Oppici

«Quando si è abituati a lavorare con i tubeless tradizionali- ci dice Fausto Oppici, meccanico del Team Bike Exchange – pneumatici e cerchi, non ci sono grosse differenze, perché il metodo di montaggio è identico. Considerando inoltre che questi cerchi hookless di Giant sono davvero ben fatti. I nostri corridori li hanno utilizzati in diverse occasioni e non sono mai stati riscontrati dei problemi, anzi. Bisogna sottolineare la tenuta ottimale della pressione (fattore che peraltro abbiamo notato anche noi nel corso del test, ndr). Lo pneumatico tallona facilmente – continua Oppici – e talvolta non è neppure necessario il compressore per dare il primo colpo».

Giant

Raffica di vento improvvisa, caduta inevitabile

06.03.2022
5 min
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Sempre Strade Bianche. L’impresa di Tadej Pogacar è ancora calda. Il gelo della notte senese non ha raffreddato quella che è stata un’impresa con la “I” maiuscola. Un’impresa nata non solo dal genio e dalle gambe dello sloveno, ma anche da un momento specifico della gara: la maxi caduta avvenuta verso metà corsa.

Chilometro 84 di gara, 100 al traguardo. La carovana sta affrontando il settore di sterrato numero 5, quello di Lucignano d’Asso. Si tratta del settore più lungo (11,9 chilometri), ma soprattutto uno dei più esposti in “quota”.

Ambiente per raffiche

Togliendo infatti il picco di Montalcino, questa è la porzione di gara più elevata della Strade Bianche. Si viaggia sul filo dei 400 metri di altezza, appena sotto. Ma soprattutto la corsa in corrispondenza di questa quota corre sulle crete senesi.

Le crete sono queste colline scoperte. Solo campi e prati. Non ci sono neanche i tipici cipressi del paesaggio toscano, ma solo questa lingua bianca che corre come un filo su e giù per le crete. Ed è qui che avviene la caduta più importante quella che incide nell’economia della corsa. E’ qui che avviene il capitombolo, ormai famoso, di Julian Alaphilippe che fa un 360 gradi seguito da un tuffo nell’erba.

Ed è sempre qui che cadono almeno 30 corridori, che scivola persino Pogacar e va a casa Tiesj Benoot, vincitore nel 2018. 

Il punto di Vendrame

«Siamo entrati nello sterrato e c’era già del vento – racconta Andrea Vendrame – Ad un tratto abbiamo girato verso sinistra e c’è stata una raffica laterale fortissima. Inaspettata. Una raffica che ci ha fatto cadere in tanti. Sono caduto anche io. Era davvero impossibile restare in piedi e purtroppo è andata così».

E questo è un elemento molto importante per l’analisi della caduta. Quando Vendrame dice: “abbiamo girato verso sinistra”, si riferisce al punto più ad Est della corsa. E’ lì che è avvenuta la caduta. E’ lì che la Strade Bianche ha cambiato direzione. Magari quello che fino a pochi chilometri prima era stato vento contro moderato, in una svolta è diventato laterale. Tutto torna.

«E’ stata fortissima – riprende Vendrame stremato all’arrivo – incredibile. Il vento ci ha spostato verso sinistra, verso il bordo della carreggiata, sul ciglio. La strada al lato era finita e a quel punto mettendo le ruote sullo sconnesso (di terra ed erba, ndr) siamo caduti. Io ero nei primi trenta, neanche troppo dietro. Davanti erano caduti. Vedevo bici che cadevano di fronte a me e altre al mio fianco. Vedevo corridori che volavano e scarpette che si sganciavano».

Questione di ruote?

E la questione vento è emersa già prima del via. Poco dopo lo start delle donne, avvenuto alle 9:10, ecco le prime folate su Siena. «Se qui è così, chissà sulle crete», aveva fatto una battuta uno degli steward del posto. Si stima, che la raffica da Nord Est possa aver superato i 70 chilometri orari (dati MeteoAm).

E infatti all’arrivo dei bus qualcuno si è domandato se non fosse il caso di cambiare le ruote. Ma la maggior parte sono partiti con quelle alte da 50-45 millimetri, anche se più del solito si è visto il “basso” profilo da 32-35 millimetri (a seconda del marchio). Gli Specialized per esempio avevano scelto le ruote Roval Alpinist da 33. Ciò nonostante non è bastato ad evitare la caduta.

Gianluca Brambilla aveva ragione quando gli abbiamo fatto notare delle sue ruote alte e del vento che si alzava. «Ma se è forte davvero cambia poco», ci aveva detto prima del via.

La ferita di Covi. Nonostante la botta, Alessandro era felicissimo per la vittoria di Pogacar
La ferita di Covi. Nonostante la botta, Alessandro era felicissimo per la vittoria di Pogacar

Parla Covi

Un’altro corridore che ci ha lasciato un po’ di pelle è stato Alessandro Covi. All’arrivo il corridore del UAE Team Emirates si tocca il gomito sinistro, anche se a catturare l’attenzione è il suo ginocchio sanguinante e impolverato.

«C’è stata questa folata e siamo caduti in tantissimi – dice Covi – Io sono stato uno dei primi, penso… Ero abbastanza davanti. Ho preso una bella botta. Non credo sia stata una questione di ruote alte o basse. E’ stato un vento talmente forte che anche se avessimo avuto le ruote basse ci avrebbe spazzato via.

«E penso anche che sarebbe successo sull’asfalto. Ci avrebbe spostato lo stesso (le immagini tv mostrano come ci sia uno scarto di almeno 5 metri verso sinistra del gruppo, ndr), ma sullo sterrato era ancora più difficile tenere la bici chiaramente».

«Vedevo i corridori a cui partiva la ruota davanti talmente il vento era teso. E poi iniziavamo ad andare forte. Eravamo in un falsopiano, penso sui 35-40 allora».