L’occhio di Bressan su Milan, Aleotti e Fabbro

18.01.2023
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Fra i motivi per cui è utile essere il vivaio di una squadra WorldTour c’è anche la possibilità di seguire i tuoi atleti anche dopo che sono diventati professionisti. Altrimenti, tanti saluti. Certo non mancherà l’occasione per vedersi e parlare, ma la gestione sarà in mani altrui e poco si potrà dire nel merito. Ne abbiamo avuto la riprova parlando con Roberto Bressan, team manager del Cycling Team Friuli, che negli ultimi anni ha lanciato al professionismo corridori come Fabbro, Aleotti e Milan. Dopo aver letto l’intervista a Gasparotto di qualche giorno fa sui programmi della Bora-Hansgrohe, avevamo trovato strano che Aleotti non corresse nelle Ardenne e puntasse diretto sul Giro.

In realtà la decisione era già trapelata nell’intervista di ottobre con lo stesso Aleotti (in apertura, Giovanni al Tour Down Under). La sua analisi, rileggendo le prove del 2022, aveva evidenziato che fosse arrivato al Giro troppo stanco. Per questo il programma prevede una partenza anticipata (in questi giorni l’emiliano si trova al Tour Down Under) e un periodo di riposo prima del Giro, dove aiuterà Vlasov nella lotta per la maglia rosa. Se spazio gli sarà dato, Aleotti lo avrà nella seconda parte della stagione.

Per Aleotti partenza anticipata rispetto al 2022. L’obiettivo, dopo uno stacco, è arrivare bene al Giro
Per Aleotti partenza anticipata rispetto al 2022. L’obiettivo, dopo uno stacco, è arrivare bene al Giro

Addio alle Ardenne

Il programma è chiaro. Quel che semmai potrebbe suonare strano è la rinuncia alle corse delle Ardenne che, per convinzione del team e del corridore, potrebbero diventare un giorno il suo terreno di caccia. Aleotti ha ancora 23 anni, le esperienze fatte adesso valgono oro.

«Secondo me – dice Bressan – Giovanni è ancora un po’… crudo, anche se l’anno scorso ha avuto parecchia sfortuna e non si è potuto preparare come voleva. Poi lui le cose le dice a pezzetti, quindi non so esattamente come si sia preparato. Corre alla Bora-Hansgrohe e non posso permettermi di entrare nel merito.

«Col Bahrain invece posso parlare di Milan, ad esempio, a 360 gradi. Le cose nel suo percorso stanno andando come ho sempre detto. Io parlo, Miholjevic ascolta. Poi è lui che prende le decisioni, ma sfruttiamo la conoscenza del corridore per fare il meglio».

Le classiche del pavé sembrano fatte per Milan, che è giovanissimo e ha mezzi inesplorati
Le classiche del pavé sembrano fatte per Milan, che è giovanissimo e ha mezzi inesplorati

Milan e il Nord

Il bello di essere il vivaio di una WorldTour, si diceva, è proprio la possibilità di seguire lo sviluppo dei propri atleti. E anche se sui tempi del passaggio di Milan al Bahrain ci fu da discutere, oggi Bressan sprizza orgoglio in ogni parola.

«Jonathan – dice – ha potenzialità sconosciute per tutti, ma sappiamo già quali sono le gare che può vincere. Tutte le classiche del Nord, quelle della prima parte, sembrano fatte per lui e credo che già quest’anno ci andrà vicino. Un ragazzo come lui, che ogni volta che sale in pista di avvicina ancora un po’ a Ganna, ha davvero dei mezzi non comuni».

Negli ultimi due anni, Aleotti ha vinto il Sibiu Tour. Ora è atteso a uno step successivo (foto Bora Hansgrohe)
Negli ultimi due anni, Aleotti ha vinto il Sibiu Tour. Ora è atteso a uno step successivo (foto Bora Hansgrohe)

Gli spazi giusti

Insomma, tanto si può dire su Milan e tanto lo si può ancora seguire, per quanto nel rispetto dei ruoli la carriera di Aleotti resta un film da guardare alla giusta distanza.

«Quando era con noi – dice Bressan – Giovanni era fortissimo. Mi stupisco che ancora non sia uscito, anche se ha vinto per due volte il Sibiu Tour e ha fatto delle belle prestazioni. Certo al Giro non può andare per fare classifica, forse non è maturo per vincere una grande corsa. Ma una cosa va detta. Giovanni, come Fabbro e De Marchi hanno avuto rogne con il Covid e adesso devono far vedere qualcosa. Fabbro è in scadenza di contratto, da quello che so Aleotti è tenuto in grandissima considerazione.

«Lui è molto serio, fa sempre le cose per bene. Deve avere fortuna e gli spazi giusti. Già in Australia si potrà vedere com’è la sua condizione. Fabbro invece lo spazio ha bisogno di cercarselo. E’ forte e già pronto, ma finora ha potuto fare classifica solo quando il suo capitano è caduto».

Fabbro punterà alle corse a tappe di una settimana: primo obiettivo il Catalunya (foto Instagram)
Fabbro punterà alle corse a tappe di una settimana: primo obiettivo il Catalunya (foto Instagram)

La legge degli squadroni

Sugli spazi, la chiusura spetta al loro procuratore: Raimondo Scimone, che giustamente non entra nella gestione, ma sa benissimo come vanno le cose nelle grandi squadre.

«Se ambisci ad andare in una grande squadra – dice Scimone – sai che devi lavorare per essere pronto nel momento in cui si apre la tua porta. Per Fabbro quella porta ci fu forse sull’Etna al Giro del 2020, quello di ottobre. Portava il gruppo a spasso, ma la porta non si aprì. E’ chiaro che quando vai in certe corse con Hindley, Vlasov e Higuita, la storia è questa. Il suo obiettivo sarà fare bene le corse di una settimana, come Catalunya e Tour of the Alps: facesse bene quelle, sarebbe già un bel passo».

EDITORIALE / Buratti, il coraggio delle scelte intelligenti

07.11.2022
4 min
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Nicolò Buratti non passa professionista. Quando la notizia si è sparsa grazie all‘intervista con Franco Pellizotti pubblicata giovedì scorso su bici.PRO, lo stupore ha iniziato a circolare fra messaggi, telefonate e vari social.

Buratti, per chi non lo sapesse, è probabilmente l’under 23 italiano più forte del 2022, con 9 vittorie di peso fra cui Poggiana, Capodarco, il GP Colli Rovescalesi e il Del Rosso. Ed è anche quello che senza una serie di problemi meccanici da mani nei capelli, avrebbe lottato per la maglia iridata di categoria.

La notizia non è da lasciar correre e ci spinge a una riflessione più approfondita, distaccandoci per un momento dall’automatismo vittorie = passaggio, che negli ultimi anni ha condannato alla disoccupazione parecchi atleti che non erano pronti per il salto.

Una foratura e poi la ruota storta e il mondiale di Buratti è sfumato mestamente
Una foratura e poi la ruota storta e il mondiale di Buratti è sfumato mestamente

L’approccio frettoloso

Il primo impatto è stato lo stesso di coloro che hanno puntato il dito: se non passa Buratti, allora chi? Il ragazzo ha 21 anni e corre nel Cycling Team Friuli che da quest’anno è vivaio del Team Bahrain Victorious. Quale messaggio arriva ai corridori che volessero approdare nella squadra di Bressan e Boscolo, se persino i più forti non vengono fatti passare?

Parrebbe che il mancato debutto di Buratti fra i grandi dipenda dal fatto che il team WorldTour avesse già chiuso il budget 2023 ad agosto, poco prima che Buratti mettesse la quarta e iniziasse a volare. Miholjevic avrebbe cercato le risorse per tirarlo dentro, ma alla fine si sarebbe arreso.

Il tema è delicato e soltanto i dirigenti della squadra del Bahrain conoscono la situazione. Se infatti bastassero i conti della serva, si potrebbe pensare che grazie al risparmio di cinque mesi di stipendio di Dylan Teuns (passato alla Israel) ce ne sarebbe stato in abbondanza per il giovane italiano. Ma noi non siamo serve e ci concediamo una riflessione meno frettolosa.

Buratti rimarrà per un altro anno con il CT Friuli, con cui ha vinto il tricolore cronosquadre, con Olivo, Debiasi e Milan
Buratti rimarrà per un altro anno con il CT Friuli, con cui ha vinto il tricolore cronosquadre, con Olivo, Debiasi e Milan

L’approccio ragionato

Buratti ha bisogno di crescere ancora. Dov’era l’anno scorso di questi tempi? Aveva finito il secondo anno da U23 con il secondo posto al Trofeo Chianti Sensi di Lamporecchio (corsa di 134 chilometri) come miglior risultato. L’anno precedente, al debutto nella categoria, aveva portato a casa una vittoria con la maglia del Pedale Scaligero, dopo due anni fra gli juniores con una vittoria e due podi. Bastano le vittorie del 2022 per dire che Buratti sia pronto per il professionismo? Forse sì, ma forse anche no.

Il messaggio che dovrebbe passare, quindi, dovrebbe essere legato a un ragionamento tecnico tutto volto al suo interesse. E all’interesse di tutti i corridori che saltano subito sul treno, costi quel che costi.

Buratti potrebbe non essere pronto, come tanti alla sua età: deve confermare agli altri e soprattutto a se stesso che l’oro del 2022 non è stato per caso. Un team WorldTour non è il posto migliore per farlo, andate a leggere cosa ha detto su questo Matteo Trentin.

Avrebbe potuto puntare su una professional, tuttavia rinunciando alle occasioni che una squadra superiore potrà dargli quando sarà pronto. Parrebbe infatti che per lui si stia scrivendo un biennale 2024-2025 proprio con il team Bahrain.

Forte di vittorie come Capodarco, nel 2023 Buratti potrà alzare l’asticella e puntare al mondiale
Forte di vittorie come Capodarco, nel 2023 Buratti potrà alzare l’asticella e puntare al mondiale

Il ferro caldo

Una volta, quando i corridori facevano 4 anni al top fra gli under 23, si tiravano in ballo le motivazioni mancanti, ma probabilmente nel caso di Buratti c’è ancora tanto da scoprire e da costruire. Farà attività qualificata con la nazionale e con il suo team. E soprattutto, a causa di una situazione che non avrebbe sperato di vivere, avrà la possibilità di affrancarsi dalla ricerca spasmodica di nuovi fenomeni imberbi, come Evenepoel, Ayuso e Pogacar, che restano eccezioni.

Per cui ripartiamo dalla domanda d’esordio. Rimanere al CT Friuli potrebbe essere descritto come una scelta intelligente, anziché una disgrazia. E se non passa Buratti, forse non dovrebbero passare tanti altri meno solidi di lui, convinti in prima persona o da altre voci che il ferro vada battuto finché è caldo.

Stiano attenti. Il ferro caldo si plasma molto facilmente. Ma quando si raffredda e la forma non è quella che si sperava, poi raddrizzarlo è difficile. E niente sarà più come prima.

Tante novità, ma alla base è sempre il Cycling Team Friuli

04.12.2021
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L’estate e poi l’autunno del Cycling Team Friuli sono stati montagne russe. Avendo preso il giovane Milan dalla squadra di Bressan e Boscolo e avendolo gestito bene fra Artuso e Fusaz, capo del CTFLab, i manager del Team Bahrain Victorious a un certo punto hanno proposto alla squadra bianconera di diventare il suo vivaio.

Avrebbe significato sciogliersi e perdere l’identità che negli ultimi anni hanno fatto della squadra un riferimento fra le continental europee. Qualcuno era favore. Qualcuno era contrario. Qualcun altro era nel mezzo. Richiesto di un parere nel cuore dell’estate, anche Giovanni Aleotti era sembrato perplesso.

«Probabilmente – aveva detto – smetterebbe di essere la piccola famiglia che ha portato al professionismo tanti di noi e che è sempre stata la sua chiave. Ci sarebbe da valutare e capire se ne vale la pena».

Andrea Pietrobon, qui con Boscolo, correrà dal prossimo anno nella Eolo-Kometa continental
Andrea Pietrobon, qui con Boscolo, correrà dal prossimo anno nella Eolo-Kometa continental

Le voci d’estate

Fra cose non dette e cose che si dicevano, a settembre in giro la raccontavano come cosa fatta. Ne parlavano i direttori sportivi dei pro’, ne parlavano i corridori, anche se di definito non c’era nulla. Tra l’altro l’offerta della squadra guidata da Miholjevic, il cui figlio Fran corre proprio nel CTF, aveva nel frattempo permesso di capire che il regolamento tecnico legato ai Development Team dell’UCI poneva una serie di paletti molto stringenti sul rapporto fra la squadra WorldTour e quella prescelta per esserne il vivaio. E dato che il CTFriuli non voleva perdere la sua identità, alla fine, fra cose dette e cose che non si possono dire, sembrerà di rivivere la collaborazione che per un po’ legò la Lampre-Merida e il Team Colpack. La squadra bergamasca infatti mantenne colori e prerogative, corse con bici e materiali del team di Saronni e alla fine del 2016 fece passare nelle sue file Consonni, Ganna, Ravasi e Troìa.

Su bici Merida

Perciò, in attesa di vedere la nuova maglia, il Cycling Team Friuli riparte con bici Merida, un corridore dall’Oriente, ma la filosofia di sempre. Renzo Boscolo sull’ammiraglia. I ragazzi del CTFLab che sono ormai un pool tecnico di primissimo piano. E Roberto Bressan a dettare la rotta dall’alto della sua esperienza.

«Abbiamo fatto una bella campagna acquisti – racconta Boscolo – con una serie di giovani molto interessanti, fra cui Bryan Olivo e Daniel Skerl che arrivano diretti dalla Uc Pordenone, in cui li avevamo messi perché crescessero. Purtroppo la squadra ha chiuso, quindi è decaduto il discorso della filiera. Il Friuli si salva grazie al fatto che ha numeri contenuti, ma dovremo trovarci un’altra squadra juniores. Avendo gli allievi, il passaggio fra gli junior è decisivo».

Parlavi di Olivo, che è campione italiano juniores di cross, ma non sta correndo…

Per quest’anno abbiamo deciso di non fare cross. Lui non l’ha presa bene, ma ci siamo accorti che va forte anche in pista e non poteva seguire tre discipline, dato che ha anche la scuola. Per cui, visto che anche nel cross avrebbe accusato il salto di categoria, per il primo anno ci concentreremo su strada e pista. Il secondo posto al mondiale dell’inseguimento a squadre è stato un bel segnale e forse, se avesse fatto anche l’europeo, sarebbero arrivati alla finale con più esperienza.

Matteo Milan vince a Reda tra gli juniores con una lunga fuga. E’ il 2 maggio 2021
Matteo Milan vince a Reda tra gli juniores con una lunga fuga. E’ il 2 maggio 2021
Di Skerl cosa dici?

Vedrete se non sarà una rivelazione. Fino agli allievi ha corso in mountain bike, ora va su strada. Non ha vinto, ma ha nove piazzamenti nei cinque da marzo a ottobre.

Fra i nuovi c’è anche Matteo Milan, fratello di Jonathan?

Quest’anno ha vinto due corse in modo non banale. Una con 40 chilometri di fuga solitaria, l’altra partendo sin dai primi chilometri con un gruppetto. E’ completamente diverso da “Johnny”, più maturo in rapporto all’età. Proprio il fratello ci raccontava che tutte le mattine si alza e fa ginnastica, perché forse ha visto che Jonathan ha iniziato a fare seriamente la differenza quando ha iniziato a seguire alla lettera le indicazioni di Andrea Fusaz.

Chi altri arriva?

Longato e Andreaus, due bei corridori. Il secondo lo ha portato Fondriest e ci ha fatto una bellissima impressione. Poi sempre dalla scuderia di Maurizio arriverà un inglese che si chiama Oliver Stockwell. Nel 2021 era al primo anno, ha partecipato al Tour of Britain dei pro’ con la nazionale, segno che anche loro ci credono parecchio.

Donegà rimane?

Certo, perché non abbiamo voluto privarci di un pistard che abbiamo seguito molto, ma per lui sarebbe sicuramente meglio se riuscisse a entrare in un gruppo militare.

E poi c’è Miholjevic…

Credo che il 2022 sarà il suo anno. Ha finito la scuola e potrà dedicarsi al ciclismo a tempo pieno.

Invece Pietrobon?

Come forse pochi sanno, Andrea ha avuto qualche problema di salute, un’intossicazione virale che gli ha tolto la forza per parecchio tempo. Nonostante questo, nel 2022 correrà nella continental della Eolo-Kometa e poi diventerà professionista con loro. Il fatto che ci abbiano creduto depone a loro favore. Ho già degli ottimi report sul loro lavoro da parte di Davide Bais, sono contento se riusciranno a crescere ancora.

Un altro anno da Ct Friuli, dunque?

Il nostro modo di lavorare con i giovani è piaciuto. Abbiamo avuto carta bianca sui nomi da prendere e per il resto saremo sempre noi. Con una maglia particolare, ma sempre nel nostro stile. E il resto si vedrà dal 2022.

CT Friuli, Pietrobon cresce e Bressan sta tornando

15.04.2021
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Come la Biesse-Arvedi di cui abbiamo parlato martedì, anche il CT Friuli si è trovato davanti all’esigenza di rifondarsi. Quando ti vanno via corridori come Aleotti, Milan e Bais, non ti resta che ripartire da quel che resta e semmai allargare la base. E’ questa la sintesi del Boscolo pensiero alla vigilia delle gare di Extra Giro e della lunga rincorsa al Giro d’Italia U23.

«Sapevamo che sarebbe stata dura – dice Renzo Boscolo, tecnico del CT Friuli – stiamo riaprendo un ciclo. Non abbiamo perso soltanto quei tre, negli anni precedenti sono passati altri corridori importanti che avrebbero avuto ancora del tempo fra gli under 23. Ma se vuoi fare la continental e usarla come fase di formazione per i giovani, le cose vanno a questo modo. Il problema semmai sta nel fatto che il Covid ci ha tolto una parte importante del lavoro, quella della formazione».

Dopo l’arrivo della Vicenza-Bionde, i complimenti di Fran Mihojlievic e di tutto il CT Friuli (foto Scanferla)
Dopo la Vicenza-Bionde, i complimenti di Mihojlievic (foto Scanferla)
Quella che normalmente facevate in ritiro?

Esatto. Nei weekend normalmente si facevano più ore di formazione che ore pedalate. Adesso siamo costretti a fare le stesse cose o a provarci durante le corse o su Zoom. Ed è il vero problema che ci impedisce di abbattere i tempi con i più giovani.

Pietrobon è diventato un pilastro della squadra?

Proprio ieri gli ho mandato un messaggio per fargli i complimenti. Perché al di là del secondo posto alla Vicenza-Bionde, la cosa di cui sono stato più contento è che dopo l’arrivo i compagni sono andati tutti da lui a fargli i complimenti, dopo che in corsa era stato proprio lui a chiedergli di alzare il ritmo. Per la prima volta l’ho visto leader.

Lo scorso anno alla Vicenza-Bionde vinse Aleotti in maglia tricolore: grandi sfottò su Whatsapp per Pietrobon, arrivato secondo (foto Scanferla)
Alla Vicenza-Bionde 2021 vinse Aleotti: battute a Pietrobon, 2° (foto Scanferla)
Da qualche parte si è letto che voglia puntare al Giro d’Italia…

E’ nei suoi sogni (sorride, ndr), come il Tour de l’Avenir. Ovviamente dipenderà dalla gara. Lui ha capacità in salita, ma soprattutto dovrà dimostrare di non avere i blackout in cui incorreva in passato. Deve dimostrare di aver superato questo problema, da parte mia posso dire che ci stiamo lavorando.

Quale il programma d’ora in avanti?

Tutte le corse di Extra Giro, San Vendemiano e poi il Liberazione a Roma. Abbiamo anche parecchi inviti all’estero, con il calendario che si sta assestando. Prevedo dei bei grattacapi a settembre, tante corse si stanno spostando e i programmi si ingolfano.

Sappiamo che Roberto Bressan è stato poco bene, ma sta recuperando. Come va?

E’ convalescente, ma sempre presente. E’ tornato con il suo carisma

Vuoi dire rompiscatole come ai bei tempi?

Lo avete detto voi (ride, ndr), non io! L’altro giorno si è impuntato su due dettagli tecnici su cui ovviamente aveva ragione. E allora ho proprio dovuto dirglielo: sei tornato per davvero

Al Piva, rifornimento volante per Pietro Aimonetto (foto Scanferla)
Al Piva, rifornimento per Pietro Aimonetto (foto Scanferla)
Il CTF Lab resta al centro delle operazioni?

A parte i due della Bora-Hansgrohe (Fabbro e Aleotti, ndr) che si allenano con i loro tecnici, gli altri sono rimasti con noi. La cosa bella è che con tutti continuiamo a sentirci nel gruppo di Whatsapp, che dà proprio il segno dell’attaccamento. L’altro giorno in Turchia è caduto Venchiarutti. Gli ho scritto di ripartire e cercare di fare qualcosa di importante e lui l’indomani è stato per tutto il giorno in fuga. Invece alla Vicenza-Bionde hanno fatto a fettine Pietrobon. Lui è arrivato secondo, Aleotti l’aveva vinta. Potete immaginare da soli…

Bressan e la mentalità del Cycling Team Friuli

10.11.2020
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Quando si parla di dilettanti e si dice Cycling Team Friuli si ha subito la sensazione di essere di fronte ad una realtà diversa. Quasi una terra di mezzo tra chi è professionista nel WorldTour e una realtà che di dilettantistico ha davvero poco. In tanti anni di corse all’estero, i corridori che sono arrivati nel grande ciclismo passando da qui hanno fatto di questo sodalizio l’oggetto del desiderio di molti giovani.

Giovanni Aleotti all’ultima tappa del Giro U23
Giovanni Aleotti all’ultima tappa del Giro U23

Quel podio sfiorato

«E’ stata una stagione intensa – dice il patron del team, Roberto Bressan – Cosa è stato brutto e cosa bello? Il covid è stato brutto, perché ciclisticamente parlando è stata un’annata positiva. L’unico neo semmai è l’aver perso il podio del Giro U23 con Aleotti all’ultimo giorno. Questo ancora non ci dà pace. Ed ha portato ognuno di noi a diverse spiegazioni. Che Giovanni sia più da Tour che da Giro, visto che è più adatto a certe pendenze. Che è più per corse di un giorno. Che per fare grandi prestazioni ha bisogno di fare prima un grande Giro. Quest’ultima è la mia interpretazione e nasce dal fatto che lo scorso anno al Giro gli dissi dopo l’ennesima caduta di mollare la generale e di puntare ad una tappa. Ne è uscito bene e al Tour de l’Avenir ha fatto secondo. Posto sempre, sia chiaro, che stiamo parlando di un ragazzo di 21 anni che deve ancora maturare».

Mentalità CTF

Bressan e il suo team non vanno alla ricerca delle vittorie. Roberto lo dice apertamente. L’importante è formare un corridore. Il “rientro” di tanto investimento è vedere che un loro atleta arrivi maturo al professionismo.

«Il percorso al CFT dura quattro anni, per chi ha gli attributi, crede nel progetto e acquisisce la nostra mentalità di lavoro. Ma alla fine nella bici o nella vita si arriva. Pensiamo a Yankee Germano, mio ex corridore. Non è diventato un professionista, ma è uno dei massaggiatori più apprezzati del gruppo, è alla Deceuninck-Quick Step.

I ragazzi del CTF sul podio tricolore della cronosquadre
I ragazzi del CTF sul podio tricolore della cronosquadre

«Quest’anno abbiamo vinto titoli su strada, a crono e in pista. Sono orgoglioso di aver conquistato quello della cronosquadre. Da ex pistard posso dire che il polso di un team o di una Nazione si vede dal quartetto. E lo stesso vale su strada. Abbiamo presentato anche un secondo team quest’anno, proprio perché volevamo dare un messaggio di quanto sia importante fare questa disciplina. E il prossimo anno farò lo stesso.

«Chi passa deve essere completo. Ci sono professionisti che non hanno mai fatto una cronosquadre. Rischiano anche di buttare giù tutti. Non avevamo mai partecipato prima a questa prova perché si disputava in un momento dell’anno in cui non c’erano uomini in forma o non c’erano mezzi, e noi le cose vogliamo farle per bene. Questa volta c’erano le premesse per far bene ed eccoci».

Il 2021 già pieno

Per il prossimo anno i bianconeri saranno in 14 . Ai tre che passano (Davide Bais, Aleotti e Milan) subentrano tre juniores. Lascia Ferronato, che però potrebbe essere un futuro Ds del team (ed ecco che ritorna il discorso fatto prima per Germano) e arriva Nicola Buratti.

«Questo ragazzo doveva venire con noi l’anno scorso. Poi ci sono state delle incomprensioni col suo vecchio team juniores e non lo abbiamo più tesserato. Lui però ci teneva e così lo abbiamo “appoggiato” presso un team amico. Lo ha preparato Andrea Fusaz. Volevamo che acquisisse la nostra mentalità e solo allora lo avremmo preso. Ha vinto una gara in Piemonte da primo anno e colto un podio in una gara durissima in Toscana.

«In più ci sarà Fran Miholjević. Suo papà, ex pro’ e ds della Bahrain McLaren, ci ha chiesto di prenderlo perché crede nel nostro metodo di lavoro. Io ho lasciato carta bianca ai miei preparatori e loro mi hanno dato l’okay sui numeri dell’atleta. Il fatto che ci sia lui magari può essere come mettere il dito di un piede in una WorldTour, anche se io prima voglio vedere i fatti».

Il calendario del CTF ricalcherà, covid permettendo, quello fatto nel 2019. Quindi gare all’estero e prove continental di qualità. «Gare in cui l’atleta – conclude Bressan – può crescere e non solo vincere. Penso ad una Adriatica Ionica Race, al Giro di Val d’Aosta, al Giro U23… E volendo avremmo anche l’invito al Giro di Slovenia, gara molto importante».