Il Belgio lo aspettava. Evenepoel bis alla Doyenne

23.04.2023
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Probabilmente se non fosse piovuto si sarebbe presentato a Liegi con tre minuti di vantaggio. Ancora una volta Remco Evenepoel ha fatto uno show dei suoi. Il Belgio lo aspettava. I tifosi sull’arrivo quando è scattato sulla Redoute hanno lanciato un boato. E urlato il suo nome.

Una festa sì, ma il duello tanto atteso della Liegi-Bastogne-Liegi non c’è stato. La caduta di Tadej Pogacar ha compromesso questa domenica di sport. Un duello che quasi era già epico, anche se ancora doveva disputarsi per la prima volta di fatto. Davvero un peccato che non ci sia stato.

Remco Evenepoel conquista la sua seconda Liegi consecutiva
Remco Evenepoel conquista la sua seconda Liegi consecutiva

Superiorità netta

Ma come cantavano anche i Queen “The show must go on”, lo spettacolo deve andare avanti. E così ancora di più la Soudal-Quick Step ha preso in mano la gara. 

Che il campione del mondo stesse bene lo si vedeva a occhio nudo. Pedalava a bocca chiusa quando gli altri ce l’avevano spalancata. Guardava il panorama quando gli altri impugnavano stretto il manubrio e guardano fissi la ruota davanti. Guadagnava terreno quando chi gli stava a ruota Tom Pidcock si staccava perché era in pieno fuorigiri. 

«Remco – ha detto il corridore della Ineos Grenadiers – è stato incredibilmente forte oggi. Non c’era davvero niente da fare. Io ho capito subito che non potevo seguirlo, ma corro per provare a vincere e l’ho seguito lo stesso».

Remco sta bene, mette alla frusta i suoi e l’atteso attacco sulla Redoute non può non arrivare. Tanto più che ha già “consumato” i suoi: per forza deve attaccare. E infatti…

Dopo essere rimasto da solo Evenepoel è stato attentissimo nella guida. In discesa e in curva non ha mai rischiato troppo
Dopo essere rimasto da solo Evenepoel è stato attentissimo nella guida. In discesa e in curva non ha mai rischiato troppo

Sulle uova…

E qui si apre un capitolo interessante. Evenepoel è in fuga, ma non rischia nulla. Anche in settimana vi avevamo detto che non avrebbe osato troppo per tutelare il suo Giro d’Italia. E’ un obiettivo troppo grande quello rosa. E ci lavora da tempo.

E così per radio gli dicono ogni cosa. Pidcock già è un fenomeno di suo in discesa e gli rientra con facilità dopo la Redoute. Remco fa tutto con calma e lucidità. Guida come se stesse pedalando sulle uova.

E lo si vede alla prima curva dopo essere rimasto solo. L’iridato si tira su. Si allarga, stringe, poi si riallarga. Una traiettoria da manuale delle giovani marmotte. Pidcock, ma anche gli altri, invece entrano diretti “a cannone”. Solo su quella curva l’iridato avrà perso 5”. Capito perché è idea comune che sarebbe arrivato a Liegi con tre minuti senza pioggia?

Altri dettagli del suo grande margine. In un tratto stretto e veloce in discesa fa allontanare la moto, non vuole il minimo intralcio sulle traiettorie, neanche da dietro. Evita con costanza le linee bianche della segnaletica orizzontale. Troppo scivolose. E in discesa prende sempre il manubrio nella curva e mai sulle leve. Sembra un esordiente, non il campione del mondo tanto è palese il “compitino” che sta sbrigando (nel senso buono s’intende!).

Un grande calore per Remco. Non è ancora ai livelli di Van Aert, ma la sua popolarità è in netta crescita
Un grande calore per Remco. Non è ancora ai livelli di Van Aert, ma la sua popolarità è in netta crescita

Qualche difficoltà?

A noi da fuori è sembrato tutto facile, ma sentendo è Evenepoel stesso è stato più complicato di quanto potesse sembrare. 

«La vittoria di quest’anno – ha detto il belga nel dopogara – è ancora più bella perché sono orgoglioso di aver vinto con questa bellissima maglia sulle spalle. E speciale. Come ho detto più volte, volevo questa vittoria per avere la foto per la mia camera da letto. Ora ce l’ho!

«E’ vero non ho rischiato troppo. Quando ho sentito che avevo un minuto di vantaggio ho pensato più a spingere sulle salite, che non in altri punti. La strada era scivolosa. Per esempio, quando ho attaccato sulla Redoute, la ruota posteriore slittava».

Senza Pogacar

L’assenza di Pogacar è l’altro punto chiave della Liegi. Come sarebbero stati i piani con Tadej in corsa? In qualche modo, essendo meno veloce in volata, quello costretto ad attaccare era Remco stesso. Tanto più che il suo ritmo gara non era dei migliori visto che veniva dal Teide. E non a caso ieri in Soudal-Quick Step hanno svolto dei lavori di attivazione, come ci aveva detto Bagioli, toccando anche la soglia. E Remco aveva addirittura fatto dietro motore.

«I piani? Dovevo attaccare dalla Redoute in poi – spiega – sapevo di dover spingere al massimo lì per staccare tutti. Abbiamo mantenuto questo programma. Ma è stato meno facile del previsto perché comunque la Jumbo-Visma ci ha attaccato. Noi però siamo rimasti calmi e abbiamo fatto la nostra corsa».

Il resto del podio è andato a Pidcock che in volata ha avuto la meglio su Buitrago e Healy
Il resto del podio è andato a Pidcock che in volata ha avuto la meglio su Buitrago e Healy

Il graffio di Lefevere

Sornione, Patrick Lefevere, team manager della Soudal-Quick Step, arriva ciondolante sull’arrivo. Passa tra folla e giornalisti. Evenepoel deve ancora arrivare e lui raccoglie i complimenti della gente. Nonostante Van der Poel, nonostante Van Aert, alla fine la sua squadra – quassù un vero totem per certe gare – non torna a casa a mani vuote.

«Ora diranno che ha vinto perché Pogacar è caduto – ha detto sibillino ai microfoni di Sporza – ma già lo scorso anno avevamo vinto allo stesso modo. E anche lo scorso anno avevamo avuto una primavera difficile. Ma siamo ancora qui».

Il belga ha rivolto un pensiero a Pogacar: «E’ dura. Ci sono passato. Spero stia bene»
Il belga ha rivolto un pensiero a Pogacar: «E’ dura. Ci sono passato. Spero stia bene»

Ora il Giro

E adesso davvero sotto con il Giro d’Italia. Se prima Evenepoel aveva una pressione pari a dieci, ora è diventata pari a cento. L’operazione Giro doveva partire già questo martedì con un sopralluogo sul Lussari, ma le recenti nevicate hanno mescolato un po’ le carte. In ogni caso questa sera è il momento di fare festa.

«Come festeggio? L’anno scorso – ha detto alla tv Belga Evenepoel – ho potuto festeggiare a lungo questa vittoria, non avevo altri obiettivi imminenti. Quest’anno avrò meno tempo. Però ho un accordo con la nutrizionista della squadra. Se vincevo potevo mangiare le patatine fritte. Lei ha detto di sì e quindi stasera saranno patatine fritte!».

Nel giorno della Liegi, Valverde fa sfracelli nel gravel

23.04.2023
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Alle 8,30 del mattino, mentre i corridori della Liegi erano ancora a due ore dal via, Alejandro Valverde scattava tra i primi de La Indomable di Berja, provincia di Almeria, prima prova del circuito Trek Uci Gravel World Series. In lontananza la cima ancora innevata di Sierra Nevada e nei boschi un dedalo di sterrati. Tre ore e mezza dopo, il murciano ha vinto per distacco. Un minuto e mezzo il vantaggio al settimo chilometro. Tre e mezzo a metà salita. Quasi dodici sulla cima. Cinque al traguardo, dove è parso stanco e impolverato, ma non certo sfinito.

«Sono stato per tutto il giorno senza riferimenti – racconta – sapevo solo di dover guadagnare il più possibile in salita. Sono andato via dopo due chilometri e mezzo, ma la verità è che il percorso si è rivelato molto esigente. Mi sono divertito, ma ho anche sofferto, è stato un giorno molto duro, terribilmente duro. La discesa è stata impegnativa, sono andato a tutta. Diverso dal farla alla Strade Bianche, perché c’erano sezioni molto complicate. In effetti nell’ultimo tratto, che ieri avevo visto bene, per non correre rischi, sono sceso di bici e sono andato a piedi».

All’arrivo, Valverde è parso stanco ma non sfinito. Domani compirà 43 anni: è stato pro’ dal 2002 al 2022
All’arrivo, Valverde è parso stanco ma non sfinito. Domani compirà 43 anni

Vigilia della Liegi

E’ stato strano vivere la vigilia della Doyenne, che lo spagnolo ha vinto per quattro volte, a più di duemila chilometri dal Belgio. E strano è stato soprattutto rendersi conto che Alejandro avrebbe ancora le gambe e di certo la testa per schierarsi al via e infastidire Pogacar ed Evenepoel. Del resto lo scorso anno, con 42 anni ancora da compiere, arrivò secondo alla Freccia Vallone e settimo alla Liegi. Non si stenta a credere che sarebbe stato nuovamente il migliore del Movistar Team.

«Il gravel mi piace – racconta dopo essersi cambiato – perché significa fare qualcosa di diverso. Diverso dalla strada, soprattutto per la voglia di divertirsi. E’ chiaro che per me la salita è un punto di forza, mentre in discesa voglio solo limitare i rischi. Quando me l’hanno proposto mi è piaciuto il fatto di avere intorno una squadra, un gruppo che appartenesse al mondo Movistar. Sono contento, è una disciplina che crescerà molto».

Le gambe sono ancora quelle dei tempi migliori: Valverde si allena tutti i giorni
Le gambe sono ancora quelle dei tempi migliori: Valverde si allena tutti i giorni

Mancanza delle gare

Nel villaggio di partenza, nel pomeriggio di ieri, non sono mancate le facce note. “Dani” Moreno con l’inseparabile Losada. Il mallorquino Horrach, come pure Pujol, Vaitkus e Luis Mate. Poi quando è arrivato Valverde, è come se al giornata avesse preso un senso per i presenti, che si sono messi rispettosamente intorno, per fare una foto e un autografo. Non capita tutte le domeniche di avere accanto un campione del mondo con un simile palmares.

«Ho cominciato ad allenarmi in gravel da quattro settimane – spiegava Valverde – ma non tutti i giorni. Ho fatto la pratica più vera alla Strade Bianche, ma sono certo che in gara non troverò grossi punti di contatto. Mi alleno molto di più con la bici da strada, anche se questo un po’ mi penalizza per la tecnica. Ho cercato di stare vicino con le misure del telaio, anche se non si può copiarle del tutto, altrimenti non guidi la bici.

«E’ stato un po’ strano arrivare all’inizio della stagione senza poter correre. Mi sento strano. Mi sto allenando come prima, tutto quello di cui avevo bisogno era la competizione. Questa del gravel per certi versi lo è, ma soprattutto è divertimento. Ci sono stati colleghi che hanno smesso e non hanno più toccato la bici per 4-5 anni, a me questo non è successo. Può capitare il giorno che non ho voglia e non esco, ma se vuoi la verità, è successo una sola volta…».

Valverde ha lasciato la compagnia dopo due chilometri e mezzo: sapeva di doversi avvantaggiare in salita
Valverde ha lasciato la compagnia dopo due chilometri e mezzo: sapeva di doversi avvantaggiare in salita
E adesso di corsa a vedere la Liegi. Stai seguendo le corse?

Le vedo tutte. Ci sono quattro o cinque corridori che stanno battendo tutti i record, è una nuova generazione e io mi sto godendo lo spettacolo come gli altri spettatori.

L’altro giorno il tempo di scalata sul Muro d’Huy non è stato inferiore al tuo…

Ogni anno è diverso, ogni gara ha la sua storia. Nella Freccia Vallone devi essere al cento per cento in quel giorno. Tutti sapevano benissimo che ero molto adatto per quel tipo di traguardo. Alcune volte siamo saliti allo stesso modo, altre anche più velocemente, ma ogni volta fa storia a sé.

Il gravel non ha strategie oppure l’esperienza della strada ti torna utile?

La sola strategia è andare a tutto gas per due ore e mezza della tua vita. Devi avere testa, ma soprattutto nel mio caso, se voglio stare davanti, devo fare la differenza in salita e poi scendere un po’ più tranquillo, sperando che non tornino sotto. Oggi ho fatto così ed è andata bene.

Cosa pensi di Pogacar ed Evenepoel?

Credo che nei prossimi anni Remco sarà un avversario molto difficile per Pogacar. Credo siano corridori molto simili. Quando meno te lo aspetti, partono a 80-100 chilometri dall’arrivo. Non saprei dire le vere differenze. Forse Pogacar resta più forte nei grandi Giri. Anche Remco potrà vincerne altri, ma ho la sensazione che sia destinato a soffrire di più sulle grandi salite.

Ti piacerebbe essere ancora lì con loro?

Certo che mi piacerebbe, ma ho capito di aver fatto il mio tempo…

Com’è il tuo livello adesso?

Non è un livello come quando gareggiavo, ma neanche tanto male, mi sento bene. Noto che senza lo stress delle corse ripetute, certi giorni ho numeri migliori di prima. Poi certo, correre è un’altra cosa. Mi piace la vita che faccio adesso, semplicemente mi sono reso conto che era arrivato il mio momento.

L’ultima domenica di aprile è la “domenica Valverde”. Nel giorno in cui per quattro volte ha festeggiato a Liegi (l’ultima nel 2017, con le dita al cielo ricordando Scarponi, morto il giorno prima: ieri il sesto anniversario), El Imbatido ha dominato la sua prima gara di gravel ufficiale. L’obiettivo del mondiale di ottobre è tutto fuorché campato in aria. Scambiando messaggi con Pozzato prima dell’arrivo, il vicentino ha detto che presto lo chiamerà per invitarlo, perché uno così darebbe lustro a qualsiasi manifestazione. La giornata volge al termine. Gli arrivi si succedono. Valverde sorride, firma autografi e posa per foto. Così, semplicemente. Per quella grazia innata che lo ha reso uno dei più grandi di sempre.

Anastopoulos, il gruppo e Remco: i giorni del Teide…

23.04.2023
5 min
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Tra poche ore scatta la Liegi-Bastogne-Liegi. Remco Evenepoel è arrivato in Belgio giusto in tempo la ricognizione del venerdì. Ma forse stavolta correrà la Doyenne con un pensiero in più: il Giro d’Italia, come del resto ci ha detto anche Cattaneo pochi giorni fa. Il campione del mondo ha concluso il suo lungo ritiro sul Teide. Con lui c’erano molti (alcuni) dei ragazzi che lo seguiranno nella rincorsa alla maglia rosa e il coach Vasilis Anastopoulos.

Il preparatore greco segue in prima persona i ragazzi del team. Ed è anche un buon “amuleto” se così possiamo dire. Visto che non è la prima volta che Remco scende dall’altura quando c’è lui e poi vince.

Ad Anastopoulos abbiamo chiesto come sono andati i lavori in mezzo all’Oceano Atlantico. E lo abbiamo fatto partendo dal gruppo. Un gruppo che sembra davvero divertirsi. Remco che getta l’acqua addosso a Masnada mentre scherza su un gioco per bambini ad un parco giochi. Le foto che scherzano sulle posizioni a crono, quelle dei ragazzi durante la “sosta Coca Cola”. E chiaramente allenamenti molto intensi, come i 220 chilometri e oltre 3.500 metri di dislivello di qualche giorno fa.

Arrivato nella notte in Belgio, Evenepoel venerdì mattina ha fatto la ricognizione coi compagni nel finale della Liegi
Arrivato nella notte in Belgio, Evenepoel venerdì mattina ha fatto la ricognizione coi compagni nel finale della Liegi
La prima cosa che ci ha colpito è che si è visto davvero un gruppo affiatato. Tante battute sui social… Cosa significa per un allenatore? E per una squadra…

È un bel gruppo di corridori. L’atmosfera a tavola è molto buona e rilassata, quindi è un piacere lavorare con questi ragazzi. Rende il mio lavoro molto più semplice, poiché completano il piano di allenamento quotidiano senza problemi e soprattutto vedo che sono felici di farlo! Significa molto per una squadra avere un gruppo i cui componenti hanno un rapporto buono e rilassato tra loro perché aiuta a lavorare come una macchina ben oliata!

Soudal-Quick Step è sempre stata una squadra per le classiche, ma dall’ultima Vuelta (e con Remco) qualcosa è cambiato. Rispetto ad una UAE Emirates e a una Jumbo-Visma, ti manca ancora qualcosa in termini di uomini per aiutare il leader? Anche l’esperienza conta…

Penso che abbiamo dimostrato l’anno scorso alla Vuelta, dove abbiamo corso metà gara con sei corridori, Serry si è dovuto fermare alla tappa 9 a causa del Covid e Julian (Alaphilippe, ndr) alla tappa 11 a causa della sua caduta, che abbiamo una squadra forte per aiutare i nostri capitani. Certo, abbiamo bisogno di qualche aggiunta al nostro team per i grandi Giri, ma sono sicuro che è qualcosa su cui Patrick Lefevre sta già lavorando.

Quanto tempo siete stati in quota? E perché così tanto?

Siamo rimasti all’altitudine del Teide per tre settimane, poiché ci sono forti prove scientifiche che questa quantità di tempo è necessaria per vedere i benefici nelle prestazioni. Lo abbiamo fatto anche in passato e abbiamo visto che questo periodo funziona perfettamente per la maggior parte dei nostri corridori per ottenere il profitto più fisiologico da un campo.

Remco ha corso poco e oggi va fortissimo: come si fa a superare il “problema” del passo gara? Soprattutto andrà direttamente a Liegi …

Ha appena completato un ottimo blocco di allenamento e la mancanza di gare non è un problema per lui. L’anno scorso ha fatto un grande blocco di allenamento in quota a Livigno, poi è andato a San Sebastian dove ha vinto “in solitaria”. E’ lo stesso percorso che seguirà quest’anno verso Liegi.

Molta resistenza o anche lavoro esplosivo (intenso)?

Poiché il gruppo proveniva dal Catalogna, abbiamo lavorato su un buon recupero nella prima settimana. A questo è seguito un blocco di molta resistenza, unita a dei lavori più intensi per le due settimane successive.

Dall’esterno ho visto un super feeling tra Masnada e Remco: sarà l’ultimo uomo per la salita? O l’uomo di fiducia?

“Masna” gioca un ruolo fondamentale nella nostra squadra, ma in questo momento ci sono dieci corridori nella lunga lista del Giro. Se passerà questa selezione finale, sarà uno dei corridori che aiuteranno Remco in montagna sicuramente.

Per Anastopoulos, Remco alla Liegi non avrà problemi di ritmo gara. Lo scorso anno dopo essere sceso dall’altura dominò San Sebastian
Per Anastopoulos, Remco alla Liegi non avrà problemi di ritmo gara. Lo scorso anno dopo essere sceso dall’altura dominò San Sebastian
C’è un aneddoto, un fatto durante questo training camp che ti ha colpito molto? 

Non posso dare una buona risposta a questa domanda, ma posso dire che lascio il training camp con un grande sorriso e una grande soddisfazione per il lavoro svolto dai ragazzi!

Seguirai i ragazzi direttamente al Giro d’Italia?

No, sarà il nostro head coach (capo allenatori, ndr) Koen Pelgrim a seguire la squadra per il Giro, visto che io sarò in Sierra Nevada per un ritiro in quota con il team che poi andrà al Tour de France.

Vasilis, ma con tutta questa altura tu andrai più forte dei corridori! Una curiosità: come trascorre il tempo un allenatore in ritiro in quota?

La mattina seguo i ragazzi in allenamento. Dopo l’allenamento devo analizzare la seduta e le schede degli altri ragazzi che alleno in squadra, ma che non sono presenti. Poi programmare la giornata successiva. Quando finisco, è già ora di cena. C’è giusto il tempo di fare quattro chiacchiere con la mia famiglia a casa. Ed è già ora di andare a letto. Quindi non c’è poi molto tempo libero in un training camp in altura!

Il record su Strava è un messaggio per Pogacar?

22.04.2023
5 min
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Il record di Strava sulla Redoute nel giorno di allenamento, ieri mattina. Mentre Pogacar sulla stessa cote ardennese faceva video, Remco Evenepoel si è presentato così ai suoi tifosi, dopo il ritiro sul Teide e alla vigilia della Liegi. Da vincitore uscente non poteva mancare, ma è ben consapevole che si troverà davanti un Pogacar pressoché intoccabile. La sensazione tuttavia è che non se ne stia facendo una malattia, consapevole (come ci aveva detto Cattaneo) che il vero focus della stagione sarà il Giro d’Italia.

«Quell’accelerazione – spiega sorridente – serviva principalmente per “aprire le gambe”. Avevo bisogno di un po’ di intensità dopo gli ultimi giorni più tranquilli e il volo di ritorno da Tenerife. Quindi uno sforzo supplementare di cinque minuti poteva aiutarmi. Infatti ha funzionato bene. E voi adesso avete da scrivere… (ridacchia, ndr)».

Nell’incontro con la stampa prima della Liegi, un Evenepoel molto rilassato e motivato
Nell’incontro con la stampa prima della Liegi, un Evenepoel molto rilassato e motivato
Sta di fatto però che tu sei appena sceso dall’altura, mentre lui (Pogacar) è nel pieno di una condizione eccezionale.

Già un paio di altre volte sono tornato dall’altura e sono andato subito bene. Penso che l’esempio migliore sia San Sebastian dello scorso anno. Scesi, vinsi e poi andai alla Vuelta. Ecco perché abbiamo optato per questo approccio, cercando di rimanere il più a lungo possibile in quota. Finora sta andando tutto bene. Giovedì abbiamo avuto qualche ritardo di troppo con i voli, ma ho passato una buona notte e ieri ho fatto una bella ricognizione sul percorso.

Si dice che Pogacar sia imbattibile.

Le cose sono un po’ diverse da come paiono da fuori. Tadej è in forma dalla Sanremo e questo lungo periodo ai massimi livelli lo trovo piuttosto impressionante, così come il fatto che abbia già vinto due Tour. Colpisce che certi numeri per lui siano normali. E’ stato il numero uno al mondo per quasi due anni, merita rispetto, perché è forte ed è anche un ragazzo super simpatico.

San Sebastian 2022: Remco è appena sceso dall’altura, vince la Clasika e poi va a conquistare anche la Vuelta
San Sebastian 2022: Remco è appena sceso dall’altura, vince la Clasika e poi va a conquistare anche la Vuelta
State seguendo due programmi diversi, ma intanto per l’organizzazione, la Liegi sarà Pogacar contro Evenepoel…

Penso che sia un onore essere uno dei due favoriti nella classica più bella dell’anno. E’ innegabile che abbiamo seguito due preparazioni completamente diverse. La mia ha il focus sul Giro, lui da lunedì sarà in vacanza.

Questo significa che la Liegi non è un obiettivo?

Domenica sarà un grande test e spero di avere anche una grande giornata. Abbiamo fatto una buona preparazione la scorsa settimana, un sacco di lavoro di base, dato che in una gara come questa contano soprattutto le ultime ore. Alla fine parlano le gambe.

La Liegi è gara di rientro per Alaphilippe, dopo la caduta del Fiandre (foto Wout Beel)
La Liegi è gara di rientro per Alaphilippe, dopo la caduta del Fiandre (foto Wout Beel)
Cosa ti pare della modifica al percorso dopo Redoute? Hanno tolto il falsopiano su cui attaccasti lo scorso anno…

Eppure il nuovo finale è… fantastico. Sarà la Liegi più difficile degli ultimi quindici anni. La nuova Cote de Cornemont dopo la Redoute ha la tipica strada delle Ardenne, con molte buche e cattivo asfalto. Poi si continua a salire e scendere. Avremo bisogno di una strategia completamente diversa rispetto allo scorso anno. Il cattivo tempo e il vento a favore renderanno il finale più difficile. Sospetto che la gara sarà già esplosa sulla Cote de Wanne (a più di 80 chilometri dal traguardo, ndr). Oppure forse da Bastogne (ride, ndr).

La vittoria dell’anno scorso è stata una svolta?

E’ stata un enorme impulso alla mia autostima e alla fiducia in me stesso e in quello che posso fare nelle grandi gare. Da allora i miei risultati sono diventati più stabili rispetto a prima. Nelle gare del WorldTour mi sono sempre espresso ad alto livello e sono convinto che continuerò a farlo anche nelle prossime settimane.

E’ il 24 aprile 2022, Remco Evenepoel conquista la Liegi a 22 anni. Con lui, Bramati (foto Facebook/Getty)
E’ il 24 aprile 2022, Remco Evenepoel conquista la Liegi a 22 anni. Con lui, Bramati (foto Facebook/Getty)
Pogacar sarà l’osservato speciale?

A essere onesto, non sto davvero guardando nessuno. Abbiamo un piano per fare la nostra gara e provare a vincerla. Siamo molto fiduciosi di poterlo battere. In gruppo ci sono molti corridori in forma, ma ovviamente è logico che Tadej sia il favorito.

A che punto è la tua forma?

Il 100 per centro sta arrivando e forse anche il 105. Se domenica dovessi avere solo brutte sensazioni, vorrebbe dire che abbiamo fatto qualcosa di completamente sbagliato. Al giorno d’oggi i programmi di allenamento sono così ben organizzati e rispettati alla lettera, che è abbastanza logico arrivare al massimo nel momento giusto.

Come vedi un arrivo in volata?

E’ sempre meglio arrivare da soli, ma se sto bene, non ho paura dello sprint. Ho battuto Roglic che a sua volta ha battuto Pogacar. La Liegi è lunga 260 chilometri, probabilmente nel finale pioverà. Non farà caldo. Sarà una corsa estenuante, quindi alla fine sarà una specie di sprint tra cigni morenti e si spera che io sia quello meno morto.

Evenepoel è arrivato giovedì da Tenerife e ieri ha pedalato sul finale della Liegi (foto Wout Beel)
Evenepoel è arrivato giovedì da Tenerife e ieri ha pedalato sul finale della Liegi (foto Wout Beel)
La squadra non ha vinto classiche, ti senti un po’ di pressione addosso?

No, è diverso dallo scorso anno. Siamo qui preparando il Giro, ma faremo tutto il possibile per vincere. Sulla carta abbiamo la squadra più forte. Tranne forse Pieter Serry, tutti gli altri potrebbero vincere. Potrebbe vincere anche lui, ma dovrà tirare dall’inizio e credo che questo non gli piacerà (ride, ndr).

Il risultato di domenica influenzerà l’avvicinamento al Giro?

No, questa è una gara di un giorno in cui devi sperare che tutto vada bene. Una gomma a terra può rovinare tutto. Perciò lunedì andrò a Calpe per un nuovo ritiro e volterò pagina, qualunque sarà il risultato di domenica. Anche se sono molto fiducioso che non sarà una brutta giornata.

EDITORIALE / Qualcuno può mandarlo fuori giri?

17.04.2023
5 min
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Vedremo come finirà la Liegi. O meglio, vedremo quanti pezzi grossi – delle classiche e dei Giri – ci saranno alla Liegi per giocarsi la corsa. Un passaggio di ieri nel pezzo sulla vittoria di Pogacar all’Amstel ha infatti scatenato i tifosi dello sloveno. Si parlava dell’assenza di rivali “veri”, perché è indubbio che rispetto al Fiandre in cui la partecipazione era di prima classe, ieri nella corsa olandese i cosiddetti big non c’erano. Sarà probabilmente dipeso dalla caratura della corsa, allo stesso modo non erano tutti neppure alla Gand-Wevelgem. Perciò vedremo come finirà la Liegi, che in quanto Monumento ne richiamerà certo altri.

Intendiamoci: Pogacar è un fenomeno. Il solo capace di vincere classiche e Giri, in mezzo a gente che prepara le une oppure gli altri. Un gradino sopra Van der Poel e Van Aert, perché loro un Tour de France non lo vinceranno mai.

Le ottime relazioni con VdP emersero già al Tour del 2021: qui al Mur de Bretagne, quando Mathieu vinse la tappa e prese la maglia
Le ottime relazioni con VdP emersero già al Tour del 2021: qui al Mur de Bretagne, quando Mathieu vinse la tappa e prese la maglia

Addio al Team Sky

Stiamo vivendo un ciclismo da capogiro. Dopo gli anni in cui il treno di Sky portava il capitano all’ultimo chilometro della salita finale, asfissiando così la corsa e mandando fuori giri i rivali sulle montagne precedenti, oggi grazie a Pogacar, Van der Poel, Evenepoel, Van Aert e a tratti Alaphilippe, sono saltati tutti gli schemi. Sono i capitani per primi a correre in modo imprevedibile e questo priva le squadre avversarie di ogni punto di riferimento. La corsa è un corpo a corpo e il colpo che ti stende può arrivare anche a 100 chilometri dall’arrivo. Devi starci o resti indietro.

Niels Verdijck, compagno di allenamento di Van der Poel ha raccontato ieri nel podcast Café Koers di aver ricevuto da Mathieu uno screenshot dello scambio di messaggi con Pogacar a proposito del punto in cui attaccare all’Amstel

«Ovviamente non conosco Pogacar personalmente – ha detto – ma la mia impressione è che lui e Mathieu abbiano quasi lo stesso stile di vita, non fanno troppi calcoli: “Non preoccuparti troppo delle cose di cui non devi preoccuparti e controlla solo le cose che puoi controllare”. Mathieu non è stato affatto deluso dopo il Fiandre. Ha riconosciuto la superiorità di Pogacar e ha detto che non poteva davvero pedalare più forte. Però ci ha provato fino alla fine, non si è mai arreso».

Fuga a 90 chilometri dall’arrivo: giusto o sbagliato collaborare con Pogacar, finendo fuori giri?
Fuga a 90 chilometri dall’arrivo: giusto o sbagliato collaborare con Pogacar, finendo fuori giri?

Il limite di Pogacar

Qualcuno ha obiettato, dicendo che parlare dell’assenza di rivali per Pogacar gli ha ricordato la storiella per cui Nibali vinceva a causa delle cadute dei suoi rivali. Niente di più falso, ovviamente. Ma è innegabile che ieri in Olanda e domenica alla Liegi qualche assenza pesante s’è registrata e si registrerà.

La grandezza di Nibali contro certi avversari era proprio indurli all’errore. Cadde Wiggins nella pioggia di Pescara, nel primo Giro vinto da Vincenzo, perché lui attaccò e il britannico palesò i suoi limiti di guida. Cadde per lo stesso motivo Contador nel Tour del 2014 e qualche giorno prima era finito sull’asfalto Froome nella tappa del pavé, perché l’Astana si era messa a fare il forcing e Chris sul bagnato si dimostrò troppo fragile. I due – lo spagnolo e il britannico – erano così forti quell’anno, che ad agosto andarono alla Vuelta e si piazzarono primo e secondo. Eppure al Tour, contro Nibali, dovettero alzare bandiera bianca, perché il siciliano li spinse oltre il limite.

Ammesso che sia possibile, chi è in grado di inventare qualcosa che porti oltre il limite super Pogacar?

«Tutti devono capire – ha detto ieri Maxime Monfort, ora diesse della Lotto-Dstny – che non si può collaborare con la UAE Emirates. Dobbiamo lasciare loro il peso della corsa, isolare Pogacar. Non capisco le squadre che collaborano con loro. Lo trovo frustrante».

Se Pogacar attacca a 90 chilometri dall’arrivo dell’Amstel, tolti forse Lutsenko e Pidcock, perché gli altri collaborano? Pensano di poterlo battere o di essere saliti sul treno che li porterà vicini al podio?

Roglic e Vingegaard sono stati i soli finora a a mandare Pogacar fuori giri, attaccandolo a ripetizione
Roglic e Vingegaard sono stati i soli finora a a mandare Pogacar fuori giri, attaccandolo a ripetizione

La sfida della Liegi

Vero, come dice qualcun altro, che dietro c’erano Hindley (vincitore di un Giro) e anche Benoot che non è l’ultimo arrivato, ma quante classiche hanno vinto? Nell’Amstel del 2021, il vincitore Van Aert si lasciò dietro Pidcock, Schachmann, Matthews, Valverde, Alaphilippe, Sbaragli, Kwiatkowski, Mohoric: gente che ha vinto classiche e mondiali e sapeva il fatto suo molto più dei primi 10 alle spalle di Pogacar (Pidcock escluso).

Per questo vedremo chi ci sarà alla Liegi e come andrà a finire. Sappiamo già che non ci saranno Roglic e Vingegaard. Il primo una Liegi l’ha vinta, il secondo non ha mai ben figurato, ma sarebbe stato interessante vederli rispondere a Pogacar o Evenepoel quando attaccheranno sulla salita prescelta. Di fatto per ora, tolto il Mas del Giro dell’Emilia, sono stati gli unici a cogliere Pogacar in castagna.

Ci sarà appunto Remco, che l’anno scorso attaccò sulla cima della Redoute e crediamo non avrà problemi a seguire un attaccante di gran nome se deciderà di muoversi prima. E poi chi ci sarà? Leggiamo di Jungels, Hindley, Vlasov, Mohoric, Landa e Pello Bilbao. Carapaz, Healy. Martinez, Kwiatkowski e Pidcock. Gaudu. Mas. Bagioli e il malconcio Alaphilippe. Ci sarà anche Ciccone.

Pogacar ed Evenepoel non hanno avuto grosse occasioni di confronto: a Liegi ne sapremo di più
Pogacar ed Evenepoel non hanno avuto grosse occasioni di confronto: a Liegi ne sapremo di più

Mentalità vincente

Non è affatto detto che saranno in grado di rispondere a un attacco a fondo dello sloveno, candidato alla vittoria. Sarebbe però sbagliato che andassero al via rassegnati.

«Per la Liegi partiremo addirittura per il terzo posto – ha detto a L’Equipe Cedric Vasseur, team manager della Cofidis – perché ci sarà anche Remco Evenepoel, un altro fenomeno».

Se anche i manager delle squadre lasciano passare questo messaggio ai loro corridori, poi non vadano a lamentarsi per la mancanza di punti a fine stagione. Roberto Damiani, che di quella squadra è il tecnico, ha sempre insegnato ai suoi ragazzi che si va alle corse per vincere. Ma se ci sono tecnici che in vita loro non hanno mai dovuto tirare fuori l’acqua dal sale e corridori già rassegnati, è certo che l’innegabile immensità di Pogacar e di quelli della sua classe sembrerà sempre più grande.

Alleati al Giro? Per Chiappucci no, per Bugno forse…

05.04.2023
5 min
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Le parole di Evenepoel al Giro di Catalogna hanno fatto rumore. Subito dopo la conclusione della corsa iberica, vinta da Roglic per un pugno di secondi sul campione del mondo, quest’ultimo aveva gettato il sasso.

«Il rapporto tra me e Roglic da fuori sembra più competitivo di quanto sia in realtà… Certi corridori sanno che per vincere devono collaborare e non farsi dispetti. Quindi, anche se qualche momento di tensione lo abbiamo avuto, penso che abbiamo costruito un certo legame e che al Giro avremo bisogno l’uno dell’altro. Allo sprint ce la giochiamo. In salita penso che ci sia ben poca differenza. Sarà tutto da giocare…».

Possibile che due rivali diretti per la vittoria (nella foto di apertura al Catalunya) possano mettersi d’accordo, oltretutto in un grande Giro? Un conto è la corsa in linea, l’esempio di Van Aert, Van Der Poel e Pogacar alla E3 Saxo Bank Classic è ancora davanti agli occhi di tutti, ma una gara di tre settimane è tutta un’altra cosa, si gioca su equilibri molto diversi. Figurarsi se Coppi e Bartali si mettevano d’accordo per controbattere i campioni stranieri dell’epoca, non lo facevano neanche se militavano nella stessa nazionale… E Gimondi e Ocaña contro Merckx? Bugno e Chiappucci contro Indurain?

I due grandi rivali degli anni Novanta. Un’alleanza fra loro era pura utopia, anche contro Indurain
I due grandi rivali degli anni Novanta. Un’alleanza fra loro era pura utopia, anche contro Indurain

Tutto nelle mani dei team

Già, Bugno e Chiappucci. Abbiamo voluto chiamarli direttamente in causa, come spettatori privilegiati per capire se le parole di Evenepoel possono avere un senso compiuto e anche in questo, come si vedrà, i due grandi rivali degli anni Novanta sono su posizioni diverse.

«Io credo che un’alleanza ci possa anche stare – mette le mani avanti Bugno – ma bisogna capire che cosa si intende. Io non parlerei tanto di alleanze, quanto di comuni intenti da parte delle squadre. Per me Roglic ed Evenepoel faranno la loro corsa senza pensare all’altro, potrà però starci che Jumbo-Visma e Soudal-Quick Step possano ritrovarsi affiancate in alcune fasi della corsa, per tenere unito il gruppo».

«Non ci credo molto – ribatte Chiappucci – e il Catalogna lo ha dimostrato. Nella tappa finale ho tanto avuto la sensazione che lo sloveno abbia voluto dare il “contentino” a Evenepoel, d’altro canto in passato era stato più volte accusato di fare l’ingordo (vedi la storia di Mader alla Parigi-Nizza del 2021, ndr). Ma il Catalogna è una corsa ben diversa dal Giro d’Italia, non solo per durata, ma soprattutto per prestigio.

«Parliamoci chiaro – si infervora El Diablo – dovrebbero allearsi contro chi? Se guardo il parco partenti della corsa rosa, si vede subito che i due sono almeno una spanna sopra a tutti gli altri. Chi è il terzo incomodo? E che cosa potrà fare?».

I grandi team potranno allearsi per tenere chiusa la corsa? E’ uno degli interrogativi del Giro
I grandi team potranno allearsi per tenere chiusa la corsa? E’ uno degli interrogativi del Giro

L’interesse a controllare la corsa

Bugno però non è di questo avviso: «In un grande Giro devi tenere conto di mille variabili. Ci sono corridori forti al Giro, non al loro livello ma sicuramente in grado di giocarsela, soprattutto se alle spalle hanno formazioni ben attrezzate. E allora un’alleanza fra le due squadre ci può anche essere. Deve però essere chiaro un fatto: non è un’alleanza sancita, non ci sono i corridori che si mettono d’accordo e tanto meno i diesse. E’ un patto non scritto: sia l’iridato che Roglic hanno interesse a controllare la corsa, se a quel punto ci si dà una mano, non c’è niente di strano».

Su questo Chiappucci è parzialmente d’accordo: «Il controllo della corsa ci può anche stare, ma teniamo conto che ci saranno anche frazioni dove il pallino in mano lo avranno i team che puntano alla vittoria di tappa, che pensano alla volata finale. Tutto lavoro in meno per le corazzate che pensano alla classifica».

Vlasov e Almeida, principali candidati al podio. Per Bugno e Chiappucci però non sono da vittoria finale
Vlasov e Almeida, principali candidati al podio. Per Bugno e Chiappucci però non sono da vittoria finale

L’assenza della rivalità

Riportiamo indietro l’orologio del tempo: si poteva allora pensare a un’alleanza dei due campioni italiani per mettere in difficoltà Indurain?

«E’ lo stesso discorso che abbiamo fatto per Roglic ed Evenepoel, in questo il ciclismo non è cambiato: io e Claudio non ci siamo mai parlati né tantomeno messi d’accordo in corsa, ognuno faceva i propri interessi, ma poteva capitare che questi interessi potessero coincidere e allora le nostre squadre si ritrovavano a fare le stesse cose. Ripeto: è un patto non scritto, che deriva dall’evoluzione della corsa».

«Tenete poi conto di un fatto – interviene Chiappucci – ai nostri tempi c’era un fattore che è andato via via scomparendo: la rivalità. Oggi sembrano tutti amici, quel fattore è andato sicuramente un po’ perdendosi e anche con esso un po’ di fascino. Non dimentichiamo inoltre che avevamo a che fare con un certo Miguel Indurain: non è che non ci provassimo a metterlo in difficoltà, ma era un gigante vero, nessuno ci riusciva quand’era nel pieno della forma».

Ciccone, principale rivale dei due grandi in Catalogna. Bugno lo vede protagonista al Giro
Ciccone, principale rivale dei due grandi in Catalogna. Bugno lo vede protagonista al Giro

Chi può creare problemi?

Su un punto i due grandi rivali si trovano completamente d’accordo: sulla carta il Giro è bloccato intorno a questi due nomi. «Io non vedo avversari alla loro altezza – afferma Bugno – almeno per il momento, ma si sa bene che nel ciclismo di oggi ci sono pochissimi nomi in cima e poi tanti buoni corridori. Penso ad esempio che al Giro Ciccone possa fare molto bene, potrebbe anche creare loro qualche problema, ma alla fine quei due sono i netti favoriti. Come lo saranno Vingegaard e Pogacar al Tour, anche in quel caso difficile pensare che qualcuno possa inserirsi».

«Io credo che assisteremo a un duello vero e proprio – taglia corto Chiappucci – non riesco sinceramente a trovare un terzo incomodo. So bene però che il ciclismo è uno sport strano, dove gli inconvenienti possono sempre capitare, come le giornate storte, gli errori. Non dimentichiamo poi che sia Roglic che Evenepoel vengono da sport diversi dal ciclismo. Ecco, se devo trovare un punto in comune è proprio nelle loro origini così… originali».

Il duello del Catalunya si allunga sul Giro: 40 giorni al via

27.03.2023
5 min
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L’ultima partita del Catalunya se la sono giocata a testate nel circuito del Montjuich. Remco Evenepoel e Primoz Roglic: l’aspirante vincitore e il leader della classifica. Sono arrivati all’ultima tappa con dieci secondi di vantaggio a favore di Roglic, ma il campione del mondo non ha mai pensato di accontentarsi del secondo posto. Così sulla salita più celebre nell’area di Barcellona ha sferrato il primo attacco e i soli a seguirlo sono stati Roglic e Soler. E quando poi ha mollato il secondo colpo, gli è rimasto attaccato soltanto lo sloveno. I due sono andati avanti così fino al traguardo. Evenepoel ha vinto la tappa, Roglic si è accontentato della classifica. Due tappe vinte per ciascuno e alla fine anche un abbraccio simbolo del nuovo corso: non ti regalo niente, ma ti rispetto.

Il Montjuich con Barcellona sullo sfondo è stato il teatro dell’ultima sfida alla Volta a Catalunya
Il Montjuich con Barcellona sullo sfondo è stato il teatro dell’ultima sfida alla Volta a Catalunya

Roglic in ripresa

Nel racconto della sfida e nella sua proiezione sul Giro d’Italia è mancata in questi giorni la consapevolezza che Roglic ha iniziato la preparazione in forte ritardo. A causa della brutta frattura della spalla alla Vuelta, nel giorno di Tomares, Primoz ha dovuto rimanere fermo a lungo. Quando lo abbiamo incontrato nel quartier generale del Team Jumbo-Visma in Olanda, ci aveva raccontato che il suo obiettivo minimo era riuscire a essere pronto per il primo ritiro. Per cui le sue vittorie alla Tirreno-Adriatico e ora al Catalunya sono ancora più notevoli. Al confronto con il vincitore uscente della Vuelta, che ha potuto condurre un inverno sul filo della perfezione.

«Sono molto contento – ha detto Roglic – il Giro di Catalogna mancava ancora dalla mia lista dei successi. E’ una corsa molto dura e il fatto di averlo vinto proprio quest’anno significa molto per me. La squadra mi ha aiutato. I miei compagni mi hanno protetto tutto il giorno e mi hanno tenuto sempre nella giusta posizione. Per fortuna avevo anche le gambe per andare con Remco. Sapevo che nell’ultima tappa ci avrebbe riprovato».

Nella quinta tappa del Catalunya con arrivo in salita, Roglic ha piegato la resistenza di Evenepoel
Nella quinta tappa del Catalunya con arrivo in salita, Roglic ha piegato la resistenza di Evenepoel

Rivali e alleati

Proprio prima del via, i due sono stati per qualche minuto accanto. E proprio Evenepoel ha raccontato di uno scambio di battute. Roglic gli ha detto che si aspettava un suo attacco. E il campione del mondo ha risposto che non gli avrebbe reso la vita facile, ma sapeva che non se lo sarebbe tolto di ruota.

«Il rapporto tra me e Roglic – ha spiegato Evenepoel dopo la corsa – da fuori sembra più competitivo di quanto sia in realtà. Primoz è uno che vuole combattere, forse è più difensivo di me, ma sono convinto che al Giro d’Italia questo nostro duello ci renderà anche alleati. Penso a quanto abbiamo visto ad Harelbeke tra Van Aert, Van der Poel e Pogacar. Certi corridori sanno che per vincere devono collaborare e non farsi dispetti. Quindi, anche se qualche momento di tensione lo abbiamo avuto, penso che abbiamo costruito un certo legame e che al Giro avremo bisogno l’uno dell’altro. Allo sprint ce la giochiamo. In salita penso che ci sia ben poca differenza. Sarà tutto da giocare…».

Evenepoel ha vinto l’ultima tappa a Barcellona, Roglic si accontenta della vittoria nella generale
Evenepoel ha vinto l’ultima tappa a Barcellona, Roglic si accontenta della vittoria nella generale

Re di una settimana

Roglic, che ha vinto per tre volte la Vuelta ed è uno dei corridori più vincenti nelle corse a tappe di una settimana. Dal 2014, ne ha vinte ben 18, fra cui 13 nel WorldTour: dai Paesi Baschi al Romandia, passando per UAE Tour, Tirreno-Adriatico e Parigi-Nizza. La sola sfida con Evenepoel in un grande Giro si stava attuando lo scorso anno alla Vuelta, con il belga in vantaggio di 1’26” all’inizio della terza settimana.

«Questo inizio di stagione – ha detto Merjin Zeeman, allenatore della squadra olandese – è incredibile. Dopo essersi infortunato alla spalla, Primoz non ha potuto pedalare per molto tempo. Non ci saremmo mai aspettati che al suo ritorno vincesse subito due gare World Tour. Ma sappiamo anche che quello che va bene oggi non va più bene domani. Dobbiamo migliorare ogni giorno per essere al top della forma al via del Giro».

Sul podio di Barcellona, oltre a Roglic ed Evenepoel, è salito Almeida, altro pretendente per il Giro
Sul podio di Barcellona, oltre a Roglic ed Evenepoel, è salito Almeida, altro pretendente per il Giro

Le crono del Giro

E così, in attesa di vedere bene le carte degli altri sfidanti, il duello del Catalunya si allunga sulla sfida rosa. E si capisce bene dalle parole del campione del mondo, che l’analisi dei dettagli sia piuttosto avanzata.

«Al Giro ci sono tre cronometro – spiega Remco – in quelle voglio prendere vantaggio su Roglic. Sarà anche campione olimpico, ma io penso di andare meglio. Passo parecchio tempo sulla bici da crono e continuerò a farlo. Voglio approfittarne al Giro, in modo da arrivare alle tappe di montagna già in vantaggio, in modo da dovermi difendere e poterlo controllare. Ma prima voglio vincere anche altre corse. Per cui ora rimarrò un paio di giorni a Barcellona, quindi festeggerò a casa il compleanno di mia madre e da giovedì sarò nuovamente sul Teide. E prima di venire in Italia, farò un altro giretto alla Liegi…».

Catalunya, vince Ciccone: per Cataldo e per il morale

21.03.2023
4 min
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Evenepoel scatta ancora. Stringe bene la prima curva e poi si rilancia verso la seconda, dopo la quale c’è l’arrivo. Ciccone ha battezzato la sua ruota da quando il campione del mondo ha aperto il gas e non la molla nemmeno questa volta. Per chi lo conosce è facile pensare che voglia dedicare la vittoria all’amico Cataldo e per questo è disposto ad andare a fondo nella sofferenza. Ma queste sono parole, sulla bici hanno un altro suono e ben altro sapore. Eppure l’ennesima accelerazione di Remco non scava buchi, fra le ruote non c’è luce e quando il belga allarga la linea entrando nell’ultima curva, Ciccone si infila lesto come una saetta. Le mani questa volta sono basse sul manubrio, la lezione di Tortoreto ha trovato la giusta considerazione.

Il rettilineo è breve e si apre davanti. Evenepoel è indietro, Roglic tenta la rimonta, ma non guadagna neanche un centimetro. Ciccone conquista l’arrivo di Vallter, località sciistica oltre i duemila metri. E anche se nel suo palmares ci sono tappe del Giro e la maglia gialla del Tour, visti i rivali che ha battuto, per l’abruzzese si tratta della più bella vittoria.

«Siamo partiti con il piede giusto – sorride con lo sguardo sicuro – e oggi è stata una vittoria molto particolare. Dopo la caduta di Cataldo, avevo promesso alla squadra che avrei vinto per lui e farlo così, con questi corridori, è ancora più bello. Quindi oggi la dedico a Dario e gli auguriamo tutti di rimettersi il prima possibile».

E’ stato Evenepoel a fare il forcing decisivo dopo il team Bahrain, ma con lui sono rimasti Ciccone e Roglic
E’ stato Evenepoel a fare il forcing decisivo dopo il team Bahrain, ma con lui sono rimasti Ciccone e Roglic
Racconta, cosa hai combinato?

L’ultima salita è stata davvero molto veloce e nella mia testa ho cercato di fare del mio meglio per rimanere agganciato. Segui, segui, segui. Nell’ultimo chilometro ho cercato di ragionare e di non sbagliare niente.

Infatti è sembrato un finale perfetto.

Non so dove ho trovato le forse per fare l’ultimo sprint negli ultimi 50 metri, ma ora sono davvero felice. Voglio godermi questo giorno e domani iniziamo a pensare al resto della corsa.

Eri venuto per fare classifica?

No, l’idea principale era puntare a una tappa. Ma per come si è messa finora, potrei anche lottare per la classifica. La vivrò giorno per giorno e senza stress. La squadra è forte per ogni tipo di corsa (dopo aver perso ieri Cataldo, la Trek-Segafredo oggi ha perso per caduta anche Elissonde, ndr).

Gli attacchi di Evenepoel facevano male?

Sappiamo tutti che quando si muove Remco, devi seguirlo, ma devi avere le gambe per farlo, quindi non è facile. E’ facile saperlo, ma è difficile farlo. Oggi è andata bene, ho avuto le gambe che servivano.

Questa volta in volata è andata bene…

Ne avevo persa qualcuna nelle ultime settimane (il riferimento proprio al giorno di Tortoreto lo fa sorridere, ndr), ma sapevo di stare bene. E ho fatto tutto nel modo giusto.

Come è stata l’ultima salita?

L’abbiamo fatta veramente molto forte. Il Bahrain l’ha presa subito con un ritmo veramente fortissimo. Poi il passo è calato verso la metà, quando è andato via Chaves. Io comunque sapevo quello che dovevo fare. Sapevo che avrei corso solo sulle ruote di Evenepoel e di Roglic e così ho fatto. Mi sono giocato le mie carte fino alla fine.

Ciccone ha parlato di vittoria più bella della carriera e l’ha dedicata a Cataldo
Ciccone ha parlato di vittoria più bella della carriera e l’ha dedicata a Cataldo
Evenepoel ha continuato a scattare sino in cima.

E’ andato veramente fortissimo, negli ultimi metri ero al limite. Però quando vedi il traguardo, riesci a trovare qualche energia per sprintare e dare il 100 per cento.

Il fatto di essere oltre i duemila ha inciso?

Mi sono sempre trovato bene in altura e mi piace molto arrivare su queste salite molto lunghe, ma regolari e soprattutto sopra i 2.000 metri. Quindi sapevo che oggi potevamo giocarci una buona occasione e farlo così con i migliori al mondo per me è una grande soddisfazione. Non ho paura di dire che sia la vittoria più bella della mia carriera.

Alaphilippe riempie la primavera per allontanare il tramonto

21.03.2023
4 min
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Non deve essere facile veder arrivare il futuro e non avere le gambe per prenderne il ritmo. A suo modo era accaduto lo stesso quando Alaphilippe iniziò a farsi largo accanto a Philippe Gilbert e poi gli prese la ribalta. Andò a finire che, nonostante la loro amicizia, il grande belga fu costretto o preferì cambiare squadra: vinse la Roubaix del 2019 e passò alla Lotto-Soudal. Qualcuno pensa che il cammino di Julian nello squadrone belga abbia preso la stessa direzione.

Alla Sanremo per Alaphilippe problemi di posizionamento in gruppo su Cipressa e Poggio
Alla Sanremo per Alaphilippe problemi di posizionamento in gruppo su Cipressa e Poggio

Alaphilippe e il Poggio

Il futuro infatti è nelle gambe e nell’ambizione di Remco Evenepoel, mentre il francese rincorre il miglior se stesso. Pur sapendo che l’ultimo anno è andato in malora per la caduta della Liegi, Alaphilippe non nasconde che avrebbe preferito un altro inizio di 2023. La Sanremo era il primo obiettivo cerchiato di rosso. Lefevere si aspettava un segnale. E quello che più disturba il francese è non essere riuscito neppure a provarci.

«Mi è mancato soprattutto un buon piazzamento ai piedi del Poggio – ha spiegato dopo la corsa il leader della Soudal-Quick Step – è una certezza, perché le gambe sono state buone per tutta la giornata. Anche nel finale le sensazioni erano perfette. Quando Pogacar, Van der Poel e Van Aert hanno accelerato al Poggio, non ero dove avrei dovuto. Ci siamo un po’ persi con i miei compagni negli ultimi metri prima dell’inizio salita. Sulla Cipressa avevamo avuto qualche difficoltà per gli stessi motivi. Alla Sanremo hai speranze solo se sul Poggio hai la posizione giusta».

Nella tappa di Tortoreto alla Tirreno, secondo dietro Roglic: il miglior livello potrebbe essere in arrivo
Nella tappa di Tortoreto alla Tirreno, secondo dietro Roglic: il miglior livello potrebbe essere in arrivo
Pensi che altrimenti avresti potuto seguire i migliori?

Le gambe erano buone. Ai piedi del Poggio, il Bahrain e poi la UAE hanno fatto un grande ritmo e la mia reazione è stata tardiva. Ho avuto giusto il tempo di risalire e loro erano già partiti. Niente da dire su Van der Poel: ha vinto meritatamente. Nel mio caso, non parlerei di delusione, bensì di frustrazione per non aver dato il massimo. Potevo fare meglio di così, perché ero certo che non sarebbe finita con uno sprint di gruppo. Ora devo andare avanti.

Quest’anno hai deciso di tornare al Fiandre, come mai?

La Sanremo ha segnato l’inizio del periodo importante delle classiche ed è stato comunque bello avere buone sensazioni, anche se il risultato non è stato all’altezza. Ora mi concentrerò sulle prossime gare in Belgio, a partire da Harelbeke. So per esperienza che tutto accadrà molto velocemente. Finora ho vinto una sola corsa a inizio stagione, bella ma piccola. L’obiettivo è vincere una grande gara e il Fiandre mi si addice. Sarà difficile, ma nelle prossime settimane correrò tanto, soltanto corse in linea e intendo dare il massimo.

Sull’arrivo di Tortoreto alla Tirreno ti ha battuto solo Roglic.

Volevo vincere, ma soprattutto volevo correre come piace fare a me. Volevo vedere se sono ancora in grado di fare questo tipo di sforzo e giocarmi la vittoria. Ho avuto la conferma che è così e questo mi ha fatto bene, soprattutto per la testa.

Venerdì nella E3 Saxo Classic di Harelbeke, sulla strada di Alaphilippe ci sarà anche Van Aert
Venerdì nella E3 Saxo Classic di Harelbeke, sulla strada di Alaphilippe ci sarà anche Van Aert
E’ difficile riprendersi il proprio posto?

L’anno scorso non ho mai corso al mio massimo livello e sento che mi manca un po’ quella sensazione, per tornare a dare il massimo nelle gare più difficili. E’ come se fossi in ritardo di un anno. La settimana della Tirreno è stata una delle prime volte in cui ho avuto la sensazione di aver ritrovato quel livello. La tappa di Osimo è stata durissima, da tanto tempo non andavo così a fondo nella fatica. Ma non mi sono arreso e nel finale non ero con i migliori (è arrivato 14° a 22″ da Roglic, ndr).

Cosa farai di qui ad Harelbeke?

Quello che ho fatto fra la Tirreno-Adriatico e la Milano-Sanremo. Recupero, allenamenti leggeri e un po’ di tempo in famiglia.