Van der Poel si inchina a sua maestà Tadej

03.04.2023
4 min
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Con Van der Poel parliamo prima che vada al podio. Il suo addetto stampa Nico Dick lo ha accompagnato nella zona mista e l’olandese non sembra neanche di pessimo umore. Ha corso in modo splendido, con qualche sbavatura che nulla toglie al suo gigantismo atletico. Peccato che lungo la strada abbia trovato in Pogacar un gigante più grande di lui. Prima si è trattenuto a scambiare due parole con Tom Dumoulin e Philippe Gilbert: il primo in visita, il secondo appena sceso dalla moto di Eurosport. Se si può quantificare la delusione, di certo il secondo posto del 2021 dietro Asgreen fu peggiore.

«Siamo andati tutti a fondo nella fatica – dice – e per certi versi è stato piacevole, perché in realtà avevo gambe piuttosto buone. Solo che quando Pogacar attacca, semplicemente non va bene seguirlo. Puoi conviverci, puoi gestire, allora forse puoi farci qualcosa. E’ spiacevole finire di nuovo secondo, ma d’altra parte sono orgoglioso. Penso che sia stata la mia migliore prestazione al Fiandre di tutte le edizioni che ho corso, anche se non mi è bastato per vincere». 

Energie sprecate

Eppure il suo Fiandre è stato per metà un lungo rincorrere. Mathieu infatti si è fatto sorprendere nelle retrovie quando a 230 chilometri dall’arrivo il gruppo si è rotto ed è toccato alla sua squadra riportarlo davanti, con un sacrificio di uomini poi venuti meno nel finale.

«Questo è il prezzo che si paga – ammette – se nei chilometri iniziali ti piace pedalare nelle retrovie. I miei compagni di squadra hanno dovuto salvarmi, tanto che io non ho sparato una sola cartuccia perché mi hanno sempre tenuto ben al riparo dal vento. Ma è stata completamente colpa mia, dovrò chiedere scusa a tutti loro. Però non credo di aver perso lì il Fiandre. Non mi sono staccato sul Qwaremont perché ho perso energie all’inseguimento. Non sarebbe servito neppure avere un compagno accanto. Quando Tadej se ne è andato, non c’era nessuno che potesse usare i suoi compagni di squadra. Nel finale ognuno ha dovuto pensare per sé».

Non ha mai avuto tanti watt come nel finale, racconta Van der Poel, ma non ha avvicinato Pogacar
Non ha mai avuto tanti watt come nel finale, racconta Van der Poel, ma non ha avvicinato Pogacar

Salto di catena

Una delle fasi che lo ha preoccupato, racconta, è la fuga in cui viaggiavano Trentin, Pedersen e Van Hooydonck. Non avere nessuno lì dentro per un po’ gli è parso l’errore più grossolano.

«Per un momento – dice Van der Poel – ho pensato che non li avremmo mai più rivisti. Quando invece abbiamo riguadagnato un minuto sul Qwaremont, ho capito che li avremmo presi. Devo dire che poi ci si è messa la sfortuna sul Taaienberg. Mi è caduta la catena, ma ho chiuso il buco abbastanza facilmente. Quello è stato il primo momento in cui ho iniziato a sentirmi davvero bene. Nelle prime due ore ho sofferto il freddo, ecco perché ho avuto difficoltà a rispondere al primo allungo di Tadej. Il mio attacco al Kruisberg invece era pianificato, perché è uno dei tratti più difficili del percorso. Ma è stato impossibile togliersi Tadej di ruota».

Un breve scambio di vedute con Dumoulin, commentando forse il finale di corsa
Un breve scambio di vedute con Dumoulin, commentando forse il finale di corsa

I migliori wattaggi

E da quella risposta sul Kruisberg, la corsa ha preso la piega voluta da Pogacar, che Van der Peol ha provato in tutti i modi a scongiurare.

«Ha vinto l’uomo più forte – spiega Van der Poel – perché non ho mai avuto wattaggi migliori nel tratto dal Paterberg fino al traguardo, eppure non sono riuscito ad avvicinarmi di un secondo. Al contrario, lo ripeto, questo forse è stato il miglior finale di Fiandre che abbia mai fatto. Ammettere di essere stato battuto da uno più forte rende più facile accettare il secondo posto. Sapevamo che fosse un corridore speciale, ma oggi lo ha dimostrato una volta di più. Spero di rifarmi alla Roubaix: quel giorno almeno, sono certo che Tadej non ci sarà»·