«Se io fossi un corridore da classiche – dice Tafi – vorrei correre là. La squadra di Patrick Lefevere è un riferimento. Magari non è la Jumbo Visma con tutti quei soldi. Però per le classiche e i velocisti sono i numeri uno. Cavendish è andato via, ma è dovuto tornarci per essere di nuovo protagonista».
La squadra ideale
Si diceva l’altro giorno, scrivendo il pezzo sui consigli di Tafi a Ballerini per la Roubaix, di come il discorso avesse preso il largo, andando a esplorare perché il canturino avrà vantaggi dal correre in un simile squadrone. Andrea con Lefevere ha corso, quando il manager belga era a sua volta alla Mapei e con lui ha centrato proprio la Roubaix.
«Nel suo gruppo – spiega – ci sono persone che danno la giusta motivazione. Se arrivi là che sei un buon corridore, sono capaci di aumentare le tue potenzialità. Sarebbe nuovamente la mia squadra, come fu a suo tempo. Se fossi ancora un corridore per quel tipo di corse, le classiche, starei lì anche a costo di guadagnare un po’ meno. Puoi andartene per monetizzare, ma il rischio di sparire è troppo alto. Meglio avere attorno la squadra con cui essere protagonista».


L’occhio ai Giri
Con Lefevere ammette di sentirsi spesso. Tafi continua a frequentare i luoghi del Nord e quando si fa parte della cerchia di quei campioni, anche dopo anni ci si sente sempre parte della famiglia. Si gode di un riconoscimento speciale. Quello della gente che ti ferma per un autografo, quello dell’ambiente.
«E’ vero – ammette – con Patrick ci sentiamo spesso e mi diceva che adesso sta spostando l’asticella anche verso le corse a tappe. Se hai un Evenepoel così, non puoi fare diversamente. E di recente mi ha detto che se avesse il budget delle squadre più blasonate, riuscirebbe a comandare anche nei Giri. E’ un motivatore, sa come fare la squadra. Ogni strategia che mettono in atto è certamente per trarne vantaggio anche sul piano commerciale, ma anche per creare l’amalgama giusta. E a questi livelli la motivazione fa la vera differenza».


Amico di tutti
«E poi avete fatto caso a una cosa?». Tafi rilancia e la curiosità ci coglie: a cosa avremmo dovuto fare caso?
«Nonostante sia uno dei manager di maggior prestigio -risponde con l’arguzia toscana – Patrick riesce ad essere amico di tutti. Non se la tira, ha sempre una battuta per chiunque. Conosce tutti e si ricorda di tutti. A distanza di tanti anni, ha un carisma incredibile. “Sono il manager – dice spesso – ma so anche stare con la squadra”. Si è circondato di persone fatte a sua immagine e trasmette loro la sua personalità. In questo modo la squadra ha sempre l’ambiente giusto».