Quartetto, l’argento va bene. Ma per Parigi serve di più

05.08.2023
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GLASGOW – Se si volesse comporre un’antologia di questi mondiali su pista, dopo il disastro della qualificazione, l’argento del quartetto degli uomini andrebbe raccontato come una grande impresa. E in fondo lo è. Solo che ci siamo abituati così bene, da non ammettere alternative all’oro. Anche se la Danimarca non ha preparato altro per mesi e i nostri ci sono arrivati leccandosi le ferite di un Giro d’Italia che li ha segnati tutti.

Italia e Danimarca continuano nel braccio di ferro: prossima tappa le Olimpiadi di Parigi
Italia e Danimarca continuano nel braccio di ferro: prossima tappa le Olimpiadi di Parigi

Superman non è bastato

Ganna ci ha provato. E quando a tre giri dalla fine è passato in testa, abbiamo tutti sperato che potesse recuperare il gap aperto dai danesi. Ma superman stasera non è riuscito nell’impresa e il verdetto accumulato giro dopo giro, è rimasto scolpito sul tabellone: 3.45.161 per i danesi, 3.47.396 per i nostri. Un passivo forse più pesante del vero, ma che resta consegnato agli annali del mondiale.

«L’ultima volta nell’anno preolimpico – dice Pippo – avevamo fatto terzi, quest’anno abbiamo fatto secondi. A Montichiari avevamo fatto un tempo simile dopo tanto lavoro, ma questo è un velodromo un po’ strano. Tutti parlano di traiettorie particolari, di certo bisogna provarlo, bisogna usarlo. Alla fine arrivati quassù tanto tardi, il livello è questo. Certo due secondi di differenza sono tanti, ma lavoreremo per colmarli. Di certo a Parigi con 3’45” non si vince. Intanto domani farò l’inseguimento individuale. Ero dubbioso, ma una prova in più non fa tanta differenza. Non so come andrà nella crono, ci penseremo da lunedì».

Lamon ha disputato un torneo di inseguimento a standard altissimi: il lavoro ha pagato
Lamon ha disputato un torneo di inseguimento a standard altissimi: il lavoro ha pagato

Orgoglio Lamon

Lamon esce da questo mondiale con l’armatura lucida. Dopo le critiche di qualche passaggio a vuoto, il veneziano ha tenuto su il quartetto con prestazioni che non si vedevano da un po’ e fanno pensare che per arrivare qui abbia lavorato davvero tanto. Tanto per fare un esempio, era l’unico del quartetto di Tokyo in ritiro con la nazionale a Noto durante l’inverno.

«Si era è visto già dal primo turno che i danesi avevano qualcosa in più, quindi abbiamo cercato di portare a casa il miglior risultato possibile, sapendo qual è il nostro margine di miglioramento. Abbiamo visto che siamo riusciti a migliorare molto dalle qualifiche. Oggi abbiamo cercato di partire molto più forte, in modo da contrastarli nei primi chilometri, solo che poi sono venuti fuori forte. E’ vero che ho un orgoglio particolare dopo queste giornate. Io in primis non ero soddisfatto di come andavo in certe prove, quindi ho cercato di rimboccarmi le maniche e ora so come si arriva a questa condizione. L’ho fatto al meglio, sono contento di aver dimostrato di essere stato di aiuto per i miei compagni, sono contento di questo».

Milan è arrivato ai mondiali con una sola corsa nelle gambe. Domani correrà l’inseguimento
Milan è arrivato ai mondiali con una sola corsa nelle gambe. Domani correrà l’inseguimento

Milan e la strada

Milan è stato il primo a passare, gigantesco e calmo. Lui è uno di quelli che ha pagato il Giro a caro prezzo e forse l’avvicinamento correndo solo a San Sebastian non è stato il passaggio migliore e lui se ne è reso conto. Bennati lo avrebbe volto fortemente su strada, visto il percorso che gli strizza l’occhio, ma le scelte sono state diverse.

«Sapevamo che la Danimarca era un team molto forte – racconta – non l’abbiamo mai sottovalutata. Siamo saliti in pista per dare il 100 per cento e l’abbiamo dato. Si punta sempre al gradino più alto, non sempre si riesce. Forse siamo partiti un po’ troppo forte e ci è rimasto nelle gambe, ma abbiamo un anno per rifarci a Parigi. Domani intanto faccio l’inseguimento. Penso a recuperare e domani vedremo. Sinceramente sono un po’ stanco, ma penso che sarò pronto, per sfidare me stesso e i tempi che ho già fatto e cercare di battere gli avversari che mi troverò di fronte. Se domani fossi dovuto partire su strada, sarebbe stata dura. Sono bello stanco. Partirei e penso che sarei in grado di aiutare, ma non di essere capitano. Mio parere personale, più sincero possibile».

Moro ha peccato di troppa foga? E’ quello che dice Villa: peccato di inesperienza
Moro ha peccato di troppa foga? E’ quello che dice Villa: peccato di inesperienza

Moro che cresce

Se Ganna, Milan e Consonni (di cui parleremo in un articolo a parte, per la grandezza della sua scelta) sono arrivati a Glasgow passando dal Giro e Lamon lavorando in pista, Manlio Moro lo ha fatto correndo su strada con la Zalf, a un livello per forza più basso. Per questo le sue prove sono una porta aperta su futuro.

«Da questo quartetto – dice – ho imparato che devo cercare di rimanere più concentrato, più tranquillo. Ho le mie capacità e se riesco a rimanere più concentrato, riesco a fare molto meglio. In certi allenamenti vado più di quanto sia andato oggi e secondo me è una questione di testa, di tranquillità. Devo imparare a partire tranquillo, essere concentrato quando faccio le mie tirate, quando vado a ruota. Comunque ho i mezzi per stare nel quartetto e visto che il prossimo anno passerò anche io professionista, speso di riuscire a fare il salto di qualità che mi manca».

Il velodromo era strapieno di gente, la temperatura interna era prossima ai 30 gradi
Il velodromo era strapieno di gente, la temperatura interna era prossima ai 30 gradi

Il bilancio di Villa

Villa tira i fili. E se si è già espresso sulle ragazze, che hanno chiuso al quarto posto con Chiara Consonni che ha preso il posto di Elisa Balsamo, su questi quattro uomini ha cose da dire.

«Volevamo arrivare – sorride – ma non dobbiamo abbatterci. Abbiamo perso contro la Danimarca, segno che le nostre due scuole arriveranno a giocarsi le Olimpiadi. Sappiamo cosa ci può mancare, siamo arrivati con delle emergenze. Simone Consonni non sta benissimo e abbiamo trovato un giovane come Manlio Moro che si è confermato dall’europeo. E’ stato un po’ troppo esuberante e proprio questo ci ha portato a passare troppo forte al terzo giro e, avendo ormai preso quell’andatura, abbiamo provato a portarla fino all’arrivo. L’abbiamo pagata e l’ha pagata soprattutto lui. Sono errori di inesperienza, ma non gliene faccio assolutamente colpa, perché partire da secondo non è da tutti. 

Villa è consapevole del lavoro fatto con il quartetto per arrivare a Glasgow e guarda a cosa si può migliorare
Villa è consapevole del lavoro fatto per arrivare e guarda a cosa si può migliorare

«Credo che per vincere a Parigi bisogna andare più basso di 3’45”. Siamo arrivati qua con 3’46” facendo due allenamenti. Due che arrivavano dal Vallonia, uno da San Sebastian, non ci siamo mai quasi incrociati. Abbiamo assemblato il quartetto negli ultimi giorni, quindi non c’è niente da recriminare. Dovremo lavorare di più e meglio. Sappiamo che l’anno prossimo fino al Giro d’Italia la strada sarà più importante, poi però li avremo in pista. E sappiamo di poter fare meglio…».

Bottino pieno su pista, il metodo Salvoldi funziona

20.07.2023
5 min
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Un bottino di 22 medaglie, con conquista del medagliere (che sta diventando una piacevole abitudine per lo sport italiano) e l’aggiunta di 4 record del mondo. Questo è l’eccezionale bilancio azzurro agli europei juniores e under 23 su pista ospitati nuovamente ad Anadia (POR). E’ l’esaltazione del lavoro di Dino Salvoldi con gli juniores, che dopo un anno di presa di contatto con un mondo per lui totalmente nuovo raccoglie grandi risultati e soprattutto inizia a vedere i frutti del suo metodo, quello che ha fatto grande il ciclismo femminile azzurro.

Quando gli riportiamo i dovuti complimenti, Salvoldi risponde con un «è stata solo fortuna» che non è solo una frase di circostanza e modestia. Qualcuno digrigna i denti di fronte alle attestazioni di stima nei suoi confronti, ma ci sono dati inoppugnabili che dimostrano come il tecnico azzurro in pochi mesi stia ridisegnando la base del ciclismo italiano. Forse tracciando la strada giusta per provare a uscire dalla crisi.

Luca Giaimi trionfatore nell’inseguimento a suon di record mondiale, 3’07″596
Luca Giaimi trionfatore nell’inseguimento a suon di record mondiale, 3’07″596

«Quando si lavora con gli juniores – ammonisce Salvoldi – bisogna tenere conto del fatto che ogni annata è diversa dalle altre, capitano quelle con tanti talenti e quelle con meno. Al di là di vittorie e medaglie, a me piace il fatto che siamo andati bene in ogni prova: in quelle che seguo direttamente, 8, ne abbiamo vinte 7 e fatto secondo nell’altra, significa che abbiamo un futuro. Avevamo ottenuto molto anche lo scorso anno e so che proseguendo su questa strada otterremo molto anche nelle edizioni a venire».

Una simile superiorità ti ha sorpreso?

Sinceramente no, perché venivamo dall’ottima base dello scorso anno. Pur non conoscendo il valore degli avversari, sapevo che avevamo grandi possibilità e soprattutto una straordinaria compattezza di squadra. Siamo forti dappertutto e questa è una novità per il movimento.

La cosa che colpisce è che i nomi che emergono sono praticamente gli stessi che fanno attività ai massimi livelli su strada…

Quando ho preso l’incarico, ho detto subito che volevo accorpare tutta la categoria strada/pista endurance in un unico gruppo. Solo così si può programmare a livello nazionale e internazionale. I risultati creano prospettive e interesse, si mette in moto un meccanismo virtuoso che porterà lontano.

L’impressione però è che tu stia portando avanti un po’ lo stesso criterio di lavoro che applicavi fra le donne elite: quali sono gli elementi in comune e quali le differenze?

Il metodo effettivamente è molto simile considerando la doppia attività, ma la differenza principale sta nel fatto che prima avevo rapporti direttamente con le atlete e quindi con i team, qui si lavora all’incontrario. Per me è stato fondamentale lo scorso anno, prendere contatto con oltre 70 squadre, conoscere dirigenti e tecnici perché è con loro che mi rapporto. Ho trovato gente molto competente, che si aggiorna continuamente. I risultati non verrebbero senza il loro apporto, è come se tutto il movimento stia diventando un grande gruppo.

Il progresso cronometrico del quartetto ti ha sorpreso? Al record mondiale sono stati tolti più secondi…

Tre dei quattro ragazzi li avevo già lo scorso anno, ho visto qual è stata la loro crescita. Posso dire che siamo partiti per Anadia con quest’idea in testa, sapendo che i mondiali di fine agosto saranno in altura e su pista semiscoperta. L’occasione giusta era questa. I ragazzi volevano fortemente il record, a Montichiari era maturata la convinzione di poter fare un gran tempo. In finale poi, con la componente gara, è arrivato un tempo che, sono sincero, è anche oltre le mie previsioni.

Considerando le modalità del tuo lavoro, c’è da aspettarsi che alcuni di questi ragazzi saranno in gara anche nella prova in linea di Glasgow…

Non posso ancora fare i nomi, ma almeno un paio ci saranno. Anche altri che saranno nella selezione hanno lavorato su pista durante l’anno, praticamente solo il campione d’Italia Gualdi non svolge attività al velodromo. All’estero d’altronde fanno lo stesso: in Gran Bretagna il cittì è unico e porterà molti corridori presenti ad Anadia, lo stesso la Germania e la Danimarca, per fare degli esempi.

Sierra e Fiorin hanno sugellato la rassegna vincendo la madison junior
Sierra e Fiorin hanno sugellato la rassegna vincendo la madison junior
A proposito di mondiali, pensi che le sfide di fine agosto in Colombia saranno dello stesso livello?

Difficile a dirsi, cambiano molti fattori. Il livello delle gare portoghesi è stato molto alto e la trasferta in Colombia è molto costosa, non ci saranno tutti. Troveremo meno concorrenza a livello numerico e non so quale sarà il livello. D’altro canto anche noi partiremo dopo 40 giorni dalle gare di Anadia con Glasgow nel mezzo. Non sarà semplice ripetersi, dovremo essere bravi a gestire lo stress psicofisico.

Glasgow è dietro l’angolo, che cosa ti aspetti?

La gara iridata avrà infinite variabili e fare un pronostico è impossibile. Di una cosa sono però sicuro: avremo una squadra forte e saremo protagonisti, quanto ai risultati sono scritti nel futuro…

Fiorin è pronto per un’estate a gas aperto

08.06.2023
4 min
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«Sentiamoci domani mattina alle 9, chiedo un permesso a scuola per uscire dall’aula e rispondere al telefono». Le giornate di Matteo Fiorin sono sempre strapiene, fra lo studio al Liceo Scientifico Sportivo di Carate Brianza (a 7 chilometri da casa) e le svariate attività ciclistiche (e su questo punto torneremo fra poco) e trovare uno spazio per raccontarsi non è facile. Parliamo di un corridore di 17 anni che si sta mettendo sempre più in luce, che quest’anno già portato a casa 5 vittorie su strada, ultima il Trofeo Bornaghi dell’ultimo weekend (foto Instagram di apertura), ma che non guarda solo alla strada.

Fiorin, che corre per il Pool Cantù GB Junior Team, infatti è una delle colonne della nazionale su pista di Salvoldi, con la quale ha già portato lo scorso anno il quartetto dell’inseguimento ai vertici mondiali e durante la settimana, fra Dalmine e Montichiari, Matteo lavora sodo per ripetersi fra gli europei di Anadia (Portogallo) dall’11 al 16 luglio e per i mondiali di Cali (Colombia) dal 23 al 27 agosto. Ma non solo per il quartetto vista la duttilità del lombardo, campione europeo nell’eliminazione (foto di apertura Uec) e capace ad esempio di vincere la madison a Gand insieme a Juan David Sierra nello scorso aprile.

Se gli si chiede una preferenza fra pista e strada, Fiorin (che è stato anche tricolore esordienti nel ciclocross) non ha comunque dubbi: «Nel velodromo ho sempre ottenuto buoni risultati, ma la strada è il mio vero amore, dove sogno di diventare davvero qualcuno».

Ai mondiali pista juniores del 2022 arriva quarto nella prima corsa a punti della carriera (foto UCI)
Ai mondiali pista juniores del 2022 arriva quarto nella prima corsa a punti della carriera (foto UCI)
Questo significa che come per tanti la pista resta un amore giovanile da abbandonare?

No, anzi. Di sicuro vorrei continuare a farla perché ti dà quella marcia in più che su strada serve, soprattutto per chi come me è un velocista. La pista riesce sempre a darti quell’intensità negli scatti che può fare la differenza, la strada a sua volta è utilissima per le gare al velodromo per permetterti di avere resistenza e ritmo.

Quando hai iniziato ad andare su pista?

La mia prima gara l’ho fatta da giovanissimo, poi da esordiente ho iniziato a gareggiare e allenarmi con lo scatto fisso. D’altronde io sulla bici ci sono praticamente nato: a 2 anni avevo già abbandonato le rotelle e a 3 ho fatto la mia prima gara.

Il quartetto iridato 2022, con Fiorin c’erano Favero, Delle Vedove, Giaimi e Raccagni Noviero (foto Lariosport)
Il quartetto iridato 2022, con Fiorin c’erano Favero, Delle Vedove, Giaimi e Raccagni Noviero (foto Lariosport)
Te la ricordi ancora?

Proprio quella no, ma ricordo una volta che a una gara non volevano farmi partecipare perché ero troppo piccolo, allora feci tante storie che decisero di farmi partire dopo tutti gli altri. Era a batterie e si qualificano i primi 10, io ne rimontai tantissimi ma alla fine finii 11°. Erano tutti stupiti, perché avevo solo 3 anni e mezzo…

Torniamo un attimo alla pista. Tu sei componente del quartetto, che ruolo hai?

Sono l’uomo di lancio, quello che deve all’inizio pilotare il quartetto verso la velocità di base e poi fare una seconda tirata più lunga possibile al massimo ritmo fino a esaurimento, prima di staccarmi. Di solito arrivo fino ai 3 chilometri, noi gareggiamo sulla distanza olimpica dei 4.

La volata vincente alla Coppa di Primavera, battendo Durelli e Donati della Ciclistica Trevigliese
La volata vincente alla Coppa di Primavera, battendo Durelli e Donati della Ciclistica Trevigliese
Su strada invece che caratteristiche hai?

Sono il classico sprinter che ama le volate di gruppo, ma riesco a tenere bene anche sugli strappi corti. Quando c’è più salita mi stacco, per questo preferisco adoperarmi prima per aiutare i compagni e tirare per loro. Comunque sto migliorando anche su quell’aspetto.

Chi ha iniziato prima fra te e tua sorella (Sara Fiorin, appartenente al team Devo della Uae Adq)?

Prima io, lei mi ha seguito a ruota venendo a vedere le mie gare. Anche lei è molto veloce, abbiamo un po’ le stesse caratteristiche. Capita anche che ci alleniamo insieme, quando io non ho scuola perché lei abitualmente si allena al mattino. Infatti non vedo l’ora che la scuola finisca così potremo uscire insieme.

Matteo, campione europeo 2022 nell’eliminazione, con sua sorella Sara, del Team Uae Adq
Matteo, campione europeo 2022 nell’eliminazione, con sua sorella Sara, del Team Uae Adq
Ti parla del mondo che si vive nel UAE Team Adq?

Lei fa parte di una squadra molto organizzata, sta vivendo esperienze eccezionali e quando me le racconta io sogno a occhi aperti. E’ una bellissima realtà che spero un giorno diventi la mia, ma io non voglio fermarmi a questo. Io sogno di vincere una grande corsa, ad esempio la Milano-Sanremo, ma non basta solo essere veloci e resistenti, quella è una corsa dove anche se sei il più forte devi avere una robusta dose di fortuna.

Quartetto, l’equilibrio perfetto tra profili diversi

17.05.2023
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Milan, Ganna, Lamon, Consonni, Viviani… e poi le nuove leve come come Moro: ma quanti profili differenti ci sono nel quartetto italiano? E per profili non intendiamo solo i nomi, ma le caratteristiche tecniche. Ganna è un cronoman e tiene bene anche in salita. Milan è un velocista, ma può andare forte anche a crono e nelle classiche. Viviani è uno sprinter, ma fino a qualche anno fa se la cavava sugli strappi. Lamon è un velocista della pista. Un assortimento variegato dunque.

Tutti questi ragazzi sono dei “figliocci” per Diego Bragato. Se Marco Villa ne è il tecnico, Bragato è il coach della Federciclismo, colui che ne cura e ne osserva gli aspetti tecnico-fisici. E con lui analizziamo questa curiosa formazione che, ricordiamo, ha conquistato l’oro olimpico di Tokyo.

Bragato, responsabile del gruppo performance della Fci, con Viviani
Bragato, responsabile del gruppo performance della Fci, con Viviani
Diego, nomi e profili differenti dicevamo: si va da chi vince le crono lunghe a chi quasi su strada non mette piede: il quartetto è dunque un punto d’incontro?

Se rispondo svelo il nostro segreto! A parte gli scherzi, nel quartetto ognuno ha il suo ruolo e noi abbiamo avuto la fortuna, e probabilmente anche la bravura, di tenerlo unito e sul pezzo. Ma ancora di più abbiamo avuto la fortuna di trovare dei ragazzi molto forti sia per caratteristiche fisiche che personali. Abbiamo vinto un’Olimpiade con un livello generale della competizione stratosferico sia come tempi che come rendimento.

Appunto, avete messo insieme profili differenti…

Insieme creano un profilo unico perfetto per un inseguimento a squadre. Lamon, per esempio, è in grado di partire così forte da fermo, cosa che gli altri non sanno fare. Ma la sfida qual è stata? Non farlo partire forte fine a sé, ma pensando di lanciare gli altri ragazzi. 

Cosa significa “pensando di lanciare gli altri ragazzi”?

Diciamo che ci sono determinati accorgimenti da tenere presenti, perché un conto è partire per fare il chilometro da fermo e un conto per lanciare un quartetto. Un Milan o un Consonni in seconda posizione che sanno resistere ad una partenza così forte, devono fare poi da collante per Milan (se non è il secondo chiaramente, ndr) e Ganna che hanno ancora caratteristiche diverse e sono le locomotive di questo team. La somma di tutto ciò sono stati il record del mondo, le Olimpiadi, i mondiali…

Durante il Giro, ancora di più, emergono le differenze tecniche tra i vari componenti del quartetto. Qui Consonni e Ganna
Durante il Giro, ancora di più, emergono le differenze tecniche tra i vari componenti del quartetto. Qui Consonni e Ganna
Nell’insieme c’è anche un bel ventaglio di età: anche questa è varietà da mettere insieme. Tra l’altro la base si è allargata, si va dai più esperti come Scartezzini ai più giovani come Moro…

Esatto. Segno che il nostro movimento è in salute. Io lo dico ormai da tempo: questo dimostra come la pista esalti la qualità, in quanto sono tutte discipline brevi ma intense. E se hai la qualità su pista puoi diventare forte anche su strada, anche se servono tempo e maturità per poter distribuire queste qualità, scusate la ripetizione, anche in prestazioni di durata come quelle della strada. Ci vuole pazienza, quello che ci era mancato negli anni passati. Ne siamo sempre stati convinti.

Chiaro…

Magari questo discorso vale un po’ meno per Lamon, in quanto il suo è un ruolo altamente specializzato… che ha molto meno a che fare con la strada.

Guardando invece in casa degli altri quartetti più forti, riscontri questa varietà?

Prima no, ora sì. I francesi ci hanno copiato mettendo un chilometrista in prima posizione e inserendo altri corridori come Thomas. E hanno anche copiato la formazione, cioè le posizioni. D’altronde è normale che sia così: siamo una Nazione di riferimento, pertanto ci studiano. Gli inglesi invece sono quelli che fanno più paura perché loro hanno degli atleti completamente dedicati al quartetto e alle partenze, seguiti da atleti, vedi Ethan Hayter, come i nostri. Stanno costruendo un quartetto leggermente diverso, ma molto ben assortito. E questo mi preoccupa parecchio.

Bragato teme non poco gli inglesi che lavorano molto con pistard e possono vantare inserimenti importanti dalla strada
Bragato teme non poco gli inglesi che lavorano molto con pistard e possono vantare inserimenti importanti dalla strada
Quando c’è stato secondo te il cambiamento verso il quartetto variegato, chiamiamolo così? Prima, era composto solo da inseguitori…

Questa svolta c’è stata dopo le Olimpiadi di Londra, quando gli inglesi misero dentro un chilometrista in grado di spingere molto forte nelle prime posizioni e di tirare dei rapporti molto duri, mai visti prima in questa specialità. Pertanto hanno aperto la strada. Ma noi siamo stati i primi, probabilmente, a mettere su un quartetto con elementi così diversi, ma tutti amalgamati ed efficienti.

Hai detto una cosa molto importante: atleti diversi ma amalgamati ed efficienti. E allora come si fa a rendere efficiente un cronoman di durata e un chilometrista nello stesso momento?

Si prova e si riprova, si smussano gli angoli perché non è facile incastrare i mattoncini tra di loro. E oltre al grande lavoro fisico e fisiologico, c’è anche tanto lavoro psicologico. E qui bisogna essere squadra, altrimenti non metti insieme profili così diversi. Lamon può fare un chilometro da fermo in un minuto, ma nel quartetto non può. Deve farlo forte, ma pensando a salvare le gambe di chi gli è dietro. Consonni in seconda posizione uguale: potrebbe fare una volata perché è stato lanciato a 60 all’ora, ma sa che deve portare e poi tenere la velocità di crociera. Potrebbe strappare per arrivare ai 70, ma manderebbe fuori ritmo gara tutti gli altri. Sono tutte cose che costruisci con il gruppo, con la squadra. E su questo Marco (Villa, ndr)  è stato veramente eccezionale. Ha creato un gruppo affiatato.

Moro e la fatica di stare con i grandi: «Ma che gioia!»

17.02.2023
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La medaglia d’oro conquistata da Manlio Moro, insieme ai suoi compagni del quartetto, ai recenti campionati europei, sta tutta nella smorfia di fatica che gli si dipinge sul volto una volta tagliato il traguardo. Il friulano, in forza alla Zalf Euromobil Désirée Fior, è il nuovo innesto del quartetto (in apertura con Milan sul podio di Grenchen). Con un occhio puntato alle prossime Olimpiadi (quelle di Parigi 2024) e l’altro saldo sul lavoro da fare per meritarsi quel posto tanto ambito. 

La stagione su strada per Moro è iniziata in Argentina alla Vuelta a San Juan
La stagione su strada per Moro è iniziata in Argentina alla Vuelta a San Juan

Il finale

Una volta conclusa la finale che ha dato l’oro al quartetto, Moro ha fatto fatica anche a rallentare la bici. Si è sdraiato sul manubrio lasciando che il mezzo decidesse quale direzione intraprendere. I suoi compagni festeggiavano, mentre Manlio non riusciva a staccare le braccia dalla bici.

«I telecronisti dicevano lacrime per Moro – dice il giovane friulano divertito – ma ero “solo” stanco morto. Non riuscivo a fare nulla. Restare a ruota dei migliori al mondo non è semplice, ma ho messo tutto me stesso in questa prova. Non ho ancora iniziato la stagione, ma tra San Juan e l’europeo su pista mi sembra di aver fatto moltissimo».

A novembre per lui e gli altri ragazzi della pista c’è stato il ritiro di Noto
A novembre per lui e gli altri ragazzi della pista c’è stato il ritiro di Noto
La gara ha avuto ritmi alti fin da subito.

E’ stata intensa fin dalla partenza, ci eravamo prefissati di girare un pochino più piano, ma una volta in azione ci siamo messi a menare. Ero al limite, più di così non potevo dare e questo era un po’ l’obiettivo: uscire dalla pista senza rimpianti. Andare più forte era impossibile.

Si è visto, sei andato avanti al primo chilometro e hai dato una gran tirata

Sì, potevo risparmiarmi un pochino, ma mi sono fatto prendere dal momento. Siamo passati da 8 decimi a 1,2 secondi in due giri. 

Uno sforzo che hai pagato nel finale?

Direi, ai tre chilometri e mezzo ho provato a rimettermi davanti, ma sono durato ben poco. Non ne avevo per mantenere il ritmo ed in più eravamo rimasti in tre. Così ho preferito mettermi a ruota e dare tutto per rimanere attaccato, con il senno di poi ci siamo detti che è stato giusto così.

La tirata di Moro è arrivata poco dopo il primo chilometro, un po’ troppa “foga” per il friulano
La tirata di Moro è arrivata poco dopo il primo chilometro, un po’ troppa “foga” per il friulano
Anche perché Ganna stava particolarmente bene.

Urca! Alla prima tirata, ci stava staccando di ruota. Nel finale Pippo si è preso l’incarico di fare un giro in più. 

3 minuti, 47 secondi e 667 decimi, un bel tempo per essere febbraio, no?

Assolutamente, se pensate che al mondiale dello scorso anno siamo stati più veloci di un secondo, ma con un stagione alle spalle. 

E’ stata una piccola rivincita contro gli inglesi, che l’anno scorso vi hanno rubato la maglia iridata….

Questa vittoria ci ha dato grande morale, vincere ci ha aiutato a dimostrare che gli inglesi si possono battere. Se non fossimo riusciti a vincere, non avremmo affrontato i prossimi mesi con la stessa serenità che abbiamo ora. 

Il friulano si appresta ad iniziare la sua seconda stagione con la Zalf, prima del passaggio ai pro’ con la Movistar nel 2024
Il friulano sta per iniziare la seconda stagione con la Zalf, prima del passaggio ai pro’ con la Movistar nel 2024
Hai festeggiato?

Mi sono preso tre giorni di pausa, per riprendere un po’ di energie, ma non ho ancora festeggiato. Lo faremo tutti insieme quando ci ritroveremo a Montichiari. 

Ti sei adattato bene ai ritmi del quartetto elite?

Ci sono altri ritmi, si fa molta più fatica, ma i risultati dicono che la strada intrapresa è quella giusta

Una medaglia che rappresenta un bel tassello verso l’Olimpiade?

Certamente, ora si torna a lavorare in pista e potrebbero esserci delle novità. 

Villa sta studiando un cambio di ruolo per Moro, da terzo a secondo uomo, una mossa in vista di Parigi?
Villa sta studiando un cambio di ruolo per Moro, da terzo a secondo uomo, una mossa in vista di Parigi?
Quali?

Potrei cambiare ruolo. Ho sempre fatto il terzo, ma Villa vorrebbe provare a farmi fare il secondo. E’ una bella prova, serve un cambio di ritmo non indifferente. Da secondo hai meno tempo per recuperare dopo la partenza. La cosa bella del quartetto è che siamo in tanti e quindi possiamo fare molte prove. 

Il 2024 è l’anno olimpico, ma anche quello del tuo passaggio in Movistar, in che rapporti sei con loro?

Ci sentiamo spesso. Mi seguono e sono contenti dei miei risultati. Il primo anno da professionista e nel WorldTour potrebbe rappresentare un altro step di crescita importante. L’obiettivo è entrare in pianta stabile in questo quartetto.

L’altro Moro lanciatissimo fra Parigi e Roubaix

25.11.2022
6 min
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«Prima di venire a Noto – dice Manlio Moro – avevo fatto un paio di allenamenti, giusto per togliere la ruggine. Sono stato fermo parecchio, quattro settimane complete senza bici e nessun tipo di attività fisica. Ogni tanto andavo a camminare con i cani, giusto perché non ce la facevo a stare tutto il giorno senza far niente. Qua ho iniziato a lavorare, mi sento bene. Stiamo già cominciando a fare dei lavori e come valori sto bene per essere a novembre».

Da un Moro all’altro. Se ieri abbiamo raccontato di Stefano, passato dal gruppo endurance a quello della velocità, oggi siamo con Manlio che idealmente ne ha preso il posto. In realtà il suo arrivo, come quello di Milan due anni fa, ha riscritto gli equilibri del quartetto. E’ stato il suo innesto a spingere Milan verso le partenze, costringendo Lamon agli straordinari per difendere la posizione.

Il sogno mondiale

Moro ovviamente misura le parole, essendo l’ultimo arrivato. I vent’anni compiuti a marzo sono un’assicurazione sul futuro e il contratto con la Movistar per il 2024 gli permetterà di vivere una stagione serena in maglia Zalf Desirée Fior.

«Non mi aspettavo tutto questo – dice il gigante di Pordenone – assolutamente no. Sapevo di poter fare bene. Agli europei under 23 siamo riusciti a vincere il quartetto, mentre nell’individuale, cui punto da sempre, ho fatto ancora terzo. Quest’anno magari proverò a salire un altro gradino, anche se si parte sempre per vincere. E poi al mondiale elite, secondo me era una vittoria solo il fatto di andarci…».

Il ritiro di Noto è venuto dopo 4 settimane senza bici: il 2023 di Moro si dividerà fra la Zalf e la nazionale
Il ritiro di Noto è venuto dopo 4 settimane senza bici: il 2023 di Moro si dividerà fra la Zalf e la nazionale

La bici azzurra

Parliamo seduti sul podio del velodromo di Noto, mentre il sole cala dietro i tetti delle case e porta con sé il tepore del giorno, spalancando la porta al vento freddo di novembre. Moro è entusiasmo allo stato puro. Racconta con stupore, come dall’interno di un’avventura straordinaria.

«Partecipare al mondiale con loro – rimarca – cioè correre con quattro campioni olimpici è stato una cosa immensa. Veramente è sempre stato il mio sogno. Era da parecchio che ci allenavamo insieme, però partire per la gara è stato un’emozione assurda. Ero abbastanza teso e loro sono stati molto bravi. Hanno sempre cercato di tranquillizzarmi. Non me l’aspettavo e forse è stato meglio così. E’ venuto tutto come una sorpresa. Ovvio, ho sempre lavorato, ci ho creduto sin da piccolo. Niente viene per caso e io mi sono sempre impegnato. Ho dato tutto negli allenamenti, nei ritiri. Ero l’unico senza la bici d’oro? Almeno – ride – il pubblico mi riconosceva…».

La vittoria di San Pietro in Gu, da solo, ma con le mani ferite per una caduta ai meno 12 (photors.it)
La vittoria di San Pietro in Gu, da solo, ma con le mani ferite per una caduta ai meno 12 (photors.it)

Fra pista e strada

Nel suo 2022 non c’è stata soltanto la pista. Il tabellino parla di tre vittorie in linea e una crono, oltre alla partecipazione al Giro di Sicilia e alla Adriatica Ionica Race. E se il futuro è alla Movistar, c’è da credere che la pista resterà fra i suoi obiettivi, ma la strada inizierà presto a esercitare il suo richiamo.

«Di sicuro il prossimo anno – dice – voglio organizzarmi meglio. La pista è quella che mi ha dato molte più soddisfazioni, però voglio una stagione senza farmi mancare niente. Essere pronto quando servirà su strada, essere pronto su pista. Ci saranno periodi che farò più strada e altri, magari prima di europei o mondiali, in cui sarò in pista. Con la Movistar non ho ancora parlato. Andrò in ritiro a metà dicembre e probabilmente quello sarà il momento di cominciare. Sono molto contenti di questa mia doppia attività, sto già cominciando a lavorare con loro e tramite i loro preparatori mi stanno già dando dei consigli».

Sogno Roubaix

Friulano come Milan, di due anni più giovane e 4 centimetri più basso (se si può applicare l’adesivo “basso” a un ragazzo di 1,90), anche Moro potrebbe avere nel Dna un certo tipo di classiche. Soprattutto dopo avergli visto vincere due corse per distacco (Gp Sportivi Sestesi e Due Giorni per Alessandro Bolis) e una in volata (Trofeo Menci).

«Le mie corse del cuore – ammette con un sorriso grande così – sono le classiche del Nord. Quelle che hanno i percorsi che mi seducono di più. Ovvio che mi piacerebbe fare bene anche se dovessi partecipare a un grande Giro. Però secondo me le classiche sono una Parigi Roubaix, una Gand… Quelle sono le gare che mi emozionano di più».

Ritorno a Grenchen

Intanto si parla di pista, in un gruppo eterogeneo e variopinto che pedala verso il prossimo ritiro in Spagna e la rincorsa agli europei di Grenchen che si correranno dall’8 al 12 febbraio nel velodromo che alla vigilia dei mondiali lanciò Ganna nel cielo dell’Ora. Manlio c’era.

«Eravamo in tribuna concentratissimi – ricorda – cercando di dargli energia. L’Ora ci è volata, di sicuro a lui un po’ meno. E quando ha tagliato il traguardo, siamo entrati in pista ed è stato stupendo. Siamo un bel gruppo. Ganna e Consonni magari non vengono spessissimo in pista, invece Milan lo conosco da un bel po’ mentre con Lamon ho fatto praticamente tutti i ritiri. Mi trovo bene con loro. Mi hanno accolto e non era scontato, perché magari potevano non curarsi di un giovane appena entrato. Se dovevano correggere, mi dicevano cosa fare e io imparavo.

«E poi c’è Ganna, soprattutto per me un riferimento. Quando sono con lui è proprio un’emozione. L’ho sempre visto in TV, era un mio idolo. Conoscerlo e correrci assieme è stato un’emozione grande, soprattutto nel quartetto averlo dietro non era una cosa semplicissima. Però adesso che ho cominciato a conoscere anche lui, ho capito che sono veramente tutte persone speciali».

L’inverno della pista, Villa prepara già gli europei

06.11.2022
4 min
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Quella di Marco Villa è un’attesa carica di pensieri, di calcoli e ragionamenti su come affrontare una stagione, quella 2023 su pista, che si preannuncia molto difficile nella sua gestione. Il posizionamento degli europei a metà febbraio, nel pieno dell’inverno e quando la stagione su strada (per quanto già iniziata fra Sudamerica e Australia) è ancora in via di costruzione, rende tutto più difficile. Siamo nell’anno preolimpico, bisogna guardare al ranking e costruire la qualificazione per Parigi 2024. E per quanto stiamo parlando di finalisti e vincitrici dei mondiali, i quartetti non possono permettersi passi falsi.

Villa con le ragazze del quartetto: Fidanza, Alzini, Barbieri, Guazzini, Consonni e Balsamo
Villa con alcune ragazze del quartetto: Fidanza, Alzini e Barbieri

Vacanze in corso

Quasi tutti i protagonisti della pista italiana sono ancora in vacanza, anche chi è tornato ancora non ha ripreso in mano la bici. La pausa disintossicante, sia fisicamente che soprattutto mentalmente, è necessaria, ma presto bisognerà rimettere mano a tutto. Villa è già con il telefono pronto per il primo giro di sondaggi.

«Fino almeno all’11 novembre sono tutti a riposo – spiega – intanto sto programmando il primo ritiro stagionale. Saremo insieme dai 10 ai 12 giorni, probabilmente in Sicilia, a Noto per un appuntamento che si è anche rivelato fortunato per le nostre sorti. Un altro ritiro lo faremo dal 5 al 18 dicembre, con tutta probabilità a Valencia in Spagna ma attendiamo ancora la conferma e lì lavoreremo sia su strada che su pista».

La Champions League prenderà il via a Mallorca il 12 novembre: 5 le tappe
La Champions League prenderà il via a Mallorca il 12 novembre: 5 le tappe
Un inizio già abbastanza intenso…

E non è tutto. Per dicembre abbiamo previsto anche un paio di appuntamenti agonistici, in due eventi, il secondo dei quali ad Anadia in Portogallo, poi spero che intorno a Natale potremo tornare ad allenarci a Montichiari.

A proposito di gare, quello invernale è anche periodo abbastanza intenso per la pista, tra Champions League e 6 Giorni. Tu sei favorevole che i ragazzi si esprimano in queste manifestazioni?

Favorevolissimo! L’anticipo degli europei impone di accelerare per quanto possibile i tempi. Ho intenzione ad esempio di portare la nazionale maschile a San Juan, per gareggiare su strada e accumulare chilometri per anticipare il raggiungimento della forma. Per le donne c’è ancora da valutare il calendario e gli impegni delle ragazze all’interno delle loro squadre. Quella continentale sarà la prima gara dell’anno, i tempi sono molto stretti, quindi più gare fanno, meglio è.

Chi sarà impegnato nelle attività invernali su pista?

Nella Champions League saranno in gara al maschile Scartezzini e Donegà, fra le donne Barbieri e Zanardi, oltre alla Vece nelle prove veloci. Per le 6 Giorni so solo che Viviani ha dato il suo benestare per prendere parte alla classica di Rotterdam.

Per Viviani dopo il bis iridato nell’eliminazione arriva l’invito per la 6 Giorni di Rotterdam
Per Viviani dopo il bis iridato nell’eliminazione arriva l’invito per la 6 Giorni di Rotterdam
Parlando con Milan, ci accennava alla sua disponibilità verso le 6 Giorni, che sarebbero utili per allargare le sue esperienze al di là dell’inseguimento, ma sa benissimo che, oltre alle esigenze della squadra, anche una 6 Giorni non s’improvvisa…

Jonathan è un patrimonio che va preservato. Ha già il quartetto, so che il team si attende molto da lui e conta di utilizzarlo molto su strada. Io non voglio caricare lui d’impegni né tanto meno entrare in rotta di collisione con la Bahrain Victorious. Con i vari team voglio sempre mantenere un sano rapporto di equilibrio, mi inserisco dove posso, non devo essere visto come un ostacolo ma come un aiuto nella gestione dei corridori. I risultati si sono visti…

Le gare di dicembre potrebbero essere utili per far gareggiare ragazzi e ragazze nella madison, spesso hai sottolineato come le esperienze in gara latitino per i nostri.

Sono occasioni da prendere al volo, anche per un altro aspetto. Devo tenere sempre sotto controllo il ranking, perché ogni atleta che sia d’interesse per la rassegna mondiale abbia i 250 punti che l’Uci richiede. Non voglio inseguire l’accesso nelle ultime settimane, anche per il discorso fatto prima di non creare problemi ai team, quindi se in questo periodo si potranno incamerare punti, ben venga.

Per Villa, Milan è un patrimonio da tutelare: per ora la pista è limitata all’inseguimento
Per Villa, Milan è un patrimonio da tutelare: per ora la pista è limitata all’inseguimento
Situazione più facile da gestire con i maschi o le ragazze?

In questo momento c’è più chiarezza in campo maschile, i calendari sono delineati e giorno dopo giorno anche i team vanno chiarendo che cosa vogliono dai corridori almeno nella prima parte della stagione. I ritiri prestagionali sono fondamentali anche per me, per capire. Per le ragazze la situazione è più nebulosa, so che molte andranno in Australia, ma c’è molto da capire. Per questo non vedo l’ora di iniziare il giro di contatti, con telefono e agenda in mano…

Milan, che ne diresti di provare nuove specialità?

22.10.2022
5 min
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Quando torni a casa con due argenti mondiali dovresti essere soddisfatto, eppure nella voce di Jonathan Milan, diretto verso le sospirate e meritate vacanze, si nota sempre quella leggera increspatura. Quella minima punta di rammarico che fa parte della crescita di un atleta che punta il più in alto possibile e che ha davanti a sé un orizzonte smisurato.

Sui media nazionali, ma soprattutto sui social dove molto si è dibattuto sui risultati degli azzurri in Francia, è emerso un tema molto interessante: un Milan così forte su strada e su pista, dotato di potenza assoluta al punto da essere scelto per il lancio del quartetto ma capace anche di grandi sprint (il Cro Race docet con due vittorie di tappa) potrebbe emergere anche in altre specialità oltre all’inseguimento?

Per Milan un argento nell’inseguimento individuale, la prova che più ama
Per Milan un argento nell’inseguimento individuale, la prova che più ama

Noi abbiamo affrontato il tema con il diretto interessato, ma le risposte sono state complicate, come aveva anticipato Villa parliamo di un corridore assolutamente privo di esperienza nel settore e questo è un fattore da considerare, almeno quando l’appuntamento olimpico è già imminente essendo a meno di due anni.

A mente fredda come giudichi il tuo mondiale?

Non posso non essere contento, due podi non li conquisti tutti i giorni, ma è chiaro che quando arrivi lì vuoi sempre di più. Aver perso l’oro nel quartetto dispiace perché eravamo i campioni uscenti, ma abbiamo dimostrato di essere comunque sul pezzo e questo varrà anche per i prossimi anni. Nell’inseguimento individuale quando perdi in finale, senti che ti manca sempre qualcosa, ma sono andato contro un campione enorme come Filippo

Per Milan a Parigi è arrivato il secondo argento consecutivo nell’inseguimento, dopo quello 2021 dietro Lambie
Per Milan a Parigi è arrivato il secondo argento consecutivo nell’inseguimento, dopo quello 2021 dietro Lambie
Si è parlato molto di che cosa farebbe Milan in altre discipline che non sono l’inseguimento…

Anch’io ho letto i social, capisco quel che vorrebbero i tifosi, ma se mi chiedi se le affronterei la risposta è un “ni”. Qualcosa ho fatto, ma solo quando ero esordiente e allievo, troppo tempo è passato e troppo diverso è il livello. Non ho esperienza, non saprei proprio come gestirmi. Sono sempre rimasto legato all’inseguimento e preferisco fare quel che mi riesce meglio. Sarebbe bello provare qualcosa di nuovo, ma specialità così importanti non si inventano.

Anche Villa ha sottolineato questo aspetto, comprendendo i tuoi crescenti impegni su strada nella Bahrain Victorious. Parliamo però a livello utopistico: quali sono le discipline extra inseguimento dove pensi che potresti emergere?

E’ una bella domanda, ma mi è davvero difficile dare giudizi non avendole mai corse. Posso dire da profano che mi piacerebbe provarle tutte, ma veramente ne so troppo poco. Quando ho iniziato con la pista in maniera seria, mi sono subito dedicato al quartetto ed è stato un lungo percorso per capire tutti i meccanismi.

Milan con Mohoric alla Cro Race, trampolino dimostratosi ideale per i mondiali su pista
Milan con Mohoric alla Cro Race, trampolino dimostratosi ideale per i mondiali su pista
Molti sono convinti che potresti fare bene…

Chissà, c’è alla base un grandissimo forse. Sinceramente considerando quel che già affronto, le difficoltà nel conciliare due discipline non so quando sarebbe un bene farlo. Ci vorrebbe troppo tempo per imparare, non dimentichiamo che manca solo un anno e mezzo alle Olimpiadi. Magari per il prossimo ciclo olimpico… Ma non è tempo per parlarne.

Parlando da osservatore privilegiato stando in pista, qual è però la specialità che ti piace di più?

A occhio mi piace molto la corsa a punti, vorrei anche provarla qualche volta con la costruzione di tante volate una diversa dall’altra tenendo anche presente come si debbano guadagnare giri per poter emergere, ma poi magari facendola non mi piacerebbe più così tanto. Lo scratch effettivamente è la disciplina che più si avvicina alla strada, la madison invece non l’ho mai provata e mi affascina, so che è molto difficile tecnicamente, serve molta coordinazione con il compagno, perché basta un cambio nel momento sbagliato e potresti compromettere tutto. Ogni specialità è diversa, ognuna ha le sue prerogative.

Con la Bahrain resta grande feeling, ma la preparazione su strada potrebbe presto richiedere anche più attenzione
Con la Bahrain resta grande feeling, ma la preparazione su strada potrebbe presto richiedere anche più attenzione
Per imparare una soluzione potrebbe essere prendere parte a qualche 6 Giorni?

In teoria sì, soprattutto per quelle specialità del programma olimpico. Non ci sarebbe grande pressione per fare risultato e si potrebbe quindi utilizzare per studiare, ma ci sono delle difficoltà. Intanto si toglierebbe spazio alla preparazione invernale, che si sa essere alla base di tutta la stagione su strada. Poi non è che potrei andare alle 6 Giorni così, di punto in bianco, dovrei comunque avere un minimo di tempo per prepararle, c’è un ampio lavoro dietro. Un paio sarebbero una buona palestra, ma non è così semplice.

Almeno per ora sei uno spettatore: sono specialità che ti esaltano?

Altroché, quando c’è un italiano in gara divento matto, tifo come un forsennato. Se vince un italiano, un compagno d’avventura sono felicissimo, sono fatto così. Magari tra qualche tempo riaffrontiamo l’argomento, per ora preferisco continuare sulla “strada vecchia”…

Moro: il quartetto, le crono, Parigi e l’amicizia con Pippo

21.10.2022
5 min
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Lo avevamo lasciato ad aprile tra speranze e ipotesi di un futuro nel quartetto d’oro olimpico. A poco meno di una settimana dalla conclusione dei campionati del mondo di Saint Quentin en Yvelines, lo ritroviamo vice campione iridato insieme all’organico del “poker dei sogni”. Classe 2002, Manlio Moro, ha portato a termine una stagione che spazia tra vittorie su strada con la Zalf Euromobil Désirée Fior, medaglie su pista e tanta voglia di fare bene pensando al futuro. Sull’orizzonte vede arrivare il TGV che porta a Parigi 2024 e Marco Villa è pronto scrivere il suo nome sul biglietto. A sostenerlo, ci ha raccontato, un Pippo Ganna che lo ha preso sotto la sua ala protettrice, sintomo che in questo giovane cronomen il potenziale c’è e in questo 2022 qualcosa ci ha già fatto vedere.

L’argento conquistato ai dietro alla Gran Bretagna per soli due decimi. Moro è il primo da sinistra
L’argento conquistato ai dietro alla Gran Bretagna per soli due decimi. Moro è il primo da sinistra
Manlio, hai concluso la tua stagione?

Sì, ho staccato subito dopo il mondiale, ora mi godo un po’ di relax. Mi fermo due o tre settimane completamente poi riparto con palestra e bici. 

Parliamo del mondiale francese appena concluso. Che voto ti dai?

Non saprei proprio, preferisco che siano gli altri a giudicarmi. Credo di essermela cavata bene, essendo anche alla prima esperienza con il quartetto dei grandi. Di sicuro è un punto di partenza, adesso posso solo crescere. 

Com’è stato fare parte del quartetto oro olimpico?

Non è stato semplice, non tanto a livello fisico ma soprattutto a livello mentale perché comunque entrare a far parte di un quartetto con quattro campioni olimpici non è semplice. Soprattuto prima della qualifica, essendo per me l’esordio in gara con loro ero abbastanza teso. Comunque sono riusciti a tranquillizzarmi molto. Mi hanno fatto sempre sentire a mio agio fin dal primo momento. E’ stata un’esperienza indimenticabile. 

A livello fisico ti sei sentito subito all’altezza?

C’è stato un cambiamento evidente nella mia prestazione. Fino a qualche mese fa, facevo il quartetto under con dei tempi più alti. Non è semplice di sicuro, ma essendo la mia prima volta, credo di essermela cavata bene. Sento che ho ancora tanti secondi nelle gambe. Non che sia andata male questa esperienza ma posso migliorare ancora molto. 

Villa crede in Moro e gli ha dato la possibilità di essere protagonista nel quartetto del mondiale
Villa crede in Moro e gli ha dato la possibilità di essere protagonista nel quartetto del mondiale
Per il 2023 la pista farà parte fin da subito del tuo calendario?

Sì, sarà un calendario parallelo. Stiamo già cercando di programmare il prossimo anno. Di sicuro parteciperò agli europei under ed elite. Poi per il mondiale lo spero e si vedrà chi andrà più forte. 

Molti ti hanno già messo sul treno per Parigi 2024. Senti la pressione?

Quello è il mio obiettivo. Sono contento e ringrazio Marco Villa che mi ha dato fiducia e credo che se lavorerò potrò farcela. Ovvio che non c’è niente per scontato e bisognerà guadagnarselo quel posto ma so che se mi metto d’impegno e lavoro posso arrivare in alto. 

Anche su strada hai disputato un’ottima stagione, qual’è il tuo bilancio?

Positivo. Ho corso la maggior parte di inizio stagione su strada poi nella seconda metà con europei e mondiali mi sono dedicato di più alla pista. Nella prima parte posso ritenermi comunque soddisfatto perché ho fatto le mie quattro vittorie e sono contento. Diciamo che è stata una stagione rivolta a trovare gli equilibri senza sbilanciarsi troppo. 

La vittoria a inizio stagione alla Due Giorni Alessandro Boris con un’azione da lontano
La vittoria a inizio stagione alla Due Giorni Alessandro Boris con un’azione da lontano
A inizio anno ci hai dichiarato che anche le crono erano un tuo obiettivo…

Quest’anno ne ho fatte due, una l’ho vinta e dall’italiano sono uscito un po’ deluso perché non stavo benissimo. Sono partito che ero stanco e fiacco. Infatti una volta arrivato a casa ho scoperto di avere il Covid. Non voglio prenderla come scusa però di sicuro non mi ha aiutato.  L’avevo preparato molto bene perché ero andato in altura con Pippo Ganna, e ci siamo allenati insieme. Purtroppo sono riuscito solo a fare quarto. Diciamo che non sono riuscito a dare il meglio di me.  

Anche le cronometro avranno uno spazio importante nel programma 2023?

Sì, saranno un obiettivo e faranno parte del calendario, anche per qualche rivincita personale.

Hai detto di esserti allenato con Ganna, siete amici?

Sì, con lui ho solo da imparare. Mi ha sempre aiutato, dato consigli e lui crede veramente in me. Sono contento perché mi supporta e mi corregge se vede qualcosa che non va, anche perché ha un’esperienza tale che può dire tutto. Mi sto trovando molto bene. Su questo è davvero una persona fantastica. 

Manlio Moro e Marco Villa ai mondiali di Roubaix un anno fa
Manlio Moro e Marco Villa ai mondiali di Roubaix un anno fa
Quando vi siete conosciuti?

L’anno scorso, da quando abbiamo iniziato ad allenarci insieme in pista a Montichiari. Non da molto in realtà, ma ci siamo trovati fin da subito. E’ sempre stato il mio idolo. Cerco di imparare da lui e averlo lì che ti dà consigli è un’emozione assurda. 

Visto che è un tuo idolo, facci un commento sui suoi due record…

Non ho parole. Rimarrà nella storia di sicuro. Ho avuto la fortuna di essere presente per entrambi i record ed è stata una cosa pazzesca. Ero sugli spalti e sarei voluto saltare giù in pista. Un’emozione assurda, da brividi. 

Eri anche tu tra i motivatori di Pippo alla mattina della finale dell’inseguimento individuale?

Sì, alla mattina non voleva partire. Siamo andati da Lombardi e con i compagni siamo andati su a cercare di convincerlo e per fortuna ci ha ascoltato.