La seconda stagione di Nicolas Milesi con il devo team dell’Arkea B&B Hotels si è conclusa leggermente in anticipo rispetto al previsto (in apertura foto Alexis Dancerelle/DirectVelo). Infatti il bergamasco dopo il campionato europeo a cronometro, non è più tornato in corsa. Fondamentalmente il calendario prevedeva altre due gare nelle quali il team francese ha preferito dare spazio agli atleti di casa. Non correndo da inizio settembre, quando al Giro del Friuli ha trovato la prima vittoria tra gli under 23, Nicolas Milesi ha deciso di sfogare la sua voglia di pedalare con un maxi giro di 300 chilometri sulle strade di casa. Al suo fianco c’era Alessandro Romele, che lo ha seguito in macchina visto che è alle prese con il recupero da un infortunio alla mano.
«Avevo voglia di pedalare – ci dice Nicolas Milesi mentre è a casa alle prese con il riposo di fine stagione – per divertirmi e per passare del tempo con Romele. Alla fine stavo bene, nelle ultime gare fatte su strada andavo forte. Sono felice di come sono cresciuto ancora, in estate ho fatto un bel passo in avanti tra le corse in Francia e il Giro del Friuli».
Nicolas Milesi ha fatto la sua ultima corsa in maglia Arkea il Giro del FriuliNicolas Milesi ha fatto la sua ultima corsa in maglia Arkea il Giro del Friuli
Le ore contate
Il team Arkea a fine stagione ha chiuso, l’anno prossimo la squadra francese non sarà più in gruppo. Una situazione che si sapeva da qualche mese e per la quale i corridori hanno avuto il via libera di cercare nuove sistemazioni e accordi. Correre con i giorni contati non è semplice, ogni gara conta e il rischio è non raccogliere quanto seminato.
«Se avessi fatto un’annata del genere in un altro devo team – prosegue ad analizzare Nicolas Milesi – probabilmente non avrei avuto problemi nel passare alla formazione superiore. In particolare se consideriamo che da luglio in poi ho sempre corso con la formazione WorldTour, fatta eccezione per il Giro del Friuli. Alla fine ho trovato una sistemazione per il prossimo anno, quindi sono felice di questo».
Nicolas Milesi ha corso per due stagioni nel devo team della formazione franceseNicolas Milesi ha corso per due stagioni nel devo team della formazione francese
Dove correrai?
Sarò parte della Ineos. E’ un progetto nuovo che parte quest’anno, credo sia un ambiente ancora migliore per le mie caratteristiche e che mi permetterà di fare un altro passo in avanti. Il 2025 è stato un anno buono, ad eccezione della caduta alla Roubaix dove ho rotto la clavicola. Però questi due anni in Arkea mi hanno aiutato a capire che corridore sono.
Ce lo dici?
Penso di essere un buon profilo per le corse del Nord, la Roubaix e le gare in Belgio mi piacciono molto. So di essere un passista e un cronoman di alto livello. Questo mi permette di potermi giocare le mie chance nelle corse a tappe dove c’è una prova contro il tempo. Le ultime due stagioni mi sono servite per specializzarmi, in futuro vorrei migliorare per essere più performante anche su percorsi più impegnativi.
Alla cronometro dell’europeo under 23 ha chiuso la prova al sesto posto a 29″ da Jonathan VervenneAlla cronometro dell’europeo under 23 ha chiuso la prova al sesto posto a 29″ da Jonathan Vervenne
Com’è arrivata l’offerta dalla Ineos?
Tramite il mio procuratore Acquadro. Dopo i buoni risultati al Tour Poitou si era avvicinata la Groupama, mentre i giorni successivi erano arrivate anche altre offerte. Nello stesso periodo si era interessata anche la Ineos, ho sentito Dario Cioni e l’offerta si è concretizzata a ottobre. Lui è il responsabile del team e della cronometro.
Da cronoman che effetto fa pensare di entrare nel team Ineos con Ganna e Cioni?
E’ incredibile. Non ci sono solamente loro perché anche Joshua Tarling è un cronoman davvero forte. Ho una voglia incredibile di iniziare ed entrare in questo nuovo ambiente. Posso dire che indosserò la divisa che ho sempre sognato e ammirato, vista anche la mia propensione per le prove contro il tempo.
Nicolas Milesi ha corso la sua terza Roubaix U23, dimostrando di essere un corridore da pavé (foto Ronan Caroff/DirectVelo)Nicolas Milesi ha corso la sua terza Roubaix U23, dimostrando di essere un corridore da pavé (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Hai incrociato Ganna agli europei?
Sì, abbiamo parlato un po’ ma non gli ho detto che avrei fatto parte del team. Ho trovato però una bravissima persona, disponibile e gentile. Quando ho messo la storia su Instagram del mio allenamento di 300 chilometri mi ha scritto ridendo: «Perché?». La risposta non c’era, avevo voglia e basta.
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Vincitore a Teor, nella seconda tappa del Giro del Friuli per U23, Nicolas Milesi prosegue su quella scia che ha inaugurato al Tour Poitou Charentes in Francia. Parlando con lui al ritorno dalle strade transalpine si sentiva che quella gara, quel secondo posto finale rappresentava qualcosa che andava al di là del puro risultato, era come un punto di ripartenza. E la successiva prestazione friulana ne è la dimostrazione.
La vittoria di Milesi a Teor, precedendo il gruppo di 8″. La maglia di leader al Giro del Friuli U23 è sua (foto Facebook)La vittoria di Milesi a Teor, precedendo il gruppo di 8″. La maglia di leader al Giro del Friuli U23 è sua (foto Facebook)
Il corridore dell’Arkea aveva preso spinta dalla prova transalpina che per il team era un appuntamento molto sentito: «Era una gara dove il livello non era affatto male. C’era questa lunga cronometro che sapevo che si addiceva alle mie caratteristiche. Vedendo il percorso, la squadra mi ha dato fiducia, facendomi partire come secondo capitano dietro Thibault Guernalec. Poi nella cronometro ho avuto veramente buone sensazioni e ottime gambe chiudendo al secondo posto e da lì la squadra vista la classifica ha appoggiato e abbiamo costruito tutti insieme il terzo posto finale».
Come ti eri avvicinato a questa fase della stagione?
Dopo il campionato italiano ho fatto un buon calendario, prima all’Ethias-Tour in Vallonia e poi all’Arctic Race che sono serviti per accrescere nella condizione. Il team ha visto i miei risultati ma soprattutto i miei progressi e per questo mi ha dato fiducia.
Il secondo posto a cronometro ha lanciato il ciclista di Clusone verso il podio franceseIl secondo posto a cronometro ha lanciato il ciclista di Clusone verso il podio francese
Nell’ultima tappa come hai provato a giocartela?
Nelle prime due tappe ho dovuto correre al servizio di Démare, come è giusto che sia, perché la priorità della squadra era curare la sua volata e infatti Arnaud ha colto due piazze d’onore. Dopo la crono, l’ultima tappa non era scontata, c’era un po’ di maltempo e vento nella prima parte, ma devo dire che è stata abbastanza controllata dalla TotalEnergies, che aveva Leroux, il leader della generale. Nel circuito finale ho cercato di rimanere bene attento insieme a Mozzato, che devo ringraziare, mi ha dato veramente una grande mano perché ha veramente molta esperienza e mi ha aiutato a muovermi in gruppo.
Come è andata alla fine?
Nel finale lui ha lanciato l’attacco e io ero appena dietro. L’arrivo, con gli ultimi 800 metri al 5 per cento di pendenza non era per Arnaud. Io sono salito forte, sono arrivato undicesimo e devo dire che alla fine ero molto contento, avendo oltre al podio la vittoria nella classifica dei giovani.
Terzo posto per il bergamasco al Tour Poitou Charentes, dietro Leroux e GodonTerzo posto per il bergamasco al Tour Poitou Charentes, dietro Leroux e Godon
Com’era stata la prima parte di stagione?
Non facile, vista la frattura della clavicola alla Roubaix, Devo ammettere che in questa stagione puntavo molto sulla prima parte, sulle classiche in Belgio. La Roubaix è una gara che mi piace molto, l’avevo preparata, ero arrivato nelle mie migliori condizioni. Mentre eravamo in un gruppo di 10, in uno degli ultimi settori sul Carrefour dell’Arbre sono caduto e mi sono rotto la clavicola. Ho perso quel mese in cui c’erano tutte gare di categoria adatte a me, dove potevo giocarmi le mie carte e raccogliere qualcosa. Ho lavorato per tornare in tempo per l’italiano a cronometro e per la terza volta consecutiva sono finito secondo. Da lì sono andato in altura a Livigno per azzerare tutto.
Tu sei al secondo anno all’Arkea, come ti trovi?
Devo dire che il primo anno non è stato facilissimo. Il cambio della lingua era un ostacolo, poi il calendario era molto diverso da quello a cui ero abituato. C’è stato bisogno di un periodo di assestamento. Quest’anno sento la differenza, intanto perché me la cavo bene con il francese. In squadra ho iniziato un po’ più a conoscere tutto lo staff e i compagni, anche quelli del WorldTour visto che comunque ho corso abbastanza anche con la prima squadra. Quindi sono abbastanza ottimista per il futuro.
Dopo le iniziali normali difficoltà, Milesi ha trovato spazio e fiducia nell’Arkea-B&B HotelsDopo le iniziali normali difficoltà, Milesi ha trovato spazio e fiducia nell’Arkea-B&B Hotels
Che atmosfera c’è nel team, sia per la situazione ranking che per le voci circolanti sulla stessa sopravvivenza della formazione francese?
Noi non prestiamo molto fede a tutte le chiacchiere, cerchiamo di dare il massimo in ogni gara e poi vedremo il futuro che cosa ci riserverà. Io penso che queste prestazioni e comunque anche la continuità che ho avuto nei miei tre anni da under 23, anche se con parecchi problemi visto che mi sono rotto la clavicola due anni consecutivi, spero che possa aprire anche a ad altre opzioni per il prossimo anno e i prossimi a venire. Poi vedremo anche quale sarà il futuro del team.
Il Giro del Friuli ti sta dando ulteriore spinta, poi che cosa ti attende?
Io spero di trasferire questo momento positivo anche salendo di categoria, perché successivamente sarò al Giro del Lussemburgo con la prima squadra e so essere una corsa molto qualificata. Successivamente dovrei essere all’europeo a cronometro che è un mio vero obiettivo.
Agli europei del 2024 Milesi aveva chiuso 9°. Fare meglio è l’obiettivo minimoAgli europei del 2024 Milesi aveva chiuso 9°. Fare meglio è l’obiettivo minimo
Dove lo scorso anno avevi finito al nono posto. Facile immaginare che la tua ambizione sia di migliorare…
Sicuramente voglio scalare la classifica e dico la verità, le gare di questa parte di stagione mi dicono che posso anche ambire a qualcosa d’importante. Tra l’altro penso che il calendario di avvicinamento sia perfetto visto che in Lussemburgo c’è una cronometro piuttosto lunga anche lì. Poi faremo il punto…
Le cinque medaglie azzurre conquistate dagli uomini nelle crono individuali dei tre eventi principali del 2024 hanno avuto un grande valore per il nostro movimento, soprattutto se contestualizzate nel momento in cui sono arrivate. Tuttavia hanno evidenziato all’orizzonte “una coperta” che si sta accorciando.
Vale la pena iniziare a prevedere un dopo-Ganna in maniera mirata?Oppure lasciamo tutto il peso sulle spalle del totem verbanese, col rischio di gravarlo ancora di eccessive pressioni? Giusto per dare un riferimento, tra europei, mondiali e Giochi a cinque cerchi, Pippo ha conquistato 8 delle 13 medaglie ottenute dall’Italia dal 2017 (anno del suo passaggio tra i pro’). E’ stato ed è tutt’ora il capostipite di una specialità che non si può improvvisare, oltre ad essere un riferimento per i più giovani.
Tante considerazioni e tante risposte le abbiamo chieste ad Adriano Malori. Unoche della cronometro ha fatto una filosofia di vita fin dalle categorie giovanili. E come sempre il vice-campione del mondo di Richmond ci ha dato tanti spunti, sbilanciandosi su un nome in particolare come futuro faro azzurro.
Per Malori bisogna prevenire il dopo-Ganna lavorando più a fondo nelle categorie giovaniliPer Malori bisogna prevenire il dopo-Ganna lavorando più a fondo nelle categorie giovanili
Meriti attuali
Abbiamo già detto più volte che quest’anno Ganna ha dovuto staccare la spina dopo Parigi, saltando le prove continentali in Limburgo, per ripresentarsi rigenerato psicofisicamente a Zurigo. Per lui due argenti dietro ad un Evenepoel inarrivabile. Eppure parallelamente – e fortunatamente per i colori azzurri – ha trovato in Affini un compagno che ha tenuto altissima la bandiera.
«Senza contare Pippo, che è sempre una garanzia – spiega Malori – anche Affini ormai è una certezza e l’ho sempre detto che era un buon cronoman.L’oro all’europeo e il bronzo al mondiale sono meritati ed Edoardo ha dimostrato di essere davvero il vice-Ganna. La differenza tra i due è che Affini alla Visma | Lease a Bike è un super gregario che lavora tantissimo, a scapito di qualche sua carta da giocare ogni tanto. Invece Ganna alla Ineos Grenadiers è diventato un capitano in molte gare o tappe. Lo stesso discorso vale anche per Cattaneo che ha raccolto un bel bronzo europeo vedendo ripagati i suoi sforzi nella Soudal-Quick Step. Detto questo però iniziano un po’ di note dolenti, se andiamo a vedere cosa c’è dietro di loro».
Ganna e Affini (qui col cittì Velo) sono rispettivamente il leader ed il vice della specialità in Italia (foto FCI/Maurizio Borserini)Ganna e Affini (qui col cittì Velo) sono rispettivamente il leader ed il vice della specialità in Italia (foto FCI/Maurizio Borserini)
Eredità da raccogliere
Il “Malo” prima di elencarci chi potrebbe essere il successore, fa più di un passo a ritroso per spiegare cosa bisognerebbe fare per allevare nuovi cronoman. Perché, gli chiediamo noi, per una nuova leva raccogliere il testimone da Ganna e i suoi fratelli è uno stimolo oppure una zavorra?
«Sinceramente – risponde Adriano con la solita lucida franchezza – credo che possa essere un grosso peso perché inevitabilmente verranno fatti dei paragoni. Nel 2015 quando io ho vinto l’argento mondiale si fecero grandi titoli. Erano più di vent’anni che un italiano non prendeva una medaglia a crono. E’ vero, andavo forte ed ero cresciuto molto, però non avevo alcuna eredità da raccogliere. E di fatto posso dire che Ganna l’ha raccolta da me e sono ben felice che abbia poi vinto due mondiali di fila.
«Ma pensate se adesso un nostro giovane dovesse inanellare una serie di podi importanti, che cosa gli direbbero tutti, dal pubblico agli addetti ai lavori. Avrebbe sempre il confronto con Pippo che rischierebbe di essere controproducente. So bene che dovrebbe essere una grande motivazione cercare di raggiungere i livelli di Ganna o di Affini, ma in Italia manca la pazienza. Così come stiamo aspettando di trovare un nuovo Nibali, rischiamo di fare altrettanto con il dopo-Ganna se non si inizia a fare qualcosa con i giovani».
Allenamento imprescindibile. Malori per migliorare e vincere nelle prove contro il tempo faceva tante ore da solo sulla bici da crono Per migliorare e vincere nelle prove contro il tempo, Malori faceva tante ore da solo sulla bici da crono
Ore in solitaria
Quello moderno è un ciclismo che assomiglia molto alla Formula Uno, dove si ricercano i dettagli per andare più forte. Figuratevi per chi vuole diventare un cronoman competitivo. Galleria del vento, abbigliamento, materiali e soprattutto tante, tante e tante ore di allenamento. Malori potrebbe avere una cattedra sull’argomento in questione.
«Il livello italiano nelle categorie giovanili – chiarisce Adriano – non è veritiero. Da juniores e da U23 si confonde la forza generica con l‘eventuali predisposizioneper le crono o ad esempio per la salita. In Italia purtroppo non si ragiona in prospettiva. I giovani si allenano tanto per la categoria che fanno. Potenzialmente ce ne sono tanti che potrebbero essere portati per le prove contro il tempo, ma bisogna vedere chi ha veramente voglia di mettersi lì a pedalare per delle ore da solo, con metodo e concentrazione.
«Sempre nel 2015 – ricorda – dopo la crono di apertura che vinsi alla Tirreno, a quattro secondi da me arrivò a sorpresa Oss. Gli suggerii di insistere nella disciplina. Però lui mi rispose sorridendo che più di dieci, massimo 15 minuti a tutta non riusciva a tenere perché poi saltava di testa. E capivo benissimo il suo ragionamento. Ecco perché è facile perdere col passare degli anni tanti talenti a crono».
Eredità pesante. Dal 2017 ad oggi, Ganna ha raccolto 8 medaglie su 13 conquistate dall’Italia tra europei, mondiali e OlimpiadiEredità pesante. Dal 2017 ad oggi, Ganna ha raccolto 8 medaglie su 13 conquistate dall’Italia tra europei, mondiali e Olimpiadi
Investire sulle crono
Investire nelle crono è il mantra ricorrente quando se ne parla a livello giovanile. Un discorso che ci fece anche Marco Velo, il cittì delle crono, prima e dopo le prove degli ultimi europei nelle quali gestisce uomini e donne dagli juniores ai pro’.
«Sono d’accordo con quello che sostiene Marco – va avanti Malori – perché non ci sono molte cronometro nelle categorie giovanili, fatti salvi i campionati italiani e in qualche giro a tappe. Purtroppo è un problema economico per gli organizzatori ed anche per le squadre che devono avere una bici adatta. Adesso molti direttori sportivi vedono le crono come una mezza rogna perché bisogna investirci tempo e denaro. E sappiamo che non tutti ce li hanno, tenendo conto dello stress sempre più dilagante che condiziona i giovani.
«Ovvio, non tutte le realtà sono così per fortuna, ma ora è difficile trovare chi crede veramente in un potenziale cronoman. A meno che, e lo dico brutalmente, non si faccia come Finn che è andato a correre in un team tedesco e satellite della Red Bull-Bora Hansgrohe. Ed è diventato campione italiano su strada e a crono, investendoci tanto».
Tra gli U23 riflettori su Milesi della Arkea Devo e il tricolore Raccagni Noviero promosso nel WorldTour con la SoudalBryan Olivo è stato campione italiano a crono U23 nel 2023, oltre ad aver già corso europei e mondialiTra gli U23 riflettori su Milesi della Arkea Devo e il tricolore Raccagni Noviero promosso nel WorldTour con la SoudalBryan Olivo è stato campione italiano a crono U23 nel 2023, oltre ad aver già corso europei e mondiali
Milesi per lo scettro
Gira e rigira la lancetta batte dove la cronometro duole. Il dopo-Ganna bisogna anticiparlo cercando di farsi trovare pronti. Malori non ha dubbi su chi potrebbe prendere lo scettro di Pippo, a patto che si facciano le cose a modo.
«Per me Lorenzo Milesi – ci dice Adriano – ha tutte le carte in regola per raccogliere quella famosa eredità da Ganna. Non si vince un mondiale a crono U23 per caso, considerando che quella categoria ormai è piena da anni di atleti molto forti di team WorldTour. Purtroppo quest’anno ha avuto una stagione non semplice, raccogliendo pochi risultati anche a crono, ma può capitare. Ha 22 anni, è ancora molto giovane e può crescere ulteriormente. Tuttavia gli consiglio quello che consigliai allo stesso Ganna quando era nella prima UAE, la ex Lampre in cui ero stato per diversi anni. Ovvero cambiare squadra se vuoi fare il salto di qualità a crono».
Lorenzo Milesi per Malori può raccogliere l’eredità di Ganna, ma deve sperare che la Movistar torni ad investire nella cronoLorenzo Milesi per Malori può raccogliere l’eredità di Ganna, ma deve sperare che la Movistar torni ad investire nella crono
«Pippo alla Ineos lo ha fatto – conclude – mentre l’attuale Movistar di Milesi non è la stessa di quando c’ero io. Non ci credono come prima. L’unica sua speranza è che la Movistar (con cui Milesi ha firmato fino al 2026, ndr), voglia nuovamente investire risorse importanti in quella specialità. Hanno Mas per i Grandi Giri e Ivan Romeo, successore di Lorenzo in maglia iridata.
«Sotto di lui, tra gli altri giovani italiani c’è il Milesi della Arkea (Nicolas, non sono parenti, ndr). E’ arrivato due volte secondo al tricolore U23 e sembra ben predisposto. Però per entrambi e per tutti gli altri direi di vedere come andrà il 2025. Eventualmente faremo nuovamente questo discorso fra dodici mesi, se non prima».
Per la prima volta Cattaneo racconta i primi anni da pro' persi per infortunio e problemi con il cibo. Ora però è rinato. Il Tour lo ha detto chiaramente
Dieci secondi di ritardo all’intermedio, sei secondi di vantaggio sulla linea del traguardo. A San Vito al Tagliamento Vittoria Guazzini si riconferma campionessa italiana a cronometro battendo (nuovamente) Elisa Longo […]
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Fra le tante… migrazioni degli U23 italiani verso i development team, ce ne sono due che forse non hanno fatto clamore come altre. Quella di Giosuè Epis e Nicolas Milesi di accettare la proposta della Arkea-B&B Hotels Continentale rappresenta una scelta di volontà di crescita importante.
Circa 40 giorni di gara per entrambi, di cui un terzo disputati con la formazione WorldTour. Tuttavia per Epis e Milesi la stagione finora ha viaggiato su due binari diversi per differenti validi motivi (in apertura al campionato italiano U23, photors.it). Ne abbiamo parlato con loro, cercando di capire anche se, al netto di tutto, la decisione di andare all’estero stia ripagando o meno.
Epis vuole finire in crescendo la stagione. Al Giro del Friuli cercherà continuità di prestazioni e risultatiEpis vuole finire in crescendo la stagione. Al Giro del Friuli cercherà continuità di prestazioni e risultati
Maledetta primavera
Oggi Epis è in gara al Giro del Friuli (fino al 7 settembre) con la speranza di ritrovare il giusto colpo di pedale e di conseguenza un morale sereno. Il suo 2024 ha avuto un avvio che definire travagliato è quasi un complimento.
«Per le aspettative che avevo – spiega il ventiduenne bresciano – non è stato un anno facile. Non sono molto contento, mi sento soddisfatto al 70 per cento se considero tutto. In realtà speravo in maggiori risultati e prestazioni. Non sono mancati, però avrei voluto più continuità di rendimento. La sosta forzata di 40 giorni a fine marzo ha decisamente condizionato la mia annata, sia dal punto di vista fisico che mentale».
Morale in crescita. Dopo lo stop per motivi di salute, Epis trova un bel terzo posto al Tour Alpes Isère (foto twitter/X)Ha ritrovato la motivazione Epis, ma in primavera ha vissuto un brutto periodo per un problema cardiacoMorale in crescita. Dopo lo stop per motivi di salute, Epis trova un bel terzo posto al Tour Alpes Isère (foto twitter/X)Ha ritrovato la motivazione Epis, ma in primavera ha vissuto un brutto periodo per un problema cardiaco
Tutta colpa del valore della troponina (un enzima di natura proteica presente nel muscolo scheletrico e cardiaco) durante un check-up di routine della squadra. Il suo indice segnalava una sofferenza del cuore, che comunque appariva inizialmente sotto controllo ed invece no.
«Ricordo che ero a Linate – prosegue Epis – e stavo salendo sul volo per andare a correre il Circuit des Ardennes in Francia, quando mi hanno chiamato con urgenza dicendomi di scendere. Non potevo correre perché non avevo il benestare dei dottori. Infatti i valori, dopo alcuni accertamenti, erano troppo alti e sarebbe stato pericoloso. Mi è caduto il mondo addosso, perché ho dovuto fare subito una settimana di ospedale e poi è stata una lunga trafila. Nei primi giorni ho pensato più volte di smettere, poi ho ritrovato la motivazione».
Un Giosuè nuovo
Epis ha riattaccato il numero sulla schiena il primo maggio a Francoforte, nella classica per U23, ma solo a fine mese ha ripreso veramente, praticamente a due mesi di distanza dall’ultima corsa. E da lì la lunga rincorsa fino ad oggi.
«Sono rientrato all’Alpes Isère – continua Epis – dove ho raccolto due piazzamenti, di cui un terzo posto in volata. Ero in crescita, mi serviva correre. Poiché la nostra squadra non era stata invitata al Giro NextGen, avrei dovuto correrlo con la nazionale di Amadori, ma alla fine sono stato mandato allo ZLM Tour, trovando un altro piazzamento per il morale. Tutto sommato, se riguardo indietro a ciò che è successo, va bene così, però ora voglio solo fare bene il finale di stagione iniziando proprio dal Giro del Friuli».
Epis e Milesi hanno corso quasi una decina di gare con l’Arkea WT. Qui assieme alla Coppi&Bartali però col devo teamEpis e Milesi hanno corso quasi una decina di gare con l’Arkea WT. Qui assieme alla Coppi&Bartali però col devo team
I miglioramenti di Milesi
Nelle ultime ore è arrivata la convocazione di Milesi per l’europeo in Belgio (dall’11 al 15 settembre) sia per la crono che per la strada, anche se la formazione verrà ufficializzata dopo l’attuale ritiro al Sestriere. Per il 20enne bergamasco di Parre l’annata finora è andata bene ed è servita per incamerare esperienze nuove.
«Sono migliorato tanto in ogni campo – racconta Nicolas – dalla resistenza alle gare dure fino alla crono, in cui già andavo bene. Mi piacciono le corse del Nord, che sono adatte alle mie caratteristiche. Ho avuto diverse occasioni, alcune delle quali potevo fare meglio ed un paio di buone top ten sono arrivate. Peccato per il secondo posto al campionato italiano a crono (a 25” da Raccagni Noviero, ndr), dopo quello dell’anno scorso. Mi ero preparato bene allo ZLM Tour, ma non ho nulla da recriminare».
Se la maglia azzurra era uno degli obiettivi del 2024, anche alcune successive gare lo saranno. «Visto che abbiamo corso molto all’estero, sarebbe bello fare bene in quelle italiane. Penso al Piccolo Lombardia sulle strade vicino a casa».
Tricolore crono. Vince Raccagni Noviero, Milesi chiude secondo (come nel 2023) davanti a BagatinMilesi grazie al calendario più ampio della Arkea, ha potuto migliorare diverse qualità e fare più esperienza internazionaleTricolore crono. Vince Raccagni Noviero, Milesi chiude secondo (come nel 2023) davanti a BagatinMilesi grazie al calendario più ampio della Arkea, ha potuto migliorare diverse qualità e fare più esperienza internazionale
Scelta giusta
Anche in considerazione delle rispettive annate, l’ultima domanda ai due lombardi del devo team dell’Arkea è relativa alla scelta di lasciare le proprie formazioni U23 italiane per l’estero. Giusta o affrettata?
«Per quanto mi riguarda – dice Epis, che ha ottenuto 8 vittorie totali nei tre anni da “dilettante” in Italia – la rifarei senza pensarci.Ci tengo a specificare che con la Zalf, la mia ex squadra, mi sono lasciato bene e che hanno compreso la mia volontà di voler guardare cosa c’è oltre il nostro confine. E’ un modo di crescere, facendo anche un’esperienza di vita un po’ più ampia. E non sottovalutiamo che quest’anno ho avuto modo di correre per tante volte col team WorldTour, dove impari a curare i dettagli. In Italia non mi sarebbe mai potuto capitare. Certo, col senno del poi, cercherei di fare meglio certe cose, ma ripeto, non sono pentito della mia scelta, tant’è che ho rinnovato anche per l’anno prossimo».
Azzurro. Milesi quest’anno con la nazionale ha corso l’Orlen Grand Prix in Polonia. E’ appena stato convocato anche per l’europeo in BelgioAzzurro. Milesi quest’anno con la nazionale ha corso l’Orlen Grand Prix in Polonia. E’ appena stato convocato anche per l’europeo in Belgio
Stessa lunghezza d’onda anche per Milesi, forse con ancora meno dubbi. «Anche nel mio caso non ho avuto problemi con la Colpack, con cui avrei potuto continuare. Anche loro hanno capito l’opportunità che mi veniva offerta. Sicuramente non è stato facile all’inizio perché cambiava tutto, a partire dalla lingua, ma l’ambientamento è andato bene, grazie anche a Giosuè. Avere un compagno italiano aiuta ad integrarsi meglio».
«Il calendario dei devo team – conclude Milesi – è un’altra cosa rispetto a quello italiano. Ti dà un’altra consapevolezza. Puoi confrontarti su percorsi diversi, con rivali che cambiano quasi ad ogni corsa, tra i migliori al mondo e su tattiche alternative. Sono contento, per me è stato un passo in avanti per crescere più in fretta, anche attraverso le corse con la Arkea dei pro’. Anche io ho rinnovato e vorrei guadagnarmi il passaggio nel team WorldTour per il 2026».
Dopo un anno di apprendistato nel devo team, Giosuè Epis approda al team principale dell'Arkea-B&B Hotels. E si stabilisce oltralpe per crescere ancora
SARCHE – Prima di incontrare Bryan Olivo, giusto ieri dopo la sua vittoria nella cronometro tricolore degli U23, è capitato di stringere la mano a Roberto Bressan. Il team manager del Cycling Team Friuli se ne andava in giro con un sorriso grande così, dato che su Olivo si è già speso più di una volta in prima persona. I tecnici del suo team stanno lavorando da due anni per trasformarlo da crossista promettente in pistard e stradista da leccarsi i baffi. Questa crono, vinta con 1’12” sul secondo e 1’16” sul terzo è stata la conferma che la direzione è giusta.
Olivo e la sua Merida hanno percorso i 25,7 chilometri in 32’20”, a 43,630 di mediaOlivo e la sua Merida hanno percorso i 25,7 chilometri in 32’20”, a 43,630 di media
Per il team e la famiglia
Olivo se ne stava rintanato nel box riservato ai primi della classifica, senza la più classica “hot seat”, ma con una serie di divanetti e panche all’ombra, che sotto quel sole così cattivo era un’oasi felice.
«Mi aspettavo di andare bene – diceva – ma non di dare così tanto distacco al secondo. Sui rulli durante il riscaldamento ho visto dei numeri che mi hanno stupito. Sapevo di andar forte, perché questo italiano lo preparo dall’anno scorso. Arrivai terzo e mi dissi che sarei tornato per vincere. Ce l’ho messa tutta e non nego che da lunedì ero molto agitato: non perché sentissi la pressione della gara, ma per tutta la fiducia che mi arrivava dalla squadra, per come mi hanno preparato. Non volevo deludere loro, me stesso e neppure i miei genitori che mi stanno sempre accanto».
Secondo al traguardo, Nicolas Milesi ha colto così il miglior piazzamento del 2023 (foto Tornanti_cc)Secondo al traguardo, Nicolas Milesi ha colto così il miglior piazzamento del 2023 (foto Tornanti_cc)
Lavori in corso
Il passaggio su strada non è stato privo di punzecchiature. La fuga di un altro fra i migliori talenti dal ciclocross non l’avevamo vista di buon occhio, al punto che mosso da un impeto polemico, la scorsa estate Bressan disse che l’inverno successivo avrebbe rimandato Olivo nel cross. Questo non è successo (non avevamo dubbi), in compenso è proseguita la crescita omogenea di Bryan su quasi tutti i terreni.
«Vincere il campionato italiano – proseguiva Olivo – mi dà emozioni indescrivibili. La stagione era partita bene, poi è diventata un po’ opaca. Ho avuto un problema intestinale, che mi ha fatto perdere 3 chili in tutto il mese di maggio. A giugno non andavo avanti, invece alla fine mi sono ripreso e meglio di così non poteva andare. Detto questo, non so ancora dire che tipo di corridore potrei essere. Credo che adesso si possa dire che vado forte a crono. In pianura vado bene, in salita mi difendo. Si potrebbe dire che sono un “all rounder”, ma non mi definisco così, vediamo col tempo. C’è ancora tanta strada da fare».
Dopo l’arrivo, Belletta era stremato per il caldo: il suo ritardo finale è stato di 1’16”: non male per essere al primo anno (foto Tornanti_cc)Dopo l’arrivo, Belletta era stremato per il caldo: il suo ritardo finale è stato di 1’16”: non male per essere al primo anno (foto Tornanti_cc)
Non mollare mai
E così adesso, sentendolo parlare, ti chiedi se sulle sue tracce ci sia già qualche squadra di quelle che va a pesca di talenti giovanissimi. Va detto che il Cycling Team Friuli, in quanto vivaio della Bahrain Victorious, è un ottimo posto in cui continuare a fare le proprie esperienze, ma come ragionerebbe un ragazzo di vent’anni davanti all’eventuale offerta di un team WorldTour?
«Non so cosa farò il prossimo anno – ha detto subito – dipende se mi sentirò pronto per passare oppure no, sennò aspetterò ancora un anno. Ho ancora tanti obiettivi quest’anno. Sabato c’è il campionato italiano su strada, dove credo che correrò per i miei compagni. Loro hanno fatto il Giro d’Italia e di sicuro su strada saranno leggermente più pronti di me. Però se ci sarà l’occasione, proverò a fare il mio. E poi vorrei anche fare bene al mondiale.
«Sono tutti obiettivi che vengono gradualmente e grazie alla forza mentale. La differenza in questa crono l’ho fatta perché non ho mollato di un millimetro, anche se le gambe mi dicevano di calare. Io non l’ho fatto e questa è una cosa che non mi succede spesso. Una cosa che da oggi in avanti dovrà sempre esserci. Per me questo significa crescere».
Con Gianluca Bortolami facciamo il punto sul suo GB Junior Team (la squadra di Belletta) e riprendiamo la provocazione di Bartoli. Un0'altra voce importante
ROUBAIX (Francia) – Quelle che si dipingono sui volti dei ragazzi della Colpack-Ballan, al termine della Paris-Roubaix Espoirs, sono espressioni di fango e fatica. La corsa under 23 più dura del calendario ha lasciato nei giovani del team bergamasco tanti insegnamenti e la voglia di tornare. Ci si può innamorare di una corsa anche se questa ti mastica ad ogni settore di pavé, per poi sputarti nel velodromo di Roubaix senza capire bene come ci sei arrivato.
Nicolas Milesi è stato il primo della Colpack a tagliare il traguardo, in 36ª posizioneIl bergamasco al primo anno da under 23 era alla sua seconda esperienza tra le pietre della RoubaixNicolas Milesi è stato il primo della Colpack a tagliare il traguardo, in 36ª posizioneIl bergamasco al primo anno da under 23 era alla sua seconda esperienza tra le pietre della Roubaix
L’esperienza di Milesi
Nicolas Milesi, al primo anno con la Colpack, ha già corso su queste strade nel 2022, quando ha affrontato la Paris-Roubaix Juniores. I chilometri tra l’anno scorso e quest’anno sono aumentati, passando da 111 a 162. Aggiungere una tale distanza da queste parti cambia totalmente le sensazioni. Il bergamasco è il primo dei suoi al traguardo e parla volentieri, rimanendo lucido.
«In partenza non mi sentivo al massimo – racconta mentre si toglie il fango dal volto – andando avanti con i chilometri stavo sempre meglio. Ma ormai non ero più parte del primo gruppo. Sono andato ad un ritmo costante per tutta la corsa, anzi con il passare dei chilometri riprendevo qualcuno dei gruppetti davanti a me.
«Non ho mai avuto problemi, né meccanici né di cadute – spiega – avevo fiducia nei miei mezzi e nella mia capacità di guida. Arrivo dalla mountain bike e sono consapevole di saper muovere bene la bici. Mi ha influenzato molto la prima parte di corsa, non ero brillantissimo e non sono rimasto sempre nelle prime posizioni. Sul finale mi sono sbloccato un po’ ed ho fatto secondo nella volata del mio gruppetto, chiudendo tre scatti negli ultimi chilometri, volevo comunque dare il massimo. Nel corso della gara mi sono trovato spesso accanto a corridori forti, come Herzog, campione del mondo juniores in carica. Chiaramente il parterre era di prima scelta, considerando che oggi c’era anche Segaert, corridore della Lotto Dstny».
Alessandro Romele ha pagato un po’ di inesperienza, ma ha detto che vuole tornare qui per rifarsiAlessandro Romele ha pagato un po’ di inesperienza, ma ha detto che vuole tornare qui per rifarsi
La voglia di Romele
La Roubaix di Romele è iniziata nella sua mente venerdì sera, quando è andato a letto presto per preparare il viaggio. Lui e Milesi sono stati i riferimenti di questa Colpack, hanno guidato la ricognizione di sabato e sono stati i primi a scendere dal pulmino e prepararsi domenica mattina alla partenza.
«Indubbiamente era un palcoscenico di altissimo livello – analizza Romele – non ci potevamo aspettare di fare una passeggiata. Comunque penso che abbiamo fatto la nostra gara, ci sono stati degli episodi sfortunati, ma non è una scusa. Per essere la prima volta penso vada bene così, questa gara è un obiettivo e lo sarà per tutta la mia vita. Penso di essere adatto per corse del genere, piano piano arriviamo e ci sarà sicuramente una seconda volta.
«Sono caduto presto – racconta ancora – però sono riuscito a rimanere abbastanza davanti. Ero leggermente avvantaggiato rispetto a Milesi e Cretti, insieme siamo andati avanti ancora poco. Ad un certo punto ho forato e mi sono fermato a cambiare la ruota, ma ormai ero nel terzo gruppo. Mi sono rassegnato, mollando leggermente di testa, ed in questa corsa è una cosa che ti condiziona molto».
Cretti ha provato ad anticipare il gruppo per andare in fuga, nulla da fare peròCasalini (a sinistra) e Della Lunga (al centro) sono stati vittime di una caduta, ma hanno portato comunque a termine la corsaCretti ha provato ad anticipare il gruppo per andare in fuga, nulla da fare peròCasalini (a sinistra) e Della Lunga (al centro) sono caduti, ma hanno portato a termine la corsa
Cretti analizza
Il primo rifornimento della Colpack era piazzato al termine dei primi quattro tratti di pavé, quelli visionati ieri dai ragazzi. Le pale eoliche ai lati, che si stagliano alte nel cielo, sembrano guardiane silenti di immense distese verdi. Campi attraversati da ruvide strade di pietra e tappezzati dal giallo delle coltivazioni di colza.
«Sono partito con l’idea di dare il massimo – ammette Cretti dopo l’arrivo – ma anche di divertirmi. In questo periodo sto andando bene e ciò mi ha dato una bella spinta morale. La mia corsa, però, è durata fino al chilometro 120. Da lì in poi mi sono fatto portare al traguardo (dice con un sorriso, ndr). Non avendo mai corso sul pavé, qualcosa in meno degli altri sentivo di averlo. Negli ultimi settori la bici rimbalzava nei buchi, ero completamente finito!».
I ragazzi della Colpack hanno fatto il sopralluogo sabato, ma le pietre erano asciutte, una condizione opposta rispetto alla corsaI ragazzi della Colpack hanno fatto il sopralluogo sabato, ma le pietre erano asciutte, una condizione opposta rispetto alla corsa
«Sapevamo benissimo – racconta – che avremmo dovuto prendere i primi tratti davanti, oppure provare ad andare in fuga. Però gli squadroni dei “devo team” si sono messi a controllare la corsa e chiudevano su ogni attacco. Anche io ho provato ad anticipare due volte, ma mi hanno subito stoppato. Moralmente sono felice – dice sereno – ho preso i primi settori di pavé davanti, ma arrivavo sempre a tutta fin dai chilometri prima, quindi una volta entrato sfilavo. Avere una squadra forte in questi casi aiuta a risparmiare nei tratti di asfalto per poi accelerare sulle pietre».
Dolori su tutto il corpo
Scossi e mossi dalle pietre, una gara totalmente corsa come se si fosse in uno shaker, che ti mischia ossa e muscoli. Ci sono corridori ai quali arriva prima il mal di schiena piuttosto che quello alle gambe.
«Avevo tutto il fango negli occhi e sugli occhiali – chiude Milesi – anche se quelli al primo di settore di pavé erano già inutilizzabili. Ora che sono un po’ più freddo, ho un gran dolore alla schiena, mentre in corsa erano le braccia e le mani a soffrire.
La Roubaix Espoirs è stata vinta per distacco da Tijl De Decker (Lotto Dstny Development)La Roubaix Espoirs è stata vinta per distacco da Tijl De Decker (Lotto Dstny Development)
«La pioggia – dice Romele mentre si cambia – ha modificato totalmente le sensazioni provate ieri durante la ricognizione. Le condizioni dei settori peggioravano ed il fango aumentava la difficoltà di guida e la stanchezza. I dolori piano piano si sono diffusi a tutte le parti del corpo complicando ancora di più il tutto».
«Neli ultimi tratti – aggiunge Cretti – la corsa era finita, ero in un gruppetto di venti e mi staccavo anche da loro. Mi infilavo nelle buche del pavé e faticavo ad uscirne, ero stanco morto. Nessun dolore particolare, abbiamo solo menato troppo (chiude con una risata, ndr)».
Lo abbiamo incontrato alla partenza della Coppa San Geo, mentre le squadre si andavano radunando. La prima gara di stagione porta con sé un senso di novità in tutti i suoi partecipanti, nuovi o “vecchi” che siano. Questa sensazione si amplifica parlando con Nicolas Milesi, corridore della Colpack Ballan al suo primo anno nella categoria under 23.
Il bergamasco alla partenza della Coppa San Geo, sua prima corsa da under 23Il giovane bergamasco alla partenza della Coppa San Geo, sua prima corsa da under 23
Tutto in casa
Milesi è nato a Parre, vicino a Clusone, nel cuore della Val Seriana. Il suo primo passo in un ciclismo di un certo peso lo fa con un team bergamasco, questione di cuore e vicinanza.
«Ho iniziato a correre da piccolo nella categoria G1 – ci racconta – con la mountain bike, correvo con la squadra del mio paese: la MTB Parre. Sono rimasto con loro fino ad allievo di secondo anno e questo penso mi abbia aiutato ad imparare a correre con libertà e spensieratezza. Non sono mai partito con il pensiero di vincere. In quello stesso anno ho vinto il campionato italiano di mountain bike, così ho voluto mettermi alla prova in due gare su strada. Mi è piaciuto fin da subito, l’ambiente è molto diverso, alcune squadre si sono interessate a me.
«Così sono passato junior con la Ciclistica Trevigliese, una squadra molto preparata che mi ha permesso comunque di fare qualche esperienza ancora in mountain bike. Da junior di secondo (l’anno scorso, ndr) mi sono buttato anche nel mondo delle cronometro. Devo dire che mi piacciono molto e da quest’anno ho deciso di concentrarmi bene sulla strada e vedere cosa potrò fare nel mio futuro. Penso, tuttavia, che questo “viaggio” sia stato perfetto, vissuto senza pressioni con l’intenzione di concentrarsi veramente adesso che tutto conta».
Per il classe 2004 una campionato italiano mtb, categoria allievi, vinto con il team MTB Parre (foto Instagram)L’anno scorso l’esperienza con la nazionale alla Parigi-Roubaix juniores, l’esperienza in mtb è servita (foto Philippe Seys)Per il classe 2004 una campionato italiano mtb, categoria allievi, vinto con il team MTB Parre (foto Instagram)L’anno scorso l’esperienza con la nazionale alla Parigi-Roubaix juniores, l’esperienza in mtb è servita (foto Philippe Seys)
Estero e corse
Nicolas, nonostante la giovane età, ha già collezionato tante esperienze fuori dall’Italia, alcune con la Ciclistica Trevigliese. Altre, invece, con la nazionale: come la Parigi-Roubaix juniores.
«Sicuramente – spiega – andare all’estero aiuta a crescere, è tutto un altro modo di correre. Il livello è più alto. Spero di continuare a fare esperienze di questo genere, la Colpack ha deciso di ampliare il proprio calendario e questo ci potrà solamente far maturare. In quelle tipologie di gare, come la Parigi-Roubaix, mi sono divertito tantissimo. Anche se sono consapevole di avere ancora poca esperienza su strada. In alcuni frangenti ho peccato, avrei potuto ottenere risultati migliori, sia alla Parigi-Roubaix che in altre corse. Però sono ancora giovane, e posso imparare davvero molto».
Milesi (a destra) con i compagni di nazionale dopo l’oro nel Team Mixed Relay agli europei di AnadiaMilesi (a destra) con i compagni di nazionale dopo l’oro nel Team Mixed Relay agli europei di Anadia
Tante discipline
Nicolas Milesi sembra uno di quei corridori che va forte a prescindere dal tipo di bici che usa. Nella mtb ha collezionato un bronzo europeo nella categoria esordienti ed il titolo nazionale. A cronometro, da junior, appena si è messo in bici ha portato a casa il terzo posto al campionato italiano e la medaglia d’oro nel Team Mixed Relay agli europei di Anadia lo scorso anno. Una volta sceso in campo anche su strada ha inanellato grandi prestazioni, con alcune vittorie. E nel 2022 si è aggiudicato il terzo posto ai campionati italiani e al Trofeo Buffoni.
«La mia prima cronometro – continua – l’ho corsa nel 2022, ma continuerò a farle quando ci sarà l’occasione. Ho gareggiato contro il tempo anche al mondiale di Wollongong (concluso al 13° posto, ndr) è stata una bellissima esperienza. Ho provato tante discipline e tante gare, però penso che corse come la Parigi-Roubaix o il Giro delle Fiandre, anche se non l’ho provato, mi si addicono. Il mio passato in mountain bike mi ha dato una grande mano da questo punto di vista, inoltre ho visto che tengo molto bene anche sul passo. Mi piace quando la corsa si fa dura».
Nel frattempo, mercoledì, c’è stato il tempo per un assaggio tra i professionisti al Trofeo LaiguegliaNel frattempo, mercoledì, c’è stato il tempo per un assaggio tra i professionisti al Trofeo Laigueglia
Intanto si parte
La stagione 2023 ed il primo anno tra gli under di Milesi sono iniziati, il bergamasco parte senza pressioni ma comunque con qualche sguardo puntato addosso.
«Mi aspetto molto da questo mio primo anno da under 23 – conclude – ho finito la scuola e mi posso concentrare interamente sul ciclismo. Mi sono diplomato geometra lo scorso anno dopo un percorso di quattro anni. Ho passato un inverno pressoché perfetto, c’è stato solo un piccolo intoppo nel ritiro di febbraio: una piccola infiammazione al ginocchio. Ora è tutto alle spalle e sono pronto per partire ed assaporare questo inizio di stagione».
Un paio di settimane fa, parlando con Pietro Mattio ci aveva accennato a quella sana rivalità che sta nascendo nell’ambiente con Nicolas Milesi, che si trasborda dalla strada alla mtb e viceversa. Dopo aver sentito il piemontese non potevamo non ascoltare l’altra campana, solo che nel frattempo quest’ultimo ha messo nel carniere un appuntamento importante, la sua prima esperienza alla Parigi-Roubaix juniores e lo ha fatto in maniera encomiabile, con un 17° posto, primo degli italiani, che ha molto valore.
Parlare con lui non è semplice. Le sue giornate sono piene, tra scuola, allenamenti e trasferte così si finisce per prendere un appuntamento in tarda serata e dalla sua voce si sente che quella esperienza sulle pietre gli è rimasta nel cuore prima ancora che nei muscoli doloranti: «E’ qualcosa di unico. Mi è piaciuta tanto, sin dalla ricognizione non stavo nella pelle per disputarla. Avevo capito che mi potevo trovare a mio agio e così è stato, ci tenevo a far bene perché era la mia prima convocazione nella nazionale su strada e credo di aver onorato la maglia azzurra come meglio non si poteva».
Nicolas Milesi è giunto 17° a Roubaix, a 32″ dal vincitore lussemburghese Michotte (foto Philippe Seys)Nicolas Milesi è giunto 17° a Roubaix, a 32″ dal vincitore lussemburghese Michotte (foto Philippe Seys)
Quanto ti è servita la tua esperienza in mountain bike?
Tantissimo su quel percorso. Ci sono settori dove se sai guidare riesci non solo a procedere con maggiore sicurezza ma anche a guadagnare. Conta più la tecnica che le gambe, anche se poi chiaramente la resistenza ha un peso, ma su questo ero tranquillo grazie alla preparazione svolta con Luca Quinti.
Mattio ci raccontava della vostra rivalità che passa da un mezzo all’altro, anche tu hai questo saltare di disciplina in disciplina anche nello stesso weekend…
Con Pietro siamo amici, ci confrontiamo spesso proprio perché condividiamo questa passione per la multidisciplina. Ho letto del suo weekend, anch’io ho fatto la gara al sabato a Nalles in Mtb, ma ho avuto molti problemi con il fango e non è andata bene (è finita con un ritiro, ndr). Meglio alla domenica su strada dove sono rientrato nei primi 20, poi è arrivata la bella notizia della convocazione in azzurro.
In mtb Milesi è protagonista all’Italia Bike Cup, con un 2° posto ad Albenga (foto Billiani)In mtb Milesi è protagonista all’Italia Bike Cup, con un 2° posto ad Albenga (foto Billiani)
La vostra duttilità è qualcosa di assolutamente nuovo nel ciclismo italiano, da che cosa nasce per te?
Bella domanda, se si pensa che fino a quando ho corso fra gli Allievi 2° anno non avevo neanche mai preso in mano la bici da strada. Un giorno, dopo che avevo vinto il titolo italiano di categoria nella mountain bike, il diesse della Ciclistica Trevigliese, Diego Brasi, mi ha proposto di provare e mi ha iscritto al Campionato Regionale. Poteva essere un salto nel buio, forse un po’ troppo per un neofita, invece ho chiuso 5° e la volta dopo sono giunto secondo. Così si è deciso per la doppia attività.
Una scelta loro o sei stato tu a chiederlo?
No, sono sempre stati favorevoli, anzi posso dire che lo scorso anno ero il solo a seguire il doppio calendario, ora invece ci sono altri due ragazzi della società che fanno lo stesso. I benefici sono evidenti.
Sul pavé della Roubaix Milesi ha potuto sfruttare le sue doti di guida da biker (foto Seys)Sul pavé della Roubaix Milesi ha potuto sfruttare le sue doti di guida da biker (foto Seys)
Pratichi ciclocross?
No, perché fino all’inverno 2020-2021 ho fatto sci alpinismo a livello agonistico. L’ultimo inverno invece sono stato fermo per un incidente avuto a settembre, dovevo riprendere la preparazione e non avevo possibilità di inforcare gli sci. E’ una specialità che mi piace molto, ora è anche diventata disciplina olimpica, ma io voglio investire tutto nel ciclismo, credo che anche i prossimi inverni saranno dedicati alla preparazione su due ruote.
In base ai tuoi risultati su strada, anche tu sembri il classico passista-scalatore…
Direi di sì, in salita tengo, ma quel che amo è arrivare al traguardo da solo, fare davvero la differenza. Credo però che la mia evoluzione sia ancora parziale, ad esempio non ho mai disputato una cronometro e se non vai bene contro il tempo, che passista sei?
Da simili caratteristiche emerge un corridore che potrebbe far bene nelle corse a tappe.
Lo spero, ma come ho detto bisogna fare esperienza per capirlo. Lo scorso anno ho partecipato al Giro della Lunigiana, sono finito terzo fra i primo anno e 15° in assoluto, un risultato più che soddisfacente, ma è solo un risultato. In salita c’è gente che va più di me, che è più leggera – io peso 60 chili – diciamo che è un po’ tutto da scoprire.
Il podio della Parigi-Roubaix per juniores, con Michotte (LUX), fra l’estone Pajur e il francese Lozouet (foto Seys)Il podio della Parigi-Roubaix per juniores, con Michotte (LUX), fra l’estone Pajur e il francese Lozouet (foto Seys)
Continuerai a fare la doppia attività?
Finora l’ho fatto, ma ora le sovrapposizioni sono troppe. Ci sono molte gare importanti nel calendario su strada e non bisogna dimenticare che c’è anche la scuola. Per ora la mtb la metto da parte, d’altronde sono dell’opinione che è meglio fare una sola cosa ma bene, che rischiare di far troppo e non ottenere nulla. Poi più avanti vedremo, soprattutto nel 2023 faremo le scelte necessarie.
Guardando un po’ più in là ti vedi come un corridore alla Van Der Poel o Pidcock, in grado di seguire strade diverse nello stesso anno?
Stiamo parlando di fenomeni assoluti, è difficile fare come loro. Quando avrò fatto le mie esperienze e capito dove potrò emergere, dovrò fare una scelta. Il mio obiettivo è avere un futuro nel ciclismo, trovare un ingaggio importante, vedremo come e dove.
Prossimi obiettivi?
Beh, visto come sono andato alla Roubaix ora guardo con molto interesse all’Eroica del 22 maggio, credo che si sposi bene alle mie caratteristiche.