Masciarelli: tutto pronto per l’europeo, la condizione c’è

05.11.2022
5 min
Salva

Mancano poche ore all’europeo ciclocross di Namur. Lorenzo Masciarelli ci ha risposto dal Belgio dove si trova e dove c’è la sede della sua squadra: la Pauwels Sauzen-Bingoal. Sono passati pochi giorni dal Koppenbergcross e Lorenzo (che in apertura è ritratto all’edizione 2021 degli europei) ha disputato una gara nelle sue corde, almeno a leggere il decimo posto nell’ordine d’arrivo. La dinamica della corsa però ha dimostrato ben altro, con un BOA della scarpa rotto contro un paletto quando era con i primi cinque e la rimonta partita dal 17° posto. Insomma per il diciannovenne abruzzese la condizione sembra essere molto buona. 

Andiamo alla scoperta del suo avvicinamento a questa stagione del cross, fatta di corse su strada tra le WorldTour e un calendario alle porte, fatto di obiettivi misurati e voglia di crescere senza bruciare le tappe.

Lorenzo Masciarelli è da tre anni in forza alla Pauwels Sauzen Bingoal
Lorenzo Masciarelli è da tre anni in forza alla Pauwels Sauzen Bingoal
Lorenzo, come stai?

Mi sento abbastanza bene, vengo da una preparazione estiva che avevamo studiato insieme alla squadra per avvicinarsi al meglio alla stagione di cross.

Ti abbiamo visto spesso con la maglia azzurra…

Sì, anche con la nazionale abbiamo avuto un bellissimo programma di avvicinamento, prima con il Giro del Friuli e poi in Polonia

Un calendario del tutto in funzione della stagione del cross?

Tutto il calendario che abbiamo fatto su strada non è stato pieno di gare, proprio per non appesantire la preparazione e arrivare pronti alla stagione invernale. Siamo andati nell’ottica di fare più corse a tappe per cercare di mettere distanza e ritmo. Anche perché durante la stagione del cross è difficile fare distanza o avere quella qualità di allenamenti che si possono avere d’estate su strada. 

Com’è stato il tuo primo anno da under?

Mi sono trovato subito a fare delle gare tra le WorldTour come il Giro del Belgio ed è stata subito una bella esperienza. Penso mi abbia fatto crescere correre tra i grandi. 

Qui Masciarelli ai Campionati italiani ciclocross 2022 di Variano di Basiliano
Qui Masciarelli ai Campionati italiani ciclocross 2022 di Variano di Basiliano
Come ti trovi con la squadra?

Mi trovo benissimo, non mi fanno mancare niente. Sono super disponibili e diciamo che mi lasciano sempre tranquillo e senza pressioni. Poi man mano che si andrà avanti, gli appuntamenti diventeranno sempre più importanti. Stiamo lavorando in tranquillità. Tra un anno o due cambieranno gli obiettivi. In particolare per questa stagione abbiamo qualche traguardo ulteriore visto che ho un anno in più d’esperienza. 

Com’è andato questo avvio di stagione del cross?

Le prime due corse sono state dure perché dovevo ritrovare un po’ il ritmo con i professionisti qua in Belgio e sono state abbastanza impegnative. Poi dopo la nazionale ci ha portato in Spagna per cinque gare internazionali e lì diciamo che ho ritrovato la mia condizione per il cross e mi sono sentito subito bene. 

Come sono andate le prime due tappe di Coppa del Mondo?

Le prime due, a Tabor e a Maasmechelen, potevano andare meglio, ma le sensazioni erano comunque buone. 

Pochi giorni fa hai disputato una bellissima rimonta al Koppenbergcross, ce la racconti?

Mi sentivo molto bene, ero con i primi cinque. Era una gara a cui tenevo molto perché è considerabile la gara di casa e tra le mie preferite dell’anno. In una scivolata al secondo giro ho rotto il BOA della scarpa e ho dovuto fare mezzo giro “azzoppato”. Al momento del cambio scarpe ero 17° e da lì ho rimontato fino a concludere 10°. E’ stata molto dura.

Masciarelli e Toneatti entrambi impegnati anche su strada
Masciarelli e Toneatti entrambi impegnati anche su strada
Il percorso dell’europeo di Namur ti piace?

E’ bellissimo, è molto tecnico e mi piace molto. Ho visto che è cambiato leggermente rispetto agli anni precedenti e il tempo è incerto e dovrebbe piovere prima della gara, ma non il giorno stesso. Sarà bella impegnativa. Perché oltre a essere un tracciato duro, non ci sono molti tratti dove rifiatare. E dove è possibile farlo, bisogna restare comunque concentrati al massimo. Questo perché è molto facile fare errori in quei frangenti, specialmente in discesa con molti sassi e radici. Se si aggiunge il terreno probabilmente scivoloso sarà una gara molto delicata

Lo vedi adatto alle tue caratteristiche?

Mi si addice abbastanza. Ci sono due salite lunghe per essere una gara di cross. Circa 250 metri che non è poco e si può fare la differenza. 

Che obiettivo ti sei dato per questa corsa?

Non sono ancora riuscito a centrare la top five in Coppa. Vincerlo sarà difficile perché ci sono dei corridori di alto livello. Per esempio Ronhaar e Nys che al Koppenbergcross sono partiti con gli elite e hanno chiuso rispettivamente quinto e settimo. Qui in Belgio abbiamo un sito dove possiamo vedere i tempi sul giro e ho visto che hanno fatto dei gran tempi. Sarà dura ma ovviamente ci si prova sempre. Posso ipotizzare un piazzamento nei primi otto e potrei ritenermi soddisfatto. Poi ogni gara è diversa e ha la sua storia. 

Masciarelli e Vanthourenhout si allenano spesso insieme, anche questo fa parte della crescita
Masciarelli e Vanthourenhout si allenano spesso insieme, anche questo fa parte della crescita
Sei ottimista quindi?

Penso che con la condizione del Koppenbergcross, in top ten sento di poterci stare. Nel cross non si può mai sapere, basta sbagliare una partenza o una curva e si perde tantissimo quindi vedremo. La forma c’è, speriamo nel meglio. 

E dopo Namur come proseguirà la tua stagione?

Venendo da un periodo molto stressante a livello fisico e con una gran mole di gare, a dicembre faremo un po’ meno. Anche in ottica 2023, dove ci saranno molte tappe di Coppa del mondo, gare under 23 e infine il mondiale. Quindi da qui a fine anno farò qualche gara con i professionisti e qualche gara con gli U23 in Francia. 

Com’è vivere e praticare il ciclocross in Belgio?

Da italiano è una bellissima esperienza. Sono già tre anni che sono qui. E’ un modo di pensarla e vederla completamente diversa da noi. Ogni anno imparo qualcosa di nuovo. Loro hanno questo sport nella propria cultura e si vede proprio che lo amano. Se prendiamo come esempio i top al mondo come Iserbyt o Vanthourenhout hanno un modo di pensare molto diverso rispetto alla mentalità che abbiamo in Italia riguardo a questa disciplina.

Europei di ciclocross, arriva una nazionale carica a mille

04.11.2022
5 min
Salva

E’ un’Italia ambiziosa quella che nel fine settimana si presenta al via agli europei di Namur, a dispetto di molte assenze. L’attività di ciclocross infatti è iniziata quest’anno in maniera diversa rispetto al passato, con molti big nostrani che hanno scelto la via tracciata dai vari Van Aert e Van Der Poel, ossia quella di dedicarsi alle gare sui prati solo a stagione inoltrata, dando la precedenza alle altre loro attività.

Ecco così che Jakob Dorigoni, impegnato nelle ultime Marathon di mtb stagionali oppure Silvia Persico, alle prese con la chiusura dell’annata su strada come anche Gaia Realini (e facciamo solo degli esempi) sono ancora a digiuno di gare. Il cittì Pontoni ha dovuto fare di necessità virtù e ha scelto per gli europei una propria via, costruendo un nocciolo duro attraverso un lungo ritiro intriso di gare svolto a fine stagione in Spagna e rivolto alle categorie giovanili, dalle quali l’ex iridato si attende molto.

Bertolini punta a una Top 10 a Namur che avrebbe molto valore, bissando quella dello scorso anno (foto Di Donato)
Bertolini punta a una Top 10 a Namur che avrebbe molto valore, bissando quella dello scorso anno (foto Di Donato)

Il collante della squadra

A quel ritiro era presente Samuele Leone, ormai colonna portante della Selle Italia Guerciotti Elite, che per Pontoni è quasi un collante in seno alla nazionale: «Ho seguito tutte le trasferte tranne quella di domenica a Maasmechelen. In nazionale c’è un’atmosfera supermotivante, che cambia l’approccio alle gare».

Leone si è dimostrato elemento prezioso anche per il suo team, ad esempio nelle tappe del Giro d’Italia o a Brugherio, come ha testimoniato il suo avversario Ceolin: «Correre nel ciclocross non è come su strada, nel senso che il lavoro di squadra è più episodico e diverso, ma quando capita mi metto volentieri a disposizione. A Brugherio c’era la possibilità che Bertolini rientrasse da dietro, sarebbe stato insensato per me alimentare la fuga, bisogna anche saper correre pensando all’interesse generale. Poi comunque nel ciclocross i giochi di squadra a un certo punto finiscono, quando si arriva al dunque ognuno corre per sé in base alle energie che gli sono rimaste».

Per Leone nuova convocazione in azzurro, in un team U23 molto ambizioso (foto Di Donato)
Per Leone nuova convocazione in azzurro, in un team U23 molto ambizioso (foto Di Donato)

Obiettivo Top 10 come minimo…

Questa collaborazione si può instaurare anche in nazionale? «Certamente, è successo ad esempio a Tabor dove io e Toneatti eravamo 7° e 8° e ci siamo dati una mano per tenere e ricucire su chi era davanti. Nelle fasi iniziali e centrali è più facile farlo, soprattutto su certi percorsi».

E su quello degli europei di Namur? «E’ un tracciato che conosco e che tatticamente si presta a varie interpretazioni, a me piace molto. Un percorso con dislivello, che crea distacchi sensibili, dove bisogna avere sempre un alto ritmo di gara se si vuole arrivare in alto. Per me è un vero ciclocross…».

Leone parte con un obiettivo ben chiaro in mente: «Una Top 10 è fattibile, a patto che non si verifichino problemi meccanici e questo è un discorso che vale anche per i miei compagni, siamo un po’ tutti sullo stesso livello. Poi dipende dalla giornata, a chi è favorevole e a chi no. Per il titolo degli europei poi si sa che la lotta sarà tra belgi e olandesi, in Coppa si vede che fanno la differenza e i belgi stavolta giocano in casa…».

Alice Papo, al primo anno da U23, punta a fare esperienza (foto Di Donato)
Alice Papo, al primo anno da U23, punta a fare esperienza (foto Di Donato)

La politica giovanile di Pontoni

La politica di Pontoni e della Fci è chiara, spingere molto sulle categorie giovanili per rinvigorire a lungo termine quella Elite e riequilibrarla, vista la schiacciante superiorità (non solo contro di noi…) di Belgio e Olanda, quest’ultima in particolare fra le donne. La gara femminile come detto sarà orfana della Persico bronzo iridato e le sorti italiane saranno affidate a Sara Casasola e Rebecca Gariboldi, quest’ultima quasi sorpresa dalla convocazione: «Un po’ sì, anche se so di vivere un momento di buona forma che si è evidenziato nelle ultime gare. Arriviamo all’europeo al termine di una sequenza di gare molto intensa e a me questo sta particolarmente bene».

Per la Gariboldi correre gli europei a Namur ha un sapore particolare: «Quello belga è un tempio del ciclocross e io non ci ho mai gareggiato, farlo in un’occasione così importante mi dà uno stimolo ulteriore. A me piacciono percorsi così duri, impegnativi, più adatti a una biker che a una stradista. Poi è chiaro che quando vai come la Van Empel in questo periodo domini su qualsiasi percorso: lei è una stradista, ma per me è la grande favorita di sabato».

La Gariboldi farà il suo esordio a Namur, senza porsi particolari obiettivi (foto Di Donato)
La Gariboldi farà il suo esordio a Namur, senza porsi particolari obiettivi (foto Di Donato)

Una nazionale senza Persico

L’assenza della Persico si fa sentire, ma Rebecca pone l’accento su un aspetto spesso misconosciuto: «Le imprese di Silvia hanno portato visibilità a tutto il movimento ed è chiaro che quando lei non c’è, tutti si aspettano che chi indossa la maglia azzurra come lei faccia lo stesso. Io posso dire che sia io che Sara (Casasola, ndr) daremo il meglio, poi non sono abituata a porre dei target particolari, vedremo che cosa porterà la gara».

Tutti si aspettano la solita battaglia fra olandesi, magari con la Vas come aggiunta, ma dietro? «Dietro potremmo esserci noi. Ragionavo su come sono andate le gare di Coppa del Mondo e se guardate bene, dietro la marea arancione spuntano le nostre maglie. Perché non dovrebbe essere così anche a Namur?».

Azzurri per Namur, Pontoni spiega le sue scelte

03.11.2022
5 min
Salva

Daniele Pontoni è pienamente convinto delle sue convocazioni in vista degli europei di Namur in programma nel fine settimana. Ha portato in nazionale 17 corridori coprendo tutte le categorie e questo è già un risultato importante considerando che alcuni dei big (a cominciare dal bronzo mondiale Persico) non hanno ancora iniziato la loro stagione. Eppure fare la squadra non è stato così semplice, anche se lo zoccolo duro, quello relativo alle categorie giovanili, Pontoni lo ha forgiato nel tempo, portandolo a inizio stagione a gareggiare in Spagna con un obiettivo: fare gruppo.

«Visti numeri e risultati delle ultime gare – esordisce il cittì, in apertura al mondiale gravel con Chiara Teocchi – e considerando anche le caratteristiche del percorso, questa è la squadra migliore che si potesse avere. Ci sono anche altri corridori validi che avrebbero meritato di essere considerati, ma voglio ricordare che la stagione ha ancora tre mesi di gare, ci saranno altre occasioni, chi non c’è deve sentirsi stimolato a far meglio per guadagnarsi la convocazione».

Il dettaglio del percorso di Namur, una classica del calendario internazionale
Il dettaglio del percorso di Namur, una classica del calendario internazionale
Manca la Venturelli…

Sì, è l’unica assenza di peso che abbiamo. Ha sintomi di tosse e catarro, abbiamo preferito non rischiarla, d’accordo anche con la sua società. Ho aspettato fino all’ultimo per decidere, ma poi ho scelto così. Federica si era ripresa dall’infortunio al braccio dei mondiali su strada e stava progredendo, ma vista la situazione e considerando anche la stagione così pregna tra strada e pista che ha vissuto, preferisco averla più fresca più avanti, pensando ai mondiali, soprattutto dal punto di vista mentale.

Le convocazioni rispecchiano molto quelle che erano state fatte per le categorie giovanili per le prime gare in Spagna. Quanto è stata importante quella trasferta?

Molto, ci ha consentito di fare gruppo, anche perché eravamo soprattutto con ragazzi molto giovani. Fra gli junior ad esempio avremo 5 partenti, di cui due al primo anno come Bosio e Viezzi, ragazzi che hanno dato buone prove e si sono presi la maglia affrontando le gare con sfrontatezza. Con loro ci saranno Cafueri, Paccagnella e Scappini, più rodati, ma dietro ci sono tanti altri ragazzi che stanno crescendo, penso ad esempio a Travella e Stenico. Lo stesso si può dire per gli under 23: con Bergagna, Leone, Masciarelli e Toneatti lavoro da tempo e da settembre abbiamo formato un gruppo molto compatto. I risultati dimostrano che sono i più forti.

Corvi Namur 2021
Valentina Corvi sul podio di Namur 2021, nella prova di Coppa del mondo
Corvi Namur 2021
Valentina Corvi sul podio di Namur 2021, nella prova di Coppa del mondo
Partiamo dagli Under 23: che cosa possono fare?

A Tabor, in Coppa del mondo, Toneatti era tra gli ultimi all’inizio eppure i suoi tempi sul giro erano vicinissimi a quelli dei primi e pedalando dietro, tra sorpassi e contatti, è molto più difficile, per cui credo possa fare molto bene. Sugli junior c’è invece da fare un discorso a parte…

Quale?

I ragazzi mi avevano molto deluso a Tabor e gliel’ho detto. In Coppa per me sono da primi 5, ma i risultati arrivano correndo con attenzione e testa e loro non l’hanno avuta. A Maasmechelen ho cambiato molti nomi lanciando un segnale: bisogna restare umili e viaggiare con i piedi per terra. Se faranno tutto per bene si prenderanno belle soddisfazioni sul percorso belga, sanno che ho molta fiducia in loro, ma servono disciplina e attenzione.

Da sinistra Scappini, Cafueri e Paccagnella, sul podio in Spagna. Pontoni punta molto su di loro
Da sinistra Scappini, Cafueri e Paccagnella, sul podio in Spagna. Pontoni punta molto su di loro
Quanto pesa l’assenza della Venturelli?

Molto, ma Valentina Corvi su quel percorso è salita sul podio in Coppa del mondo, a lei il tracciato di Namur piace particolarmente. Con lei ci sarà Arianna Bianchi, campionessa europea allieve di mtb, è al suo primo anno di categoria, deve correre con la massima serenità e imparare quanto più possibile.

A Tabor ha impressionato la Casasola, che dopo aver dominato al Giro d’Italia ha sfiorato la Top 10 popolata però quasi interamente da olandesi.

Sara sembra rinvigorita dal cambio di squadra, sta tornando ai livelli che le erano abituali. A Tabor è partita dalla quarta fila, ha fatto qualcosa di notevole. Io so quanto vale, la nuova aria le ha dato nuovi stimoli, ma attenzione anche alla Gariboldi perché il percorso le si adatta. Fra le under 23 avremo tre giovani come Carlotta Borello, Alice Papo e Asia Zontone, potrebbero far bene in un contesto di massimo livello.

Per la Casasola un bell’inizio di stagione, ora gli europei possono lanciarla anche fuori dall’Italia (foto FB)
Per la Casasola un bell’inizio di stagione, ora gli europei possono lanciarla anche fuori dall’Italia (foto FB)
Fra gli elite ci sarà il solo Bertolini…

Gioele si sta pian piano ritrovando. Su quel percorso entrare nella Top 10 per lui equivarrebbe a un’impresa, ma so che può farlo.

Come dicevi, ci sono assenze importanti…

Dorigoni ha appena finito la stagione di mtb, la Persico so che inizierà il 26 novembre e poi seguirà tutto il calendario per essere al top per i mondiali. Avrei voluto vederla ai mondiali gravel, sono convinto che poteva stupire tutti anche lì, ma non va dimenticato che la sua stagione è stata ricchissima di impegni. Io poi parto da un presupposto: costringere gli atleti a gareggiare non va mai bene, devi correre con voglia, avere fame. Io confido molto in Silvia per i mondiali, quel percorso le si addice come un guanto e lo stesso vale per la Venturelli. Intanto però un passo alla volta: andiamo a Namur con la coscienza a posto e consci di poter far bene.

Masciarelli ci racconta il Vanthourenhout dietro le quinte

27.12.2021
5 min
Salva

Quando hai diciotto anni e vivi in Belgio per respirare ed imparare il ciclocross, devi avere buoni esempi da seguire. Lorenzo Masciarelli è un talento nato in una famiglia di ciclisti e per lui uno di quegli esempi è Michael Vanthourenhout, suo compagno alla Pauwels Sauzen-Bingoal. 

Il belga classe ’93 è una garanzia di risultato anche se forse, dopo il titolo europeo U23 nel 2013 e mondiale U23 nel 2015, tra gli elite ha raccolto meno di quello che avrebbe dovuto o potuto. La concorrenza poi di due Dioscuri come Van Aert e Van der Poel non l’ha aiutato molto.

Lo scorso 19 dicembre, però, Vanthourenhout ha saputo ritrovare il sorriso conquistando la prova di Coppa del mondo a Namur, la seconda dopo quella di Tabor a novembre 2020, e centrando così l’undicesima vittoria in carriera.

Contattiamo il giovane Masciarelli – ormai fisso ad Oudenaarde nel cuore delle Fiandre, che nella foto di apertura è il primo da sinistra, con Vanthourenhout e il grande capo Mario De Clercq – per parlarci di questo alto e magro crossista. Siamo al termine del collegiale, nel giorno deputato alla cosiddetta distanza per chi fa questa disciplina. Due ore scarse su strada, una e mezza di ciclocross e, se le temperature non sono troppo basse, un’altra mezzora su strada per rientrare a casa.

Lorenzo com’è allenarsi con Vanthourenhout?

Molto bello, si impara sempre qualcosa. E io lo studio bene da vicino. Ho la fortuna di essere in una squadra molto forte. Anche Iserbyt, seppur più solitario nelle uscite, e Sweeck sono dei riferimenti per noi giovani.

Lo conoscevi già da prima?

No, mi piaceva curiosare su Instagram. E ho iniziato a farlo quando da allievo, venendo qui in Belgio, mi sono reso conto di quanto fosse seguito dal pubblico. E poi, naturalmente, va fortissimo.

Che tipo di crossista è?

Tecnicamente è pazzesco, è un esempio di completezza. Ma è sulla sabbia, sul fango alto o nella neve, quindi dove si scende tanto con la ruota, che dà veramente il meglio di sé. E’ uno dei migliori in quelle condizioni. Poi è forte e velocissimo nel saltare gli ostacoli con la bici, anche più di Van Aert e Van der Poel. Su alcuni percorsi può guadagnare tanti secondi rispetto agli avversari con queste manovre. Gli manca forse un po’ di potenza. Rispetto a Iserbyt o al solito Van Aert, riesce a spingere un po’ meno.

A Vermiglio, nella Coppa del mondo corsa sulla neve, è arivato secondo
A Vermiglio, nella Coppa del mondo corsa sulla neve, è arivato secondo
Fra voi ci sono dieci anni di differenza. Che rapporto hai con lui?

Splendido. Siamo diventati buoni amici e per me, che lo vedevo come un idolo, è davvero una grande emozione. Alla fine di ogni allenamento mi fermo a parlare con lui, ci scambiamo impressioni. Mi dà sempre consigli sulla pressione delle gomme, sul vestiario o su altro. Pensate che lo scorso ottobre a Fayetteville, nella prova di Coppa del mondo, lui era tutto concentrato nel riscaldamento pre-gara. E quando mi ha visto passare accanto, mi ha fermato per darmi gli ultimi suggerimenti sulle gomme. Non me lo sarei mai aspettato, aveva altro a cui pensare.

Ci sembra di capire che caratterialmente sia una persona alla mano…

Sì, molto. Con lui ho molto dialogo. E’ un ragazzo cui piace stare in compagna e scherzare, anche in allenamento. Si vede poi che ama andare in bici. Si diverte quando pedala, come se stesse giocando.

Secondo te su strada potrebbe fare bene?

Va molto forte anche lì, ha caratteristiche da scalatore. Di gare su strada ne fa, ma non gli interessano tanto. La realtà del ciclocross qui in Belgio è clamorosa, è lo sport nazionale. Credo guadagni di più che andando su strada. Qua gli ingaggi alle corse per i crossisti forti come lui sono alti, secondo me anche migliori di qualche stradista.

A proposito di Fayetteville, dove Vanthourenhout ha fatto terzo a ottobre, il 30 gennaio ci saranno i mondiali. Che risultato può fare?

Bisogna vedere se cambieranno o meno il percorso, so che gli organizzatori ci stavano pensando. Forse non è un tracciato molto tecnico, come potrebbe piacere a lui. Secondo me può lottare per la top five e Iserbyt lo vedo un po’ più avvantaggiato di lui. Attenzione però, se ci sarà il fango, allora è Michael ad essere favorito. Ha già fatto un secondo posto ad un mondiale col fango (dietro a Van Aert a Valkenburg nel febbraio 2018, ndr). Poi la vittoria di Namur gli ha dato tanto morale e quando lui sta bene è sempre là davanti per la vittoria.

Lorenzo chiudiamo con te. Come sta procedendo la tua crescita?

Bene, sono contento. Sto facendo tanta esperienza e sto migliorando. La squadra mi dà tranquillità, non ho pressioni da nessuno.

Mathieu Van der Poel, Wout Van Aert, Namur 2020

Namur incendiata dal duello tra Van Aert e VdP

20.12.2020
4 min
Salva

La prima sfida è arrivata: a Namur (Belgio), nella seconda tappa di Coppa del mondo, Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert si sono ritrovati faccia a faccia per la prima volta nella stagione del ciclocross. Poco più di due mesi dopo l’esito clamoroso del Giro delle Fiandre, che li aveva divisi per pochissimi centimetri a favore dell’olandese, ma che nella realtà ha scavato un solco profondissimo fra i due.

Nel Cyclocross de la Citadelle di Namur, uno degli appuntamenti più classici della stagione, i due hanno messo in campo tutto quello che avevano in un confronto di un’ora nel quale la bilancia ha oscillato a lungo per decretare il vincitore, premiando alla fine, ancora una volta, l’olandese. Anche se non sono stati solo loro i protagonisti di una gara davvero entusiasmante perché sempre sulla linea dell’incertezza.

Thomas Pidcock, Namur 2020
A Namur, Pidcock è parso a lungo superiore nei tratti pedalati in salita
Thomas Pidcock, Namur 2020
Nei tratti pedalati in salita di Namur Pidcock volava

Attacco di Pidcock

Fango a profusione sul tracciato belga, fango che ha influito molto sull’evoluzione della gara e che probabilmente ha contribuito a togliere subito di mezzo uno dei più attesi. Il campione continentale Eli Iserbyt è rimasto intruppato al via ed è transitato già al primo giro appena 65° a 1’35”. Il suo compagno di squadra alla Pauwels-Sausen Bingoal, Michael Vanthourenthout ha provato a sostituirlo mettendosi in testa (pensando anche che la situazione era ideale per costruirsi un gruzzolo di vantaggio in classifica generale), ma nel secondo dei 9 giri previsti è salito in cattedra Tom Pidcock. Il piccolo britannico della Trinity ha guadagnato subito qualche secondo sui due più attesi rivali. Ripreso nel 3° giro, “Pidders” ci ha riprovato nel 4° e si è andati avanti così, a fisarmonica per tutta la parte centrale.

Arriva la forma

Guardando l’evoluzione della gara, i segnali che arrivavano erano i seguenti: un Pidcock molto brillante in salita dove guadagnava sui rivali; un VdP già in possesso di una discreta potenza, ma un po’ carente nella parte a piedi, segno che c’è ancora da lavorare nello specifico (l’olandese confida molto nel periodo intorno alle Feste per crescere di condizione in vista della difesa della maglia iridata); un Van Aert che sembrava essere appena sceso dalla bici da strada, già in possesso di una buona condizione frutto del gran lavoro fatto in Spagna al ritiro della Jumbo-Visma, ma “acerbo” nei tratti più tecnici. Il bello è che i tre, seppur ancora con una forma da costruire, hanno mostrato una differenza abissale nei confronti degli altri, quelli che ad inizio stagione sembravano volare. Il solo Vanthourenhout è riuscito a tenere il loro ritmo, seppur perdendo secondi su secondi nella parte finale di gara.

Wout Van Aert, Namur 2020
Van Aert ha mostrato la condizione in crescendo e poca confidenza con la bici nel fango
Wout Van Aert, Namur 2020
Per Van Aert qualche problema di guida nel fango a Namur

Tattica vincente

Pidcock transitava a 2 giri dalla fine con 7” sulla coppia belga-olandese e 13” su Vanthourenhout e a quel punto sembrava che la gara fosse decisa, proprio per la maggiore brillantezza del britannico sui tratti iniziali del circuito, quelli più altimetricamente difficili. Lì però emergeva innanzitutto la capacità dei due di “leggere” la gara e le sue difficoltà. Pidcock infatti si intestardiva a pedalare anche sui tratti più fangosi, Van Aert invece scendeva di bici e correndo lo ha ripreso, trascinando con sé un VdP dal volto sofferente. A metà tornata “nuovo giro di roulette” ed ecco che proprio il VdP così apparentemente stanco dava un’improvvisa accelerata sul piano. Van Aert rispondeva soprattutto di carattere, Pidcock incassava il colpo, seppur rimanendo molto vicino.

Acuto Van der Poel

Nell’ultimo giro, in un tratto di discesa reso molto scivoloso dal fango ma pressoché impossibile da affrontare in bici, VdP riusciva clamorosamente nell’impresa di rimanere in sella, Van Aert non ci provava neanche. L’olandese partiva di gran carriera guadagnando metri su metri: il belga lo guardava allontanarsi, mentre avrebbe voluto ritrovarsi subito di fronte a lui, a giocarsi la vittoria sul (brevissimo) rettilineo conclusivo. Invece no, lo stesso VdP che appariva affranto pochi minuti prima sprigionava potenza a ogni pedalata. La sfida era vinta, Van Aert chiudeva a 3”, Pidcock a 11”, con la faccia di un pugile suonato da un 1-2 micidiale. Quarto Vanthourenhout a 1’07”, comunque contento per la leadership in Coppa con 7 punti su Van Aert, quinto l’altro belga Quinten Hermans a ben 2’09”. Iserbyt? E’ finito doppiato, ultima beffa di un pomeriggio da dimenticare quanto prima.

Mathieu Van der Poel, Namur 2020
E alla fine per Mathieu Van der Poel a Namur, vittoria con appena 3 secondi di vantaggio
Mathieu Van der Poel, Namur 2020
Per Van der Poel a Namur vittoria con margine risicato

Ancora Lucinda

Un cenno lo merita anche la gara femminile, unica altra disputata: la notizia non è certamente la vittoria di Lucinda Brand, l’olandese che ormai ha messo la museruola alle sue connazionali, quanto che fra lei e le altre arancio si è inserita la 23enne americana Clara Honsinger, finita a 29”: di nomi nuovi nel panorama femminile non ne emergono molto spesso, per questo è una notizia…

Mathieu Van der Poel, Namur 2019

Namur, percorso storico per il primo duello

19.12.2020
3 min
Salva

Non ci ha messo poi molto Namur per entrare nella storia del ciclocross. Nel piccolo borgo belga vanno molto fieri della propria creatura, il Cyclo-cross de la Cittadelle, nato nel 2009. La gara nacque dietro la spinta delle autorità cittadine, che volevano creare un evento internazionale in grado di far risaltare tutta la regione vallone in qualcosa che normalmente era più appannaggio dei fiamminghi.

Domani su quei sentieri spesso infangati si consumerà il primo duello tra Van der Poel (nella foto di apertura, la vittoria a Namur 2019) e Van Aert, con Pidcock e Iserbyt pronti ad approfittarne.

Wout Van Aert, Namur 2018
Wout Van Aert in azione a Namur nel 2018
Wout Van Aert, in azione a Namur 2018

La storia dimezzata

Le basi poste furono solide, affidandosi alla competenza del pluricampione del mondo Roland Liboton per disegnare il tracciato e aderendo subito a un circuito importante, il Trophee Gazet van Antwerpen. Importante sì, ma le ambizioni erano ben altre. Dal 2011 infatti la gara fa stabilmente parte della Coppa del mondo e ne è diventata una colonna portante. Un evento atteso tutto l’anno, si può quindi ben immaginare la sofferenza degli organizzatori e della città intera quando si è presa la decisione di ridurre le gare di domenica prossima solo a quelle elite, a causa della pandemia.

Thomas Pidcock, Namur 2018, U23
Thomas Pidcock ha vinto a Namur 2018 fra gli U23 e domenica scorsa nel Superprestige
Thomas Pidcock, Namur 2018, U23
Thomas Pidcock ha vinto a Namur nel 2018, da U23

Smacco Van der Poel

Il re di Namur è, manco a dirlo, Mathieu Van Der Poel. Il campione olandese ha trionfato su quel percorso che ben conosce per 4 volte fra il 2015 e il 2019. L’unica sconfitta è arrivata nel 2017, ma è stata una sconfitta dolorosa. In quella stagione infatti VdP stava dominando, andando a caccia di quel Grande Slam (vittoria ai Mondiali e nelle tre grandi challenge) confermatosi un obiettivo troppo grande anche per lui.

In gara però la sua tattica garibaldina sin dall’inizio non ottenne il risultato che sperava. Il suo grande nemico Van Aert, allora in maglia iridata, gli rimase attaccato per poi andare via di forza, con l’olandese superato anche dall’altro belga Toon Aerts. VdP si è rifatto l’anno successivo, Van Aert per ben tre volte gli è finito alle spalle a Namur, ma probabilmente non ci pensa neanche più. A VdP, invece, quel ricordo non piace

Eva Lechner, Namur 2018
Eva Lechner, sopra nel 2018, sul podio dal 2015 L 2017
Eva Lechner, Namur 2018
Per Eva Lechner, podio dal 2015 al 2017

Italiani da podio

Agli italiani Namur non ha mai sorriso appieno, ma qualche piazzamento di spicco è arrivato. Jakob Dorigoni, che non ha mai fatto mistero del fatto che il percorso di Namur è fra i suoi preferiti, ha chiuso secondo nel 2018 e terzo lo scorso anno, sempre fra gli under 23.

Secondo anche Gioele Bertolini nella stessa categoria nel 2015. I due sono stati battuti da due signori ciclocrossisti, il britannico Pidcock nel caso di Dorigoni e l’attuale campione europeo Iserbyt per il Bullo.

Nulla però a che vedere con Eva Lechner, per tre volte sul podio fra il 2015 e il 2017: la curiosità è che in nessuna di quelle occasioni a vincere è stata un’olandese, ma d’altronde la dittatura arancione è iniziata solo due anni fa, con il podio monocolore e la vittoria che in entrambe le occasioni ha arriso a Lucinda Brand, pronta a fare tris.