Sembra un paradosso, ma si rischia di farsi male cadendo piano, piuttosto che ad alta velocità. E’ quello che è venuto fuori da uno scambio di battute con Sanne Cant, atleta belga di 32 anni, che corre con la Plantur-Pura, team femminile della Alpecin, che ha come direttori sportivi Heidi Van de Vijver e due ex pro’ come Michel Cornelisse e Gianni Meersman.
Avendola vista scivolare pericolosamente in un traversone dei campionati europei di Namur (foto di apertura), ci era venuta la curiosità di chiederle quale parte si cerchi di riparare quando si scivola nel cross. Ne è nata un’interessante conversazione sulle sue abitudini tecniche.
«Gli incidenti che fanno più male – spiega – sono quelli a velocità inferiore, perché l’impatto è maggiore. La cosa positiva è che non ti schianti sull’asfalto e questo significa che nel ciclocross cadi in modo più morbido».
Tre giorni fra strada e cross
Pur non risultando fra le specialiste tesserate nel team belga (qualifica che spetta ad Ceylin del Carmen Alvarado, Puck Pieterse, Aniek Van Alphen e Annemarie Worst che corrono su strada solo in preparazione al cross), Sanne Cant ha disputato una stagione più nutrita. Per lei 35 giorni di corsa e il passaggio davvero rapido al cross.
«Non mi sono presa un periodo di riposo – dice – abbiamo tolto un po’ di carico nell’ultimo periodo e inserito 3 giorni di riposo completi. Durante la stagione su strada non ho mai usato la bici da cross. Mi semplifica tutto il fatto che i due telai hanno le stesse misure (la squadra usa bici Stevens, ndr) e che anche in fatto di ruote non ci siano grandi differenze. Chiaramente scegliere le gomme è più semplice su strada, mentre quando si parla di Roubaix siamo in una via di mezzo».
A volte si ha l’impressione che nel cross uno dei problemi sia la visibilità, soprattutto quando c’è fango e gli occhiali si sporcano…
Infatti inizio sempre le gare con gli occhiali. Nel peggiore dei casi, se il tempo è così brutto, li butto via dopo un po’ nella zona dei box. E’ un tema su cui stare attenti. Di certo però quando passo ai box non chiedo di cambiare occhiali. Servirebbe troppo tempo e non sempre riesci a infilarli pedalando.
Quindi ai box si cambia solo la bici?
Esatto, soprattutto perché è sporca e la possibilità di avere problemi meccanici è troppo grande. Inoltre con il fango le bici diventano sempre più pesanti, anche se magari questo da fuori non si riesce a valutare.
Da qualche anno nelle gare su strada si sta molto attenti al protocollo sulla commozione cerebrale, anche nel cross c’è il rischio?
C’è sempre un rischio, anche per quel discorso delle velocità ridotte di cui parlavamo prima.
Anche Sanne Cant fra i caduti sulla spiaggia ai mondiali di Ostenda 2021 (photopressbe)Quel giorno poco fango, ma bici da cambiare per la sabbiaDopo la corsa, intirizzita, con l’ottavo posto fra le mani (photopressbe)
Alla luce di questo, nel cross usi un casco diverso?
Non ho ancora subìto brutte cadute, fortunatamente. Ma non c’è davvero una differenza tra la strada e il cross, per quanto riguarda il casco. Quando lo metti dovrebbe essere sempre ben serrato e in tutta onestà, mi sento davvero a mio agio ed estremamente al sicuro con il casco MET che usa la nostra squadra. E’ di ottima qualità.
Nei cross più fangosi, vesti allo stesso modo che su strada?
Abbiamo materiale diverso, che però ci aiuta a coprire ogni tipo di situazione. Corriamo su strada con Vermarc Clothes e nel ciclocross con Kalas. Entrambi hanno le loro qualità e noi abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
Una medaglia sfiorata. Rammarico e soddisfazione sono stati i due stati d’animo che hanno accompagnato il rientro a casa di Davide Toneatti dall’europeo U23 di Namur. Su di lui Pontoni ha detto: «Bisogna essere più cattivi. In certi momenti si deve essere spietati e non molli». Una lettura dura ma che tra le righe trapela fiducia e speranza in un ragazzo che sta facendo davvero bene.
Seppur con una medaglia di legno, Davide è tornato in patria portandosi a casa il merito di essere stato il migliore degli uomini nella spedizione azzurra in terra belga. Dopo una stagione no stop corsa con i colori dell’Astana Qazaqstan Development Team ha saputo portare la continuità e le buone sensazioni dalla strada al cross. Umiltà e coscienza dei propri mezzi affiorano dalle sue parole, sintomo che la scorza è dura e la mentalità è forte, pronta ad essere sottoposta ad un’intera stagione off-road da aggredire.
Per Toneatti il percorso di Namur è uno tra i preferitiPer Toneatti il percorso di Namur è uno tra i preferiti
Una stagione su strada tramutata in cross senza mai fermarsi, è ora di vacanze?
Sì ora sono a casa, starò due settimane fermo fino al 20 novembre per poi riprendere verso metà dicembre con la stagione cross.
Quest’anno ti sei fermato solo una settimana ad agosto. Con che stato di forma sei arrivato alla stagione cross?
Direi buona. Ho fatto tre gare di ciclocross prima dell’europeo. La prima in Coppa del Mondo a Tabor, non è stato semplice riprendere, a tratti traumatico perché mi mancavano ritmo e rilanci. Già dalla settimana successiva nella seconda gara mi sono ripreso e ho avuto buone sensazioni, a partire dalla guida. Ho ripeso un po’ più di familiarità con la bici.
L’avvicinamento all’europeo è andato come volevi?
A Maasmechelen stavo bene, ho avuto un piccolo problema in partenza dove mi si è incastrata la catena dopo appena 500 metri dalla partenza. Sono partito ultimo e sono riuscito a recuperare fino all’undicesima posizione. Poi ho corso a Firenze dove sono proseguite le buone sensazioni e poi quattro giorni dopo c’è stato l’europeo. Come preparazione posso dire che sia andato tutto bene. Nel periodo in cui dovevo andare forte mi sono fatto trovare pronto.
Davide Toneatti ha corso la sua prima stagione su strada da under con l’Astana Davide Toneatti ha corso la sua prima stagione su strada da under con l’Astana
Le sensazioni di Tabor erano legate alla condizione o più all’adattamento al cross dopo otto mesi su strada?
Ripensando alla gara che ho fatto e parlando un po’ con il mio preparatore ha notato che si vedeva che non usavo la bici da ciclocross da un po’. Ero legnoso sui rilanci e nella guida, quasi a rallentatore. Non posso dare la colpa solo alla strada ma è un po’ la mia indole, ci metto un po’ a riabituarmi. Anche se tra strada e cross ci sono geometrie simili, c’è differenza nell’impostazione. Fare le curve al limite non è facile e dopo tanto che sei fermo perdere un secondo qua è la è normale e si traduce in distacchi che rispecchiano la condizione. Dalla settimana dopo però ho ritrovato la giusta confidenza.
Pensi che la stagione in Astana su strada ti abbia un po’ complicato la ripresa nel ciclocross?
Secondo me è il contrario. La stagione su strada mi ha dato una bella gamba. Anche nel fare velocità, nei rettilinei, nel far correre la bici, ero ben messo. L’ho notato anche in un percorso duro come quello di Namur.
Veniamo all’europeo. Ti abbiamo visto attento e concentrato, soprattutto in discesa, dove hai fatto la differenza…
C’era una discesa ad “S” in leggera controtendenza. L’ho studiata nei giorni prima fermandomi a guardarla. Ho provato a farla sia in bici che a piedi. Ragionando con Bertolini, mi ha fatto riflettere che facendola a piedi ad ogni giro sarebbe stato uno sforzo più dispendioso. Mentre in sella ci si può quasi rilassare per un attimo. Sono dettagli che mi piace curare. Il giorno della gara ho notato che era anche più definita una traiettoria e si è rivelata la tattica giusta per fare la differenza. In generale il percorso di Namur è uno dei miei preferiti.
Per Toneatti i punti tecnici come la discesa sono stati un punto di forzaPer Toneatti i punti tecnici come la discesa sono stati un punto di forza
Raccontaci la gara…
Sono partito in seconda fila e la partenza è stata discreta, penso che sarebbe potuta andare leggermente meglio. Nel primo tratto di discesa ero in dodicesima posizione. Avevo perso qualcosina nel primo giro rispetto ai primi poi però ho subito iniziato a recuperare e a parte Pim Ronhaar che aveva nella prima parte di gara un bel distacco su di noi, son rimasto sempre nelle prime posizioni. Finché non ce la siamo giocata all’ultimo giro. Eravamo tutti a distanza di cinque secondi. Sulla discesa che ho descritto ho provato a staccare Meeussen. Un po’ c’ero riuscito, poi la contropendenza lunga non l’ho fatta benissimo e quando sono uscito da quel tratto ho visto che mi era praticamente dietro. Poi c’era quel leggero falsopiano a scendere che portava all’ultima rampa a piedi che ho imboccato per primo dove ho provato a fare la mia volata ma mi ha superato e facendo la rampa per primo mi ha soffiato il terzo posto.
Sei soddisfatto di questo quarto posto?
Dal punto di vista della preparazione, allineandolo con l’obiettivo che c’eravamo prefissati sono completamente soddisfatto. Ce la siamo giocata praticamente fino all’ultimo, non è che ho fatto quarto a un minuto. Il primo era lì a quindici secondi. Poi ovvio che quando si fa quarto si rosica, soprattutto in un finale così ristretto. Però lo considero un risultato più positivo che negativo. Alla vigilia credevo che un piazzamento nei cinque fosse possibile. Vedendo come giravano i primi a Maasmechelen, visto che io ero in rimonta, i miei tempi erano allineato con loro. Al Koppenberg, Ronhaar e Nys mi hanno dato l’impressione di essere imprendibili. Però ho chiuso lì con loro a giocarmela, mi porto a casa quanto di buono ho fatto.
Pontoni ha detto: «La considero una medaglia persa». Cosa gli rispondi? E’ stato così duro anche con te dopo la gara?
Inizialmente c’è andato giù abbastanza pesante. Da una parte lo posso capire perché c’era una medaglia a portata. Però ho dato tutto, non posso farmene una colpa di aver fatto quarto. Se guardiamo il cammino dal Friuli, alle coppe che ho fatto, all’europeo, penso che potrebbe essere contento di come sono arrivato. Capisco che lui come cittì si immedesimi nel fatto che c’è una differenza tangibile tra il quarto posto e la medaglia di bronzo. Posso comprendere che fosse amareggiato.
Toneatti nel 2023 dovrà difendere il titolo nazionale U23 che detieneToneatti nel 2023 dovrà difendere il titolo nazionale U23 che detiene
E’ così diretto nei tuoi confronti perché avete già lavorato insieme alla DP66?
Sì ovvio, c’è un rapporto molto diretto. Cerco di tradurre tutto in motivazione.
Chiuso il capitolo europeo, adesso quali sono i tuoi programmi?
Dopo lo sosta, ho visto che a parte le molte gare internazionali che ci sono in Italia a dicembre. Le coppe del mondo, il campionato Italiano e infine il campionato del mondo son tutte in un mese, dalla prima settimana di gennaio alla prima di febbraio. L’obiettivo è di arrivare pronti per quel periodo.
Per il 2023, posto confermato in Astana?
Sì, rimarrò con la continental. Poi non so se come quest’anno, spero di sì, mi daranno la possibilità di fare qualche gara con la World Tour.
Come sono andate le esperienze con la World Tour di fine anno?
Diciamo che ho preso delle belle legnate (ride, ndr). E’ stata un’esperienza molto bella. Al Giro di Toscana poteva andare un po’ meglio, mentre alla Coppa Sabatini ho avuto sensazioni migliori. Poi ho fatto anche la Serenissima Gravel, dove ho chiuso al 12° posto. E’ un altro modo di correre, è tutto più controllato per quanto riguarda la strada. Nel gravel invece è stata tutta a gas spalancato. Van der Poel ha attaccato dal decimo chilometro e da lì abbiamo fatto due ore dove tutti scattavano ma nessuno riusciva ad andare via.
Il gravel farà parte del tuo calendario l’anno prossimo?
Ne parlerò con la squadra però devo dire che la Serenissima mi è piaciuta molto. Faticosa ma divertente.
Dovendo fare i conti con le assenze dei 3 moschettieri Wout Van Aert (Belgio), Mathieu Van der Poel (Olanda) e Thomas Pidcock (Inghilterra), tutti si aspettavano il solito mano a mano tra Iserbyt (brutta la sua gara chiusa ritirandosi) e Van Der Haar. Invece un po’ sorpresa, ma per la verità non così tanto, Michael Vanthourenhout è diventato il nuovo campione europeo di ciclocross nella categoria elite uomini.
Vanthourenhout conquista a Namur la prima maglia titolata da quando è eliteCosì lo scorso anno, dopo il secondo posto di Vermiglio, Vanthourenhout aveva vinto in Coppa a NamurVanthourenhout conquista a Namur la prima maglia titolata da quando è eliteCosì lo scorso anno, dopo il secondo posto di Vermiglio, Vanthourenhout aveva vinto in Coppa a Namur
17.300 spettatori paganti
Bisogna credere che Namur porti proprio bene al ventottenne belga della Pauwels Sauzen-Bingoal. Tra la cittadella e Vanthourenhout è quasi una storia d’amore. Già nel dicembre del 2021 il neo campione d’Europa aveva vinto la 12ª manche di Coppa del mondo.
Raggiunto il record di affluenza con 17.300 spettatori paganti, la Cittadella è diventata una vera e propria bolgia e questo ha dato le ali a Vanthourenhout, come confermerà nel post gara.
Di per sé incredibilmente tecnico e difficile, il percorso dell’europeo è diventato epico per la pioggia caduta per tutta la corsa.
La gara degli elite si è corsa sotto la pioggia, davanti a 17.300 spettatori pagantiLa gara degli elite si è corsa sotto la pioggia, davanti a 17.300 spettatori paganti
Una corsa durissima
Equilibrata in testa nei primi cinque giri, le cadute hanno in parte definito la dinamica della gara. Infatti fino al quinto dei nove giri è stata lotta ai ferri corti con l’olandese Lars Van der Haar (secondo a 40 secondi), campione uscente e vincitore una settimana fa sul Koppenberg. Terzo sul traguardo, a 2’17” Laurens Sweeck, per il belga quello di oggi è il terzo bronzo europeo in carriera.
«E’ stata una corsa dura – ha detto il vincitore – credetemi davvero dura. Con Lars abbiamo combattuto sul filo di lana per oltre metà gara. Con la pioggia tutto è diventato più difficile, ma anche più aperto. Caduto lui, caduto io, ma alla fine sono riuscito prima a riprenderlo e poi a staccarlo. Forse sono stato un pizzico migliore nei tratti tecnici. Abbiamo gareggiato in un clima pazzesco, un tifo del genere ti gasa, ti esalta».
Van der Haar era il più in forma dopo il Koppenbergcross, ma alla fine ha dovuto arrendersiVan der Haar era il più in forma dopo il Koppenbergcross, ma alla fine ha dovuto arrendersi
Poi alla domanda su che effetto gli faccia aver conquistato quella maglia, il corridore fiammingo ha risposto: «Questa maglia rappresenta tantissimo per me, perché è la prima maglia distintiva che indosso da quando corro nella categoria elite».
La rimonta di Bertolini
Buona e coraggiosa la prova dell’unico azzurro Gioele Bertolini, dodicesimo a 3’33”.
«La pioggia – spiega l’azzurro – ha reso il percorso scivoloso. C’erano due o tre tratti dove stare molto attenti per rimanere in sella. Speravo di recuperare qualche posizione in più in partenza, ma si sono creati dei buchi, e non sono riuscito a guadagnare posizioni. Così ho deciso di impostare un ritmo regolare, ho cercato di saltare gruppettino per gruppettino».
In effetti ad un certo punto il corridore lombardo era riuscito a tornare sul gruppo che lottava per l’ottava posizione.
«Poi però si è creato qualche buco – spiega – e per poca roba non sono riuscito a centrare la top ten. Peccato, ci tenevo davvero, ma sono comunque contento della mia corsa perché conscio di avere dato il massimo».
Bertolini ha fatto una bella rimonta e alla fine si è piazzato 12° a 3’33”Bertolini ha fatto una bella rimonta e alla fine si è piazzato 12° a 3’33”
Toglici una curiosità, ma viste tutte le cadute davanti tu sei riuscito a rimanere in piedi?
Sì dai, a parte una bella sbandata ad inizio gara e qualche rischio qua e là è andata bene. Diciamo che alla fine (ridendo, ndr) sono riuscito a portare a casa la pelle.
Prossimi obiettivi?
La settimana prossima correrò in Svizzera e poi arrivano le prossime tre gare di Coppa del mondo.
Così anche per Gioele bisognerà anzitutto recuperare e dosare bene le forze. Mentre lassù nella Cittadella, finita la corsa è iniziata la musica. E si balla malgrado la pioggia.
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Questa mattina, la gara maschile juniores ha lanciato l’ultima giornata degli europei di ciclocross di Namur.Vittoria meritatamente del numero uno al ranking UCI, il francese Léo Bisiaux. Il danese Wies Daniel Nielsen ha chiuso a 6 secondi e l’olandese Guus Van Den Eijnden è salito sul terzo gradino del podio. Ventitreesimo e primo italiano, Tommaso Cafueri.
Grandi attese
Alla partenza, tante, per non dire tantissime erano le aspettative di Daniele Pontoni. Il tecnico friulano ha ripetuto più volte quanto credesse in questi ragazzi, ma purtroppo anche oggi, complice una buona dose di sfortuna, per un motivo o l’altro, l’hanno ancora deluso.
Scappini prima del via aveva ammesso di sentirsi benissimo ed era infatti scattato in testa alla gara junioresScappini prima del via aveva ammesso di sentirsi benissimo ed era infatti scattato in testa alla gara juniores
«Purtroppo sì – dice Pontoni – un po’ di sfortuna c’è stata. Quando Scappini era in testa ha avuto un guasto meccanico, poi ha fatto anche un errore tecnico, dando troppa compressione in discesa e gli è saltata la catena. Ha perso parecchio tempo ed è andato fuori corsa».
Valutazione sbagliata?
Sviluppando il discorso con il commissario tecnico, si è però capito che la sfortuna conta solo per quel che conta. L’amarezza è veramente tanta e ne scaturisce un’analisi lucida con tanto di bacchettate e anche un’autocritica.
«Gli juniores sono andati molto al di sotto delle aspettative – spiega Pontoni – perché abbiamo iniziato da inizio anno a fare un percorso, ma qui c’è da rivedere qualcosa. Evidentemente anch’io ho sbagliato qualche valutazione, sopravvalutandoli. Siamo arrivati all’europeo ed era giusto dare fiducia a questi ragazzi, ma non hanno dato quello che mi aspettavo, i numeri parlano da soli».
Con Scappini fermato dalla sfortuna, il migliore degli juniores azzurri è stato Tommaso Cafueri, 23° a 2’18” (foto FCI)Con Scappini fermato dalla sfortuna, il migliore degli juniores azzurri è stato Tommaso Cafueri, 23° a 2’18” (foto FCI)
Ma ci sarà una nota positiva?
Certo, bravi i due ragazzi del primo anno (Stefano Viezzi e Tommaso Bosio, ndr), perché sono partiti in fondo al gruppo ed hanno fatto una bella corsa. Mi sono soffermato a guardare la parte tecnica e devo dire che nella contropendenza Viezzi con il danese Nielsen (secondo, ndr) sono stati i due che l’hanno interpretata meglio. Dunque ho voluto anche prendere questo spunto.
E adesso ?
Qui siamo arrivati e tracciamo una linea. Adesso avanti con la seconda parte di stagione con altre persone da chiamare in causa per il futuro. Già da mercoledì, per la prima volta con l’aiuto di Diego Bragato faremo dei test per tutte le categorie, anche le minori (allievi del primo e secondo anno, ndr).
La iella di Scappini
Il discorso è limpido: siamo all’europeo, ma già si guarda avanti. Tornando alla corsa, è giusto ricordare l’ottima partenza del campione italiano Samuele Scappini (40° all’arrivo), che durante il riscaldamento ci confidava di non avere mai avuto una gamba ed una condizione così buone. Il percorso sembrava fatto per lui, ma mentre era in testa, neanche aveva finito il primo giro ed è arrivato il primo guaio meccanico.
Dopo l’arrivo, Scappini delusissimo per la sfortuna e la doppia foratura (foto FCI)Dopo l’arrivo, Scappini delusissimo per la sfortuna e la doppia foratura (foto FCI)
La delusione ed il rammarico trasudavano da ogni poro della sua pelle, in poche parole era nero di rabbia e c’è l’aveva con la sfortuna.
«Non posso darmi pace – dice – ero partito fortissimo, stavo facendo un buco, poi oltre al problema meccanico ho pure bucato due volte. La sento come un’occasione persa. Volevo e potevo giocarmi il podio».
La cattiva sorte si è anche accanita con Tommaso Cafueri (23° alla fine): «Il percorso mi piaceva un sacco, pensavo di fare bene, ero sesto poi tra un salto di catena, un caduta ed una foratura non ho potuto fare di più».
Impennando come Sagan
Nel primo pomeriggio hanno gareggiato le ragazze U23. Totale dominio dell’olandese Puck Pieterse. L’iridata si è anche concessa il lusso di passare il traguardo alla Peter Sagan, in impennata sulla sola ruota posteriore. Dodicesima e prima azzurra, Asia Zontone.
«Gara molto dura – ha detto – tutta in rimonta perché poco dopo la partenza mi sono toccata con un’altra ragazza».
Pieterse sul traguardo impennando come Sagan: è la più forte, punto e a capoAsia Zontone è stata la migliore delle nostre U23: 12ª a 4’55” da Puck Pieters (foto FCI)Carlotta Borello intirizzita all’arrivo, attesa da Asia Zontone (foto FCI)Pieterse sul traguardo impennando come Sagan: è la più forte, punto e a capoAsia Zontone è stata la migliore delle nostre U23: 12ª a 4’55” da Puck Pieters (foto FCI)Carlotta Borello intirizzita all’arrivo, attesa da Asia Zontone (foto FCI)
Pubblico e gambe
Durante la corsa delle ragazze, il sole ha salutato la capitale della Vallonia per lasciare il posto al vento e alle prime gocce di pioggia. Dopo l’arrivo, la povera Carlotta Borello era gelida.
«Sì infatti il freddo c’è – confermava la Zontone – ma in gara non lo senti. E poi questo tifo da stadio ti dà una marcia in più, pensa che ti spinge quasi in salita».
Vogliamo crederci cara Asia, ma confidiamo di più nelle tue ottime doti di scalatrice. Adesso mancano solo gli elite uomini: sarà ancora derby Belgio-Olanda? L’Italia punta su Gioele Bertolini, unico nostro rappresentante, ma con un percorso adatto alle sue caratteristiche si spera di chiudere con una top 10.
Ci verrebbe da dire “buona la prima”… Anzi (quasi) ottima. Stiamo parlando della prima giornata del weekend dei Campionati europei di ciclocross di Namur. La mattina è iniziata con Pontoni al settimo cielo per il sorprendente argento di Valentina Corvi, che ha chiuso a soli 3 secondi dall’olandese Lauren Molengraaf, e il buon 11° posto dell’esordiente Arianna BIanchi nella categoria donne junior.
Toneatti, medaglia di legno
Poi nel primo pomeriggio, gasati dalle giovani compagne del gruppo azzurro, i nostri ragazzi U23 hanno replicato con grinta. Ottimo seppur amaro per aver perso il podio per soli 4 secondi, il quarto posto di Davide Toneatti(nella foto di apertura) che ha chiuso dietro al trio belga composto da Emiel Verstrynge (oro), Thibau Nys (argento) e Witse Meeussen (bronzo).
Toneatti ha ricontrollato la pressione delle gomme prima del via. Era troppo alta?Toneatti ha ricontrollato la pressione delle gomme prima del via. Era troppo alta?
Una strepitosa Fem Van Empel ha concluso la giornata di gare aggiudicandosi un oro strameritato. L’olandese, nonostante una foratura che l’ha costretta a rientrare nei box per cambiare bici, ha chiuso con 20 secondi sulla connazionale di origini domenicane Ceylin del Carmen Alvarado. Terza l’ungherese Blanka Vas. Quinta la nostra Sara Casasola.
Una partenza difficile
Per doveri di cronologia – preghiamo le donne di scusarci – torniamo alla gara uomini U23. Durante il riscaldamento, Davide Toneatti ci confidava che si sentiva molto bene, che il circuito lo affascinava e con un pizzico di modestia diceva che un posto tra i primi cinque sarebbe un bel risultato, ma dopo aver ottenuto il quarto posto la soddisfazione ha lasciato il posto all’amarezza del podio sfiorato.
«Dopo una partenza difficile – ha detto a fine corsa Toneatti – nel finale eravamo lì a giocarci il terzo posto in tre, ero anche riuscito a staccarmi poi nel finale ho fatto un errore ed ho perso le chance di medaglia».
Va detto che Davide aveva giocato la carta della sicurezza pompando le gomme un po’ di più.
Pontoni. passato dalla felicità per l’argento di Valentina corvi alla rabbia per il 4° posto di Toneatti (foto FCI)Pontoni. passato dalla felicità per l’argento di Valentina corvi alla rabbia per il 4° posto di Toneatti (foto FCI)
Pontoni furioso
Ma Daniele Pontoni che cosa ne pensava? «Mi dispiace e anzi te lo dico adesso con molta calma perché un’ora fa ero proprio incavolato… per il quarto posto di Davide. La considero una medaglia persa. Era un’occasione importante – dice il cittì che conosce benissimo Toneatti avendolo avuto nella sua DP66 – mettere la nostra maglia sul podio a Namur in casa dei belgi in un campionato europeo sarebbe stato bellissimo.
«C’erano tutti i presupposti per arrivarci, però bisogna essere più cattivi. In certi momenti bisogna essere spietati e non molli, e lui sull’ultima salita è stato molle. Ma bisogna accettare il risultato anche se brucia».
Protagonista di giornata, oltre ai segmenti in pavè, è stato il fango. Spesso si faticava a stare in piedi. Qui Sanne CantProtagonista di giornata, oltre ai segmenti in pavè, è stato il fango. Spesso si faticava a stare in piedi. Qui Sanne Cant
Quanto fango
In tutte le gare bisognava davvero “menare” per stare davanti. Tutti elogiano un percorso epico, un tifo da stadio che spinge ad oltrepassare i propri limiti, ma il ripetersi delle difficoltà tecniche ha letteralmente massacrato gli organismi. Impossibile risparmiarsi e malgrado le gomme tassellate da fango, in certi punti era difficile stare in piedi e in bici, come confermava una Sara Casasola soddisfattissima.
«Sono molto contenta – ha detto la friulana – sinceramente non me l’aspettavo. Il percorso benché bellissimo era veramente impegnativo, duro ma molto da guidare. In certi punti dovevi oscillare da destra a sinistra pur di avere grip. Avrei sperato in una top dieci dunque arrivare così è un bel risultato. Davanti andavano veramente forte, le ho viste un attimo a metà gara, poi ho dovuto gestirmi perché negli ultimi giri sono andata un po’ in crisi».
In conclusione possiamo parlare di un primo giorno molto positivo per la nazionale azzurra. Tutti hanno onorato la maglia, tutti hanno dato il massimo.
Per Sara Casasola un quinto posto a Namur che fa ben sperare in ottica futuraPer Sara Casasola un quinto posto a Namur che fa ben sperare in ottica futura
E domani?
Nel punto conclusivo del cittì Daniele Pontoni c’è un pizzico di rammarico per il quarto posto di Toneatti ma soprattutto tanta soddisfazione.
«Sono felice innanzitutto per il mio staff – ha detto il tecnico friulano – perché so quanto si impegnano e quanto ci mettono anima e cuore per il lavoro che fanno per far rendere al meglio i nostri ragazzi. Ringrazio come sempre il team manager Roberto Amadio e il presidente Cordiano Dagnoni che mi hanno dato la possibilità di guidare questi magnifici ragazzi anche qui a Namur».
Pontoni crede ciecamente nelle possibilità dei ragazzi junior anche se sono quelli che lo hanno più deluso nelle prime due gare di coppa. Poi ci saranno le U23 donne, dove purtroppo le azzurre hanno un po’ un ruolo da comprimarie. Infine Gioele Bertolini con un percorso adatto alle sue caratteristiche punta ad una top dieci, parola di cittì.
Partenza col botto per la nazionale azzurra di Daniele Pontoni, che grazie ad una splendida Valentina Corvi ha subito ottenuto la medaglia d’argento agli Europei di ciclocross di Namur. Sullo stesso percorso aveva conquistato il terzo posto nella Coppa del mondo 2021
La vittoria è andata all’olandese Lauren Molengraaf, che solo nel finale è riuscita a staccare la Corvi di soli 3 secondi, mentre sul terzo gradino del podio è salita la belga Xaydee Van Sinaey. Ottimo l’undicesimo posto della debuttante Arianna Bianchi.
Una partenza subito a razzo per la Corvi (seguita da Van Sinaey), cui sono mancati 5 metri per vincereUna partenza subito a razzo per la Corvi (seguita da Van Sinaey), cui sono mancati 5 metri per vincere
Subito a tutta
Pronti via e la Corvi è scattata come un razzo, eseguendo alla perfezione le raccomandazioni del cittì Pontoni. «Fare la corsa davanti e massima attenzione nelle contropendenze».
Staccatasi con la britannica Cat Ferguson, Valentina ha preso il comando delle operazioni fino al termine del secondo giro, quando Molengraaf e la Van Sinaey sono rientrate. L’olandese del Team Tormans, leader della Coppa del mondo juniores, si è poi alternata con l’azzurra per dettare il ritmo in testa. E’ stato un mano a mano bellissimo che si è deciso sull’ultima rampa a 250 metri dal traguardo.
«Sono partita subito forte – commentava davanti al pullman una felicissima Valentina Corvi – sapevo che potevo fare bene qui. Senza paura mi sono messa davanti, così in discesa potevo fare le mie traiettorie e in salita riuscivo a spingere bene.
«La gara è stata subito tosta, si è decisa all’ultimo giro dove eravamo in tre. Ho preso davanti l’ultima contropendenza poi però qualcosa ho sbagliato e la Molengraaf mi ha chiuso. Ho dato tutto nel finale ma non sono più riuscita a chiudere il buco. Voglio ringraziare tutto il Team Azzurro per avermi sostenuto e motivato ad arrivare a questo bellissimo traguardo».
L’abbraccio di Valentina Corvi con sua madre dopo l’arrivo: un risultato che ripaga di tanti sacrificiL’abbraccio di Valentina Corvi con sua madre dopo l’arrivo: un risultato che ripaga di tanti sacrifici
Pontoni commosso
A due passi, Daniele Pontoni aveva lo sguardo lucido di chi sa che una sua atleta ha fatto bene, anzi benissimo.
«Valentina – ha detto – ha interpretato la gara nel modo migliore. Questa è una gara che devi aggredire. Non puoi aspettare sia il percorso sia quello che fanno gli altri. Correre in testa ti consente di fare qualche piccolo errore, poi se qualcuno sbaglia dietro di te hai la strada libera.
«Valentina ha fatto una grande gara, ma non voglio però dimenticare Arianna che al suo primo anno e la sua prima esperienza in azzurro partendo dall’ultima fila ha chiuso appena fuori dalle dieci».
Sul podio, Corvi seconda dietro la vincitrice olandese Molengraaf e la belga Van SinaeySul podio, Corvi seconda dietro la vincitrice olandese Molengraaf e la belga Van Sinaey
Esordio Bianchi
In effetti bravissima la Bianchi ottimo il suo esordio. Giro dopo giro è riuscita a scalare le posizioni.
«Sono contentissima – dice – prima per Valentina e poi per me. Il percorso era bellissimo, molto tecnico ma anche con tratti dove poter spingere. Non sono abituata a correre in posti così belli, è stata gioia pura».
Ora avanti con gli U23 uomini (già splendido il quarto posto di Toneatti) e donne elite per chiudere il sabato con altre sorprese.
Il ciclocross è la sintesi perfetta di strada e Mtb. Concilia la necessità spingere con l'abilità nell'offroad. Ecco come ce lo spiegano Pontoni e Bramati
Mancano poche ore all’europeo ciclocross di Namur. Lorenzo Masciarelli ci ha risposto dal Belgio dove si trova e dove c’è la sede della sua squadra: la Pauwels Sauzen-Bingoal. Sono passati pochi giorni dal Koppenbergcross e Lorenzo (che in apertura è ritratto all’edizione 2021 degli europei) ha disputato una gara nelle sue corde, almeno a leggere il decimo posto nell’ordine d’arrivo. La dinamica della corsa però ha dimostrato ben altro, con un BOA della scarpa rotto contro un paletto quando era con i primi cinque e la rimonta partita dal 17° posto. Insomma per il diciannovenne abruzzese la condizione sembra essere molto buona.
Andiamo alla scoperta del suo avvicinamento a questa stagione del cross, fatta di corse su strada tra le WorldTour e un calendario alle porte, fatto di obiettivi misurati e voglia di crescere senza bruciare le tappe.
Lorenzo Masciarelli è da tre anni in forza alla Pauwels Sauzen BingoalLorenzo Masciarelli è da tre anni in forza alla Pauwels Sauzen Bingoal
Lorenzo, come stai?
Mi sento abbastanza bene, vengo da una preparazione estiva che avevamo studiato insieme alla squadra per avvicinarsi al meglio alla stagione di cross.
Ti abbiamo visto spesso con la maglia azzurra…
Sì, anche con la nazionale abbiamo avuto un bellissimo programma di avvicinamento, prima con il Giro del Friuli e poi in Polonia.
Un calendario del tutto in funzione della stagione del cross?
Tutto il calendario che abbiamo fatto su strada non è stato pieno di gare, proprio per non appesantire la preparazione e arrivare pronti alla stagione invernale. Siamo andati nell’ottica di fare più corse a tappe per cercare di mettere distanza e ritmo. Anche perché durante la stagione del cross è difficile fare distanza o avere quella qualità di allenamenti che si possono avere d’estate su strada.
Com’è stato il tuo primo anno da under?
Mi sono trovato subito a fare delle gare tra le WorldTour come il Giro del Belgio ed è stata subito una bella esperienza. Penso mi abbia fatto crescere correre tra i grandi.
Qui Masciarelli ai Campionati italiani ciclocross 2022 di Variano di BasilianoQui Masciarelli ai Campionati italiani ciclocross 2022 di Variano di Basiliano
Come ti trovi con la squadra?
Mi trovo benissimo, non mi fanno mancare niente. Sono super disponibili e diciamo che mi lasciano sempre tranquillo e senza pressioni. Poi man mano che si andrà avanti, gli appuntamenti diventeranno sempre più importanti. Stiamo lavorando in tranquillità. Tra un anno o due cambieranno gli obiettivi. In particolare per questa stagione abbiamo qualche traguardo ulteriore visto che ho un anno in più d’esperienza.
Com’è andato questo avvio di stagione del cross?
Le prime due corse sono state dure perché dovevo ritrovare un po’ il ritmo con i professionisti qua in Belgio e sono state abbastanza impegnative. Poi dopo la nazionale ci ha portato in Spagna per cinque gare internazionali e lì diciamo che ho ritrovato la mia condizione per il cross e mi sono sentito subito bene.
Come sono andate le prime due tappe di Coppa del Mondo?
Le prime due, a Tabor e a Maasmechelen, potevano andare meglio, ma le sensazioni erano comunque buone.
Pochi giorni fa hai disputato una bellissima rimonta al Koppenbergcross, ce la racconti?
Mi sentivo molto bene, ero con i primi cinque. Era una gara a cui tenevo molto perché è considerabile la gara di casa e tra le mie preferite dell’anno. In una scivolata al secondo giro ho rotto il BOA della scarpa e ho dovuto fare mezzo giro “azzoppato”. Al momento del cambio scarpe ero 17° e da lì ho rimontato fino a concludere 10°. E’ stata molto dura.
Masciarelli e Toneatti entrambi impegnati anche su stradaMasciarelli e Toneatti entrambi impegnati anche su strada
Il percorso dell’europeo di Namur ti piace?
E’ bellissimo, è molto tecnico e mi piace molto. Ho visto che è cambiato leggermente rispetto agli anni precedenti e il tempo è incerto e dovrebbe piovere prima della gara, ma non il giorno stesso. Sarà bella impegnativa. Perché oltre a essere un tracciato duro, non ci sono molti tratti dove rifiatare. E dove è possibile farlo, bisogna restare comunque concentrati al massimo. Questo perché è molto facile fare errori in quei frangenti, specialmente in discesa con molti sassi e radici. Se si aggiunge il terreno probabilmente scivoloso sarà una gara molto delicata.
Lo vedi adatto alle tue caratteristiche?
Mi si addice abbastanza. Ci sono due salite lunghe per essere una gara di cross. Circa 250 metri che non è poco e si può fare la differenza.
Che obiettivo ti sei dato per questa corsa?
Non sono ancora riuscito a centrare la top five in Coppa. Vincerlo sarà difficile perché ci sono dei corridori di alto livello. Per esempio Ronhaar e Nys che al Koppenbergcross sono partiti con gli elite e hanno chiuso rispettivamente quinto e settimo. Qui in Belgio abbiamo un sito dove possiamo vedere i tempi sul giro e ho visto che hanno fatto dei gran tempi. Sarà dura ma ovviamente ci si prova sempre. Posso ipotizzare un piazzamento nei primi otto e potrei ritenermi soddisfatto. Poi ogni gara è diversa e ha la sua storia.
Masciarelli e Vanthourenhout si allenano spesso insieme, anche questo fa parte della crescitaMasciarelli e Vanthourenhout si allenano spesso insieme, anche questo fa parte della crescita
Sei ottimista quindi?
Penso che con la condizione del Koppenbergcross, in top ten sento di poterci stare. Nel cross non si può mai sapere, basta sbagliare una partenza o una curva e si perde tantissimo quindi vedremo. La forma c’è, speriamo nel meglio.
E dopo Namur come proseguirà la tua stagione?
Venendo da un periodo molto stressante a livello fisico e con una gran mole di gare, a dicembre faremo un po’ meno. Anche in ottica 2023, dove ci saranno molte tappe di Coppa del mondo, gare under 23 e infine il mondiale. Quindi da qui a fine anno farò qualche gara con i professionisti e qualche gara con gli U23 in Francia.
Com’è vivere e praticare il ciclocross in Belgio?
Da italiano è una bellissima esperienza. Sono già tre anni che sono qui. E’ un modo di pensarla e vederla completamente diversa da noi. Ogni anno imparo qualcosa di nuovo. Loro hanno questo sport nella propria cultura e si vede proprio che lo amano. Se prendiamo come esempio i top al mondo come Iserbyt o Vanthourenhout hanno un modo di pensare molto diverso rispetto alla mentalità che abbiamo in Italia riguardo a questa disciplina.
E’ un’Italia ambiziosa quella che nel fine settimana si presenta al via agli europei di Namur, a dispetto di molte assenze. L’attività di ciclocross infatti è iniziata quest’anno in maniera diversa rispetto al passato, con molti big nostrani che hanno scelto la via tracciata dai vari Van Aert e Van Der Poel, ossia quella di dedicarsi alle gare sui prati solo a stagione inoltrata, dando la precedenza alle altre loro attività.
Ecco così che Jakob Dorigoni, impegnato nelle ultime Marathon di mtb stagionali oppure Silvia Persico, alle prese con la chiusura dell’annata su strada come anche Gaia Realini (e facciamo solo degli esempi) sono ancora a digiuno di gare. Il cittì Pontoni ha dovuto fare di necessità virtù e ha scelto per gli europei una propria via, costruendo un nocciolo duro attraverso un lungo ritiro intriso di gare svolto a fine stagione in Spagna e rivolto alle categorie giovanili, dalle quali l’ex iridato si attende molto.
Bertolini punta a una Top 10 a Namur che avrebbe molto valore, bissando quella dello scorso anno (foto Di Donato)Bertolini punta a una Top 10 a Namur che avrebbe molto valore, bissando quella dello scorso anno (foto Di Donato)
Il collante della squadra
A quel ritiro era presente Samuele Leone, ormai colonna portante della Selle Italia Guerciotti Elite, che per Pontoni è quasi un collante in seno alla nazionale: «Ho seguito tutte le trasferte tranne quella di domenica a Maasmechelen. In nazionale c’è un’atmosfera supermotivante, che cambia l’approccio alle gare».
Leone si è dimostrato elemento prezioso anche per il suo team, ad esempio nelle tappe del Giro d’Italia o a Brugherio, come ha testimoniato il suo avversario Ceolin: «Correre nel ciclocross non è come su strada, nel senso che il lavoro di squadra è più episodico e diverso, ma quando capita mi metto volentieri a disposizione. A Brugherio c’era la possibilità che Bertolini rientrasse da dietro, sarebbe stato insensato per me alimentare la fuga, bisogna anche saper correre pensando all’interesse generale. Poi comunque nel ciclocross i giochi di squadra a un certo punto finiscono, quando si arriva al dunque ognuno corre per sé in base alle energie che gli sono rimaste».
Per Leone nuova convocazione in azzurro, in un team U23 molto ambizioso (foto Di Donato)Per Leone nuova convocazione in azzurro, in un team U23 molto ambizioso (foto Di Donato)
Obiettivo Top 10 come minimo…
Questa collaborazione si può instaurare anche in nazionale? «Certamente, è successo ad esempio a Tabor dove io e Toneatti eravamo 7° e 8° e ci siamo dati una mano per tenere e ricucire su chi era davanti. Nelle fasi iniziali e centrali è più facile farlo, soprattutto su certi percorsi».
E su quello degli europei di Namur? «E’ un tracciato che conosco e che tatticamente si presta a varie interpretazioni, a me piace molto. Un percorso con dislivello, che crea distacchi sensibili, dove bisogna avere sempre un alto ritmo di gara se si vuole arrivare in alto. Per me è un vero ciclocross…».
Leone parte con un obiettivo ben chiaro in mente: «Una Top 10 è fattibile, a patto che non si verifichino problemi meccanici e questo è un discorso che vale anche per i miei compagni, siamo un po’ tutti sullo stesso livello. Poi dipende dalla giornata, a chi è favorevole e a chi no. Per il titolo degli europei poi si sa che la lotta sarà tra belgi e olandesi, in Coppa si vede che fanno la differenza e i belgi stavolta giocano in casa…».
Alice Papo, al primo anno da U23, punta a fare esperienza (foto Di Donato)Alice Papo, al primo anno da U23, punta a fare esperienza (foto Di Donato)
La politica giovanile di Pontoni
La politica di Pontoni e della Fci è chiara, spingere molto sulle categorie giovanili per rinvigorire a lungo termine quella Elite e riequilibrarla, vista la schiacciante superiorità (non solo contro di noi…) di Belgio e Olanda, quest’ultima in particolare fra le donne. La gara femminile come detto sarà orfana della Persico bronzo iridato e le sorti italiane saranno affidate a Sara Casasola e Rebecca Gariboldi, quest’ultima quasi sorpresa dalla convocazione: «Un po’ sì, anche se so di vivere un momento di buona forma che si è evidenziato nelle ultime gare. Arriviamo all’europeo al termine di una sequenza di gare molto intensa e a me questo sta particolarmente bene».
Per la Gariboldi correre gli europei a Namur ha un sapore particolare: «Quello belga è un tempio del ciclocross e io non ci ho mai gareggiato, farlo in un’occasione così importante mi dà uno stimolo ulteriore. A me piacciono percorsi così duri, impegnativi, più adatti a una biker che a una stradista. Poi è chiaro che quando vai come la Van Empel in questo periodo domini su qualsiasi percorso: lei è una stradista, ma per me è la grande favorita di sabato».
La Gariboldi farà il suo esordio a Namur, senza porsi particolari obiettivi (foto Di Donato)La Gariboldi farà il suo esordio a Namur, senza porsi particolari obiettivi (foto Di Donato)
Una nazionale senza Persico
L’assenza della Persico si fa sentire, ma Rebecca pone l’accento su un aspetto spesso misconosciuto: «Le imprese di Silvia hanno portato visibilità a tutto il movimento ed è chiaro che quando lei non c’è, tutti si aspettano che chi indossa la maglia azzurra come lei faccia lo stesso. Io posso dire che sia io che Sara (Casasola, ndr) daremo il meglio, poi non sono abituata a porre dei target particolari, vedremo che cosa porterà la gara».
Tutti si aspettano la solita battaglia fra olandesi, magari con la Vas come aggiunta, ma dietro? «Dietro potremmo esserci noi. Ragionavo su come sono andate le gare di Coppa del Mondo e se guardate bene, dietro la marea arancione spuntano le nostre maglie. Perché non dovrebbe essere così anche a Namur?».
Daniele Pontoni è pienamente convinto delle sue convocazioni in vista degli europei di Namur in programma nel fine settimana. Ha portato in nazionale 17 corridori coprendo tutte le categorie e questo è già un risultato importante considerando che alcuni dei big (a cominciare dal bronzo mondiale Persico) non hanno ancora iniziato la loro stagione. Eppure fare la squadra non è stato così semplice, anche se lo zoccolo duro, quello relativo alle categorie giovanili, Pontoni lo ha forgiato nel tempo, portandolo a inizio stagione a gareggiare in Spagna con un obiettivo: fare gruppo.
«Visti numeri e risultati delle ultime gare – esordisce il cittì, in apertura al mondiale gravel con Chiara Teocchi – e considerando anche le caratteristiche del percorso, questa è la squadra migliore che si potesse avere. Ci sono anche altri corridori validi che avrebbero meritato di essere considerati, ma voglio ricordare che la stagione ha ancora tre mesi di gare, ci saranno altre occasioni, chi non c’è deve sentirsi stimolato a far meglio per guadagnarsi la convocazione».
Il dettaglio del percorso di Namur, una classica del calendario internazionaleIl dettaglio del percorso di Namur, una classica del calendario internazionale
Manca la Venturelli…
Sì, è l’unica assenza di peso che abbiamo. Ha sintomi di tosse e catarro, abbiamo preferito non rischiarla, d’accordo anche con la sua società. Ho aspettato fino all’ultimo per decidere, ma poi ho scelto così. Federica si era ripresa dall’infortunio al braccio dei mondiali su strada e stava progredendo, ma vista la situazione e considerando anche la stagione così pregna tra strada e pista che ha vissuto, preferisco averla più fresca più avanti, pensando ai mondiali, soprattutto dal punto di vista mentale.
Le convocazioni rispecchiano molto quelle che erano state fatte per le categorie giovanili per le prime gare in Spagna. Quanto è stata importante quella trasferta?
Molto, ci ha consentito di fare gruppo, anche perché eravamo soprattutto con ragazzi molto giovani. Fra gli junior ad esempio avremo 5 partenti, di cui due al primo anno come Bosio e Viezzi, ragazzi che hanno dato buone prove e si sono presi la maglia affrontando le gare con sfrontatezza. Con loro ci saranno Cafueri, Paccagnella e Scappini, più rodati, ma dietro ci sono tanti altri ragazzi che stanno crescendo, penso ad esempio a Travella e Stenico. Lo stesso si può dire per gli under 23: con Bergagna, Leone, Masciarelli e Toneatti lavoro da tempo e da settembre abbiamo formato un gruppo molto compatto. I risultati dimostrano che sono i più forti.
Valentina Corvi sul podio di Namur 2021, nella prova di Coppa del mondoValentina Corvi sul podio di Namur 2021, nella prova di Coppa del mondo
Partiamo dagli Under 23: che cosa possono fare?
A Tabor, in Coppa del mondo, Toneatti era tra gli ultimi all’inizio eppure i suoi tempi sul giro erano vicinissimi a quelli dei primi e pedalando dietro, tra sorpassi e contatti, è molto più difficile, per cui credo possa fare molto bene. Sugli junior c’è invece da fare un discorso a parte…
Quale?
I ragazzi mi avevano molto deluso a Tabor e gliel’ho detto. In Coppa per me sono da primi 5, ma i risultati arrivano correndo con attenzione e testa e loro non l’hanno avuta. A Maasmechelen ho cambiato molti nomi lanciando un segnale: bisogna restare umili e viaggiare con i piedi per terra. Se faranno tutto per bene si prenderanno belle soddisfazioni sul percorso belga, sanno che ho molta fiducia in loro, ma servono disciplina e attenzione.
Da sinistra Scappini, Cafueri e Paccagnella, sul podio in Spagna. Pontoni punta molto su di loroDa sinistra Scappini, Cafueri e Paccagnella, sul podio in Spagna. Pontoni punta molto su di loro
Quanto pesa l’assenza della Venturelli?
Molto, ma Valentina Corvi su quel percorso è salita sul podio in Coppa del mondo, a lei il tracciato di Namur piace particolarmente. Con lei ci sarà Arianna Bianchi, campionessa europea allieve di mtb, è al suo primo anno di categoria, deve correre con la massima serenità e imparare quanto più possibile.
A Tabor ha impressionato la Casasola, che dopo aver dominato al Giro d’Italia ha sfiorato la Top 10 popolata però quasi interamente da olandesi.
Sara sembra rinvigorita dal cambio di squadra, sta tornando ai livelli che le erano abituali. A Tabor è partita dalla quarta fila, ha fatto qualcosa di notevole. Io so quanto vale, la nuova aria le ha dato nuovi stimoli, ma attenzione anche alla Gariboldi perché il percorso le si adatta. Fra le under 23 avremo tre giovani come Carlotta Borello, Alice Papo e Asia Zontone, potrebbero far bene in un contesto di massimo livello.
Per la Casasola un bell’inizio di stagione, ora gli europei possono lanciarla anche fuori dall’Italia (foto FB)Per la Casasola un bell’inizio di stagione, ora gli europei possono lanciarla anche fuori dall’Italia (foto FB)
Fra gli elite ci sarà il solo Bertolini…
Gioele si sta pian piano ritrovando. Su quel percorso entrare nella Top 10 per lui equivarrebbe a un’impresa, ma so che può farlo.
Come dicevi, ci sono assenze importanti…
Dorigoni ha appena finito la stagione di mtb, la Persico so che inizierà il 26 novembre e poi seguirà tutto il calendario per essere al top per i mondiali. Avrei voluto vederla ai mondiali gravel, sono convinto che poteva stupire tutti anche lì, ma non va dimenticato che la sua stagione è stata ricchissima di impegni. Io poi parto da un presupposto: costringere gli atleti a gareggiare non va mai bene, devi correre con voglia, avere fame. Io confido molto in Silvia per i mondiali, quel percorso le si addice come un guanto e lo stesso vale per la Venturelli. Intanto però un passo alla volta: andiamo a Namur con la coscienza a posto e consci di poter far bene.