Matteo Scalco in questi giorni si trova in Spagna, ad Altea, e si sta allenando sulle strade che negli ultimi tre anni lo hanno visto crescere e mettere chilometri nelle gambe. Tuttavia quest’anno qualcosa è cambiato, perché il ragazzino di Thiene si veste di nuovi colori. Ha abbandonato il nido della VF Group-Bardiani ed è pronto a spiccare il volo con la XDS Astana. Quello che lo aspetta è un altro anno da vivere come under 23, l’ultimo a disposizione, ma ciò che cambia è la prospettiva. Matteo Scalco infatti con la XDS Astana ha firmato un contratto triennale: una stagione nel devo team e due nel WorldTour.
«Rispetto agli scorsi anni – dice Scalco – l’hotel dell’Astana è a un chilometro di distanza rispetto a quello in cui alloggiavamo con la VF Group-Bardiani. Siamo qui da quattro giorni e piano piano mi sto ambientando. Ieri (sabato, ndr) sono arrivati gli altri ragazzi del devo team».
Matteo Scalco nei tre anni con la squadra dei Reverberi è cresciuto diventando un riferimento nelle corse under 23 (Photors.it)Matteo Scalco nei tre anni con la squadra dei Reverberi è cresciuto diventando un riferimento nelle corse under 23 (Photors.it)
Ultimo anno da under, allora perché cambiare?
In VF Group-Bardiani ero un professionista contrattualmente, ma mi sono sempre sentito come un ragazzo che fa parte di un devo team.Per questo penso di avere ancora ampi margini di crescita e che per sfruttarli al meglio sia giusto fare un passaggio intermedio. Essere parte della formazione di sviluppo qui in XDS Astana mi darà modo di prendere parte alle gare under 23 e di fare un passo alla volta.
Pensi sia un ulteriore step?
Entrare in un devo team di una squadra WorldTour è sempre un passo in avanti. Non per togliere niente al team di Reverberi, ma sappiamo tutti che nel ciclismo moderno il budget fa tanto. Alle spalle ora ho uno staff molto più grande che mi segue in tutti gli aspetti, non che prima mancasse qualcosa, ma il cambio c’è.
I progressi del corridore veneto (qui a Capodarco) lo hanno messo sotto la lente di tanti team WorldTour (Photors.it)I progressi del corridore veneto (qui a Capodarco) lo hanno messo sotto la lente di tanti team WorldTour (Photors.it)
Con chi lavorerai?
Il mio preparatore sarà Cucinotta, mi seguiva già nella passata stagione. Mi sono trovato subito molto bene con lui e non avevo motivo di cambiare, anzi.
Hai già parlato di programmi di lavoro?
Tutto rimarrà invariato più o meno, il principale cambiamento sarà che non inizierò a correre a fine gennaio, ma a metà febbraio. Quando ero in VF Group il programma era stabilito su una ventina di corridori, di cui sei o sette erano under 23. Qui ci sono ventotto atleti del WorldTour e una quindicina del devo team. Per cui i programmi saranno distinti, qualche volta andrò comunque a correre con i professionisti.
Con il devo team della XDS Astana Scalco potrà correre il suo ultimo anno da under puntando a consolidare i progressi fatti (Photors.it)Con il devo team della XDS Astana Scalco potrà correre il suo ultimo anno da under puntando a consolidare i progressi fatti (Photors.it)
Al Giro delle Valle d’Aosta parlavi di essere un corridore costante, questo ulteriore anno da under servirà per raccogliere qualche risultato di rilievo?
Nel momento in cui ho avuto i primi contatti con l’Astana abbiamo parlato proprio di questo. Il fatto di fare un altro anno da under 23 mi permetterà di tornare in certe gare per cercare di fare risultati importanti. Un calendario ben diviso tra under 23 e gare con la squadra WorldTour mi permetterà di concentrarmi al meglio. Comunque con la VF Group-Bardiani era diverso.
Cosa intendi?
Che anche nelle gare professionistiche si andava con l’obiettivo di fare il miglior risultato e di non mollare. Mentre quest’anno il mio ruolo in squadra, tra i grandi, sarà di supporto.
Il 2025 di Scalco è stato un anno solido, impreziosito dalla vittoria al GP Sportivi di Poggiana (Photors.it)Il 2025 di Scalco è stato un anno solido, impreziosito dalla vittoria al GP Sportivi di Poggiana (Photors.it)
Dopo risultati del 2025 non avevi voglia di entrare già nel WorldTour?
Mi è sempre piaciuto fare le cose con calma. Ci sono tanti ragazzi che in pochi anni entrano nel WorldTour, però sono dell’idea che non per tutti questo sia il cammino giusto. A volte serve tempo per crescere. Magari avrei anche potuto trovare un contratto di due anni nel WorldTour, ma avrei avuto le occasioni contate. Qui sento di avere tanta fiducia e il 2026 sarà un anno fondamentale per gettare le basi in vista dei prossimi due.
Nessuno ha potuto opporsi alla legge di Omrzel: quello del Giro Next Gen, che quando va forte parla la stessa lingua di Pogacar. Alle spalle del corridore del Bahrain Victorious Development Team che ha dominato il Gran Premio Capodarco è finito Pavel Novak. Poi è toccato agli italiani. Terzo Cesare Chesini, con maglia MBH Bank Ballan come Novak. Quarto Matteo Scalco della VF Group Bardiani, il vincitore di Poggiana. Quinto Bracalente, un altro della MBH Bank Ballan. Due stranieri e tre italiani, a capo di una corsa dura e decisa da giochi di squadra che giro dopo giro si sono intrecciati e sovrapposti sino alla scalata finale.
C’erano tre atleti della Bahrain Victorious, tre della MBH Bank Ballan e due della VF GroupBardiani. L’azione che ha deciso la corsa se l’è inventata da furbo il giovane Elia Andreaus. Il trentino prima è stato in fuga per tutto il giorno e poi ha allungato prima dell’ultima scalata, portando con sé Novak, il vincitore di Prato Nevoso al Giro Next Gen. Per la MBH Bank Ballan era l’occasione per anticipare Omrzel, parso a tutti il più pericoloso. Ma Novak non aveva le gambe dei giorni migliori e quando Omrzel è tornato in scia e ha allungato, il ceco lo ha tenuto fino all’ultimo muro e poi ha dovuto inchinarsi.
Alla partenza un ricordo di Gaetano Gazzoli: alla corsa quest’anno hanno pensato il figlio Simone e Adriano Spinozzi (photors.it)La moto gialla di Gaetano Gazzoli accanto al foglio firma: una presenza toccante (photors.it)Un murales sulla salita di Capodarco, ricorda ora Gaetano GazzoliAlla partenza un ricordo di Gaetano Gazzoli: alla corsa quest’anno hanno pensato il figlio Simone e Adriano Spinozzi (photors.it)La moto gialla di Gaetano Gazzoli accanto al foglio firma: una presenza toccante (photors.it)Un murales sulla salita di Capodarco, ricorda ora Gaetano Gazzoli
Ciao “Gaetà”
Gran Premio Capodarco: la corsa di Gaetano Gazzoli e Adriano Spinozzi, che mai avrebbe pensato di doverla organizzare senza di lui e in così breve tempo. Le scritte sull’asfalto celebravano il vecchio mentore sparito alla fine di maggio. Un murales all’inizio della salita farà per sempre di questa strada il cammino verso il mondo di Gaetano.
In questa stagione così faticosa e stimolante, il campo dei partenti è stato di gran lunga il migliore degli ultimi anni. La lontananza del Tour de l’Avenir e il fatto che le squadre abbiano organizzato in autonomia le loro alture ha fatto sì che un bel lotto di azzurri, compreso il tricolore Borgo, abbia raggiunto Capodarco. Un appuntamento che è certo competizione, ma anche spettacolo e festa. In questo quadro che affonda le radici nel ciclismo più bello, i tre italiani alle spalle dei primi due sono ripartiti verso casa con il mal di gambe e sensazioni diverse, ma tutto sommato positive.
Borgo indossa per la prima volta il tricolore U23 a Capodarco: finora aveva corso solo tra i pro’ (photors.it)Borgo indossa per la prima volta il tricolore U23 a Capodarco: finora aveva corso solo tra i pro’ (photors.it)
Chesini lancia Novak
Cesare Chesini è arrivato terzo. Considerato che secondo è arrivato il compagno Novak, appena 3” davanti a lui, potrebbe avere anche un timido rimpianto. Ma quando il finale è così ripido, quel piccolo margine diventa un muro insormontabile.
«Sapevamo che Omrzel andava forte in salita – dice il veronese di Negrar, 21 anni – per questo a un certo punto ho detto a Pavel (Novak, ndr) di provare ad anticipare. Alla fine, io sono rimasto a ruota, ma quando Omrzel ha accelerato in salita, nessuno è riuscito a stargli dietro. Pavel ha detto che ha avuto i crampi e io sul muro mi sono un po’ avvicinato, però ormai era tardi. La corsa è stata dura, ma diversa dagli altri anni. Non è arrivata la fuga e anche se eravamo in superiorità numerica, nel finale ha fatto la differenza chi ne aveva di più. Però ce la siamo giocata. Io penso di aver corso bene, non ho anticipato perché volevo giocarmi tutto sul finale. Stavo bene, ma non abbastanza per vincere».
Scalco sempre nel vivo della corsa, ma spesso in inferiorità numerica rispetto a Bahrain e MBH Bank (photors.it)Una settimana prima di Capodarco, Scalco ha vinto a Poggiana (photors.it)Scalco sempre nel vivo della corsa, ma spesso in inferiorità numerica rispetto a Bahrain e MBH Bank (photors.it)Una settimana prima di Capodarco, Scalco ha vinto a Poggiana (photors.it)
L’estate di Scalco
Matteo Scalco è arrivato quarto. E’ rientrato a ruota di Omrzel, dopo aver condiviso il finale con il compagno Turconi. Avendo nelle gambe e negli occhi la vittoria di domenica scorsa a Poggiana, forse sperava di ripetersi e per un po’ ci ha anche creduto.
«Il percorso è duro – dice il vicentino di 21 anni – ma si riesce a recuperare bene. In salita si fa la selezione, poi nella discesa rientrano sempre parecchi e fai fatica a liberarti del gruppo. Siamo rientrati sulla fuga dei dieci, ma dopo un po’ è arrivato anche il gruppo, perché davanti non c’era collaborazione. Sapevo che Omrzel andava forte e per questo ho provato più volte ad andare via. Forse però non avevo le stesse gambe di Poggiana, anche se in settimana non sono stato male. Il percorso di domenica era più adatto a me, perché il tratto collinare permette più selezione. Comunque questo è il mio periodo, vengo fuori con l’estate e devo dire che dopo la primavera con i pro’ e lo stacco di maggio, ho la sensazione di aver fatto un bel passo in avanti. Magari ho assimilato le gare e gli allenamenti e le due alture mi hanno dato qualcosa in più».
Novak e Bracalente avevano già fatto corsa di testa nella Bassano-Montegrappa: primo e terzo (photors.it)Novak e Bracalente avevano già fatto corsa di testa nella Bassano-Montegrappa: primo e terzo (photors.it)
Il cuore di Bracalente
Diego Bracalente è arrivato quinto. Da Capodarco alla sua Casette d’Ete ci sono 22 chilometri, facile capire perché alla partenza abbia definito la corsa come il mondiale dei marchigiani. Il suo futuro è già tracciato col passaggio della MBH Bank Ballan tra i professionisti, ma visto che lui non può dirlo, ne abbiamo chiesto conferma ad Antonio Bevilacqua che oggi l’ha seguito in corsa.
«Non sapevo come stessi – dice il fermano di vent’anni – perché non correvo da 15 giorni. Avevo fatto l’ultima corsa alla Bassano-Montegrappa (terzo dietro Novak e Biehl, ndr), poi ho riposato. Ho preso un po’ di raffreddore e non mi sentivo al massimo, però l’ho gestita bene. Abbiamo trovato un grande corridore e non possiamo che inchinarci, perché oggi Omrzel era il più forte. E’ stata una giornata particolare. Gaetano Gazzoli viveva per il ciclismo e per noi marchigiani la sua scomparsa è stata un duro colpo. Vedere tutte quelle scritte, tutta quella passione impressa sui muri e in terra mi ha dato tanta forza e tanta grinta. Potrei aver attaccato presto per questo? Secondo me il fatto di attaccare con i tempi giusti viene con l’esperienza. Ci sono le persone più sicure di sé, che riescono a ragionare di più e gestiscono meglio le situazioni. Io sto facendo esperienza e miglioro anno dopo anno. Sono di quelli che quando sente la gamba ci prova, ma col tempo e salendo di livello imparerò a centellinare le energie per arrivare in finale con la forza giusta».
Omrzel vince a Capodarco: lo scatto decisivo sul muro ormai in vista dell’arrivo (photors.it)Dopo il Giro Next Gen, Omrzel ha corso il Val d’Aosta ed è poi andato in altura (photors.it)Omrzel vince a Capodarco: lo scatto decisivo sul muro ormai in vista dell’arrivo (photors.it)Dopo il Giro Next Gen, Omrzel ha corso il Val d’Aosta ed è poi andato in altura (photors.it)
Capolavoro Bahrain Victorious
A Capodarco ha vinto Jakob Omrzel, sloveno, quello del Giro Next Gen che al Valle d’Aosta si scoprì fragile nei giorni del dramma di Privitera. Alessio Mattiussi che l’ha guidato racconta con orgoglio la dimostrazione di compattezza della squadra e la gestione praticamente perfetta malgrado non avessero le radio. Nei devo team si deve imparare a correre e ragionare e a Capodarco è riuscito tutto alla perfezione.
Ora Omrzel fa rotta verso il Tour de l’Avenir con la consapevolezza di aver ritrovato la condizione del Giro. Mentre sulla sua moto gialla, da qualche parte fra queste colline, Gaetano Gazzoli si sarà goduto lo spettacolo con la certezza di aver lasciato la sua corsa in buone mani. Suo figlio Simone e Adriano Spinozzi hanno messo in strada un bel capolavoro: decisamente di questo si sono accorti tutti.
VALTOURNENCHE – Matteo Scalco ha trovato una buona continuità nei risultati anche nel Giro Ciclistico della Valle d’Aosta. Per lo scalatore della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè sono arrivati tre piazzamenti in top 10 nelle quattro tappe disputate. Il risultato finale è un quinto posto nella classifica generale che fa da eco al nono del Giro Next Gen. Alla terza stagione all’interno del progetto giovani della squadra di Bruno e Roberto Reverberi è il momento di fare un punto sulla sua crescita.
Matteo Scalco al Giro della Valle d’Aosta ha conquistato un buon quinto posto finaleMatteo Scalco al Giro della Valle d’Aosta ha conquistato un buon quinto posto finale
La salita
Dopo le buone prestazioni al Giro Next Gen insieme a Filippo Turconi per Matteo Scalco si sono aperte le porte del Giro della Valle d’Aosta.
«Tra queste due gare a tappe – racconta Scalco – siamo andati in ritiro sul Pordoi per prepararci al meglio. Cercavamo gare con tanta salita, perché è il mio terreno, dove riesco a dare il massimo. Non sono un corridore molto esplosivo, quindi soffro un po’ nelle gare mosse. All’inizio dell’ultima tappa guardavo ancora con speranza al podio finale, purtroppo è sfumato per una trentina di secondi ma mi ritengo soddisfatto».
Una delle qualità del giovane scalatore della Vf Group-Bardiani è la costanzaUna delle qualità del giovane scalatore della Vf Group-Bardiani è la costanza
Sei al terzo anno del tuo cammino in Vf Group-Bardiani, che bilancio fai?
Nel corso delle varie stagioni sono sempre migliorato, con passi anche ben evidenti. Ognuno ha i suoi momenti e i suoi tempi per crescere, non tutti vincono subito appena arrivati. I miei compagni di squadra qui al Valle d’Aosta erano tutti al primo anno e ne abbiamo parlato spesso.
Di cosa?
Che non si può raccogliere tutto e subito, non tutti passano da juniores a under 23 e fanno faville. E’ normale però avere tanti dubbi e tante apprensioni quando sei al primo anno in una nuova categoria.
Scalco aveva un conto aperto con il Giro Next Gen, quest’anno è tornato e ha conquistato il nono posto nella generale (photors.it)Scalco aveva un conto aperto con il Giro Next Gen, quest’anno è tornato e ha conquistato il nono posto nella generale (photors.it)
Tu in queste stagioni hai raccolto quello che ti saresti aspettato?
Per certi versi sì. Avevo un conto aperto con il Giro Next Gen dopo il ritiro a causa di un virus lo scorso anno. Sono tornato e ho trovato una buona top 10. Alla fine in questi tre anni da under 23 penso di aver capito che il mio punto di forza è la costanza. Da un lato potrebbe anche essere una debolezza.
In che senso?
Non ho ancora trovato un giorno nel quale riesco ad andare veramente forte. Però in questi tre anni ho ottenuto un decimo posto nella generale all’Avenir, un nono al Giro Next Gen e il quinto posto qui al Valle d’Aosta. Nei tre grandi giri under 23 ho raccolto tre top 10.
Con la Vf Group-Bardiani per Scalco sono già arrivate le prime esperienze nel WorldTour, qui alla Tirreno-Adriatico 2025Con la Vf Group-Bardiani per Scalco sono già arrivate le prime esperienze nel WorldTour, qui alla Tirreno-Adriatico 2025
Questo fattore di non spiccare pensi sia una cosa sulla quale devi lavorare?
Magari sì, credo che con il passare del tempo possa venire fuori. Una volta trovato il tuo livello provi a porti un obiettivo secco. Comunque, a mio avviso, essere costanti è una bella cosa, perché comunque durante tutto l’anno non ho mai periodi “bui”.
Quali sono gli aspetti su cui devi lavorare?
Sicuramente l’esplosività, soffro parecchio i cambi di ritmo in salita. Quest’anno ho cambiato preparatorepassando da Artuso, che per motivi contrattuali non può più seguire atleti esterni alla Red Bull-BORA, a Cucinotta. I due hanno metodi simili di lavoro e questo mi ha permesso di avere continuità.
Quest’anno sei in scadenza.
Sì, il contratto che avevo firmato finita la categoria juniores era di tre anni. In queste settimane parlerò con la squadra e faremo il punto della situazione. Penso di aver fatto il mio percorso nella categoria under 23. I risultati ci sono stati, è mancato quello di spicco ma la crescita è arrivata. Vorrei provare a correre con costanza tra i grandi.
Hai già avuto modo di vedere come si corre…
E’ un bel modo, forse anche più tranquillo, rilassato. Tra gli under 23 ci sono tanti giovani che hanno voglia di dimostrare e c’è maggiore tensione. Un modo di correre regolare penso sia più vicino alle mie caratteristiche.
Matteo Scalco è uno dei ragazzi della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè che è entrato nella squadra di Bruno e Roberto Reverberi dalla porta del progetto giovani e ora si trova a bussare al piano superiore. Al suo terzo anno nella professional italiana il giovane di Thiene ha progetti ambiziosi, consapevole che il tempo di imparare c’è, ma è anche ora di mettere in pratica quanto visto.
Scalco ha iniziato la stagione correndo tanto con i professionisti e alzando l’asticella della gare a cui ha preso parteScalco ha iniziato la stagione correndo tanto con i professionisti e alzando l’asticella della gare a cui ha preso parte
Altalena
Lo stesso discorso fatto per Turconi vale per Scalco e gli altri ragazzi che da un po’ militano nel progetto under 23. La stagione scorsa è servita per capire cosa serve per essere competitivi, ora è il momento di esserlo.
«Essere qui – racconta Matteo Scalco – è come essere in un devo team. Solo che noi l’abbiamo interna e siamo parte di un’unica formazione. L’obiettivo è quello di provare a crescere, fare esperienza al di là (tra i professionisti, ndr) dove c’è il vero ciclismo. Dopo quando torniamo tra gli under 23 lo facciamo per provare a cogliere il risultato, e fare la gara».
Gli impegni tra gli U23 rimangono centrali nella sua crescitaGli impegni tra gli U23 rimangono centrali nella sua crescita
Com’è stato l’approccio con il ciclismo dei grandi all’inizio di questa stagione?
Ho iniziato subito con la Valenciana e il Gran Camino, dopo sono andato alla Tirreno-Adriatico. Tutte gare di un livello alto, forse l’unica era il Gran Camiño, che era un po’ più semplice. Però alla fine sei sempre accanto a corridori dalle ottime qualità.
Hai alzato la qualità delle gare rispetto allo scorso anno, come ti sei trovato?
Bene, devo dire. Già l’anno scorso ho fatto metà stagione con gli under e metà con i professionisti. Fa tutto parte di un “piano di avvicinamento” per arrivare a fare quei ritmi.
Durante l’inverno hai lavorato in maniera diversa?
Ogni anno ho aggiunto un piccolo tassello. Rispetto alle stagioni passate durante la preparazione ho messo un po’ più di obiettivi specifici. Si cerca di fare sempre quel passo in avanti per poi subire meno la gara. La grande novità dell’inverno è che ho cambiato preparatore passando da Artuso a Cucinotta. Per motivi contrattuali non ha più potuto seguirmi ed è stato proprio lui a indirizzarmi verso Cucinotta.
Da sinistra: Pinarello e Scalco, il progetto giovani inizia a dare i suoi fruttiDa sinistra: Pinarello e Scalco, il progetto giovani inizia a dare i suoi frutti
Come ti trovi?
Bene, abbiamo fatto dei piccoli passi per provare a salire quello scalino necessario alla crescita generale. Gli allenamenti sono gli stessi fondamentalmente. Però al posto che due salite fai un allenamento con tre, oppure allunghi i tempi delle ripetute. Tutti step brevi che messi insieme diventano grandi.
E stai riuscendo a mettere insieme questi passettini?
Ci proviamo. Le sensazioni sono positive, legate anche al fatto che non ho smesso di crescere e svilupparmi, quindi ogni anno c’è anche un incremento fisiologico.
Con il Piva è iniziata la stagione U23, quali sono gli obiettivi?
Provare a vincere, tutti noi della Vf Group-Bardiani abbiamo questa ambizione. Non dimentichiamoci che anche andare alle gare per cercare di fare risultato è un fattore di crescita.
Gli impegni con la nazionale di Amadori rimarranno centrali per Scalco (foto Tomasz Smietana)Gli impegni con la nazionale di Amadori rimarranno centrali per Scalco (foto Tomasz Smietana)
Cosa senti di poter fare in più rispetto al 2024?
Il livello medio è molto alto, se si guarda ai primi dieci della classifica generale lo si capisce subito. Tutti, o quasi, sono diventati professionisti o comunque stanno facendo vedere grandi cose. Gli step si fanno anche in queste competizioni. Ad esempio l’anno scorso all’Avenir avevo l’obiettivo di stare nei dieci, nel 2025 l’asticella si alza inevitabilmente.
Poi c’è un conto in sospeso con il Giro Next Gen…
Lo scorso anno mi sono dovuto ritirare per una faringite e non sono mai riuscito a dimostrare le mie qualità. Ora la voglia è di riprendermi quel che mi è mancato.
Il Giro Next Gen di Matteo Scalco finisce all’indomani della tappa regina, con arrivo a Fosse. 172 chilometri, cinque GPM con più di 3.000 metri di dislivello dove il corridore della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè ha pagato 23 minuti al vincitore Jarno Widar. Scalco è scivolato fuori dalla top 15 ed è tornato a casa, la motivazione è una faringite acuta che non gli ha permesso di continuare la corsa rosa under 23.
Al primo arrivo in salita a Pian della Mussa un buon 14° postoAl primo arrivo in salita a Pian della Mussa un buon 14° posto
Crescita
Un ritiro che lascia un po’ di amaro in bocca, ma la crescita di Scalco c’è stata. Nei due anni con il team dei giovani, guidato da Mirko Rossato, ha fatto passi in avanti notevoli.
«Rispetto al 2023 – ci aveva raccontato alla partenza da Borgo Virgilio – sono cambiate tante cose. Per prima cosa la scuola, le ore impiegate erano tante, come giusto che fosse. Da quest’anno, invece, ho potuto dedicare più tempo al ciclismo e alla preparazione. Ho curato tutti i particolari, compreso quello della nutrizione, dove sento di aver fatto dei passi in avanti. Ho visto fin da subito dei buoni risultati già dalla prima corsa in Turchia, il Tour of Antalya. Poi il calendario è proseguito con una primavera a due facce».
Scalco è stato costretto ad abbandonare il Giro Next Gen per una faringiteScalco è stato costretto ad abbandonare il Giro Next Gen per una faringite
In che senso?
Ho corso tanto tra i professionisti con la presenza alla Coppi e Bartali e poi al Tour of the Alps. Nel mezzo ho preso comunque parte alle gare per under 23 come Recioto e Belvedere. Da un lato sono contento di aver fatto tanta esperienza tra i grandi, chiaro che era difficile ottenere dei risultati.
Il Tour of the Alps è stata la gara più difficile fatta fino ad ora?
Il livello era davvero molto alto, considerando che c’erano i protagonisti del Giro. Sicuramente per me è stata una grande emozione, girarmi e vedere a pochi centimetri Geraint Thomas fa un certo effetto. Soprattutto a 19 anni, è bello e assolutamente non scontato.
Che corsa è stata per te?
Ho visto come si corre veramente tra i grandi. E’ un modo diverso, sia per come si approcciano le salite, sia per come si sta in gruppo. Ogni chilometro che passava cercavo guardarmi intorno e capire, imparare.
Le gare con i professionisti gli hanno permesso di vedere come si corre a certi livelliLe gare con i professionisti gli hanno permesso di vedere come si corre a certi livelli
Prima di andare al Giro Next Gen hai corso con la nazionale in Polonia…
Quella era una delle tappe di preparazione al Giro Next Gen. In realtà sono rimasto soddisfatto di quanto fatto, le sensazioni erano buone. Ho avuto un po’ di sfortuna che mi ha condizionato nel risultato, ma ero fiducioso.
Al Giro sei arrivato pronto quindi?
Ero consapevole di aver lavorato bene. Anche in questo caso sapevo che il livello sarebbe stato davvero competitivo. Di per sé nelle prime tappe ero contento di quanto fatto, la squadra contava su me e Pinarello.
Il giovane Scalco con alle spalle una leggenda come ThomasIl giovane Scalco con alle spalle una leggenda come Thomas
In salita hai pagato un po’…
Sapevo che sarebbe potuto accadere, comunque sono un corridore che va forte nei percorsi mossi. Su certe salite devo ancora migliorare, crescere. Tornare a casa anticipatamente dal Giro Next Gen mi è dispiaciuto, ma continuare era impossibile.
Ora si resetta la testa e si riparte?
Vedremo come recupero, probabilmente salterò il campionato italiano. L’obiettivo di luglio è il Valle d’Aosta, ho ancora un mese per prepararlo e spero di farlo al meglio. La squadra mi sta dando fiducia e voglio ripagarli.
Ravanelli è stato il miglior italiano al Tour of the Alps. In crescita di condizione, spera in una convocazione al Giro. E intanto fa il punto sugli italiani "desaparecido"
La prima vittoria in maglia Green Project Bardiani CSF Faizanè di Matteo Scalco è arrivata il 4 giugno alla Coppa della Pace-Fratelli Anelli di Sant’Ermete (in apertura, il podio con Alvaro Anelli, foto Simona Bernardini), pochi giorni dopo l’alluvione della Romagna e alla vigilia, per lui, di tanti appuntamenti importanti. Subito dopo infatti è finita la scuola, domani il giovane di Thiene sarà al via del Giro Next Gen e al suo ritorno affronterà l’esame di maturità dell’indirizzo tecnico-economico.
«La prima prova dell’esame di maturità – racconta appena rientrato da scuola – sarà il 21 giugno. Il giorno dopo c’è la seconda, mentre l’orale è previsto verso inizio luglio. Lo studio quest’anno è andato bene, inizia ora la parte più importante, ma sono riuscito a bilanciare tutto. Ho sfruttato al meglio i mesi invernali dove mi allenavo meno in bici».
Già dalle prime battute della Coppa della Pace, Scalco si è sempre trovato a correre nelle posizioni di testa (foto Simona Bernardini)Coppa della Pace, già dalle prime battute Scalco si è trovato nelle posizioni di testa (foto Simona Bernardini)
La prima vittoria
Proprio nei giorni scorsi parlavamo con i diesse di alcuni team su come si insegna a vincere ai giovani. Scalco ha colto da poco il primo successo tra gli under 23, la voce allegra ne fa trasparire tutta la gioia. E gli insegnamenti di Rossato sono serviti.
«L’emozione è stata enorme – racconta – davvero inaspettata, la stagione sta andando in crescendo. Sono passato dalle difficoltà delle prime gare, ma ora mi sento meglio. A Sant’Ermete sapevo di poter fare una buona gara, ma non mi sarei mai aspettato di vincere. Il livello è sempre alto, ora però si vede che inizio a pedalare bene.
«La partenza – riprende subito Scalco – è stata molto veloce, il gruppo si è rotto subito, davanti ci saranno stati 35 corridori ed io ero tra quelli. Da dietro hanno inseguito per un po’ e ci hanno ripresi prima di entrare nel circuito finale. Al quarto degli otto giri previsti si è formato un drappello di venti dove c’eravamo io e Pinarello. Lui era uno dei più marcati così mi ha detto di anticipare sull’ultima salita e sono partito, mi sono fatto gli ultimi 10 chilometri da solo».
Dopo l’arrivo sprofonda nell’abbraccio di un felicissimo Pinarello (foto Simona Bernardini)Dopo l’arrivo sprofonda nell’abbraccio di un felicissimo Pinarello (foto Simona Bernardini)
Che cosa hai provato mentre eri da solo in testa alla corsa?
Ho pensato di spingere il più possibile, mi mancavano ancora un paio di chilometri di salita, poi mi sono buttato in discesa, senza prendere eccessivi rischi. Nell’ultima parte in pianura ho trovato il mio allenatore che mi ha urlato di spingere a tutta, l’ho ascoltato ed è andata bene.
Una volta tagliato il traguardo?
Non sono sicuro nemmeno io di aver realizzato di aver vinto. Mi sembrava, e mi sembra ancora, tutto così surreale. “Pina” (Alessandro Pinarello, ndr) era contentissimo ed il massaggiatore mi ha sommerso in un abbraccio infinito. Anche i miei genitori erano felicissimi, volevano venire in Romagna, ma la trasferta era un po’ lunga. Mi seguono spesso, questa volta però dalla diretta sui social. Ma quando sono tornato a casa erano davvero contenti.
Ora come ti senti?
Vincere è importante, dà morale. Credo di più nelle mie qualità ed in quello che posso fare. Questo successo mi ha spalancato le porte del Giro Next Gen, infatti la squadra mi ha comunicato la convocazione la sera stessa.
Il successo alla Coppa della Pace è valso a Scalco la convocazione al Giro Next Gen (foto Simona Bernardini)Il successo alla Coppa della Pace è valso a Scalco la convocazione al Giro Next Gen (foto Simona Bernardini)
Hai già fatto tre corse a tappe quest’anno.
Di meno giorni, al massimo cinque come Carpathian e Alpes Isère Tour, ho scoperto di avere un buon recupero, anche negli ultimi giorni di corsa mi sento bene. Chiaramente gli otto giorni del Giro sono molti, un pochino mi spaventano, il livello sarà estremamente alto. Ma anche questo fa parte del mio processo di crescita.
Quale pensi possa essere la parte più difficile?
I trasferimenti, soprattutto se sono lunghi. Al Carpathian ci è capitato spesso di fare tanti chilometri prima o dopo la gara.
Puoi portarti i libri, per studiare.
Lo farò davvero – dice con una risata – anche perché torniamo il 18 giugno e pochi giorni dopo ho la prima prova della maturità. Sfrutterò la maggior parte del tempo libero per ripassare.
Torniamo alla crono di Milano e alla ruota bucata di Ganna. Il racconto del meccanico Matteo Cornacchione svela quanto lavoro ci sia dietro un cambio bici
Intercettiamo Mirko Rossato mentre è intento a preparare le ultime cose in vista del Giro Next Gen. Con lui apriamo il capitolo dei giovani corridori, già visionato insieme a Zanatta qualche giorno fa. Il diesse della Green Project Bardiani CSF Faizanè si è ritrovato in un paio d’anni a lavorare con tanti giovani, alcuni di loro passati direttamente dalla categoria juniores. Si è ritrovato così a dover insegnare loro tante cose, soprattutto imparare a correre e vincere in una categoria nuova.
Dopo un primo anno positivo, anche Pinarello sta raccogliendo buoni risultati: qui terzo al LiberazioneDopo un primo anno positivo, anche Pinarello sta raccogliendo buoni risultati: qui terzo al Liberazione
Già vincenti
I corridori che arrivano direttamente dalla categoria juniores a vestire la maglia della Green-Project sono pochi. Nel 2022 è toccato a Pellizzari e Pinarello e quest’anno sono arrivati Scalco e Paletti.
«Abbiamo avuto la fortuna – racconta da casa Rossato – di aver preso ragazzi che vincevano tanto già da juniores. E’ chiaro che il salto da quella categoria agli under 23 o ai professionisti è diverso. Le cose si complicano e per loro non deve esserci la fretta di fare, per prima cosa serve maggiore esperienza. La nostra squadra propone solamente gare di qualità tra gli under 23, visto che facciamo solo corse internazionali. Nelle corse facili, non raccolgono, non maturano. Noi facciamo attività in Italia e all’estero, confrontandoci sempre con ragazzi preparati».
Scalco fa parte della seconda tornata di ragazzi junior passati professionisti con la Green-ProjectScalco fa parte della seconda tornata di ragazzi junior passati professionisti con la Green-Project
E’ vero, i vostri junior sanno vincere, ma questo è un altro mondo…
Noi insegnamo a vincere ai nostri giovani tramite le giuste esperienze, sbagliare è possibile, anzi ben venga. Dopo ogni gara parliamo spesso e ci confrontiamo, le lacune ci sono e vanno affrontate e capite.
Cosa vedi di più?
Tanta foga nel fare le cose, nell’entrare nella fuga, nel muoversi. Invece noi cerchiamo di trasmettergli che devono studiare l’avversario, guardare come pedala, così sì che imparano a leggere la corsa.
Al Piva, ci aveva detto Pellizzari, che avevano sprecato una grande occasione.
Questo è un bell’esempio. Lì abbiamo fatto secondi con Martinelli ed i ragazzi hanno puntato tutto subito su di lui. Io avrei voluto che ognuno di loro avesse provato a vincere, devono giocarsi le loro carte. In corsa hanno carta bianca, nessuno è obbligato a lavorare per gli altri.
Al Trofeo Piva i ragazzi di Rossato hanno imparato una lezione importante (foto Boldan)Al Trofeo Piva i ragazzi di Rossato hanno imparato una lezione importante (foto Boldan)
In queste gare non ci sono le radio, devono gestirsi in autonomia.
Questo è un bene da un certo punto di vista. Perché, come detto prima, possono sbagliare, poi ne parliamo e capiamo come affrontare quelle situazioni. Se ci pensate poi al Recioto questa cosa non è più successa. Vero che Pellizzari ha perso la volata a due, ma ha trovato un corridore più forte, ci sta.
Se affronti tante volte una situazione prima o poi impari
Chiaramente, alla terza o quarta volata ristretta capisci come muoverti. Impari a conoscerti, se sai che non hai uno spunto veloce provi ad anticipare o altro… Dico sempre ai nostri giovani e giovanissimi che sono professionisti solamente sulla carta, per diventarlo devono lavorare molto.
Intanto un giovanissimo che ha vinto lo avete, Scalco.
Lui ha vinto una corsa per under 23 di alto livello, quanti diciottenni sono riusciti a fare ciò? Pochi. La sua vittoria ci ha fatto capire che il modo di allenarsi e di programmare è funzionale. Scalco arrivava da una corsa a tappe in Francia di buon livello, che ha contribuito a farlo migliorare.
Luca Paletti porta avanti la doppia attività: strada e ciclocross, anche questo insegna moltoLuca Paletti porta avanti la doppia attività: strada e ciclocross, anche questo insegna molto
Il progetto di crescita li porterà ad affrontare corse sempre più impegnative?
Non è da escludere che qualcuno tra Pellizzari, Pinarello e Martinelli il prossimo anno potrà partecipare al Giro d’Italia dei grandi. Saranno tutti e tre al terzo anno con noi ed è giusto che, qualora lo meritassero, potranno fare qualche gradino in più. Sempre valutando tutti insieme.
La nazionale a detta di Amadori può dare una grande mano, no?
Assolutamente. Vestire la maglia azzurra vuol dire affrontare i migliori corridori al mondo. Per coltivare i nostri talenti avere una mano dalla nazionale è fondamentale, siamo contenti di come sta andando questa collaborazione.
Dov’è finito Matteo Scalco? Miglior azzurro ai mondiali juniores 2022, protagonista assoluto della stagione italiana con le perle delle vittorie al GP Sportivi Loria, alla Corrubio-Montecchio e al Trofeo Buffoni, il corridore di Thiene è scomparso un po’ dai radar. Niente di preoccupante, è un prezzo che si paga al cambio di categoria. Il veneto infatti è approdato nelle file della Green Project-Bardiani-Csf-Faizané per affrontare la sua prima stagione U23 e chiaramente paga l’apprendistato.
Sondando il suo umore, ci si accorge di come il non comparire in alto negli ordini di arrivo non lo preoccupi, anzi. Sa bene che queste gare gli sono servite molto più di qualsiasi vittoria. Come sa anche che tutto è nato proprio dalla sua stagione 2022.
Scalco è al primo dei due anni di contratto con la Green Project-Bardiani. Per ora gare solo all’esteroScalco è al primo dei due anni di contratto con la Green Project-Bardiani. Per ora gare solo all’estero
«Finora è stata un’annata molto più che positiva – racconta – considerando il fatto che nessuna corsa è stata semplice. La squadra aveva impostato un calendario impegnativo, tutto fatto di prove nazionali, alla fine ho conquistato 3 vittorie e altri 6 podi ma soprattutto è stato importante per crescere. Il team aveva sposato un programma impegnativo proprio con questo obiettivo».
E come giudichi i tuoi inizi?
Diciamo che sono partito col piede giusto, andando abbastanza bene nelle poche corse che ho fatto considerando che sono state solo 7, tutte tra Croazia e Slovenia. Erano però corse elite, quindi ho affrontato gente molto esperta, lavorando per la squadra. Per certi versi non è cambiato molto il leit motiv: continuo ad apprendere.
Nei 7 giorni di gara fra Croazia e Slovenia, Matteo si è messo a disposizione dei compagni più espertiNei 7 giorni di gara fra Croazia e Slovenia, Matteo si è messo a disposizione dei compagni più esperti
Che differenze hai trovato?
Molte, è un modo di correre parecchio diverso. Intanto ci sono ore in più, il ritmo è profondamente diverso e soprattutto cambia nel corso della stessa giornata. Quando si apre il gas si “mena”, non puoi certo nasconderti…
Approdando alla Green Project e soprattutto nella categoria superiore cambia anche il concetto di ciclismo che diventa più sport di squadra…
Vero, ma già alla Borgo Molino questa impostazione c’era, soprattutto mentalmente. Ci si aiutava in corsa, capitava anche di lavorare per un compagno. E’ chiaro però che qui è tutto diverso, ci sono scelte consolidate, come all’Istrian Spring Trophy dove si lavorava tutti per Martinelli che alla fine ha sfiorato il podio. Le corse sono sicuramente più “gestite” di quanto avveniva prima.
Uno dei successi del 2022, al GP Sportivi Loria (foto Francesco Cecchin)Uno dei successi del 2022, al GP Sportivi Loria (foto Francesco Cecchin)
Il fatto di non essere più così in alto negli ordini di arrivo ti pesa?
No, sapevo che passando di categoria si tornava un po’ nei ranghi inizialmente. Sono al primo anno, devo imparare tanto. Non bisogna dimenticare poi che questo è un anno delicato perché ho ancora la scuola, gli esami a giugno e questo influisce sugli allenamenti. Ad esempio in inverno le ore disponibili per uscire in bici prima del buio non sono state molte, considerando la scuola. Anche questo è un pedaggio da pagare.
La scuola influisce anche sulle scelte di gare da affrontare?
Un po’. Il calendario è abbastanza “soft”, per me come per altri due ragazzi che sono nella mia stessa condizione. Affrontiamo gare di un livello non esagerato. Ad esempio in Croazia e Slovenia abbiamo trovato corridori più esperti e questo un po’ mi ha fatto effetto. Ora toccherà alle classiche del nostro calendario di categoria, come Trofeo Piva, Giro del Belvedere, Corsa di San Vendemiano… Poi a maggio si andrà sui Carpazi per una corsa a tappe di 5 giorni.
Scalco aveva chiuso il 2022 con numerosi exploit. Ai mondiali era stato 14°Scalco aveva chiuso il 2022 con numerosi exploit. Ai mondiali era stato 14°
A prescindere dai risultati, anche a livello fisico stai notando cambiamenti?
Sì, innanzitutto per un fattore fisico considerando che ho 18 anni. Sono cresciuto ancora in altezza e do più attenzione al peso: fino allo scorso anno era affidato un po’ alle nozioni che girano in gruppo, ora c’è un nutrizionista che mi segue e i cambiamenti si sentono. Poi è cambiata anche la preparazione. Ora mi segue Paolo Artuso che ha adattato le tabelle alla mia età e alla categoria, con più volumi e intensità. E’ chiaro come detto che questo è un anno atipico, ma gli effetti già li vedo dal punto di vista prestativo.
Parlavi prima di corsa a tappe. Tu lo scorso anno hai colto più risultati nelle prove in linea, ma hai anche portato a casa un 2° posto al Giro della Valdera. Ti senti portato per le gare di più giorni?
E’ una domanda che mi pongo anch’io. Da junior ne ho affrontate solo 3, poco per poter avere una risposta chiara. Credo di avere un buon recupero e questo è un punto a favore, poi dipende molto dai percorsi. Staremo a vedere, sono curioso di saperlo.
Chissà per quanto tempo Herzog e Morgado parleranno ancora dell’arrivo del mondiale juniores di Wollongong. I due infatti dal prossimo anno correranno insieme alla Hagens Berman Axeon di Axel Merckx: si conoscevano e non si fidavano l’uno dell’altro.
«Sapevo di essere più veloce – ha sorriso Herzog su una sedia della sala stampa – ma non mi fidavo e ho provato a staccarlo per essere tranquillo. Avrei preferito vincere con più margine per esserne sicuro. Invece non ho mai fatto uno sprint tanto tirato e incerto. Ancora non ci credo».
Il prossimo anno, Herzog e Morgado correranno insieme alla Hagens Berman AxeonMorgado ha lanciato la volata lunga, cercando di sorprendere HerzogLa rimonta del tedesco è stata eterna: sorpasso a 15 metri dalla rigaIl prossimo anno, Herzog e Morgado correranno insieme alla Hagens Berman AxeonMorgado ha lanciato la volata lunga, cercando di sorprendere HerzogLa rimonta del tedesco è stata eterna: sorpasso a 15 metri dalla riga
Il tedesco tanto atteso
Avevamo definito Emil Herzog il talento che i tedeschi aspettano da 20 anni. Il suo ruolino di marcia 2022 è notevole. Su 5 corse a tappe, ne ha vinte 4. Corre alla Auto Eder, vivaio della Bora Hansgrohe e al bottino di stagione vanno aggiunti due bronzi a crono: agli europei e qui ai mondiali.
Antonio Morgado di corse a tappe ne ha fatte 6, ne ha vinte 2 e per 3 volte è arrivato secondo. Fra le vittorie, ricordiamo il recente Giro della Lunigiana. Per questo nessuno si è stupito quando il portoghese ha attaccato all’inizio dell’ultimo giro e il tedesco si è messo in caccia sulla scalata rimasta di Mount Pleasant.
«Il mondiale era un obiettivo – racconta Morgado – ma sapendo di non essere il più veloce, ho provato ad arrivare da solo. Solo che Herzog è stato più forte. Quando mi ha preso, ci siamo detti di collaborare per andare insieme all’arrivo. Invece ha provato a staccarmi all’ultimo chilometro. Nonostante ciò, su quell’arrivo in pianura restava più veloce lui. Per questo ho provato a partire lungo, ma non c’è stato niente da fare».
Morgado, vincitore del Lunigiana, ha provato a prendersi il mondiale con la forzaMorgado, vincitore del Lunigiana, ha provato a prendersi il mondiale con la forza
A suo agio nella pioggia
Dopo aver vinto, Herzog ha continuato a urlare con le braccia larghe come Hulk. Nonostante le tante vittorie, è davvero parso lui il più incredulo per il risultato.
«Quando ho visto che Morgado era andato via – racconta – ho capito di dover chiudere da solo il buco. Appena l’ho preso, mi ha detto che aveva un principio di crampi, ma che ugualmente avrebbe fatto lo sprint. E’ partito lungo e sono subito scattato anche io e l’ho passato ai 15 metri. Mi piace quando piove, perché tutto diventa più tecnico. Si conquista vantaggio nelle discese e nelle curve».
Dopo l’arrivo Herzog era felicissimo, ma anche increduloDopo l’arrivo Herzog era felicissimo, ma anche incredulo
Pesante per il Tour?
Nonostante tante vittorie e tanto talento, ma forse sapendo che è meglio essere cauti con programmi, sogni e promesse, quando gli chiediamo dove voglia arrivare, Herzog va cauto.
«Il mio sogno è vincere grandi corse – sorride – ma di certo non il Tour de France, perché sono troppo pesante (alto 1,83, per 74 chili, ndr). Penso alla Tirreno e semmai allo Svizzera, corse che mi si addicono di più e in questa direzione darò il meglio di me…».
Salvoldi è al primo mondiale da tecnico degli junior: il suo incarico è iniziato da meno di un annoSalvoldi è al primo mondiale da tecnico degli junior: il suo incarico è iniziato da meno di un anno
Nodo azzurro
E l’Italia? I nostri sono ripartiti da Dino Salvoldi, chiamato prima di tutto perché insegni il metododi lavoro a una categoria che gira a velocità differenziate. Il nuovo cittì alla vigilia ragionava sul fatto che attaccare un’etichetta sia sbagliato. Non si può dire a priori se sia giusto o meno assecondare certi passaggi. Qualcuno è pronto per diventare professionista a 18 anni, qualcuno no. Impedirgli di farlo significa privarli di una importante chance di carriera. E per tutti gli altri, ci sono comunque le altre gare del calendario.
Idem dicasi per l’attività, da noi troppo centellinata. Perché facciano certe esperienze, se i club non si muovono perché agli sponsor locali non interessa correre all’estero, deve intervenire la nazionale, ma potrebbero farlo anche i Comitati regionali. Come accade in Francia.
Fino a due giri dalla fine, Scalco era ancora con i migliori. Poi si è spenta la luceScalco ha fatto l’elastico in salita, ma ha pagato la partenza a tuttaFino a due giri dalla fine, Scalco era ancora con i migliori. Poi si è spenta la luceScalco ha fatto l’elastico in salita, ma ha pagato la partenza a tutta
Ritmo subito alto
Il migliore dei nostri è stato Matteo Scalco, quattordicesimo, che a due giri dalla fine era ancora nel gruppo di testa e dal 2023 sarà con Reverberi.
«Già dai primi giri – racconta dopo l’arrivo – il ritmo della gara è stato veramente alto. Il gruppo si è rotto in vari tronconi e dopo tre giri eravamo rimasti solo Belletta e io. Abbiamo cercato di tenere in salita, finché le gambe hanno ceduto. Ero venuto con grandi aspettative, ma non è una novità che gli altri vadano così forte, li avevamo già visti. Tra noi eravamo belli uniti, con l’obiettivo di correre insieme perché era l’unico modo per difendersi. Ma con la partenza così veloce ci siamo subito disuniti. Lo strappo è duro, anche perché se scollini con soli 10 metri dai primi, ti trovi in fondo alla discesa che hai 10 secondi e quindi devi andare a tutta per cercare di rientrare. Un percorso che non si riesce a respirare».