Buon anno tricolore da Velasco che sogna il Tour

01.01.2024
6 min
Salva

ALTEA (Spagna) – La maglia tricolore non passa inosservata. E se correndo nella pista di Grenchen, Elia Viviani ha pubblicato un post su Instagram definendola la più bella del mondo, Simone Velasco non le è meno attaccato. Lui forse neppure se ne rende conto, ma rientrato dall’allenamento del mattino non faceva che passarci sopra il palmo della mano. Forse per saggiare la consistenza del nuovo tessuto Biemme, forse anche per avere la conferma di essere magro.

Con quella seconda pelle addosso, il campione italiano ha cambiato marcia o forse, volendo rovesciare la prospettiva, l’ha conquistata avendo raggiunto un livello superiore. Comunque sia, il quinto posto di Montreal, seguito dal secondo al Matteotti, il quinto al Pantani e le due top 10 ai mondiali e alla Serenissima Gravel dicono che il bolognese dell’Isola d’Elba sta diventando grande.

«L’anno scorso – conferma – ho fatto una grande seconda parte di stagione con questa maglia, quindi cercheremo intanto di ripartire da dove abbiamo lasciato. La maglia tricolore è sicuramente una spinta e non un peso, perché porti in giro per il mondo la storia e il nome di una Nazione. Ho visto anche io quel post di Viviani e poi io l’ho sognata per tanti anni, anche nelle categorie giovanili e in tante discipline e alla fine è arrivata, forse nel momento più bello».

La tua carriera va avanti per gradini, l’ultimo ti ha portato questa maglia. Quale sarà il prossimo?

Abbiamo visto che posso essere competitivo anche nelle corse vere, quelle dei big. Per cui adesso alziamo un po’ l’asticella per essere competitivi anche con loro. Ora so bene che arrivare alla vittoria con i grandi è sicuramente difficile, però comunque essere lì davanti a giocarsi le prime posizioni è senza dubbio lo step successivo che mi aspetto. E poi, se si vince un po’ di più, è sicuramente meglio.

Come si alza l’asticella? 

In ritiro abbiamo fatto tanto fondo, sfruttando anche l’occasione di essere al caldo, dato che a dicembre il sud della Spagna è appena più caldo di San Marino (sorride, ndr). E’ venuto fuori un bel blocco, un grande volume di lavoro. Poi a casa si recupera un po’ brindando al nuovo anno e sarà già ora di ripartire, perché a gennaio faremo altri due training camp. Uno dal 4 al 12 e il secondo dal 19 al 28. Rispetto ad altri anni, a gennaio saremo belli attivi, prima di tornare nuovamente a casa prima del debutto, che a me toccherà in Portogallo. Di solito all’inizio faccio sempre fatica, ma mi sono meravigliato di me stesso per la velocità con cui ho ritrovato la condizione.

L’Algarve è una di quelle corse piene di campioni…

E infatti sarà un bel un bel banco di prova, per questo voglio arrivarci a posto, pronto per dare tutto, stringere i denti a costo di mordere il manubrio e tirare fuori il carattere.

Simone Velasco è nato a Bologna il 2 dicembre 1995. Pro’ dal 2016, è alto 1,70 per 59 chili
Simone Velasco è nato a Bologna il 2 dicembre 1995. Pro’ dal 2016, è alto 1,70 per 59 chili
La maglia tricolore porta dritta al Giro d’Italia?

Vediamo, sarebbe bello. Però c’è anche il Tour che arriva a Bologna, nella mia città natale. Una tappa che mi piacerebbe correre, però al momento non è nel programma. Nei piani per ora c’è di fare il Giro, poi vedremo in base a come sarà la mia condizione e a quel punto un pensierino potrei anche farcelo.

Le cose cambiano: di te si disse che fossi passato troppo presto, oggi saresti considerato vecchio…

Esatto (ride, ndr), al giorno d’oggi sarei uno che è passato tardi, dato che lo feci al secondo anno da U23. E magari se al tempo si fosse ragionato come oggi, sarei andato direttamente in una grande squadra. Se ripensiamo a quello che ero da junior e ai risultati che ottenevo, al pari di tanti miei compagni di squadra, magari il mio percorso nel professionismo sarebbe stato diverso. Io poi al primo anno da professionista ebbi la sfortuna di una ricaduta di mononucleosi, che mi portai dietro a lungo. E comunque anche allora, quando passi sapendo di essere uno degli U23 più forti a livello internazionale e ti accorgi che nei professionisti non sanno neanche chi sei, la mazzata arriva lo stesso. Però non ho mai mollato e ho continuato a lavorare e alla fine sono arrivati i risultati e ho vinto la prima corsa al primo anno da elite (il Trofeo Laigueglia del 2019, ndr). Il Covid non ha aiutato, ma nelle ultime tre stagioni ho trovato una discreta costanza. Forse siamo sulla buona strada.

La prima vittoria a 24 anni battendo Bagioli e Sobrero: un bello spot sul futuro, no?

Però ormai ero al quarto anno professionista. Il tanto anticipare di adesso magari a livello di risultati immediati può farti guadagnare tempo, poi bisognerà vedere sulla lunga distanza. Perché se fai girare il motore di una macchina giovane sempre a 15.000 giri, quanto può durare? Nel calcio c’è chi a 16 anni gioca in serie A e magari fa qualche partita in Champions League. Il ciclismo è uno sport un po’ diverso, però sembra che si stia andando in quella direzione. Si guarda un po’ meno alla persona e più ai risultati e ai vantaggi economici che può portare un atleta. Lo sport è fatto di cambiamenti e noi dobbiamo sempre essere pronti ad adattarci e tirare fuori il meglio in qualsiasi occasione.

Fra gli amori non sopiti di Velasco c’è il fuoristrada. Qui è 5° alla Serenissima Gravel, dopo il 7° posto ai mondiali
Fra gli amori non sopiti di Velasco c’è il fuoristrada. Qui è 5° alla Serenissima Gravel, dopo il 7° posto ai mondiali
Com’è correre con Cavendish e condividere questo suo sogno?

Il suo arrivo ha cambiato le cose. Mark è un uomo squadra, uno dei grandi campioni di tutti i tempi e quindi anche il fatto che non sia né italiano né kazako ci ha aiutato a legare molto di più. Anche a tavola e nei momenti di relax in cui siamo tutti assieme, si vede il mix giusto per fare grandi cose tutti insieme. Io Cav non lo conoscevo, se non per i suoi risultati. A livello personale mi ha sorpreso. Ho trovato una persona umilissima e pronta a porgere la mano a chi ha bisogno. Ti dà tanti consigli ed è pronto a fare gruppo e a creare il team. Per questo mi auguro che riesca a coronare il suo sogno. Anche se ormai non è più solo un suo sogno, ma il sogno di tutti noi.

Il record di Cavendish? Viviani è pronto a scommetterci

28.12.2023
5 min
Salva

Uno dei grandi temi della stagione ciclistica che verrà è il tentativo di record di vittorie al Tour di Marc Cavendish. Ne basta una, eppure sembra davvero la più difficile. Aveva anche deciso di mollare, ma poi ci ha ripensato, spinto anche dall’Astana che ha deciso d’investire buona parte della sua stagione su questo progetto.

Nell’ambiente ci si divide fra chi è scettico e chi invece pensa che a dispetto dell’età, “Cav” abbia tutto per riuscire nell’impresa e fra questi uno dei più convinti è Elia Viviani. L’olimpionico non si basa solo sulla sua esperienza, sulla comunanza di tante stagioni a sfidarsi in giro per il mondo, ma su ragionamenti oggettivi.

«Pensandoci bene – ricorda Viviani – Cavendish poteva vincere anche lo scorso anno, se non fosse stato costretto al ritiro. E’ vero, c’era Philipsen una spanna superiore a tutti, ma si è visto all’ultima tappa come ci fosse la possibilità di sovvertire le gerarchie della corsa e Mark, con la sua esperienza, nell’ultima settimana poteva approfittare della situazione. Non vinci la tappa finale del Giro d’Italia per caso».

Viviani è sicuro che Cavendish possa battere il record condiviso con Merckx, 34 tappe vinte al Tour
Viviani è sicuro che Cavendish possa battere il record condiviso con Merckx, 34 tappe vinte al Tour
Tu conoscendolo avresti mai pensato di vederlo ancora protagonista?

Inizialmente ero anch’io scettico, pensavo che avrebbe fatto fatica a competere con le nuove generazioni, ma mi ha smentito. Inoltre ha trovato un manager come Vinokourov che gli ha messo tutto a disposizione, perché crede in questa idea e sta lavorando per favorirlo in tutti i sensi, dalla scelta dei compagni di avventura a tutta la struttura orientata verso l’obiettivo. Tanto che sono convinto che Cavendish possa anche centrare più di una tappa al Tour, allungare la striscia record.

Una stagione orientata completamente sul Tour: secondo te non è un rischio?

Su questo ho qualche perplessità, lo ammetto. Pensavo avrebbe ricopiato la passata stagione, invece ha seguito le orme del ciclismo moderno dove si focalizza un obiettivo e si lavora solo per quello. Io da velocista in base a come sono andate le cose, non avrei cambiato. “Cav” d’altronde aveva iniziato il Giro che non era ancora brillante, ma correndo ha guadagnato condizione e nella terza settimana era al top. C’è un fattore che mi fa pensare che la sua scelta sia stata cambiata.

Cav ha chiuso tardi la stagione per rimettersi poi all’opera pensando a come avvicinarsi al Tour
Cav ha chiuso tardi la stagione per rimettersi poi all’opera pensando a come avvicinarsi al Tour
Quale?

L’arrivo del tecnico greco Vasilis Anastopoulos. Lo conosce bene, lo aveva portato a vincere ben 4 tappe al Tour, sa come si fa. Evidentemente ha costruito un cammino di avvicinamento mirato per farlo spiccare quando realmente servirà.

E’ un Cavendish diverso da quello che affrontavi anni fa?

Per forza di cose. Si è adattato, come abbiamo fatto tutti noi della vecchia generazione. Prima ad esempio avevamo opportunità nelle classiche, almeno quelle a noi più congeniali. Oggi anche nelle gare piatte, trovi strappi dove ci sono corridori che fanno la differenza e fanno esplodere la corsa. Noi non abbiamo più le stesse chance. Ci siamo dovuti adattare, puntando molto sulle cose a tappe.

Per il britannico c’è sempre un bagno di folla. Ora vuol chiudere alla grande
Per il britannico c’è sempre un bagno di folla. Ora vuol chiudere alla grande
Rispetto al passato l’esperienza sopperisce il calo fisico?

Dipende. E’ chiaro che qualche watt in meno ci sia, è la natura delle cose e sta al corridore riuscire a compensare. L’esperienza aiuta nei grandi Giri. All’inizio sono tutti leoni, ma poi piano piano le cose cambiano e bisogna saper fare i conti con se stessi. Questa differenza non c’è e non può esserci nelle altre corse a tappe dove vince chi ha più watt a disposizione, non c’è tempo per smuovere i valori in campo.

L’Astana ha anche costruito un team intorno a lui…

Un super team direi. Bol, Morkov, Ballerini sono elementi di primissimo piano, uniti a uno come Anastopoulos che ha grande capacità e sa come portarli al meglio, sono tutti fattori importanti per centrare il loro obiettivo. Io sono convinto che alla fine il record cambierà padrone.

Mark insieme a Morkov, si riforma la coppia che ha vinto tantissimo con la Quick Step
Mark insieme a Morkov, si riforma la coppia che ha vinto tantissimo con la Quick Step
Veniamo a te e alla stagione che sta iniziando. Che cosa farai dopo le feste?

Non sarò agli europei su pista per precisa scelta, fatta da Villa e dal team di comune accordo. Partirò il 5 gennaio per l’Australia dove resterò un mese, prima per affrontare le gare della stagione su strada con un occhio di riguardo alla Cadel Evans Great Ocean Road Race che ho già vinto e ho segnato col cerchio rosso sulla mia agenda. Poi sarò al via della tappa di Nations Cup su pista. Abbiamo optato per questo programma perché è il più compatibile con le esigenze del team e le mie, in una stagione che è tutta orientata verso Parigi.

Quindi andrai avanti abbinando strada e pista…

Sì, ma lavorando molto sulla strada sia per le mie esigenze, ma anche portare a casa risultati per la squadra. Sarò ad esempio al Uae Tour che è una corsa molto adatta alle ruote veloci. L’obiettivo della prima parte dell’anno è comunque il Giro d’Italia, dove voglio arrivare al massimo. Molto dipenderà dalle scelte della squadra che è fortissima: se si punterà con forza alla classifica allora il baricentro del team sarà orientato su quello, se invece si punterà alle tappe avrò più possibilità. Poi fari puntati per l’ultimo mese su Parigi, per coronare il mio sogno.

Coordinare altura e corse: i segreti di Slongo

27.12.2023
4 min
Salva

«Non so che tipo di vantaggio otterrò, non so se non facendolo sarei a un livello più basso. Però stavamo cercando un posto per provare e abbiamo trovato la coincidenza con il Tour Colombia. L’accoppiata fra ritiro (in altura, ndr) e corsa potrebbe funzionare bene».

Lette con calma queste parole di Mark Cavendish ci hanno portato alla domanda: come si gestisce l’accoppiata tra altura e corsa? Il velocista dell’Isola di Man ha anche detto, proprio qualche riga sopra, di non essere mai andato in altura in passato. 

Il Parador de las Canadas del Teide di Tenerife sorge a quota 2.200 metri: da gennaio sarà pieno di atleti
Il Parador de las Canadas del Teide di Tenerife sorge a quota 2.200 metri: da gennaio sarà pieno di atleti

Il lavoro in quota

Ci siamo così recati virtualmente da Paolo Slongo, preparatore della Lidl-Trek. Il quale in passato ha lavorato tanto con Vincenzo Nibali anche in questo campo: coordinare altura e corsa

«Partirei – dice Slongo –  nello spiegare rapidamente in cosa consiste l’altura. Serve per due motivi: il primo è fisiologico. Normalmente si va in altura per migliorare i valori ematici, questo grazie a carichi di lavoro intensi. Si trovano facilmente molte salite e il carico di lavoro diventa molto intenso. Cosa importante soprattutto all’inizio della stagione. Anche noi in Lidl-Trek andiamo in altura a febbraio. Con Nibali, ad esempio, andavamo sul Teide».

«L’altura – continua il preparatore – prevede un adattamento del corpo alla pressione atmosferica. Il periodo di adattamento c’è anche quando si torna al livello del mare, ma questa è più una cosa individuale. Per esempio Rodriguez (Purito, ndr) non ne aveva bisogno».

Nibali sul Teide con Slongo, suo fratello Antonio e Mosca, per preparare il Giro
Sul Teide con Slongo, suo fratello Antonio e Mosca, per preparare il Giro
Qual è il rischio se una volta tornati si va subito in corsa e non si è pronti?

Quando si torna dal ritiro in quota i battiti sono più alti, si ha una buona fase aerobica, ma non anaerobica. Se si va subito in gara il rischio è di non essere performanti e di pagarla a caro prezzo. Praticamente perdi tutto il lavoro fatto e ci si deve fermare per riequilibrare il corpo. Con Nibali, ad esempio, avevamo trovato il giusto equilibrio in vista del Giro d’Italia.

Ovvero?

Si tornava dall’altura, che come detto si faceva al Teide. Faceva il periodo di adattamento e poi andava al Tour of the Alps (così hanno fatto nel 2013 e nel 2016 in occasione delle due vittorie al Giro di Vincenzo, ndr). In Trentino non era al massimo delle prestazioni, ma sapevamo che sarebbe arrivato al Giro pronto. 

Dopo l’Amstel Gold Race, chi va al Giro di solito torna in altura
Dopo l’Amstel Gold Race, chi va al Giro di solito torna in altura
Al Giro di Colombia, dove dovrebbe andare Cavendish, si aggiunge la gara, che avviene già in quota. In quel caso l’equilibrio come si trova?

A mio modo di vedere l’Astana andrà in Colombia due o tre settimane prima della gara. Si parte sempre da una fase di adattamento, quindi i classici quattro giorni. Poi ci si allena, ma senza esagerare nei carichi, perché poi si deve affrontare la gara. 

Nella fase di adattamento, che sembra essere la più importante, che dati si guardano?

La frequenza cardiaca, che è un valore fisiologico e aiuta a capire meglio in che stato è il fisico dell’atleta. Quando arrivi in altura i battiti tendono a non salire. Noi preparatori, per lo meno la maggior parte, utilizziamo anche il saturimetro, per capire il livello di ossigenazione del sangue. L’adattamento, prima di una corsa in quota come il Giro di Colombia diventa ancor più fondamentale.

Come mai?

Un periodo troppo breve prima della corsa non permette l’adattamento, in gara si fanno sforzi troppo grandi e li si pagano una volta tornati a casa. Per questo dico che serve andare lì due o tre settimane prima della gara. 

Cavendish ha iniziato la preparazione nel ritiro di Altea. Il debutto in Colombia sarà preceduto da un altro ritiro (foto Astana Qazaqstan Team)
Cavendish ha iniziato la preparazione nel ritiro di Altea. Il debutto in Colombia sarà preceduto da un altro ritiro (foto Astana Qazaqstan Team)
In allenamento però la fatica si può gestire, in corsa no. Questo può provocare dei problemi?

No, se il fisico è pronto a reggere determinati sforzi. L’altura insieme alla gara può portare dei vantaggi. Da un lato è meglio del ritiro, perché si fanno sforzi elevati che portano dei benefici nel lungo periodo. 

Per un velocista come Cavendish che vantaggi può portare l’altura?

Un lavoro grossissimo al livello aerobico che non pesa sulla testa dell’atleta. In altura prendi una salita di 10-15 chilometri e sai che hai un’ora o più di Z2. A casa non riesci a trovare tratti così lunghi e costanti. Si possono fare tranquillamente anche lavori dedicati ai velocisti, come lavori intermittenti o sprint.

Ballerini, Cavendish e gli italiani. E Zanini fa il regista

27.12.2023
5 min
Salva

ALTEA (Spagna) – La compagine italiana dei direttori sportivi dell’Astana Qazaqstan Team ha perso purtroppo Orlando Maini, mentre gli altri ci sono ancora tutti. Nel ritiro di dicembre mancava anche Martinelli, ufficialmente rimasto a casa per fare i programmi. La squadra sta cambiando pelle, lo ha detto anche suo figlio Davide e si sussurra che l’impossibilità di trovargli un ruolo sia stata alla base di qualche malumore. Però intanto c’è una stagione da mettere nel mirino e per Stefano Zanini si annuncia molto interessante. Il ritorno di Ballerini lo ha sorpreso come il più bello dei regali. Il gruppo dei giovani è materiale fertile su cui mettere mani. E poi c’è Cavendish con il suo record al Tour (Mark è con Ballerini al Giro del 2022, entrambi in maglia Quick Step).

Stefano va per i 55, i capelli bianchi si fanno largo, ma la struttura è ancora quella massiccia dell’uomo del Nord e delle volate più energiche. Il ragionamento ha il tono scanzonato di chi ne ha viste tante, ma si capisce che alla base ci sia forte l’esigenza di stabilità, che Martinelli ha assicurato per anni a tutto il gruppo.

Stefano Zanini, classe 1969, ha corso fino al 2007, poi è salito in ammiraglia. E’ all’Astana dal 2013
Stefano Zanini, classe 1969, ha corso fino al 2007, poi è salito in ammiraglia. E’ all’Astana dal 2013
Ballerini ha fatto con voi il primo anno in WorldTour, poi è andato alla Quick Step: ti aspettavi che tornasse?

Avevo sentito qualcosa (ride, i due sono ottimi amici, ndr), mi sa che avevamo anche messaggiato… Ma adesso che è tornato, sono felicissimo. Io c’entro poco negli acquisti, però sono veramente contento, per tutte le gare che ci saranno, ma soprattutto per quelle in Belgio sul pavé. Ci sa fare e gli piace: questa è la grande differenza. Perciò abbiamo già cominciato a lavorare, qualcosina abbiamo provato anche con la neve. Insomma, speriamo che funzioni…

In cosa lo hai trovato diverso? La Soudal-Quick Step gli ha lasciato qualcosa?

Certo, più di qualcosa. Lui l’ha portato qui e adesso noi la sfruttiamo. Grazie, Brama! Arriva con un bagaglio importante di conoscenze, perché in quelle corse una squadra come la Quick Step è sempre stata ad altissimi livelli. Sa come muoversi, dove muoversi, dove risparmiare energie. E pedala bene, mi sembra di rivedere qualcun altro con lo stesso nome che sgambettava sul pavé (dicendolo, la voce ha un tremito, ndr). Perciò dobbiamo sfruttare questa situazione per le gare che abbiamo scelto per lui su in Belgio e farle al 110 per cento. Insomma, anche noi faremo la nostra parte. Dobbiamo essere pronti e preparare tutto per metterglielo a disposizione.

Scaroni e Velasco sono due degli italiani da cui ci si aspetta qualcosa di più (foto Astana Qazaqstan Team)
Scaroni e Velasco sono due degli italiani da cui ci si aspetta qualcosa di più (foto Astana Qazaqstan Team)
L’Astana ha sette italiani in organico, cosa faranno?

Infatti l’italiano finora era la lingua di tutti, anche se adesso sta arrivando tanto inglese. Di italiani che hanno dimostrato qualcosa ce ne sono. Scaroni, a momenti vince in Norvegia. A Battistella è mancato qualcosa, però ha fatto due secondi posti. Credo che ci siano dei corridori in grado di fare buone cose, cui noi metteremo a disposizione tutto quello che abbiamo, ma alla fine è ovvio che devono essere loro quelli che fanno le cose al meglio per arrivare all’obiettivo. Devono focalizzare gli obiettivi e non mollare. Ed essere capaci di riguardare quel che non è andato e trovare le soluzioni, in modo da crescere.

Quanto impatta la presenza di Cavendish e del suo gruppo sul resto della squadra?

Tanto, secondo me, perché è molto carismatico. Ovviamente è un campione, però lo vedo anche come maestro. Qualche giorno fa abbiamo fatto delle prove di volata e alla fine si è messo anche lui a spiegare le cose. Ha parlato con Kanter per migliorare la sua posizione, come mettersi, come fare la volata e non muoversi tanto, in modo da non perdere energia e sprigionare tutto sui pedali. E questo è bello.

Kanter è arrivato dal Movistar Team alla Astana, Zanini racconta come Cavendish lo aiuti con i suoi consigli
Kanter è arrivato dal Movistar Team alla Astana, Zanini racconta come Cavendish lo aiuti con i suoi consigli
Te lo aspettavi così?

E’ solo un anno che si lavora insieme, però sono scoperte che fanno bene a tutti. Quando vedi un campione che fa queste cose, i ragazzi se ne accorgono e l’ambiente cresce.

L’arrivo di Morkov sarà importante?

Sono convinto di sì, anche perché l’ha voluto Mark, si fida di lui e Michael ha una grandissima esperienza, che sicuramente metterà a disposizione di tutti gli altri. Ho già visto un bel gruppo. Alcuni un po’ si conoscevano, però gradualmente tutti si lasciano coinvolgere.

Attorno a Cavendish sta nascendo un grande gruppo: Ballerini ne fa parte (foto Astana Qazaqstan Team)
Attorno a Cavendish sta nascendo un grande gruppo: Ballerini ne fa parte (foto Astana Qazaqstan Team)
Da dove inizierà la tua stagione?

Australia, tanto per cambiare. Poi Algarve, ovviamente l’apertura in Belgio, Strade Bianche, Sanremo, tutto il Nord e poi il Giro. Ballerini andrà in Colombia con Cavendish, poi verrà in Belgio, per l’apertura. Tutta robetta, insomma (ride, ndr), ma dopo la Roubaix staccherà. Non farà il Giro, dopo tre settimane di pavé o stravinci la Roubaix e non senti più nulla, oppure fai anche l’Amstel sulle ali dell’entusiasmo. Ma il Giro proprio no, quest’anno meglio il Tour con Cavendish.

Biemme rientra (alla grande) nel mondo del WorldTour

22.12.2023
3 min
Salva

Il maglificio sportivo Biemme torna a “vestire” il mondo del ciclismo professionistico di primissimo livello e lo fa supportando tecnicamente il team Astana Qazaqstan. A partire dal prossimo 1° gennaio 2024, la squadra WorldTour di Cavendish e compagni, tra questi anche il campione d’Italia in carica Simone Velasco, indosseranno ufficialmente il nuovo kit d’abbigliamento firmato Biemme.

«Abbiamo appositamente studiato e sviluppato una linea dedicata esclusivamente al Team Astana – dichiarano con una punta d’orgoglio dalla sede dell’azienda vicentina – realizzando capi altamente tecnici e performanti che possano soddisfare al meglio le necessità di tutti i professionisti della squadra. Da un punto di vista prettamente grafico, il design della maglia è stato rivisitato riprendendo l’azzurro tipico della bandiera kazaka, sfumato con un pattern unico ed estremamente originale ispirato ai minerali e alle pietre preziose estratte in Kazakistan. Siamo poi molto soddisfatti di vestire nel 2024 anche l’attuale campione italiano, Simone Velasco, e per lui abbiamo sviluppato una grafica esclusiva che ricorda la nostra bandiera nazionale tricolore».

Per Biemme anche l’onore di disegnare e realizzare la maglia di campione italiano di Simone Velasco
Per Biemme anche l’onore di disegnare e realizzare la maglia di campione italiano di Simone Velasco

Da sempre con i pro’

«Dalla prossima stagione 2024 – ha dichiarato Alexandr Vinokourov, il direttore generale dell’Astana Qazaqstan TeamBiemme sarà il nostro partner per quanto riguarda la predisposizione dell’abbigliamento da gara e da allenamento. E questa è una bella notizia per noi, perché siamo davvero contenti dell’avvio di questa nuova partnership. Biemme è un marchio italiano con una lunga storia alle spalle e una profonda tradizione nel ciclismo. Assieme a loro abbiamo potuto elaborare un design molto originale e distintivo per quanto riguarda la maglia per la prossima stagione. Per me personalmente questo abbinamento rappresenta una coincidenza speciale perché la mia prima vittoria l’ho ottenuta indossando una maglia Biemme».

Biemme torna nel WorldTour e lo farà accanto all’Astana Qazaqstan Team
Biemme torna nel WorldTour e lo farà accanto all’Astana Qazaqstan Team

La storia imprenditoriale di Biemme si avvia nel 1978. Nel corso dei suoi quasi cinquant’anni di attività, l’azienda si è sempre impegnata in ambiti di lavoro importanti quali la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione dei propri prodotti, prestando particolare attenzione anche al più piccolo dei dettagli. E fin dall’inizio del proprio percorso, Biemme si è costantemente impegnata nella collaborazione e nella sponsorizzazione di squadre professionistiche, vestendo col passare del tempo moltissimi grandi campioni del passato.

L’intera collezione d’abbigliamento team Astana Qazaqstan 2024 sarà presto disponibile per l’acquisto sia sull’e-commerce quanto su quello ufficiale della squadra.

Biemme

Il genio di Cavendish, la lucidità di Morkov: non manca nulla

21.12.2023
5 min
Salva

ALTEA (Spagna) – Era il 29 giugno del 2021 quando sul traguardo di Fougeres Mark Cavendish vinse la quarta tappa del Tour. Erano passati cinque anni dall’ultima volta e in mezzo il velocista ne aveva passate i tutti i colori. Neanche doveva andarci a quel Tour: riprendendolo come per fargli un favore, Lefevere lo aveva escluso categoricamente. Poi Sam Bennett ebbe problemi a un ginocchio, mentre Mark continuava a vincere corse, così il manager belga decise di dargli fiducia, riaprendo il libro della storia. Fra le prime braccia in cui Cavendish si perse dopo quella prima tappa, ci furono quelle di Michael Morkov, il suo ultimo uomo. Dopo Fougeres, Mark vinse altre tre tappe, ugualmente pilotato dal danese che a Tokyo di lì a poco avrebbe vinto l’oro olimpico della madison.

Perciò, quando si è trattato di affrontare la sfida del record del Tour (avendo già appaiato Merckx a quota 34 vittorie a Carcassonne, foto di apertura con Morkov che lo lancia), Cavendish ha chiesto che l’Astana prendesse proprio il danese. La sua permanenza alla Soudal-Quick Step rischiava di perdere interesse, data la partenza di Jakobsen. E alla fine Vinokourov ha avuto la meglio anche rispetto all’offerta della Ineos Grenadiers, scesa in campo in sostegno di Viviani. I due correranno insieme fino al Tour, partendo da un ritiro e dal Tour Colombia che nel 2019 fu a dir poco balsamico per Alaphilippe.

In ritiro si parla di materiali: qui Morkov con Francesco Sergio, parlando del passaggio da Shimano alle scarpe Nibmb
In ritiro si parla di materiali: qui Morkov con Francesco Sergio, parlando del passaggio da Shimano alle scarpe Nibmb

Morkov ci raggiunge al piano rialzato della hall. Scherzando, dice che parla anche un discreto italiano, ma preferirebbe l’inglese, a meno che il nostro danese non sia migliorato fino a livelli accettabili. Si ride e poi si parte. Morkov ha 38 anni. Gli stessi di Cavendish.

Che cosa significa per te tornare con Mark?

Beh, è emozionante. E’ uno dei migliori velocisti con cui abbia lavorato. L’Astana sta facendo davvero un grande lavoro per sostenere lui e il gruppo di cui faccio parte. Avere un team intero entusiasta del fatto che “Cav” vinca un’altra tappa fa bene a tutti.

E’ solo un ottimo sprinter o anche un buon amico?

A volte è difficile dividere le due sfere. Si può dire che siamo amici, perché lui si è fidato di me al 100 per cento ed è per questo che sono entusiasta di correre di nuovo con lui. Un progetto così non lo vedi spesso nel ciclismo. Il più delle volte, pensando al Tour, le squadre si concentrano sugli scalatori e il velocista deve lottare per trovare posto in squadra. Invece l’Astana sta davvero supportando Mark al 100 per cento e questo vale anche per me.

UAE Tour del 2022, Cavendish ha già saputo che Lefevere non lo porterà al Tour. Morkov è dalla sua parte
UAE Tour del 2022, Cavendish ha già saputo che Lefevere non lo porterà al Tour. Morkov è dalla sua parte
In che modo vi sta sostenendo?

Abbiamo un ottimo calendario, con ritiri e programmi di gara. Ho la sensazione che gli sponsor tecnici spingano al limite per fornirci i migliori materiali. Mi sento davvero fortunato a far parte di questo gruppo.

Ballerini ci ha detto che avete ricreato una sorta di Wolfpack alla kazaka. Ci sono corridori che vengono dalla Quick Step e anche l’allenatore Anastopulos.

E’ importante soprattutto per me che cambio squadra. Vasilis è un grande riferimento, con lui ho già lavorato e anche con Ballerini, che ha contribuito alle vittorie del 2021. Ma ancora più importante è stato capire la vera disponibilità nel prendere nuovi corridori e sposare nuove idee per supportare uno sprinter come Mark

Cosa ricordi dell’ultimo Tour con lui?

Nessuno poteva credere a quello che stava succedendo. E’ stata un’avventura estrema, perché dovevamo andare con Sam Bennett che poi si è infortunato. Mark è arrivato all’ultimo momento e penso che nemmeno lui credesse di poter vincere una tappa. Poi arrivammo al quarto giorno e vinse in modo molto netto. E’ andata avanti così per tre settimane, come in una sorta di sogno che, vincendo gli sprint intermedi, lo ha portato a Parigi con quattro tappe e la maglia verde. Che si faccia la storia oppure no, vincere al Tour è il livello più alto ed è una grande gioia.

Morkov con Lasse Norman Leth nella madison di Glasgow 2023: un quinto posto sulla strada di Parigi
Morkov con Lasse Norman Leth nella madison di Glasgow 2023: un quinto posto sulla strada di Parigi
Che differenze ci sono tra Mark e Jakobsen secondo te?

A essere sincero, sono un po’ deluso dagli ultimi due anni di lavoro con Fabio. Lui mi piace davvero e ho provato a farlo funzionare, ma non ci siamo mai riusciti. Se guardo al passato, Viviani è stato un grande velocista per me, sapeva davvero come utilizzarmi nel miglior modo possibile e abbiamo raggiunto dei grandi successi. Lo stesso con Bennett e Cavendish, il cui talento più grande è la capacità e l’intelligenza nell’usare la sua squadra. Lo ha fatto per tutta la sua carriera, prima con Renshaw. So che lo renderò migliore, ma che lui renderà migliore me.

Dopo il Tour tornerà l’obiettivo olimpico?

Certamente. Lottare per la madison è un grande obiettivo. Il 2021 fu magico anche per questo. Prima vincemmo al Tour, poi andai alle Olimpiadi e vinsi quella medaglia d’oro. Sarebbe un sogno ripetersi, per questo già dalla scorsa stagione lavoro sodo anche in pista. Finito il Tour, ci saranno quasi tre settimane. Ricordo che nel 2021 ero così concentrato sulla pista che il passaggio dalla strada funzionò benissimo e il Tour si rivelò per me la migliore preparazione.

Cavendish agli occhi di Morkov è sereno e molto determinato nella rincorsa al Tour (foto Astana)
Cavendish agli occhi di Morkov è sereno e molto determinato nella rincorsa al Tour (foto Astana)
Che differenze vedi fra il Cavendish di oggi e quello nello stesso periodo nel 2020?

La coincidenza è che anche allora eravamo in questo hotel, perché il Suitopia Suites in cui la Quick Step va da anni, era chiuso per il Covid. Anche allora dividevamo la camera ed è proprio la stessa di adesso. Perciò stare qui mi porta alcuni bei ricordi. Lo vedo meglio oggi, soprattutto sul piano psicologico. Sembra stare molto bene e sembra felice. Penso che ci stiamo godendo il momento con la squadra, non ci sono le pressioni di quella volta e percepiamo il sostegno. In più lo vedo pedalare davvero bene e questo mi dà fiducia.

Cavendish e il ciclismo, tanta grinta e vero amore

18.12.2023
7 min
Salva

ALTEA (Spagna) – Lo stesso hotel dello scorso anno. Bianco, imponente, affacciato sul mare. Casa Astana è silenziosa ed elegante, nel soffitto della gigantesca hall galleggiano a mezz’aria enormi decorazioni natalizie. L’unica brutta sensazione è legata al fatto che qui morì Umberto Inselvini, ma è meglio non pensarci e piuttosto ricordarsi di lui. Cavendish è rientrato da poco con il suo gruppo di lavoro. Qualcuno maligna che arriverà tardi all’intervista, invece lui salta fuori dal nulla con la tuta e il cappello calzato sulla testa.

Una volta visto su Netflix il film che lo riguarda, abbiamo iniziato a guardarlo in altro modo. E forse aver raccontato a quel modo le sue difficoltà è stato catartico. Il Cavendish che oggi ci viene descritto come un compagnone capace di fare gruppo è diverso dall’immagine che tanti avevano di lui, eppure in fondo a quel digrignare degli occhi arde il fuoco dei grandi.

Doveva ritirarsi, così almeno aveva annunciato. Invece Vinokourov è stato bravo a fare il suo mestiere e l’ha convinto a restare, prendendo per lui Morkov, il miglior pilota delle volate, e per direttore sportivo quel Mark Renshaw che lo guidò nei primi sprint. Quindi ha aggiunto al pacchetto Vasilis Anastopoulos, allenatore d’oro della Soudal-Quick Step e Cav si è lasciato convincere. Anche perché forse l’idea di smettere non ce l’ha mai avuta davvero. Chi si fermerebbe a una sola tappa dal record di vittorie al Tour de France?

Cavendish ha incontrato ieri la stampa nell’hotel di Altea, ritiro dell’Astana
Cavendish ha incontrato ieri la stampa nell’hotel di Altea, ritiro dell’Astana
Come stai, Mark?

Sto bene, grazie. E grazie per avermelo chiesto.

Stai vivendo un vero inverno da corridore, l’anno scorso non fu così. Pensi che darà buoni frutti?

Mi stavo allenando anche l’anno scorso, ma questa volta è diverso. Ho un obiettivo, so dove sto andando veramente. Sono stato costretto a ripartire da un infortunio, non mi sono mai preso troppo tempo libero. Man mano che invecchi, non hai bisogno di una pausa lunga, perché poi è difficile far ripartire il motore. Quindi ho sempre continuato a pedalare, ma ovviamente non per allenarmi. Semplicemente sono andato in bicicletta e quando sono arrivato qui non stavo benissimo. Ma abbiamo avuto bel tempo, ci siamo allenati davvero bene e siamo molto felici. Parto per il nuovo anno con tutte le cose a posto e mi piace molto. Grazie.

Un’interruzione si impone. Non crediate che Mark abbia detto le 108 parole della risposta precedente tutte d’un fiato. Ha quel suo modo di parlare a bassa voce, smozzicando le lettere. A volte si ferma. Si capisce che stia seguendo un ragionamento, per cui è bene non fare la domanda successiva, finché non ti fa capire che ha detto tutto. E questo di solito si capisce perché dice: «Grazie».

Al Giro d’Italia del 2023, Cavendish ha vinto la tappa di Roma: un successo commovente
Al Giro d’Italia del 2023, Cavendish ha vinto la tappa di Roma: un successo commovente
Inizi dalla Colombia, anche per avere i vantaggi della quota. Non potevate cercare posti in giro per l’Europa?

In Europa non ci sono condizioni simili, a meno che non decidiamo di allenarci sulla neve o cose del genere. In realtà non ho mai fatto tanta altura nella mia carriera, ma ora forse è necessario. Non so che tipo di vantaggio otterrò, non so se non facendolo sarei a un livello più basso. Però stavamo cercando un posto per provare e abbiamo trovato la coincidenza con il Tour Colombia. L’accoppiata fra ritiro e corsa potrebbe funzionare bene.

La tua stagione si fermerà se dovessi vincere quella tappa o andrai avanti?

Non ci ho davvero pensato, semplicemente.

Vasilis Anastopoulos ha detto che l’anno prossimo ridurrai il tuo calendario di gare, facendo più allenamenti. Questo esclude la possibilità di fare il Giro prima del Tour o ti piacerebbe provarci?

Quest’anno ho trascorso molti giorni in gara. Ho la fortuna che non mi pesi molto, ci sono sempre riuscito, ma il prossimo anno potrebbe essere un ostacolo. Il Giro è veramente bello, ma credo che come già nel 2023 vivrò la stagione gara per gara. Quest’anno non l’ho fatto per mettermi alla prova, per ottenere la selezione per il Tour de France. L’ho fatto perché sentivo di poterlo fare e potrei riprovarci, perché è una corsa molto bella in cui vestire la maglia Astana. Vedremo.

Mancano 60 chilometri all’arrivo della tappa di Limoges, una distrazione e Cavendish finisce sull’asfalto. Il Tour 2023 finisce qui
Mancano 60 chilometri all’arrivo di Limoges, Cavendish finisce sull’asfalto. Il Tour 2023 finisce qui
La sensazione è che avrai attorno compagni forti e più esperti…

Sai, quando ero alla Quick Step non dovevo trovare i giorni di gara in anticipo per sapere a che livello fosse la squadra. Non dovevo scegliere le corse in cui fare le prove. Avere compagni esperti sarà sicuramente un vantaggio. Ma non è che io qui sia il capo, ovviamente posso avere voce in capitolo su cosa funzionerebbe e cosa no, su cosa ha dimostrato di funzionare in passato o cosa no. Tuttavia per il resto, sono solo un corridore.

Però intanto l’Astana è diventata una delle squadre migliori per lo sprint…

Sono fortunato. Storicamente la squadra non si è mai concentrata su questo, ma abbiamo un manager come Alex (Vinokourov, ndr) che ha corso in bicicletta, quindi è consapevole di quello che stiamo facendo. Ho grande fiducia e finora sembra che tutto stia andando come deve.

L’anno scorso avevi detto che il 2023 sarebbe stato l’ultimo, poi hai cambiato idea. E’ successo dopo la caduta del Tour?

Penso che il fattore più importante sia stato sapere di essere apprezzato. Non mi sentivo così da tanti anni. Apprezzato come corridore, per la mia immagine, come compagno di squadra e cose del genere. Ero felice, sono felice e ho trovato che fosse ironico doversi fermare proprio nel momento in cui ero felice e riuscivo a godermi la vita da corridore. Ho scoperto di amare questo sport come quando ho iniziato, quindi non c’è voluto molto per decidere.

Nessun dubbio?

Il punto era soprattutto capire come sarei tornato dall’infortunio. A quel punto, subito dopo il mio ritorno dall’ospedale, Alex mi ha chiesto se volevo continuare e l’ho trovato gentile. Sentire il capo di una squadra parlarmi così mi ha fatto capire che è stato un vero campione in sella a una bicicletta. Ha capito il mio stato. Al riguardo non penso di avere altro da dire. Amo il mio lavoro e voglio semplicemente godermelo, perché è davvero un bell’ambiente.

Per Cavendish, WIlier Triestina ha realizzato una Filante customizzata
Per Cavendish, WIlier Triestina ha realizzato una Filante customizzata
L’intervento di Vinokourov è stato decisivo?

Il suo e quello dei ragazzi: quello forse è stato ancora più decisivo. Quando ho detto loro che stavo per ritirarmi e che non sarei più stato un corridore, tutti mi hanno detto: «Non puoi farlo». Ed è stato davvero un grande fattore. Ho capito di dover dare l’esempio. E del resto la mia filosofia è sempre stata di non mollare mai. Potevo farlo io?

L’ultima volta che hai vinto una tappa al Tour, avevi accanto Morkov. Cosa rappresenta per te?

E’ il miglior leadout al mondo. Chiunque abbia Michael Morkov ha maggiori possibilità di vincere una tappa del Tour de France. E’ così, è grandioso. Corriamo insieme da 14 anni, abbiamo passato di tutto, in corsa e giù dalla bici. Proprio come è stato con Mark Renshaw, lui per me è la calma… Oddio, non è poi così calmo, ma mi permette di restare in equilibrio, mettiamola così (ride, ndr).

Che ruolo ha avuto il pubblico in questa decisione?

E’ stato travolgente. Il sostegno che ho avuto non solo quest’anno, ma anche negli anni scorsi è stato davvero meraviglioso. Sono fortunato a praticare uno sport in cui i fan possono farsi sentire così da vicino e così bene. Puoi sentire l’emozione che vivono. Ne ho già parlato altre volte in precedenza, vivono il loro viaggio al tuo fianco e ti guardano mentre lo fai. Mi piace pensare che la mia storia possa avere risonanza a qualsiasi livello e per tante persone. E mi piace pensarlo, perché non so quanti altri abbiano lottato per un obiettivo come questo.

Quarta tappa del Tour 2021, Cavendish torna a vincere. C’è lo zampino di Morkov, ora passato all’Astana
Quarta tappa del Tour 2021, Cavendish torna a vincere. C’è lo zampino di Morkov, ora passato all’Astana
Mark, lo sport è cambiato tantissimo da quando hai iniziato, fra tecnologia, nutrizione e allenamento. Quanto è diverso questo sport da quando hai iniziato? Ti ha costretto a cambiare molto?

Sì, ma non tanto quanto si potrebbe pensare. Si è sempre evoluto, pratico questo sport da quasi 20 anni come professionista e non sarò l’unico che ha dovuto evolversi in 20 anni. Sono molto fortunato ad aver avuto una carriera così lunga e capisco anche che esserci riuscito significa essersi adattato e sono grato per essere stato in grado di farlo.

Cosa pensi quando dicono che sei il più grande velocista di tutti i tempi?

Se ci pensi, sono belle parole da sentire. E’ imbarazzante. Sono cresciuto guardando questo sport e ho sempre sognato che un giorno, se mai ci sarà un libro sui grandi del ciclismo, il mio nome possa essere fra quelli. E’ sempre stato più di un lavoro per me, ma ugualmente penso che sentirmi dipingere a quel modo sia davvero molto imbarazzante.

Il tuo film è molto commovente…

Sono contento che ti sia piaciuto. Grazie.

Firma un libro e prende la via della stanza. Mark Cavendish, signori, meglio di un buon vino. Verrebbe da trattenerlo e non lasciarlo più andare.

Groenewegen “punta” il Tour e benedice Cavendish

04.12.2023
5 min
Salva

TORINO – Guardare avanti per tornare ad alzare le braccia come nel passato. Il Tour de France 2024 è già nei pensieri di Dylan Groenewegen, lo sprinter su cui il Team Jayco-AlUla punterà almeno per altre due stagioni, sperando di rivederlo sfrecciare come ha fatto lo scorso anno, ma non così bene nella stagione che si sta per concludere.

L’ultimo squillo alla Grande Boucle 2022 arrivò nella terza tappa in terra danese e, dando un’occhiata al prossimo percorso giallo, anche stavolta il 3 potrebbe essere il numero perfetto per graffiare l’asfalto, con l’arrivo veloce nel cuore di Torino. Proprio nel capoluogo piemontese, abbiamo incontrato il trentenne olandese, dopo che ha svolto le visite di rito all’Istituto delle Riabilitazioni Riba – Gruppo Cidimu.

Terzo al GP Van Looy, dietro Philipsen e Koioij. Nel 2023 sono venute 4 vittorie
Terzo al GP Van Looy, dietro Philipsen e Koioij. Nel 2023 sono venute 4 vittorie
Qual è il tuo bilancio del 2023?

La stagione nel complesso è andata bene, anche se forse mi sarei aspettato qualche vittoria in più. In particolare, puntavo a una tappa al Tour, che ho sfiorato in più occasioni, ma arrivarci vicino non basta, per cui ci riproverò l’anno prossimo. 

Dunque, la Grande Boucle è un’ossessione per te?

Il Tour de France è l’obiettivo primario, ma prima comincerò con l’AlUla Tour (fino a quest’anno Saudi Tour, ndr), che per ovvie ragioni è una corsa molto importante per la nostra squadra. Voglio essere in forma già dall’inizio, ma poi cercherò di essere al meglio per il 1° luglio.

Chi saranno i tuoi uomini di fiducia?

Di solito, al mio fianco, ho sempre Luka Mezgec. Poi c’è Elmar Reinders che sta facendo un ottimo lavoro, mentre quest’anno non ho potuto contare su Amund Jansen, ma sono sicuro che si è messo sotto per tornare ad andare forte e non vedo l’ora di correre di nuovo con lui, perché sono sicuro che saprà aiutarmi molto in corsa. Prezioso sarà anche l’apporto di Luke Durbridge

Groenewegen durante l’intervista con Alberto Dolfin, autore dell’articolo
Groenewegen durante l’intervista con Alberto Dolfin, autore dell’articolo
Com’è cambiata la vita degli sprinter nei grandi giri rispetto ai tempi di Cipollini in cui i treni dei velocisti la facevano da padroni?

Il ciclismo è in continua evoluzione e ora, invece di avere 6 o 7 persone a disposizione, il velocista ne ha al massimo 3 o 4 che lo possono supportare. Anche nella stagione appena conclusa, la nostra squadra si è divisa 50 e 50 tra chi supportava Simon Yates per la classifica generale e chi me per le tappe. Ma non mi lamento, perché adesso tutti corrono così.

Credi che siano diminuite le opportunità per i velocisti nei grandi giri?

No, non credo, al massimo ci sono tappe più dure o il gruppo accelera sulle salite, per cui rende la corsa più dura. Ogni anno il ciclismo si evolve e, per quanto riguarda gli sprint, all’ultimo Tour, in tanti ci hanno provato, ma l’unico che ha trovato l’equilibrio perfetto è stato Philipsen.

Tornando, invece, un po’ indietro: ci racconti qual è la relazione tra te e Fabio Jakobsen dopo quanto accaduto al Giro di Polonia 2020?

Io e Fabio non siamo mai stati amici e non lo siamo nemmeno adesso. Lui è un grande sprinter e lo considero tale, nulla più. 

La drammatica caduta che stava per costare la vita a Jakobsen al Giro di Polonia
La drammatica caduta che stava per costare la vita a Jakobsen al Giro di Polonia
Ci racconti la tua risalita in sella dopo quanto successo e tutte le critiche ricevute?

E’ stato un periodo molto lungo e duro senza corse, perché prima è arrivato il Covid e poi la squalifica per quanto successo in Polonia. Mi sono allenato e poi tenuto impegnato con la mia famiglia. In tanti mi chiedevano se mi mancassero le corse, ma la realtà è che ero molto preso dalla gravidanza di mia moglie e poi dalla nascita del primogenito Mayson, che peraltro ha avuto anche un po’ fretta di uscire allo scoperto. In quel periodo, lui è stata la mia priorità e il ciclismo è venuto dopo.

Adesso ti senti di nuovo come prima?

Sì, nell’immediato sbagliai ad andare subito al Giro d’Italia, perché non ero ancora pronto dopo tanto tempo fermo. Per fortuna, grazie anche all’addio alla Jumbo e all’approdo in questa squadra, ho ritrovato il divertimento in quello che faccio e mi sono sentito accolto in famiglia

Quando non pedali, ti piace fare qualche altro sport?

Passo molto tempo in palestra. Poi, d’inverno, mi piace andare a correre.

Come sarà sfidare per l’ultima volta Cavendish al Tour 2024?

Potete dire una corsa qualsiasi e quasi sicuramente lui l’ha vinta. Forse è il miglior sprinter di tutti i tempi e sono certo al 100 per cento del fatto che Mark ha le carte in regola per battere il record di Merckx. Avrà bisogno di un pizzico di fortuna, perché ha perso un po’ di spunto veloce rispetto agli anni d’oro, ma non conosco nessuno così scaltro nei finali di tappa. 

Ti vedremo mai in qualche classica?

Abbiamo tanti corridori in squadra che possono vincerle, come Ewan o Bling (Michael Matthews, ndr), mentre io mi sento più sprinter da grandi Giri. 

Quanti tatuaggi hai?

Ne ho tre, ciascuno con un significato ben preciso. Due sul braccio destro, a cui sono molto affezionato: uno è un leone che protegge il suo leoncino, ovvero io con Mayson, che ora ha 3 anni. Mentre l’altro è una donna con un orologio, che rappresenta il tempo e la pazienza che ci ho messo durante la lunga pausa forzata per tornare al mio livello di prima.