Un caffè con Battistella e quello scatto alla Freccia

22.04.2023
4 min
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Al penultimo passaggio sul Muro d’Huy, Samuele Battistella era nelle prime posizioni. Poco prima della linea d’arrivo, dove la pendenza si addolcisce, aveva spinto forte. Poi dopo qualche pedalata si era voltato. Forse era troppo avanti, non oltre la terza, quarta posizione. Si vedeva che voleva fare qualcosa. E infatti…

Giusto il tempo di vedere sfilare le ammiraglie, che quando abbiamo rimesso gli occhi sul monitor il corridore dell’Astana Qazaqstan era in fuga. Era quasi impossibile che arrivasse quel tentativo, si sapeva, ma era un bel segnale da parte di Samuele. Per la prima volta si è fatto vedere in questa stagione e per di più lo ha fatto su un palcoscenico importante.

L’affondo nel giro finale della Freccia: un bel segnale da parte di Samuele
L’affondo nel giro finale della Freccia: un bel segnale da parte di Samuele

Segnali positivi

«Diciamo che sono soddisfatto – racconta Battistella – perché magari non tutti lo sanno, ma io arrivo da un mese in cui non sono stato per niente bene di salute. Ho avuto delle influenze veramente pesanti che mi hanno portato proprio a zero.

«Ho provato ad anticipare perché sapevo che non avrei avuto nessuna possibilità con i big. Ma è stato importante anche perché è stata una fuga di gambe. Una fuga che ho promosso io su uno strappo e questo mi dà fiducia.

«Come mai sono stato così male? Già non ero okay prima di alcune corse, vedi la Ruta del Sol, e alla fine dopo la Tirreno ero davvero kappaò. Ho fatto delle analisi e sono emersi valori per i quali mi sono dovuto fermare. Un periodo di stop totale. Poi sono sono andato sul Teide e da lì ho ripreso piano, piano. Quasi da zero. Di fatto è una ventina di giorni che pedalo di nuovo».

Battistella (classe 1998) al termine della Freccia Vallone
Battistella (classe 1998) al termine della Freccia Vallone

Più gambe, più morale

Spesso in certi casi il linguaggio del corpo vale più delle parole e a parlare è il tono di Battistella. Un tono squillante. E lo era anche subito dopo l’arrivo della Freccia, con tutta la stanchezza addosso.

«Ho lavorato bene questo mese – va avanti il veneto – e se devo dire la verità, per come ero messo non sapevo neanche se sarei riuscito a partecipare a queste classiche, perché la mia forma era davvero molto scarsa. Però dai, già l’altro giorno all’Amstel sono andato abbastanza bene e alla Freccia ancora meglio. Mi manca quella percentuale per arrivare davanti, ma vedo che sto crescendo passo dopo passo».

E il giorno successivo alla Freccia, Samuele era ancora più sereno. Mentre si preparava un caffè, ci raccontava che aveva analizzato i dati della sua gara e ne erano emersi finalmente dei buoni valori.

Samuele Battistella sul Muro d’Huy. Il veneto ha ripreso a correre all’Amstel dopo 46 giorni senza gare nel pieno della stagione
Samuele Battistella sul Muro d’Huy. Il veneto ha ripreso a correre all’Amstel dopo 46 giorni senza gare nel pieno della stagione

L’importanza di correre

Cambiano le metodologie di allenamento. Vediamo, per esempio, che Roglic ed Evenepoel prima del Giro d’Italia correranno poco, ma la gara resta la gara. E questa serve per il ritmo, per i picchi di fatica, per la testa. E in tal senso per Battistella è stato importante aver corso l’Amstel Gold Race, forse più della Freccia, anche se lì ha disputato una gara senza squilli.

Fare una “quasi monumento” senza la minima certezza vuol dire molto. Un corridore vive anche di sensazioni. Samuele è uscito, anzi si è ritirato, dalla Tirreno distrutto. E 46 giorni dopo eccolo concludere una classica con un sacco di curve, di muri e 3.300 metri di dislivello ad oltre 42 di media.

«E’ vero, l’Amstel è stata importante – ha detto Battistella – adesso sto ragionando passo dopo passo, cercando di far rientrare tutto nei piani, ma senza affrettare i tempi perché comunque il tempo ci vuole affinché la condizione sia quella giusta. Anche perché voglio essere al top per il Giro d’Italia. Manca ancora un po’, ma va bene così».