Miriam Vece, da Glasgow a Parigi per entrare nella storia

26.07.2023
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FIORENZUOLA – «Negli ultimi anni Miriam Vece è stata la portabandiera della velocità. Facciamo pure tutti gli scongiuri possibili ma, ranking alla mano, al 99 per cento è qualificata per Parigi sia nella velocità che nel keirin. E sarebbe un evento storico perché mai nessuna italiana aveva partecipato alle olimpiadi nelle discipline veloci». Così Ivan Quaranta ci introduce la sua conterranea cremasca durante gli appuntamenti pre-mondiale. La rassegna iridata di Glasgow produrrà anche gli ultimi posti a cinque cerchi per la pista.

E Miriam Vece come vive tutto questo momento? Staccare un biglietto per Parigi 2024 è un traguardo importante sia per lei che per tutto il movimento. Ogni volta che incontriamo Quaranta non si può fare a meno di constatare quanto la velocità italiana sia cresciuta rispetto all’ultima volta. La 26enne di Romanengo è nel pieno della maturazione psicofisica. E’ nella fase ideale in cui contemporaneamente può crescere ancora per raggiungere risultati di rilievo ed essere un riferimento per le più giovani. Ne abbiamo parlato con lei.

Miriam quanto è cambiata la velocità da quando eri junior?

Tanto, tra materiale e voglia di fare. Otto anni fa avevo anche la scuola e la maturità a cui pensare quindi non riuscivo a dedicarmi totalmente alla bici. Ora con tecnologia e attrezzature nuove ci sono tanti secondi che ballano nelle discipline veloci. Poi bisogna considerare un aspetto mentale. Era un’altra epoca per noi velocisti. Non avevamo tanti appoggi, eravamo quasi isolati, ti allenavi da solo. Ora c’è Ivan che ci aiuta, è un mondo completamente diverso. Siamo un gruppo di ragazzi giovani che ha tante motivazioni.

Come ti trovi con loro?

Molto bene. Sono la più anziana, se così possiamo dire, visto che il più vecchio di loro ha 21 anni (ride, ndr). Vanno più veloce di me e per me sono un grande stimolo in allenamento, visto che sono spesso l’unica ragazza del gruppo. In pista cerco di seguirli e fare molte cose con loro. Rispetto a prima, penso che avere questo tipo di gruppo sia la differenza principale, poi a mio avviso ci va a ruota tutto il resto. Essere più serena di testa fa bene alla mia attività. Io sto bene con loro e ci tengo. I miei compagni hanno fiducia in me così come Marco e Ivan (rispettivamente il cittì Villa e Quaranta, ndr) che mi hanno supportata nei momenti più difficili come il mondiale dell’anno scorso dove è stato tutto in salita.

A certificare la tua considerazione internazionale ci sono state le partecipazioni anche alla UCI Track Champions League. Che effetto fa rappresentare l’Italia nella velocità?

Quello è un evento certamente spettacolare e di grande visibilità però faccio un discorso un po’ più ampio. Sono convinta che, se non nei prossimi due anni, per Los Angeles 2028 il nostro gruppo di giovani crescerà e riuscirà a far vedere che c’è anche l’Italia. Ora i ragazzi si scontrano con atleti forti ed esperti come Lavreysen o Hoogland. Però se continuiamo a lavorare così sono sicura che anche alla Champions League ci saranno più italiani nella velocità.

Miriam Vece correrà i mondiali di Glasgow per ottenere la certezza definitiva di essere a Parigi 2024
Miriam Vece correrà i mondiali di Glasgow per ottenere la certezza definitiva di essere a Parigi 2024
A proposito di grandi eventi, alle prossime olimpiadi ci sarai anche tu e non sarà una partecipazione qualunque per i nostri colori…

Se dovessimo chiudere oggi il ranking sarei dentro a Parigi ma come vedi sto toccando ferro (ride mentre con una mano è attaccata ad una transenna sciogliendo le gambe sui rulli, ndr). Battute a parte, sarò la prima donna italiana a partecipare nelle discipline veloci e sono orgogliosa. Riflettevo che è strano come una nazione come la nostra non abbia avuto nessuna atleta prima di me in una competizione così importante. Manca ancora un anno, incrocio le dita ma sto lavorando sodo per quell’obiettivo. Prima però c’è ancora Glasgow in cui voglio fare molto bene, uno step in più e in funzione di Parigi.

A che punto è la velocità italiana?

Sta crescendo e lo vedete anche voi. Per me è una questione di orgoglio sapere di avere compagne giovani come Beatrice e Carola (rispettivamente Bertolini e Ratti, ndr) che ambiscono a fare ciò che ho fatto io. Mi chiedono consigli, si ispirano a me, addirittura mi hanno chiesto di fare il team sprint con loro agli italiani. Vi dirò che spero che possa essere il primo di tanti da fare con le junior. Piuttosto, un problema potrebbe essere un altro…

Quale?

Parto dal mio caso personale ma vale per tutti. Nel mio piccolo ho raccolto risultati importanti ma in Italia, come sempre, si sa poco (sorride, ndr). Prima anche le discipline endurance erano poco seguite poi è arrivato l’oro di Elia a Rio 2016 e quello del quartetto a Tokyo. Anche a noi della velocità manca la medaglia del colore più bello per far capire a tutti il nostro valore. Già al mondiale ne basterebbe comunque una. Quello che facciamo non è da meno di quello che fanno gli altri. E’ vero che partire quasi da zero non ha aiutato a far parlare di noi, in termini di risultati. Con una medaglia qualcosa potrebbe cambiare ed utilizzo il condizionale apposta. L’anno scorso i ragazzi sono stati protagonisti agli europei U23. Bianchi ha vinto l’oro nel keirin davanti a Napolitano e nel chilometro. Hanno vinto il bronzo nel team sprint. Eppure siamo sempre lì, nessuno ne parla come dovrebbe o se lo ricorda.

Europei 2022, Miriam conquista il bronzo nei 500 metri
Europei 2022, Miriam conquista il bronzo nei 500 metri
Per la velocista Miriam Vece possono coesistere pista e strada?

Da junior penso che si possa fare velocità in pista e strada, dove magari non sei un fenomeno. Quando poi passi di categoria bisogna prendere una decisione. La scelta giusta forse non esiste. Devi fare quello che ti piace e devi essere realista con te stessa. Non bisogna impuntarsi come vedo in alcune ragazze che faticano su strada e la velocità non gli piace. Su strada si prendono più soldi ma il mondo della pista sta cambiando. La visibilità internazionale sta cambiando. La Champions League di cui parlavamo prima dà trentamila euro al vincitore, ad esempio. Di sicuro i corpi militari possono aiutare questo sviluppo con l’apertura di nuovi concorsi. Siamo partiti da poco ma loro stessi stanno vedendo che anche per noi ci sono già speranze per andare a Parigi e ancora di più per le prossime olimpiadi. E questo farà molto bene al nostro movimento.

A Fiorenzuola il punto con Viviani, da Glasgow a Parigi

29.06.2023
6 min
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FIORENZUOLA D’ARDA – L’agenda di Elia Viviani forse non sarà fittissima come in altre stagioni, ma è certamente pesante in termini di appuntamenti fissati. Negli ultimi tre giorni ha vinto i tricolori nell’inseguimento individuale, a squadre e nella corsa a punti, ma sintetizzando nel mirino ci sono i mondiali in pista e l’europeo su strada. Due eventi che ne richiamano un altro ancora.

Per il veronese della Ineos Grenadiers velodromo chiama velodromo. L’anello di Fiorenzuola, su cui si sono svolti i campionati italiani, stimola sempre a spostare lo sguardo su manifestazioni importanti. La rassegna iridata di agosto di Glasgow dista meno di cinque settimane e per gli azzurri del cittì Marco Villa non sarà solo un semplice mondiale. Bisogna ottenere innanzitutto la qualifica olimpica dopo di che dalla Scozia si aprirà già l’orizzonte oltre Manica, verso la guglia della Tour Eiffel di Parigi 2024. Nella zona box del “Pavesi” abbiamo avvicinato Viviani per capire come si stia preparando (in apertura, foto Fiorenzuola Track).

Elia finora com’è andata la stagione?

E’ iniziata così così. Ho passato un buon inverno ,ma nonostante quello non riuscivo a trovare il buon colpo di pedale, a parte qualche top 10 in Argentina al Tour de San Juan. Ovvio poi che il mio calendario si sia sbilanciato sulle gare di seconda fascia. A quel punto ho dovuto resettare. Sono andato in altura e ne sono uscito bene. In Occitania a metà giugno ho ricominciato a vedere gli ordini d’arrivo nonostante due volate sbagliate. Mancano ancora un po’ di coraggio e confidenza, però un terzo posto l’ho centrato. Il colpo di pedale sta arrivando.

Agli italiani in pista ti abbiamo visto in crescita.

Sono soddisfatto di come vado. La performance nell’inseguimento individuale è stata ottima quindi ho avuto più garanzie lì che nelle gare di gruppo. Sto ritrovando le buone sensazioni e spero di svoltare in questa seconda parte di stagione, che solitamente mi è abbastanza favorevole nel mese di agosto.

Viviani ha vinto i tricolori nell’inseguimento individuale, a squadre e nella corsa a punti
Viviani ha vinto i tricolori nell’inseguimento individuale, a squadre e nella corsa a punti
La mente è già proiettata verso altri obiettivi, giusto?

Adesso sono concentrato al 110 per cento sul mondiale in pista. Sto facendo una preparazione simile a quella che sarà l’anno prossimo per le olimpiadi. Quindi voglio vedere come arriverò a Glasgow fra poco più di un mese e capire qualcosa per Parigi 2024. Non mancherà tuttavia un importante momento su strada in previsione dell’europeo. Correrò il Giro di Vallonia (22-26 luglio, ndr) che mi servirà per i mondiali in pista ed anche per mettermi a confronto con gli altri, sperando magari di provare a vincere la prima corsa del 2023. Poi da metà agosto in poi farò Amburgo, il Renewi Tour (l’ex Eneco, ndr) e poi Plouay prima della prova in linea del 24 settembre.

Apriamo una parentesi su quella gara.

L’europeo in Olanda ha un percorso che mi si addice e naturalmente ci penso. Vediamo come andrà il periodo che lo precede. Chiaramente per chiedere una leadership devo fare dei risultati ed essere competitivo. Il cittì Bennati sa che posso essere una figura di riferimento. Le probabilità di essere all’europeo ci sono, per il mio ruolo dipenderà da me. Sento di stare meglio rispetto all’anno scorso, dove ero stato catapultato in extremis al posto di Nizzolo e dove avevamo portato a casa il miglior risultato possibile (settimo posto, ndr). Voglio pensare che sto facendo l’avvicinamento migliore.

Verso il mondiale in pista il programma di Viviani prevede anche la strada. Poi rotta sull’europeo in Olanda
Verso il mondiale in pista il programma di Viviani prevede anche la strada. Poi rotta sull’europeo in Olanda
Torniamo in Scozia. Questi mondiali in pista sono molto sentiti da tutti…

Si avverte questa sensazione. Averli ad agosto ha portato tutti a sperimentare e fare una sorta di prova generale in vista di Parigi. Diciamo che per tanti versi è un po’ contrario all’immaginario classico dei mondiali, ma il lato positivo è che avremo tanti riferimenti per l’anno prossimo.

Il lavoro della nazionale come sta procedendo?

Bisogna dire che quest’anno con la pista ci stiamo trovando poco. Nel mio programma individuale io ci sto riuscendo supportato dalla squadra, ma col quartetto ci stiamo incrociando poco perché Milan, Consonni e lo stesso Pippo (Ganna, ndr) stanno seguendo altri programmi. L’anno prossimo invece sappiamo tutti che finito il Giro d’Italia, si tirerà una riga e tutti lavoreremo per l’Olimpiade.

Manca poco per la certezza del posto a Parigi. Elia Viviani e la nazionale sentono un po’ di pressione?

Il nostro gruppo è solido. La qualifica alle Olimpiadi è cominciata benissimo con la vittoria degli europei, proseguita così così con le prime due prove di Nations Cup poi nella terza a Milton i ragazzi hanno fatto un super lavoro con un bel secondo posto. Non dico che siamo chiamati a vincere, ma dobbiamo fare un buon mondiale per essere tranquilli. Non abbiamo pressione per la qualifica quanto più invece per vincerlo, visto che l’anno scorso lo abbiamo perso dagli inglesi. Io credo che arriveremo bene a Glasgow, ma non saremo al livello dell’anno prossimo ad agosto per le Olimpiadi. E credo che sia un bene, perché sarà sì uno specchio, ma avremo ancora margini di miglioramento. Rispetto agli altri, il nostro punto forte è che all’Olimpiade mettiamo assieme tutti i pezzi del puzzle.

Viviani (qui con Bragato e Villa) dà sempre tanti riscontri allo staff azzurro per l’utilizzo di nuovi materiali
Viviani (qui con Bragato e Villa) dà sempre tanti riscontri allo staff azzurro per l’utilizzo di nuovi materiali
Tu sei da sempre uno a cui piace fare approfondimenti con i meccanici per i studiare e provare i materiali. Ne state già discutendo?

Loro sanno che posso dare dei riscontri. Mi piace proprio ed è questo il punto fondamentale. Se non hai pazienza di testare durante i ritiri, non puoi fare quello scatto in più. Abbiamo scoperto che la mia metodologia nel preparare l’Olimpiade di Rio è poi continuata. Non si vince per queste cose, ma quando si è tutti uniti si può fare la differenza, basta guardare i tempi dell’oro di Tokyo. Non siamo una nazionale ricca come altre, però siamo supportati bene da sponsor tecnici enormi tutti italiani, che a qualsiasi nostra richiesta rispondono sempre presente. I nostri prodotti per Parigi li presenteremo a Glasgow. Il regolamento prevede che sia il mondiale l’ultimo momento dove dichiarare quali bici, ruote e altro materiale userai all’Olimpiade. Ad agosto però non useremo questi upgrade tecnici. Ho sempre pensato che vadano usati solo quando servono. Per questo dico che a Parigi arriveremo al 100 per cento.

Due mesi ai mondiali pista, Villa fa i conti con chi c’è

19.06.2023
5 min
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I mondiali su pista di Glasgow sembrano ancora lontani, ma considerando la posta in gioco, Marco Villa non sta certamente con le mani in mano. Il cammino di avvicinamento è iniziato già da tempo, le tappe di Nations Cup sono state avare di soddisfazioni, la qualificazione olimpica non sarà in pericolo, ma il tecnico azzurro già pensa a come arrivarci, a Parigi 2024.

A tutto ciò si aggiungano gli infortuni, mai così concentrati per la nazionale italiana, soprattutto al femminile. Proprio per questo Villa deve fare i conti con giornate mai semplici.

«C’è chi sta facendo recupero, chi ha ripreso a correre, chi è ancora in “bacino di carenaggio”. Bisogna affrontare mille situazioni, manca un mese e mezzo e dobbiamo organizzarci».

Le ragazze del quartetto. Nonostante gli infortuni c’è tanta voglia di ripetersi
Le ragazze del quartetto. nonostante gli infortuni c’è tanta voglia di ripetersi
L’infortunio della Balsamo è stato l’ultima mazzata…

Non c’è solo il suo infortunio, anche quello della Guazzini, metà del quartetto campione del mondo è in piena convalescenza. Per quest’ultima per fortuna le notizie sono confortanti, ha ripreso e probabilmente farà il Tour, ma certamente sarà a ridosso dei mondiali e ci sarà poco tempo per rifinire i sincronismi, questa è la cosa che più mi preoccupa.

E per la Balsamo?

Elisa non ha ancora cominciato a fare i rulli. Sono stato da lei – racconta Villa – e l’ho sentita comunque positiva e carica. Non le ho chiesto i tempi di ripresa, deve stare tranquilla e seguire i normali passi. La conosco ormai dallo scorso anno e so che quando può riprendere, ci mette poco ad acquisire la condizione, infatti ad inizio stagione è sempre una delle più pronte. Per questo è una che, a prescindere da quel che ha potuto fare, deve essere sempre parte del gruppo.

Per Elisa Balsamo la ripresa è lenta, ma si spera ancora di averla al via a Glasgow
Per Elisa Balsamo la ripresa è lenta, ma si spera ancora di averla al via a Glasgow
Il problema d’altro canto non riguarda solo te, ad esempio la Gran Bretagna ha a che fare con la frattura della clavicola di Hayter…

Sappiamo che fa parte del gioco, ho sempre detto che avere un gruppo numeroso impone certe scelte, ma in situazioni come questa è anche un vantaggio, permette di riuscire a trovare comunque una soluzione.

Il mondiale di quest’anno però è di difficile gestione, accomunando tutte le discipline.

Questo è un problema relativo, vorrei ricordare che con una situazione del genere abbiamo vinto un oro olimpico e segnato il record del mondo, nel senso che Ganna solo 5 giorni prima aveva fatto la cronometro. Bisogna però dare a ogni prova il giusto peso – prosegue Villa – in Inghilterra non si sono certo lamentati perché Pidcock invece di fare l’Olimpiade su strada ha vinto quella di mtb. Un oro è un oro… Io non ho mai obbligato nessuno, prendo chi ha voglia.

Il terribile infortunio del 6 aprile è un brutto ricordo, ora la Guazzini prepara il Tour
Il terribile infortunio del 6 aprile è un brutto ricordo, ora la Guazzini prepara il Tour
Ti sono giunte voci di rinuncia da parte dei moschettieri del quartetto?

Ricordo bene quanto avvenne subito dopo Tokyo: i ragazzi fecero un patto fra loro e si ripromisero di fare di tutto per arrivare a Parigi e riconfermarsi. Ganna ha detto chiaramente che vuole puntare sulla crono di Glasgow e sulla pista e a me va benissimo. Io comunque devo lavorare in comune accordo con i programmi che i ragazzi hanno stilato con i rispettivi team manager, non ho mai messo becco su questo e mai lo farò. Mi adatto. D’altronde quando i ragazzi vincono su strada sono il primo ad essere orgoglioso, vedi quel che Milan ha fatto al Giro d’Italia.

Il programma però è complicato…

Su questo bisogna fare dei distinguo. Il problema per Pippo nell’abbinare strada e pista è che non ha tempi di recupero per fare non tanto il quartetto, quanto la prova individuale su pista, ma può rinunciare a quest’ultima che non è specialità olimpica. Io guardando il programma sono convinto che la difficoltà maggiore è invece abbinare la corsa in linea della domenica con la cronometro del venerdì successivo.

La vittoria di Jonathan Milan a San Salvo. Secondo Villa, per il friulano è possibile un doppio impegno ai mondiali
La vittoria di Jonathan Milan a San Salvo. Per il friulano possibile un doppio impegno ai mondiali
Spiegati meglio…

La domenica i corridori affrontano 270 chilometri, il che significa che nei due giorni successivi non puoi fare praticamente nulla. Ma arrivi troppo sotto la gara contro il tempo senza aver potuto fare i necessari lavori specifici nelle giornate immediatamente precedenti, non hai il tempo materiale. Il problema non è l’abbinamento pista-strada, ma strada-strada…

Sarà necessario fare un piano comune con Bennati…

Non solo con lui, anche con Velo, Amadori, Sangalli… Abbiamo sempre lavorato di comune accordo, poi c’è un team manager come Amadio che tiene le fila. Questo anzi aiuta molto nella gestione dell’evento.

Pensi che rispetto al quartetto, le altre specialità avranno quest’anno minor peso, pensando alle necessità della qualificazione olimpica?

No, ma è chiaro che ogni federazione deve fare i conti con quel che ha. Mi spiego meglio: noi abbiamo un quartetto da qualificare e partiamo da quello, una nazione come il Portogallo ad esempio ha fortissimi elementi per madison e omnium e quindi privilegia quelli. Noi però lo sappiamo da tempo, abbiamo gente forte che lavora sia per il quartetto che per altre specialità, magari avremo anche grandi specialisti delle altre discipline che, proprio per le esigenze di qualificazione olimpica, potranno restare fuori oppure rientrare attraverso la riserva del quartetto. Le regole del lavoro le conosciamo dal post Tokyo e ci siamo adeguati.

Doppio mondiale per Milan? Bettini dice di sì

16.06.2023
6 min
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Da corridore ha vinto i mondiali e le Olimpiadi, poi da tecnico ha guidato gli azzurri sugli stessi traguardi. Per cui quando ci siamo trovati a ragionare sulle prossime sfide di Glasgow, che si incrociano pericolosamente fra strada e pista, l’idea di interpellare Paolo Bettini è stata una delle prime. Soprattutto dopo che il Giro d’Italia ha mostrato la forza di Milan in volata, alla vigilia di un mondiale che in teoria potrebbe strizzare gli occhi agli uomini veloci. Tu che faresti con uno come Johnny: lo mandi su pista o lo porti anche su strada?

Il discorso è interessante per i tanti risvolti, anche perché sono diversi i corridori di spessore che potrebbero essere chiamati al doppio impegno. Certo Milan, ma anche Ganna, Viviani e anche Consonni. Proprio per questo occorre partire dalla grande concretezza, perché tutto questo non si trasformi in una chiacchiera da bar.

«Il ragionamento deve essere sottile – dice subito Bettini – nel senso che si deve partire dalla probabilità di medaglia. Se Milan fa il quartetto, anche se non conosco la condizione di tutti e quattro e quella degli avversari, hanno abbondantemente dimostrato che possono vincere il mondiale. E’ anche vero che un mondiale su pista, dopo che si sono portati a casa un oro olimpico, non cambia la vita. Mentre sono sincero, un mondiale su strada è una medaglia pesante. Ha il suo peso specifico come merito sportivo, ma anche come potere contrattuale. Insomma, è un mestiere, ti togli le tue soddisfazioni, però poi rinegozi il tuo valore in base ai risultati».

Alle Olimpiadi è già capitato di far correre lo stesso atleta su strada e in pista, giusto?

Esatto. Quando ero a Londra da Commissario tecnico, le indicazioni federali furono di privilegiare la multidisciplina e io schierai Viviani anche su strada. Forse proprio quella volta capì come poteva vincere su pista, non credo che la strada gli abbia precluso la medaglia dell’omnium. Magari non aveva ancora esperienza per giocarsi il titolo. Tradotto in parole povere: ci può anche stare il doppio impegno, ma dipende sempre dalla condizione. Se uno ha una condizione stratosferica, alla fine i 4 chilometri dell’inseguimento che ti vai a giocare in pista sono più psicologici che un fatto di energie.

Parlando di Milan, quando capiterà nuovamente un percorso così?

Allora dobbiamo fare un altro ragionamento e vedere su chi possiamo contare per il mondiale strada. Milan può essere buono in caso di arrivo in volata, ma siamo sicuri che a Glasgow si arriverà in volata? Per esperienza, i percorsi li valuto quando li vedo e io questo non l’ho visto. E’ certo che lui in volata ha dimostrato che le sa suonare a tutti. Non proprio tutti, in realtà, perché a maggio non c’erano proprio tutti. Comunque è una delle ruote veloci più importanti che ci siano in circolazione.

L’incognita è dunque se il mondiale dovesse rivelarsi più duro…

Esatto, io infatti me la giocherei diversamente, pur portando Milan, che in una rosa di nove corridori ci sta bene. Parlerei chiaro e gli direi: «Sei da potenziale medaglia in pista con Marco Villa, ma io ti do la possibilità di starci anche su strada, però sappi che non si può correre per ammazzare la corsa. Ci sono altre nazionali che lo faranno e noi dovremo tutelare gli uomini da classiche. Tu vieni e te ne stai nella pancia del gruppo. Se poi all’ultimo giro non è successo nulla, ti si compatta la squadra addosso e fai la tua volata. Quel che viene viene». Potrebbe essere anche il modo per fargli fare un mondiale senza la pressione e lasciarlo tranquillo in ottica pista.

Viviani agli ultimi europei di Monaco ha corso su strada e dopo 5 ore ha vinto l’eliminazione su pista
Viviani agli ultimi europei di Monaco ha corso su strada e dopo 5 ore ha vinto l’eliminazione su pista
Di sicuro non ruberebbe il posto a nessuno.

Ai miei tempi, veniva fuori un problema con chiunque lasciavano fuori, semplicemente perché andava forte. Lasciavano fuori Di Luca e lui andava forte. Rebellin, la stessa storia. Lasciavano fuori Petacchi e lui vinceva. Tutti gli anni era scontato che ci fossero 4-5 o addirittura 6 scontenti che andavano forte. Oggi questa problematica non c’è.

Dici di no?

Bennati che mettesse dentro Milan, lascerebbe a casa qualcuno che va così forte? Chi si offende? Chiunque pensi di meritare un posto al mondiale, da qui al 20 luglio deve vincere tre corse vere e allora può alzare la mano e dire: «Presente! Milan vada a fare la pista, qua ci penso io!». Ma alla fine la strada è sempre democratica.

Ganna ha stupito alla Sanremo e il sesto posto di Roubaix per Bettini è un altro ottimo risultato
Ganna ha stupito alla Sanremo e il sesto posto di Roubaix per Bettini è un altro ottimo risultato
Citazione di Alfredo Martini, giusto?

Una volta, quando tutti ci chiedevamo come facesse Alfredo a mettere insieme tante teste, lui ci rispose sempre: «Ma state tranquilli, settimane prima hanno tutti le loro pretese. Poi, quando si arriva a ridosso del mondiale, la strada è democratica e mette ognuno al suo posto». Se poi la democrazia della strada ti porta cinque atleti ad alti livelli, a quel punto subentra il commissario tecnico che non è un allenatore, ma è molto più psicologo e selezionatore. Sta a lui fare il lavoro sottile di amalgamare la squadra e di fare le proprie scelte. Però non credo che in Italia in questo momento ci sia questo tipo di problema, purtroppo no.

Per lo stesso discorso e senza chiedergli la luna, ci starebbe anche Ganna?

Potrebbe essere. Allora vi dico che a me Ganna ha veramente stupito alla Sanremo, perché non solo ha tenuto le accelerazioni, ma ha risposto alle accelerazioni di quelli che sapevamo essere tre spanne superiori agli altri. Qualcuno dice ha fatto flop alla Roubaix, ma chi corre oppure ha corso in bici sa che fare sesto alla Roubaix non è proprio una cosa dell’ultimo momento. E allora perché non buttarlo dentro? Se ti viene la corsa un pochino più dura, ti trovi davanti in un gruppetto di una decina che ha qualche minutino di vantaggio, non ci sono salite impossibili, solo nervose… Perché non contare anche su di lui?

Giro 2023, Bennati parla con Consonni: Simone è un altro pistard che potrebbe fare il mondiale su strada
Giro 2023, Bennati parla con Consonni: Simone è un altro pistard che potrebbe fare il mondiale su strada
Forse passate le prossime Olimpiadi per tutti loro la strada avrà un richiamo diverso, non trovi?

Io dico che erano anni che l’Italia soffriva su pista e ora è giusto portare a casa il più possibile. Poi i ragazzi crescono e si diventa vecchi tutto d’un colpo, perciò bisogna che siano bravi loro a trovare il limite. Il quartetto olimpico va difeso a prescindere. Se venisse la seconda medaglia, ci sarebbe da togliersi il cappello, anche se non fosse d’oro. In Italia bisogna andare sulle le discipline che fanno 18 finali, tipo il nuoto o la scherma, per avere due medaglie in due Olimpiadi consecutive. Poi però credo che ci sarà un po’ di ricambio, per cui dal 2024 direi: «Sai cosa c’è? Intanto penso esclusivamente alla strada per tre anni, poi guardiamo cosa succede nell’anno olimpico».

Cosa potrebbe succedere?

Che se poi nell’anno olimpico mi qualifico, mi qualificano o mi ripescano, allora se sono ancora utile alla causa, magari in pista ci torno. Ma prima faccio due anni a dedicarmi alla strada senza guardarmi indietro…

Consonni mette la testa a posto, ma resta velocissima

10.05.2023
5 min
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L’ultima vittoria di Chiara Consonni portava la data del 18 settembre, al Gp International d’Isbergues, penultima corsa con la maglia Valcar prima di aprire la porta sul UAE Team Adq. Domenica scorsa la bergamasca ha alzato nuovamente le braccia a Helchteren, nel Limburgo fra il Belgio e l’Olanda, nel Trofee Maarten Wynants (foto sportpic_agency in apertura), dopo un mese di assenza dalla strada.

«Sono andata in Canada per la Nations Cup su pista – conferma – e sono tornata tardissimo. Così, dopo l’inizio di stagione bello tirato, ho fatto un po’ di recupero. La pista mi ha dato un bel colpo di pedale e il periodo di stacco mi ha restituito freschezza. Insomma, tutto bene…».

Nella corsa belga al UAE TEam Adq si sono unite anche due ragazze del “devo team” (foto sportpic_agency)
Nella corsa belga al UAE TEam Adq si sono unite anche due ragazze del “devo team” (foto sportpic_agency)
Ci eravamo sentiti dopo il secondo posto alla Dwars door Vlaanderen, sui muri e col bagnato…

Rispetto a quella, questa era una gara più veloce, con un circuito un po’ tecnico. Mi ha ricordato il Liberazione, forse meno dura, però piena di curve. E’ stato bello, sapevo che dovevo fare ritmo gara perché non correvo dalla Roubaix, quindi non sapevo come stavo. In più c’erano due nuove ragazze del “devo team”, Pellegrini e Gillespie, con cui non avevo mai corso. Insomma, è stata una bella esperienza.

Prima vittoria a maggio, squadra nuova: come va la stagione?

Ho tante certezze in più, intanto per il modo in cui sono seguita. Quando sono caduta alla Gand e mi sono fatta male al ginocchio, c’erano tutti i mezzi per recuperare al meglio. La Tecar, un massaggiatore, la fisioterapista. Tante cose che vengono messe a nostra disposizione per farci arrivare al top alle gare. Ho tantissime persone che mi seguono, la dottoressa che mi scrive tutti i giorni. Essendo anche italiani, c’è un rapporto più amichevole. Mi piace, mi sto trovando benissimo anche con le compagne. Marta (Bastianelli, ndr) mi sta insegnando tanto ed è un peccato che smetta, sennò ci saremmo divertite ancora un po’ (ride, ndr).

Hai provato a farle cambiare idea?

Sì, tante volte, però non ha funzionato. Non ne può più di sentirsi dire che può fare ancora un paio di anni. Ormai ha deciso. Con tutto quello che ha vinto, poteva smettere anche prima. Però vedendola anche quest’anno, penso sia una delle ragazze con più grinta che abbia mai conosciuto. Anche quando le cose vanno male, ti dà proprio una carica fuori dal comune.

Consonni non correva su strada dalla Roubaix, chiusa al 9° posto. Qui con Marta Bastianelli, suo riferimento
Consonni non correva su strada dalla Roubaix, chiusa al 9° posto. Qui con Marta Bastianelli, suo riferimento
Come lo vedi Arzeni, in questa nuova dimensione WorldTour?

Il Capo è più tranquillo rispetto alla Valcar. Prima ricopriva tanti ruoli e magari era un po’ meno presente, nel senso che poteva fare meno attenzione alle singole cose. Adesso invece ha il tempo per gestirle meglio. Poi penso che si trovi bene anche lui in squadra, deve collaborare con altre persone che hanno curriculum di tutto rispetto. Penso agli altri direttori sportivi, Marcello Albasini, Alejandro Gonzalez Tablas e Cristina San Emeterio. Lo vedo tranquillo, più consapevole dei suoi mezzi.

Il tuo prossimo obiettivo sarà il Giro?

Sinceramente (fa una pausa, ndr) non so se lo farò, anche perché le tappe non sono ancora uscite. Faccio sicuramente il Tour in preparazione ai mondiali su pista e forse quello su strada, di cui però ancora non so nulla. Non è tanto duro, ma bisogna vedere come rientro dopo questo periodo di stop. Mi piacerebbe tanto esserci, anche perché non ho mai fatto una corsa su strada da elite in nazionale, solo da junior. Il Tour finisce quattro giorni prima, sarebbe perfetto.

Sul podio di Helchteren, Consonni con Dideriksen (seconda, a sinistra) e Martins (foto sportpic_agency)
Sul podio di Helchteren, Consonni con Dideriksen (seconda, a sinistra) e Martins (foto sportpic_agency)
Pensi si possa fare il doppio mondiale – strada e pista – a pochi giorni di distanza?

Come dice Marco Villa, devi prepararti prima e noi abbiamo già cominciato. Quando sono a casa, cerco di andare il maggior numero di volte in pista per non avere problemi di adattamento quando ci sarà doppia attività. Hanno fatto un calendario tanto ravvicinato però ci si prova. Sono due cose che mi piacciono e spero di farle entrambe al meglio.

Hai detto che ti senti molto seguita, quali sono gli aspetti in cui questo è più evidente?

Non c’è una cosa in particolare, è in generale il modo in cui è attrezzata questa squadra. Adesso ci hanno dato un anello che si chiama Ultrahuman, che aiuta a guardare i battiti, quanto recuperi, come dormi, quanto dormi. Abbiamo a disposizione tutti i mezzi per farci arrivare al meglio. Alla Vuelta è arrivato il pullman grande, è arrivata la cuoca, c’è Erica Lombardi che ci segue per la nutrizione. Insomma, se non vai non puoi incolpare nessuno.

Probabilmente ho sbagliato numero. Credevo di aver chiamato la Consonni che durante le Sfr faceva i selfie. Ti hanno cambiato…

In meglio dai, però è vero (ride forte, ndr). Bisogna cambiare…

Suo fratello Simone sta correndo il Giro: campione olimpico come Milan, punta anche lui a una tappa
Suo fratello Simone sta correndo il Giro: campione olimpico come Milan, punta anche lui a una tappa
Che cosa vogliamo dire a tuo fratello Simone che sta correndo il Giro?

Speriamo che arrivi anche per lui, cavoli, la vittoria in un grande Giro. Sono tutti lì che vogliono vincere, ma spero per lui che arrivi qualcosa, anche per il morale. Che si sblocchi come Milan. Mamma mia che bestia, ragazzi. Che volata ha fatto Johnny?

Prossima corsa?

Vuelta a Burgos, settimana prossima. Ma significa che quando il Giro sarà a Bergamo, io sarò lontana e un po’ mi dispiace. Per cui adesso lavoro qualche altro giorno a casa, anche se farà brutto tempo, e poi preparerò la prossima valigia…

Pinazzi vince su strada e fa discutere in pista

04.05.2023
6 min
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Due settimane di fuoco. Sono quelle vissute da Mattia Pinazzi. Lo avevamo sentito non più tardi di metà aprile con tutte le sue aspettative e si può ben dire che siano andate anche oltre le previsioni. Facciamo un veloce riassunto, come all’inizio di ogni puntata di una serie Tv: Mattia è stato finalmente convocato per la nazionale per la terza tappa della Nations Cup su pista, a Milton, dopo aver risolto i problemi burocratici che avevano ostacolato la sua presenza nella tappa inaugurale.

Il ventiduenne di Colorno è stato fondamentale per la nazionale, per il quartetto che aveva bisogno come il pane di un risultato importante e in Canada ha contribuito alla piazza d’onore dietro la Gran Bretagna, permettendo di acquisire punti fondamentali per la qualificazione olimpica e non solo. Tornato in Italia, un po’ per i benefici fisici del lavoro su pista, un po’ per l’entusiasmo, fatto sta che Pinazzi ha piazzato un clamoroso uno-due a fine aprile, portando a casa due classiche come la Vicenza-Bionde e il Circuito del Porto (la gara di casa per il suo team, foto di apertura) nello spazio di 24 ore.

Prima volata vincente alla Vicenza-Bionde battendo Epis e Skerl, poi il trionfo al Trofeo Arvedi (foto Italiaciclismo)
Prima volata vincente alla Vicenza-Bionde battendo Epis e Skerl, poi il trionfo al Trofeo Arvedi (foto Italiaciclismo)

Un posto d’onore vitale

Di materiale di cui parlare ce n’è in abbondanza. Così abbiamo interpellato innanzitutto chi ha vissuto da vicino la sua avventura canadese, Marco Villa che su di lui fa molto affidamento: «A Milton ha disputato due gare su tre, saltando solo la finale, ma ha dato un contributo decisivo. Avevo detto che quel risultato ci serviva, sia perché dopo due noni posti la classifica per i posti olimpici cominciava a farsi pericolosa, sia perché tengo ad avere un ranking alto per le gare titolate, in modo da poter partire dopo le principali avversarie. Abbiamo perso solo con i britannici che però avevano tre quarti del team titolare, a noi mancavano Ganna, Milan e Consonni. Per questo è un risultato che vale moltissimo».

Pinazzi è stato impiegato come secondo uomo, raccogliendo l’ideale testimone da Lamon come sempre al lancio: «E’ un ruolo delicato, perché necessità di molta resistenza lattacida, devi reggere l’impatto del lancio e poi mantenere il quartetto in tabella di gara quando finisce la prima azione di partenza. Lui è uno di quelli che ha questi valori più alti di tutti, in quel ruolo è ideale, ma può ricoprirne anche altri. Per me è parte integrante della squadra pur essendo ancora under 23».

Il podio della prova di Milton, con Pinazzi insieme a Lamon, Moro, Boscaro e Scartezzini (foto Fci)
Il podio della prova di Milton, con Pinazzi insieme a Lamon, Moro, Boscaro e Scartezzini (foto Fci)

Un futuro nello scratch

Villa ha un’idea molto chiara sulle possibilità di Pinazzi su pista: «Quartetto a parte, io sono convinto che Mattia possa essere uno dei migliori esponenti al mondo nello scratch e se la cava molto bene anche nella madison. Il suo problema è che è ancora un po’ timido nell’approccio con la gara, deve crederci di più e soprattutto vorrei che quando è a casa si allenasse di più, non aspettasse i lavori su pista per far salire la condizione. Sono temi dei quali spesso parliamo, ma è giovane e sta imparando».

I risultati ottenuti al ritorno in Italia non lo hanno stupito: «Anzi, a dir la verità considerando le sue qualità potrebbe vincere anche di più. Non è un caso se dopo 9 giorni di trasferta e tanti impegni sia tornato in Italia e abbia fatto quel che ha fatto. E’ l’ennesima dimostrazione che la pista fa bene, di esempi ce ne sono tanti, ad esempio c’è chi dopo Milton è andato al Romandia ed era sempre tra i primi, come il portoghese Oliveira».

Su pista Villa è convinto che il parmense possa diventare un big nello scratch
Su pista Villa è convinto che il parmense possa diventare un big nello scratch

I soliti problemi

Figurarsi allora la reazione del cittì quando si accenna che nell’ambiente girano voci sulla volontà del giovane emiliano di mettere in futuro un po’ da parte la pista: «Solo in Italia si sentono queste sciocchezze. Hayter si fa questi problemi? Oppure Thomas? I problemi ce li poniamo solo noi. Bisognerebbe guardare i fatti e i fatti sono che quando torna dalla pista ha una gamba diversa e vince. Io comunque non inseguo nessuno, non l’ho fatto con i quattro che ho portato all’apoteosi olimpica. Chi ci crede è con me, altrimenti ognuno per la sua strada…».

Villa parla a ragion veduta, il caso di Pinazzi vincente dopo la pista è l’ultimo di una lunga serie. Chiedere ad esempio a Ganna se ha intenzione di mollare la pista, come fanno ripetutamente molti addetti ai lavori: «Sento tanti campioni del passato che consigliano a questo o a quello di concentrarsi sulla strada, gente come Moser e Cancellara che poi, quando correvano loro, non stavano a sentire nessuno e vincevano proprio perché seguivano il loro istinto e raccoglievano anche su pista. Ripeto, certi problemi ce li poniamo solo noi».

Villa crede molto in Pinazzi, stimolandolo anche in maniera rude
Villa crede molto in Pinazzi, stimolandolo anche in maniera rude

La risposta Arvedi

Il tema è scottante, d’obbligo allora sondare il terreno in casa Arvedi, parlando con Gaetano Zanetti diesse dell’Arvedi: «Attenzione a non dare troppo credito alle voci di corridoio. Io sono in costante contatto con Mattia e so ad esempio che il suo riferimento è Viviani proprio perché sa abbinare la doppia attività. Lui è convinto di continuare sul doppio binario, poi nel futuro si vedrà. Noi da parte nostra conosciamo bene i benefici della pista e del lavoro con Villa, tanto è vero che Pinazzi è solo uno dei nostri che fa doppia attività, come Galli, Bonelli, Colosio. Siamo convinti che la pista deve prendere sempre più piede. E’ chiaro, gli impegni sono tanti, ma sta a noi saper calibrare il calendario in base ad essi».

Interessante sapere da Zanetti come è stato gestito il ragazzo al suo ritorno dal Canada e come ha fatto quindi a vincere due volte di seguito con ancora leggeri postumi del jet lag: «Non solo questo. In Canada i ragazzi hanno trovato brutto tempo e un clima diverso da quello che c’è qui e anche questo influisce. Noi l’abbiamo lasciato tranquillo al suo ritorno, programmando solo volume per un paio di giorni (mercoledì e giovedì, ndr), poi un po’ di velocizzazione prima delle due gare. Sapeva che erano due eventi ai quali tenevamo moltissimo e li ha onorati al meglio su percorsi per lui ideali».

Pinazzi con Gaetano Zanetti, diesse dell’Arvedi Cycling che punta molto sulla sua crescita
Pinazzi con Gaetano Zanetti, diesse dell’Arvedi Cycling che punta molto sulla sua crescita

50 giorni fondamentali

Ma le ambizioni riposte su Pinazzi non finiscono certo qui: «Ora ci sono un paio di mesi cruciali. Le prossime due gare sono piuttosto dure per lui, con molta salita ma io sono convinto che possa progredire anche su tracciati ostici. Intanto comunque correre e magari lavorare per gli altri gli sarà utile, poi a fine mese ci saranno altri due appuntamenti congeniali e magari potrà rimpinguare il bottino».

Oltretutto Pinazzi, all’ultimo anno nella categoria, è atteso al salto fra i pro e ogni risultato fa gioco in questa fase: «C’è già stato qualche abboccamento da parte di team importanti, ma ancora non ha deciso. Per questo sa che in queste settimane si gioca molto, noi gli daremo tutto il supporto necessario».

Pinazzi, da una nazionale all’altra con più esperienza

12.04.2023
5 min
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Da una maglia azzurra all’altra, dalla strada alla pista. Mattia Pinazzi sta vivendo un momento intenso della sua stagione attraverso una serie di appuntamenti internazionali. Finora è andato a corrente alternata ma nelle ultime settimane ha raccolto qualche certezza in più per il suo futuro.

E’ appena rientrato dalla Francia dove ha disputato il Circuit des Ardennes con la nazionale guidata da Scirea, ma da ieri fino a venerdì il focus del 22enne parmense dell’Arvedi Cycling (in apertura foto Artioli) sarà incentrato a Montichiari per preparare la terza ed ultima prova di Nations Cup a Milton dal 20 al 23 aprile. La trasferta canadese sarà l’occasione giusta per Pinazzi per rifarsi di un piccolo inghippo burocratico dei mesi scorsi. Ma anche di guardare alle prossime gare con più cognizione di causa, senza tanti proclami.

Pinazzi agli europei di Grenchen ha disputato lo scratch, ma non aveva la giusta condizione
Pinazzi agli europei di Grenchen ha disputato lo scratch, ma non aveva la giusta condizione
Mattia partiamo con le ultime corse al Nord con la nazionale. Come sono andate?

Non male direi anche se forse il bilancio poteva essere migliore. Ho fatto la Gand-Wevelgem a fine marzo e sono soddisfatto della mia prova nonostante il brutto tempo. Ho centrato la fuga di giornata e con me c’era anche Oioli. Ci hanno ripresi a 30 chilometri dall’arrivo quando abbiamo affrontato il primo passaggio sul Kemmelberg. Lì è ripartita una decina di uomini che poi si è giocata la vittoria. Peccato ma sono contento lo stesso perché poco dopo la partenza il gruppo si era rotto per i ventagli ed io avevo tenuto gli occhi ben aperti restando nel drappello di testa. Lassù spesso capita che la tattica salti subito.

Sulle Ardenne invece è stato un po’ diverso.

Sì, decisamente. Sono partito che ero influenzato sapendo che erano quattro tappe dure, forse più del previsto. Sicuramente poco adatte a me, ma era giusto che mi confrontassi su percorsi e concorrenza così difficili. Le prime due frazioni le ho chiuse in gruppo anche se nella seconda sono caduto e ne ho un po’ risentito. Nella terza tappa invece c’erano delle salite lunghe, non più strappi. Ho tenuto duro finché ho potuto poi sono saltato. Mi sono fermato dopo aver dato tutto e probabilmente sarei arrivato fuori tempo massimo.

Ti hanno insegnato qualcosa queste due gare con la nazionale?

Ho capito che in corse di questa portata, in cui prima pensavo di non arrivare, posso invece combinare qualcosa se stringo i denti. Credo che sforzi del genere possano dare qualche consapevolezza in più nei propri mezzi. Certamente le prossime gare le affronterò con un piglio diverso e con tanta esperienza in più.

Che differenza c’è tra le nostre corse e quelle al Nord?

Posso dirvi che intanto la noti appena parti. Si va molto più forte e ti ritrovi in fila indiana in fretta. E’ una mentalità diversa. Qui in Italia la gara la fanno sempre le solite 3-4 squadre e devi cercare di infilarti in mezzo a loro per fare risultato. Però va bene così, correre lassù è importante perché ti aiuta a migliorare.

Pinazzi con la maglia azzurra finora ha corso Vuelta a San Juan, Gand-Wevelgem U23 e Circuits des Ardennes
Pinazzi con la maglia azzurra finora ha corso Vuelta a San Juan, Gand-Wevelgem U23 e Circuits des Ardennes
Ora torni in pista con che condizione?

Buona dal punto di vista morale, in ripresa dal punto di vista fisico. Ero rimasto deluso per il risultato dell’europeo, quel giorno ho sentito subito che non c’ero. Non so perché. E poi mi era dispiaciuto non aver corso le prove di Giacarta e Il Cairo per il problema del passaporto. Responsabilità mia, ma Marco (il cittì Villa, ndr) mi ha comunque dato una motivazione giusta, spronandomi a correre più su strada in quel periodo per farmi trovare pronto per il Canada. Vado con la volontà di fare risultato e punti per la nazionale e di ripagare la fiducia di Villa dopo quel mio errore.

A metà marzo correndo su strada avevi rispettato le indicazioni di Villa riuscendo a centrare una vittoria al GP Giacobazzi davanti ad Amadori. Ci hai pensato che avevi fatto contenti i tuoi due cittì?

Ci ho fatto caso, ma diciamo che ho fatto il mio dovere, anche se Marino era stato sorpreso di avermi trovato lì. Quel giorno a Nonantola mi sentivo bene, ma prima di quella corsa c’era sempre stato qualcosa che era andato storto. Sono stato tranquillo in gruppo perché sapevo che si poteva arrivare allo sprint. La squadra è stata perfetta lasciandomi ai 200 metri. Ero doppiamente contento perché la volata me l’ha tirata Michael Cattani, che è parmense come me. Quella vittoria ci voleva sia per me che per la mia squadra, ce la meritavamo.

Pinazzi, qui col diesse con Gaetano Zanetti, vuole regalare nuovi successi alla Arvedi Cycling
Pinazzi, qui col diesse con Gaetano Zanetti, vuole regalare nuovi successi alla Arvedi Cycling
Il tuo calendario cosa prevede?

Appena rientrerò da Milton sarò a Roma per il Gran Premio Liberazione. Poi il 30 aprile correrò la Vicenza-Bionde con l’obiettivo di bissare il successo dell’anno scorso. Il giorno dopo sarò a Cremona per il Circuito del Porto, dove un anno fa ero stato beffato al fotofinish. Per noi dell’Arvedi è la gara di casa e vorremmo fare un bel regalo alla società e allo sponsor. Non voglio guardare troppo in là perché voglio concentrarmi sulle corse poco per volta.

Quindi Mattia Pinazzi ai mondiali di Glasgow non ci sta pensando?

No, ovvio che un pensiero ce lo fai sempre. Ovvio che vorrei correrli. Dipende però da tante cose. Se riuscirò a fare una buona stagione su strada e se in pista riuscirò a ritagliarmi un piccolo spazio, credo che si possano fare bene entrambe le discipline. Il fatto che siano nello stesso posto agevolerebbe tutto. Vedremo come arriverò ad agosto. Ora so che devo lavorare tanto.

Villa e una Nations Cup vissuta in emergenza

22.03.2023
6 min
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Dopo le prime due tappe di Nations Cup su pista è il momento di fare un primo punto della situazione con Marco Villa. Siamo nel pieno delle qualificazioni olimpiche ed ogni trasferta assume un significato particolare in base alla corsa ai posti per Parigi 2024, ma il tecnico azzurro più che alla classifica guarda alle contingenze, legate al calendario dei suoi ragazzi intriso di impegni su strada. Bisogna fare di necessità virtù e non è facile.

Le due trasferte, a Jakarta e Il Cairo, non hanno portato grandi risultati, soprattutto con i quartetti ma Villa questo lo sapeva già: «Abbiamo dovuto affrontare queste trasferte in emergenza, facendo la conta degli elementi a disposizione, ma sinceramente speravo meglio. Per due volte in campo maschile siamo finiti fuori in qualificazione, ma abbiamo pagato problemi superiori a quelli che mi aspettavo e in una situazione già difficile, ci siamo trovati in ulteriori difficoltà anche se naturalmente non sono rimasto contento».

Tanti problemi per Villa nella gestione della Nations Cup. Anche in Canada ci sarà un team rimaneggiato
Tanti problemi per Villa nella gestione della Nations Cup. Anche in Canada ci sarà un team rimaneggiato
Che cosa è successo?

A Jakarta doveva venire con noi Pinazzi, ma la sera prima si è accorto di avere un problema con il passaporto e quindi non è potuto partire. Al Cairo Mattia sapeva di non poter venire essendo già stato precettato da Amadori per alcune trasferte azzurre su strada, è venuto con noi Boscaro, ma il giorno prima della gara ha avuto una crisi di asma da sforzo, non avendo preso le medicine prescritte e il medico ha sconsigliato il suo impiego. Non posso negare che siamo andati male, il vento freddo e la pista all’aperto non ci hanno aiutato. Ora resta la terza prova, speriamo di far meglio, avremo finalmente Pinazzi, ma non avremo un quartetto per i primi 4 posti.

In campo femminile le cose sono andate meglio…

Il quinto posto del Cairo è un bel risultato, considerando che mancavano quasi tutte le titolari e abbiamo inserito giovani come Crestanello e Vitillo che si sono ben disimpegnate. A Milton a differenza dei maschi avremo quasi tutte le più forti e quindi andremo per far bene.

Uno dei due podi azzurri in Egitto, grazie a Michele Scartezzini terzo nell’eliminazione
Uno dei due podi azzurri in Egitto, grazie a Michele Scartezzini terzo nell’eliminazione
Sui social molti si sono allarmati pensando al ranking olimpico e alla qualificazione per Parigi 2024: la situazione ti preoccupa?

La vittoria all’europeo ci pone in una situazione di tranquillità, oltretutto saranno 10 i quartetti qualificati, noi abbiamo una vittoria e due noni posti. Il problema non è la qualificazione, ma la posizione nel ranking. A me non piace andare nelle gare che contano davvero e partire per primi, secondi o terzi, voglio potermi regolare sulla base di quanto hanno fatto gli altri, quindi dovremo risalire la china. C’è un mondiale a punteggio doppio, nel 2024 ci saranno europei e altre due prove di Nations Cup. Io guardo all’aspetto complessivo, lì non dovremo sbagliare.

Il quartetto femminile francese in trionfo a Il Cairo. Per le azzurre un quinto posto non disprezzabile
Il quartetto femminile francese in trionfo a Il Cairo. Per le azzurre un quinto posto non disprezzabile
Chi non è avvezzo alle dinamiche del quartetto può pensare che sia troppo dipendente dal valore dei singoli: se Ganna e Milan non ci sono, si perde troppa qualità…

E’ vero solo in parte. Se non ci sono i titolari bisogna reinventare il quartetto e non è facile. Trovare chi fa la partenza, chi è secondo a tirare che è un ruolo molto delicato. Quando Ganna e Milan sono in gara, le loro trenate consentono agli altri di recuperare, Lamon ad esempio senza di loro è chiamato a un lavoro molto diverso. Cambiano tutti i meccanismi ma questo lo sappiamo. Io però mi aspetto che i giovani si mettano in gioco, mostrino entusiasmo per trovare spazio e non si sentano messi da parte perché ci sono quei due e altrettanto mi aspetto che i meno giovani si facciano vedere per guadagnarsi il posto. Vorrei che prendessero esempio da Viviani…

Il suo secondo posto nell’omnium lo mette al sicuro per i punti necessari per essere ai mondiali…

E’ stato bravissimo, ma io guardo oltre il risultato. Mi è piaciuta la sua continua ricerca di competitività per acquisire più sicurezza che gli sarà utile anche su strada. Alla Ineos sei sempre sotto esame, c’è una competizione interna incredibile. Inoltre mi piace che si stia impegnando anche per il quartetto, sa che se vuole essere a Parigi dovrà essere disponibile e competitivo anche per quello e superare la concorrenza di altri.

Per Viviani piazza d’onore nell’omnium dietro il transalpino Bourdat, ma ottimi segnali complessivi
Per Viviani piazza d’onore nell’omnium dietro il transalpino Bourdat, ma ottimi segnali complessivi
Queste prove di Coppa, relativamente alle altre squadre, che ti hanno detto?

La competitività è altissima, le altre Nazioni hanno perso al massimo un elemento, sapevamo già che non c’era partita. Alla Francia ad esempio mancava solo Thomas. Noi eravamo con il quartetto a mezzo servizio. Quando agli europei eravamo al completo la situazione è stata ben diversa.

Tornando a giovani e meno giovani, fra le donne questo sta avvenendo?

Io noto un grande entusiasmo, il mio lavoro è iniziato da poco. Mi sono accorto però che dietro una generazione di campionesse, da Balsamo a Paternoster, da Guazzini a Barbieri e le altre, c’è un buco. Ci manca quasi completamente il settore under 23, il che significa che dobbiamo lavorare sulle più giovani e farle maturare in fretta. Per questo le prestazioni di Crestanello e Vitillo mi hanno confortato. Il gruppo è nutrito, ma non dobbiamo dimenticare i ricambi.

Miriam Vece, qui in semifinale, ha chiuso quarta nella velocità, suo miglior piazzamento di sempre
Vece, qui in semifinale, ha chiuso quarta nella velocità, suo miglior piazzamento di sempre
Miriam Vece quarta nella velocità significa che la qualificazione olimpica è più vicina?

Sì, ha fatto un grande passo avanti, ma non deve fermarsi. Deve dare continuità alle sue prestazioni. Lei sa che la sua specialità, i 500 metri da fermo, non è olimpica, prima sottovalutava il keirin perché ne aveva un po’ paura, ma ora la vedo più convinta e in Egitto è andata a livelli altissimi, ma io credo siano quelli i suoi. Deve solo crederci, d’altronde nella velocità non abbiamo una squadra al femminile e al maschile forse è ancora presto per staccare il biglietto olimpico, quindi bisogna puntare sulle specialità singole.

Che ti aspetti dalla prossima prova di Milton?

Saremo ancora in emergenza, lo so già, ma almeno al maschile recupererò Pinazzi e fra le ragazze rientreranno un po’ di titolari. Spero comunque che le prestazioni siano superiori a quelle finora registrate, da parte di tutti.

Zanardi, carburare in fretta dopo il solito periodo opaco

21.03.2023
4 min
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Silvia Zanardi ha un rapporto conflittuale con questo periodo dell’anno. Una sliding door climatica che soffre più del dovuto e che le condiziona prestazioni e pensieri. Il termine dell’inverno, o se preferite l’equinozio di primavera, giunto ieri può essere un segnale incoraggiante per la 23enne della BePink (in apertura foto Ossola), anche per scrollarsi di dosso un po’ di malanni e malumori di stagione.

«Domenica al Trofeo Binda – ci racconta Zanardi – non stavo ancora bene. Ho un gran raffreddore e ho fatto fatica. Probabilmente può essere una conseguenza degli sbalzi termici degli ultimi giorni e del virus gastrointestinale che ho avuto al Trofeo Ponente in Rosa quasi due settimane fa. In Liguria dopo la cronosquadre inaugurale, ho sfruttato il giorno successivo in cui è saltata la tappa per vedere se stavo meglio ma il giorno dopo ancora mi sono dovuta fermare a metà corsa».

Finora il miglior piazzamento stagionale di Zanardi è un quarto posto alla Valenciana (foto Ossola)
Finora il miglior piazzamento stagionale di Zanardi è un quarto posto alla Valenciana (foto Ossola)

Un deja-vù da allontanare

E’ una situazione di alti e bassi ricorrente quella che vive Silvia da qualche anno. Le sessioni in pista, i ritiri al caldo della Spagna seguiti dalle prime gare nella zona di Valencia. Ha aperto le ultime due stagioni con buoni risultati tra estero e Italia. Poi quando ricompare il brutto tempo, la forma stenta a restare alta.

«Dal 2021 ad oggi – prosegue Zanardi – mi ritrovo sempre giù di tono in questo periodo. Non so perché. In autunno e inverno mi sono dedicata molto alla pista. Ho disputato la prima prova di Nations Cup a Giakarta (23-26 febbraio, ndr) correndo madison, omnium e inseguimento a squadre. Forse ho accusato più del previsto anche i tanti viaggi aerei e non ho recuperato a dovere. E per la verità ho ancora anche qualche chilo da smaltire. Ma sia chiaro, non voglio trovare scuse o giustificazioni.

«E’ colpa mia che non riesco a gestire bene questa mia stanchezza fisiologica. Quando vedo che inizio a non stare come vorrei, tendo a deprimermi, faccio fatica a spronarmi e perdo la costanza. So che bisogna essere al 100 per cento in questi dettagli. Adesso però è il caso di rimettersi in sesto».

Zanardi alla cronosquadre inaugurale del Ponente in Rosa. Due giorni dopo abbandonerà a causa di un virus intestinale (foto Ossola)
Zanardi alla cronosquadre inaugurale del Ponente in Rosa. Due giorni dopo abbandonerà a causa di un virus intestinale (foto Ossola)

Diesel Zanardi

L’attuale stagione della velocista della BePink non sarà priva di traguardi intermedi. Conosciamo Silvia e sappiamo che non ama sbilanciarsi troppo, specie se la sua condizione psico-fisica non è ottimale. Alcuni argomenti poi, come l’eventuale passaggio nelle Fiamme Azzurre o il salto nel WorldTour nel 2024, restano momentaneamente tabù e preferisce non dirne nulla. Tuttavia è consapevole che non può sottrarsi agli appuntamenti più importanti col suo club e con la maglia azzurra.

«Gli obiettivi – va avanti Zanardi, che finora ha raccolto quattro top ten – sono gli stessi di sempre o comunque quelli già prefissati. Nel breve voglio fare bene, anzi il meglio possibile, nelle prossime gare, che siano open o internazionali. Ad esempio il Liberazione è una corsa che mi piace. A giugno tornerò a lavorare in pista per preparare i campionati italiani che quest’anno si terranno a casa mia, a Fiorenzuola d’Arda. Quelle corse torneranno utili in previsione dei mondiali anche se di questo ne dobbiamo ancora discutere con Marco e Walter (rispettivamente il cittì della pista Villa e il suo team manager Zini, ndr)».

L’inizio del 2023 di Zanardi è stato sotto tono ma lei non cerca scuse e vuole recuperare (foto Ossola)
L’inizio del 2023 di Zanardi è stato sotto tono ma lei non cerca scuse e vuole recuperare (foto Ossola)

«Non nascondo che mi piacerebbe fare ancora i mondiali su strada come nel 2022 – conclude Silvia, quasi al termine di un piccolo sfogo – ma so che bisogna meritarsi la chiamata. Di sicuro vorrei fare bella figura al Giro Donne. L’anno scorso non avevo potuto finirlo perché ero dovuta partire con la nazionale per gli europei U23 che si accavallavano. Per tutto ciò che concerne il prossimo anno ne riparleremo più avanti. Ci sono verità che tengo per me, che conosciamo solo io e pochissime altre persone. Adesso posso solo dirvi che col caldo uscirà la vera “Zanna”. Ci metto un po’ a carburare ma so che posso ripetere vittorie e prestazioni di un anno fa».