La legge di Carapaz, padrone (pacato) del Giro

23.05.2022
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Richard Carapaz parla e si muove da padrone del Giro. Lo stupore di quella prima volta nel 2019 ha ceduto il posto a sguardi sempre sereni, ma anche taglienti. Difficile dire se si tratti di sicurezza o maturazione. Difficile dire se essere parte del team Ineos Grenadiers comporti anche una maggiore consapevolezza del ruolo di leader, ma certo il corridore dell’Ecuador appare molto più solido di qualche tempo fa. Mentre lo sentiamo parlare al termine del primo giorno in maglia rosa, vengono alla memoria le parole aspre contro la federazione del suo Paese a margine della vittoria olimpica, accusata di non averli assistiti. O quelle per chiarire la sua partenza dalla Movistar: lo tacciarono di essere stato sleale, rispose di non voler più stare nell’ombra di nessuno.

Nonostante il lungo sprint e la luce alle spalle di Carapaz, la giuria non gli ha dato i 2″ in cui sperava
Nonostante il lungo sprint e la luce alle spalle di Carapaz, la giuria non gli ha dato i 2″ in cui sperava

Eccezione Torino

Dopo la premiazione ha raggiunto i giornalisti e la sua analisi della corsa è stata lucida.

«E’ stata una tappa abbastanza matta – ha detto rivolgendosi al giorno di Cogne – all’inizio volevano entrare tutti in fuga, così sulla prima salita siamo andati molto forte. Poi abbiamo messo un po’ di ordine. Abbiamo tentato di mantenere la fuga a distanza di sicurezza e alla fine abbiamo fatto un buon lavoro di squadra.

«Ieri la corsa è stata poco gestibile (parlando della tappa di Torino, ndr), perché nel finale il percorso era molto complicato in punti diversi. La prima discesa era molto difficile e la Bora ci ha sorpreso con una corsa così aggressiva, come fosse una classica. A Cogne nel finale c’era ancora molta fatica. Alcune squadre volevano entrare nella fuga in modo da lasciare gli uomini di classifica più tranquilli dietro. Noi davanti abbiamo fatto un buon lavoro».

A dare acqua sul percorso di Cogne c’era anche Rod Ellingworth, tornato alla Ineos dopo un anno in Bahrain
A dare acqua sul percorso di Cogne c’era anche Rod Ellingworth, tornato alla Ineos dopo un anno in Bahrain

Accumulo di fatica

Sembra quasi una battuta di spirito quella di Landa, secondo cui il vero Giro comincerebbe martedì dal Mortirolo. Lo spagnolo viaggia con 59 secondi dal campione olimpico e finora in salita si è sempre staccato. Di certo il suo compito sarà quello di attaccare. Non si offenderà se Carapaz si limiterà a seguirlo. Cercando semmai di approfittarne.

«Il Giro in realtà è cominciato da due settimane – ha sorriso – e questo bisogna considerarlo. Credo che l’ultima settimana sarà decisiva e credo che l’accumulo di fatica si andrà a notare. Noi tenteremo di difenderci e mantenere la maglia che per la squadra è molto importante. 

«Abbiamo davanti tappe abbastanza dure – ha proseguito – alcune le conosco e questo mi dà molto morale. Potrò difendermi molto bene e se potremo guadagnare altro tempo, per noi sarà anche meglio».

A Cogne la Ineos ha fatto il gran lavoro che ci si aspettava
A Cogne la Ineos ha fatto il gran lavoro che ci si aspettava

Ineos davanti

Il Team Ineos finora non ha dato il senso di strapotere di altre occasioni, ma quando si è messo in testa sulle salite verso Cogne, è parso di rivedere l’antica corazzata. Il capitano/scalatore avrà dei validi scudieri, ma forse in qualche momento sarà chiamato a cavarsela da solo.

«Il piano con la squadra – ha detto – è sempre stare davanti. Ci abbiamo provato per tutta l’ultima settimana e quando abbiamo preso la maglia rosa a Torino, è stato motivante per tutti. D’ora in poi sarà meglio difendersi che attaccare. Abbiamo pochi secondi da gestire e tante tappe per aumentare il nostro margine, pensando alla crono finale».

Voglia di maglia rosa? Ci pensa All4Cycling

17.05.2022
4 min
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In questi giorni il Giro d’Italia sta entrando nella sua fase decisiva in attesa delle tappe di montagna che decreteranno il vincitore della maglia rosa. Con il crescere dell’adrenalina negli appassionati aumenta il desiderio di sentirsi parte di un evento davvero unico, in grado di catalizzare per tre settimane intere l’attenzione dei tifosi.

Perché allora non pensare ad acquistare qualcosa che ci faccia sentire parte della Giro? All4cycling, e-commerce di riferimento per tutti gli appassionati di ciclismo, è la risposta perfetta a questa domanda. I prodotti ufficiali originali del Giro d’Italia 2022 sono infatti disponibili in vendita sul sito www.all4cycling.com dove è presente una sezione dedicata a tutti i prodotti ufficiali legati alla corsa rosa.

Anche quest’anno la maglia rosa del Giro è disegnata da Castelli
Anche quest’anno la maglia rosa del Giro è disegnata da Castelli

Si parte dalla maglia rosa

Fra i tanti prodotti disponibili merita sicuramente una particolare attenzione la maglia rosa. Anche quest’anno il simbolo del vincitore del Giro porta la firma di Castelli che ha realizzato un prodotto davvero esclusivo ed iconico. Non mancano naturalmente le maglie delle altre classifiche individuali: la ciclamino per il leader della classifica a punti, la bianca per il miglior giovane e la azzurra per il re degli scalatori.

Sono inoltre previste diverse maglie speciali. Tra queste merita una menzione particolare la maglia #Giro105 che celebra il Giro di quest’anno proponendo sulla parte posteriore l’elenco completo delle tappe dell’edizione 2022 della corsa rosa. Si tratta sicuramente di un regalo speciale che ci permetterà di portare con noi nelle nostre uscite in bici il ricordo del Giro d’Italia.

Ecco gli accessori

Anche quest’anno non potevano mancare gli accessori ideali per dare vita ad un kit perfetto. Stiamo parlando di guanti e cappellino in tinta con la maglia rosa e la maglia nera, quest’ultima simbolo dell’ultimo classificato. Anche questi prodotti sono firmati Castelli. 

E’ inoltre possibile acquistare la borraccia ufficiale del Giro realizzata Elite in colore rosa e nero, con il disegno stilizzato del “Trofeo Senza Fine”, il premio finale del vincitore del Giro d’Italia. 

Merita sicuramente una particolare attenzione la scarpa KR0 che DMT ha realizzato in edizione limitata proprio per il Giro d’Italia. L’azienda veneta è presente alla Corsa Rosa con un proprio stand per permettere al pubblico di provare le ultime novità, oltre naturalmente al modello KR0. A quanti passeranno allo stand per provare una scarpa sarà dato in omaggio un coupon con uno sconto del 20% da utilizzare per un acquisto di un prodotto DMT sul sito All4cycling. Si tratta sicuramente di una grande opportunità da cogliere al volo.

Anche per il tempo libero

Non mancano naturalmente i prodotti per il tempo libero a partire dall’orologio Tissot T-Race Cycling Giro d’Italia Special Edition con il logo del Giro inciso e le iconiche finiture rosa sulle lancette dei secondi e sulla corona.

Troviamo poi l’abbigliamento casual griffato Giro come felpe e T-shirt alla moda oppure giacche anti vento e anti pioggia. 

Da quest’anno è anche possibile acquistare prodotti per la cura della persona realizzati in un packaging speciale per il Giro d’Italia. Insomma, non manca proprio nulla. Non resta che fare un salto su Giro Store di All4cycling e comprare un ricordo speciale legato alla corsa rosa. 

All4Cycling

Il bello del Giro, il brutto dell’Uci: sentite De Marchi

12.05.2022
5 min
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Ieri era giusto un anno da quando De Marchi conquistò la maglia rosa a Sestola. Fu l’inizio di una storia durata (troppo) poco, che in ogni caso portò il Rosso di Buja nei cuori del Giro e di quelli che magari, vedendolo così schivo, non erano mai riusciti ad avvicinarsi. E facendo scoprire a lui, friulano sino alla punta dei capelli, il calore di un’Italia che in alcuni momenti, come per magia, è capace di stringersi attorno ai suoi simboli.

«Presente! Si, ci sono. E sono felice – ha scritto su Instagram a Budapest – di dire che mi trovo esattamente dove desidero essere: al Giro d’Italia. Niente è più importante! Esperienza, gambe , coraggio e passione».

Al via della Liegi, De Marchi non aveva un’espressione entusiasta: le sensazioni non erano ancora buone
A Liegi, De Marchi non aveva un’espressione entusiasta: le sensazioni non erano buone

Contento di esserci

La carovana si è lasciata alle spalle i primi giorni ungheresi e quelli in Sicilia, con voci, colori e un senso di entusiasmo provvidenziale e leggero. E adesso che inizia la risalita lungo lo stivale, la dichiarazione d’amore di Alessandro merita un approfondimento. Lo avevamo sentito alla vigilia delle Ardenne, aveva il morale sotto terra. Non era affatto certo di partire per il Giro, anche se la squadra è sempre stata pronta a scommetterci. Alla Liegi c’era stato un timido risveglio di buone sensazioni. Che cosa è successo poi?

«Sono al Giro d’Italia – dice nel baccano del foglio firma – quindi questa è la cosa più importante. Al netto di tutte le cose che sono successe durante la primavera, sono comunque contento di essere qui e questa è la cosa più importante. Bisogna essere realisti e consapevoli della situazione in cui ti trovi. E’ inutile continuare a pensare che le gambe non sono al 100 per cento e tutto il resto. Sono al Giro d’Italia, ho ancora quindici tappe per divertirmi, godere di questo spettacolo e trovare il momento, la situazione. Il mio Giro sarà fatto così. E devo dire che è un approccio che mi sta dando modo davvero di vivere la corsa in un modo consapevole e sereno».

Nella crono di Budapest, un 29° posto a 33 secondi come tanti leader: condizione in arrivo?
Nella crono di Budapest, un 29° posto a 33 secondi come tanti leader: condizione in arrivo?

Il marchio rosa

Quel giorno continua a seguirlo. Sarebbe curioso un domani chiedere a Nibali, ad esempio, se ricordi ogni chilometro pedalato con la maglia rosa sulle spalle. De Marchi ricorda tutto. Nonostante fosse in crisi nera nel giorno di San Giacomo, riuscì a riconoscere le tracce sempre presenti del terremoto in piena discesa e in un giorno di pioggia. Quei due giorni in maglia rosa hanno cambiato la sua percezione del Giro, dopo anni di Tour a tutti i costi e nonostante il successivo incidente di Bagno di Romagna abbia interrotto anzitempo il suo viaggio dopo 12 tappe.

«Quel ricordo è qualcosa di speciale – ammette – questo anno trascorso ha fatto sì che il Giro stesso sia qualcosa di speciale, di più rispetto a prima. La maglia rosa è ben presente nella mia vita. A casa mia è messa in un quadro che viene spostato di stanza in stanza quando mi gira, quando voglio averla a portata di mano. E’ una cosa che… è davvero come avere un marchio sulla pelle!».

Due giorni in maglia rosa nel 2021 hanno portato De Marchi in una nuova dimensione
Due giorni in maglia rosa nel 2021 hanno portato De Marchi in una nuova dimensione

Gazprom, un disastro

E mentre la campana avvisa i corridori dell’imminente partenza, pur sapendo di portare il discorso su un binario più malinconico, ci agganciamo con il “Dema” a un’attualità meno gioiosa. Con lui che non ha paura di metterci la faccia, che sorride amaramente per il titolo di avvocato delle cause perse, dal caso Regeni alla sicurezza sulle strade.

Il TAS di Losanna ha respinto il ricorso d’urgenza della Gazprom, che chiedeva la riammissione del team. L’UCI ha rigettato la possibilità di aumentare gli organici delle squadre, come proposto dai team e atleti, per consentire di sistemare i corridori rimasti a piedi. La motivazione è anche plausibile e rende ancora più irritante il rifiuto di far correre la squadra con maglia neutra, come s’era già deciso di fare al Trofeo Laigueglia. Dicono che nell’anno in cui i team si giocheranno il WorldTour a suon di punti (ci saranno salite e retrocessioni), riaprire gli organici a stagione in corso esporrebbe ogni cambiamento a ricorso.

Il caso Gazprom, la squadra fermata dall’UCI senza possibilità di appello, per De Marchi è un disastro
Il caso Gazprom, la squadra fermata dall’UCI senza possibilità di appello, per De Marchi è un disastro

«Per me – dice De Marchi – la situazione Gazprom è un disastro. E’ un disastro perché secondo me è inaccettabile che l’UCI, che dovrebbe essere la nostra madre, quella che davvero difende i corridori, sia stata la prima, senza pensarci, a mandare a casa tutte quelle persone. E la cosa sta andando avanti in quella direzione ed è una roba inaccettabile.

«Noi come gruppo – riflette amaramente – ancora una volta non stiamo mostrando una grande unità. E forse anche i nostri sindacati avrebbero dovuto avere un approccio molto più duro, perché è necessario. Non credo che togliere la sponsorizzazione e cancellare la squadra, abbia danneggiato Gazprom. Non credo che fermare quei corridori abbia indebolito Putin. Avevano proposto delle soluzioni che sono state scartate…».

Il Giro sarà per De Marchi un’esperienza da sorseggiare con calma, cercando di goderne il bello
Il Giro sarà per De Marchi un’esperienza da sorseggiare con calma, cercando di goderne il bello

Destinazione Potenza

La tappa parte, un altro giorno da onorare fra Palmi e Scalea. Salita in partenza, poi un continuo su e giù. Nel Giro che ieri ha accolto il saluto di Vincenzo Nibali, che ha visto sparire (sia pure in modo diverso) alcuni sfidanti come Lopez e Dumoulin, si guarda con crescente interesse alla tappa di domani. Vero che il Block Haus di domenica fa già tremare i polsi, ma le strade lucane che portano a Potenza saranno il sicuro teatro di qualche imboscata.

Kamna in fuga? Non sbaglia mai. Sentite Gasparotto

11.05.2022
3 min
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A voler fare come nel tennis o negli sport in cui le statistiche la fanno da padrone, lo score di Lennard Kamna quando va in fuga era già davvero da record. Dopo la vittoria di ieri sull’Etna, lo è anche di più.

«Quest’anno ha preso 4 fughe – sorride Enrico Gasparotto – in 3 occasioni ha vinto e nella quarta è arrivato terzo».

La sua gestione della scalata finale dell’Etna è stata di una lucidità pazzesca, mentre il friulano che lo seguiva sull’ammiraglia della Bora-Hansgrohe, racconta di non aver avuto mai un dubbio sul fatto che il suo corridore avrebbe vinto.

La gestione del finale di tappa di Kamna è stata lucidissima anche dall’ammiraglia
La gestione del finale di tappa di Kamna è stata lucidissima anche dall’ammiraglia

«Nemmeno quando Oldani aveva un minuto di vantaggio – spiega – in nessun momento. E dire che non conosceva la salita, perché non siamo soliti allenarci quaggiù. Sapevamo che la prima parte era inedita, poi ci si immetteva su un troncone fatto nel 2018 e si chiudeva con gli ultimi 3 chilometri più classici. Forse gli abbiamo presentato una buona spiegazione della salita. Abbiamo i nostri software che indicano bene la variazione delle pendenze…».

Il colpo vincente

Quando Kamna attacca, è assai probabile che vinca. E se si rende conto che non ci riuscirà? Ragiona ancora una volta in modo lucidissimo.

«Gliel’ho fatto notare quando ha vinto alla Ruta del Sol – dice ancora Gasparotto – sebbene non fosse in condizione come oggi. Vinse l’ultima tappa, dopo che nei giorni precedenti aveva provato ad attaccare. Due tappe prima, ha scelto il tempo giusto. Si è ritrovato solo davanti a tutti, ma ai meno due lo ha ripreso Sheffield, che poi ha vinto. E lui cosa ha fatto?

La vittoria alla Ruta del Sol (secondo Fortunato) è stata il primo esempio di lucidità
La vittoria alla Ruta del Sol (secondo Fortunato) è stata il primo esempio di lucidità

«Non ha tenuto duro: ai due chilometri ha smesso di pedalare. Voleva prendere tempo per essere certo di avere più libertà la volta dopo. E infatti dopo due giorni ha vinto. Questa lucidità dovrà usarla in carriera. Probabilmente è un corridore da corse a tappe, ma non ancora perché è troppo crudo. Quando sarà pronto, ragionare così gli permetterà di sfruttare meglio tutte le occasioni».

Profumo di rosa

Ieri mattina le opzioni erano diverse. La fuga serviva per tappa e maglia. Ma se non fosse andata, il suo compito sarebbe stato quello di assistere i capitani, che stanno andando bene, oppure staccarsi per avere libertà di movimento nel fine settimana.

Davvero Kamna ha evitato di staccare Lopez per non prendere troppo presto la rosa? A domanda, sorride…
Davvero Kamna ha evitato di staccare Lopez per non prendere troppo presto la rosa? A domanda, sorride…

«Quando ieri sono rientrato in hotel – dice Gasparotto – gli ho chiesto se avesse pianificato di non prendere la maglia rosa. Sarebbe stato bello, ma poteva essere troppo lavoro per la squadra. E lui ha sorriso. Secondo me, ci ha pensato eccome. Fra i ragazzi della sua età, questa capacità di ragionare è molto più che rara. Sono molto contento, perché è uno dei miei sei corridori. Riusciamo a parlare bene e chiaramente. Oggi tutto questo sembra facile, ma perché l’ha reso facile lui. Dire sin da adesso cosa farà nei prossimi giorni è presto. Oggi si dovrebbe arrivare in volata. E chissà che nel fine settimana non si arrivi alla maglia rosa. Se Kamna collega la testa con il corpo, diventa difficilmente battibile».

VDP davanti a tutti e Oldani promette: è l’inizio…

07.05.2022
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Miglior inizio di Giro d’Italia non ci poteva davvero essere per l’Alpecin-Fenix. Il primo obiettivo è stato raggiunto con Mathieu Van Der Poel che ha abbinato la maglia rosa alla maglia gialla dello scorso Tour de France. Questa volta non c’era da onorare la memoria del nonno Raymond Poulidor, che il Giro d’Italia non lo aveva mai voluto correre puntando tutto sul Tour, ma era una ambizione tutta sua, un altro obiettivo da centrare in questa stagione nata in maniera strana. Ma il suo Giro è appena cominciato e per capire come vuole affrontarlo abbiamo sentito uno dei due italiani chiamato a sostenerlo in gara: Stefano Oldani.

Il 24enne milanese arriva a questo Giro non senza ambizioni personali, ma di questo si parlerà tra poco, prima c’è da festeggiare la conquista del capitano, con cui finora Stefano aveva condiviso poche soddisfazioni simili.

«Quest’anno avevamo disputato due sole corse insieme, la Sanremo nella quale aveva sorpreso tutti ma non noi e l’Amstel Gold Race alla quale teneva molto e che non era andata secondo i suoi desideri».

Vdp Visegrad 2022
Van Der Poel in rosa a Visegrad: seconda maglia conquistata in carriera, sempre all’esordio
Vdp Visegrad 2022
Van Der Poel in rosa a Visegrad: seconda maglia conquistata in carriera, sempre all’esordio
Come mai non eravate sorpresi? In fin dei conti veniva da un inverno tribolatissimo, senza quasi tutto il suo amato ciclocross e tanti problemi alla schiena…

Quando corri con un campione simile, sai che se decide di presentarsi in gara, soprattutto in una grande corsa, lo fa perché se la sente, è in forma. Alla Sanremo si vedeva che volava. Quando hai un talento simile, certe cose vengono spontanee. Sa bene che i problemi alla schiena sono qualcosa con cui dovrà convivere e si è adattato, fa i suoi esercizi specifici prima di ogni gara perché sa che deve avere cura del suo fisico perché possa rispondere alle sue sollecitazioni.

Com’era Mathieu nel suo approccio alla corsa rosa?

Tranquillo, con lo stato d’animo di chi sapeva di poter centrare l’obiettivo. Mathieu tiene molto a questa corsa e ha già detto che al Tour ci si penserà quando sarà il momento. E’ il capitano di una squadra come la nostra che parte un po’ in maniera piratesca, puntando a raccogliere il più possibile senza mai dover guardare alla classifica, non avendo un uomo per essa. Il che per certi versi può essere un vantaggio.

VDP Sanremo 2022
L’olandese dietro il rivale Van Aert alla Sanremo, chiusa con un 3° posto clamoroso essendo al rientro
VDP Sanremo 2022
L’olandese dietro il rivale Van Aert alla Sanremo, chiusa con un 3° posto clamoroso essendo al rientro
Oltretutto vi è venuta a mancare l’altra punta, Tim Merlier…

Sì, la sua caduta ha cambiato un po’ le prospettive della squadra, ma non il suo equilibrio, perché avremo Mareczko per le volate e sono sicuro che Jakub si farà vedere. Inoltre non nascondo che in qualche particolare arrivo vorrei provarci anch’io… Intanto però abbiamo la nostra punta che ha già “fatto gol” e sono sicuro che non sarà l’unico, visto soprattutto che Mathieu intende andare avanti fino alla fine.

Quali sono gli arrivi che ti si addicono di più?

Io non sono abituato a fare piani prima del via perché poi so che vengono regolarmente disattesi. Ho dato una sommaria occhiata al programma ma ora lo sto studiando con più attenzione e un paio di tappe col circoletto rosso ci sono, ma preferisco non dire quali sono, per scaramanzia.

Oldani 2022
Stefano Oldani è pronto ad aiutare Van Der Poel, ma avrà le sue occasioni per emergere
Oldani 2022
Stefano Oldani è pronto ad aiutare Van Der Poel, ma avrà le sue occasioni per emergere
Torniamo a VDP: come si è preparato per questo Giro considerando che il periodo delle classiche è finito da poco?

Questo è un tema che mi ha lasciato dell’amaro in bocca. Mathieu ha portato chi doveva correre al Giro in altura, sfruttando un hotel con camere iperbariche, ma io non sono potuto andare perché la giurisprudenza sportiva italiana le considera pratica illegale, a differenza di quel che avviene all’estero.

Quindi che hai fatto?

Dopo la Freccia del Brabante mi sono trasferito per due settimane all’Etna, da Pasqua fino a fine mese di aprile. Ho lavorato in altura, fatto tutto quel che dovevo, ma non mi piace il fatto che ci sia disparità.

Oldani Limburgo 2022
Oldani ha chiuso 2° alla Volta Limburg Classic, fra i belgi De Lie e Vliegen
Oldani Limburgo 2022
Oldani ha chiuso 2° alla Volta Limburg Classic, fra i belgi De Lie e Vliegen
Una vittoria è arrivata per la vostra squadra, ma accennavi di voler contribuire al bottino.

Io dico che è arrivato il momento di tornare a vincere. Al Giro del Limburgo ci sono andato vicino con un secondo posto e ho capito che potevo davvero farcela, tornare a essere quello delle categorie giovanili che le sue soddisfazioni se le prendeva. E’ chiaro che serve anche tanta fortuna, serve che tutto combaci alla perfezione come in un puzzle. Diciamo però che la vittoria di Mathieu è una bella spinta per il morale.

Il fatto di non avere un uomo di classifica perché vi dovrebbe aiutare?

Perché ci consente di poter correre all’attacco, cercare di sfruttare ogni occasione senza vincoli mentali, senza dover gestire la corsa. Ci saranno le tappe per gli uomini a caccia della maglia rosa e ci saranno quelle dove ognuno di noi potrà dire la sua. Il bello di questo team è proprio questo: ognuno può trovare i suoi spazi, la sua occasione. L’importante è farsi trovare pronti.

Il sogno di Caruso, difeso con le mani e con i denti

24.05.2021
4 min
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Sventolava sul Giau come la più bella bandiera tricolore. Damiano Caruso, con l’Italia del Giro sulle spalle, si arrampicava nella scia di Bernal, rincorrendo il sogno di quel podio che in certi momenti sembra alla portata e in altri più gigantesco di questa stessa montagna piena di neve e ghiaccio. Tagliati i baffi, la forza era ancora con lui e scalando il passo, il siciliano in realtà scavava a fondo dentro di sé, arrivando a una profondità in cui forse non si era mai spinto. Quella che solo i campioni sono soliti frequentare quando vanno in cerca dello spunto per lasciare la loro impronta.

Per questo, quando dopo l’arrivo ha saltato le interviste ed è andato dritto verso il pullman, Damiano aveva negli occhi il gelo della discesa e nella mente ben chiaro cosa fare per iniziare subito il recupero. Ispirato. Concentrato. Lucido.

Da solo nella neve, Damiano ha scalato ancora la classifica inseguendo il suo sogno
Da solo nella neve, Damiano ha scalato ancora la classifica inseguendo il suo sogno

Uno di noi

Sono passate circa due ore dall’arrivo. Cortina ha smaltito il traffico dei pullman diretti verso Canazei, dove domani le squadre vivranno il secondo riposo. Gli abbiamo lasciato giusto il tempo di rimettersi in sesto, poi la voglia di dirgli bravo e sapere come andassero le cose ha preso il sopravvento. Ci sono corridori che bastano a se stessi e sono schivi davanti alle dimostrazioni di affetto, al punto che dopo un po’ neanche ti viene più la voglia di fargli sapere quanto ti facciano piacere le loro imprese. E poi ce ne sono altri che hai visto lottare per tutta la vita, facendo propri i sogni degli altri, senza però godere appieno delle eventuali vittorie. Damiano è così. Damiano è ognuno di noi che lotta per il pane. E quando lo vedi sulla porta di qualcosa di bello, ti viene voglia di fargli sapere quanta gente stia facendo il tifo per lui.

«E’ qualcosa di cui mi rendo conto – dice – una spinta che sento e che è importante. Tutto quello che sto facendo è un ringraziamento a chi mi ha sempre spinto e che è stato al mio fianco anche nei momenti più difficili. Persone che credono in me più di quanto faccia io».

Al traguardo lo ha preceduto Bardet, rientrato su di lui in discesa
Al traguardo lo ha preceduto Bardet, rientrato su di lui in discesa
Cosa hai pensato stamattina, quando è venuto fuori che avreste fatto meno chilometri?

Ero comunque in apprensione per il meteo. Invece si è creato subito in bel feeling con la bici e la corsa e credo si sia visto dalla prestazione. Per come è andata la corsa, la soluzione di tagliare quelle due salite non è stata un capriccio, ma la soluzione migliore. Ne abbiamo guadagnato tutti e penso che la gente abbia potuto vedere una bella corsa (in realtà ciò non è accaduto del tutto, perché le immagini del finale sono saltate, ma questa è un’altra storia, ndr).

Quando è partito Bernal hai pensato di seguirlo o ti sei girato dall’altra parte?

Per un attimo ho cercato di agganciarlo, ma mi sono reso conto che non era il caso e mi sono ripiegato su me stesso. Salire col proprio passo in certe situazioni è la miglior difesa e anche un valido attacco.

E’ difficile rincorrere un sogno e insieme tenere i piedi per terra?

Non è difficile, direi che è necessario. Per fortuna tenere i piedi ben saldi al suolo è sempre stato una mia caratteristica e adesso devo farlo a maggior ragione, dato che il Giro non finisce certo domani e ci sono ancora tappe molto dure.

Giornata ben più pesante per Nibali, prima in fuga, poi a 7’16”
Giornata ben più pesante per Nibali, prima in fuga, poi a 7’16”
Quindi la forza non dipendeva dai baffi…

Visto? Li ho tagliati e le gambe continuano a girare. Scherzi a parte sto recuperando bene, sto curando tutto nei minimi dettagli. La squadra sta facendo il massimo per me. Mi tolgono di dosso ogni preoccupazione e cercano di fare quello che serve.

Quanto è stato freddo nella discesa del Giau?

Era freddo, ma anche sopportabile. Ero super concentrato a mantenere la posizione, a fare le traiettorie giuste. Ma le sensazioni erano quelle classiche che un corridore conosce bene. I piedi privi di sensibilità e così pure le mani.

Per questo non ti sei fermato?

Sì, mi dispiace. Ma in quel momento avevo un’altra priorità, che era quella di riscaldarmi. Per cui sono andato dritto al pullman, dove c’era solo l’autista. Sono salito. Mi sono tolto i panni bagnati. E mi sono infilato sotto la doccia. C’è voluto un po’, ma adesso sto bene e domani si riposa. Per oggi abbiamo dato, insomma…

Bernal, dedica speciale alla maglia rosa e a Pantani

24.05.2021
5 min
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Lo doveva alla maglia rosa. Per questo poco prima del traguardo Egan Bernal ha rischiato il giusto per sfilarsi la mantellina ed ha tagliato il traguardo lasciando che la sua maglia di leader risplendesse sotto il cielo torvo di Cortina.

«Non tutti i giorni si vince – dice – e non tutti i giorni si vince con la maglia rosa. E per rispetto alla maglia rosa e visto che avevo un po’ di tempo, ho rallentato per togliermi la mantellina e farla vedere. L’ho sentito come un dovere. E’ la maglia che mi fa pensare a Pantani, il ciclista che mi è sempre piaciuto di più. Forse l’ho già raccontato, ma a casa non ho nemmeno una foto che parla di me in bicicletta, perché non mi piace, però ho un ritratto di Pantani. Se mi parlano di ciclismo e del Giro, io penso a Marco».

Il suo scatto ha fatto quasi subito il vuoto: voleva vincere in maglia rosa
Il suo scatto ha fatto quasi subito il vuoto: voleva vincere in maglia rosa

Corta o lunga?

La tappa di Cortina è finita da quasi un’ora, Egan arriva dopo le sei premiazioni, le interviste in zona mista con le televisioni e prima di andare all’antidoping. Dal podio ha fatto giusto in tempo ad allungare i fiori alla sua ragazza, Maria Fernanda, che lo segue dall’inizio del Giro come una presenza discreta.

«Sono molto legato alla mia famiglia – spiega – ma quando sei leader non hai tanto tempo da dedicare al resto. La corsa per me dura un’ora di più, ma ogni giorno cerco di sentire la mia famiglia. Mio padre e mia madre sono la mia motivazione e in giornate come questa Dio sa quanto conti averne. Quando mi hanno detto che la tappa sarebbe stata accorciata, sono rimasto a pensare. La corsa poteva diventare più difficile da controllare, perché tanti potevano attaccare sulla prima salita e arrivare più freschi sull’ultima. Ma noi eravamo preparati per tutto. Percorso lungo o percorso corto, col caldo o col freddo. Ed è andata bene così».

Vlasov ha perso tempo prima per sfilare la mantellina, poi ha pagato in salita arrivando a 2’11”
Vlasov ha perso tempo prima per sfilare la mantellina, poi ha pagato in salita arrivando a 2’11”

La tappa regina

Gli occhi brillano, le braccia che all’ingresso erano intirizzite iniziano a sciogliersi, mentre l’addetta stampa al suo fianco inizia con il solito rituale di quando vogliono portarti via il corridore. Ma Egan continua con il suo italiano deciso e sembra non guardarla.

«Non so quale sarebbe stata più dura – prosegue – ma ci tenevo a essere pronto per questa tappa. Era la tappa regina. Già da parecchi giorni ci pensavo e non pensavo certo che sarebbe stata più corta. Pensi che hai da fare Pordoi e Fedaia prima del Giau, per cui ero pronto per giocarmela. Poi stamattina, quando si è visto il tempo e sono cominciati i discorsi, non volevo essere quello che si impuntava per farla tutta e così va bene che la decisione l’abbiano presa gli organizzatori. Loro fanno le regole, noi corriamo. E sono molto contento di come sia finita la giornata».

Scollinato sul Passo Giau, Bernal si è tuffato nella discesa puntando su Cortina
Scollinato sul Passo Giau, Bernal si è tuffato nella discesa puntando su Cortina

Resta chi vince

La singolare coincidenza lo riporta ai giorni del Tour. Ci pensavamo ieri sera: se fermano la tappa prima di Cortina, finisce che vince il Giro come ha vinto il Tour, senza raggiungere il traguardo della tappa regina. Allora accadde nel giorno di Tignes, quando per una grandinata epocale, la tappa fu fermata in cima all’Iseran e i vantaggi di lassù valsero per decretare la vittoria di Bernal. Anche se qualcuno storse il naso.

«Si può dire di tutto di quel Tour – dice e un po’ si irrigidisce – ma i ciclisti che erano lassù sanno che erano tutti a tutta e sanno quale scatto feci. Sanno come è andata la tappa e io ero convinto che avrei potuto arrivare al traguardo. Oggi qui è venuta una tappa difficile, ci sono state salite dure e fatte forte. Tutti sapevano dov’era il traguardo, non penso che qualcuno avrà da ridire. Alla fine di una corsa, quel che rimane è colui che ha vinto e oggi ho vinto io».

Dopo l’arrivo, l’abbraccio con Maria Fernanda, la ragazza che lo segue da inizio Giro
Dopo l’arrivo, l’abbraccio con Maria Fernanda, la ragazza che lo segue da inizio Giro

A prova di crisi

Il secondo giorno di riposo arriva provvidenziale. Ci si chiede se non sarebbe stato meglio farlo di lunedì, come tradizione vuole, e riservare al tappone quel domani che si annuncia decisamente migliore. Con i se e con i ma, tuttavia, non si vincono le corse. Restano tre tappe di montagna e una crono.

«Penso che sono in un’ottima posizione – dice – con circa 2 minuti e mezzo sul secondo. Vuol dire che se anche avrò una giornata storta, che con questo meteo può capitare, magari riuscirò a gestire la crisi. Può capitare a tutti, sto lavorando al 100 per cento, facendo tutto al massimo e cercando di restare concentrato. Il Giro si vince ogni giorno e oggi è stato un giorno buono».

La rosa di Attila, l’ungherese che punta (molto) in alto

13.05.2021
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Si chiama Attila e già di per sé potrebbe bastare per descrivere la determinazione messa dal ragazzino ungherese nel prendersi la maglia rosa. Ciò che più stupisce però è la sua sicurezza nel raccontare di sé e delle sue intenzioni. Se infatti stamattina alla partenza aveva detto di voler conquistare il primato, la lucidità con cui ha gestito il finale è stata da applauso. E’ partito quarto in classifica a un minuto da De Marchi. E quando il friulano ha alzato bandiera bianca, nella sua testa è scattato il piano. Mentre i commentatori contavano i secondi di Bernal ed Evenepoel e i fotografi non avevano occhi che per loro, dalle retrovie il giovane ungherese ha stretto i denti. E anche se la sua maglia bianca non passava certo inosservata, ha remato a fatica fino al traguardo nello stesso gruppetto di Vlasov, Carthy e Yates e ha conquistato la maglia rosa con 11 secondi di vantaggio su Evenepoel.

«Mi dispiace aver dato una delusione a chi puntava su Remco ed Egan – dice quando gli facciamo notare la singolare situazione – loro avranno certamente delle altre occasioni di divertirsi. Il mio obiettivo del giorno era fare proprio questo, ma ho cominciato a crederci solo ai 2 chilometri dall’arrivo. Ho combattuto buttandoci dentro la mia vita e sono contento che alla fine sia venuta questa ricompensa».

Nella crono di Torino, per Attila un passivo di 53″, non proprio eccezionale
Nella crono di Torino, per Attila un passivo di 53″, non proprio eccezionale

Orgoglio magiaro

Ungherese classe 1998, originario di Csomor alle porte di Budapest, non stava nella pelle all’idea che il Giro del 2020 partisse dalla sua città, ma l’appuntamento è solo rimandato.

«Spero che l’anno prossimo – dice – avrò la chance di far parte ancora del gruppo del Giro, perché correremo in posti stupendi. Da noi il ciclismo è in crescita. Ci servirebbero più squadre continental per permettere ai ragazzi di crescere, ma il livello è buono. Ieri è partito il Tour d’Ungheria, una corsa che ho vinto l’anno scorso. Non siamo francesi né italiani, ma questo non significa che siamo più deboli. Siamo ragazzi forti dal cuore dell’Europa. E se anche mi toglieranno la maglia, sarò pronto a lottare per altre tappe. Le sorprese da parte mia in questo Giro non sono finite».

La resa di De Marchi ha subito riaperto la lotta per la rosa
La resa di De Marchi ha subito riaperto la lotta per la rosa

Zero calcoli

Quel che piace è il suo essere diretto. Anche nell’ammettere di non aver fatto tanti calcoli e in questo forse le sue origini sulla mountain bike hanno avuto voce in capitolo.

«Non ho guardato i numeri mentre salivamo – dice – immagino di aver fatto una prestazione buona, ma non so quanto. Non sapevo nulla e non ho guardato il computer sulla bici. Volevo la maglia rosa e sapevo di dover andare a tutta. Punto. Se mi convinco davvero di qualcosa, la mente sposta avanti il limite e a quel punto non c’è niente di impossibile. Così non mi vergogno nel dire che la mia ambizione di lungo termine è vincere un grande Giro. Quello che è successo oggi e la difesa del primato dei prossimi giorni sarà un bello step nella mia crescita, in attesa di poter venire per puntare alla vittoria».

A Sestola, Attila con i migliori: è scattata così la sua idea rosa
A Sestola, Attila con i migliori: è scattata così la sua idea rosa

Doppia dedica

Ha iniziato sulla mountain bike, approdando alla strada solo da junior. Ugualmente correva per divertirsi, mentre ora lavora sodo per migliorarsi. Da U23 è stato incluso in un progetto continental della federazione ungherese, poi è entrato nell’orbita della CCC Development e da lì è salito nella squadra WorldTour.

«Poi quando si seppe che il team chiudeva – racconta – sono entrato in contatto con questa squadra. Hanno impiegato poco a convincermi, mi hanno fatto sentire che ci tenevano ed è stata una scelta molto buona. Per questo dedico questa maglia a loro e a mio padre che mi ha permesso di seguire questa strada. E da domani credo che inizierà la seconda parte della mia carriera».

Il primo giorno in rosa di Alessandro De Marchi

12.05.2021
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Il giorno dopo di Alessandro De Marchi in rosa inizia la sera prima in hotel. Il Rosso di Buja è andato via dall’arrivo dopo una lunghissima conferenza stampa e la prima impresa è stata contattare sua moglie Anna, dato che non aveva con sé il telefono. Quando poi è arrivato in hotel, l’accoglienza l’ha fatto commuovere ancora.

Un uomo sensibile

Non dobbiamo meravigliarci per le lacrime, spiega il suo procuratore Raimondo Scimone, che vive a Modena e la maglia rosa con un suo corridore non la vedeva dal 2009 di Menchov.

«Alessandro è un duro – dice – nel senso che addenta la fatica, ma di base è un uomo sensibile. E questa maglia rosa è il premio per una vita di sacrifici a vantaggio degli altri. In squadra sono tutti contenti. Mi dicono che essendo abituato a grandi team, ha attenzioni a dettagli per loro impensabili, ma li sta aiutando a crescere. Non c’è un solo corridore che non ne sia contento. Dovevo passare in hotel a salutare Pozzovivo, ma gli ho mandato un messaggio, dicendogli che non ce la facevo e che sarei passato dal “Dema”. Mi ha risposto che non era un problema e, piuttosto, di fargli i complimenti».

Il gruppo è partito da Modena, in un giorno di sole, davanti all’Accademia Militare
Il gruppo è partito da Modena, in un giorno di sole, davanti all’Accademia Militare

Le… scuse al team

Alessandro racconta alla fine del primo giorno in rosa e scherzando annuncia che toglierà altre curiosità nei prossimi giorni, se ce ne saranno altri in rosa.

«Ieri è stato un giorno storico – dice – il rientro è stato emozionante, avevo tante cose per la testa. Ho fatto subito il giro dello staff, meccanici e massaggiatori. Poi mi sono concesso un’ora di massaggi e alla fine sono andato a cena. Quando ho preso la parola, ho detto ai ragazzi che avevo questo piano già da qualche giorno e mi sono quasi scusato per non averli avvisati, ma non credo che si siano offesi. E’ stata una serata carica di molte cose. E dopo il brindisi noi corridori siamo andati a dormire, mentre il personale è andato avanti a brindare ancora».

Da Ganna a De Marchi, lezioni di guida… in rosa
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La notte bianca

Scordatevi però che una serata così, al termine di un giorno come quello di Sestola, porti con sé una notte di sonno ristoratore: sarebbe stato impossibile.

«Prima – ride – ho cercato di fare un po’ d’ordine nei messaggi whatsapp, ma credo che ne verrò a capo forse per la fine del Giro. Poi sono andato avanti a pensare e ripensare. Mi sono addormentato tardi e mi sono svegliato presto. Dire quale messaggio abbia apprezzato di più sarebbe ingiusto. Ma devo dire che quel che più mi ha fatto piacere è stato ricevere gli attestati di stima degli altri corridori, ex compagni, giornalisti, addetti di Rcs. E’ stato davvero molto gratificante».

Tappe in diretta integrale, l’elicottero è già lì
Tappe in diretta integrale, l’elicottero è già lì

Il test di domani

La tappa di domani si annuncia come un test piuttosto severo. Dombrowski è uscito malconcio a causa della caduta e quindi magari non sarà lui la minaccia più concreta del giorno, ma il dislivello stesso potrebbe diventare un avversario ostico.

«Dovrò lottare fino alla cima – dice – evitare che entri in fuga qualcuno troppo vicino a me in classifica. Continuo ad avere una strana sensazione di vertigine, di essere in un posto che non mi appartiene. Non ci sono abituato e forse questo accadrà, quando dovrò cedere la maglia. Per questo sto cercando di godermela il più possibile. Non so dire che sapore abbia, ma di certo non è amaro. E’ una maglia impegnativa, un peso. Ma un peso leggero».

Una maglia magica, capace di raddoppiare le forze. Scimone ne è sicuro, De Marchi lo scoprirà domani, attraversando le montagne marchigiane. E pescando la forza dalle terre terremotate che gli ricorderanno le sue. Quando la terra trema, non ci sono confini.