Alessandro De Marchi, Andrea, Anna, Artegna, dicembre 2020

A casa del Rosso, padre, marito e ciclista

25.12.2020
6 min
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La dimora del Rosso non è più a Buja, ma dal giardino ne vedi il campanile. La famiglia De Marchi si è trasferita da pochi giorni nella casa nuova ad Artegna, in un campo su cui Stefania, amica e architetto di Udine, ha immaginato la struttura piena di finestre che la luce attraversa e scalda. Nel giardino in cui presto crescerà il prato, infagottato nella giacca a vento e gli stivali gialli, Andrea ha un gran da fare a spostare sassolini. Alessandro lo guarda e alza gli occhi al cielo, lasciando capire che è toccato a lui nei giorni scorsi sistemare il brecciolino lungo il perimetro. Anna spunta dietro il figlio, due anni il 2 novembre, con il sorriso più dolce e i capelli corti del colore degli occhi. Erano compagni alle elementari, poi si persero di vista. Di Alessandro ricorda che fosse un bambino davvero molto serio. Andrea ha lo stesso colore di capelli del padre, ma è una piccola furia.

Alessandro De Marchi, Artegna, dicembre 2020
Per il rosso, bici da allenamento Factor e ancora abbigliamento CCC fino al 31 dicembre
Alessandro De Marchi, Artegna, dicembre 2020
La nuova bici e la vecchia maglia, fino al 31 dicembre

Nuovi stimoli

Abbiamo bussato alla porta del Rosso in un giorno di fine dicembre. Il cielo è chiaro, la casa super luminosa. Il 2020 lo ha visto uscire di scena con un diavolo per capello per l’esclusione dal Giro. E adesso che le porte della Israel Start-Up Nation stanno per aprirsi, ripartire dalla giusta serenità sarà un utile esercizio.

«Sei anni nello stesso gruppo sono tanti – dice – un grosso pezzo della mia carriera. Già quando venne fuori che Bmc avrebbe chiuso, avevamo iniziato a pensare di cambiare aria. Poi arrivò la Ccc e decidemmo di restare. Però mi sono accorto che davo per scontate delle cose e la squadra ne dava per scontate altre. La routine può risultare utile, ma l’imprevedibilità porta nuovi stimoli. Per questo probabilmente avrò anche un diverso programma di corse».

Alessandro De Marchi, Artegna, dicembre 2020
Il numero rosso del Tour 2014, la combattività è il suo segno distintivo
Alessandro De Marchi, Artegna, dicembre 2020
Al Tour 2014 sul podio di Parigi con il numero rosso
Cosa si guarda nel cambiare squadra: solo i soldi o anche altro?

Dopo i 30 anni, l’aspetto economico diventa importante. Non mi voglio lamentare, ma in alcune occasioni ho acconsentito a fare un passo indietro. Però quello che ha fatto la differenza è che mi hanno cercato loro. Si sono rivolti a Raimondo Scimone, con cui lavoro dopo gli anni con Lombardi, mi pare a maggio, quando era già chiaro che la Ccc ci avrebbe mollato.

C’è Froome, c’è una nuova prospettiva di lavoro…

Ero scettico che lo avrebbero preso, invece hanno messo insieme delle belle prospettive. Non so se per me cambierà qualcosa, ma di fatto posso essere spalmato su più ruoli. Sarò di supporto, ma avrò il mio spazio. E anche questa è una sfida, subordinata a come starà Chris. Finora con il team ci sono stati pochi contatti. Telefonate con Karlstrom e Cozzi, che mi pare davvero una persona seria. Per ora le cose sono andate aventi in modo un po’ macchinoso, ma su questo sono abituato troppo bene dagli anni in Bmc.

Verità per Regeni

Il Rosso si è fatto una reputazione di sinistra, quasi che il colore dei capelli coincida con quello del cuore. Lui lo sa e dopo un po’ si scalda. E così, nonostante ci sia qualcuno come Roberto Bressan, tecnico ai tempi del Ct Friuli, che gli dice di non occuparsi di certi argomenti finché correrà, lui tira su la manica e mostra il braccialetto con cui si chiede la verità per Giulio Regeni.

«Su queste cose – dice – non arretro. Si identifica la giustizia per Regeni con un’appartenenza partitica, quando in realtà si tratta di una famiglia che chiede giustizia per il figlio. Io sono marito, padre e poi ciclista. E’ politica andare in bicicletta ed esporre un’opinione sull’ambiente, oppure partecipare al Consiglio comunale. I partiti sono un’altra cosa, in cui non mi trovo».

Alessandro De Marchi, Artegna, dicembre 2020
Zero traffico, strade in ottimo stato, pianura e montagne: c’è tutto per fare il corridore
Alessandro De Marchi, Artegna, dicembre 2020
Poco traffico e varietà di percorsi: il Rosso ha tutto
Certo però viene facile adesso punzecchiarti, vista la squadra in cui vai e quello che immaginiamo potresti pensare sulla condizione della Palestina…

Su questo argomento abbiamo scherzato con Trentin per tutto il Tour. Lui prendeva in giro me e io gli rispondevo che andrà con gli arabi e non potrà bere alcolici. Però sono ragionamenti troppo facili, non si può fare di tutta l’erba un fascio. Non vedo niente di oltraggioso nel fatto che una squadra voglia promuovere un Paese, che è ricchissimo di storia e cultura. Questo deve essere, a prescindere dalle mie convinzioni che mi tengo strette.

E’ vero che hai litigato con Matteo Fabbro per motivi politici?

Ci sono stati momenti in cui con Fabbro ho alzato la voce, richiamandolo al mestiere. Capita che esca con i ragazzi del Ct Friuli e capita che lo faccia anche lui. Una volta l’ho ripreso per l’uso del cellulare in bici, dicendogli che dobbiamo dare l’esempio e non va bene farsi i selfie mentre si pedala. Lui da quella volta ha chiuso i rapporti e mi dispiace. Ma mi viene da ridere che qualcuno vada in giro a dire che abbiamo discusso perché lui è di destra e io di sinistra.

Cambio della guardia

Ogni anno ha le sue sfide, ma nessuno avrebbe potuto immaginare che nel 2020 un’orda di ragazzini – animati dalla stessa furia con cui Andrea continua a lanciare la pallina contro la lampada – spazzasse ogni gerarchia dal ciclismo. Dove trovi la forza per controbattere sei hai già tante stagioni nelle gambe?

«Nel riaccendere ogni volta l’interruttore della testa – dice piano il Rosso – per rimettere in moto ogni cosa. Con gli anni devi esercitarti a selezionare gli obiettivi, imparando a capire cosa ti serve e su cosa devi concentrarti. Il fatto di avere un’età ti obbliga a scegliere».

Alessandro De Marchi, Anna, Andrea, cane Tennents, Artegna, dicembre 2020
E poi l’incontro con Anna, Andrea e la piccola Tennent’s, tributo alla birra preferita
Alessandro De Marchi, Andrea, cane Tennents, Artegna, dicembre 2020
Il figlio Andrea, la cagnetta Tennent’s, tributo alla birra
C’è da sentirsi vecchi a 30 anni?

Per la mentalità con cui siamo cresciuti noi, c’è stata una grossa accelerata. Difficilmente vedremo più atleti longevi come quelli di adesso. I tempi si accorciano. I corridori della mia generazione e quelli nati fino al 1990 potranno arrivare a una certa età, gli altri forse avranno una carriera distribuita diversamente.

Si anticipa tutto di 5 anni e il gioco è fatto?

Essere spremuti nelle categorie giovanili è ormai la regola del gioco. Lo vedo con i ragazzi del Ct Friuli, che pure è di quelli la lavora bene. Se non si adattano alla categoria, diventano elite e spariscono. Io sono passato a 25 anni, Ballan stessa storia. Non so quale sia la strada giusta.

Sei a tuo agio in questo frullatore?

Sta diventando difficile anche per me trovare un posto da occupare. E’ il nuovo stimolo, perché non si può pensare di cambiare il ciclismo. E la soddisfazione è ripartire per l’ennesima volta, avendo digerito tutti questi passaggi. La vita va avanti.

E la vita ora è anche una famiglia…

Un figlio aggiunge un elemento nella bussola che continua a girare. Ti condiziona tanto. Un cambiamento grosso, ma al netto di tutto, hai un sacco di soddisfazioni. Io fisicamente ero uguale a lui, ma forse ero più tranquillo. Ci sono foto mie alla sua età in cui fai fatica a riconoscerci.

Riesci a trovare il tempo per fare tutto?

Mi sveglio molto presto e faccio le mie cose, prima che lui cominci. Adesso sono in piena ripresa, sto attento a tavola perché sono sui 5 chili sopra. E’ difficile invertire la tendenza. Sto solo aspettando di sentire quel clic per cui il metabolismo si sbloccherà di colpo. Per adesso sto facendo ore in bici, ma piano. E invece della palestra ho spalato la ghiaia, portato scatoloni e bancali. Le prime due bottiglie che sono entrate nel frigo sono state due Leffe, ma sono ancora lì…