La generazione Z secondo Garofoli e Umbri

28.11.2022
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Una “Serata di grande ciclismo”. E’ questo il nome dell’evento organizzato dalla sinergia imprenditoriale tra Maurizio Radi (Fisioradi Medical Center) e Giacomo Rossi (Cà Virginia Country House Bike Resort). Un’occasione per radunare a Pesaro talenti come Garofoli, Carboni, Zana e tanti altri atleti meritevoli del panorama marchigiano e non solo. Nella serata presentata da Ivan Cecchini le immagini e gli ospiti che si sono susseguiti sul palco hanno fatto assaporare un ciclismo che sta crescendo e che è in grado di emozionare.

In un panorama sportivo orfano di talenti come Nibali e Colbrelli, la paura del “vuoto” attanaglia i pensieri di molti tifosi. Talenti come Evenepoel, Van Aert e Pogacar fanno innamorare e stare incollati alla tv milioni di appassionati. Purtroppo però mancano le firme azzurre negli ordini d’arrivo prestigiosi. Così sul palco vediamo premiati Gianmarco Garofoli e Gidas Umbri due interpreti e rappresentanti marchigiani della generazione Z, rispettivamente 2002 e 2001. Due talenti che ci hanno fatto tornare in mente altri quattro nomi, tutti classe 2002. Lorenzo Milesi, Lorenzo Germani, Davide Piganzoli e Davide De Pretto. Gianmarco, Gidas: che cosa pensate di loro?

Milesi anche l’anno prossimo farà parte del Development Team DSM
Milesi anche l’anno prossimo farà parte del Development Team DSM

Milesi, il vento in faccia

GAROFOLI: «Primo anno juniores è arrivato secondo ai campionati italiani a cronometro‚.

UMBRI: «Ti sbagli, era secondo anno, me lo ricordo perché io ho fatto quinto. Aveva battuto Tiberi. E quell’anno Antonio andava forte perché ha vinto il mondiale. Milesi non si conosceva ancora. Io avevo il primo tempo e mi diede qualcosa come 45 secondi. Dissi: “Cavolo questo è un fenomeno”». 

Lo vedete come uno dei più forti della vostra generazione?

GAROFOLI: «Sì, assolutamente».

UMBRI: «A correrci insieme si vede che è uno forte. A volte gli vedi fare delle cose assolutamente non banali. Per esempio alla Per Sempre Alfredo erano in fuga in tre, ha staccato gli altri a 70 chilometri dall’arrivo ed è stato ripreso ai meno 20. Rispetto alla maggior parte degli italiani ha imparato la mentalità straniera, a non aver paura a prendere il vento in faccia». 

GAROFOLI: «Sì è vero, c’ero pure io. Non è un ragazzo che ha paura di prendere vento in faccia. Ecco perché molte volte è stato convocato in nazionale ed è adatto a fare un certo tipo di attività a livello internazionale dove non c’è d’aver paura a spendere energie. Se guardiamo, nel ciclismo di adesso non si va più solo forte negli ultimi cinque chilometri. Si fa la gara a tutta. Io lo vedo come un bel corridore, ci sono anche tanto amico, l’anno scorso abbiamo fatto il ritiro in nazionale insieme e posso dire che è un ragazzo con la testa sulle spalle». 

Germani nel 2023 sarà nella Groupama – FDJ World Tour
Germani nel 2023 sarà nella Groupama – FDJ World Tour

Germani, per le Ardenne

GAROFOLI: «Lo conosco molto bene, è anche stato ospite a casa mia. Un bravissimo ragazzo, un fortissimo ciclista. Quest’anno è riuscito a fare dei bellissimi risultati. Sicuramente aver corso in FDJ ha contribuito a farlo crescere molto».

UMBRI: «L’ho incontrato poco, ma per quello che ho visto va veramente forte. In particolare nelle Ardenne, dove c’è un clima che per un italiano è impossibile. Abbiamo preso, pioggia, neve e grandine con anche una tappa neutralizzata. Lui era l’unico con la maglietta a maniche corte aperta. Aperta! Per uno che abita a Roma fa strano. Lui rispondeva: “Io c’ho caldo”. A parte gli scherzi, è un ragazzo disponibile che spesso vedi lavorare per i compagni. Quando c’è una corsa dura fai fatica a non metterlo tra i primi tre. L’italiano l’ha vinto da solo, non aveva compagni».

Lo vedete pronto per il prossimo anno?

GAROFOLI: «Secondo me sì, perché quest’anno ha fatto vedere di essere prezioso anche per i compagni ed è riuscito a ritagliarsi il suo spazio. Si integrerà bene». 

Piganzoli nel 2023 farà parte ancora del Team Eolo-Kometa
Piganzoli nel 2023 farà parte ancora del Team Eolo-Kometa

Piganzoli, uomo da Giri

GAROFOLI: «Anche lui 2002 lo conosco molto bene. Sia lui che Milesi da juniores erano in squadra insieme. Loro due sono venuti fuori nell’anno del Covid. Il primo anno Milesi aveva fatto bene ai campionati italiani, poi aveva avuto qualche problema e ha corso poco. Anche Piganzoli non ne aveva vinte troppe. Mentre l’anno scorso me lo ricordo molto bene al Giro d’Italia U23 che è arrivato nella top 10 ed è andato molto forte. Quest’anno ci ho corso poco ma l’ho visto al Tour de l’Avenir dove è andato davvero forte». 

UMBRI: «Molto forte e completo. Le volte che abbiamo corso insieme mi è parso un talento puro che potrà fare bene già dall’anno prossimo tra i pro’». 

De Pretto per il 2023 vestirà ancora la maglia Zalf Euromobil Fior (photors.it)
De Pretto per il 2023 vestirà ancora la maglia Zalf Euromobil Fior (photors.it)

De Pretto, sempre al top

UMBRI: «Ci ho corso tanto, quest’anno con il cambio squadra ha trovato un nuovo ambiente con nuovi stimoli. Lui è impressionante, è andato forte dall’inizio dell’anno. Non penso di averlo mai incontrato in un momento no. Nelle corse adatte a lui ha sempre centrato la top 5». 

GAROFOLI: «Ci ho sempre corso insieme fin dagli juniores. E’ un altro talento molto forte». 

UMBRI: «Mi ricordo al Giro del Friuli dove avevi preso quell’imbarcata dove ti spingevo, lui invece quella tappa l’ha vinta (risata di entrambi, ndr)».

GAROFOLI: «Me lo ricordo fortissimo da junior secondo anno insieme a Manlio Moro, erano una coppia incredibile. Quest’anno ci ho corso insieme in Puglia quando sono tornato. Mi ci sono trovato benissimo, è un bravissimo ragazzo ed è cresciuto molto rispetto all’anno scorso, farà bene in futuro. A tutti questi nomi vorrei aggiungere anche Francesco Busatto (2023 Intermarché-Circus-Wanty Development Team, ndr) che ha fatto tantissimi secondi posti e piazzamenti. Gli sono mancate le vittorie, ma è un altro talento della nostra generazione che non si può non menzionare. Ha fatto anche top 10 con i professionisti e non è un risultato da sottovalutare, anzi è tanta roba». 

Il passaggio in team stranieri è obbligatorio per avere più ambizioni nel ciclismo di oggi oppure avete un’altra lettura?

GAROFOLI: «Io personalmente da juniores ho preso la decisione di passare in DSM anche per esperienza personale. Avrei avuto la possibilità di andare in tutte le squadre U23 italiane, ma ho preso questa decisione per andare in una squadra continental che avesse la sorella maggiore WorldTour e quindi avere un piano di crescita già definito. Però era anche una sfida personale, imparare l’inglese, fare un’esperienza di vita fuori dalla mia zona di comfort».

Per voi è una cosa normale quindi che i talenti italiani guardino fuori dai nostri confini già da under?

GAROFOLI: «Secondo me il ciclismo moderno è da considerarsi internazionale. Non c’è bisogno di rimanere per forza in Italia, anzi l’Italia stessa dovrebbe iniziare a importare talenti dall’estero. Poi sono d’accordo, la crescita in Italia dei talenti è importante e chi decide di stare qui fa sempre bene. Più squadre fanno gare internazionali come le continental Zalf e Colpack meglio è». 

Gianmarco Garofoli al rientro ha vinto la Coppa Messapica
Gianmarco Garofoli al rientro ha vinto la Coppa Messapica
Per una generazione forte come la vostra, non pensate ci sia il rischio di venire inglobati dalle WorldTour e diventare ottimi gregari ma senza trovare il giusto spazio? Ad esempio Puccio grande talento tramutatosi in un preziosissimo gregario?

GAROFOLI: «Secondo me no, perché dipende molto dalle ambizioni che si hanno. Se ci si muove bene le squadre sono un mezzo per crescere».

UMBRI: «Puccio ha fatto la sua scelta. E’ andato in uno squadrone come la Sky, ha visto che la maggior parte dei compagni aveva qualcosa in più e ha deciso di mettersi al loro servizio. Ma sono decisioni personali». 

Veniamo a voi due. Una domanda a testa sul futuro. Gianmarco, non è stato annunciato, ma gira voce che manchi solo l’ufficializzazione al tuo passaggio all’Astana WT, cosa ti aspetti dal tuo 2023?

GAROFOLI: «Ancora non posso dire niente, a giorni si saprà qualcosa di più sul mio futuro. Ma dopo quest’anno sono cresciuto molto mentalmente con il problema che mi ha tenuto fuori per mesi. Ho avuto paura di dover smettere e quando ho avuto la possibilità di tornare a correre ho fatto vedere di essere pronto vincendo. L’anno prossimo ho tanta fame e voglia di mettermi in risalto e prendermi quello che quest’anno non ho potuto fare». 

Gidas tu passarai dal Team Colpack Ballan alla Technipes #inemiliaromagna. Cosa ti aspetti dal tuo 2023?

UMBRI: «Non potevo chiedere di meglio. Con “Coppo” ci conosciamo da 4-5 anni, ci parliamo spesso alle corse, mi piace il suo essere diretto. A livello di diesse tra Chicchi, Chiesa, Coppolillo e Cassani che supervisiona credo che sia tra le migliori in Italia. Quest’anno per sfortune o per colpe mie ho fatto una stagione sotto le aspettative. Dal 2023 mi aspetto di riuscire a emergere e vincere». 

Milesi, Buratti, De Pretto: le luci spente e la Vuelta che manca

23.09.2022
6 min
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«E’ stata veramente una gara durissima – dice Buratti con la faccia scurita come dopo una Roubaix – corsa veramente forte per tutto il giorno. La pioggia sicuramente ha contribuito a renderla ancora più impegnativa. Sono entrato in una buona azione con Milesi negli ultimi due giri e abbiamo anticipato lo strappo. Poi ci hanno ripreso e alla fine eravamo più o meno una ventina. Invece proprio sull’ultimo strappo, negli ultimi 300 metri, mi sono mancate le gambe per tenere il ritmo dei primi ed è un peccato. Perché insomma essere liì e staccarsi proprio alla fine…».

Proprio in questo momento, Fedorov si dirige verso il palco delle premiazioni per indossare la maglia iridata under 23, dieci anni dopo il connazionale Lutsenko, che sbancò Valkenburg. Dietro di lui Vacek e lo stesso Soren Wærenskjold che in settimana ha vinto la crono.

300 metri da capire

Negli ultimi chilometri ci siamo messi a spulciare il curriculum di Fedorov e quello di Vacek. E se quest’ultimo stava facendo un miracolo, dopo l’anno balordo alla Gazprom e le corse con la nazionale riprese solo a giugno, il compagno di fuga kazako è arrivato al mondiale per una via più solida. Tralasciando il fatto che ha corso Parigi-Nizza, Roubaix, Freccia Vallone, Giro di Ungheria e il Tour de Pologne, nelle ultime settimane ha fatto la Vuelta. Quante possibilità aveva Buratti di resistere in quegli ultimi 300 metri di salita? Quel distacco è l’esatta differenza fra un anno nel WorldTour e uno in continental.

«Ho avuto anche una foratura più o meno a metà gara – dice l’azzurro – quindi ho sprecato un po’ di energia per rientrare fra le auto, che era meglio risparmiare. Però, insomma, va benissimo lo stesso. Sono contento della mia prestazione. I momenti per mangiare erano veramente pochi, c’era soltanto il pezzo prima dell’arrivo con lo stradone in cui si rifiatava un po’. Perché tra la pioggia, l’asfalto bagnato, le curva e i rilanci, era veramente durissimo».

Di poche parole

“Eugenio” Fedorov è passato all’Astana nel 2021, è alto 193 per 80 chili di peso. Sta seduto sul tavolo delle interviste con vicina l’interprete. Lui parla solo kazako, lei sintetizza le sue risposte stringate. E in questo connubio di poche parole, quel che richiama davvero l’attenzione è lo squillare dei colori dell’iride, che anche per questa volta si mostrerà poco, dato che il ragazzo non corre fra gli U23 ormai da due anni.

«Non riesco a credere – dice – di averlo fatto! Insieme al team abbiamo lavorato sodo per questa gara e tre settimane alla Vuelta mi hanno dato molto. Sapevo che non sarebbe stato affatto facile. Le aspettative erano alte e mi sono anche caricato di pressione.

«E’ stata una giornata difficile e sotto la pioggia. Il ritmo della gara è stato alto e io ho continuato a provare costantemente durante la parte finale: prima a 4 giri dalla fine, poi di nuovo ai meno 2. Non ha mai funzionato. Negli ultimi cinque chilometri siamo rimasti solo in due con Mathias Vacek e abbiamo lavorato sodo. Sono partito a circa 300 metri dall’arrivo e ho lanciato il mio sprint. Ho dato tutto quello che avevo».

La luce sul podio

Molto più soddisfatto e accorto nel parlare è Mathias Vacek, che si trova a fare festa nella casa dell’UCI che a inizio stagione gli ha cancellato la squadra (la Gazprom RusVelo) senza prospettare, valutare e nemmeno ritenere utile una via d’uscita. Chissà cosa c’è in quello sguardo quando gli facciamo la domanda?

«Ho avuto una stagione dura – racconta – perché mi sono trovato senza più un programma. Così mi sono messo a lavorare sodo fino alle corse fatte con la nazionale e ho visto che l’impegno viene sempre ripagato. Andrà meglio nei prossimi tre anni, grazie al contratto con la Trek-Segafredo. Non vedo l’ora di correre con loro alle prossime classiche italiane. 

«Quanto alla corsa – prosegue – è stata dura per tutti. Fedorov è stato super forte e io più di così non ho potuto fare. Ma su questo percorso entrare nella fuga giusta è la vera salvezza. Il gruppo non riesce ad andare tanto più veloce. Magari questo tornerà utile ai pro’».

Crampi sullo strappo

Anche Milesi dopo l’arrivo aveva la faccia sudicia e gli occhi rossi. Quando si è mosso sul muro e con l’aiuto di De Pretto ha guadagnato 45 secondi ai sei della prima fuga, abbiamo pensato che fosse avviato al sacrificio. Invece il bergamasco si è ritrovato davanti con Buratti anche nella fase decisiva della corsa.

«Serve fortuna – dice – per beccare l’attacco giusto. Peccato che nel finale, sull’ultimo strappo, mi siano venuti i crampi e le energie non fossero più al top. Mi dispiace perché stavo bene. Avevo dovuto ricucire dopo una caduta intorno al sesto-settimo giro. Mi sono fermato e subito è arrivata la prima fitta. Il percorso è così veloce che aiuta quelli davanti. Metteteci che nella fuga c’era gente comunque che spingeva e si capisce perché sia stato difficile prenderli. Non ho pagato la crono, stavo davvero bene. Ma non è bastato…».

Parisini e Marcellusi hanno avuto una giornata storta e si sono trovati in una corsa troppo severa per loro
Parisini e Marcellusi hanno avuto una giornata storta e si sono trovati in una corsa troppo severa per loro

Anche quei crampi, come le forze sparite di Buratti, sono la spia della differenza di attività fra i corridori in gara. L’Italia non è andata male. Certo, per loro stessa ammissione Marcellusi e Parisini hanno detto di non aver avuto una grande giornata, ma De Pretto, Milesi e Buratti hanno fatto la loro parte a testa alta. Peccato solo che nelle settimane precedenti non avessero corso la Vuelta.

Dominio vikingo anche nella crono U23. I nostri si fanno le ossa

19.09.2022
5 min
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Un altro norvegese nella crono, questa volta negli under 23 e con un nome vikingo ben più impegnativo di quello di Foss: Soren Wærenskjold. Solo che somiglia così tanto al vincitore di ieri, che la prima domanda che è venuta da fargli è se Foss gli abbia dato qualche dritta. E lui, sorridente dentro la sua maglia iridata, ha spiattellato subito tutto.

«Stamattina – ha spiegato – Foss prima mi ha detto di credere in me stesso, poi mi ha detto di salvare la gamba sullo strappo ripido del primo giro, perché me la sarei ritrovata nel secondo. E poi mi ha indicato un paio di curve in cui fare la differenza. Io ho fatto come mi ha detto. Sul primo strappo sono andato più piano ed effettivamente quelle due curve le ho pennellate. Aveva ragione lui, ho fatto il secondo giro meglio del primo e questo credo mi abbia aiutato a vincere».

Alec Segaert, il belga grande favorito e nostra vecchia conoscenza, annuisce e sportivamente conferma di aver fatto un primo giro da record e il secondo stringendo i denti. E di aver perso così la maglia iridata, distante appena 17 secondi.

Preparazione al top

Il suo futuro, come pure il suo presente, è nella Uno X e dice di starci bene. Che la squadra sta crescendo assieme ai suoi corridori e che in futuro punterà a corse che contengano delle crono, per provare a fare classifica. Anche se resta l’anomalia di due norvegesi iridati contro il tempo.

«Lo so che fa notizia vederci vincere le cronometro – spiega Wærenskjold – soprattutto guardando alla situazione di 2-3 anni fa, quando non c’eravamo negli ordini di arrivo. Non ho una risposta sul perché questo accada. Per quanto mi riguarda, posso dire che ho fatto una preparazione specifica di alto livello. Sono andato in galleria del vento. Ho provato il nuovo casco. Ho provato il nuovo body. E da un anno ho la bici da crono a casa e la uso spesso. E poi lo staff ha fatto la differenza, per me come per Foss. Hanno mappato il percorso metro per metro, non c’era traiettoria su cui non abbiano studiato. Sapevo tutto di ogni curva e alla fine questo ha pagato».

Sui suoi inizi dice che è stato tutto per caso e per seguire sua sorella. Ed è bastata quell’unica volta che uscì con lei, per innamorarsi della bici e mettersi a strillare fino a che non gliene comprarono una. E da allora, non c’è stata attività sportiva che abbia preferito al ciclismo. Amore a prima vista, punto e a capo.

Piganzoli e il vento

Alle sue spalle è arrivato Alec Segaert e poi Leo Hayter, quello del Giro d’Italia U23, il cui fratello ieri ha maledetto i comandi della sua bicicletta che gli hanno fatto cadere la catena costringendolo al cambio bici e al quarto posto, con 39” da Evenepoel che si potevano anche limare.

I nostri invece hanno continuato a fare esperienza, con Piganzoli partito per primo e arrivato 16° a 1’45” dal vikingo e Milesi, partito un’ora dopo e arrivato 10° a 1’05”. Per entrambi si è trattato di un investimento che darà i suoi frutti nelle prossime stagioni, quando entrambi saranno professionisti e sapranno maneggiare meglio queste bici.

«E’ stata una crono difficile – dice Piganzoli – diciamo che c’era molto vento. Ho provato a spingere il più possibile. A prescindere dal risultato, ho fatto un po’ fatica, diciamo per il percorso e un po’ per la mia statura. Sicuramente mi definisco abbastanza uno scalatore, anche se sicuramente ho molto da migliorare. Però anche a crono mi difendo. Ho vinto l’italiano e ho avuto questa convocazione, quindi sono contento.

«Tornando al percorso, la salita era tutta nella prima parte e anche il vento. Era necessario gestirsi bene, però alla fine si può dire che sia stata una prova molto tecnica, con tanti rilanci. Al via ero emozionato. Lassù si ripensa a tutti i sacrifici fatti per arrivare qua, quindi è stata una bella sensazione». 

Milesi soddisfatto a metà

Milesi che forse ci puntava un po’ di più, dopo l’arrivo aveva la faccia un po’ lunga, anche se alla fine l’orgoglio di esserci è bastato per fargli fiammeggiare gli occhi chiari.

«Contento no – dice – però la prestazione mi è sembrata abbastanza buona, quindi la prendiamo per come è venuta e poi la analizzeremo. Come sono andato? Ho sbagliato un paio di curve, una perché ieri per i pro’ c’era in mezzo una transenna e invece oggi si poteva fare tutta la strada, però nel complesso direi abbastanza bene. E’ il seguito di un cammino, sicuramente un’esperienza molto importante che aiuta a crescere. E vedremo più avanti cosa porterà.

«Nervoso in partenza? Zero (sorride, ndr). Affronto gara per gara, così anche mentalmente è più facile. Comunque il mondiale aggiunge tanto. E’ la gara più importante dell’anno e quindi sono contento di essere qua, di essere stato convocato e che mi abbiano dato fiducia. E adesso speriamo di rifarci su strada».

Dall’Avenir all’Australia, il pensare positivo di Amadori

31.08.2022
4 min
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Chiudere il Tour de l’Avenir con una vittoria di tappa, due corridori nei primi 6 della generale e la vittoria nella classifica a squadre, conquistata con i soli tre corridori rimasti in gara (in apertura, nella foto di Anouk Flesch), nonostante la Francia determinata a farci fuori. Il bilancio degli azzurri al Tour de l’Avenir, partiti per infortunio senza Germani e Frigo, è decisamente positivo e questo per il cittì Amadori è stato motivo di ispirazione sulla strada del mondiale di Wollongong.

«Ero fiducioso – dice – abbiamo lavorato bene per 15 giorni a Sestriere. Li ho visti che si divertivano a stare insieme ed andare in bici e questo tipo di intesa aiuta a superare anche i momenti difficili. Ero convinto di fare bene».

Nel 2022 di Amadori, il bronzo agli europei con De Pretto e un ottimo Tour de l’Avenir
Nel 2022 di Amadori, il bronzo agli europei con De Pretto e un ottimo Tour de l’Avenir
Finire l’Avenir con tre corridori non è cosa semplice, cosa hai imparato di questi tre ragazzi?

Sono tre ragazzi che hanno fatto tutti una certa esperienza. Fancellu viene dal mondo dei pro’. Milesi corre al Team DSM e ha fatto tutte corse di qualità, in più conosce le squadre e i corridori. Si vede che ha girato. E poi c’è Piganzoli, che sta crescendo bene. L’ho visto sereno e motivato. Quando hai corridori che fanno attività internazionale, i fatti dicono questo. Anche se poi agli europei abbiamo fatto il bronzo con De Pretto, che al confronto ha fatto meno attività. Ma se l’atleta è forte, i risultati vengono lo stesso. Gli altri non sono mostri, fermo restando che ovviamente il livello dell’europeo è diverso da quello del mondiale.

Ecco, a proposito di mondiale, che cosa prevedi?

Come è successo anche l’anno scorso (l’Italia vinse la gara degli U23 con il colpo di mano di Filippo Baroncini, ndr), in volata è meglio se non ci arriviamo. Al massimo possiamo puntate a un posto fra il quinto e il decimo. Per questo dovremo trovare una soluzione alternativa. Partiremo il 15 e correremo il 23. Abbiamo 8 giorni per studiare bene il percorso e mettere a punto la tattica.

Pensi che il percorso degli U23 sarà duro come quello dei pro’?

Noi non faremo il tratto in linea, ma solo i 10 giri del circuito di 17 chilometri. Ci sono 2.000 metri di salita circa per ogni giro e l’ultima è di un chilometro con pendenze davvero importanti. Servirà avere gli uomini giusti.

Anche lo scorso anno, non avendo un velocista all’altezza, l’Italia fece corsa d’attacco e vinse con Baroncini: Amadori in trionfo
Anche lo scorso anno, non avendo un velocista all’altezza, l’Italia fece corsa d’attacco e vinse con Baroncini
Pensi che li avrai tutti a disposizione oppure per motivi di salute qualcuno non ci sarà?

Incrocio le dita, ma in linea di massima li avrò tutti. Andremo giù con sette corridori, i cinque stradisti più i due cronoman, che sono Milesi e Piganzoli. Inizialmente avevo anche pensato di portare qualcuno più veloce, come Persico e Bruttomesso. Ma poi, fatte le dovute analisi, ho capito che non sarebbero stati all’altezza degli altri. In una volata di 30-50 corridori, noi non ci saremmo stati.

In che modo i corridori arriveranno al mondiale?

Seguiranno percorsi variabili. Alcuni faranno il Giro del Friuli. Alcuni correranno al Tour of Britain. Con quelli che invece non avrebbero corso, andremo a fare tre corse in Puglia – 8, 9, 10 settembre – una dietro l’altra. C’è il progetto di rifare il Giro delle Puglie e questo magari potrebbe essere il primo passo. Con noi verrà anche Gianmarco Garofoli, che se ne muore dalla voglia di ripartire. Ho visto gli allenamenti che sta facendo, lo definirei a dir poco impaziente.

Milesi e Piganzoli, i due cronoman azzurri per i mondiali, durante il ritiro di Sestriere
Milesi e Piganzoli, i due cronoman azzurri per i mondiali, durante il ritiro di Sestriere
Dopo tutte queste corse?

Ci troviamo il 13, mentre i cronoman partono il 12. Ecco, loro due che non riuscirebbero a correre, li affido a Salvoldi che ha chiesto e ottenuto di correre l’Astico Brenta dell’8 settembre con i cinque juniores del mondiale. Dino si è inventato questa cosa e sta lavorando davvero a tutta. Mi ha chiesto se avessi due U23 da dargli, ma saranno tutti con le loro squadre. Allora per i due cronomen è stata un’ottima soluzione. Per cui ci troviamo il 13 e il 14 partiamo. Fra volo e tutto il resto, rimarremo per tre giorni senza pedalare, ma laggiù avremo modo e tempo di fare tutto.

A questo punto mancano solo i cinque nomi…

Per quelli bisognerà aspettare di capire se ci sarà un giorno prima di partire in cui annunceremo tutte le squadre.

Milesi: vittoria ritrovata all’Avenir. E ora il mondiale…

30.08.2022
5 min
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Un Tour de l’Avenir chiuso in crescendo per l’Italia, che nell’ultima tappa trova la sua prima ed unica vittoria nella corsa francese. A passare per primo il traguardo di Villaroger è Lorenzo Milesi, bergamasco di San Giovanni Bianco che da quest’anno corre nel team DSM Development (foto di apertura Tour de l’Ain). Vittoria che a Milesi mancava da aprile, quando al Triptyque des Monts et Chateaux aveva vinto due delle quattro tappe previste. 

Gli azzurri, guidati dal cittì Marino Amadori, hanno portato a casa anche il quinto e il sesto posto nella classifica generale, rispettivamente con Piganzoli e Fancellu. In più hanno vinto la classifica a squadre, pur avendo chiuso la corsa in tre. Appunto con i due corridori in orbita Eolo-Kometa e lo stesso Milesi. 

Per Milesi si tratta della terza vittoria stagionale (foto Tour de l’Ain)
Per Milesi si tratta della terza vittoria stagionale (foto Tour de l’Ain)
Lorenzo, una bella vittoria per finire al meglio questo Tour de l’Avenir.

Sì dai, mi sento bene ora, soprattutto dopo la vittoria di domenica. Era da aprile che non vincevo e ci voleva proprio, un successo in una corsa così prestigiosa è il modo ideale per riprendere e puntare a fare bene nel finale di stagione. 

Com’è arrivata?

Avevo già messo nel mirino la tappa. Un mese fa, quando eravamo in ritiro al Sestriere con la nazionale per preparare la corsa, avevamo fatto la ricognizione delle ultime tre frazioni. Quest’ultima si avvicinava proprio alle mie caratteristiche e ho deciso di puntarci in maniera decisa. 

Raccontacela…

Con Amadori avevamo deciso di seguire i francesi, la nazionale più pericolosa in ottica vittoria di tappa. La fuga partita al mattino era davvero numerosa, eravamo una ventina di atleti, ma già sulle rampe dell’Iseran si è fatta grande selezione e siamo rimasti in sei. Ho provato ad attaccare nella discesa, ma senza riuscire a fare la differenza. Mi sentivo molto bene, così ai meno 3 dall’arrivo ho fatto l’attacco decisivo, che mi ha permesso di arrivare al traguardo da solo

Che Tour de l’Avenir è stato per la nazionale?

A due facce, fino alla sesta tappa potremmo anche dire non troppo positivo. Nelle prime tappe non siamo riusciti a trovare lo spunto giusto per le volate. Mentre nella cronometro a squadre abbiamo perso due compagni che sono andati oltre il tempo massimo: Bruttomesso e Dapporto. Poi venerdì abbiamo perso anche Martinelli perché non si sentiva bene e non ha preso il via. Siamo rimasti in tre: Piganzoli, Fancellu ed io. 

Così la vittoria di Milesi nell’ultima tappa di Villaroger al Tour de l’Avenir
Così la vittoria di Milesi nell’ultima tappa di Villaroger al Tour de l’Avenir
Un risultato lontano dalle aspettative nella cronometro…

Ci eravamo preparati bene in ritiro, e nella squadra inizialmente ci sarebbero stati Frigo e Germani. L’incidente che li ha messi fuori gioco ci ha destabilizzati e non abbiamo avuto tempo di prepararci nuovamente.

Com’è stato correre in tre nelle tappe decisive?

Meglio del previsto, alla fine quando la strada sale la squadra conta il giusto, la cosa che davvero fa la differenza sono le gambe. Fancellu e Piganzoli hanno dimostrato di avere una grande condizione e questo è bastato per rimanere sempre davanti. 

Piganzoli ha conquistato la quinta posizione nella classifica generale, il migliore degli azzurri (foto Tour de l’Ain)
Piganzoli ha conquistato la quinta posizione nella classifica generale, il migliore degli azzurri (foto Tour de l’Ain)
Quest’anno hai fatto tante corse a tappe, alcune anche con i professionisti, questo ti ha aiutato a crescere?

E’ un metodo di lavoro che preferisco, concentri le gare in una settimana e poi hai più tempo per riposare ed allenarti. Certo, quando la condizione è alta, come ad aprile, vorresti correre sempre, ma tirare il freno a mano è utile per mantenere sempre una buona condizione.

Ora il prossimo impegno con la nazionale sarà il mondiale, ci sarai?

Ho parlato in questi giorni con Amadori, farò sia la prova a cronometro che quella in linea. Pensavamo, come nazionale, di avere un posto in più grazie alla Coppa delle Nazioni, ma non sarà così. Per il momento, tra i ragazzi che hanno fatto l’Avenir, sono l’unico sicuro della convocazione

Alle spalle di Piganzoli è arrivato Fancellu, una prova solida la sua, sempre sulla ruota dei primi (foto Tour de l’Ain)
Alle spalle di Piganzoli è arrivato Fancellu, una prova solida la sua, sempre sulla ruota dei primi (foto Tour de l’Ain)
E’ un percorso adatto alle tue caratteristiche?

Percorreremo il circuito finale della prova dei professionisti per dieci volte. L’unica difficoltà sarà lo strappo di un chilometro, quindi dipenderà molto dall’intensità con la quale lo affronteremo ai vari passaggi. Io mi sento pronto, sto bene, partiremo per l’Australia il 13 settembre, e il 19 farò la cronometro.

Hai da riprenderti un po’ di fortuna dopo la scivolata fatta al campionato italiano…

Sì, e dovrò anche riscattare la prestazione non perfetta dell’europeo. Diciamo che in generale vorrei ripartire da come mi sentivo ad aprile in Belgio, dove ho vinto l’ultima prova contro il tempo. In queste due settimane che ci dividono dalla partenza lavorerò bene soprattutto sulla cronometro, il ritmo per la corsa in linea ce l’ho, dovrò fare qualche allenamento per mantenere la condizione.

Riecco Martinez, pronto a prendersi il Val d’Aosta

15.07.2022
5 min
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La terza tappa del Giro della Valle d’Aosta doveva essere, ed è stata, lo spartiacque tra la gara aperta a tutti e quella che introduce “all’inferno”. Le ultime due frazioni infatti sono assolutamente per scalatori. E scalatori puri possibilmente. Uno fra tutti: Lenny Martinez.

La Aosta-Aosta, sotto un sole martellante, va al francese Alex Baudin, della Tudor Pro Cycling, la combriccola di Fabian Cancellara. Bravo, coraggioso, abile nella guida nelle strette strade finali.

Dal Giro…

Bravo Baudin, ma il padrone della corsa è ancora Lenny Martinez. Il giovane francese arriva con il gruppo. Oggi la sua squadra ha controllato. Ancora una volta il più prezioso in fase di avvio è stato il neotricolore Lorenzo Germani.

Lenny è arrivato in gruppo con il segno del sudore sui pantaloncini, ma anche con una freschezza e una lucidità che ci hanno colpito.

«Se vogliamo parlare – ci ha detto Martinez – okay, ma vi prego solo di andare all’ombra».

Gli altri man mano si sdraiavano sotto al mega tendone in piazza Chanoux.

In una viuzza più fresca, con Martinez riprendiamo il filo proprio dal Giro d’Italia U23. Solo tre settimane fa era a Pinerolo e poi cosa ha fatto?

«Per alcuni giorni ho staccato del tutto – spiega Lenny – riposo totale: un po’ di piscina, relax, mi sono abbronzato! Tanto Netflix. Poi sono stato a Besancon (sede della Groupama-Fdj, ndr) con alcuni dei ragazzi per andare al campionato nazionale. Poi ancora, abbiamo ripreso, ma con delle uscite davvero tranquille».

«E sì, credo proprio che il riposo mi abbia fatto bene. Sono ripartito benone». E non è un caso che Lenny abbia subito ritrovato ottime sensazioni e fatto ancora buone prestazioni.

«Buone prestazioni sì, ma credetemi è dura, specie con questo caldo. Ma ho lavorato per questo. E l’estate è lunga». 

VdA nel mirino

Il francese si tiene stretta la maglia gialla. Già a Pinerolo, dove era finito il Giro, pensava al Valle d’Aosta. Sapeva che questa corsa così importante poteva essere perfetta per lui.

«Quando abbiamo ripreso a fare di più – dice Martinez – non siamo andati in altura, non l’ho mai fatta ancora. 

«Siamo venuti direttamente qui in Valle d’Aosta. Sono già diversi giorni che alloggiamo nello stesso hotel. E ne abbiamo approfittato per vedere tutte le tappe di questa gara».

Martinez vorrebbe pedalare un po’. Vorrebbe defaticarsi. «Giusto cinque minuti», chiede. Ma il responsabile della corsa è impassibile e lo porta nel tendone con gli altri.

Alex Baudin (Classe 2001) arriva in solitaria ad Aosta (foto Alexis Courthoud)
Alex Baudin (Classe 2001) arriva in solitaria ad Aosta (foto Alexis Courthoud)

Salite sì, distanza no

Lenny dice che le tappe di questa corsa sono tutte belle, tutte dure. Soprattutto le ultime due.

«Mi preoccupa un po’ quella di domani (Coumarial, ndr) – dice – perché è dura e molto lunga. E io sono al primo anno».

Bellissima questa risposta. Gli facciamo notare che al Giro U23 nel giorno di Santa Caterina Valfurva però ha fatto una “bella” esperienza e che magari ha preso le misure con certe distanze.

Quel giorno aveva dominato fino all’ultima ora di corsa poi era crollato. E infatti Lenny storce il capo e ribatte: «Su certe distanze faccio ancora fatica».

Probabilmente con la squadra cercheranno di correre in difesa. Rispetto al Giro hanno la maglia, hanno già una tappa nel sacco e il secondo in classifica è  Reuben Thompson, campione uscente, ma anche compagno di squadra. Tutt’altra situazione tattica rispetto al Giro.

Milesi coriaceo

Intanto sotto il tendone si radunano un po’ tutti. I cinque della fuga si scambiano pacche sulle spalle a vicenda. Gloag, uno dei più accreditati, è il primo a complimentarsi con Baudin e con Lorenzo Milesi.

«Vado forte da un po’? Sì, ma quel che conta è vincere – dice Lorenzo un po’ deluso – Forse oggi ho pagato anche un po’ lo sforzo di ieri. Anche ieri infatti ero andato in fuga, ma sapevo che se dovevo fare qualcosa era in questi due giorni. Il primo e gli ultimi due sono troppo duri per me. E così ho dato il tutto e per tutto».

«Conoscevo il finale e quella rotatoria, dove gli altri sono andati dritti l’ho fatta bene, perché nei giorni prima l’avevo sbagliata anche io!».

E con quella manovra per pochissimo Milesi, che stava rincorrendo, non riusciva a riprendere anche Baudin.

«Sono rimasto un po’ sorpreso – conclude Milesi – dall’attacco di Baudin sul primo degli ultimi due strappi, ma credo che non sarebbe cambiato molto. Non sarebbero cambiate le cose, sia che non fossi rimasto sorpreso, sia che lo avessi ripreso dopo la rotatoria. La gamba non era super, ma come ho detto forse ho speso troppo ieri».

Piganzoli tricolore: è lui il miglior U23 a cronometro

22.06.2022
3 min
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Il meteo non prometteva bene, ma il tempo con gli U23 è stato clemente: la pioggia ha smesso di scendere proprio qualche minuto prima della partenza degli atleti. 35,6 chilometri veloci, qualche curva più tecnica e lo strappo dell’Abbazia di Rosazzo. Una prima parte più veloce, pianeggiante e senza particolari difficoltà. La seconda parte invece più impegnativa, con la salita e una discesa veloce.

Dopo il Giro d’Italia per Piganzoli appena qualche giorno di recupero e pochi allenamenti specifici
Dopo il Giro d’Italia per Piganzoli appena qualche giorno di recupero e pochi allenamenti specifici

Piganzoli ticolore

Il migliore è Davide Piganzoli (Eolo-Kometa), il nuovo campione italiano a cronometro, sceso per terz’ultimo dalla rampa di lancio al Velodromo di San Giovanni al Natisone. Una corsa gestita bene, con tempi regolari: il cronometro all’intertempo segna uno dei tempi migliori, è secondo. Davide prosegue poi la sua crono tricolore con una media complessiva di 48,473 orari.

Nel 2020, Piganzoli era stato terzo ai tricolori juniores a crono, dietro Milesi e Garofoli
Nel 2020, Piganzoli era stato terzo ai tricolori juniores a crono, dietro Milesi e Garofoli
Davide, te l’aspettavi di tornare a casa con il tricolore sulle spalle?

Devo ammettere che è una vittoria abbastanza inaspettata. Dopo il Giro mi sono preso solo tre giorni di pausa e non ho preparato la crono come avrei voluto, ma sono contento.

Come ti sei sentito durante la corsa?

Tutto sommato bene. All’intertempo dall’ammiraglia mi hanno detto che ero sui tempi del primo. Ho saputo anche della caduta di Milesi, a cui auguro un pronto recupero. Siamo amici, mi è dispiaciuto molto. Sul finale mi sentivo stanco e stavo calando, ma dall’ammiraglia mi facevano grande tifo, ci ho creduto.

La seconda parte sulla carta era quella un po’ più difficile, dove bisognava mantenere stabile l’andatura…

Sì, infatti sono andato forte, senza dare tutto e poi sul finale sono riuscito a recuperare un pochino.

PIganzoli è stato il solo corridore Eolo-Kometa fra agli U23, mentre hanno corso in 4 tra i pro’
PIganzoli è stato il solo corridore Eolo-Kometa fra agli U23, mentre hanno corso in 4 tra i pro’

Montefiori e Olivo sul podio

Insegue a pochi secondi di distanza Matteo Montefiori (InEmiliaRomagna) che conclude la sua prova con 5”79 di ritardo. Ottima anche la prova di Bryan Olivo (Cycling Team Friuli): dopo aver ripreso i tre corridori partiti prima di lui e l’ottimo intertempo di 23’07”72, il friulano sale a fine giornata sul terzo gradino del podio

Giornata sfortunata invece quella di Lorenzo Milesi, il grande favorito di oggi, in forza alla Development Team DSM, che coinvolto in una caduta pochi chilometri dopo la partenza, decide di terminare così la propria corsa verso il tricolore.

Giro under archiviato. Milesi a tutta verso la crono tricolore

22.06.2022
4 min
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E’ già spianato verso la cronometro tricolore Lorenzo Milesi. Il ragazzo del Team Dsm punta forte sulla prova contro il tempo di oggi riservata alla sua categoria, quella degli under 23.

Il lombardo è reduce da un ottimo Giro d’Italia U23. Non ha vinto, ma è sempre stato nel vivo della corsa. Spesso è andato in fuga. E anche in salita è sempre stato davanti, almeno sulle scalate non troppo dure.

Nell’ultima tappa verso Pinerolo, grande azione di forza da parte di Milesi (in testa) e Miholjevic
Nell’ultima tappa verso Pinerolo, grande azione di forza da parte di Milesi (in testa) e Miholjevic

Sempre nel vivo

Per esempio era davanti nel giorno di Peveragno, quando la Groupama-Fdj ha provato a far saltare il banco. Quel giorno però aveva ricevuto l’ordine di non tirare e chissà se con un motore in più come il suo le cose sarebbero andate diversamente ai fini della generale.

Anche nella frazione finale Milesi ha spinto forte. Lorenzo Germani e company hanno dovuto faticare un bel po’ per chiudere su lui e Miholjevic.

«Ci ho provato in diverse tappe – conferma Milesi – solo che la fuga non è mai arrivata. I miei compagni sono andati bene. Torniamo a casa con un sesto e un nono posto. Per me quindi è stato un Giro positivo».

Anche il cittì Amadori lo ha seguito da vicino ed ha esaltato le sue prestazioni e quelle di Germani, tra i più attivi degli italiani sul passo.

Milesi (classe 2002) in fuga con Merchan della Drone-Hopper alla Per Sempre Alfredo (corsa in azzurro)
Milesi (classe 2002) in fuga con Merchan della Drone-Hopper alla Per Sempre Alfredo (corsa in azzurro)

Incidente alle spalle

Lorenzo aveva avuto un bruttissimo incidente in primavera. Lo avevamo visto super competitivo alla Per sempre Alfredo dove addirittura aveva combattuto con gente del calibro di Marc Hirschi e poi questa caduta in allenamento una manciata di giorni dopo. Uno stop che ha complicato le cose, ma non ha arrestato sogni ed obiettivi.

«Ormai dall’incidente sono passati due mesi e mi sono ripreso – Milesi non ammette scuse mostrando ancora una volta il suo carattere battagliero – speravo solo di fare qualcosa meglio come risultato in questo Giro e in questo lasso di tempo.

«Esco dal Giro meglio di come ci sono arrivato o almeno uguale. Comunque mi ero preparato bene. Quel che mi interessa adesso sono gli italiani. Soprattutto quello a cronometro, che è un obiettivo. Ma anche l’europeo direi.

«Questo volume di lavoro fatto al Giro sicuramente mi sarà utile per l’italiano. Forse è un po’ troppo ravvicinato. Bisognerà essere bravi a recuperare bene lo sforzo. Vediamo… ».

Sostanzialmente dopo il Giro Milesi ha pensato solo a scaricare. «E a fare un po’ di attivazione il giorno prima della crono (cioè oggi, ndr)».

Il giorno dopo la corsa rosa, Lorenzo è uscito con la bici da strada per defaticare un po’, per scaricare le tossine accumulate anche nella tappa finale. Poi ha inforcato la bici da crono.

Lorenzo Milesi in azione al Triptyque des Monts et Chateaux dove ha vinto la prima tappa e la frazione a crono
Lorenzo Milesi in azione al Triptyque des Monts et Chateaux dove ha vinto la prima tappa e la frazione a crono

Passistoni (e Piganzoli)

Il tracciato friulano si annuncia molto veloce e filante. Lo avevamo analizzato anche con Marco Velo, il cittì della crono. E’ un percorso per passisti potenti e la potenza per Milesi non è un problema.

Semmai potrebbe esserlo la distanza, 35 chilometri come per gli elite uomini e donne, ma quella è la stessa per tutti e dovrebbe spaventare meno lui che i suoi avversari.

«Il percorso non l’ho provato. Con la scusa di spostarmi sempre tra Olanda e Italia – dice Milesi nonostante abbia colto una vittoria proprio contro il tempo – quest’anno mi sono allenato poco con la bici da crono. Non sempre ho avuto la possibilità di portarla con me. Però ci abbiamo lavorato d’inverno. La squadra mi ha messo in posizione e poi gli allenamenti sono diversi. E di sicuro mi alleno più dell’anno scorso… Perché mi sono reso conto che facevo davvero poco!».

Infine uno sguardo sui rivali più pericolosi. Gli U23 al via saranno poco meno di trenta, un numero relativamente incoraggiante se si guarda al passato.

«Beh – dice Milesi – i rivali più accreditati sono Frigo, che però non so se sarà al via, visto che si era fatto male, e Germani (anche se Germani non dovrebbe esserci, ndr). Lorenzo è andato molto forte in questo in Giro. Ma anche Piganzoli».

Quando emerge il nome del corridore della Eolo-Kometa U23 gli chiediamo se non sia un po’ “leggerino” per quel tipo di percorso. Allora Milesi ribatte: «Piga leggerino? Anche lo scorso anno ha fatto terzo e poi ci siamo sempre allenati assieme e so quanto va forte».

Milesi, black out sull’incidente e tanta voglia di ripartire

10.04.2022
3 min
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Dell’incidente Lorenzo Milesi non ricorda nulla. Ammette solo, ridendo a fatica, che si è ritrovato con la mandibola e alcuni denti rotti. Te ne accorgi da come parla che non deve essere semplice, soprattutto adesso che le cose si erano allineate nel modo giusto. Due tappe vinte a Le Triptyque des Monts et Chateaux. La prima, battendo Fredheim nella volata a due su un percorso vallonato. La seconda, nell’ultima tappa a cronometro, lasciandosi dietro Segaert e Hagenes, non proprio due corridori qualunque.

Ritorno a casa

Lo troviamo all’aeroporto mentre sta per tornare a casa. Non ha l’atteggiamento dell’atleta ferito, fosse per lui sarebbe già in gruppo. Vincere aiuta a vincere, fermarsi così non aiuta a… niente.

«Mi aspettavo di andare forte – dice – ho visto che in allenamento andavo bene. Ovvio, vincere è sempre un’altra cosa, però se fai vedere che vai forte e sei a un buon livello, può capitare. Quest’anno ho cambiato completamente approccio e lavoro. Anche l’anno scorso alla Beltrami non andavo piano, magari non così forte, ma facevo anche meno lavoro. E comunque si nota la differenza di non essere più un primo anno. Ora torno a casa e penso che domani (oggi, ndr) ricomincerò ad allenarmi. Spero di fare la Liegi la settimana prossima. Il problema vero sarà mangiare. Adesso non so. Manca una settimana esatta, spero di farcela».

In fuga con Merchan della Drone-Hopper alla Per Sempre Alfredo. Milesi è nato nel 2002
In fuga con Merchan della Drone-Hopper alla Per Sempre Alfredo. Milesi è nato nel 2002

Nessuna solitudine

Casa è San Pellegrino Terme, il paese di Gotti, dove gli inverni sono rigidi e le salite non fanno sconti. L’ha lasciato per il Team DSM e l’Olanda, uno dei tre italiani ad aver fatto questa scelta, un anno dopo Gianmarco Garofoli. Come lui Ursella, nel Development Team e Francesca Barale nel team femminile.

«Qui a Sittard va tutto bene – dice – in teoria sarei dovuto stare per un mese fino all’8-9 maggio, però alla fine è come vivere a casa. Hai tutto. Ti fai la tua spesa, hai tutto lì. La palestra c’è, c’è quello che serve. Usciamo in bici tutti assieme. Ognuno ha il proprio appartamento e per me è come essere a San Pellegrino, perché i miei arrivano sempre la sera. Non soffro di solitudine, insomma. E anche il meteo non è così male. Ho fatto marzo qua e c’è sempre stato bel tempo. Poi ho corso un po’ di gare in giro, quindi sarò stato in Olanda per tre giorni e non so come sia stato il tempo».

Quest’anno Milesi ha partecipato alla Milano-Torino, chiudendo al 69° posto
Quest’anno Milesi ha partecipato alla Milano-Torino, chiudendo al 69° posto

Voglia di ripartire

Il programma è da riscrivere, ma se questa è la sua grinta e i medici danno via libera, c’è da scommettere che la prossima settimana lo vedremo davvero alla Liegi degli U23.

«La Liegi – ammette – e la settimana dopo il Tour Bretagne Cycliste che si corre dal 25 aprile al primo maggio. Poi l’8 maggio ci sarebbe La Fleche Ardennaise e a seguire un po’ di stacco. Anche se, con la scusa che ho fatto 4-5 giorni di stacco, non so bene. E’ un periodo di convalescenza, ma sempre stacco è. E poi si lavorerà pensando al Giro d’Italia. Devo solo capire se riuscirò ad alimentarmi in corsa. Se ce la faccio, io punto alla Liegi e poi vediamo come andrà».