Gand, 30 all’arrivo: Van der Poel è già caduto nella trappola

26.03.2024
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Gregory Rast è stato lo stratega della vittoria di Pedersen alla Gand-Wevelgem. C’era lui sull’ammiraglia del team americano ed è stato lui, 16 stagioni da professionista sulle spalle, a impostare e condurre la riunione del sabato sera. Perché in qualche modo aveva immaginato che sarebbe andata così, pur correndo un grosso rischio del quale ci dirà.

Lo svizzero, che ha compiuto 44 anni a gennaio e ha all’attivo un quarto posto nella Roubaix del 2011, è ancora in Belgio. Tornerà a casa giusto un paio di giorni tra il Fiandre e la Roubaix, ma per il futuro più immediato il suo sarà un orizzonte fiammingo.

Prima del via, Stuyven parlava con Mohoric. Il belga purtroppo ha bucato ed è rimasto indietro
Prima del via, Stuyven parlava con Mohoric. Il belga purtroppo ha bucato ed è rimasto indietro
Domenica tutti hanno visto il grande lavoro della Lidl-Trek. Quando hai iniziato a pensare a quel tipo di tattica per vincere la Gand?

Ho riguardato tutte le gare degli altri anni e penso che fosse abbastanza chiaro che quando scommetti tutti i tuoi soldi su un solo cavallo, rischi di avere dei momenti davvero difficili. Il fatto di differenziare le punte è qualcosa che la Visma-Lease a Bike sta facendo già da qualche anno, ma perché funzioni servono corridori di qualità. Noi non ne abbiamo tanti più di quelli che avete visto, ma penso che abbiano una mentalità diversa da tutti gli altri e siano arrivati a queste gare molto ben allenati e pronti per correre in un certo modo.

Eppure alla Gand si è visto un atteggiamento diverso rispetto ad Harelbeke, anche se venerdì Stuyven è arrivato secondo….

Penso che fossimo tutti super pronti e super motivati già ad Harelbeke, ma tutti sanno che quella è una corsa abbastanza semplice. Non ha senso muoversi prima del Taaienberg e credo che sia così per tutte le squadre. Perciò quando arrivi al punto decisivo, devi essere in una buona posizione, altrimenti non hai alcuna possibilità.

E voi?

Penso che i nostri corridori siano stati bravissimi in questo e abbiamo potuto farlo perché i gregari, corridori come Vergaerde, Gibbons e Mathias Vacek di cui si parla sempre poco, hanno fatto tutto il lavoro per portare i leader in posizione. E poi c’è stato un ragazzo come Alex Kirsch che è andato in fuga (il campione lussemburghese ha chiuso poi al 10° posto, ndr). Penso che ogni squadra abbia cercato di fare la sua tattica, ma quando hai i corridori giusti con l’atteggiamento giusto, allora puoi farcela. La Gand è stata diversa…

Van der Poel è arrivato alla Gand dopo lo show di Harelbeke: tutti temevano i suoi attacchi
Van der Poel è arrivato alla Gand dopo lo show di Harelbeke: tutti temevano i suoi attacchi
Spiega.

Tutti sanno che la gara non inizia mai prima di De Moeren, quando si inizia a tornare indietro e comincia solitamente il vento. Fino a quel punto è stata nervosa, ma non è successo nulla. Dopo De Moeren, ci siamo ritrovati con un gruppo di 29 corridori con dentro i nostri tre leader. Normalmente avremmo voluto che ci fosse anche Kirsh, ma ha avuto una caduta ed è rimasto tagliato fuori. Da lì abbiamo iniziato a lavorare.

In che modo?

Quando siamo arrivati per la prima volta sul Kemmelberg, i ragazzi sono andati full gas. E’ stato Van der Poel a fare la selezione e noi lo abbiamo seguito, continuando con lui. Ma la differenza vera l’ha fatta Johnny (Milan, ndr). Quando hai uno come lui che invece di aspettare lo sprint gioca il tutto per tutto, se tutto va bene hai azzeccato la mossa vincente.

Che cosa vuoi dire?

E’ stato molto bello vedere che l’Alpecin ha dovuto spremersi a fondo per inseguirlo. Chiaro che per fare una mossa del genere devi avere i corridori, penso che tutti vorrebbero farlo.

Alex Kirsch sarebbe stato un’altra pedina importante per il finale, ma si è ritirato in seguito a una caduta
Alex Kirsch sarebbe stato un’altra pedina importante per il finale, ma si è ritirato in seguito a una caduta
Quando avete fatto la riunione per parlare di tattica: sabato sera o sul pullman prima del via?

Per queste grandi gare, facciamo la riunione sempre la sera prima. Faccio io il giro delle stanze e parlo con tutti i corridori. Chiedo loro come la vedono e quale ruolo si aspettano. Poi facciamo la riunione e spieghiamo come dovrebbe andare, in modo che tutti siano coinvolti, conoscano il proprio compito e abbiano tutta la notte per mentalizzarsi ed essere pronti per fare ciascuno il suo lavoro. Se lo facessimo la domenica mattina, qualcuno potrebbe non capire o essere sorpreso. La riunione sul pullman si fa nelle corse a tappe, nelle classiche sempre la sera prima.

E hai parlato con Mads dello sprint contro un corridore come Van der Poel?

Mads è un ragazzo speciale e ha le sue buone idee. Abbiamo ragionato sul fatto che Van der Poel venerdì avesse fatto una gara fantastica, che a volte sembri imbattibile e nessuno si capacitasse di come stesse correndo. Però poi, seguendo la Gand dalla televisione in macchina, abbiamo visto che Mathieu era meno… Mathieu del solito. Non so se si è visto, ma faceva fatica. L’ultima volta sul Kemmelberg e anche nella precedente, non era come ce lo aspettavamo.

In salita ha sofferto più del solito…

E anche mentre tornavamo verso Wevelgem sugli stradoni, abbiamo capito che Pedersen era più forte. Tutto quello che gli abbiamo detto, sapendo che Mads è molto intelligente, è stato fargli presente che Van der Poel voleva sicuramente uno sprint corto, perché ha un’accelerazione migliore della sua. Poche parole, glielo abbiamo semplicemente ricordato. Se l’abbia ascoltato o no, ancora non lo so, ma questo è ciò che gli abbiamo detto nella radio: «Lui vuole uno sprint breve, tu vuoi uno sprint lungo». E alla fine ha vinto partendo ai 350 metri.

Milan è in fuga, Van der Poel deve inseguire da solo con Pedersen a ruota
Milan è in fuga, Van der Poel deve inseguire da solo con Pedersen a ruota
Avevate un piano B, come ad esempio riaprire la corsa e fare la volata, oppure a quel punto l’unica possibilità era il finale a due?

Non so quale fosse la tattica della Alpecin e se fossero più sicuri con la volata di Philipsen. Quello che so è che quando hai due uomini davanti, hai il 50 per cento di possibilità di vincere. Se invece la corsa si fosse riaperta, potevano succedere molte cose, come ad esempio ritrovarsi senza più niente in mano. Credo che in Alpecin abbiano fatto lo stesso ragionamento. Mathieu è il campione del mondo e hanno pensato che potesse battere Mads. Noi sapevamo che Mads può battere Mathieu. Quindi penso che anche loro abbiano avuto il loro bel mal di testa nel decidere cosa fare. Se aspettare per giocarsela con Philipsen o tirare dritto.

E per te, per Gregory Rast, come è stato vincere la Gand attuando la tattica che avevi pensato?

E’ stato fantastico. Alla fine, come ho detto prima, quando arrivi al traguardo con due ragazzi, hai 50 e 50 di possibilità, ma non lo sai finché non superi il traguardo. E intanto pensi. Abbiamo fatto un errore a far attaccare Johnny così presto? Avremmo dovuto salvarlo per fare lo sprint? Alla fine, tutti sono felici e tutti dicono: «Wow, è stato fantastico!». Ma sono abbastanza sicuro che se avessimo perso la gara, ci avrebbero detto: «Siete stati degli stupidi. Avreste dovuto dire a Milan di stare a ruota tutto il giorno e pensare solo allo sprint!». Invece abbiamo deciso di essere aggressivi e Johnny è stato fantastico.

Tutto bene, dunque?

A parte i pensieri. Se il gruppo fosse tornato sotto, Mads sarebbe stato stanco e non avrebbe potuto sprintare bene. Anche Johnny sarebbe stato stanco e nemmeno lui avrebbe potuto fare la volata e saremmo finiti quinti. La linea fra il successo e restare con le mani sulla testa come degli idioti è davvero sottile (ride, ndr).

Il piano è riuscito, Pedersen ha vinto la Gand. E’ il successo di tutta la LIdl-Trek
Il piano è riuscito, Pedersen ha vinto la Gand. E’ il successo di tutta la LIdl-Trek
Pensi che la tattica della Gand sarà ripetibile al Fiandre?

Domenica sarà più difficile, perché sappiamo che sulle salite ripide Mathieu e Wout (Van Aert, ndr) hanno un po’ più di spinta. Però anche Mads è salito sul podio del Fiandre, per cui non abbiamo paura di loro. Sarà un Fiandre diverso perché Pogacar non ci sarà. Tadej vuole sempre la corsa più dura possibile, mentre per gli altri due non è così. Loro sanno che quando arrivano al tale punto, possono attaccare e non sono molti quelli che possono seguirli. Penso che Mads potrà provare a farlo. Van der Poel e Van Aert hanno entrambi cinque stelle, Mads ne ha quattro e mezza.

Pensi che sarà possibile arrivare all’ultimo Qwaremont con tre corridori davanti?

Penso che la gara comincerà abbastanza presto e dovremo avere un certo numero di corridori per entrare nei vari gruppi e far lavorare le altre squadre. Questo almeno è quello che tutti cercano di fare. Penso che Stuyven stia andando forte e penso che avremo anche Toms Skuijns che in salita va forte e si è visto alla Strade Bianche. Quindi forse potremmo avere delle buone possibilità anche domenica. Ci arriviamo di slancio e abbiamo un gruppo davvero forte, non solo i leader. Partiremo per vincere, questo è certo.

Kasper Asgreen, che batté Van der Poel al Fiandre del 2021, disse che il solo modo per vincere contro di loro è non averne paura.

Penso che avesse ragione. Se hai paura, è più probabile commettere errori. Mads in ogni caso non ha paura di nessuno, su questo non ho il minimo dubbio.

EDITORIALE / Fra Mads e VdP, la differenza è stata la squadra

25.03.2024
6 min
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Non sempre le ciambelle riescono col buco, ma è più facile che accada quando si lavora come squadra, mettendo insieme atleti di grande valore e studiando sin dalla vigilia una tattica. E’ questo il senso che resta addosso dopo gli ultimi giorni di gara al Nord e forse anche prima, dal weekend precedente fra la Sanremo e Cittiglio.

Quando ieri dopo l’arrivo della Gand-Wevelgem, vinta da Pedersen con il contributo di Milan, abbiamo mandato un messaggio di congratulazioni a Luca Guercilena, la sua risposta è stata emblematica: «Bel numero del team!». E proprio la squadra è stata la chiave della vittoria su Van der Poel, come lo era stata a Cittiglio nella vittoria di Balsamo su Kopecky e a Sanremo nella vittoria di Philipsen. A ben guardare anche la vittoria di Lorena Wiebes nella Gand delle donne è stata propiziata dal grande lavoro della SD Worx-Protime contro il grande lavoro della Lidl-Trek. Al punto che nessuno ha schiacciato gli altri e la vittoria è derivata dalla maggior punta di velocità dell’olandese sull’azzurra, che comunque ha potuto giocarsi la corsa ad armi pari. Sembra il segreto di Pulcinella, ma non lo è e potrebbe segnalare un cambiamento di mentalità.

La squadra e la testa

Ieri si è visto che Van der Poel è fortissimo, ma non è imbattibile, soprattutto se davanti ha rivali che non perdono la testa. Si è vista una squadra mettere in atto una tattica per anticiparlo e costringerlo a inseguire, allo stesso modo in cui fu lui alla Sanremo a incastrare tutti gli altri, correndo per Philipsen. Alla Gand, il campione del mondo ha provato a fare il suo solito, uscendo allo scoperto a 85 chilometri dall’arrivo. Le gambe non sono sempre le stesse e i percorsi non si somigliano tutti. Le strade impegnative che ad Harelbeke gli hanno permesso di fare la differenza ieri non c’erano, ma lui non se ne è reso conto. Si poteva pensare che ancora una volta avrebbe corso per Philipsen, ma il richiamo del Kemmelberg e delle raffiche di vento è stato più forte di ogni ragionamento. Probabilmente domenica al Fiandre, il corpo a corpo sarà ancora la soluzione migliore, ma la prova di ieri aggiunge un elemento di curiosità.

La sensazione infatti è che la Lidl-Trek sia andata in gara avendo già chiaro come fare per contenere il potentissimo campione del mondo: dal primo dei muri fino agli ultimi 350 metri, quando Pedersen ha lanciato la lunghissima volata con cui ha sfiancato il rivale. Rileggendo la corsa, la squadra guidata da Gregory Rast ha lanciato allo scoperto i suoi uomini, uno dietro l’altro, ricordando il modo di correre che un tempo fu della Quick Step che poi finalizzava il lavoro con Tom Boonen.

Sull’ultimo Kemmel, Van der Poel ha dovuto stringere i denti ed ha accettato la sfida di Pedersen
Sull’ultimo Kemmel, Van der Poel ha dovuto stringere i denti ed ha accettato la sfida di Pedersen

Messo in mezzo

Vista la superiorità del campione del mondo, non avevano altra scelta. Il fatto di averlo circondato con il numero più alto di uomini ha fatto sì che Van der Poel, privo di una squadra alla sua altezza, abbia dovuto cavare da sé le castagne dal fuoco e abbia cominciato a pensare di doversi guardare non solo da Pedersen. Quando Mathieu ha attaccato sul Kemmelberg, si è ritrovato circondato da maglie della squadra americana.

Difficile dire se a quel punto avesse in animo di tentare la giocata individuale a qualsiasi costo. Quel che è certo è che quando all’ultimo passaggio sul celebre muro ha dovuto rispondere all’attacco di Pedersen, non aveva più il brio delle tornate precedenti. Dopo l’arrivo ha ammesso di aver pagato la fatica della gara di Harelbeke, ma ha fatto presto a ricordare che in gruppo c’era anche Pedersen. In realtà venerdì il danese ha chiuso a quasi 3 minuti dal vincitore iridato, quindi sicuramente il suo dispendio energetico è stato inferiore, ma il vero succo della questione è che Mathieu ha letto male la corsa oppure ha creduto di poter giocare ancora una volta da solo.

«La nostra forza in Lidl-Trek – ha invece spiegato Pedersen – è correre come una squadra e non per un unico leader. Non designiamo nessuno come numero uno. Se mi avessero detto di non puntare alla mia vittoria, ma di lavorare per lo sprint di Milan, lo avrei fatto. Abbiamo capito che ciò disturba i nostri avversari, che non sempre capiscono molto bene la nostra strategia».

Conoscendo il finale di gara, l’attacco di Kopecky aveva coinvolto anche Lorena Wiebes
Conoscendo il finale di gara, l’attacco di Kopecky aveva coinvolto anche Lorena Wiebes

Solista senza squadra

Nella gara delle donne, l’altrettanto ambiziosa e iridata Lotte Kopecky ha attaccato sul Kemmelberg e ha portato con sé Lorena Wiebes. Non ha tentato l’azione individuale. E quando sono state riprese, anziché intestardirsi nel cercare la soluzione personale, si è messa al servizio della compagna che alla fine ha portato a casa la vittoria. Dall’altra parte, Elisa Longo Borghini avrebbe potuto correre per sé, ma assieme a Van Dijk e Van Anrooij ha capito che la carta migliore fosse Balsamo e per Elisa hanno lavorato.

Van der Poel si è ritrovato a corto di gambe in fuga con Pedersen a 30 chilometri dall’arrivo. E questa volta, al contrario di quanto fatto a Sanremo, non ha ragionato da leader di una squadra. Avrebbe potuto rialzarsi, non collaborare e favorire il rientro del gruppo, in cui Philipsen avrebbe potuto giocarsi la volata contro Milan e i velocisti rimasti. Ma non lo ha fatto e ha preferito puntare su se stesso, pur consapevole che in certi arrivi Pedersen è più forte di lui. Allo stesso modo aveva perso il Fiandre del 2021 contro Kasper Asgreen e la Roubaix contro Colbrelli: impossibile che non lo ricordasse.

«In realtà neanche io ero sicuro al 100 per cento del mio sprint – ha detto Pedersen – ma sono partito più lungo che potevo per mettergli pressione».

Al Fiandre del 2021, Van der Poel perse la volata lunga contro Asgreen, come accadde anche alla Roubaix contro Colbrelli
Al Fiandre del 2021, Van der Poel perse la volata lunga contro Asgreen

Fiandre in arrivo

A una settimana dal Giro delle Fiandre, la Gand ha mostrato che i solisti della Soudal-Quick Step non sono ancora entrati in gara. La Visma-Lease a Bike porta ancora le cicatrici della sconfitta di Van Aert ad Harelbeke, ma soprattutto ha mostrato che Laporte, Van Baarle e Benoot non sono ancora al livello dei tempi migliori. La Alpecin-Deceuninck ha l’immenso Van der Poel, ma alle sue spalle c’è poco. Pogacar non ci sarà per scelta. E di colpo sulla scena sono piombati i corridori della Lidl-Trek, capaci di mettere le briglie a Van der Poel. Certamente su quel percorso che non concede sconti, Mathieu avrà tutte le carte in regola per puntare alla tripletta. Il gioco sarà capire se la resa di ieri abbia instillato in lui il dubbio che non sempre sia possibile fare tutto da soli.

Consonni: la Sanremo mancata e i piazzamenti in Belgio…

23.03.2024
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Simone Consonni dopo le tre corse in terra belga è già tornato a casa, lo ha fatto la sera stessa della Brugge-De Panne. L’esclusione, già comunicata da tempo, dalla Milano-Sanremo ha condotto il bergamasco della Lidl-Trek verso nord. Nelle tre gare disputate non è mai uscito dalla top 5, dato importante che determina una condizione buona, se non ottima. Lo intercettiamo mentre è indaffarato nelle sue commissioni e ci racconta come sta. 

«Sono appena uscito dall’osteopata – racconta – la caduta di ieri ai meno 35 chilometri si è fatta sentire. Ho qualche dolorino e dei leggeri acciacchi, così sono andato a farmi mettere a posto. Nel provare a stare in equilibrio ho sentito un crampo, solo che in gara non senti male (tanto che ha fatto la volata ed è arrivato quinto, ndr), ma il giorno dopo ti arriva tutto».

Consonni è passato in Lidl-Trek dopo quattro anni alla Cofidis
Consonni è passato in Lidl-Trek dopo quattro anni alla Cofidis

Settimana positiva

Dopo la mancata partecipazione alla Milano-Sanremo, di cui abbiamo parlato con Consonni dopo l’ultima tappa della Tirreno-Adriatico, sono arrivati dei bei piazzamenti. 

«E’ stata una settimana positiva – conferma – come lo è stato tutto l’inizio di stagione. Sia con “Johnny” (Jonathan Milan, ndr) che da solo, ho tirato fuori qualcosa di buono. Questo vuol dire che la condizione c’è, sapevo di stare bene, anche perché durante l’inverno non ho avuto nessuno stop. Devo ammettere che la nuova maglia mi ha dato tante motivazioni, anche dal punto di vista personale».

Nelle tre gare in Belgio il bergamasco non è mai uscito dai primi cinque
Nelle tre gare in Belgio il bergamasco non è mai uscito dai primi cinque
I risultati del Belgio non sono stati una risposta all’esclusione dalla Sanremo?

No. Il mio ruolo alla Classicissima sarebbe stato quello di mettere in posizione il capitano, Pedersen, nel finale. Però non sono quel tipo di corridore, non ho le caratteristiche per portare a termine quel lavoro. La squadra ha scelto in base a idee tecnico-tattiche, non di condizione. 

Dei buoni piazzamenti nelle ultime gare danno morale in più?

Sono contento quando si vince in generale, la Lidl-Trek mi ha preso per aiutare Milan e ne sono consapevole. Mi soddisfa fare bene con Johnny tanto quanto fare bene da solo. Non parlerei di motivazione, quella sarebbe arrivata con una partecipazione alla Sanremo. 

Consonni è stato preso per affiancare Milan e fargli da ultimo uomo, ruolo svolto egregiamente fino ad ora
Consonni è stato preso per affiancare Milan e fargli da ultimo uomo
Questa nuova maglia che cosa ti ha dato in più?

Non dico che è stato come tornare neopro’, ma quasi. E’ come se fosse tutto nuovo, riesco a tirare fuori di più. Vedere che una squadra come la Lidl-Trek ha fiducia nei miei mezzi, sia come ultimo uomo che come corridore, mi rende felice. E’ tornata anche la fame di vittoria che mi è mancata negli ultimi due anni.

In che senso?

Che questa è una squadra dalla mentalità ambiziosa, che va alle gare con l’obiettivo di vincere e non solamente di raccogliere punti. Sono tornato un po’ al Consonni della Colpack, quando correvo per vincere, ma anche per far vincere i miei compagni. E’ una mentalità che ho sempre avuto e che qui ho ritrovato, anche grazie a “Johnny” (Milan, ndr). 

Consonni alla Lidl-Trek ha ritrovato grinta e voglia di vincere
Consonni alla Lidl-Trek ha ritrovato grinta e voglia di vincere
Torniamo alla Sanremo, l’obiettivo è correrla il prossimo anno?

Sì, voglio lavorare per meritarmi di far parte della squadra, mi piacerebbe avere la fiducia del team e andare a gare come questa. 

Hai corso in Belgio, ma il cognome Milan ti ha seguito fin lì, visto che in squadra avevi Matteo il fratello…

I giorni prima ho chiamato Jonathan e gli ho detto che la sua famiglia mi avrebbe dovuto pagare per il baby sitting (ride di gusto, ndr). In aeroporto a Bruxelles dovevo prendere il treno con Matteo, mi ha scritto e ho visto “Milan” sullo schermo, ho pensato: «Questi mi perseguitano!». 

Nelle gare in Belgio, Consonni ha trovato un altro Milan: Matteo, fratello di Jonathan (foto LidlTrek)
Nelle gare in Belgio, Consonni ha trovato un altro Milan: Matteo, fratello di Jonathan (foto LidlTrek)
Come è stato correre con Matteo?

E’ giovane, tanto, quindi ancora acerbo per queste gare sulle pietre, ma ha tanta voglia di fare. Ha grinta e un grande motore. Lui e Jonathan hanno lo stesso fremito di voler correre sempre avanti, il più grande sta imparando a gestirlo, Matteo non ancora. Deve prendere ancora le classiche “botte sui denti”, ma il motore sul quale lavorare c’è.

Balsamo e Parigi: la strada o la pista? Si decide dopo aprile

18.03.2024
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Elisa Balsamo che vince il Trofeo Binda, tiene un piede su strada e intanto con la coda dell’occhio guarda alla pista. Saranno pure coincidenze, eppure quando prima del via della corsa di ieri ci siamo fermati a parlare con lei, seduta sui gradini del pullman della Lidl-Trek, l’idea era proprio quella di capire in che modo sia strutturata la sua stagione. La vittoria ci ha brevemente distratto, ma rieccoci sul pezzo. Già a dicembre, in occasione dell’incontro nel ritiro di Calpe, il tema era stato messo sul tappeto, ma era troppo presto per approfondirlo.

Si è capito ad esempio che Milan e Ganna non potranno correre la prova su strada, vista la vicinanza della corsa con le qualificazioni del quartetto: 3 agosto la prima, 5 agosto la pista. Diventa pertanto motivo di interesse capire in che modo verrà gestito il settore femminile, che correrà su strada il 4 agosto e inizierà con la pista ugualmente due giorni dopo (6 agosto).

Elisa Balsamo è uno dei… vagoni di pregio del trenino azzurro: oro a Roubaix nel 2021 e agli ultimi europei
Elisa Balsamo è uno dei… vagoni di pregio del trenino azzurro: oro a Roubaix nel 2021 e agli ultimi europei

Le medaglie sicure

Bennati ha giustamente dichiarato che in quanto tecnico azzurro deve tenere conto dell’economia delle medaglie. Quella dell’inseguimento a squadre maschile è una delle più probabili, mentre Ganna e Milan non hanno mai vinto una classica su strada e non è detto che a Parigi sarebbero in grado di fare risultato.

Nel caso di Balsamo il discorso si complica parecchio. E’ vero che il quartetto femminile potrebbe correre per l’oro, ma è altrettanto vero che le chance della piemontese di arrivare all’oro su strada sono sotto gli occhi di tutti. Elisa ha vinto il mondiale di Leuven e per ammissione dello stesso cittì Sangalli, il finale del percorso di Parigi ricorda molto quello di Cittiglio. E’ una questione difficile da affrontare e si è stabilito di farlo dopo le classiche di aprile, con grande collaborazione fra lo stesso Sangalli e Marco Villa. Ma prima o poi bisognerà parlarne, con la sensazione che nessuno abbia voglia di privarsi della piemontese.

Elisa Balsamo è stata iridata nel quartetto, ma ha vinto anche il mondiale su strada del 2021 a Leuven
Elisa Balsamo è stata iridata nel quartetto, ma ha vinto anche il mondiale su strada del 2021 a Leuven

Un giorno per volta

Balsamo è un’atleta che ha fatto della disciplina il suo punto di forza. E se ha deciso di ragionare per momenti distinti, forse è anche perché non serve a niente fasciarsi la testa prima del tempo. L’infortunio dello scorso anno le ha insegnato che basta davvero poco perché i piani cambino senza poterci fare nulla. E questo tutto sommato si è trasformato anche in una lezione da cui apprendere a non guardare troppo lontano. Programmare va bene ed è necessario, vivere il presente al proprio meglio è decisivo.

«Diciamo che sto cercando di lavorare a blocchi – ha spiegato – quindi per adesso le Olimpiadi sono ancora molto lontane. Riprendersi dall’infortunio è stato difficile e comunque quasi tutto il finale di stagione dell’anno scorso è stato compromesso. Ho ripreso la preparazione dopo un bel periodo di vacanza e l’inizio non è stato semplice, perché comunque ho dovuto ricostruire la base che avevo perso con la caduta. Però è stato un inverno positivo, quindi per ora sono contenta del lavoro fatto.

«Ora mi concentro sulla primavera e penso che sia importante per me cercare di fare delle buone prestazioni. Siamo già nel vivo, adesso iniziano le gare che mi piacciono di più. La Ronde van Drenthe (seconda alle spalle di Lorena Wiebes, ndr) della settimana scorsa è stata un primo appuntamento di un certo valore. Ci sto arrivando bene, ho lavorato tanto e quindi spero di raccogliere buoni risultati».

Due clienti speciali

Al Trofeo Binda ha battuto Lotte Kopecky, campionessa del mondo in carica e riferimento anche in pista. E se questo può essere un punto di contatto, le affinità tecniche sono esigue, dato che la belga è un concentrato di potenza fuori dal comune. A parità di altezza (Elisa con 1,71 è un centimetro più alta), Kopecky porta con sé 11 chili di muscoli in più che la rendono una gran brutta cliente e di fatto la sottraggono a confronti troppo frequenti. Nel mezzo c’è Lorena Wiebes (stessa altezza e 5 chili più di Elisa: 60): la velocista dello stesso Team SD Worx, che per la piemontese è una sorta di bestia nera. L’ultimo scontro diretto c’è stato domenica scorsa alla Ronde Van Drenthe: prima l’olandese, seconda l’azzurra.

«Domenica Wiebes ha dimostrato di essere più forte – ha commentato Elisa – e quando qualcuno è più forte, non si può fare altro che togliersi il cappello. Però comunque sono soddisfatta di come sto lavorando. Nessuno è imbattibile, quindi prima o poi riusciremo a metterle la ruota davanti. E’ veramente forte, quindi se uno non fa tutto alla perfezione, è difficile batterla. Penso che sia importante cercare di coglierla di sorpresa, magari provando ad anticipare le sue prime pedalate, che sono davvero micidiali.

«Ho cambiato un po’ i lavori in palestra per diventare un po’ più potente ed esplosiva, però anche quello è un equilibrio delicato. Se carico troppo con i pesi o per raggiungere un picco più alto di watt, finisco col perdere in salita e quindi devo trovare il giusto bilanciamento. Anche perché lei alla fine non è solo una velocista. Tiene sugli strappi e sulle salite brevi, quindi è completa».

Come conferma questa sua su Instagram, i pesi fanno parte della routine di Elisa Balsamo
Come conferma questa foto su Instagram, i pesi fanno parte della routine di Elisa Balsamo

Rotta sul Nord

Ora l’attenzione si sposta alle corse del Belgio. Uno dei primi ricordi, sin dal nascere di bici.PRO, è un pomeriggio trascorso nelle Fiandre con l’allora Valcar-Travel&Service in una villa sperduta nel nulla. C’erano tutte le ragazze. C’era Arzeni con il suo staff che le portava a correre e a scoprire i percorsi. E c’era Dalia Muccioli che cucinava per loro. Elisa aveva con sé un grosso libro e studiava per l’esame successivo: le mancava poco alla laurea in lettere, conseguita il 31 marzo dello scorso anno.

«Conoscere i percorsi è importante – spiegava ieri mattina – ormai sono un po’ di anni che bazzico in questo mondo, conosco abbastanza bene le strade, però ripassarle è fondamentale. Non stravedo per fare le recon, non mi fanno impazzire, però per alcune gare sono sicuramente importanti. Quando vai su quelle strade, anche in allenamento, senti sempre un po’ di tensione. Sei sul percorso della gara, non riesci a staccare completamente la testa. Correrò De Panne giovedì prossimo (21 aprile, ndr), Gand-Wevelgem, Fiandre e Roubaix.

«Il Fiandre per me è la più bella, sogno di essere lì davanti a giocarmela. So che tenere certi atleti su quegli strappi è veramente difficile, però anche a livello tattico essere nel primo gruppetto alle loro spalle potrebbe essere importante per la squadra. Poi vado a Milton per la Coppa del mondo su pista. Sicuramente si pensa anche già all’estate, dopo la primavera farò una piccola pausa per cercare di recuperare energie e ricominciare la preparazione in vista di altri appuntamenti importanti».

La famiglia (compreso il nonno) erano presenti anche ieri a Cittiglio. Qui i genitori alla Valenciana
La famiglia (compreso il nonno) erano presenti anche ieri a Cittiglio. Qui i genitori alla Valenciana

Nodo da sciogliere

Sembra quasi che le Olimpiadi non voglia nominarle. La sensazione è che, sia pure non ammesso da alcuno, ci sia in corso un braccio di ferro col sorriso sulle labbra. I risultati di aprile saranno decisivi per le scelte? Anche questo sarebbe un modo singolare di prendere la decisione. Il ciclismo femminile ammette il doppio impegno, vista anche la ricchezza di atlete a disposizione di Villa?

Quello che per ora è dato di sapere è che Lotte Kopecky, battuta ieri da Balsamo a Cittiglio, correrà la prova olimpica su strada e poi su pista sarà presente nell’omnium e forse nella madison. Aspettiamo le corse di aprile, ma la matassa sembra già ben ingarbugliata.

Balsamo piega Kopecky e si regala il bis al Trofeo Binda

17.03.2024
6 min
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CITTIGLIO – Quando si è capito che sarebbe finita in volata fra Balsamo e Kopecky, non solo per partigianeria, abbiamo iniziato a fregarci le mani. L’arrivo del Trofeo Binda è traditore e niente affatto banale: prima di prenderci le misure, devi sbagliarlo almeno una volta. Elisa Balsamo lo conosce come le sue tasche, per la campionessa del mondo invece era la prima volta.

Quando la piemontese si è fermata, era scossa da un’emozione profonda come le scariche di adrenalina della volata. E quando accanto è arrivata la compagna Shirin Van Anrooij, prima lo scorso anno, le due si sono abbracciate per festeggiare l’ottima riuscita del piano (foto di apertura). La Lidl-Trek aveva assegnato all’olandese il compito di controllare le scalatrici e alla piemontese l’incarico di fare la volata.

«Questa è una volata che a me piace particolarmente – spiega Balsamo – perché è un po’ in salita e ormai ho capito che non bisogna partire troppo lunghe, perché altrimenti ti si aprono le gambe. Sapevo che Kopecky era la più veloce nel gruppetto, quindi ho deciso di prendere la sua ruota ed è stata la decisione giusta. Il nostro punto di forza, oggi come sempre, è proprio la squadra. Per cui possiamo non avere l’individualità più forte, però corriamo sempre come gruppo per cercare di essere la squadra più forte».

Balsamo ha lasciato partire Kopecky e poi l’ha saltata approfittando del suo calo
Balsamo ha lasciato partire Kopecky e poi l’ha saltata approfittando del suo calo

«Shirin – prosegue Balsamo – doveva coprire gli attacchi delle scalatrici più forti e così è stato. Quando abbiamo visto che in cima all’ultima salita era rimasto un gruppettino, si è messa a mia disposizione e per questo io la ringrazio infinitamente. Siamo una bella squadra affiatata e non ci pensiamo neanche un secondo quando dobbiamo metterci a disposizione delle compagne. Questo secondo me nel ciclismo fa la differenza, ma l’ultima salita è stata una vera sofferenza…».

Agganciata per un capello

Elisa è una velocista, ma tiene sugli strappi e sulle salite medie. Quando però a fare il ritmo sono le scalatrici, per restare agganciata ha bisogno di stringere forte i denti. E anche oggi, all’ultimo passaggio sulla salita di Orino, ha scollinato agganciata per un capello.

«Non volevo mollare – spiega – perché sapevo che se fossi riuscita ad arrivare col gruppetto in cima, poi avrei avuto buone possibilità di fare podio. Atlete veloci non ne erano rimaste molte e poi, in qualche modo, quando un velocista sente il profumo dell’arrivo, rinasce (sorride, ndr). Sapevo che per me sarebbe stato il punto più difficile. Ci tengo sempre a questa gara, quindi sono partita carica. Però sapevo che sarebbe stata dura e alla fine infatti è venuta estremamente selettiva e a molte sono mancate le gambe».

Il Trofeo Binda ha visto il debutto stagionale di Marta Cavalli dopo l’infortunio in allenamento
Il Trofeo Binda ha visto il debutto stagionale di Marta Cavalli dopo l’infortunio in allenamento

L’atleta ritrovata

L’inizio di stagione l’ha vista vincente per due volte alla Vuelta Valenciana, come pure nel 2022, quando la tappa fu una, ma ugualmente venne la vittoria di Cittiglio con la maglia iridata. Nel frattempo il ciclismo delle ragazze è cambiato di molto. Lotte Kopecky e Lorena Wiebes sono diventate lo spauracchio di ogni corsa e per vincere non basta più avere un buono spunto veloce. Tutto è diventato dannatamente più difficile.

«Anche io credo di essere migliorata – dice – mi sto allenando sempre più duramente. Il ciclismo femminile sta crescendo in modo esponenziale, quindi se una persona non si migliora, i risultati non arrivano. Mi sto impegnando al massimo e sicuramente ottenere dei buoni risultati è incoraggiante. C’è un gruppo estremamente competitivo, quindi si deve per forza arrivare alle gare al 110 per cento della propria condizione fisica, altrimenti non c’è alcuna possibilità di portare a casa un podio. E questa rispetto al passato è una grande differenza».

Alla partenza, il cittì Sangalli ha fatto il punto con le sue azzurre: qui con Balsamo e Realini
Alla partenza, il cittì Sangalli ha fatto il punto con le sue azzurre: qui con Balsamo e Realini

Lampi di azzurro

Il Trofeo Binda è stato anche la gara del rientro alle corse di Marta Cavalli, dopo l’ultimo infortunio. La piemontese ora è attesa a un periodo di tre settimane in altura, in cui inizierà a ricostruire la condizione per le sfide dell’estate. E’ stata la gara che ha visto fra le dieci anche Soraya Paladin e Silvia Persico: un bel gruppo di azzurre che non è sfuggito allo sguardo del cittì Sangalli, presente a Cittiglio.

«Abbiamo ritrovato un’atleta come Balsamo – spiega – che ha lavorato tanto ed è finalmente in grado di dare il meglio di sé. E si è dimostrato che con una squadra forte si mette in difficoltà anche la Kopecky. Questo è un arrivo traditore, lo vedi lì e non arriva mai. E se anticipi, sei spacciato. La Balsamo insicura dello scorso anno era figlia dell’infortunio e in questo ciclismo se sei meno del 100 per cento, non vinci. Abbiamo ritrovato la fuoriclasse che ci era mancata.

«Allo stesso modo, ho visto un’ottima Soraya Paladin, che ha corso bene di rimessa. E bene anche Silvia Persico, che ha pagato un po’ l’inverno diverso senza ciclocross. Sta arrivando adesso alla condizione, come volevamo un po’ tutti, perché quest’anno non possiamo arrivare lunghi, vista l’estate che ci aspetta. Inoltre sono contento di aver visto il rientro di Marta Cavalli, che ha fatto bene a venire qui oggi. E’ rimasta con le prime fino all’ultimo, poi è normale che le sia mancato il ritmo gara. Insomma torno a casa felice, anche per aver visto davanti Malcotti, Quagliotto e Barale. Domani parto per Parigi di buon umore. Il percorso delle Olimpiadi  dovrebbe essere più facile di questo, ma serviranno atlete capaci di tenere duro e oggi ne abbiamo viste di buone».

Sul podio del Binda, Kopecky iridata, Balsamo ex iridata e la giovanissima Pieterse
Sul podio del Binda, Kopecky iridata, Balsamo ex iridata e la giovanissima Pieterse

La vera parità

Prima di salutare il quartier generale del Trofeo Binda, Elisa Balsamo ha un lampo di orgoglio, in risposta ad Alessandro Brambilla, secondo cui in alcuni ambiti dello sport italiano le donne sono in evidenza più degli uomini: curioso di sapere se lei si senta in qualche modo superiore, ad esempio, a Milan e Ganna. 

«Questo dovreste dirlo voi – risponde Balsamo – noi il nostro lo facciamo e cerchiamo di farlo al meglio. Poi ci appelliamo alla stampa, a voi dei media, perché parliate anche di noi. Il ciclismo femminile ha fatto tanti passi avanti e non abbiamo niente in meno rispetto agli uomini, se non la visibilità. Oggi c’era un pubblico degno di una gara dei pro’. Le dirette televisive ci sono e forse sarebbe ancora più bello se diventassero più lunghe. Sarebbe ancora meglio se i giornali ci dessero pari visibilità. Io penso che i sacrifici che facciamo noi li fanno anche gli uomini, quindi non abbiamo niente di più e niente di meno rispetto a loro».

Alla gara di Cittiglio erano presenti pochi media e questo è un fatto. La RAI ha trasmesso in diretta per un’ora e 40 minuti: nella conferenza stampa di presentazione, Alessandro Fabretti che nella tivù di Stato è il responsabile del ciclismo, ha detto di voler lavorare per la diretta integrale della corsa. E in effetti, la gara vera e propria è iniziata quando sono arrivate le moto di ripresa. Per il resto, c’erano diversi fotografi, la stampa locale, un inviato dal Belgio per Lotte Kopecky e poco altro. La media finale è stata di 38,292. Il WorldTour ha cambiato tutto, non approfittarne è davvero miope.

La Sanremo di Milan: un giorno da leone, ma che fatica…

17.03.2024
4 min
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SANREMO – Una corsa da leone. Da uno che lo staccano sulla Cipressa (foto di apertura), però non molla, rientra e tira a bocca aperta come un diavolo per portare i compagni sul Poggio. In estrema sintesi, la Sanremo di Jonathan Milan è stata proprio questa. Un conto è correrla da giovane, con le attese limitate al fare esperienza. Altra cosa è farlo nei panni di uno che ha vinto due tappe alla Tirreno-Adriatico, battendo i velocisti più forti: Philipsen su tutti. Poi magari nella testa del friulano la differenza non c’è stata neppure per un istante, ma è certo che tante interviste alla vigilia nelle due edizioni precedenti non gliele avevano fatte. Per cui ci pensi. E quando arriva la Cipressa dove tutto si accende, ti chiamano allo scoperto e la musica cambia.

Al via della Sanremo, Milan era indicato tra i possibili favoriti: forse troppo presto?
Al via della Sanremo, Milan era indicato tra i possibili favoriti: forse troppo presto?

Cipressa quasi record

Alla partenza si faceva un gran parlare di tempi. Se la salita di Costa Rainera si fosse fatta in 9’50”, Milan ce l’avrebbe fatta. Se si fosse fatta in 9’20”, invece no. Ieri la Cipressa l’hanno scalata in 9’26” perché a un certo punto la UAE Emirates non ce l’ha più fatta a dare gas e Milan ugualmente, a un tratto, ha sentito accendersi la riserva. Fino a quel punto, era parso che tutto andasse bene e chissà se fra le analisi del dopo corsa si valuterà anche la scelta di partire con il 56, che potrebbe logorare se inavvertitamente non si compensasse con i pignoni posteriori. Ma questi sono discorsi a posteriori, da approfondire al momento debito. Quel che si può dire nell’immediato è che come fanno i corridori veri, Milan si è gestito, restando con la testa sul pezzo. Pensando a cosa fare per sostenere i compagni nel tratto che restava.

«Sì, è andata così – dice con voce flebile da uomo stanco – alla fine sui Capi stavo bene. Invece un po’ prima che finisse la Cipressa, sono finito nelle retrovie. Sono rientrato prima del Poggio e sapevo che le energie erano quelle che erano, per cui ho cercato di aiutare la squadra al meglio possibile. E’ andata così, dai. Sono contento per la mia performance e anche di come abbiamo corso, perché abbiamo corso veramente bene, tutto sommato».

Milan ha vissuto la prima parte di gara ben al coperto, lo svuotamento è iniziato fra i Capi e la Cipressa
Milan ha vissuto la prima parte di gara ben al coperto, lo svuotamento è iniziato fra i Capi e la Cipressa

Su tutto il Poggio

Ai piedi del pullman ci sono ad aspettarlo suo padre e sua madre, oltre a Manuel Quinziato, il suo agente che rivendica inaspettate origini friulano: proprio di Buja. Alla Lidl-Trek non ci sono grandi sorrisi, perché arrivati con Pedersen a giocarsi la volata, pensavano tutti di portarsi a casa un’altra Sanremo, dopo quella di Stuyven del 2021. Invece proprio il belga ha tirato la volata al compagno danese, che però non è andato oltre il quarto posto, dopo Pogacar e appena prima di Bettiol.

«Sulla Cipressa non dico che si è spenta la luce – riflette Milan, che sorride – oppure diciamo che forse si è spenta piano piano. Poi per un po’ si è riaccesa e alla fine si è spenta completamente sul Poggio. Non penso che sia stato un fatto di alimentazione, oppure magari c’entra pure quello, non lo so. Quando sono rientrato, ho pensato a fare quello che serviva. Non è che ci sia stato tanto tempo per parlare o guardarsi in faccia. Sono andato davanti il prima possibile e poi ho provato a fare il massimo, quello che sono riuscito. Ho cercato di dare il mio supporto. Ho fatto un piccolo passo in più rispetto all’anno scorso, ho fatto un buon lavoro su tutto il Poggio quindi sono abbastanza soddisfatto.

«Che differenza c’è alla fine tra fare la Sanremo da Jonathan Milan il giovane e Jonathan Milan che ha vinto le tappe alla Tirreno? Forse prima qualche attenzione in più, poi però è stata uguale. Solo una grande, grandissima fatica…».

Sprint, classiche, crono e pista: questo Milan è tutto da scoprire

12.03.2024
5 min
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Con la vittoria di San Benedetto, che si è aggiunta a quella ben più complicata di Giulianova, il nome di Jonathan Milan è entrato fra quelli dei velocisti più forti del gruppo. Se ne era avuto un sentore al Giro del 2023, quando il friulano vinse una tappa e mise in fila una serie infinita di piazzamenti, ma avreste dovuto vedere la faccia di Jasper Philipsen sull’ultimo arrivo della Tirreno. Il belga delle sei tappe negli ultimi due Tour non riusciva a farsene una ragione.

Forte a 360 gradi

Il problema con Johnny è che non si riesce a capire in quali caselle metterlo, soprattutto conoscendone la storia prima del professionismo. Veloce lo è sempre stato. Forte a crono lo stesso, tanto da aver vinto il tricolore U23 nel 2020 ed essersi piazzato terzo a Lido di Camaiore, dietro Ayuso e Ganna. Il suo sogno è la Roubaix, ma avrebbe anche numeri da Fiandre. E in pista ha aggiunto al quartetto azzurro i cavalli per vincere l’oro di Tokyo. Per questo il dibattito in vista di Parigi, sull’opportunità che corra la strada e la pista, è quanto mai fondato, anche se la scelta cadrà giustamente e inevitabilmente sulla seconda. Per cui il… cantiere resta aperto ed è emozionante, conoscendolo da un pezzo, veder crescere e costruirsi un campione così.

«Ho avuto sempre uno spunto veloce – dice – l’anno scorso al Giro ci siamo focalizzati su questo aspetto, per cui penso che lo sprint sarà il mio terreno insieme alle classiche. Io ce la metterò tutta per migliorare, perché c’è sempre qualcosa da migliorare, però questo è il mio ambito. Ci sono tanti nomi che sono sempre stati per me un motivo di ispirazione. Boonen, Cancellara, lo stesso Sagan, ma è difficile dire come sarà il mio sviluppo. Magari tra qualche anno andrò a perdere un po’ lo sprint, chi può dirlo? Per questo mi sono imposto di vivere mese per mese e poi trarremmo le somme».

Il debutto nelle classiche è già avvenuto alla Omloop Het Nieuwsblad, ma il bello deve ancora venire
Il debutto nelle classiche è già avvenuto alla Omloop Het Nieuwsblad, ma il bello deve ancora venire

Classiche in arrivo

La prossima fermata di questo treno che va veloce è la Milano-Sanremo che sabato lo vedrà impegnato per la terza volta. Le prime due apparizioni appartengono alla prima parte della sua carriera, quella in cui non v’era certezza di potersi giocare una grande corsa in volata. Una certezza che è ancora da costruire, con la curiosità di vedere se quest’anno nelle sue gambe ci sarà la capacità di scollinare sul Poggio non troppo lontano dai primi. Dalle scelte della squadra appare evidente che Milan non sia la primissima scelta, come è logico avendo davanti compagni come Jasper Stuyven, che la Sanremo l’ha già vinta nel 2021, e Mads Pedersen, che aveva giurato di non correrla mai, poi l’ha assaggiata negli ultimi due anni e se ne è innamorato.

«Inizia il periodo delle classiche – dice Milan – in realtà in Belgio è già iniziato. La prossima è la Milano-Sanremo e avremo un team molto forte. Parliamo di Stuyven e Pedersen, ragazzi con una grandissima condizione. Cercheremo comunque di supportarli al massimo, perché possano arrivare il più avanti possibile. La Milano-Sanremo è una gara che mi piace e penso che in corse come quella arriverò davanti anche io, dandomi il tempo giusto».

La prima Sanremo di Milan, quella del 2022, partì dal Vigorelli: singolare coincidenza per un pistard come lui
La prima Sanremo di Milan, quella del 2022, partì dal Vigorelli: singolare coincidenza per un pistard come lui

Sbagliando si impara

Tre vittorie in questo inizio di stagione non sono poche, soprattutto perché le due tappe alla Tirreno sono per ora le prime e uniche vittorie italiane nel WorldTour. La partecipazione alla Corsa dei Due Mari aveva questo obiettivo, unito alla necessità di affinare i meccanismi del treno. Come ha raccontato Simone Consonni, la prima tappa (vinta da Philipsen con Milan al 9° posto) ha avuto un finale complicato. Quella sera il team si è riunito, hanno chiariti i punti giusti e sono ripartiti di slancio.

«Siamo arrivati alla Tirreno – racconta Milan – con la voglia di fare bene e portare a casa dei bei risultati. Ce l’abbiamo fatta e parlo al plurale perché sono state vittorie di squadra. Sono contento di aver vinto e magari ci saranno altri momenti dove magari vinceranno altri. Ogni gara ha la sua storia, vedremo in futuro. Fare tante volate insegna a sbagliare meno, perché ci sono sempre momenti in cui si sbaglia e dagli errori si impara e si acquisisce fiducia in se stessi e soprattutto nel team. Nella prima volata l’arrivo era un po’ nervosetto… Insomma (ride, ndr), tutti gli arrivi sono nervosi! Comunque nel giorno di Follonica siamo rimasti imbottigliati e non ci siamo tanto trovati, non ci eravamo mossi benissimo. Io poi li avevo persi e ci siamo ritrovati solo nel finale. Però abbiamo visto che negli sprint successivi abbiamo corso di squadra e siamo riusciti a fare molto bene. Quando lavoriamo così, riusciamo a concludere le corse in maniera impeccabile».

Milan ha vinto l’oro olimpico del quartetto a Tokyo nel 2021, con Lamon, Ganna e Consonni
Milan ha vinto l’oro olimpico del quartetto a Tokyo nel 2021, con Lamon, Ganna e Consonni

Da Tokyo a Parigi

La scoperta continua. La Sanremo sarà il primo assaggio, il resto del menù prevede Gand-Wevelgem, Dwars door Vlaanderen, Fiandre, Roubaix e dopo il Giro. Il secondo turno olimpico sarà poi il clou dell’estate, con il primo oro conquistato a 21 anni e il secondo in palio a 24. E se in pista il suo livello è già pazzesco, la sensazione è che su strada ci sia ancora molto da fare, migliorare e crescere. Perciò quando gli chiedi se abbia un’idea dei suoi limiti, Johnny ti guarda e se la ride.

«Non lo so ancora, a dire il vero. Come si diceva, lo scopo è sempre quello di provare a migliorarsi e dopo vedremo. Quel che posso dire è che spero di aver mostrato ancora poco su strada, perché vorrebbe dire che c’è ancora tanto da vincere».

Milan fa il bis (come la Visma) e Consonni ci mette lo zampino

10.03.2024
5 min
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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ai 700 metri Milan stava per farlo ancora. Si è infilato nella doppia curva a tutta velocità, pronto per lanciare una volata troppo lunga. Però Consonni se ne è accorto e ha avuto la prontezza di cacciare un urlo, facendo nei metri mancanti il lavoro di tre compagni per chiudere un buco che poteva essere decisivo. Raccontandolo ora agli uomini del Team Lidl-Trek, dice di aver strillato tanto forte che secondo lui l’avranno sentito anche in televisione. Gli chiediamo se Jonathan abbia la tendenza ad anticipare troppo perché ha ancora poca esperienza o perché non si fidi di chi ha davanti e Simone si mette a ridere.

«Secondo me lo fa perché ne ha troppa – dice – ne ha talmente tanta che anche nel circuito finale voleva sempre stare davanti. Per carità, è anche giusto, però spendi di più. Probabilmente con il fatto di averne tanta, si può permettere di buttare via qualcosa, anche se è giusto cercare di ottimizzare sempre al meglio tutte le energie. Se poi analizziamo bene lo sprint, oggi ha fatto la prima volata ai 700 per rilanciare quando l’ho chiamato. Mi ha aspettato, l’ho passato un po’ più veloce, quindi ha dovuto accelerare per prendermi la ruota. Poi ha fatto il testa a testa con due dei velocisti più forti, ci metto anche Kristoff che su questi percorsi è un cagnaccio che non molla mai. E insomma, abbiamo portato a casa un’altra bella vittoria…».

Non è un errore: Milan ha vinto, Consonni che l’ha aiutato festeggia come se avesse vinto lui
Non è un errore: Milan ha vinto, Consonni che l’ha aiutato festeggia come se avesse vinto lui

Atto finale

La Tirreno-Adriatico si è conclusa con la vittoria di Vingegaard nello stesso giorno in cui la Visma-Lease a Bike ha conquistato la Parigi-Nizza con Jorgenson. Il danese ha avuto parole di elogio per il compagno, confidando di trovarlo altrettanto forte al Tour de France.

Nella conferenza stampa, quando verrà il suo turno, Milan ringrazierà la squadra e avrà parole di riguardo per Consonni. Il friulano mostra una grande pacatezza nel raccontare il bello e il brutto degli errori nella prima volata. Sono due i verbi che più ricorrono nel suo discorso: lavorare e imparare. E mentre Milan si racconta, sotto al pullman della Lidl-Trek Consonni sistema le ultime cose prima di ripartire.

Sul podio finale, Vingegaard ben scortato da Ayuso e Hindley
Sul podio finale, Vingegaard ben scortato da Ayuso e Hindley
Allora partiamo dagli abbracci che ti ha dato in occasione delle due vittorie. Riavvolgi il nastro: da dove nascono?

Se devo guardare cosa c’è in quegli abbracci, dobbiamo partire da tanto lontano. Dal 2018-2019, quando un giovane con la testa bella frizzante entrò nel nostro gruppo della pista e, passatemi il termine, cominciammo a bullizzarlo perché andava forte e l’avevamo già visto. Era un bersaglio facile da far arrabbiare. Ci siamo divertiti insieme a lui, ovviamente. Poi l’anno scorso c’è stato un cambiamento radicale a livello professionale. Ho deciso di intraprendere la nuova avventura con questa squadra, che era già grande e quest’anno ha fatto veramente un salto in avanti. In quegli abbracci c’è tanto lavoro, c’è tanta amicizia, c’è tanta passione per quello che facciamo. E’ uno sport dove non ti regalano niente, quindi è bello gioire di questi momenti che sono rari. Cerchiamo di lavorare perché siano meno rari.

Dopo la prima volata c’è stata una riunione per rimettere le cose a posto, Johnny si perdeva un po’…

La prima volata l’abbiamo analizzata. Ai 300 metri, prima dell’ultima curva, eravamo messi in ottima posizione a ruota degli Uno X. Poi probabilmente non si è visto, ma siamo rimasti chiusi tra i due della Alpecin, quindi abbiamo perso parecchie posizioni. Era un arrivo dove puoi avere tutta la gamba che vuoi, ma partendo da fermo è veramente dura rimontare. Invece gli altri finali li abbiamo gestiti ottimamente. Erano arrivi duri, dove era più importante avere la posizione che un leadout vero e proprio. E oggi tutto ha funzionato al meglio, anche se dopo gli tirerò le orecchie perché mi ha anticipato ancora nell’ultima chicane. Però è andata bene così. Per fortuna mi era rimasto un po’ di fiato e sono riuscito a chiamarlo.

Dopo l’arrivo l’abbraccio di Skuijns: i due saranno compagni alla Sanremo
Dopo l’arrivo l’abbraccio di Skuijns: i due saranno compagni alla Sanremo
Tu hai fatto questo tuo lavoro con Elia Viviani, adesso lo stai facendo con lui, non sembrano uguali…

Ogni sprinter ha il suo approccio alle volate. Fortunatamente ho lavorato con tanti velocisti. In UAE ho lavorato anche con Kristoff e con Gaviria, quindi mi sono fatto un po’ di esperienza. Probabilmente il fatto di averlo a ruota anche nel quartetto è sicuramente qualcosa che ti dà una spinta in più. Insomma, come inizio di stagione non c’è male…

Lo bullizzate ancora in pista?

Ci proviamo, ma poi ci picchia perchè è diventato grande…

Questa coppia funziona perché c’è l’esperienza della pista o perché c’è un bel rapporto fra voi due?

Entrambi gli aspetti, secondo me. Alla fine ti devi fidare. E vero che veniamo dalla pista, ma la strada è un’altra cosa, ci sono altre dinamiche, altri sforzi. Tra la Valenciana e qua siamo riusciti a fare dei buoni lavori e sono felice.

Sarai anche tu nella squadra della Sanremo?

No, non ci sono e un po’ mi spiace, perché è la classica di casa. Però ad essere sinceri e guardando la nostra squadra, con Mads Pedersen, con Jasper Stuyven, con Toms Skuijns, che alla Strade Bianche ha fatto vedere che sta passando un momento veramente incredibile, più anche Johnny… Da atleta dispiace restare fuori, però è una cosa normalissima.

E dove lo mettiamo Johnny in mezzo a tanti compagni?

Affari del team…

Fa una risata, ha in mano un sacchetto da mettere nella valigia. Martedì si parte per il Belgio, guai fermarsi. Mentre Milan va verso casa e giovedì si sposterà verso la Sanremo, Consonni andrà a mettere le ruote sulle strade del Nord.

Tirreno nell’Italia dimenticata: vince Milan, domani si sale ancora

07.03.2024
6 min
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GIULIANOVA – Il primo a fermarsi è stato Damiano Caruso, compagno di squadra di Milan fino allo scorso anno, che lo accolse tra i professionisti nel 2021 dell’oro olimpico del quartetto. Il siciliano si è avvicinato, gli ha detto «Bravo, Johnny!» e poi si è allontanato, mentre il friulano riprendeva ancora fiato. Appena sceso di bici ha avuto bisogno di un paio di minuti in cui ha cercato di far entrare aria nei polmoni, chinandosi verso la bici che ha continuato a sorreggerlo.

Dopo Caruso è stata la volta dei compagni di squadra. E Simone Consonni con l’abbraccio si è beccato tre colpi nella schiena da tramortire un cavallo. In casa Lidl-Trek si respira una bella soddisfazione. Se ieri a Gualdo Tadino forse qualche meccanismo non aveva funzionato, oggi tutto ha girato alla perfezione e oltre alla tappa è arrivata la maglia di leader.

«E’ stato veramente un finale molto difficile – dice Milan – molto intenso. Una tappa era qualcosa che volevo portarmi a casa fin dall’inizio e oggi devo ringraziare il team perché mi ha dato la possibilità di sprintare e di prendere questa maglia. Sinceramente non mi aspettavo di prenderla, però siamo contenti. Magari la perderò domani, perché sarà una frazione dura, però intanto me la godo.

Il gruppo ha scalato nuovamente Forca di Presta, come nella tappa del 2021 vinta da Mader a San Giacomo
Il gruppo ha scalato nuovamente Forca di Presta, come nella tappa del 2021 vinta da Mader a San Giacomo

L’Italia dimenticata

Va bene il bisogno di passare dall’Umbria alle Marche, ma è difficile vedere un senso tecnico nell’aver proposto la scalata del Valico di Castelluccio e poi Forca di Presta, avendo ancora 110 chilometri da fine discesa all’arrivo. Ci sarebbero state altre soluzioni, eppure un ringraziamento a Mauro Vegni ci sentiamo ugualmente di farlo: grazie per impedire che le luci si spengano.

La corsa mostra l’Italia, ne è testimone anno dopo anno. Ed è vero che le immagini televisive, come già nel 2021 non hanno mostrato molto, tuttavia passare in mezzo all’abbandono del post terremoto 2016 ha significato rendersi nuovamente conto che c’è un’Italia dimenticata, di cui non importa niente a nessuno. A Norcia, nel momento in cui passava la corsa, una ruspa buttava giù i resti di una casa crollata otto anni fa. Paesi come Pretare, Pie’ di Lama e Arquata del Tronto non esistono più e nulla si farà perché rinascano.

Maestri è stato uno degli ultimi ad arrendersi, dopo la fuga a 6 che ha animato tutta la tappa
Maestri è stato uno degli ultimi ad arrendersi, dopo la fuga a 6 che ha animato tutta la tappa

Un giorno faticoso

E mentre la corsa sfilava via e seguendo il corso del fiume Tronto puntava verso Ascoli Piceno, è stato impossibile non pensare a quel giorno di tre anni fa in cui passando sulle stesse strade, Gino Mader andò a vincere la tappa di San Giacomo. La corsa passerà lassù anche domani, sia pure da un altro versante. Chi c’era cullerà il ricordo.

«Non c’è stato soltanto quest’ultimo chilometro a essere veramente impegnativo – prosegue Milan – anche i chilometri precedenti sono stati molto duri. Il gruppo era nervoso, abbiamo fatto tutta la tappa a un bel passo e sulla salita lunga ho anche bucato, per cui ho faticato per rientrare. Poi gli ultimi chilometri sono stati veramente molto tosti. Sapevo che la squadra mi avrebbe portato in una posizione perfetta e infatti mi hanno lasciato dietro Philipsen. Era lui l’uomo da battere e sono partito dalla sua scia. Sono uscito e alla fine l’ho battuto».

Una liberazione

Il suo urlo sul traguardo l’ha definito liberatorio. Ciro Scognamiglio della Gazzetta dello Sport gli chiede se in qualche modo sia stato simile all’urlo di San Salvo, ugualmente Abruzzo, dove vinse la tappa dell’ultimo Giro d’Italia.

«E’ stato un urlo liberatorio – ribadisce – cercavamo la vittoria e oggi ci siamo riusciti. Nei giorni scorsi non tutto ha funzionato. In ogni tappa si vivono esperienze diverse e può capitare di sbagliare. Magari capita di non stare tanto al coperto durante la gara, sprecando energie. Ci sono diverse situazioni che poi, messe una accanto all’altra, fanno la differenza fra vincere o no. Capita, anche se vorremmo fare tutto alla perfezione. Sbaglierò ancora, è umano, ma cercherò sempre di crescere e di migliorare.

«Questa Tirreno-Adriatico è molto importante, per andare poi ad affrontare le classiche. Ho una buona condizione, vedremo poi cosa farò alle classiche, dove avremo un team molto forte. Perciò intanto puntiamo a finire bene questa Tirreno e poi vedremo per le prossime gare».

Un bel pubblico a Giulianova ha applaudito Milan, vincitore della tappa e re della classifica
Un bel pubblico a Giulianova ha applaudito Milan, vincitore della tappa e re della classifica

Il dilemma olimpico

E alla fine la lingua picchia dove il dente duole e non certo per colpa sua. Il tema è stato dibattuto fra giornalisti negli ultimi giorni e anche ieri Johnny è stato tirato per la manica. Escluso Ganna, che a Parigi correrà la crono e le prove della pista, Bennati non si è affatto rassegnato a non avere Milan nella prova su strada. E certo vederlo vincere oggi, prima vittoria italiana 2024 nel WorldTour, fa pensare che uno così nella corsa olimpica ci starebbe davvero bene.

«Sinceramente la vivo giorno per giorno – dice Milan che capisce il tema e sa anche di poterci fare poco – a Parigi ci penseremo poi. Sappiamo che le Olimpiadi su pista saranno il mio obiettivo principale, per la gara su strada vedremo. E’ un peccato che il programma di Parigi non dia la possibilità di fare strada e pista. Si vorrebbe fare tutto, però il calendario dice che il 3 agosto c’è la strada e il 5 comincia la pista. Mi piacerebbe, ma temo che sia difficile».

L’UCI che rimette mano ai caschi dopo averli approvati non si è accorta di aver ammucchiato tutte le prove di ciclismo in un pugno di giorni, sottraendo di fatto agli atleti polivalenti la possibilità di cimentarsi in più discipline olimpiche. Ugualmente il numero dei convocabili è contingentato: dov’è il senso? Sono scelte che volano ben più in alto della testa dei corridori, anche più su di quella di Milan che in cima ai suoi 193 centimetri si allontana dondolando felice come un bambino. Il ragazzo ha margini che neanche lui sa valutare, speriamo per il nostro ciclismo che inizi ad avvicinarli presto.