La stagione (solida) di Balsamo. L’analisi tecnica di Larrazabal

08.09.2025
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Anche ieri al Simac Ladies Tour Elisa Balsamo ha strappato un podio, anzi due. Uno nella generale e uno nella tappa. Rispettivamente è arrivata seconda e terza. Questo ennesimo buon piazzamento, ma non ancora una vittoria, ci porta ad analizzare la sua stagione. Una stagione che non si può non scomporre senza tenere presente un punto cruciale: l’incidente occorsole la passata stagione, quella della terribile caduta che mise in discussione persino le Olimpiadi. Il rientro rapido, il Giro Women e poi Parigi… Ma da lì in avanti non è stato facile. Oggi è comprovato che un atleta di vertice impiega oltre una stagione intera e senza intoppi per tornare al proprio livello.

Altro aspetto che può essere fuorviante: da sempre la carriera di Balsamo è accostata in parallelo a quella di Lorena Wiebes. E il fatto che l’olandese si trovi in stato di grazia può portare a un giudizio distorto. Per questo, per avere il quadro reale della situazione, ne abbiamo parlato con il capo dei coach della Lidl-Trek, Josu Larrazabal.

Josu Larrazabal è il capo dei preparatori in casa Lidl-Trek
Josu Larrazabal è il capo dei preparatori in casa Lidl-Trek
E quindi, Josu, partiamo facendo un quadro generale di Elisa Balsamo…

Alla fine la crescita di Elisa è costante e direi anche più solida. E’ più forte anche in salita. Come avete già accennato voi, non bisogna dimenticare l’incidente della passata stagione, che qualche intoppo poi lo ha portato nel corso dei mesi. No, no… per me la stagione di Elisa è solida.

E ieri ha concluso il Simac Ladies Tour al secondo posto…

Ecco, prendiamo proprio il Simac Ladies Tour: vedendo la classifica e gli ordini d’arrivo delle tappe, vinte quasi tutte dalla Wiebes, può sembrare sia stata una corsa di sole velociste e invece non è stato affatto così. Sì, alcune tappe erano veloci, ma non sono mancati strappi, brevi salite, ventagli, cronometro. Posso dirvi che Elisa non ha sbagliato un ventaglio. E’ sempre stata nel vivo della corsa.

Volendo fare la parte del diavolo, però la vittoria manca da un po’. E siamo abituati a vederla vincere con maggior frequenza…

La stagione è iniziata bene. La Balsamo ha vinto subito un paio di tappe e nella stagione delle classiche è stata bravissima. Ha vinto il Trofeo Binda, che non è affatto una corsa facile. E’ arrivata settima alla Milano-Sanremo, ha fatto podio a De Panne, Gand-Wevelgem e ha vinto la Scheldeprijs. Chiaro, non è a livello di vittorie del 2022, ma quella fu una stagione da record. Nel mezzo c’è stato un incidente importante, è di nuovo caduta al Tour de France Femmes e contestualmente c’è stato un grande salto di livello della Wiebes. E non è tutto.

Al Simac una Balsamo di grande sostanza, competitiva anche a crono
Al Simac una Balsamo di grande sostanza, competitiva anche a crono
A cosa ti riferisci?

Anche in squadra abbiamo avuto cambiamenti importanti, che non sono affatto da trascurare quando devi battere la Wiebes e la sua squadra, che è formidabile. Mi riferisco al fatto che abbiamo un treno nuovo, che deve ancora essere messo a punto. Sta anche a noi riuscire a darle il giusto supporto. Non siamo ancora al massimo sotto questo punto di vista, ma ci stiamo lavorando. Se una sprinter non vince uno sprint sembra sempre che manchi qualcosa, mentre noi tecnici valutiamo tutto anche sotto altri aspetti. Sappiamo che lei può ancora crescere. La Wiebes non so, altrimenti vince il Tour Femmes!

Prima hai accennato al fatto che Balsamo sia più forte anche in salita. C’è in corso una trasformazione fisica dovuta anche al fatto che quest’anno non ha fatto pista?

Dal momento che cambi approccio perché non fai pista è chiaro che qualcosina cambia. Se parliamo di trasformazione fisica nel senso che è più leggera, direi di no: il peso è più o meno quello. Ma con il coach e marito Davide Plebani stiamo facendo un ottimo lavoro. Il problema è che anche la Wiebes è più forte in salita e lo si è visto per come ha superato il Poggio e gli strappi di tante altre classiche.

Chiaro, è riduttivo ormai parlare “solo” di velociste…

In certi momenti diventa uno scontro uno a uno, devi stare al vento ma su questo vedo che Elisa è pronta. Vincere tre volte il Binda, che è una gara dura, non è cosa da semplici sprinter. Lo stesso fare seconda alla Parigi-Roubaix Femmes. Per questo sono convinto che arriverà anche il giorno in cui vincerà la Sanremo. Lo dico perché stiamo andando in quella direzione. Poi ripeto, se parliamo di vittorie aggiungo che in certi sprint non puoi fare tutto da sola: il supporto della squadra è vitale.

Balsamo è sempre più una leader del team e questo contribuisce alla sua crescita (foto Instagram)
Balsamo è sempre più una leader del team e questo contribuisce alla sua crescita (foto Instagram)
E’ previsto un ritorno in pista per Balsamo da qui a breve, a fine anno?

Non ne abbiamo parlato. I piani si fanno a dicembre anche con la federazione. Per quest’anno posso dire che non farà gare. Poi per i prossimi anni ci tornerà sicuramente, anche a noi fa piacere. Siamo abituati anche con altri atleti a stendere programmi misti, sono progetti importanti, ma ci sono certe pause da rispettare. Anche perché non si tratta solo di fare questa o quella gara, ma di programmare tutto: fasi di preparazione, gare su strada e su pista, ritiri, altura, fasi di recupero.

Quindi quale sarà il programma di Elisa Balsamo da qui a fine stagione?

Correrà fino alle ultime gare WorldTour in Cina. Prima farà Stoccarda, GP Wallonie, Tre Valli ed è in lista per il Giro dell’Emilia anche se in ogni caso non sarebbe al via per puntare, ma come avvicinamento alla Tour of Chongming Island che è una corsa a tappe sempre in Cina prima del Tour of Guangxi. Fare tante corse, specie WorldTour, per noi quest’anno è importante, non solo per il ranking a squadre, dove siamo quarte.

Con Copponi (in maglia verde) e Norsgaard un treno valido ma da migliorare ancora secondo Larrazzabal
Con Copponi (in maglia verde) e Norsgaard un treno valido ma da migliorare ancora secondo Larrazzabal
E anche per cos’altro?

Perché come detto siamo in una fase di transizione. Per il treno dobbiamo lavorare su certi automatismi. Emma Norsgaard, Clara Copponi e poi Balsamo. Ma in generale lo scorso anno avevamo due atlete come Gaia Realini, che quest’anno si è dovuta riprendere, e una certa Elisa Longo Borghini che in determinate corse facevano un certo lavoro. Non sono due atlete banali. E per dire quanto sia cresciuta Elisa: a Durango, corsa molto dura, ha aiutato molto il team. Una gara del genere nel 2024 con Longo e Realini l’avremmo controllata più facilmente.

Chiaro…

Elisa è stata la chiave della vittoria anche se personalmente, guardando l’ordine d’arrivo, non era davanti. Una vera donna-squadra. Si staccava, rientrava, tirava… Per questo dico che è solida. Alla fine le vittorie sono le stesse dell’anno scorso ma con tanti secondi posti in più. Basta che tre di quei secondi posti fossero vittorie e già sarebbe cambiato tutto.

Ciccone show a San Sebastian: UAE battuta e Vuelta in vista

02.08.2025
6 min
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Lo avevamo lasciato quel 25 maggio a Nova Gorica, quando arrivò in parata scortato dalla squadra con il quadricipite destro gonfio come un pallone. Da allora Giulio Ciccone non aveva più gareggiato. Lo abbiamo ritrovato a San Sebastian, con la sua solita grinta e delle curve tirate al limite, forse anche di più.

La Clàsica San Sebastian si è mostrata in tutto il suo splendore, con un finale thrilling come non si vedeva da un po’. E per noi italiani è stata ancora più bella, grazie al successo dell’abruzzese. Una vittoria in una classica che mancava da anni. Se facciamo riferimento al WorldTour, bisogna riavvolgere il nastro fino alla Roubaix di Colbrelli.

L’arrivo di Ciccone a San Sebastian, per l’abruzzese è la 12ª vittoria in carriera
L’arrivo di Ciccone a San Sebastian, per l’abruzzese è la 12ª vittoria in carriera

Larrazabal gongola

La classica basca si rivela quel crocevia tra atleti che escono dal Tour e quelli che rientrano in vista della Vuelta. E’ un mix di tante incognite. Come si sta? Questa è la domanda generale.

E questa è la domanda che si è fatto anche Josu Larrazabal, capo dei preparatori della Lidl-Trek. Ciccone è seguito da Michele Bartoli, ma il tecnico spagnolo osserva da vicino tutti i suoi atleti e, tanto più che oggi si correva a casa sua, era emozionatissimo. A fine corsa si è fermato subito in un bar per un caffè, per riprendersi dal (bello) shock.

«Questo è il Ciccone top. Questo ragazzo ha fatto un altro step – attacca subito Larrazabal – secondo all’UAE Tour, secondo alla Liegi, e quando non c’è Pogacar riesce a vincere anche lui, battendo tra l’altro i corridori più forti del momento. Se era pronto subito? Penso che quando si arriva a un certo livello certe cose le capisci. Mi spiego…

«Molti atleti, dopo un lungo stop, devono ricostruire la fiducia tramite i numeri in allenamento. Arrivati a quel punto, cercano conferme in corsa e solo dopo si sentono pronti. Ciccone non ha bisogno di questa seconda fase e questa è una dote dei grandi. E lui lo è. Vi racconto questo: siamo stati in ritiro ad Andorra e lì aveva detto ai ragazzi che stava bene. Ha stabilito anche due KOM. Piccole cose, ma che danno morale».

Per i baschi, tra cui coach Larrazabal, questa gara è magnetica. Quanto tifo lungo le strade
Per i baschi, tra cui coach Larrazabal, questa gara è magnetica. Quanto tifo lungo le strade

La fiducia di Ciccone

Ciccone ha guidato benissimo e in generale possiamo dire che ha condotto la sua corsa alla perfezione. Ha gestito bene la squadra, ha rintuzzato senza esagerare gli attacchi di Roglic e Del Toro sulla penultima salita e ha contenuto e poi rilanciato sull’attacco di Jan Christen nello strappo finale.

«Era tanto che non gareggiavo e qualche dubbio poteva esserci – ha detto Ciccone – sono contento di aver recuperato bene dall’infortunio al Giro. Abbiamo fatto un ottimo lavoro con tutta la squadra, ma sapete due mesi lontano dalle gare sono tanti, quindi è sempre difficile aspettarsi un risultato all’esordio. Però devo dire che oggi le gambe erano buone e abbiamo corso veramente bene.

«E’ stato difficile capire cosa fare quando eravamo in due, perché mancava ancora tanto all’arrivo. Ma quando sei in fuga con un corridore come Isaac Del Toro non hai tante scelte: devi continuare. Il momento decisivo c’è stato quando è rientrato Christen. Lui è arrivato veramente fortissimo da dietro. Pensavo preparasse un attacco di Del Toro, invece poi lui si è staccato».

E lì davvero Ciccone è stato bravo. Un gatto. Appena lo svizzero della UAE Emirates è partito, ci ha messo mezzo secondo a piombargli addosso, dando ai due compagni della UAE dimostrazione di forza e presenza tattica. Insomma, non si è fatto mettere in mezzo.

«In quel momento – riprende Ciccone – ho dato il mio 100 per cento e poi da lì all’arrivo è stata tutta una lunga apnea. Sì, fino a due chilometri dall’arrivo ho avuto paura, perché non riuscivo a capire bene la situazione. Poi, negli ultimi 500 metri, quando ho visto che non arrivava più nessuno, me la sono goduta tanto».

Il momento decisivo della gara. Del Toro non spinge più, mentre da dietro spunta Christen

Il lavoro ad Andorra

Non troppi giorni fa avevamo parlato proprio con Ciccone del suo rientro e del lavoro ad Andorra. E visto come era stato improntato quel lavoro, questo successo assume ancora più valore. Cicco era stato fermo fino a metà giugno. Aveva ripreso con gradualità e, prima del ritorno in quota, aveva ripreso i carichi di lavoro abituali. Ma poi il vero step, il grande blocco, lo aveva fatto proprio sulle alture pirenaiche.

«Non abbiamo lavorato in modo specifico per San Sebastian – spiega Larrazabal – ma in ottica Vuelta. Il fatto è che oggi tutto è stato perfetto. Lui era fresco perché non correva da molto tempo e magari il cuore poteva essere troppo alto, faceva caldo, la corsa era superiore ai 200 chilometri… insomma tante incognite. Quindi almeno fino alla salita decisiva, Erlaitz fino a 50 chilometri dall’arrivo, si restava un po’ sul chi va là. Poi però, se vedi che stai bene, puoi andare. Lì capisci chi c’è e chi no. Quelli del Tour magari avevano gambe ma non più la testa per tenere duro, altri al contrario non avevano abbastanza gambe. Giulio aveva tutto».

E qui Larrazabal aggiunge un tema non da poco, che più di una volta è stato toccato parlando di Ciccone. «E’ stato tutto perfetto perché Giulio, in queste condizioni, è un vero killer. Ha spunto, tiene in salita, sa guidare bene, ha grinta e poi ha una cosa che non s’impara, né si allena: l’istinto della gara. A lui la pressione non lo intimorisce, ma lo esalta. E quando ci sono corse così riesce a fare quello step che magari nei grandi Giri, spesso anche per sfortuna, non gli riesce. Nei grandi Giri ci sono tante più incognite: le cadute, le crono, il meteo… Per questo dico che per le classiche, per le corse di un giorno, Giulio è un corridore fortissimo. Sono anni che glielo diciamo, con Luca Guercilena e gli altri tecnici».

Ciccone e la classica foto con la chapeza, il tipico cappello basco…
Ciccone e la classica foto con la chapeza, il tipico cappello basco…

Tra festa… e foto

Ora la Lidl-Trek farà festa di nuovo. Dopo la maglia verde al Tour e le due vittorie di Jonathan Milan, ecco un altro successo di peso. La squadra di Guercilena c’è sempre.

Ancora Ciccone: «Che dire? Sono contento. Oggi ho trovato delle ottime gambe e vincere qui è davvero bellissimo, perché la Clàsica San Sebastian è una delle mie gare preferite. Era da tanto tempo che provavo a fare bene qui e questa è stata l’occasione giusta».

Finita? Non del tutto. Sentite di nuovo Larrazabal: «Un mio amico strettissimo, Josè – prosegue il tecnico basco – è tifoso di Cicco e mi ha detto che voleva fare una foto con lui. Allora stamattina l’ho portato da Giulio e ha fatta questa foto. Prima di andare via proprio Cicco gli ha detto: “Dopo l’arrivo ne facciamo un’altra con la chapeza”. La chapeza è il nostro cappello tipico che va al vincitore. Josè mi ha chiesto se secondo me veramente Giulio rifarà la foto. Gli ho detto che può starne certo. Andremo in hotel, avrà la foto prima e dopo la corsa… con la chapeza! Una giornata così è indimenticabile».

Due tappe alpine: la “verde” si decide con i traguardi a punti

24.07.2025
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VALENCE (Francia) – Nonostante la vittoria di ieri, la sfida per la maglia verde è ancora aperta. Certo, ora Jonathan Milan conduce la partita con un po’ di tranquillità in più (i punti di vantaggio sul secondo sono 72), ma dovrà difendere il primato con grinta e concretezza, andando a caccia di ogni traguardo volante. L’uscita di scena di Mathieu Van der Poel ha semplificato le cose per il friulano, almeno in termini di numero di avversari, ma Tadej Pogacar è sempre lì, in agguato.

Il campione del mondo ha nelle gambe due arrivi in salita e soprattutto, si vocifera, voglia provare a fare qualcosa anche in quello di Parigi con Montmartre di mezzo. Tappa che assegna molti punti. I traguardi volanti dunque possono ancora fare la differenza dal punto di vista Milan. E quello di oggi è piazzato dopo appena 23 chilometri e quello di domani addirittura dopo solo 8 chilometri, sono a tutti gli effetti delle micro-gare nella gara.

Di questo tema tattico così specifico abbiamo parlato con Josu Larrazabal, responsabile performance della Lidl-Trek.

Josu Larrazabal ci spiega l’approccio a questi traguardi volanti che saranno decisivi per la maglia verde
Josu Larrazabal ci spiega l’approccio a questi traguardi volanti che saranno decisivi per la maglia verde
Josu, un traguardo volante dopo otto chilometri è quasi come fare un prologo. Al tempo stesso in tanti vorranno andare in fuga. Come si fa?

Ne abbiamo parlato già da qualche giorno, e non solo del traguardo di oggi, ma anche di quello di ieri e dell’altro ieri. Tutti quelli che restano in queste tappe sono importanti. Di certo è più facile da controllare quello di domani rispetto a quello di oggi, che arriva dopo 26 chilometri.

Perché?

Perché c’è una distanza maggiore da controllare, il top (come ieri, ndr) è una avere una fuga con pochi corridori. I ragazzi sanno che in questi giorni devono controllare la corsa fin dall’inizio, perché per loro la tappa “finisce” dopo il traguardo volante. Si tratta di una tappa di montagna: dopo il traguardo intermedio bisogna “solo” portare Jonathan all’arrivo.

In questo ciclismo da Formula 1, immaginiamo che la gamba debba essere bella calda: i ragazzi faranno i rulli prima della partenza?

Non è detto. Oggi la neutralizzazione, cioè la distanza tra la partenza ufficiale e il chilometro zero, è di circa 5 chilometri e potrebbe bastare per un breve riscaldamento. Avete parlato di prologo, ma lo sforzo su questi 8 chilometri non è paragonabile a una crono a tutta. Semmai si tratta di mandare un messaggio…

Con il traguardo volante posto ad appena 8 km dalla partenza, potremmo vedere i ragazzi della Lidl-Trek saltare sui rulli prima del via. Anche il meteo inciderà su questa scelta
Con il traguardo volante posto ad appena 8 km dalla partenza, potremmo vedere i ragazzi della Lidl-Trek saltare sui rulli prima del via. Anche il meteo inciderà su questa scelta
Cioè?

Far vedere agli altri che la fuga non partirà prima del traguardo intermedio. Che non si scappa. E se anche qualcuno dovesse provare, puoi lasciargli anche 20 secondi.

Però 20 secondi su 8 chilometri non sono pochi…

Se il treno fa il treno per davvero e la gamba gira, 20 secondi glieli prendi. E poi quelli che sono davanti non potranno andare a tutta come fosse un finale, perché davanti a loro c’è ancora tanta strada. Per questo dico che quei 20 secondi sono comunque gestibili.

Quindi non è sicuro che si faranno i rulli prima della partenza?

Come dicevo, molto dipende dalla lunghezza del trasferimento fino al chilometro zero. Oggi sono 5 chilometri e potrebbero bastare. Poi certe scelte dipendono anche dal corridore, che conosce il proprio fisico. Se qualcuno vuole farli lì fa tranquillamente. Se la partenza fosse in salita allora sì: farebbero i rulli. Perché anche solo per stare in gruppo o controllare la corsa, l’intensità minima richiesta sarebbe almeno di soglia o sopra la soglia. Mentre partendo in pianura, lo sforzo sarà probabilmente sotto soglia, immagino un medio-alto. E questo non richiede un riscaldamento specifico come per le cronometro. Per me è più importante il modo in cui si approccia questo inizio.

Secondo Larrazzabal anche il posizionamento al via sarà determinante: alle spalle di Milan (e Pogacar ancora di più) si notano gli uomini della Lidl-Trek già schierati
Secondo Larrazzabal anche il posizionamento al via sarà determinante: alle spalle di Milan (e Pogacar ancora di più) si notano gli uomini della Lidl-Trek già schierati
Interessante, ci puoi spiegare meglio?

Bisogna essere concentrati e consapevoli di cosa si sta per fare. Ma tutta la squadra, non solo chi tira, deve esserlo. Bisogna crederci e sapere che in quelle fasi iniziali serve dare tutto. Ci giochiamo la maglia verde.

Quindi tu e i direttori sportivi, dovrete anche parlare in modo diverso ai ragazzi, in vista di questi traguardi volanti, soprattutto considerando che poi c’è la salita?

Certo e anche ieri è stato così. Noi siamo la squadra con più responsabilità nel gestire la corsa nelle fasi iniziali, visto che abbiamo la maglia verde. Per questo dico che la concentrazione è fondamentale. Già dal chilometro zero dobbiamo essere mentalizzati e davanti. Firma e via all’allineamento, perché in 5 chilometri di trasferimento, se sei dietro rischi di non risalire.

Specie con il gruppo che procede a carreggiata piena dietro l’auto del direttore di corsa…

Esatto. I ragazzi devono sapere che il chilometro zero per noi è molto importante, sia per le posizioni che per gestire la fuga: chi ci va? In quanti? Quanti corridori dobbiamo usare per controllare?

Invece da un punto di vista alimentare, cambierà qualcosa per farsi trovare così pronti già all’inizio?

Non tanto, perché ormai ogni dettaglio è curatissimo. Si parte sempre a un ritmo molto alto, spesso c’è più di un’ora di lotta prima che parta la fuga e si “calmino” le acque. Per questo i corridori partono già con il pieno di carboidrati.

Piano, piano si rivede Tao. Slovenia e Svizzera per lo step definitivo

14.06.2025
5 min
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Non solo Delfinato. I grandi si muovono verso il Tour de France passando anche dal Tour de Suisse. E uno di questi è la maglia rosa del 2020, Tao Geoghegan Hart. L’inglese della Lidl-Trek si è rivisto al Giro di Slovenia e finalmente si è rivisto bene. Segnali incoraggianti per un ragazzo che, oltre al grave incidente del 2023, ha vissuto due stagioni piene di sfortune.

Del suo stato di forma e del lavoro svolto ne parliamo con Josu Larrazabal, head coach della squadra americana. Josu ci è parso fiducioso come non mai per Tao. Questa potrebbe essere davvero la volta buona per tornare a fare la voce grossa e rientrare nel paradiso dei grandi, quello che gli compete.

Il capo dei preparatori della Lidl-Trek, Josu Larrazzabal
Il capo dei preparatori della Lidl-Trek, Josu Larrazzabal
Josu, questo Slovenia ha dato buone risposte, sembra?

Sì, è stata una bella conferma dopo un periodo difficile. Tao ha avuto diverse malattie nei momenti sbagliati e di conseguenza troppi intoppi nel suo percorso. Finalmente sembra essersi liberato da tutto ed è andato bene. La performance in Slovenia è stata buona, è salito sul podio, nonostante non sia ancora al top.

Quello di Geoghegan Hart in vista del Tour è un percorso di avvicinamento particolare: prima lo Slovenia e poi lo Svizzera. Perché?

Nasce dalle necessità del momento e dagli intoppi avuti prima. Vi spiego: Tao doveva fare il Tour de Romandie ma si è ammalato. E anche prima le cose non erano andate meglio. La priorità dunque era ritrovare il ragazzo.

E come vi siete mossi?

La Volta a Catalunya doveva essere un momento importante per lui, ma si è ammalato e quindi stop dopo una sola tappa. Così, prima del Romandia, abbiamo aggiunto il Tour of the Alps, che sarebbe stato una sorta di sostituto del Catalunya, ma anche lì è stato male di conseguenza addio Romandia. Con lo stesso meccanismo abbiamo aggiunto lo Slovenia: era una corsa buona per lui in vista dello Svizzera, date le sue condizioni e un livello appena più basso. E’ stato un test e ha fatto uno step che gli ha dato fiducia. Ora arriva in Svizzera con quella fiducia e quella forma che volevamo.

In Slovenia si è visto un Tao aggressivo e attivo, eccolo tirare a testa bassa durante un attacco
Cosa ha fatto in questa settimana tra le due corse?

Ha pensato a recuperare. Ha fatto giusto un paio di sedute nel mezzo per un piccolo richiamo. Bisogna considerare che quest’anno il Tour de Suisse parte con una tappa dura: ci sono due salite importanti, specie la seconda vicino all’arrivo. Anche per questo gli abbiamo tolto il GP Aargau, che era in programma, proprio pensando a quella tappa e per cercare di farlo arrivare più fresco possibile. Se lo Svizzera fosse partito con una cronometro come sempre, invece Tao avrebbe fatto Aargau.

L’inglese è andato in quota?

Tao vive ad Andorra e, quando dico Andorra, intendo nella parte più alta, quindi è sempre in quota!

Josu, hai accennato alla crono. Come siete messi in tal senso?

Non so i numeri precisi, ma abbiamo fatto dei lavori già dalla scorsa stagione, sia in pista sia in galleria del vento, che ci hanno dato buoni frutti. Quest’anno, nell’unica crono fatta, all’Algarve, c’è stato un discorso di pacing non ottimale nel finale. Tao ha rischiato all’inizio e nel finale ha pagato, ma dal Delfinato dell’anno scorso sul fronte crono siamo a posto. Ha sempre disputato ottime prestazioni. No, su questo fronte siamo tranquilli.

E riguardo allo stare in gruppo? Si è ripreso, si sente a suo agio?

In realtà quello non è mai stato un problema. Lui è molto bravo a guidare la bici e non gli è rimasta nessuna paura dall’incidente. Anzi, è stato anche bravo a tirare la volata, come ha fatto con Bagioli allo Slovenia. Anche il nostro mental coach ha detto che va tutto bene.

Per l’inglese la cosa più importante è ritrovare la costanza di gare da poter disputare ad alto livello
Per l’inglese la cosa più importante è ritrovare la costanza di gare da poter disputare ad alto livello
Quindi siamo ai valori del Tao pre-incidente?

Siamo sui valori pre-incidente. Il problema per lui è che gli è mancata la costanza di allenamento e soprattutto di gare. Gli è mancato fare certi sforzi in successione, un vero percorso di preparazione. Perché la realtà è questa: la gente aspetta che Tao ritorni dopo l’infortunio del 2023, ma non è così. Lui da quel punto di vista è tornato. Ma come vi dicevo ha sempre avuto dei problemi.

Chiaro…

Al Delfinato dell’anno scorso è caduto e si è fratturato. Al via della Vuelta è subito finito a terra e ha corso con una costola rotta. Quest’anno aveva fatto un gran bell’inverno. In Algarve stava bene, ma nel momento topico è stato toccato da dietro, ha rotto il cambio e alla fine ha rovinato anche quella corsa. Poi in primavera, come avete visto, ha avuto diversi problemi di salute. Speriamo di avere la possibilità di fare due-tre gare di fila senza problemi. Guardate se questo blocco, Svizzera e Slovenia, andrà bene: vorrà dire che Tao avrà messo due gare di fila dopo due anni senza intoppi.

E in questo ciclismo davvero non ti puoi più permettere questi passaggi a vuoto. E invece cosa ti aspetti da questo Tour de Suisse? Un podio è possibile visto il livello molto alto?

Un podio è possibile e sarebbe importante, ma una cosa è parlarne e una cosa è farlo. Se uno come Tao è al top, è possibile, ma penso anche che non sia giusto chiedergli troppo, anche in Svizzera. Già arrivare nei cinque sarebbe una bella cosa per lui. Sarebbe il primo buon risultato nel WorldTour in due anni.

«Tao? In netta ripresa e punta al Tour», parola di Larrazabal

02.03.2025
5 min
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Diciamo la verità, di notizie attorno a Tao Geoghegan Hart non ce ne sono state sin qui. Dell’inglese non si sapeva molto, né del suo calendario e né del suo stato di forma. Ma a venirci in soccorso è stato Josu Larrazabal. Il tecnico spagnolo, a capo della performance della Lidl-Trek, con la sua consueta gentilezza ci ha chiarito un bel po’ di cose circa l’ex maglia rosa.

Quel che possiamo dire è che in Portogallo hanno iniziato la stagione non solo Vingegaard e Roglic, di cui vi abbiamo raccontato, ma anche Tao Geoghegan Hart. E anche lui come i suoi illustri colleghi tutto sommato se l’è cavata bene. Alla fine ha chiuso nono nella generale a 54″ dallo stesso Vingegaard e appena un secondo dietro a Roglic.

L’inglese è alla seconda stagione alla Lidl-Trek, squadra che crede moltissimo in lui. A partire da coach Larrazabal
L’inglese è alla seconda stagione alla Lidl-Trek, squadra che crede moltissimo in lui. A partire da coach Larrazabal
Josu, Tao ha iniziato la stagione in Algarve. Come lo hai visto?

E’ andata molto bene, ci aspettavamo un attimo in più nella crono per come lo vedevamo, come si sentiva e come andava in allenamento. Il primo arrivo in salita a Foia ha confermato le nostre aspettative, ma sulla salita finale ha pagato un po’ l’entusiasmo di voler fare bene. Ha interpretato lo sforzo con troppa intensità e alla fine ha ceduto qualcosa, ma un piazzamento in top 10 è un bel punto di partenza considerando da dove veniamo.

“Da dove veniamo”: quanto è stato importante per lui aver portato a termine la Vuelta lo scorso anno?

Ha integrato e capito quanto fosse difficile il processo di recupero in cui si trovava. L’anno scorso, all’Algarve, aveva chiuso quindicesimo e pensava di essere già più avanti. Poi alla Tirreno ha capito che c’era ancora tanto lavoro da fare. Abbiamo dovuto rifare il programma, saltare il Catalunya, e sfruttare i Paesi Baschi per preparare il Romandia, dove ha fatto una top 10 e si era un po’ ripreso.

E poi di nuovo la caduta al Delfinato…

Esatto, con la frattura delle costole, il Tour saltato, un’altra caduta a Burgos, e infine la Vuelta iniziata con problemi fisici. Ma finirla è stato essenziale per lui e per questa stagione. Anche se non l’ha finita da protagonista. E per un corridore del suo livello, affrontare un grande Giro senza incidere è difficile da accettare, ma ha capito l’importanza del processo che la Vuelta significava. L’anno scorso il suo inverno era stato di riabilitazione, quest’anno è stato un inverno da ciclista e la differenza è enorme.

Algarve: nella tappa in salita Tao è arrivato a 3″ da Vingegaard e appena davanti a Roglic (foto @gettysport)
Algarve: nella tappa in salita Tao è arrivato a 3″ da Vingegaard e appena davanti a Roglic (foto @gettysport)
Il tuo ruolo non è solo legato ai numeri e alle tabelle. Quanto conta l’aspetto mentale con Tao?

Assolutamente tanto. L’anno scorso ci sono state delle discussioni con lui. Noi cercavamo di fargli capire che ci voleva tempo, ma lui voleva subito il risultato. Noi ovviamente vogliamo che ottenga risultati, ma sappiamo anche che i processi di recupero richiedono tempo. Tao non era sempre d’accordo con questo messaggio, ma il tempo ci ha dato ragione… purtroppo. Sarebbe stato bello se avesse potuto subito ottenere grandi risultati, ma infortuni come il suo richiedono pazienza. Adesso siamo in una situazione completamente diversa, sia fisicamente che mentalmente. E quando un corridore come lui sta bene, i risultati arrivano, anche se non sempre (e non subito) sono vittorie.

Se dovessi dare una percentuale, quanto sta meglio rispetto all’anno scorso?

Possiamo dire che ha già pareggiato i migliori valori dello scorso anno, appena partito: numeri che lo scorso anno aveva toccato al Romandia e prima della caduta al Delfinato. Questo è un riferimento che dà fiducia. Non ho il dato esatto per dire se è un 5 o un 10 per cento meglio, rispetto a 12 mesi fa, ma appunto aver già toccato quei picchi a febbraio è stato molto, molto importante.

Qual è il suo programma per i prossimi mesi? Lo vedremo al Giro d’Italia o al Tour?

L’obiettivo di Tao è il Tour de France, con un programma simile a quello dell’anno scorso. Ieri ha corso l’Ardeche Classic (si è ritirato per un problema meccanico mentre esplodeva la corsa e ha finito di vedere la gara dal bus, ndr), una novità rispetto al 2023 quando preparava la Tirreno. Quest’anno non farà la Corsa dei Due Mari, ma il Catalunya e successivamente il Romandia. Abbiamo parlato con lui di lasciare aperta una porta per il Tour of the Alps, una corsa che gli piace e che ha già vinto, ma per ora resta solo un’opzione. Dopo il Romandia farà una pausa, andrà in quota e poi seguirà il classico percorso con il Delfinato, ancora un periodo in altura e infine il Tour.

Pochi giorni prima dell’Algarve Geoghegan Hart aveva preso parte alla Figueira Champions Classic, corsa di un giorno sempre in Portogallo
Pochi giorni prima dell’Algarve Geoghegan Hart aveva preso parte alla Figueira Champions Classic, corsa di un giorno sempre in Portogallo
Non avete mai pensato di mandarlo al Giro? Il percorso sembrava adatto alle sue caratteristiche

Tao ama il Giro d’Italia e lo guarda sempre con la coda dell’occhio. Ovviamente con lui è un discorso che si può sempre aprire, ma la Lidl-Trek gli ha dato la possibilità di fare lo step che non aveva potuto fare alla Ineos Grenadiers, ovvero preparare il Tour da leader. Questo è il piano originale e per il momento è quello su cui siamo concentrati. Lui ha un legame forte con il Giro, ma direi con l’Italia in generale. Ha vinto tante da voi e ha un ottimo feeling con il pubblico italiano, ma al momento il focus è sul Tour.

Josu, visto che prima abbiamo parlato di aspetti mentali: come lo vedi dal punto di vista della determinazione? Ha voglia di tornare più forte di prima ora che sta bene?

L’ho visto sempre cattivo. Lo era anche l’anno scorso quando le cose non andavano bene. E appunto da qui nascevano le discussioni… Adesso però lo è ancora di più, perché non gli è piaciuto avere un anno difficile e senza vittorie. Non gli piace non essere stato protagonista. Anche il piccolo errore commesso nella crono dell’Algarve è forse una conseguenza di questa voglia di fare, di dimostrare. Noi siamo qui per supportarlo e fargli capire che tutto arriva, basta aspettare il momento giusto.

Tao al Delfinato: «Ora è in tabella», parola di Larrazabal

01.06.2024
5 min
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Abbiamo ancora il Giro d’Italia in circolo nel sangue e nella testa, ma con l’inizio del Delfinato domani ci si sposta già sul Tour de France. E inevitabilmente si finisce a parlare dei suoi interpreti. Tra questi ci sarà anche  Tao Geoghegan Hart.

Attorno l’inglese, quest’anno approdato alla Lidl-Trek c’è tanta curiosità. E parte di queste curiosità ce le siamo tolte proprio al Giro quando una mattina abbiamo incontrato Josu Larrazabal, capo del settore performance della squadra americana.

Ricordiamo che Tao Geoghegan Hart era caduto rovinosamente proprio lo scorso anno durante la corsa rosa. Un infortunio terribile, tra le varie fratture anche quella del femore. Una riabilitazione lunghissima e un ritorno incerto o quantomeno complicato. Sin qui l’ex maglia rosa ha disputato 24 giorni di corsa facendo anche vedere qualche buona prestazione, ma certo la strada per lottare con Pogacar, Roglic e Vingegaard appare lunga.

Josu Larrazabal è il capo dei preparatori in casa Lidl-Trek
Josu Larrazabal è il capo dei preparatori in casa Lidl-Trek
Josu, come sta Tao?

Sta andando bene, ovviamente ci ha messo un po’ più di tempo… Che poi non so neanche se dire “più tempo” sia giusto o sbagliato, perché non si sapeva da dove Tao ripartisse dopo un intervento del genere. Però è vero che l’inverno è andato molto bene, forse anche per questo motivo ci aspettavamo già di vedere qualcosa al Catalunya. Ma quello che non abbiamo visto al Catalunya l’abbiamo visto al Romandia un mese più tardi.

Dunque ora è in tabella di marcia?

Diciamo che sin qui eravamo con un mesetto di ritardo. Adesso Tao è nel pieno della preparazione del Tour, è a Sierra Nevada (è sceso giusto un paio di giorni di fa, ndr) con la squadra. Secondo me al Delfinato vedremo ancora un altro step rispetto al Romandia e saremo pronti per il Tour.

Dopo un incidente importante come il suo, Josu, hai notato qualche momento di flessione? Non solo fisica, ma anche a livello morale?

Non conosco il corridore così bene, perché è arrivato quest’anno. Lo sto conoscendo. Nelle conversazioni con lui c’era quel tratto d’incertezza su se stesso, che va alla ricerca di una continua conferma. A dicembre, in ogni test vedevamo che aveva, tra virgolette, lo stress di confermare che fosse in ripresa, che andava benissimo. Lui voleva sempre di più. Mettiamoci anche che nel ciclismo di oggi tutto viene misurato e i ragazzi hanno continui riferimenti numerici. Lui ci badava moltissimo e abbiamo cercato di tirarlo fuori da questo aspetto.

L’inglese è stato a Sierra Nevada tre settimane con la squadra. Da domani sarà al Delfinato (foto X)
L’inglese è stato a Sierra Nevada tre settimane con la squadra. Da domani sarà al Delfinato (foto X)
E come?

La nostra aspettativa nella prima parte di stagione era tornare, tornare a correre. Metterlo in una squadra, farlo lavorare. E questo Tao lo ha fatto molto bene. Ai Paesi Baschi ha lavorato per Skjelmose dando un contribuito da leader importante e poi al Romandia si è fatto vedere lui. Un risultato che è sotto il suo standard, ma visto da dove veniva è stata un’ottima top 10 (ha chiuso 9° a 1’02” da Carlos Rodriguez, ndr). Lì ha avuto belle conferme e  belle sensazioni. Ora però non basta.

Cioè?

Non abbiamo ancora chiuso il cerchio. Secondo me per lui sarà importante misurarsi al Delfinato, per arrivare al Tour con la fiducia al top.

Josu, abbiamo parlato di numeri, cosa gli è venuto a mancare di più dopo l’incidente? Picchi di potenza, resistenza, recupero?

Efficienza dico io. Alla fine con l’allenamento limi, limi ogni giorno qualcosa e porti tutte le componenti ad un livello di eccellenza. Un livello che ti permette di arrivare alla fine della corsa più fresco possibile e con più possibilità di fare i numeri massimali. Quando tu fai un test massimale i dati sono lì, ma il ciclismo non è cosa fai quando sei fresco, il ciclismo è cosa fai dopo 5 ore. E’ quella fatigue resistance che perdi quando subisci un intervento del genere.

Tra nuovi materiali e rincorsa della forma quest’anno Tao Geoghegan Hart non è stato super a crono. Tuttavia al Romandia è andato meglio
Tra nuovi materiali e rincorsa della forma quest’anno Tao Geoghegan Hart non è stato super a crono. Tuttavia al Romandia è andato meglio
L’efficienza in generale, in corsa…

Il fisico perde quelle tante piccolezze che sono necessarie. Il ciclismo è un sport tecnico e non solo tattico. La pedalata è un movimento che si ripete mille volte ed è lì che sta l’efficienza. E’ lì che una buona efficienza fa la differenza. E se tu per ognuna di quelle mille pedalate perdi anche solo un pochino, dopo 4-5 ore il gap che devi colmare è enorme.

Avete lavorato anche un po’ in palestra? O meglio, visto il muscolo da recuperare l’avete portata avanti nel corso della stagione?

Sì, ci abbiamo lavorato tanto. La palestra è stata la base della sua riabilitazione. Tao ha fatto un grande lavoro ad Amsterdam, in questo centro dove hanno fatto l’intervento. Hanno lavorato molto in monopodalico, cioè con la gambe separate affinché tutto tornasse al top, misurando ogni valore della forza di quell’arto. E infatti da quel punto di vista già in inverno era ben messo però, una cosa è come sei tu a livello fisico in un test, tra l’altro non specifico, e un’altra cosa è come sei tu in bici pedalando con tutte e due le gambe insieme, con quella coordinazione necessaria. Ecco che si ritorna al discorso dell’efficienza.

Lidl-Trek: Larrazabal e i problemi della panchina lunga

28.12.2023
6 min
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CALPE (Spagna) – Dopo aver ascoltato molti dei ragazzi della Lidl-Trek, i quali ci hanno illustrato i loro programmi, chiudiamo la “carrellata spagnola” con Josu Larrazabal, capo dei preparatori e responsabile della performance del team americano.

Larrazabal ha spiegato i progetti della squadra con chiarezza. La posta in palio è sempre più alta. La Lidl-Trek, stando alla classifica UCI 2023, è la quinta forza in carica, alle spalle di UAE Emirates, Jumbo-Visma, Soudal-Quick Step e Ineos Grenadiers. Va detto però che la squadra di Guercilena è salita di ben sette posizioni nell’ultima stagione e il gap con la terza, la Soudal, si è ridotto. Visto l’imponente ciclomercato è lecito pensare che la Lidl-Trek sia pronta al salto che la proietterebbe sul podio.

Prima del Tour il cambio di sponsor. Con l’arrivo di Lidl si sono aperti nuovi scenari per la squadra di Larrazabal
Prima del Tour il cambio di sponsor. Con l’arrivo di Lidl si sono aperti nuovi scenari per la squadra di Larrazabal
Josu, una squadra molto rinnovata e anche molto rinforzata. Cosa ne pensi?

Tra le grandi, siamo la squadra che ha cambiato di più, è vero. Questo è stato possibile anche grazie all’arrivo del nuovo sponsor avvenuto nel corso dell’anno. Da un secondo sponsor, siamo passati ad un innesto che è diventato il primo nome, Lidl. E questo ha cambiato la misura del progetto, permettendoci di fare uno step in avanti. Siamo dunque potuti intervenire con forza sul mercato.

E con quale criterio?

Definendo il profilo dei corridori che ci mancavano. E lo abbiamo fatto sia guardando alle classiche, che alle volate. Alla fine avevamo solo Mads (Pedersen, ndr) per gli sprint. Ma direi anche per i grandi Giri, grazie all’arrivo di Tao Geoghegan Hart soprattutto.

Da italiani siamo curiosi della gestione di Consonni e Milan, sia su strada ma anche su pista. Sappiamo che hai avuto anche un incontro con Villa. Cosa puoi dirci?

Quando si fa un progetto a lungo termine con un leader quale diventerà Milan, era necessario portagli un uomo di fiducia per la volata. C’erano sul piatto alcuni nomi e alla fine quello di Simone ci è parso ideale, sia per i suoi numeri di potenza, ma anche per gli aspetti tecnici e per il loro feeling. Simone lo conoscevo un po’, quando ci s’incontrava nei vari ritiri a Sierra Nevada. Notavo un certo modo di porsi, il suo lato umano e questo nella filosofia Lidl-Trek è importante.

Dopo Milan, la Lidl-Trek ha preso anche Consonni. Un duo che ha feeling tecnici e di amicizia
Dopo Milan, la Lidl-Trek ha preso anche Consonni. Un duo che ha feeling tecnici e di amicizia
Simone era dunque il profilo perfetto?

Sì e infatti la trattativa è stata piuttosto veloce. Senza contare che lui e Milan faranno un programma simile. E vogliamo che rispettino anche la pista. Anche se Trek non ha la bici da pista, la nostra squadra può perseguire obiettivi importanti come le Olimpiadi. Serviva una buona coordinazione con Marco Villa e l’allenatore degli azzurri Diego Bragato, con i quali abbiamo parlato.

Questo primo anno di Milan e Consonni in Lidl-Trek sarà di adattamento visto che ci sono le Olimpiadi?

Non è un anno per fare troppi cambiamenti. Abbiamo già diviso i vari periodi, tra cui l’avvicinamento a Parigi con qualche gara a tappe. Vogliamo arrivare alle Olimpiadi nel modo migliore. Poi è chiaro che vincere è importante. Però conta anche l’approccio. Come ho detto prima questo è un progetto a lungo termine. Intanto partiamo con questa bozza di lavoro, poi vedremo. Io per esempio penso al treno, ai ruoli, alle posizioni.

Chi ci sarà in questo treno?

Chiaramente Consonni, ma anche Edward Theuns. Loro due saranno sempre al fianco di Milan. Poi altri corridori cambieranno. Magari nelle classiche, che vedono altri modi di correre, ci potrebbero essere altri uomini, ma in corse più lineari da volata loro due non mancheranno mai. Nelle altre corse, per esempio, penso che un Jacopo Mosca potrebbe essere utile per tirare tanti chilometri quando si è lontano dal traguardo. E in questo lui è il numero uno. Senza contare che è un corridore versatile.

Lo scorso anno Pedersen ha lavorato sodo anche per Ciccone, oltre che per le sue volate. Quest’anno stesso spirito, ma “panchina più lunga”
Lo scorso anno Pedersen ha anche lavorato sodo anche per Ciccone. Quest’anno stesso spirito, ma “panchina più lunga”
Ciccone ci ha detto che sarà il leader al Giro d’Italia, però poi ci saranno anche il velocista, Milan, e il cacciatore di tappe, Bagioli. Come farai a trovare il giusto equilibrio?

Trovare l’equilibrio è il mio ruolo e quello dei diesse. E’ chiaro che non siamo i favoriti per vincere il Giro e come quelle squadre che non hanno il leader unico per la generale, ci deve essere almeno il secondo obiettivo. Possiamo curare altri aspetti. Noi abbiamo già analizzato tutte le tappe del Giro. Abbiamo una bozza di quante frazioni possono arrivare in volata, in quante può arrivare la fuga… Questo ha un impatto sulla formazione. 

Chiaro…

Quello che ci manca ora, ma non potremo saperlo prima di marzo inoltrato, è sapere come andranno i corridori nel corso della stagione. Questo ci servirà per le ultime conferme ed arrivare al meglio al Giro. Il bello della corsa rosa è che ti consente di fare alcuni cambiamenti senza perdere la stagione. Penso proprio a Ciccone l’anno scorso. Si è ammalato di Covid proprio prima del Giro e con qualche aggiustamento è riuscito a fare un Tour eccezionale. Per ora abbiamo una bozza di titolari, ma se qualcuno non dovesse andare, il “Piano B” deve essere al pari del “Piano A”, senza variare il ruolo del corridore che intendevamo portare.

E’ la panchina lunga del calcio…

Se vogliamo crescere è così. Se si ammala il gregario per la salita, devo avere un altro gregario che sia allo stesso livello del “titolare” o appena meno. Ma per queste ultime decisioni, servono le gare. Una cosa è certa: Cicco dovrà avere sempre almeno due uomini per le tappe di salita e uno per quelle di pianura che lo aiuti a tenere la posizione e a stare fuori dai pericoli. Pensando alle volate poi in una tappa piatta, non saremmo i soli a voler arrivare allo sprint. Possiamo condividere il lavoro con gli altri.

Larrazabal crede molto in Geoghegan Hart: l’inglese può far fare lo step definitivo alla Lidl-Trek (foto Instagram)
Larrazabal crede molto in Geoghegan Hart: l’inglese può far fare lo step definitivo alla Lidl-Trek (foto Instagram)
Come sta Tao?

La sua riabilitazione è andata molto bene. Tutte le misure fatte sul suo corpo sono risultate ottimali. So che si sente bene. Ovviamente deve riportare in alto la condizione. Ma queste saranno conferme che arriveranno strada facendo. I tanti parametri di oggi ci consentono di avere dati sempre aggiornati e validi. Lui è un leader naturale. E’ un capitano. E non è un caso che lo abbiamo preso. Quando Tao sarà apposto si definiranno i suoi obiettivi.

E in Lidl-Trek non mancano neanche i giovani. Giovani già pronti: pensiamo per esempio a Skjelmose e Nys.

Matias Skjelmose è in una crescita costante e neanche noi sappiamo dove potrà arrivare e in che direzione. Se farà un altro step come nel 2023, non avrà grossi limiti. Abbiamo visto che è molto competitivo nelle gare di un giorno, penso alle Ardenne, ma anche in quelle a tappe. Thibau Nys è stato un bella sorpresa. E’ un giovane “non giovane”: si vede che a casa ha un bel professore! Suo papà, Sven, ha fatto un bel lavoro in termini di educazione generale e tecnica. Per loro due vedo una crescita più esponenziale che lineare. E non sono i soli giovani forti che abbiamo.

Insomma hai problemi di panchina lunga!

Bellissimi problemi – ride Larrazabal – comunque è vero, alla fine andiamo proprio nella direzione del calcio. 

Quanto vale Gaia Realini? Risponde “capo” Josu

10.03.2023
6 min
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Sapete quanto tempo ha impiegato Gaia Realini per ambientarsi nella grande Trek-Segafredo? Meno di zero. E questo dà esattamente l’idea dello stupore con cui nella squadra americana stiano scoprendo l’abruzzese che al UAE Tour ha selezionato le più forti in salite e ha poi vinto il Trofeo Oro in Euro a Cinquale.

«Per come è fatta – spiega Josu Larrazabal – si è inserita nel gruppo in modo velocissimo. L’hanno accolta tutti come la giovane che devono curare e un po’ anche proteggere. Ha imparato l’inglese alla svelta e si buttava dentro senza problemi a parlare con tutte, anche quando magari non era ancora padrona della lingua. E questo ha fatto tanto a livello sociale, nel gruppo. Mentre per le prestazioni, mi ha stupito che sia riuscita a vincere così presto».

Josu Larrazabal è il responsabile dei preparatori della Trek-Segafredo
Larrazabal è il responsabile dei preparatori della Trek-Segafredo

Josu è il coordinatore dei preparatori della Trek-Segafredo: sovrintende il lavoro degli interni e coordina il lavoro degli esterni. Così come prima cosa ci tiene a dire che l’allenatore di Gaia Realini è Matteo Azzolini, tecnico di Mapei Sport in appoggio al team americano. Poi si accinge a raccontarci la Realini che ha conosciuto e sta ancora scoprendo corsa dopo corsa, test dopo test.

Che idea ti sei fatto di questa atleta?

La prima cosa è che ha un grosso talento di scalatrice a livello internazionale. Quello magari si sapeva dai risultati e quanto ha già mostrato. Però quando l’ho conosciuta, mi ha stupito il suo approccio al lavoro, la sua capacità di far fatica. Sono le cose che trovi nel profilo degli scalatori e quelli che sono adatti a fare classifica in certe gare. Rispetto al velocista, lo scalatore magari ha una diversa proporzione tra lo sforzo che profonde e il numero di vittorie. Gaia sa che per vincere deve far fatica e a allenarsi più di altre. Ma poi quando la vedi in salita, ti dà l’impressione di essere nel gruppo del WorldTour da tre anni e non da pochi mesi

In salita Realini ha dimostrato di avere il livello delle prime al mondo
In salita Realini ha dimostrato di avere il livello delle prime al mondo
Nel ciclismo maschile lo scalatore puro sparisce davanti ad atleti molto più potenti. Fra le donne, un’atleta come Realini può dire la sua?

Tra le donne non c’è il livello di specialità che c’è nel ciclismo degli uomini. Nel gruppo maschile, lo scalatore piccolino in certe tappe soffre di più, perché la differenza è troppo grossa. Uno scalatore minuto in una tappa di ventagli ha una differenza di watt troppo evidente e rischia grosso. La specializzazione è troppo alta. Il ciclismo delle donne si sta sviluppando molto velocemente, ma la differenza di livello tra gli specialisti non è così evidente.

Motivo per cui Gaia si è vista davanti nei ventagli del UAE Tour?

Il fatto che si sia difesa bene laggiù non è la conferma di questo ragionamento, perché i ventagli del UAE Tour vengono fatti in strade larghe dove non si deve lottare così tanto per la posizione. Non sono come i ventagli su strade strettissime delle gare in Francia, però averla vista così davanti fa capire che lei è forte e si ritaglierà il suo spazio molto più facilmente di quanto accadrebbe a uno scalatore uomo della sua taglia.

In che modo aver fatto ciclocross l’ha aiutata a essere così forte?

Non è una cosa che si vede nei valori, ma certamente serve. I vantaggi che derivano da un’altra disciplina non si vedono nei test, soprattutto se si tratta di sforzi così diverso. La gara di cross è uno sforzo di 45-60 minuti a tutta e quello le ha dato l’endurance e la tecnica che per una scalatrice è sempre preziosa. Però a volte sottovalutiamo il ciclismo su strada. Sembra che se uno è bravo nel ciclocross, sappia far già tutto anche su strada. Ovviamente sei bravissimo a gestire la bicicletta, però il ciclocross si corre tutto sotto i 20 all’ora, mentre in bicicletta si fanno le discese a 80 all’ora che è una cosa completamente diversa. Allora il cross aiuta, la fa più completa. Ma nel ciclismo su strada deve ancora crescere e svilupparsi in modo più completo. Anche la strada ha la sua tecnica e non è per niente scontato.

Cosa vi aspettate da questo primo anno?

Come con tutti i ragazzi appena arrivati, anche con Realini facciamo un programma a lungo termine. Devono fare un incremento nel carico di lavoro, adattarsi a una struttura più sviluppata di di lavoro, con più supporto da parte del direttore sportivo, dell’allenatore, del dottore, dello psicologo, del nutrizionista. Lei adesso sta facendo questi step di adattamento, sapendo di avere davanti un programma di 3-4 anni di sviluppo. Per questo dico che mi ha stupito il fatto che abbia già vinto e in genere sia andata così forte.

Sangalli e Realini alla Valenciana: il cittì azzurro pensa a Gaia per il Tour de l’Avenir
Sangalli e Realini alla Valenciana: il cittì azzurro pensa a Gaia per il Tour de l’Avenir
Un fatto di tempi, quindi?

Ha ottenuto molto velocemente queste performance, sia nel UAE Tour, sia a Cinquale, andando in fuga con Amanda Spratt. Mi sarei aspettato certe cose più avanti, invece sono state una bellissima sorpresa. Però guardiamo sempre lungo termine: dato quello che abbiamo visto, sappiamo che Gaia è già pronta per darci qualcosa subito. Se una ragazza è capace di una partenza così, sono sicuro che arriverà qualcos’altro. Ragionare a lungo termine significa essere consapevoli che potrà diventare un’atleta di riferimento.

Il cittì Sangalli pensa a lei per il Tour de l’Avenir: per Trek-Segafredo andrebbe bene?

Per dire se potrà lottare per vincerlo, bisognerà valutare il percorso. Se c’è dentro una crono piatta magari no, ma se c’è una cronoscalata partirebbe come favorita. A prescindere dal percorso, dovrà imparare ad essere un’atleta completa su tutto. Parlando del suo potenziale, l’abbiamo vista andare in salita al livello di Elisa Longo Borghini che è un riferimento mondiale. Per cui correre contro le più giovani all’Avenir potrebbe metterla nella condizione di fare bene. E se anche il percorso non fosse adatto a lei, andrebbe bene ugualmente se partecipasse. Certe corse fanno crescere a prescindere.

Tesfatsion: una crescita con passi piccoli, ma decisi

30.01.2023
6 min
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Tra le piacevoli novità del 2023 c’è il passaggio di Natnael Tesfatsion alla Trek-Segafredo. L’eritreo dopo un periodo di apprendistato tra continental e professional ha fatto il salto nel mondo dei grandi. Ha ventitré anni e con la WorldTour americana ha esordito in Australia al Santos Tour Down Under con un buon sesto posto nella terza tappa. La crescita di “Natalino”, così soprannominato nel suo periodo italiano, prosegue e la curiosità di sapere cosa hanno visto in lui alla Trek si fa forte

Al Tour Down Under è avvenuto l’esordio ufficiale in maglia Trek Segafredo per “Natalino”
Al Tour Down Under è avvenuto l’esordio ufficiale in maglia Trek Segafredo per “Natalino”

Seguito da tempo

Alziamo il telefono e dall’altra parte risponde Josu Larrazabal, capo del team performance alla Trek. E lui, nonostante il nome ispanico, risponde in perfetto italiano.

«Natnael – inizia a raccontare da un bar poco fuori Madrid – ha delle grandi caratteristiche, lo seguiamo da quando era nel Team Qhubeka. Da tempo Luca (Guercilena, ndr) lo aveva nel mirino. Al primo anno in Androni l’interesse era forte, ma probabilmente era ancora presto, Tesfatsion aveva bisogno di un altro anno in una professional per crescere e maturare. L’Androni per fare ciò è davvero un’ottima squadra che crea le condizioni ideali per far crescere i corridori promettenti. Tesfatsion con loro ha avuto occasione anche di correre in gare WorldTour come il Giro d’Italia, facendo vedere ottime cose. Le fughe nelle quali è entrato, solo per fare un esempio, sono state di qualità, di quelle che serve gamba per acchiapparle».

Ad inizio 2022 Natnael Tesfatsion ha vinto il suo secondo Tour of Rwanda, il primo era arrivato due anni prima
Ad inizio 2022 Natnael Tesfatsion ha vinto il suo secondo Tour of Rwanda, il primo era arrivato due anni prima

L’esordio australiano

La prima corsa disputata da Tesfatsion in maglia Trek è stato, come detto in precedenza, il Tour Down Under. Gara WorldTour con un parterre di corridori di qualità, un “battesimo di fuoco” potremmo dire. 

«Ha fatto sesto in una tappa – continua a raccontare Larrazabal – non avrà bisogno di un grande adattamento, visto anche il percorso fatto gli anni prima. Il risultato ci ha quasi sorpreso, perché il suo inverno non è stato calibrato per essere competitivo fin dalla prima gara. L’obiettivo è quello di una crescita graduale per arrivare pronto alle prossime gare».

Per il coach della Trek la volata in cima al Monte Grappa all’AIR è l’esempio dell’esplosività di Tesfatsion
Per il coach della Trek la volata in cima al Monte Grappa all’AIR è l’esempio dell’esplosività di Tesfatsion

Crescita costante

In queste righe Josu ci dice una frase importante: «Quasi sorpreso» come mai quel “quasi”. Cosa ha visto il preparatore?

«E’ una scalatore con una grande motore e una resistenza elevata. Inoltre, ha anche un buono spunto veloce, una cosa che nel ciclismo moderno è utile. Il livello generale si è alzato anche in salita e fare la differenza sul passo è difficile. Anche per queste sue caratteristiche è stato giusto lasciarlo alla Drone Hopper un anno in più. Lo spunto veloce è una qualità che deve essere sempre allenata, altrimenti si perde, e puoi farlo al meglio solamente in gara».

Natnael è arrivato in Italia con il Team Qhubeka grazie a Daniele Neri
Natnael è arrivato in Italia con il Team Qhubeka grazie a Daniele Neri

Le prime impressioni

Nel ritiro invernale la Trek ha avuto modo di testare i suoi corridori, un lavoro importante soprattutto per i ragazzi nuovi. Così da poterli inquadrare.

«Non c’è nulla di più importante di un test – continua Josu – ad inizio stagione e dei risultati che ne derivano. I test indoor fatti a Tesfatsion hanno confermato un grande potenziale. Quando poi lo abbiamo messo in strada si è vista anche la cattiveria agonistica, ha una grande voglia di fare. Negli allenamenti con situazioni di “picco” o delle mini gare faceva il massimo per vincerle e a volte ci riusciva anche. La strada toglie subito i dubbi, non c’è storia. Natnael ha un carattere forte e lo ha portato subito in squadra, si è integrato immediatamente».

Josu Larrazabal, tecnico basco della Trek-Segafredo ha avuto buone impressioni sull’eritreo (foto Jamie L. Forrest)
Josu Larrazabal, tecnico basco della Trek-Segafredo ha avuto buone impressioni sull’eritreo (foto Jamie L. Forrest)

Con il freno tirato

Le aspettative sono alte per il corridore eritreo, ma la crescita e l’apprendimento non sono ancora finiti. Questa prima stagione alla Trek-Segafredo gli servirà per imparare ancora molto. 

«E’ vero – dice – non bisogna dimenticare che è al suo primo anno nel WorldTour, dovrà imparare. I meccanismi sono diversi sia in gara che in gruppo. Lui arriva da una squadra nella quale aveva libertà di fare: anche qui avrà le sue chance, ma ci saranno delle corse nelle quali sarà di supporto al capitano. Fa parte del processo di crescita, perché quando si troverà a dover gestire la squadra, sarà stato utile aver vissuto prima il ruolo da gregario. Nelle corse minori, quelle del calendario italiano, che già conosce, potrà avere delle occasioni».

Con il passaggio nel WorldTour, Tesfatsion sarà chiamato ad un altro step nella sua crescita
Con il passaggio nel WorldTour, Tesfatsion sarà chiamato ad un altro step nella sua crescita

Il ruolo del preparatore

Come si approccia un preparatore ad un corridore del genere? In che modo lo aiuta a crescere e migliorare?

«Noi allenatori – spiega Larrazabal – dovremo essere bravi a lavorare e farlo salire gradino per gradino. Il motore Natnael ce l’ha, ma bisogna incrementare la capacità di carico, è tutto parte del processo di maturazione. Quando sei in una continental fai 15.000 chilometri all’anno, da professional 25.000 e nel WorldTour 30.000. Anche le corse e i focus cambiano, alla Drone Hopper dopo il Giro d’Italia ha corso l’Adriatica Ionica e il campionato nazionale. Qui da noi il calendario è più intenso, dopo la corsa rosa arrivano il Delfinato o il Giro di Svizzera, si ha un incremento considerevole ed i giovani a volte questa cosa tendono a sottovalutarla.

«Le caratteristiche fisiche ed atletiche di Tesfatsion – conclude sorseggiando il caffè – gli permettono di essere un corridore da corse di un giorno. Le corse delle Ardenne sono gare nelle sue corde, come quelle del calendario italiano: un esempio è il Giro dell’Appennino dove ha fatto secondo nel 2022. Però anche in questo caso bisogna andare con i piedi di piombo. Tesfatsion ha una buonissima resistenza, ma va comunque allenata, sia per quel che riguarda le grandi distanze, come le corse da 250 chilometri. Tuttavia va allenata anche quella che è la capacità di fare fatica per più giorni consecutivi. Di Natnael siamo soddisfatti, crescerà e si farà vedere».