Il punto al Renewi Tour con il super Milan post olimpico

02.09.2024
5 min
Salva

Cinque vittorie in dieci giorni di gara dopo Parigi in cui, a detta di tutti, ha trascinato il quartetto al bronzo. Dopo le Olimpiadi, Jonathan Milan è tornato a casa per due settimane cercando di trasformare quel colpo di pedale in un’arma anche su strada. Eppure, quando si è presentato al via del prologo al Giro di Germania, sulla distanza di 2,9 chilometri, deve essergli sembrato di non essere mai sceso di pista. Infatti lo ha vinto e poi ha messo in fila altre quattro vittorie, passando nel frattempo al Renewi Tour. Le prossime tappe di questo suo viaggio saranno Amburgo e poi i campionati europei, di cui parla già da un pezzo con il cittì Bennati.

Ieri Milan si è ritirato nel corso dell’ultima tappa della corsa belga, quella di Geraardsbergen, dopo avar attaccato con il vincitore De Lie. Era palpabile che nelle ultime due volate stesse affiorando la stanchezza e che su quei muri da Fiandre la sua preparazione non fosse adeguata. Come peraltro inizia a dirci proprio lui.

Il prologo del Deutschland Tour, 2,9 chilometri, è stato perfetto per riprendere a vincere
Il prologo del Deutschland Tour, 2,9 chilometri, è stato perfetto per riprendere a vincere
Come stai?

Un po’ stanchino, ma va bene. Sono state due belle settimane, diciamo, intense e piene di risultati per tutta la squadra (al Giro di Germania, sponsorizzato da Lidl, il team ha vinto tre tappe con Milan, due più la classifica con Pedersen, ndr).

La condizione di oggi è quella che è servita per far bene alle Olimpiadi?

Sarebbe bello prevedere tutto e allora sarebbe tutto più facile, forse. Però col senno di poi si può dire che sono uscito da Parigi con una buona condizione. E avendo lavorato comunque a una buona intensità in pista, avendo fatto dei bei lavori di forza, di agilizzazione e partenze da fermi, ne abbiamo usufruito su strada. Dalla fine delle Olimpiadi alla Germania è passata una decina di giorni, quindi ho avuto il tempo di recuperare e di fare un po’ di chilometri. Niente di che, però la condizione è rimasta quella e ne stiamo raccogliendo i frutti.

A Parigi, l’apporto di Milan nel quartetto è stato decisivo
A Parigi, l’apporto di Milan nel quartetto è stato decisivo
Come è stato il passaggio tra la pista e il ritorno su strada?

Alla fine in questo mese e mezzo di preparazione all’Olimpiade, quello che ho perso sono state le ore su strada. Per cui ho dovuto recuperare quelle, ma niente di è esagerato. Un massimo di cinque ore per uscita, magari delle triplette, cose del genere, ma niente di particolare.

Come è stato a livello personale dover passare dall’enormità delle Olimpiadi alla routine della strada?

Sinceramente non è stato molto impegnativo, anche a livello di testa. Alla fine si era progettato anche questo, quindi quando ce l’hai già inserito in un piano, è tutto un po’ più facile da seguire. Sai già a cosa andrai incontro, quindi non è stato molto difficile.

Che clima avete trovato nel Deutschland Tour sponsorizzato peraltro dalla stessa Lidl?

C’ero già stato un paio di anni fa e vi dirò, magari è una mia impressione, ma ho visto molta più gente sulle strade. Ovviamente avevamo tanta attenzione, perché è quasi la nostra corsa di casa. Ci tenevamo a far bene dato che il nostro main sponsor era anche organizzatore. Per cui eravamo tutti belli motivati e anche io, a livello personale, al rientro dalle Olimpiadi mi ero prefissato di raggiungere qualche bel risultato. E alla fine abbiamo vissuto un grandissimo Giro di Germania.

Dopo il prologo, per Milan in Germania altre due tappe vinte
Dopo il prologo, per Milan in Germania altre due tappe vinte
Ti aspettavi effettivamente di essere già vincente alla prima corsa?

Non del tutto, a dire la verità. Se parliamo del prologo, dico di sì. Per le tappe invece no. Era chiaro che sarebbe stata una corsa di rodaggio per arrivare al Renewi Tour. Il prologo sembrava disegnato per me. Non erano neanche tre chilometri, erano 2,9. E io venivo da un mese e mezzo in cui facevo sessioni e prove sui 4 chilometri a tempi record: ci stava che andasse bene. Invece poi anche su strada, la squadra fin da subito mi ha dato un grandissimo supporto, come ha sempre fatto. E quel punto sono venute anche le vittorie nelle tappe, a volte anche con l’aiuto di Mads (Pedersen, ndr). Non è stato facile, neppure posso dire che me lo aspettassi, ma è andata bene. E’ stato molto bello e divertente.

Cosa è cambiato nel mondo di Jonathan con questo crescere e il diventare tanto popolare?

Oh Dio (sorride, ndr)! Negli anni sono cambiate un po’ di cose. Come la squadra, come la preparazione, come la mia stessa mentalità. Il fatto di voler sempre migliorare, sia su strada che su pista. Insomma, mettendo tutto insieme, si è fatto un bel salto. Quanto alla popolarità, non è difficile stare dietro alle richieste. Non è faticoso fare le interviste e tutto quello che ci chiedono. E’ una cosa normalissima, anche grazie al lavoro del nostro addetto stampa (Paolo Barbieri, ndr), che è qua vicino a me…

Due vittorie anche al Renewi Tour. Qui all’attacco ieri con De Lie che poi vincerà
Due vittorie anche al Renewi Tour. Qui all’attacco ieri con De Lie che poi vincerà
Bennati ha detto che già da un po’ state ragionando sull’europeo…

Sì, esatto. Finito il Renewi Tour, ci sarà Amburgo e poi il piano è di arrivare bene all’europeo, che in teoria è adatto alle mie caratteristiche. Però qua in Belgio non si sa mai… A metà settembre il meteo può fare la sua parte, per cui è una corsa cui puntiamo, ma con un punto di domanda. Andremo su preparati a tutto con voglia di fare bene e divertirsi e poi vedremo cosa uscirà. Avrò accanto Simone Consonni, quindi mi sentirò ben protetto. Vedremo cosa saremo in grado di tirar fuori.

Due settimane agli europei: squadra per Milan, ma pronti a tutto

31.08.2024
6 min
Salva

Con Jonathan Milan che continua a macinare volate, la vista sugli europei di Hasselt del 15 settembre si fa decisamente interessante. Il percorso che parte da Zolder è stato definito come una Gand-Wevelgem senza il Kemmelberg, ma questo non significa automaticamente che sarà una corsa facile. Soprattutto se al via ci sarà un corridore come Van der Poel, cui l’arrivo in volata non sta per niente a cuore.

Daniele Bennati è andato a vederlo nei giorni attorno Ferragosto e ne è tornato con le idee sufficientemente chiare per intavolare la conversazione con i potenziali convocati, i cui nomi saranno diffusi martedì prossimo a Roma. Quel che è abbastanza chiaro è che si tratterà di una corsa veloce, con un tratto del circuito finale in cui gli attaccanti come l’olandese e il degno compare Van Aert potrebbero tentare il colpo di mano. Rispetto alle perplessità di partenza infatti, il tecnico del Belgio Vanthourenhout ha scelto di portare Philipsen, Merlier e pure Wout, che dalla Vuelta qualche perplessità sui ruoli l’ha già espressa.

Volendo immaginare un po’ di nomi, consapevoli di non avere frecce azzurre così abbondanti o appuntite, forse solo il miglior Ganna sarebbe in grado di stare con quei due in caso di attacco. Mentre per l’eventuale sprint, la carta Milan, magari tirato dallo stesso piemontese e lanciato da Consonni sarebbe la scelta migliore. Bennati però non si sbilancia, osserva, annota e intanto costruisce la possibile strategia.

Il percorso degli europei di Hasselt è lungo 222,8 km per 1.273 metri di dislivello
Il percorso degli europei di Hasselt è lungo 222,8 km per 1.273 metri di dislivello
Partiamo dal percorso: come si potrebbe definirlo?

Non direi che sia facile, di facile non c’è nulla. La parte centrale sarà sicuramente da gestire bene, perché ci sono due tratti di pavé esposti anche al vento. Uno è anche in salita e vista anche la partecipazione, non è proprio così scontato che si arrivi in volata. Van der Poel non ha interessi ad aspettare il finale.

Serve una squadra compatta per chiudere oppure è bene avere qualcuno che possa andare via con chi attaccasse?

In quella parte centrale, secondo me c’è bisogno di uomini che abbiano la capacità di saltare sulle ruote di chi partisse. In quel momento bisognerà decidere se stare tutti assieme e chiudere oppure far saltare dentro qualcuno di noi e non tirare. Potrebbe essere una delle ipotetiche soluzioni, non ce ne sono molte altre a ben vedere. Dall’ultimo pavé all’arrivo ci sono 45 chilometri e c’è in giro gente capace di reggere certe distanze in un ipotetico attacco. Si mette ogni cosa sul piatto, anche se in gara tutto può cambiare.

Ai mondiali di Zolder, Ballerini decise che si sarebbe corso per Cipollini e non si fece andare via nessuno.

Potremmo anche decidere di fare così, ma per chiudere subito quando attacca un Van der Poel a meno di 50 chilometri dall’arrivo, bisogna che ci siano ancora uomini in grado di farlo. Non immagino certo che Milan si metta a tirare per inseguirlo.

Van Aert alla Vuelta ha già vinto tre tappe e chiede chiarezza di ruoli nel Belgio degli europei
Van Aert alla Vuelta ha già vinto tre tappe e chiede chiarezza di ruoli nel Belgio degli europei
I belgi portano tre uomini velocissimi: vedi una logica?

Non mi stupirei se, in caso di arrivo allo sprint, decidessero di fare due volate. Tra Merlier e Philipsen non mi sembra che corra buon sangue. Da una parte per noi è meglio così, però vedrete che una logica c’è e non verranno certo a spiegarcela prima. Non credo proprio che il loro tecnico sia uno sprovveduto.

Escludi che possa aver chiesto a Merlier di tirare la volata a Philipsen, tenendo Van Aert per un attacco?

E’ difficile, ma non conoscendo i soggetti, non saprei dirlo. Probabilmente avrà già parlato con loro, ma ci sta anche che possano adottare la soluzione di fare la volata entrambi, privando gli altri di un riferimento sicuro.

Nell’ipotesi di Milan leader per lo sprint, l’idea è quella di usare Consonni come ultimo uomo?

Simone è il suo uomo di fiducia quindi potenzialmente potrebbe essere così. Poi ovviamente in base alle dinamiche di corsa nel finale, anche loro dovranno valutare la situazione. Quanto a Ganna, vediamo come sta dopo il ritiro al Renewi Tour, i prossimi giorni saranno decisivi.

Ganna fu già protagonista agli europei 2023: lo fermò una caduta ai meno 25
Ganna fu già protagonista agli europei 2023: lo fermò una caduta ai meno 25
Ai mondiali di Copenhagen sei stato capitano in un mondiale che sarebbe finito in volata e Bettini ancora oggi dice che il suo rammarico da tecnico fu di non aver provato abbastanza il treno…

In allenamento il treno viene sempre bene. Ne ho fatti tanti e non sbagliavo mai nulla. In gara ti devi sicuramente affidare a uomini di esperienza e ovviamente ognuno deve avere il proprio ruolo. In quel mondiale c’era anche tanta gente giovane e si venne a creare una situazione per cui a un certo punto il treno deragliò completamente. Io potevo anche decidere di battezzare un’altra ruota e lo stesso si dovrà essere capaci di fare se il finale si complicasse.

Quanto tempo prima della corsa andrete in Belgio?

Arriviamo il giovedì e l’indomani andremo provare soprattutto quel tratto di pavé che si fa tre volte. Quello è importante da vedere, perché invece l’arrivo è abbastanza semplice. La strada è tutta dritta, è la statale che arriva nel centro di Hasselt. Impercettibilmente sale e nell’ultimo chilometro tende a girare verso sinistra. Non ci sono curve però, né spartitraffico.

Si può pensare che l’eventuale treno prenda in mano la corsa con un po’ di anticipo?

E’ un arrivo abbastanza complicato da gestire. Sicuramente l’ideale sarebbe aspettare il più possibile e poi uscire con gli ultimi uomini, però sono situazioni in cui devi stare sempre molto davanti. In ogni caso abbiamo corridori capaci di tenerti davanti e poi anche di portarti fuori nell’ultimo chilometro.

Consonni sta correndo il Renewi Tour con Milan
Consonni sta correndo il Renewi Tour con Milan
Ormai i treni non riescono più a gestire i finali, d’altra parte…

Infatti le volate si fanno sempre da dietro, riesce a vincere chi ha la capacità di aspettare più possibile. Ma questo te lo puoi permettere solo se hai qualcuno che ti tiene coperto fino a quel momento e impedisce che ti chiudano. Potenzialmente è più semplice organizzare una volata quando ci sono molte curve nel finale, perché prendi la testa e le curve ti fanno respirare. La velocità si abbassa, il gruppo è lungo e da dietro è più difficile rimontare. Con una strada così dritta e larga invece, è molto importante avere uomini che sappiano fare quel lavoro. Gente come Cattaneo e Affini, ad esempio, può essere una garanzia.

Quindi non essendoci curve o punti in cui frenare, si svolgerà tutto alla velocità della luce?

Se non sbaglio l’ultima curva è a tre chilometri e mezzo, poi è tutto uno stradone. L’ultimo chilometro e mezzo tende tutto ad andare verso sinistra, per cui non avendolo visto con le transenne, direi che il traguardo inizi a vederlo quando mancheranno 600 metri.

Ne hai parlato con Milan?

Sì, ci sentiamo spesso. Lui è motivato, perché ne stiamo parlando già da molto tempo. Ovviamente, dopo le Olimpiadi, abbiamo ripreso il ragionamento, come è giusto che sia. Voglio rimanere con i piedi per terra perché non c’è nulla di scontato. Per un po’, dopo quattro europei vinti di fila, sembrava che non avessimo altra possibilità che vincere il quinto e proseguire. Però i cicli finiscono, ci sono anche gli avversari e non è detto che sia tutto così facile. Per cui teniamo i piedi per terra e cerchiamo di mettere in strada la miglior squadra possibile. Le corse non si vincono con i colpi di fortuna, ma con le gambe e le strategie migliori.

Oro all’Australia, ma l’Italia s’è desta. La scossa di Ganna

07.08.2024
6 min
Salva

SAINT QUENTIN EN YVELINES (Francia) – Non è un bronzo che vale oro, ma è un bronzo che vale tanto. Il quartetto azzurro dell’inseguimento ha saputo assorbire la delusione della mancata finale e superare la Danimarca, che era arrivata all’appuntamento per il terzo posto forte di un tempo migliore ottenuto il giorno prima. E quindi va reso merito alla capacità di reazione dimostrata da Filippo Ganna, Simone Consonni, Jonathan Milan e Francesco Lamon, che è il primo a parlare a fine gara.

«La sera della semifinale – dice – ha prevalso l’amarezza per non essere nella finale per l’oro. Anche in maniera egoistica, mi prendo la responsabilità di questo termine. Ero delusissimo. Però abbiamo trovato la grinta necessaria per risalire su quel podio. C’è gente che lavora una vita per un podio olimpico. Volevamo questa medaglia, sono soddisfatto. La delusione ora passa in secondo piano».

Lamon era il più deluso ieri: voleva vincere. Il bronzo lo ripaga e finalmente torna il sorriso
Lamon era il più deluso ieri: voleva vincere. Il bronzo lo ripaga e finalmente torna il sorriso

Come a Tokyo, battuta ancora una volta la Danimarca in rimonta: «Una volta tocca a noi – sorride il veneziano – una volta a loro. Anche loro ci avevano battuti in passato. E’ una ruota che gira. L’importante è aver confermato che l’Italia c’è».

Una medaglia olimpica

Cosa è successo da un giorno all’altro? «Abbiamo assimilato il concetto che una medaglia, anche se di bronzo, è pur sempre una medaglia olimpica. Sarebbe stato da immaturi non dare il 100 per cento per portarla a casa. Ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo analizzato i pochi errori di ieri e ce l’abbiamo fatta. Ce la meritavamo, ce la siamo meritata. Li avevamo già battuti, potevamo rifarlo».

Ancora una volta vittoria in rimonta, ma non c’è tattica secondo Lamon: «In uno scontro diretto c’è poca tattica. Conta solo battere l’avversario. Sappiamo che loro partono più forte, abbiamo cercato il giusto compromesso per avere un margine di rimonta nel finale e siamo riusciti a farlo nel migliore dei modi. Sono soddisfatto della mia partenza e di come hanno recuperato i miei compagni nel finale».

Ganna bis

Soddisfatto anche Filippo Ganna, uno dei pochi atleti italiani che tornerà da Parigi con due medaglie. Gli altri finora sono Thomas Ceccon (nuoto), Filippo Macchi (scherma), Alice D’Amato e Manila Esposito (ginnastica). Lui la prende alla lontana.

«Il nostro viaggio è iniziato a Rio. Una chiamata last minute – racconta – fuori dalle prime 4 per pochissimo». E’ un viaggio che si conclude, per questo quartetto? «Il bello dei miei 28 anni e forse dei 22 di Johnny è che siamo ancora giovani», risponde Filippo, che si considerava invece già un po’ “vecchio” dopo la cronometro su strada. Miracoli di una medaglia olimpica.

«Per il futuro vedremo. Ora l’importante è che abbiamo ancora una volta cercato di ottenere il massimo risultato, di lottare contro tutto e tutti. S’è visto chi ci è rimasto vicino, chi ci ha sempre supportato. Da Rio, se non prima. Ma io riparto anche dai mondiali di Londra, quando ci avevano cambiato un manubrio perché era fuori regola e abbiamo finito con cuore e testa. Anno dopo anno siamo cresciuti con coppe del mondo, europei, mondiali, fino all’Olimpiade di Tokyo. E non in tanti possono dire di avere quella medaglia a casa.

Consonni, Milan, Moro, Ganna e Lamon: un gruppo di fratelli premiati dal bronzo
Consonni, Milan, Moro, Ganna e Lamon: un gruppo di fratelli premiati dal bronzo

«Abbiamo avuto alti e bassi – prosegue – siamo arrivati qui da favoriti. Ma non si può sempre fare copia e incolla. Non è facile ripetersi, non è facile confermarsi. Ma è facile confermare che ognuno di noi darà sempre una mano agli altri. Chi è in difficoltà sa che troverà sempre un compagno pronto ad aiutarli. Ieri è stata dura. Complimenti a Gran Bretagna e Australia, non l’avevamo mai vista così forte. Ma il nostro bronzo vale tanto. E’ bello pensare che a Rio Viviani ha ottenuto l’oro, a Tokyo un bronzo. Noi abbiamo replicato lo stesso percorso, spostato di 4 anni».

La scelta della crono

Due medaglie in due discipline diverse per Filippo. Era meglio concentrarsi su una sola? «Ho deciso io, ascolto le critiche, non per forza devo condividerle. L’obiettivo era portare a casa due medaglie. Ce l’ho fatta. Sulla bici c’ero io. I ritiri, la fatica, i giorni fuori di casa, i sacrifici, li ho fatti io e sentiti io. Ringrazio chi mi ha supportato e speriamo di dare soddisfazioni al pubblico, che ci vuole veramente bene. Abbiamo continuato a lavorare, non ci siamo arresi quando le cose andavano male. Lì serve sempre mantenere la testa sulle spalle e affrontare le difficoltà».

Gli azzurri sono partiti subito forti e senza tabelle, demolendo la Danimarca. In testa Milan e poi Ganna
Gli azzurri sono partiti subito forti e senza tabelle, demolendo la Danimarca

La gestione della gara? «Volevamo partire forte per tenerli lì e fare quello che abbiamo fatto. San Johnny è stato decisivo. Aveva quella marcia in più che serviva. Magari a Tokyo ero io, oggi è stato lui. Ci siamo amministrati al meglio e abbiamo portato a casa una medaglia che ripaga dei tanti sacrifici fatti in questi anni».

Ganna risulta iscritto anche alla Madison, «ma spero che Consonni e Viviani stiano bene». Infine, la dedica: «A chi c’è sempre, anche quando le cose vanno male. Grazie a loro la testa rimane sulle spalle e porti a casa grandi risultati».

Parla San Johnny

Un’altra dedica l’aveva fatta a “San Johnny”, cioè Jonathan Milan. Sua la migliore prestazione individuale. «Ma santo è troppo – risponde lui – questo è un risultato di gruppo. Abbiamo dato tutti il 100 per cento in questi giorni. Il risultato va diviso in quattro e quindi ci sono almeno quattro santi. Ci siamo aiutati, abbiamo portato a casa un risultato che vale molto, con questi avversari così agguerriti.

Villa riceve l’abbraccio del gigante Milan: la medaglia è arrivata
Villa riceve l’abbraccio del gigante Milan: la medaglia è arrivata

«Il risultato dell’Australia parla da solo. Abbiamo fatto del nostro meglio, ci siamo detti che la Danimarca era battibile. In questi giorni era calata nel finale, pensavo aggiustassero il tiro. Ma in effetti sono stati avanti credo fino ai 2.500. Noi siamo stati molto regolari, questa è stata la nostra forza. Abbiamo avuto la forza di resistere fino alla fine».

Il futuro è già iniziato

Il futuro è suo. E di chi altro? «Penso che arriveranno tanti giovani. Cercheremo di dare il massimo per essere competitivi in più discipline possibili. Ci sono giovani promettenti, dobbiamo dargli spazio e tranquillità per crescere. E soprattutto fiducia. Ora godiamoci questo terzo posto e poi vedremo. Los Angeles? Vedremo, magari sperando in un percorso su strada più facile, poi ci penseremo».

Sul podio, prima l’Australia, seconda la Gran Bretagna e terza l’Italia

E il futuro immediato? «Vorrei arrivare bene agli europei su strada. Prima farò il Giro di Germania, Amburgo e poi gli europei. Ho un po’ di tempo per prepararli».

La sua dedica è per la famiglia: «Qui avevo i miei genitori, la mia ragazza, mio fratello non è riuscito ad esserci per questioni di allenamenti e gare, ma so benissimo che mi seguiva da casa. Sono stato contentissimo del fatto che ci fossero anche loro». E noi contenti non per l’oro, ma per un bronzo che vale tanto.

Villa, il dopo Giro e quelle sensazioni positive

24.06.2024
5 min
Salva

Sono giorni intensi per Marco Villa che sta entrando nel clima olimpico. Quel clima che conosce molto bene, avendolo vissuto prima come atleta e poi come tecnico ottenendo sempre il massimo risultato. C’era molta curiosità per capire come avrebbe trovato il “suo” gruppo in uscita dal Giro d’Italia e i riscontri sono stati più che positivi.

«Ho dato loro qualche giorno di libertà com’era giusto che fosse, soprattutto per ricaricarsi mentalmente, poi abbiamo cominciato a lavorare il venerdì e il sabato e devo dire che ho trovato ragazzi carichi e rinfrancati soprattutto di testa. I primi riscontri sono stati oltre le mie aspettative, sicuramente diversi rispetto a quelli dello scorso anno».

Consonni con Milan e Ganna. Il quartetto azzurro (qui manca Lamon) parte in condizioni diverse rispetto al 2023
Consonni con Milan e Ganna. Il quartetto azzurro (qui manca Lamon) parte in condizioni diverse rispetto al 2023
Nello specifico?

Ad esempio ho trovato un Consonni che è tutt’altra persona rispetto al 2023 quand’era uscito dal Giro non nelle migliori condizioni. Lo stesso dicasi per Milan: lo scorso anno aveva sì vinto la maglia ciclamino, ma era molto affaticato negli ultimi 3 giorni, invece questa volta ha chiuso molto meglio. Ganna da parte sua l’ho trovato con il morale alto. In generale il gruppo è in condizioni migliori rispetto al 2023 e questo mi dà fiducia.

Com’è strutturato ora il lavoro, fra volume e tecnica?

C’è da lavorare soprattutto su quest’ultima, considerando che Ganna sarà con noi solo in dati periodi dovendo preparare anche la crono e avendo il Giro d’Austria. Lui infatti, appena finita la corsa a tappe tornerà in altura, il resto del gruppo l’ha già fatta. Il lavoro degli altri è stato modulato anche in base agli impegni di Pippo, ma comunque lavoreranno due-tre giorni a settimana.

Ganna ha chiuso il Giro con il sorriso. Abbinerà la pista alla preparazione per la crono olimpica
Ganna ha chiuso il Giro con il sorriso. Abbinerà la pista alla preparazione per la crono olimpica
Su quali basi?

Servirà innanzitutto lavorare sulle partenze da fermo e sulla prima parte, che nella passata stagione è stata per forza di cose il nostro tallone d’Achille. Noi abbiamo un problema: il quartetto principale, quello che ha vinto tre anni fa è tanto che non corre assieme quindi quando sarà presente Ganna, sarà necessario fare delle prove in assetto da gara, più che nelle normali tabelle perché abbiamo bisogno di riscontri.

Questo significa fare vere e proprie gare di 4 chilometri, con tempi che utilizzerai come metro di riferimento?

Sì, chiaramente però calibrati in base al fatto che si tratta di prove di allenamento e non di gara. Inoltre bisogna tenere presente che la pista di Montichiari in certi periodi dell’anno è molto lenta, per le caratteristiche del legno e la sua reazione alle temperature. Non saranno certo i tempi che ci aspettiamo a Parigi, ma ci serviranno per capire come arrivarci, per trovare i giusti meccanismi. Inoltre saranno prove utili per capire i carichi di lavoro di ognuno: quanto dovrà durare il lancio di Lamon, quanto dovrà tirare Consonni dopo la sparata iniziale, se Milan e Ganna dovranno fare due giri e mezzo o tre ognuno. Il lavoro di Consonni è fondamentale, perché dovrà poi tenere il ritmo di Milan e Ganna nella seconda parte quando Lamon si staccherà. Senza poi dimenticare Moro che mi tengo stretto a seconda delle esigenze del gruppo.

Su Milan, Villa conta molto per dare al quartetto uno sprint in più
Su Milan, Villa conta molto per dare al quartetto uno sprint in più
In questo momento sei ottimista più o meno rispetto a qualche settimana fa quando eravamo nel pieno della Nations Cup?

E’ un periodo diverso. Io mi raffronto con l’anno scorso e i riscontri sono molto positivi, Lamon ad esempio lo vedo anche superiore a quel che era a Tokyo, ma per vincere dovranno essere tutti al massimo. Io spero che a Parigi Milan sarà l’equivalente del Ganna di Tokyo e che Ganna… farà il Ganna. Allora potremo davvero giocarcela.

Bisogna considerare anche che alcuni dovranno lavorare anche per le altre discipline…

Dal 28 al 30 Consonni sarà a Gand per importanti gare su pista, dove purtroppo non ci sarà Viviani per impegni col team, altrimenti sarebbe stato utile vederli insieme nella madison. Lì gareggerà con Scartezzini, mentre fra le donne ci saranno Paternoster e Consonni entrambe impegnate nell’omnium e nella madison gareggeranno Guazzini e Consonni. Poi ci sarà l’appuntamento di Fiorenzuola anche quello utile per le altre specialità.

Gli azzurri saranno in gara a Parigi il 5 agosto per le qualificazioni. Finali il 7 agosto
Gli azzurri saranno in gara a Parigi il 5 agosto per le qualificazioni. Finali il 7 agosto
Accennavi alle donne: quanto influisce sull’economia dei valori dei quartetti l’infortunio della Archibald?

Non voglio stare tanto a guardare l’assenza della Archibald, che mi dispiace molto perché la conosco e so quanto ci teneva. Noi abbiamo messo in difficoltà le inglesi anche con lei presente e agli europei abbiamo battuto la Gran Bretagna senza di lei, faticando. Tutto ciò significa che dobbiamo guardare a noi stesse, tra l’altro sappiamo bene che cosa significa, visto quel che hanno passato Guazzini e Balsamo lo scorso anno.

Oltretutto anche Elisa viene da un bruttissimo incidente. Avete avuto modo di lavorare insieme dopo?

E’ stata con noi mercoledì al rientro da Livigno. Ha fatto prove di quartetto con partenze semilanciate con Consonni, Alzini e Fidanza per non stressare troppo il polso. Tra l’altro all’inizio della sessione aveva detto che in base a come si sentiva in allenamento avrebbe deciso se partecipare ai campionati italiani su strada, il fatto che abbia gareggiato a Firenze è un altro segnale positivo. Tornando al quartetto, noi non dobbiamo pensare a chi ci sarà o meno, dobbiamo essere consapevoli che si vincerà correndo sotto i 4’10” e come noi possono scenderci le britanniche, le neozelandesi con un occhio di riguardo anche alle francesi.

Per la Balsamo già ripresa la preparazione su pista dopo il terribile incidente in Spagna
Per la Balsamo già ripresa la preparazione su pista dopo il terribile incidente in Spagna
L’infortunio di Balsamo e Archibald ripropone il tema dei rischi sotto Olimpiade…

Sono giorni che vivo con molta apprensione, oltretutto le ragazze hanno ancora il Giro d’Italia da affrontare, ma se mi perdo dietro questi pensieri non ne esco più. Bisogna concentrarsi sul lavoro, su tutto quel che resta da qui a Parigi, poi faremo i conti con quel che abbiamo in mano.

Da Milan a Lopez, tutti pazzi per il body da strada

28.05.2024
6 min
Salva

«Penso che l’aerodinamica sia davvero importante. Lo vediamo spesso nelle prove a cronometro, ma ormai tutti indossano i body anche nelle gare su strada. Non vedo più molti corridori in nessuna squadra con pantaloncini e maglietta».

Parla Koen De Kort, manager alla Lidl-Trek che segue lo sviluppo tecnico, compreso quello dell’abbigliamento. Il Giro d’Italia si è appena concluso e la squadra americana si è trovata nella non rara condizione di avere il corridore più rappresentativo vestito con il kit di un brand concorrente, che fornisce l’abbigliamento ai leader della corsa rosa. Nulla di insolito, se si pensa che anche Santini, sponsor della squadra di Milan, veste i leader del Tour e della Vuelta. E’ una delle stranezze del ciclismo: investi in ricerca con i tuoi sponsor e rischi di correre per tre settimane con i capi di un altro. Vedi Pogacar in maglia rosa e Jonathan con la ciclamino.

Per crono e per strada

Eppure la ricerca va avanti, dato che l’aerodinamica dell’abbigliamento è davvero uno dei fronti più caldi dello sviluppo, al pari di quella legata alla bicicletta e i suoi componenti.

«Abbiamo sviluppato insieme ad alcuni corridori e a Santini – prosegue De Kort – dei nuovi body da cronometro che abbiamo usato al Giro e anche un modello da strada, che è notevolmente più veloce di quello che avevamo in precedenza. Il Giro è stata la prima corsa in cui lo abbiamo utilizzato nella sua versione finale, non più solo con pochi prototipi. Penso che i risultati siano stati piuttosto buoni. La differenza principale fra i due è che la posizione sulla bici da cronometro è completamente diversa. La schiena è molto orizzontale, hai gli avambracci davanti a te e di questo bisogna tenere conto nel disegnare il body. Ma per il resto ci sono anche tanti dettagli molto simili.

«Le gambe sono ugualmente in movimento. C’è molta aria perché il corridore è un oggetto in movimento che genera davvero moltissima turbolenza. Abbiamo fatto tanti test con i corridori e con i manichini. Anche con manichini che possono muovere le gambe, solo per vedere quali sono i tessuti migliori da applicare nelle varie zone del body. E penso facendo questo tipo di studio, abbiamo trovato alcune cose che ci hanno sorpreso e danno grandi vantaggi».

Alla Gand-Wevelgem corsa all’attacco, Milan indossava ugualmente il body
Alla Gand-Wevelgem corsa all’attacco, Milan indossava ugualmente il body

Le sensazioni di Milan

Milan è uno dei pezzi forti della squadra e anche uno di quelli che va più veloce, per cui l’uso del body almeno per le volate è quasi obbligato. Per le tappe di montagna invece, il friulano preferisce usare maglia e pantaloncini.

«Ho iniziato a usare il body quando sono passato professionista – spiega – e quando pedalo c’è la sensazione di avere un minore drag aerodinamico, quasi che l’aria scorra perfettamente lungo il corpo. Nelle fasi di corsa più veloci lo percepisci. Parliamo di sensazioni, ma nel complesso di una prestazione, sono dettagli che possono fare la differenza. Poi, ovviamente, c’è il riscontro dei dati, grazie ai test che abbiamo fatto con Santini. Eppure, nonostante sia così attillato, il comfort è quasi sorprendente. Santini letteralmente ce li cuce addosso, è questa è la massima garanzia per vestirli e sentirsi bene in ogni momento della corsa.

«Sotto – prosegue – non è necessario indossare una maglia intima, ma dipende anche dalle preferenze del singolo. Io ad esempio tendo a non metterla per avere maggiore comfort, se la temperatura esterna lo permette. E’ come una seconda pelle. Avere meno strati sotto il body è anche una garanzia di performance, per salvaguardare le qualità aerodinamiche del capo. Nonostante ciò, tranne che nelle sensazioni realmente estreme, ho sempre la sensazione di avere indosso un capo asciutto».

Body anche per Elisa Longo Borghini nel giorno della vittoria al Fiandre
Body anche per Elisa Longo Borghini nel giorno della vittoria al Fiandre

La galleria, la pista, la strada

La velocità è dunque la stella polare, cercando di rendere il body da strada ugualmente confortevole. La volata dura pochi secondi, ma spesso è preceduta da tappe veloci e lunghe. Serve che il body si comporti come… una maglia. Quindi che sappia espellere il sudore, che abbia le tasche necessarie (compresa quella per la radio) e che non impedisca i movimenti in sella che, al contrario, sulla bici da crono non sono necessari e tantomeno frequenti.

«Siamo andati in galleria del vento – racconta De Kort – appositamente per realizzare i due diversi tipi di body. Principalmente a Eindhoven, dove lo scorso anno siamo stati parecchio. Quest’anno siamo stati un paio di volte a Silverstone e poi abbiamo fatto anche molti test nel velodromo, perché in pista ti muovi come su strada e quindi si possono fare delle osservazioni migliori. E’ sempre bene validare i dati della galleria del vento e con il sensore aerodinamico di cui disponiamo ora, possiamo anche fare alcuni test su strada. Quanto al discorso delle tasche invece (ride, ndr) cerco di non farmi coinvolgere. In Santini sono davvero bravi. Dico loro semplicemente come le vogliamo e come secondo me andrebbero disposti i tessuti e loro si prendono cura del resto. Ecco perché siamo fortunati ad avere un partner come Santini».

Tappa di Livigno, “Juanpe” Lopez (scalatore) indossa il kit più aerodinamico
Tappa di Livigno, “Juanpe” Lopez (scalatore) indossa il kit più aerodinamico

Le scelte per la montagna

La dotazione di un corridore come Milan per il Giro prevede la fornitura di 3-4 body da strada, per i giorni in cui si arriva allo sprint e il corridore vuole che tutto sia più aerodinamico possibile. Dal body ai guanti, passando per i copriscarpe.

«Avendo la maglia ciclamino – spiega De Kort – quest’anno ha dovuto usare i materiali forniti dall’organizzazione. Mentre in alcune tappe di montagna in cui per lui essere veloci non è una priorità, sceglie di essere più rilassato e punta maggiormente sul comfort di maglia e pantaloncini. Però ad esempio Lopez in montagna ha continuato a usare il body. Il solo dubbio che mi resta è che avendone sviluppato uno molto leggero, penso che nel caso di giornata torrida in montagna, anche Johnny potrebbe provarlo. Per cui direi che in un Giro un corridore come Jonathan abbia a disposizione sei completi».

Il pioniere olandese

E qui Koen svela un dettaglio molto divertente riferito alla sua carriera di atleta. L’olandese, che oggi ha 41 anni, fu costretto a ritirarsi nel 2021 quando correva nella Trek-Segafredo e in seguito a un incidente stradale perse tre dita della mano destra. In precedenza però, nei suoi 17 anni di professionismo, l’attenzione per gli aspetti tecnici era già notevole.

«Diciamo che ero alla continua ricerca di vantaggi – racconta e sorride – per cui ricordo che prima ancora che esistessero i body da strada, me ne feci uno per me. Ne avevo due da cronometro e ho deciso di sacrificarne uno. Ho tagliato la parte superiore e l’ho cucita sui pantaloncini da strada solo per cercare di essere un po’ più aerodinamico. Era un po’ che ci pensavo: se usiamo il body nelle cronometro, perché non farlo anche su strada? Questo succedeva molti, molti anni fa, sono stato il primo. Ricordo che con quella strana tuta partecipai ai campionati nazionali olandesi, ero l’unico vestito a quel modo e gli altri corridori mi guardavano. Ho sempre avuto una passione per questo sviluppo…».

Mentre Jonathan vince, l’altro Milan inizia a emergere

27.05.2024
5 min
Salva

Mentre al Giro d’Italia Jonathan Milan collezionava vittorie, suo fratello Matteo si è messo in bella mostra alla Fleche du Sud, conquistando due podi parziali in un contesto rilevante. Per il 21enne corridore del devo team della Lidl-Trek sono stati i migliori risultati di una stagione vissuta quasi interamente all’estero, in gare dove si è sensibilmente alzato il livello come d’altronde era da aspettarsi dopo il cambio di squadra.

Il più giovane dei Milan si era già messo in evidenza con buoni risultati, ma soprattutto il suo nome inizia a circolare sempre più frequentemente nell’ambiente perché non si tratta del classico “fratello d’arte”. Nelle chiacchiere fra addetti ai lavori circolano notizie strabilianti sui suoi valori di allenamento, per alcuni versi superiori a quelli dello stesso olimpionico di famiglia il che fa ben sperare per il suo futuro.

La volata vincente di Teutenberg. Milan è immediatamente dietro, terzo dopo averla tirata (foto Editpress)
La volata vincente di Teutenberg. Milan è immediatamente dietro, terzo dopo averla tirata (foto Editpress)

Matteo intanto si gode i suoi primi bagliori di notorietà, contento ma certamente non appagato di quel che è riuscito finora a fare: «Per essere appena arrivato nel team posso dire che è stata finora una stagione abbastanza fortunata. Sono al primo anno qui e da questa esperienza ho per ora tirato fuori tutto il meglio. Non dimentichiamo che anche il gruppo è giovanissimo, ci siamo ritrovati tutti insieme interagendo spesso con la squadra maggiore, com’è capitato a me in un paio di classiche belghe. Io mi sono messo a disposizione degli altri, nel team c’è un grande rapporto di fiducia reciproca».

Rispetto allo scorso anno quand’eri al Cycling Team Friuli hai cambiato preparazione?

Sì, ora sono seguito da Matteo Orsolini che non ha stravolto quello che facevo precedentemente. Appena arrivato al team sono stato sottoposto a specifici test che hanno evidenziato valori molto alti, in base a quelli è stata sviluppata una tabella per farmi crescere il più possibile, ma in maniera graduale. Effettuo allenamenti mirati per progredire verso i miei limiti.

Il friulano si sta prodigando per il team, ma ha anche le sue occasioni per emergere
Il friulano si sta prodigando per il team, ma ha anche le sue occasioni per emergere
Con tuo fratello che cosa avete in comune e di diverso?

In comune abbiamo sicuramente la genetica… Anche se fisicamente siamo diversi, lui è più alto di me di 10 centimetri e anche nel peso ci saranno almeno 7 chili di differenza. Rispetto a lui, anche per questioni fisiche, ho più resistenza in salita, lui invece è più velocista puro e si vede dai valori che esprime allo sprint, per me irraggiungibili. Ma questo è un aspetto importante, perché io non voglio essere come lui, ho caratteristiche diverse e voglio seguire una mia strada.

Chi ha iniziato prima?

Lui, è più grande di età. La storia è ormai nota, l’esempio di papà ci ha contagiato, ma da parte sua non c’è mai stato un accenno di pressione, né in un senso né nell’altro. Io ho seguito mio fratello perché piaceva anche a me andare in bici, tutto qua.

Jonathan e Matteo Milan, due fratelli che stanno seguendo carriere parallele
Jonathan e Matteo Milan, due fratelli che stanno seguendo carriere parallele
Com’è stata la corsa lussemburghese?

Era una classica corsa a tappe del Nord, io venivo dal Tour de Bretagne dove avevo lavorato per i compagni tirando fuori comunque un 9° posto parziale che mi aveva detto che la forma stava arrivando. Ma soprattutto trovando un feeling con i compagni. Nella prima frazione io ho lavorato per Tim Torn Teutenberg tirandogli la volata, abbiamo visto che facevamo la differenza e alla fine lui ha vinto e io ho fatto terzo. E’ stato davvero bello, per me è stato come se avessi vinto io.

Inizi quindi a fare esperienza anche di treni per la volata…

Sì, la tappa finale ne è stata la più chiara dimostrazione. Abbiamo lavorato benissimo, sviluppando una tale velocità che ha impedito a tutti di risalire al punto che abbiamo monopolizzato il podio, con Soderqvist primo, Teutenberg secondo e io terzo. Credo che abbiamo espresso un livello molto alto, anche dal punto di vista tecnico.

La tripletta Lidl-Trek a Esch sur Alzette, un dominio incontrastato e non comune fra i professionisti
La tripletta Lidl-Trek a Esch sur Alzette, un dominio incontrastato e non comune fra i professionisti
Come funziona?

Di base il nostro velocista di punta è Tim, io sono l’ultimo uomo, ma capita anche che i ruoli vengano rimescolati e invertiti e mi trovi io a finalizzare proprio perché nel team vogliono che siamo intercambiabili. Diciamo che stiamo creando una struttura per copiare i pro’.

Con Jonathan ti sentivi in quei giorni di attività parallela?

Molto, mi ha sempre dato buoni consigli ed è stato molto bello condividere le nostre emozioni. Mio fratello mi è prezioso nello spiegare come affrontare la volata, come restare tranquillo, come muovermi. Io sentivo lui abbastanza rilassato anche se dopo Fossano sentiva un po’ di tensione per la vittoria sfuggita, poi dopo aver centrato il successo ad Andora era più tranquillo, il resto è venuto di conseguenza.

Per caratteristiche fisiche Matteo è differente da Jonathan, è più adatto a percorsi vallonati
Per caratteristiche fisiche Matteo è differente da Jonathan, è più adatto a percorsi vallonati
Jonathan ha la sua attività parallela su pista. E tu?

Io no, con la pista non ho nulla a che fare, a me piace molto il gravel. Lo scorso anno ho fatto qualche corsa e vorrei riprovarci. Magari a fine anno vorrei fare le classiche del settore, se il calendario non avrà sovrapposizioni. Mi piace molto perché è un modo diverso di gareggiare, mi libera la testa potendola affrontare con meno pressione mentale.

Ora che cosa desideri?

Non ho un obiettivo particolare in testa, una gara specifica. A me interessa continuare a imparare, a progredire, insomma a crescere.

Nelle classiche belghe Milan non ha ancora trovato il guizzo. Ci riproverà nel 2025
Nelle classiche belghe Milan non ha ancora trovato il guizzo. Ci riproverà nel 2025
Ma i risultati di Jonathan ti hanno mai messo pressione?

Mai, in alcun modo. Per me averlo vicino è una fortuna, è un pozzo d’esperienza al quale attingere, perché so la fatica che ha fatto per arrivare a quei livelli. Il più contento dei suoi risultati sono io, ma siamo due corridori e due persone diverse.

La volata perfetta di Merlier, la sfortuna di Milan: è tre pari

26.05.2024
5 min
Salva

ROMA – La sua ruota è quella che “svirgola di meno” sui sampietrini della Capitale. Busto più fermo, sedere più indietro. Insomma, baricentro più arretrato. In questo modo la ruota posteriore fa più trazione. E anche la linea strettissima alle transenne non è casuale. Tim Merlier vince così la volata finale del Giro d’Italia. In via di San Gregorio allunga con prepotenza su tutti. Anche su Jonathan Milan. Uno sprint tecnicamente e tatticamente perfetto quello del belga.

«Ho fatto tesoro della mia esperienza nel cross e sul pavé – ha detto Tim – anche se questo di Roma era un pavé diverso da quello belga. Però sono riuscito comunque a fare velocità e sono certo che questa mia esperienza appunto mi abbia dato un buon vantaggio». 

Stretto alle transenne, baricentro arretrato e linea più pulita studiata durante i passaggi: lo sprint perfetto di Merlier
Stretto alle transenne, baricentro arretrato e linea più pulita studiata durante i passaggi: lo sprint perfetto di Merlier

Ciao Giro

Le ombre si allungano sui Fori Imperiali e come le Dolomiti, anche Roma si accende al tramonto. I colori diventano ancora più vivaci e la folla, la tantissima folla presente lungo il circuito sembra ancora di più. Una festa super per il ciclismo. Il ciclismo a Roma? Uno spot da favola.

Come capita ogni volta che si è alla fine di un grande Giro, l’aria è quella da ultimo giorno di scuola. Ma dopo tre settimane di questa famiglia itinerante non manca un pizzico di nostalgia.

E forse anche per questo al via dall’Eur si colgono al volo i volti che dicono di emozioni differenti. Per molti questa è solo una passerella, per altri la via del trionfo, per altri ancora è tappa vera. Dainese, Milan, Groves, Merlier, le ruote veloci, sono sciolti, ma non scioltissimi.

Catena ko

La tappa finale va secondo copione. Almeno fino alla campana dell’ultimo giro, quando, colpo di scena, la maglia ciclamino si accosta e chiama l’ammiraglia. Catena rotta. Impossibile procedere un solo centimetro in più.

«Ero alla sua ruota – ha detto  Simone Consonniha preso un buco, un sobbalzo su questi sampiterini e gli si è rotta la catena. L’ho visto in diretta. Ho chiamato subito tutti a raccolta per aspettarlo».

Impresa quasi impossibile, ma con la sua forza e le ammiraglie, Milan riesce nell’impresa di rientrare in gruppo. Poi viene avanti e anche bene. Forse è la volata migliore della Lidl-Trek in quanto a posizionamento e fa il suo sprint. Ma non basta.

Jonathan scoda molto. Forse la potenza è troppa. Forse il 54 è troppo agile su questo fondo sconnesso. E’ secondo, come seconda è la maglia ciclamino che conquista.

Intanto scatta la polemica sulla scia prolungata di Milan. Il friulano e la sua squadra hanno giocato il tutto e per tutto. Squalifica sì, squalifica no: il verdetto resta quello dell’arrivo.

La Soudal oggi credeva nel successo, ha controllato moltissimo la corsa, tenendo a tiro la fuga
La Soudal oggi credeva nel successo, ha controllato moltissimo la corsa, tenendo a tiro la fuga

Il 56 di Merlier

E così Tim Merlier ha potuto pareggiare i conti proprio con Milan. Fossano, Padova, Roma per il belga ed è tris.

«Chi è il più forte? Non lo so – dice il belga – decidete voi. Noi facciamo il nostro lavoro al massimo. Sì, ho saputo del problema e che era rimasto dietro, ma mi avevano anche detto che stava rientrando», come a dire che poi non è stato sorpreso di rivederselo a fianco.

Rispetto a Milan, Merlier aveva il 56, un rapporto forse più idoneo, almeno su carta, per questo finale. E’ chiaro che atleti e corridori hanno le loro ragioni circa le scelte tecniche, ma vista da fuori la sua opzione è più che comprensibile.

«Ho scelto questo rapporto così grande – continua il corridore della Soudal-Quick Step – perché ho visto che il finale era molto veloce, si arrivava da una discesa. Lo abbiamo studiato con attenzione e abbiamo deciso di puntare su quello».

Tris per Merlier (scortato dal massaggiatore Yankee Germano), poker per il team con la vittoria di Alaphilippe
Tris per Merlier (scortato dal massaggiatore Yankee Germano), poker per il team con la vittoria di Alaphilippe

Duello tra sprinter

Tre vittorie per parte sono un bel bottino anche per il Giro d’Italia, che ha visto un vero testa a testa tra le ruote veloci. Se il duello è mancato nella generale, non si può dire altrettanto negli sprint, dove il livello era davvero alto.

«Io sono soddisfatto del mio Giro – ha concluso Merlier – L’ho preparato e avevo le idee chiare. Prima le classiche, che sono andate bene, poi appunto il Giro d’Italia: anche per questo non avevo pressioni. Mi sentivo bene».

«Sono contento di aver terminato il mio quarto grande Giro. Anche se ho 31 anni questa è un’esperienza in più e la possibilità di migliorare ancora».

Le volate del Giro d’Italia alla lente di Guarnieri

26.05.2024
5 min
Salva

L’allenamento è terminato in concomitanza con l’arrivo della 19ª tappa del Giro d’Italia, vinta da uno straordinario Vendrame. Un’uscita di sei ore per Guarnieri che si prepara per i prossimi impegni tra i quali spicca il Giro di Svizzera. 

«Al momento non c’è un programma troppo stabilito – dice Guarnieri – correrò in Belgio tra qualche giorno e poi sarò al Giro di Svizzera. La speranza è che possa tornare utile per trovare il giusto feeling con De Lie, anche se non credo che ci saranno grandi occasioni per i velocisti. Lo Svizzera però è una corsa che mi piace sempre, molto tirata ed è il miglior avvicinamento al Tour de France, sempre ammesso che ci sarò».

Per Guarnieri e De Lie (rispettivamente 2° e 3° in maglia Lotto) solo 4 gare insieme fino ad ora
Per Guarnieri e De Lie (rispettivamente 2° e 3° in maglia Lotto) solo 4 gare insieme fino ad ora

Le prime misure

De Lie dovrebbe essere l’uomo di punta della Lotto Dstny alla Grande Boucle. Il “Toro di Lecheret” sarà chiamato a continuare il grande momento di forma, da quando ha ripreso a correre a fine aprile ha messo insieme 3 vittorie e 2 podi. 

«Alla Ronde Van Limburg – racconta Guarnieri – abbiamo raccolto un bel terzo posto. Il treno ha funzionato bene nonostante sia stata la terza o quarta gara fatta insieme da inizio anno. Sicuramente non c’è quel feeling che si vede nei treni più forti, ma la prestazione di Limburg ci dà fiducia. Sono contento del lavoro fatto, sia fisico che di squadra. Personalmente sto bene, dopo tanti anni in gruppo so riconoscere le sensazioni e arrivare in forma ai momenti chiave. Vero che la mia convocazione per il Tour non dipende tanto da me ma dalle intenzioni della squadra».

Secondo Guarnieri i tre sigilli messi a segno alla corsa rosa hanno decretato la superiorità di Milan
Secondo Guarnieri i tre sigilli messi a segno alla corsa rosa hanno decretato la superiorità di Milan

Uno sguardo al Giro

Tra i treni migliori visti ultimamente in circolazione c’è quello della Lidl-Trek di Jonathan Milan. Il velocista di Buja ha inanellato tre successi di tappa e altrettanti secondi posti al Giro. Guarnieri, che da casa ha visto l’operato della Lidl-Trek però non è rimasto così sorpreso.

«Da come andava alle classiche del Nord – spiega – ce lo aspettavamo tutti che Milan potesse essere così forte. Alla prima vittoria, quella di Andora, ha fatto vedere di cosa è capace. Ha preso tanto vento, ma era talmente superiore agli altri che non si è scomposto e ha comunque messo dietro tutti. Poi se hai una squadra così forte come la Lidl-Trek, con uomini di spessore che lavorano per te, tutto viene più semplice. Loro hanno Stuyven, uno che ha vinto la Sanremo, come terzultimo uomo, dopo di lui va in azione Theuns e infine Consonni. Simone è uno che di treni ne ha fatti in carriera, si sta dimostrando un grande ultimo uomo».

Tutto semplice

Per Milan e la Lidl-Trek tutto sembra semplice. Poi ci sono delle tappe in cui qualcosa si è sbagliato, come a Fossano o a Padova, ma gli errori fanno parte del gioco. 

«Vorrei anche sottolineare – riprende Guarnieri – che gli avversari forti a questo Giro ci sono stati. Merlier, Kooij, Gaviria. Poi alla Lidl-Trek sono molto bravi, hanno le giuste tempistiche e anche quando non le hanno riescono a cavarsela. Mi ricorda un po’ il treno che avevamo con Demare, eravamo sempre noi a prendere in mano la situazione. Quando hai il velocista più forte anche se sei lungo non cambia, ne esci sempre bene. Meglio farsi trovare fuori tempo ma essere i primi a partire che rimontare e rischiare di rimanere incastrati».

I meccanismi del treno della Lidl-Trek sono stati affinati nel corso di tutta la stagione
I meccanismi del treno della Lidl-Trek sono stati affinati nel corso di tutta la stagione

Affinità

Tutto però è stato costruito giorno dopo giorno, a partire dall’inverno e passando per le diverse corse. Consonni e Milan hanno messo alle spalle, prima del Giro d’Italia, 12 giorni di corsa insieme. 

«Queste volate dominate – analizza ancora – arrivano da un lungo periodo di prove. Fanno sprint su sprint dalla Valenciana, sono passati dalla Tirreno e sono arrivati al Giro. La forza di un treno è anche l’affinità che si crea tra i vari “vagoni”. La Lidl-Trek ha investito tanto tempo su questo aspetto, al contrario nostro. Sanno perfettamente cosa fare e dove andare. Nella tappa di Cento sono stati perfetti, gli avversari possono fare poco, se non sfruttare qualche errore, come successo a Padova. Secondo me contro questa Lidl-Trek tutti partono battuti, anche la Alpecin di Philipsen».

Un altro sguardo alla tappa di ieri per parlare di Ghebreigzabhier

23.05.2024
5 min
Salva

FIERA DI PRIMIERO – Piove anche stamattina. I pullman li hanno parcheggiati in un piazzale ampio abbastanza perché tutti potessero aprire la pergola. Milan è fuori per capire come mai il potenziometro della sua bici non comunichi con il computerino. Poi arriva il meccanico Campanella, smuove un po’ la batteria e il contatto si attiva. Siamo qui per incontrare Amanuel Ghebreigzabhier, andato in fuga ieri verso il Brocon e atteso oggi al solito duro lavoro per portare avanti proprio il velocista. Quello che sapevamo di lui lo avevamo letto in altre interviste.

Un metro e 87 per 65 chili, ha il fisico da mezzofondista. E’ magrissimo e ha lo sguardo gentile. Il suo Giro d’Italia è stato sinora decisamente positivo e la fuga di ieri in qualche modo lo ha avvicinato al sogno della vittoria che non ha ancora centrato da quando corre nel gruppo Trek, fatti salvi i campionati eritrei della crono.

«Ieri è stata una tappa dura – ricorda – sono stato davvero bravo e ho fatto una buona prestazione. Se sperassi di vincere? Non dico sì né no, ma ero davvero in buona forma. Anche il corridore della EF (Georg Steinhauser, che ha vinto, ndr) si è mostrato davvero forte, forse con una compagnia diversa avrei potuto ottenere di più».

Nella tappa di ieri, Amanuel Ghebreigzabhier è stato in fuga con Steinhauser. Alla fine si è piazzato al 30° posto
Nella tappa di ieri, Amanuel Ghebreigzabhier è stato in fuga con Steinhauser. Alla fine si è piazzato al 30° posto

Esempio per i giovani

Il ciclismo e la bicicletta in generale sono parte integrante della cultura del suo Paese. Amanuel è nato ad Addis Abeba ed è cresciuto ad Asmara, dove la passione per le due ruote deriva proprio dalla cultura portata dagli italiani ai tempi delle colonie: forse l’unico lascito degno di menzione.

«Mi sono avvicinato al ciclismo come un gioco – dice – poi grazie ad un amico che correva in mountain bike, ho iniziato a vederlo come uno sport. Dopo un paio d’anni sono entrato a far parte di uno dei principali club ciclistici nazionali è ho iniziato a gareggiare su strada. Ogni volta che incontro i giovani corridori del club in cui sono cresciuto, sento calore e affetto. Mi guardano per quello che sono diventato, perché nonostante ci siano tanti ciclisti, emergere non è semplice. Io stesso ho avuto delle possibilità andando all’estero con la nazionale. Mi chiedono come si fa, rispondo che è importante lavorare su se stessi, perché il ciclismo non regala nulla. Le possibilità sono poche, bisogna saperle cogliere».

Primo anno da pro’ nel 2018 e subito alla Vuelta, con un 7° posto nella 3ª settimana
Primo anno da pro’ nel 2018 e subito alla Vuelta, con un 7° posto nella 3ª settimana

L’obiettivo della squadra

La sua opportunità è arrivata ieri ed è stato bravo a coglierla. L’atleta è forte, anzi fortissimo. Se non fosse stato per la caduta rovinosa al Catalunya del 2022, magari la sua carriera avrebbe seguito un diverso binario.

«Normalmente nelle tappe pianeggianti – spiega – lavoro per Milan, vado al 100 per cento per lui. Altrimenti quando ci sono tappe in cui si può andare in fuga, magari con qualche salita, posso provare a giocare le mie carte e ottenere un risultato. Ho una buona condizione, è stata buona per tutto l’anno, sin dalla Valenciana dove ho iniziato la stagione. Ho i miei sogni, sono gare di un giorno o tappe. Dopo il Giro correrò il Wallonie e anche Burgos, magari potrò sfruttare questa condizione per ottenere dei risultati. Però sono contento anche quando vince Milan. E’ l’obiettivo della squadra. E quando ci riusciamo, sono davvero felice, tutta la squadra è felice».

Al Giro dello scorso anno, Amanuel Ghebreigzabhier assieme al connazionale Testatsion
Al Giro dello scorso anno, Amanuel Ghebreigzabhier assieme al connazionale Testatsion

Credere nel sogno

Attualmente i professionisti eritrei sono 10, con Girmay per bandiera. Qui al Giro ci sono Amanuel ed Henok Mulubrhan in maglia Astana. L’acquisto più gradito della Lidl-Trek per Ghebreigzabhier è stato quello di Natnael Tesfatsion, ugualmente eritreo ma cinque anni meno di lui, che ha disputato per tre volte la corsa rosa e attualmente è al Tour of Norway.

«L’Eritrea è un paese diverso dal resto dell’Africa – ammette – altri sono in crescita, come il Rwanda e il Sud Africa. Nel resto dell’Africa manca una spinta verso la bicicletta: è un mezzo per spostarsi, non tanto uno sport. Non ci sono politiche in questo senso e speriamo che il mondiale del 2025 sia una buona occasione. Se devo dare un consiglio ai ragazzi del mio Paese, gli direi di credere in un sogno e coltivare con passione e dedizione il proprio talento. Io lo sto ancora facendo su me stesso. Ho un buon livello. Se devo dire la verità, in questo Giro non ho ancora avuto un giorno di vera difficoltà o in cui abbia sofferto. Per cui oggi lavoro per Johnny, poi ci saranno altre due tappe di montagna per provare qualcosa».

L’abbraccio di Milan dopo la vittoria di Cento conferma l’ottimo lavoro di Ghebreigzabhier per il friulano
L’abbraccio di Milan dopo la vittoria di Cento conferma l’ottimo lavoro di Ghebreigzabhier per il friulano

L’altura e il freddo

Dopo il Giro, mentre forse la pioggia accenna a diminuire, ammette che tornerà un po’ in Eritrea. E qui scatta la curiosità di chiedergli come vada con l’altura: quando si parla delle alte quote, siamo tutti a ricordare gli scalatori colombiani, senza considerare le alte quote africane.

«Asmara è alta 2.325 metri – conferma – per cui in alta quota mi sento sempre bene. E’ un vantaggio, chiaramente, ma non è sufficiente essere abituati all’altitudine per vincere le corse. Sarebbe troppo facile. Quello che non mi piace è il freddo. Mi sta bene anche la pioggia, ma se la temperatura scende sotto i 10 gradi, smetto di stare bene. Quando ieri Steinhauser se n’è andato, ho provato a resistere. Ma penso che riproverò, stare davanti è stato una bella esperienza».

P.S. Sul traguardo di Padova, il treno della Lidl-Trek non ha funzionato come si sperava. Ghebreigzabhier ha fatto la sua parte, poi nel finale Milan ha perso la scia dei compagni, aprendo la porta per la vittoria a Tim Merlier.