Adesso dategli quella birra. Jonathan Milan salta e poco a poco capisce la grandezza del risultato. La maglia iridata è sua, con il record del mondo dell’inseguimento individuale: il trono che era già stato del suo ispiratore Pippo Ganna, cui in mattinata Josh Charlton aveva soffiato il primato. 3’59”153 a 60,212 di media: il prossimo traguardo sarà scendere sotto i 3’59”.
L’intesa fra Milan e Villa rimette l’Italia ai vertici mondiali dell’inseguimentoL’intesa fra Milan e Villa rimette l’Italia ai vertici mondiali dell’inseguimento
La freddezza di Milan
Villa non sta nella pelle. L’Italia è arrivata a questi mondiali mettendo insieme il meglio rimasto, dopo un’estate che le Olimpiadi hanno reso torrida e le gare su strada hanno quantomeno complicato. Il quartetto dei giovani è deragliato per una caduta. Quello delle donne ha preso il bronzo, ma è arrivato in Danimarca fra influenze e varie stanchezze. Paternoster nell’Omnium ha pagato pegno e anche Viviani finora ha portato la bandiera, ma non è parso incisivo. Milan però è uno di quelli giusti: un gigante baciato dal talento. Uno che quando decide di esserci, non lo fa per presenza e non accetta di buon grado di fare figuracce. Se Milan ha accettato di fare il mondiale nell’inseguimento individuale, non è stato per caso.
«Cominciavano ad essere due – sorride Villa – i record che ci avevano tolto quest’anno. Una bella gioia riprendercelo, bravo a Jonathan per la costanza. Ha sempre avuto davanti un campione come Filippo Ganna e quest’anno voleva sfruttare l’occasione. C’è da dargli merito che oltre al titolo voleva fare il record. La costanza e la forza di questo ragazzo hanno fatto la differenza. Il record di Charlton stamattina lo ha colto mentre era sui rulli e veniva da un atleta giovane che non ci aspettavamo. Lui invece è rimasto impassibile. Ha corso con la sua tabella e siamo riusciti ad andare in finale. E questa sera, con la sua freddezza, è riuscito a fare questa prestazione. Quindi insomma, bravissimo: un vero campione».
Nella finale per l’oro, Milan è partito a tutta. Un lieve cedimento in finale, poi il volo è ripresoCharlton è arrivato alla finale col record del mondo, fissato in 3:59.304, migliore del 3’59″636 di GannaNella finale per l’oro, Milan è partito a tutta. Un lieve cedimento in finale, poi il volo è ripresoCharlton è arrivato alla finale col record del mondo, fissato in 3:59.304, migliore del 3’59″636 di Ganna
Inseguimento a uomo
Lo abbiamo visto arrivare fra gli under 23, poi crescere fino a diventare campione olimpico e professionista. Lo scorso anno di questi tempi, Milan era al Tour of Guangxi a vincere le ultime volata per il Team Bahrain Victorious. Il 2024 è stato l’anno della rivelazione. La Lidl-Trek ha saputo convogliare la sua grande forza, facendone una vera star. Per cui quando stasera racconta la vittoria iridata, la sensazione è di avere davanti sempre il ragazzone di allora, ma con lo spessore ormai consolidato del campione.
«Alla fine è stato bello – dice – ho combattuto. Fin dalle qualifiche ho cercato di dare il 100 per cento, andando contro questi avversari. Alla fine non si può risparmiare niente. Nella finale ho fatto praticamente quasi un copia e incolla. Ho cercato di correre sull’avversario. Sono partito forte, devo dire, più del previsto. Però non potevo rallentare, così ho tenuto l’andatura e ho cercato di andare a tutta fino alla fine».
C’è Consonni, c’è Lamon, ci sono i compagni di tante avventure: Milan non ha vinto da soloSul podio di Ballerup, Milan fra Charlton e l’ingegner BighamC’è Consonni, c’è Lamon, ci sono i compagni di tante avventure: Milan non ha vinto da soloSul podio di Ballerup, Milan fra Charlton e l’ingegner Bigham
Record per caso?
Non si è mai vantato di nulla e non lo farà neanche davanti al record del mondo che probabilmente durerà per un po’. Difficile dire quale sarà il futuro della pista azzurra verso Los Angeles. Forse Ganna per allora sarà… solo uno stradista, mentre probabilmente Jonathan ci sarà ancora. Eppure adesso la voglia di tutti è che questi due giganti così diversi vadano a portare la loro legge anche nelle classiche più congeniali. I sessanta di media di stasera dimostrano che Milan ha nelle gambe ben più di quello che immagina.
«Il record è venuto come una conseguenza – dice – quasi in secondo piano, anche se sembra brutto dirlo. E’ chiaro che ce l’avevo in testa e che mi sarebbe piaciuto, ma quando vai in finale non ci pensi. Ti concentri sul battere l’avversario, poi è venuto fuori questo grandissimo risultato e siamo contentissimi. Del resto non si potevano fare strategie, tenersi qualcosa dentro. Contro uno così, dovevo fare del mio meglio. Contro certi corridori non puoi che andare al massimo. Adesso però mi merito un po’ di vacanza e poi vedremo. Una birra sarebbe davvero un bel modo per festeggiare».
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Quella che scatta mercoledì a Ballerup in Danimarca è un’edizione dei mondiali su pista abbastanza particolare. Intanto perché ha un programma di gare piuttosto ristretto, contenendo tutti i titoli in soli 5 giorni. Poi perché arriva al termine di una stagione che definire stressante è dire poco, con l’appuntamento olimpico che ha catalizzato ogni sforzo. Dalla Danimarca si riparte, con il mirino puntato verso Los Angeles 2028 e il cittì Villa lo sa bene.
L’impianto danese di Ballerup che ospiterà le gare iridate dal 16 al 20 ottobreL’impianto danese di Ballerup che ospiterà le gare iridate dal 16 al 20 ottobre
Il tecnico pluriosannato per i suoi successi continui in sede olimpica riparte per un’avventura diversa rispetto a quella appena conclusa: «Sapevamo dall’inizio della stagione che c’era questo appuntamento, per me ha un senso come per la strada ci sono le classiche italiane come il Lombardia o le corse cinesi. Abbiamo preparato quest’appuntamento come facciamo sempre, a Montichiari con i ragazzi che sanno bene come sia l’inizio di un lungo cammino».
Che mondiali ti aspetti?
Un appuntamento che ha un valore, proprio perché per noi come per gli altri significa iniziare un percorso con un obiettivo lontano nel tempo. Per ora di Los Angeles non sappiamo nulla, neanche quale sarà il cammino di qualificazione e quando inizierà, quindi questi primi anni serviranno per far crescere i giovani, per rinnovare le squadre. Proprio quel che nel quadriennio precedente, accorciato per il Covid, è mancato. Molti protagonisti di Parigi hanno mollato, altri hanno scelto programmi diversi, noi possiamo dare spazio a chi ha tanto lavorato in sede di qualificazione olimpica non trovando poi spazio e a quei giovani che possono acquisire esperienza correndo con i big.
Jonathan Milan affronterà l’inseguimento individuale, dove vanta due titoli europeiJonathan Milan affronterà l’inseguimento individuale, dove vanta due titoli europei
I protagonisti di Parigi ci saranno? Ganna ha già detto di voler mettere la pista un po’ da parte…
Filippo aveva già chiarito a inizio stagione come i mondiali non facessero parte dei suoi programmi. Si concentrerà sulla strada, ma siamo già d’accordo che quando si ricomincerà a parlare di Olimpiadi riaffronteremo il discorso. Milan ha chiesto di non partecipare al quartetto e concentrarsi sull’inseguimento individuale. Consonni farà l’omnium e la madison, Viviani le prove endurance non olimpiche come scratch, mentre l’eliminazione è lo stesso giorno della madison, vedremo come gestirci. Quindi daremo spazio nel quartetto a chi ha fatto le qualificazioni e tutto il percorso olimpico rimanendo poi fuori, come Boscolo, Galli, introdurremo Favero che ho visto molto bene in allenamento e altri giovani che inizieranno il loro cammino al massimo livello.
Il quartetto sarà rinnovato, permettendo a molti giovani di fare esperienzaIl quartetto sarà rinnovato, permettendo a molti giovani di fare esperienza
E fra le ragazze?
Fra loro ci saranno quasi tutte le reduci di Parigi, anche se la Guazzini l’ho vista molto stanca mentre non ci sarà la Balsamo con cui ho parlato a lungo. Elisa vuole cancellare l’esperienza di Parigi e ripartire direttamente nel 2025. Le altre ci saranno tutte con l’inserimento della Venturelli che torna alle gare dopo l’infortunio di luglio. Per lei non sarà facile, ma sarà utilissimo, è stato un vero peccato quell’infortunio molto più complicato del previsto. Non è certo al massimo, ma già essere nel gruppo le servirà.
Con Parigi alle spalle, un altro cammino che inizia è quello del settore velocità al quale ora si cominciano a chiedere passi in avanti…
E’ vero, puntiamo molto sui ragazzi di Quaranta. Parigi è arrivata troppo presto per il gruppo che è il più giovane del lotto internazionale, ora ci sarà anche la possibilità di inserire nuovi elementi come l’iridato junior Del Medico, il che comporterà concorrenza interna che favorirà ulteriori progressi. Hanno 4 anni davanti, ma soprattutto queste prime rassegne internazionali saranno importanti per cercare nuovi spazi sfruttando le assenze altrui. I risultati andranno presi con le pinze, è chiaro, ma devono fare il salto di qualità e su questo anche Amadio nella riunione con i ragazzi è stato chiaro, dando il giusto sprone per crescere.
Elisa Balsamo ha scelto di non esserci, tornerà su pista il prossimo annoElisa Balsamo ha scelto di non esserci, tornerà su pista il prossimo anno
Tu come affronti questa trasferta? Il quadriennio olimpico sta per scadere, sono in vista le elezioni e quindi tutto è in ballo come ogni 4 anni…
Io sono sempre tranquillo. Dopo Rio 2016 avevamo una medaglia, dopo Tokyo 2, ora veniamo da 3 medaglie olimpiche. Parlano i risultati, superiori a quelli del passato, ma se ero tranquillo allora, devo a maggior ragione esserlo adesso. E non parlo solo degli elite, a livello giovanile raccogliamo allori ogni anno, significa che abbiamo costruito un modello virtuoso di ricambio generazionale continuo. La possibilità di lavorare bene e fare ancora meglio c’è, poi vedremo quel che sarà.
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Tutto bene fino a 200 metri dall’arrivo, poi il patatrac e il titolo europeo va a Merliercon gli azzurri fuori dai primi 10. Poche parole per sintetizzare la corsa di Hasselt, ma riavvolgendo il nastro, la prova continentale ha detto molto di più. Certo, è facile giudicare col senno di poi, le vittorie arrivano sempre quando tutti i tasselli vanno a innestarsi perfettamente come in un puzzle e questo alla nazionale italiana non è riuscito. Rianalizzare la corsa serve però anche per capire non solo dove si è sbagliato, ma come funziona, nei particolari, la costruzione di una volata. Abbiamo rivissuto le ultime fasi dell’europeo sottoponendo a Alessandro Petacchi, che di volate se ne intende come pochi altri al mondo, 5 momenti specifici, attraverso i quali capire che cosa è successo e poteva/doveva succedere.
L’europeo in 5 fotogrammi dalla telecronaca Rai: qui il prezioso lavoro di Affini e CattaneoL’europeo in 5 fotogrammi dalla telecronaca Rai: qui il prezioso lavoro di Affini e Cattaneo
Il lavoro dei cronomen
Fino ai -2 chilometri, la squadra italiana aveva tenuto in mano le redini della corsa, questo almeno sembra trasparire dalle immagini televisive, quando Affini lascia le redini del treno azzurro a Cattaneo (parliamo dell’oro e del bronzo a cronometro…).
«Non dobbiamo però dimenticare – dice Petacchi – che poco prima la squadra azzurra, proprio attraverso loro due, aveva disinnescato la fuga dei 6 con Van der Poel, Pedersen e Laporte. Uno sforzo pesante che gli italiani si sono accollati appieno e questo è costato tante energie. Affini sarebbe stato utilissimo più avanti. Con la forma che aveva, poteva essere uno degli ultimi vagoni potendo portare Trentin e Ballerini ancora più vicini all’arrivo per il loro lavoro. Ma questa è la classica cosa che si può dire a posteriori.
«L’Italia d’altronde aveva una tattica obbligata – prosegue Petacchi – portare la corsa allo sprint. Era giusto, se hai un uomo come Milan in quella condizione. Era una tattica condivisa da tutti, non è che il cittì imponga. Il problema è che così la tattica era conosciuta anche dagli avversari, ma d’altro canto anche altre nazionali puntavano sulla volata, come il Belgio. Solo che i padroni di casa hanno rischiato lasciando fare agli italiani e alla fine hanno avuto ragione. A noi sarebbe servito avere un uomo in quella fuga: Trentin era deputato a seguire VDP come un’ombra, ma ci sta che ti può anche sfuggire».
Trentin ha preso in mano il treno azzurro, lanciandolo in velocità. Per ora tutto funzionaTrentin ha preso in mano il treno azzurro, lanciandolo in velocità. Per ora tutto funziona
L’impegno di Trentin
«Lungi da me l’idea di tirargli la croce addosso – ci tiene a sottolineare Petacchi – Matteo ha fatto un grandissimo lavoro e si vede quando il treno passa nelle sue mani. Ha svolto il compito in maniera magistrale, rispettando tutti i canoni della volata: si sposta al lato della strada consentendo ai componenti della fila azzurra di controllare solo una parte della carreggiata. Inoltre tiene una velocità altissima tanto che si vede la fila azzurra e dietro un gruppo sparuto, quelli che sono rimasti: gli altri treni. Lì però è emerso un fattore che sarà decisivo: il vento contrario. Venendo da dietro, quando vai avanti hai maggiore agio rispetto a chi tira che va controvento e ha consumato molte energie in più. Risalire è facile e infatti si vede il Belgio che rapidamente recupera».
Proprio il vento ha impedito a Trentin di mantenere la velocità alta quanto avrebbe voluto: «Il percorso era tutto rettilineo, aveva vento in faccia. Se si guarda Ballerini dietro di lui riesce a respingere una prima volta un belga, ma da dietro stavano comunque recuperando anche altri, proprio perché è più facile in quelle condizioni venire fuori da dietro».
Davide Ballerini si danna l’anima e rilancia, ma il Belgio sta venendo su al riparo dal vento contrarioDavide Ballerini si danna l’anima e rilancia, ma il Belgio sta venendo su al riparo dal vento contrario
Ballerini e la velocità
Quando Trentin si fa da parte, Ballerini prova a rilanciare, si alza anche sui pedali, ma la situazione si è fatta già più intricata.
«Il percorso stava cominciando a cambiare – avverte Petacchi – era infatti prevista nell’ultimo chilometro una sorta di chicane, ossia una curva a destra e subito a sinistra. “Ballero” ha tenuto alta l’andatura, ma il Belgio ha messo un uomo per risalire il gruppo e uno per sorpassare, sfruttando anche il fatto che avevano più uomini a disposizione. Questo ha permesso anche di far giocare le proprie carte sia a Merlier che a Philipsen. Ballerini il lavoro lo ha fatto bene, anche quando si è tirato da parte per lasciar libero Consonni, ma venendo da dietro un belga si era intanto messo davanti a Simone».
Consonni è davanti a Milan, ma i belgi gli vanno a tappare la strada. La corsa azzurra finisce lì…Consonni è davanti a Milan, ma i belgi gli vanno a tappare la strada. La corsa azzurra finisce lì…
Le difficoltà di Consonni
Simone, se si guarda bene il suo lancio dello sprint, era stato bravo a ritrovare il varco all’estrema sinistra, il fatto è che dietro Milan non c’era più e Petacchi lo specifica.
«Il problema è stato lì – dice – si sono persi. Probabilmente Jonathan si è toccato a destra con qualcuno, perché seguendo l’azione del Belgio anche altri corridori si erano frapposti. Ad esempio Laporte si era portato avanti e avrebbe anche lui bloccato sul nascere l’azione di Milan. Consonni non ha sbagliato, sono stati i belgi a fare tutto nel modo giusto e Milan a destra non poteva più uscire. Magari quando Ballerini si è tirato via bisognava spingere a tutta, ma c’era vento.
«Lo si vede anche dal fatto che la volata è a ventaglio – continua Petacchi – e chi veniva da dietro era favorito. Forse Jonathan poteva essere un po’ più a destra di Consonni al passaggio fra Ballerini e quest’ultimo, ma sono ipotesi. In quella situazione, Milan la volata non ha proprio potuto farla, ha provato 2-3 volte ma era sempre stoppato».
Simone ha ritrovato strada libera, solo che Milan ormai è alla sua destra, con un muro davantiSimone ha ritrovato strada libera, solo che Milan ormai è alla sua destra, con un muro davanti
La gamba di Milan
Molti osservatori hanno sentenziato che l’olimpionico non avesse la gamba giusta per la volata: «E come si fa a dirlo se la volata non ha potuto farla? Per me il vento ha giocato un ruolo decisivo: guardate Merlier come viene su, lo stesso dicasi per Kooij, mentre Philipsen non ha avuto quel cambio di ritmo che gli è riconosciuto. Tim è uno che adora questo tipo di sprint, aveva gambe eccezionali e sa scegliere il tempo giusto per saltar fuori.
«Io dico che un giudizio su Milan non si può proprio dare, perché la volata non si è messa in maniera tale da permettergli di emergere. Non ci sono stati grandi errori da parte azzurra, ma piccole mancanze che alla fine hanno pesato. Si era scelta una tattica, ma non ha pagato».
MARINA DI MASSA – La seconda tappa, da Portofino a Chiavari, annullata causa maltempo, ci ha permesso di girare per hotel e incontrare i protagonisti dell’ultimo Giro della Lunigiana. Tra questi c’è anche Andrea Bessega, friulano della Borgo Molino che si è distinto per una prima tappa all’arrembaggio e una stagione fatta di buoni risultati. E’ mancato un po’ nella parte centrale dell’anno, ma non è possibile essere sempre presenti ad alte prestazioni, e se poi ci si mette in mezzo anche la sfortuna il dado è tratto.
«La stagione era iniziata molto bene – ci spiega Bessega – nelle prime due gare avevo già ottenuti piazzamenti importanti. Poi mi sono un po’ perso e per un mesetto non ho dato continuità ai risultati. La prima vittoria è arrivata nel mese di aprile e mi ha dato una bella spinta morale. All’Eroica juniores (sempre ad aprile, ndr) ho fatto ottimi risultati con un secondo posto nell’ultima tappa».
Bessega in azione nella prima tappa del Giro della Lunigiana, per lui una lunga fuga (foto Duz Image / Michele Bertoloni)Bessega in azione nella prima tappa del Giro della Lunigiana, per lui una lunga fuga (foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Una buona certezza
Bessega respira quest’aria di settembre a pieni polmoni, il contratto con la Lidl Trek Future Racing gli ha permesso di correre con serenità. Non avere l’affanno di cercare risultati a tutti i costi ha contribuito a dargli qualche certezza in più.
«Nella prima parte di stagione – prosegue – le gare non erano molto adatte alle mie caratteristiche. Di solito nel mese di marzo emergono i velocisti. Così mi sono trovato a dare una mano ai miei compagni di squadra, dato che io avevo già vinto e anche il contratto per il prossimo anno. Mi sono messo a disposizione. Comunque nelle gare nazionali non è mai facile emergere perché se si è tra i favoriti si viene marcati a uomo. Questa certezza del contratto mi ha aiutato anche a superare un momento difficile durante l’anno».
Andrea Bessega è stato il grande protagonista dell’ultima tappa dell’Eroica Juniores (photors.it)Andrea Bessega è stato il grande protagonista dell’ultima tappa dell’Eroica Juniores (photors.it)
Quale?
Tra il campionato italiano e il Valdera c’è stato un mese e mezzo in cui ogni domenica ero a terra. Cadere spesso non aiuta, è stato difficile sia mentalmente che fisicamente. Oltre alle botte c’era il fatto che ogni volta che tornavo in gara poi mi trovavo punto e a capo. La vittoria del Piva Junior Day mi ha dato una grande mano per riprendere il filo del discorso. Da lì sono andato avanti con altre gare fino a metà agosto, quando con la nazionale siamo andati in ritiro a Livigno per preparare il Lunigiana e il mondiale.
Con quali sensazioni sei sceso dall’altura?
A Livigno abbiamo lavorato bene, facendo tanto volume e tante ore. Non ero abituato a stare così tanto in bici ma penso tornerà utile per il prossimo anno. Penso che in un devo team le ore e i carichi saranno quelli fatti insieme alla nazionale. Una volta sceso le sensazioni erano buone, lo ha dimostrato questo Giro della Lunigiana.
Per l’anno prossimo che idee ti sei fatto?
Il fatto di aver firmato a fine 2023 è stata una mossa positiva. Durante tutta questa stagione non ho mai avuto il pensiero di dimostrare perché sapevo di avere una sistemazione per il 2025 e oltre (Bessega ha firmato due anni per il devo team e altri due con la WorldTour, per un totale di quattro stagioni, ndr).
A destra Andrea Bessega vince il Piva Junior Day, una liberazione dopo un periodo difficile (foto Bolgan)A destra Andrea Bessega vince il Piva Junior Day, una liberazione dopo un periodo difficile (foto Bolgan)
Ti senti spesso con la Lidl-Trek?
Sì siamo costantemente in contatto, non eccessivamente ma ogni tanto mi chiedono come va e ci confrontiamo. Il fatto di essere andato con loro in ritiro a gennaio mi ha permesso di entrare già in contatto con il loro mondo. Sarà sicuramente un grande salto, passare da una squadra italiana a una estera sarà già un bel passo. Ormai se si vuole diventare professionisti bisogna fare così.
Ci sono due tuoi conterranei in squadra, i fratelli Milan, li ha sentiti?
Ho parlato con Matteo a gennaio, sia lui che Jonathan hanno corso nella Sacilese, dove sono rimasto fino alla categoria allievi. Li conosco bene. Mi hanno detto che il clima è bello e si ha tutto quel che serve per crescere bene. Chiaro, si deve dimostrare di poter correre in quei contesti.
Il friulano sarà uno dei protagonisti al prossimo campionato del mondo a ZurigoIl friulano sarà uno dei protagonisti al prossimo campionato del mondo a Zurigo
Infine un focus sui mondiali, la settimana iridata si avvicina…
Sarà l’appuntamento più importante della stagione. Siamo andati a vedere il percorso con la nazionale qualche mese fa, a Zurigo. E’ duro, con una prima parte in linea e il circuito finale duro duro. Le salite non sono lunghissime, massimo da 5 o 6 minuti. C’è però uno strappo tosto di un chilometro al 10 per cento, finito quello inizia una salita di altri 4 minuti tutta al 6 per cento.
Che sensazioni hai avuto pedalandoci sopra?
Magari non è adattissimo a me, non sono così esplosivo ma si può sempre attaccare e star fuori così da restare davanti. Philipsen è il favorito numero uno ma nulla è detto, si può sempre provare a metterlo in difficoltà.
Domenica si corre tutti per Jonathan Milan e la sua volata sul traguardo di Hasselt. Come si fa nelle nazionali che saggiamente pescano dai team anche i meccanismi vincenti, il cittì Bennati ha individuato in Simone Consonni il miglior leadout del friulano. Quello che lo ha lanciato verso la maggior parte delle vittorie 2024 e che meglio ne conosce i movimenti. Perciò ieri, nel giorno del suo trentesimo compleanno, anche il bergamasco è volato nel Limburgo, pronto a fare la sua parte.
Quel che più incuriosisce nei tempi recenti di Consonni è il tempo di mezzo fra Parigi e la ripresa dell’attività su strada. Lui che alle Olimpiadi ha preso il bronzo nel quartetto e poi l’argento nella madison, che più lo rileggiamo e più brilla come un oro sfuggito di mano. Per la caduta, soprattutto, e quei giri senza un filo che hanno portato la coppia azzurra a giocarsi l’ultimo sprint in affanno senza avere comprensibilmente un quadro chiaro della situazione.
La caduta di Consonni nella madison è stata più fastidiosa di quanto si pensasse e ha richiesto cinque giorni di stopLa caduta di Consonni nella madison è stata più fastidiosa di quanto si pensasse e ha richiesto cinque giorni di stop
Simone, quanto è durata la… decompressione olimpica?
Non tantissimo, dai! La verità è che grazie alla caduta, mettiamola così, ho dovuto riposare un po’ più del previsto e quindi ho fatto praticamente cinque giorni senza bici. Devo dire che mi sono bastati e sono ripartito con voglia e grinta. Ho ripreso al Renewi Tour e già fisicamente e mentalmente ero messo bene, meglio di quanto pensassi. Perciò ho ritrovato subito il piglio giusto.
Quindi quella caduta, da cui sei ripartito subito con una faccia da assassino, è stata una bella botta?
Decisamente sì. Praticamente ho fatto subito per rialzarmi, solo che avevo un crampo nel braccio destro, praticamente lungo tutto l’avambraccio e fino alle dita. La cosa che mi ricordo sono tutte le dita che avevano degli spasmi e si muovevano da sole. Quindi il braccio destro e anche il polpaccio sinistro con un crampo bello importante. Ho esitato un po’ a rialzarmi e poi sono ripartito. Sentivo che non riuscivo a spingere al 100 per cento, anche se ero completamente nel mio mondo. E dopo le interviste e il podio, all’antidoping ha iniziato a girarmi la testa, avevo un po’ di nausea. Sicuramente qualcosa anche a livello mentale, nervoso e tutto, però magari ho picchiato la testa e avevo un po’ di rintontimento. Quello che poi, quando passa l’adrenalina, viene fuori tutto insieme.
Se fosse stata una corsa normale saresti rimasto seduto per terra?
Se non era la madison e non ci fosse stato Elia da solo, mi prendevo tutti i cinque giri di neutralizzazione che mi spettavano. Invece appena il fisico mi ha dato la possibilità, mi sono ributtato subito dentro.
Consonni è tornato in gara al Renewi Tour, subito con buone sensazioniConsonni è tornato in gara al Renewi Tour, subito con buone sensazioni
Come si fa a ritrovare la grinta adesso per andare a un europeo e poi magari ci saranno anche i mondiali su pista?
Alla fine, se fai questo sport e cerchi di farlo al 100 per cento, vivi di obiettivi. Cerchi sempre di trovare le sensazioni e le emozioni che quando ti metti il numero ti fanno andare avanti. Sicuramente non è sempre facile, certe volte il fisico ti dice di no, anche se la testa o la voglia sarebbero di andare avanti. Per cui devi anche dargli il tempo che richiede. Però la verità è che per tanti motivi questa Olimpiade è stata diversa da quella di Tokyo.
In cosa?
Là venivi da un periodo comunque molto delicato e particolare come quello del Covid. Il volo fino a Tokyo è lungo. C’è il fuso orario. Alla fine invece, la trasferta di Parigi è stata semplice proprio a livello logistico. Eravamo a un’oretta e mezza da casa. Hai la famiglia vicino, nel mio caso c’erano mia mamma e mio papà. E’ salito anche mio fratello, c’era mia moglie. Il fatto di sentire e vedere tutti i giorni Alice mi ha dato serenità e tranquillità per vivere le Olimpiadi quasi come una corsa normale. A Tokyo eravamo da soli e senza pubblico e così emotivamente, anche senza volerlo, già prima di partire sentivamo il peso di quelle piccole difficoltà. Qua tutto sommato è stata una trasferta facile, che ci ha permesso di tornare e riprendere subito a lavorare con appena un paio di giorni di stacco.
Si lavora per obiettivi e nei giorni scorsi Milan ci ha detto che con Bennati parlava già da un po’ degli europei. E’ stato così anche per te?
E’ importante sapere che durante l’anno, dopo le Olimpiadi, ci saranno gli europei e quindi c’è già un’organizzazione. Non ti arriva nulla addosso all’improvviso, senza sapere quello che c’è. Va pianificato un po’ tutto ed è sicuramente importante, perché comunque riesci a programmare bene. In questo caso devo sottolineare nuovamente il fatto che la squadra ci ha lasciato tranquilli per tutti questi mesi dopo il Giro d’Italia e non è da tutti.
E’ il prezzo per tutti i team che hanno specialisti della pista, anche Ineos per Ganna…
Togliendo il campionato italiano, era dal Giro che non correvo con la maglia della Lidl-Trek. Per una squadra WorldTour, che comunque vuole sempre essere sul pezzo, è una defezione importante. Non tanto la mia magari (ride, ndr), ma quella di Johnny, quindi dobbiamo ringraziare tanto la squadra. Col “Benna” questa cosa era già nell’aria e la verità è che Johnny ci è arrivato e ci sta arrivando con testa, grinta e gamba al top. Ed è la dimostrazione ancora una volta che la pista, se fatta in un certo modo, non fa solo bene, ma ti può dare qualcosa in più.
Il progetto europeo era nell’aria da parecchio. Già alla Tirreno-Adriatico primi contatti con BennatiIl progetto europeo era nell’aria da parecchio. Già alla Tirreno-Adriatico primi contatti con Bennati
Al Deutschland Tour è parso insaziabile…
Johnny sto iniziando a conoscerlo sempre meglio ed è veramente forte, ma soprattutto di testa. Ha una voglia di vincere, di alzare le mani e far vedere di essere il più forte che è qualcosa di incredibile. E il bello è che la passa a tutti noi. Penso che noi gli abbiamo dato una bella mano, ma anche lui da leader ha dato una grande grinta e un grande senso di appartenenza al nostro treno e al nostro gruppo. E questo ci ha portato tutti, sia lui sia noi, a fare una stagione spettacolare come quella che stiamo facendo.
Parlavamo con Bennati di quanto sia facile fare bene il treno in allenamento, ma che il vero test si fa in corsa…
E’ verissimo quello che dice, perché penso che Daniele abbia più esperienza forse di tutta la nazionale messa insieme, togliendo però “Trento” (Matteo Trentin, ndr). E’ verissimo, puoi provare il treno quanto vuoi, ma alla fine la verità è che guardando il gruppo che siamo, c’è gente abituata a lavorare con grandi capitani. Il “Ballero” è sempre stato in grandi treni, come di recente quello di Cavendish e prima alla Quick Step. Ha lavorato con Morkov, quindi ha un’esperienza che ci fa stare tranquilli. Trentin non va neanche nominato, solo a livello di esperienza può insegnare a tutti qualcosa. E quindi anche lì siamo tranquilli. Sappiamo cosa vogliamo e agli europei abbiamo una storia importante.
Per te è la terza volta, giusto?
Esatto. Ho corso poco su strada con la nazionale, però questo sarà il mio terzo europeo. Nel primo, era il 2017, venne il secondo posto con Elia in Danimarca. Due anni dopo abbiamo vinto proprio con Elia ad Alkmaar. Perciò mi fa super piacere tornare a far parte di questo gruppo. La cosa che mi fa un po’ sorridere è che dopo la gara di Amburgo parlavo con i miei compagni e ho realizzato che domenica ce li troveremo contro. Quelli che sono sempre stati insostituibili al nostro fianco saranno i nostri rivali. E anche rivali importanti. Dan Hoole sarà nel treno di Koij. Theuns sarà nel treno di Philipsen e Merlier.
La collaborazione fra Consonni e Milan al Giro ha portato 3 vittorie e 4 secondi postiLa collaborazione fra Consonni e Milan al Giro ha portato 3 vittorie e 4 secondi posti
Secondo te faranno due treni separati?
Non lo so e sinceramente avranno una bella gatta da pelare. Perché è vero che non c’è neanche più Van Aert, però hanno anche Jordie Meeus, che magari non ha la costanza degli altri due, ma è stato l’ultimo vincitore sui Campi di Elisi.
Belgio e Olanda saranno le squadre da marcare?
Da marcare neanche tanto. Io sono convinto che se inizi a marcare troppo, sei sulla difensiva. Invece devi partire per farti marcare, ma questo è un altro discorso. Dobbiamo essere bravi a gestirla emotivamente, ma abbiamo gli uomini per fare quel che serve. Per chi è abituato a gestire tutto in pista, in cui un errore anche minimo può costarti la medaglia, la gara su strada è uno stress, ma molto più gestibile.
Dopo il tricolore di Imola, Jonathan Milan torna in pista per ritrovare il colpo di pedale. Obiettivo Tokyo, ma senza troppo stress: «Non porta a nulla»
Dopo le convocazioni e prima di partire per l'Australia, parliamo con il cittì Bennati della sua squadra. Tre punte. E un gruppo che non si tirerà indietro
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Cinque vittorie in dieci giorni di gara dopo Parigi in cui, a detta di tutti, ha trascinato il quartetto al bronzo. Dopo le Olimpiadi, Jonathan Milan è tornato a casa per due settimane cercando di trasformare quel colpo di pedale in un’arma anche su strada. Eppure, quando si è presentato al via del prologo al Giro di Germania, sulla distanza di 2,9 chilometri, deve essergli sembrato di non essere mai sceso di pista. Infatti lo ha vinto e poi ha messo in fila altre quattro vittorie, passando nel frattempo al Renewi Tour. Le prossime tappe di questo suo viaggio saranno Amburgo e poi i campionati europei, di cui parla già da un pezzo con il cittì Bennati.
Ieri Milan si è ritirato nel corso dell’ultima tappa della corsa belga, quella di Geraardsbergen, dopo avar attaccato con il vincitore De Lie. Era palpabile che nelle ultime due volate stesse affiorando la stanchezza e che su quei muri da Fiandre la sua preparazione non fosse adeguata. Come peraltro inizia a dirci proprio lui.
Il prologo del Deutschland Tour, 2,9 chilometri, è stato perfetto per riprendere a vincereIl prologo del Deutschland Tour, 2,9 chilometri, è stato perfetto per riprendere a vincere
Come stai?
Un po’ stanchino, ma va bene. Sono state due belle settimane, diciamo, intense e piene di risultati per tutta la squadra (al Giro di Germania, sponsorizzato da Lidl, il team ha vinto tre tappe con Milan, due più la classifica con Pedersen, ndr).
La condizione di oggi è quella che è servita per far bene alle Olimpiadi?
Sarebbe bello prevedere tutto e allora sarebbe tutto più facile, forse. Però col senno di poi si può dire che sono uscito da Parigi con una buona condizione. E avendo lavorato comunque a una buona intensità in pista, avendo fatto dei bei lavori di forza, di agilizzazione e partenze da fermi, ne abbiamo usufruito su strada. Dalla fine delle Olimpiadi alla Germania è passata una decina di giorni, quindi ho avuto il tempo di recuperare e di fare un po’ di chilometri. Niente di che, però la condizione è rimasta quella e ne stiamo raccogliendo i frutti.
A Parigi, l’apporto di Milan nel quartetto è stato decisivoA Parigi, l’apporto di Milan nel quartetto è stato decisivo
Come è stato il passaggio tra la pista e il ritorno su strada?
Alla fine in questo mese e mezzo di preparazione all’Olimpiade, quello che ho perso sono state le ore su strada. Per cui ho dovuto recuperare quelle, ma niente di è esagerato. Un massimo di cinque ore per uscita, magari delle triplette, cose del genere, ma niente di particolare.
Come è stato a livello personale dover passare dall’enormità delle Olimpiadi alla routine della strada?
Sinceramente non è stato molto impegnativo, anche a livello di testa. Alla fine si era progettato anche questo, quindi quando ce l’hai già inserito in un piano, è tutto un po’ più facile da seguire. Sai già a cosa andrai incontro, quindi non è stato molto difficile.
Che clima avete trovato nel Deutschland Tour sponsorizzato peraltro dalla stessa Lidl?
C’ero già stato un paio di anni fa e vi dirò, magari è una mia impressione, ma ho visto molta più gente sulle strade. Ovviamente avevamo tanta attenzione, perché è quasi la nostra corsa di casa. Ci tenevamo a far bene dato che il nostro main sponsor era anche organizzatore. Per cui eravamo tutti belli motivati e anche io, a livello personale, al rientro dalle Olimpiadi mi ero prefissato di raggiungere qualche bel risultato. E alla fine abbiamo vissuto un grandissimo Giro di Germania.
Dopo il prologo, per Milan in Germania altre due tappe vinteDopo il prologo, per Milan in Germania altre due tappe vinte
Ti aspettavi effettivamente di essere già vincente alla prima corsa?
Non del tutto, a dire la verità. Se parliamo del prologo, dico di sì. Per le tappe invece no. Era chiaro che sarebbe stata una corsa di rodaggio per arrivare al Renewi Tour. Il prologo sembrava disegnato per me. Non erano neanche tre chilometri, erano 2,9. E io venivo da un mese e mezzo in cui facevo sessioni e prove sui 4 chilometri a tempi record: ci stava che andasse bene. Invece poi anche su strada, la squadra fin da subito mi ha dato un grandissimo supporto, come ha sempre fatto. E quel punto sono venute anche le vittorie nelle tappe, a volte anche con l’aiuto di Mads (Pedersen, ndr). Non è stato facile, neppure posso dire che me lo aspettassi, ma è andata bene. E’ stato molto bello e divertente.
Cosa è cambiato nel mondo di Jonathan con questo crescere e il diventare tanto popolare?
Oh Dio (sorride, ndr)! Negli anni sono cambiate un po’ di cose. Come la squadra, come la preparazione, come la mia stessa mentalità. Il fatto di voler sempre migliorare, sia su strada che su pista. Insomma, mettendo tutto insieme, si è fatto un bel salto. Quanto alla popolarità, non è difficile stare dietro alle richieste. Non è faticoso fare le interviste e tutto quello che ci chiedono. E’ una cosa normalissima, anche grazie al lavoro del nostro addetto stampa (Paolo Barbieri, ndr), che è qua vicino a me…
Due vittorie anche al Renewi Tour. Qui all’attacco ieri con De Lie che poi vinceràDue vittorie anche al Renewi Tour. Qui all’attacco ieri con De Lie che poi vincerà
Bennati ha detto che già da un po’ state ragionando sull’europeo…
Sì, esatto. Finito il Renewi Tour, ci sarà Amburgo e poi il piano è di arrivare bene all’europeo, che in teoria è adatto alle mie caratteristiche. Però qua in Belgio non si sa mai… A metà settembre il meteo può fare la sua parte, per cui è una corsa cui puntiamo, ma con un punto di domanda. Andremo su preparati a tutto con voglia di fare bene e divertirsi e poi vedremo cosa uscirà. Avrò accanto Simone Consonni, quindi mi sentirò ben protetto. Vedremo cosa saremo in grado di tirar fuori.
Con Jonathan Milan che continua a macinare volate, la vista sugli europei di Hasselt del 15 settembre si fa decisamente interessante. Il percorso che parte da Zolder è stato definito come una Gand-Wevelgem senza il Kemmelberg, ma questo non significa automaticamente che sarà una corsa facile. Soprattutto se al via ci sarà un corridore come Van der Poel, cui l’arrivo in volata non sta per niente a cuore.
Daniele Bennati è andato a vederlo nei giorni attorno Ferragosto e ne è tornato con le idee sufficientemente chiare per intavolare la conversazione con i potenziali convocati, i cui nomi saranno diffusi martedì prossimo a Roma. Quel che è abbastanza chiaro è che si tratterà di una corsa veloce, con un tratto del circuito finale in cui gli attaccanti come l’olandese e il degno compare Van Aert potrebbero tentare il colpo di mano. Rispetto alle perplessità di partenza infatti, il tecnico del Belgio Vanthourenhout ha scelto di portare Philipsen, Merlier e pure Wout, che dalla Vuelta qualche perplessità sui ruoli l’ha già espressa.
Volendo immaginare un po’ di nomi, consapevoli di non avere frecce azzurre così abbondanti o appuntite, forse solo il miglior Ganna sarebbe in grado di stare con quei due in caso di attacco. Mentre per l’eventuale sprint, la carta Milan, magari tirato dallo stesso piemontese e lanciato da Consonni sarebbe la scelta migliore. Bennati però non si sbilancia, osserva, annota e intanto costruisce la possibile strategia.
Il percorso degli europei di Hasselt è lungo 222,8 km per 1.273 metri di dislivelloIl percorso degli europei di Hasselt è lungo 222,8 km per 1.273 metri di dislivello
Partiamo dal percorso: come si potrebbe definirlo?
Non direi che sia facile, di facile non c’è nulla. La parte centrale sarà sicuramente da gestire bene, perché ci sono due tratti di pavé esposti anche al vento. Uno è anche in salita e vista anche la partecipazione, non è proprio così scontato che si arrivi in volata. Van der Poel non ha interessi ad aspettare il finale.
Serve una squadra compatta per chiudere oppure è bene avere qualcuno che possa andare via con chi attaccasse?
In quella parte centrale, secondo me c’è bisogno di uomini che abbiano la capacità di saltare sulle ruote di chi partisse. In quel momento bisognerà decidere se stare tutti assieme e chiudere oppure far saltare dentro qualcuno di noi e non tirare. Potrebbe essere una delle ipotetiche soluzioni, non ce ne sono molte altre a ben vedere. Dall’ultimo pavé all’arrivo ci sono 45 chilometri e c’è in giro gente capace di reggere certe distanze in un ipotetico attacco. Si mette ogni cosa sul piatto, anche se in gara tutto può cambiare.
Ai mondiali di Zolder, Ballerini decise che si sarebbe corso per Cipollini e non si fece andare via nessuno.
Potremmo anche decidere di fare così, ma per chiudere subito quando attacca un Van der Poel a meno di 50 chilometri dall’arrivo, bisogna che ci siano ancora uomini in grado di farlo. Non immagino certo che Milan si metta a tirare per inseguirlo.
Van Aert alla Vuelta ha già vinto tre tappe e chiede chiarezza di ruoli nel Belgio degli europeiVan Aert alla Vuelta ha già vinto tre tappe e chiede chiarezza di ruoli nel Belgio degli europei
I belgi portano tre uomini velocissimi: vedi una logica?
Non mi stupirei se, in caso di arrivo allo sprint, decidessero di fare due volate. Tra Merlier e Philipsen non mi sembra che corra buon sangue. Da una parte per noi è meglio così, però vedrete che una logica c’è e non verranno certo a spiegarcela prima. Non credo proprio che il loro tecnico sia uno sprovveduto.
Escludi che possa aver chiesto a Merlier di tirare la volata a Philipsen, tenendo Van Aert per un attacco?
E’ difficile, ma non conoscendo i soggetti, non saprei dirlo. Probabilmente avrà già parlato con loro, ma ci sta anche che possano adottare la soluzione di fare la volata entrambi, privando gli altri di un riferimento sicuro.
Nell’ipotesi di Milan leader per lo sprint, l’idea è quella di usare Consonni come ultimo uomo?
Simone è il suo uomo di fiducia quindi potenzialmente potrebbe essere così. Poi ovviamente in base alle dinamiche di corsa nel finale, anche loro dovranno valutare la situazione. Quanto a Ganna, vediamo come sta dopo il ritiro al Renewi Tour, i prossimi giorni saranno decisivi.
Ganna fu già protagonista agli europei 2023: lo fermò una caduta ai meno 25Ganna fu già protagonista agli europei 2023: lo fermò una caduta ai meno 25
Ai mondiali di Copenhagen sei stato capitano in un mondiale che sarebbe finito in volata e Bettini ancora oggi dice che il suo rammarico da tecnico fu di non aver provato abbastanza il treno…
In allenamento il treno viene sempre bene. Ne ho fatti tanti e non sbagliavo mai nulla. In gara ti devi sicuramente affidare a uomini di esperienza e ovviamente ognuno deve avere il proprio ruolo. In quel mondiale c’era anche tanta gente giovane e si venne a creare una situazione per cui a un certo punto il treno deragliò completamente. Io potevo anche decidere di battezzare un’altra ruota e lo stesso si dovrà essere capaci di fare se il finale si complicasse.
Quanto tempo prima della corsa andrete in Belgio?
Arriviamo il giovedì e l’indomani andremo provare soprattutto quel tratto di pavé che si fa tre volte. Quello è importante da vedere, perché invece l’arrivo è abbastanza semplice. La strada è tutta dritta, è la statale che arriva nel centro di Hasselt. Impercettibilmente sale e nell’ultimo chilometro tende a girare verso sinistra. Non ci sono curve però, né spartitraffico.
Si può pensare che l’eventuale treno prenda in mano la corsa con un po’ di anticipo?
E’ un arrivo abbastanza complicato da gestire. Sicuramente l’ideale sarebbe aspettare il più possibile e poi uscire con gli ultimi uomini, però sono situazioni in cui devi stare sempre molto davanti. In ogni caso abbiamo corridori capaci di tenerti davanti e poi anche di portarti fuori nell’ultimo chilometro.
Consonni sta correndo il Renewi Tour con MilanConsonni sta correndo il Renewi Tour con Milan
Ormai i treni non riescono più a gestire i finali, d’altra parte…
Infatti le volate si fanno sempre da dietro, riesce a vincere chi ha la capacità di aspettare più possibile. Ma questo te lo puoi permettere solo se hai qualcuno che ti tiene coperto fino a quel momento e impedisce che ti chiudano. Potenzialmente è più semplice organizzare una volata quando ci sono molte curve nel finale, perché prendi la testa e le curve ti fanno respirare. La velocità si abbassa, il gruppo è lungo e da dietro è più difficile rimontare. Con una strada così dritta e larga invece, è molto importante avere uomini che sappiano fare quel lavoro. Gente come Cattaneo e Affini, ad esempio, può essere una garanzia.
Quindi non essendoci curve o punti in cui frenare, si svolgerà tutto alla velocità della luce?
Se non sbaglio l’ultima curva è a tre chilometri e mezzo, poi è tutto uno stradone. L’ultimo chilometro e mezzo tende tutto ad andare verso sinistra, per cui non avendolo visto con le transenne, direi che il traguardo inizi a vederlo quando mancheranno 600 metri.
Ne hai parlato con Milan?
Sì, ci sentiamo spesso. Lui è motivato, perché ne stiamo parlando già da molto tempo. Ovviamente, dopo le Olimpiadi, abbiamo ripreso il ragionamento, come è giusto che sia. Voglio rimanere con i piedi per terra perché non c’è nulla di scontato. Per un po’, dopo quattro europei vinti di fila, sembrava che non avessimo altra possibilità che vincere il quinto e proseguire. Però i cicli finiscono, ci sono anche gli avversari e non è detto che sia tutto così facile. Per cui teniamo i piedi per terra e cerchiamo di mettere in strada la miglior squadra possibile. Le corse non si vincono con i colpi di fortuna, ma con le gambe e le strategie migliori.
Mads Pedersen e Lorena Wiebes vincono la Gand-Wevelgem, in cui brillano Milan, Trentin, Balsamo, Consonni e Confalonieri. Stupisce la resa di Van der Poel
SAINT QUENTIN EN YVELINES (Francia) – Non è un bronzo che vale oro, ma è un bronzo che vale tanto. Il quartetto azzurro dell’inseguimento ha saputo assorbire la delusione della mancata finale e superare la Danimarca, che era arrivata all’appuntamento per il terzo posto forte di un tempo migliore ottenuto il giorno prima. E quindi va reso merito alla capacità di reazione dimostrata da Filippo Ganna, Simone Consonni, Jonathan Milan e Francesco Lamon, che è il primo a parlare a fine gara.
«La sera della semifinale – dice – ha prevalso l’amarezza per non essere nella finale per l’oro. Anche in maniera egoistica, mi prendo la responsabilità di questo termine. Ero delusissimo. Però abbiamo trovato la grinta necessaria per risalire su quel podio. C’è gente che lavora una vita per un podio olimpico. Volevamo questa medaglia, sono soddisfatto. La delusione ora passa in secondo piano».
Lamon era il più deluso ieri: voleva vincere. Il bronzo lo ripaga e finalmente torna il sorrisoLamon era il più deluso ieri: voleva vincere. Il bronzo lo ripaga e finalmente torna il sorriso
Come a Tokyo, battuta ancora una volta la Danimarca in rimonta: «Una volta tocca a noi – sorride il veneziano – una volta a loro. Anche loro ci avevano battuti in passato. E’ una ruota che gira. L’importante è aver confermato che l’Italia c’è».
Una medaglia olimpica
Cosa è successo da un giorno all’altro? «Abbiamo assimilato il concetto che una medaglia, anche se di bronzo, è pur sempre una medaglia olimpica. Sarebbe stato da immaturi non dare il 100 per cento per portarla a casa. Ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo analizzato i pochi errori di ieri e ce l’abbiamo fatta. Ce la meritavamo, ce la siamo meritata. Li avevamo già battuti, potevamo rifarlo».
Ancora una volta vittoria in rimonta, ma non c’è tattica secondo Lamon: «In uno scontro diretto c’è poca tattica. Conta solo battere l’avversario. Sappiamo che loro partono più forte, abbiamo cercato il giusto compromesso per avere un margine di rimonta nel finale e siamo riusciti a farlo nel migliore dei modi. Sono soddisfatto della mia partenza e di come hanno recuperato i miei compagni nel finale».
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Ganna bis
Soddisfatto anche Filippo Ganna, uno dei pochi atleti italiani che tornerà da Parigi con due medaglie. Gli altri finora sono Thomas Ceccon (nuoto), Filippo Macchi (scherma), Alice D’Amato e Manila Esposito (ginnastica). Lui la prende alla lontana.
«Il nostro viaggio è iniziato a Rio. Una chiamata last minute – racconta – fuori dalle prime 4 per pochissimo». E’ un viaggio che si conclude, per questo quartetto? «Il bello dei miei 28 anni e forse dei 22 di Johnny è che siamo ancora giovani», risponde Filippo, che si considerava invece già un po’ “vecchio” dopo la cronometro su strada. Miracoli di una medaglia olimpica.
«Per il futuro vedremo. Ora l’importante è che abbiamo ancora una volta cercato di ottenere il massimo risultato, di lottare contro tutto e tutti. S’è visto chi ci è rimasto vicino, chi ci ha sempre supportato. Da Rio, se non prima. Ma io riparto anche dai mondiali di Londra, quando ci avevano cambiato un manubrio perché era fuori regola e abbiamo finito con cuore e testa. Anno dopo anno siamo cresciuti con coppe del mondo, europei, mondiali, fino all’Olimpiade di Tokyo. E non in tanti possono dire di avere quella medaglia a casa.
Consonni, Milan, Moro, Ganna e Lamon: un gruppo di fratelli premiati dal bronzoConsonni, Milan, Moro, Ganna e Lamon: un gruppo di fratelli premiati dal bronzo
«Abbiamo avuto alti e bassi – prosegue – siamo arrivati qui da favoriti. Ma non si può sempre fare copia e incolla. Non è facile ripetersi, non è facile confermarsi. Ma è facile confermare che ognuno di noi darà sempre una mano agli altri. Chi è in difficoltà sa che troverà sempre un compagno pronto ad aiutarli. Ieri è stata dura. Complimenti a Gran Bretagna e Australia, non l’avevamo mai vista così forte. Ma il nostro bronzo vale tanto. E’ bello pensare che a Rio Viviani ha ottenuto l’oro, a Tokyo un bronzo. Noi abbiamo replicato lo stesso percorso, spostato di 4 anni».
La scelta della crono
Due medaglie in due discipline diverse per Filippo. Era meglio concentrarsi su una sola? «Ho deciso io, ascolto le critiche, non per forza devo condividerle. L’obiettivo era portare a casa due medaglie. Ce l’ho fatta. Sulla bici c’ero io. I ritiri, la fatica, i giorni fuori di casa, i sacrifici, li ho fatti io e sentiti io. Ringrazio chi mi ha supportato e speriamo di dare soddisfazioni al pubblico, che ci vuole veramente bene. Abbiamo continuato a lavorare, non ci siamo arresi quando le cose andavano male. Lì serve sempre mantenere la testa sulle spalle e affrontare le difficoltà».
Gli azzurri sono partiti subito forti e senza tabelle, demolendo la Danimarca. In testa Milan e poi GannaGli azzurri sono partiti subito forti e senza tabelle, demolendo la Danimarca
La gestione della gara? «Volevamo partire forte per tenerli lì e fare quello che abbiamo fatto. San Johnny è stato decisivo. Aveva quella marcia in più che serviva. Magari a Tokyo ero io, oggi è stato lui. Ci siamo amministrati al meglio e abbiamo portato a casa una medaglia che ripaga dei tanti sacrifici fatti in questi anni».
Ganna risulta iscritto anche alla Madison, «ma spero che Consonni e Viviani stiano bene». Infine, la dedica: «A chi c’è sempre, anche quando le cose vanno male. Grazie a loro la testa rimane sulle spalle e porti a casa grandi risultati».
Parla San Johnny
Un’altra dedica l’aveva fatta a “San Johnny”, cioè Jonathan Milan. Sua la migliore prestazione individuale. «Ma santo è troppo – risponde lui – questo è un risultato di gruppo. Abbiamo dato tutti il 100 per cento in questi giorni. Il risultato va diviso in quattro e quindi ci sono almeno quattro santi. Ci siamo aiutati, abbiamo portato a casa un risultato che vale molto, con questi avversari così agguerriti.
Villa riceve l’abbraccio del gigante Milan: la medaglia è arrivataVilla riceve l’abbraccio del gigante Milan: la medaglia è arrivata
«Il risultato dell’Australia parla da solo. Abbiamo fatto del nostro meglio, ci siamo detti che la Danimarca era battibile. In questi giorni era calata nel finale, pensavo aggiustassero il tiro. Ma in effetti sono stati avanti credo fino ai 2.500. Noi siamo stati molto regolari, questa è stata la nostra forza. Abbiamo avuto la forza di resistere fino alla fine».
Il futuro è già iniziato
Il futuro è suo. E di chi altro? «Penso che arriveranno tanti giovani. Cercheremo di dare il massimo per essere competitivi in più discipline possibili. Ci sono giovani promettenti, dobbiamo dargli spazio e tranquillità per crescere. E soprattutto fiducia. Ora godiamoci questo terzo posto e poi vedremo. Los Angeles? Vedremo, magari sperando in un percorso su strada più facile, poi ci penseremo».
Sul podio, prima l’Australia, seconda la Gran Bretagna e terza l’ItaliaSul podio, prima l’Australia, seconda la Gran BretagnaE dopo la Gran Bretagna, il terzo posto degli azzurri
E il futuro immediato? «Vorrei arrivare bene agli europei su strada. Prima farò il Giro di Germania, Amburgo e poi gli europei. Ho un po’ di tempo per prepararli».
La sua dedica è per la famiglia: «Qui avevo i miei genitori, la mia ragazza, mio fratello non è riuscito ad esserci per questioni di allenamenti e gare, ma so benissimo che mi seguiva da casa. Sono stato contentissimo del fatto che ci fossero anche loro». E noi contenti non per l’oro, ma per un bronzo che vale tanto.
Michele Scartezzini è uscito male dagli europei di Grenchen e cercherà di rifarsi ai mondiali di Roubaix. Alla vigilia, il chiarimento necessario con Ganna
Sono giorni intensi per Marco Villa che sta entrando nel clima olimpico. Quel clima che conosce molto bene, avendolo vissuto prima come atleta e poi come tecnico ottenendo sempre il massimo risultato. C’era molta curiosità per capire come avrebbe trovato il “suo” gruppo in uscita dal Giro d’Italia e i riscontri sono stati più che positivi.
«Ho dato loro qualche giorno di libertà com’era giusto che fosse, soprattutto per ricaricarsi mentalmente, poi abbiamo cominciato a lavorare il venerdì e il sabato e devo dire che ho trovato ragazzi carichi e rinfrancati soprattutto di testa. I primi riscontri sono stati oltre le mie aspettative, sicuramente diversi rispetto a quelli dello scorso anno».
Consonni con Milan e Ganna. Il quartetto azzurro (qui manca Lamon) parte in condizioni diverse rispetto al 2023Consonni con Milan e Ganna. Il quartetto azzurro (qui manca Lamon) parte in condizioni diverse rispetto al 2023
Nello specifico?
Ad esempio ho trovato un Consonniche è tutt’altra persona rispetto al 2023 quand’era uscito dal Giro non nelle migliori condizioni. Lo stesso dicasi per Milan: lo scorso anno aveva sì vinto la maglia ciclamino, ma era molto affaticato negli ultimi 3 giorni, invece questa volta ha chiuso molto meglio. Ganna da parte sua l’ho trovato con il morale alto. In generale il gruppo è in condizioni migliori rispetto al 2023 e questo mi dà fiducia.
Com’è strutturato ora il lavoro, fra volume e tecnica?
C’è da lavorare soprattutto su quest’ultima, considerando che Ganna sarà con noi solo in dati periodi dovendo preparare anche la crono e avendo il Giro d’Austria. Lui infatti, appena finita la corsa a tappe tornerà in altura, il resto del gruppo l’ha già fatta. Il lavoro degli altri è stato modulato anche in base agli impegni di Pippo, ma comunque lavoreranno due-tre giorni a settimana.
Ganna ha chiuso il Giro con il sorriso. Abbinerà la pista alla preparazione per la crono olimpicaGanna ha chiuso il Giro con il sorriso. Abbinerà la pista alla preparazione per la crono olimpica
Su quali basi?
Servirà innanzitutto lavorare sulle partenze da fermo e sulla prima parte, che nella passata stagione è stata per forza di cose il nostro tallone d’Achille. Noi abbiamo un problema: il quartetto principale, quello che ha vinto tre anni fa è tanto che non corre assieme quindi quando sarà presente Ganna, sarà necessario fare delle prove in assetto da gara, più che nelle normali tabelle perché abbiamo bisogno di riscontri.
Questo significa fare vere e proprie gare di 4 chilometri, con tempi che utilizzerai come metro di riferimento?
Sì, chiaramente però calibrati in base al fatto che si tratta di prove di allenamento e non di gara. Inoltre bisogna tenere presente che la pista di Montichiari in certi periodi dell’anno è molto lenta, per le caratteristiche del legno e la sua reazione alle temperature. Non saranno certo i tempi che ci aspettiamo a Parigi, ma ci serviranno per capire come arrivarci, per trovare i giusti meccanismi. Inoltre saranno prove utili per capire i carichi di lavoro di ognuno: quanto dovrà durare il lancio di Lamon, quanto dovrà tirare Consonni dopo la sparata iniziale, se Milan e Ganna dovranno fare due giri e mezzo o tre ognuno. Il lavoro di Consonni è fondamentale, perché dovrà poi tenere il ritmo di Milan e Ganna nella seconda parte quando Lamon si staccherà. Senza poi dimenticare Moroche mi tengo stretto a seconda delle esigenze del gruppo.
Su Milan, Villa conta molto per dare al quartetto uno sprint in piùSu Milan, Villa conta molto per dare al quartetto uno sprint in più
In questo momento sei ottimista più o meno rispetto a qualche settimana fa quando eravamo nel pieno della Nations Cup?
E’ un periodo diverso. Io mi raffronto con l’anno scorso e i riscontri sono molto positivi, Lamon ad esempio lo vedo anche superiore a quel che era a Tokyo, ma per vincere dovranno essere tutti al massimo. Io spero che a Parigi Milan sarà l’equivalente del Ganna di Tokyo e che Ganna… farà il Ganna. Allora potremo davvero giocarcela.
Bisogna considerare anche che alcuni dovranno lavorare anche per le altre discipline…
Dal 28 al 30 Consonni sarà a Gand per importanti gare su pista, dove purtroppo non ci sarà Viviani per impegni col team, altrimenti sarebbe stato utile vederli insieme nella madison. Lì gareggerà con Scartezzini, mentre fra le donne ci saranno Paternoster e Consonni entrambe impegnate nell’omnium e nella madison gareggeranno Guazzini e Consonni. Poi ci sarà l’appuntamento di Fiorenzuola anche quello utile per le altre specialità.
Gli azzurri saranno in gara a Parigi il 5 agosto per le qualificazioni. Finali il 7 agostoGli azzurri saranno in gara a Parigi il 5 agosto per le qualificazioni. Finali il 7 agosto
Accennavi alle donne: quanto influisce sull’economia dei valori dei quartetti l’infortunio della Archibald?
Non voglio stare tanto a guardare l’assenza della Archibald, che mi dispiace molto perché la conosco e so quanto ci teneva. Noi abbiamo messo in difficoltà le inglesi anche con lei presente e agli europei abbiamo battuto la Gran Bretagna senza di lei, faticando. Tutto ciò significa che dobbiamo guardare a noi stesse, tra l’altro sappiamo bene che cosa significa, visto quel che hanno passato Guazzini e Balsamo lo scorso anno.
Oltretutto anche Elisa viene da un bruttissimo incidente. Avete avuto modo di lavorare insieme dopo?
E’ stata con noi mercoledì al rientro da Livigno. Ha fatto prove di quartetto con partenze semilanciate con Consonni, Alzini e Fidanza per non stressare troppo il polso. Tra l’altro all’inizio della sessione aveva detto che in base a come si sentiva in allenamento avrebbe deciso se partecipare ai campionati italiani su strada, il fatto che abbia gareggiato a Firenze è un altro segnale positivo. Tornando al quartetto, noi non dobbiamo pensare a chi ci sarà o meno, dobbiamo essere consapevoli che si vincerà correndo sotto i 4’10” e come noi possono scenderci le britanniche, le neozelandesi con un occhio di riguardo anche alle francesi.
Per la Balsamo già ripresa la preparazione su pista dopo il terribile incidente in SpagnaPer la Balsamo già ripresa la preparazione su pista dopo il terribile incidente in Spagna
L’infortunio di Balsamo e Archibald ripropone il tema dei rischi sotto Olimpiade…
Sono giorni che vivo con molta apprensione, oltretutto le ragazze hanno ancora il Giro d’Italia da affrontare, ma se mi perdo dietro questi pensieri non ne esco più. Bisogna concentrarsi sul lavoro, su tutto quel che resta da qui a Parigi, poi faremo i conti con quel che abbiamo in mano.
Il mondiale. Tre giorni dopo, il matrimonio. Poi il Simac Ladies Tour. Il fine stagione di Elisa Balsamo è stato vivace. Ma adesso si stacca e poi si riparte a mille