Per Biagini un contratto da pro’ dopo l’annus horribilis

13.07.2023
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Nei giorni scorsi molti sono rimasti stupiti dalla notizia del futuro passaggio di Federico Biagini alla Green Project Bardiani CSF Faizané, ennesimo giovane che approda alla corte di Reverberi. Stupiti perché il corridore emiliano sembra arrivato quasi dal nulla: nella passata stagione era stato pressoché assente dai principali ordini di arrivo under 23, quest’anno invece è uno dei più costanti, con perle come le vittorie alla Fiorano-Fiorano e al Giro del Montalbano (foto Instagram in apertura), podi al GP Santa Rita e Giro del Piave (tutte gare nazionali) e nel complesso una decina di piazzamenti nella top 10.

Prima della Zalf, Biagini è stato nel 2022 alla Carnovali Rime Sias, senza avere tempo per emergere
Prima della Zalf, Biagini è stato nel 2022 alla Carnovali Rime Sias, senza avere tempo per emergere

Tre virus e due incidenti

A che cosa si deve una simile trasformazione? La naturale maturazione di un ragazzo di vent’anni c’entra fino a un certo punto. Chi ha buona memoria ricorderà come un paio d’anni fa l’ex iridato Luca Colombo, che ha curato la sua crescita giovanile, fosse pronto a giurare sulle sue qualità. E allora?

«Allora è successo che ho vissuto un 2022 davvero drammatico – spiega Biagini – iniziando già da gennaio con il Covid, a cui a febbraio si sono aggiunti in rapida successione mononucleosi e toxoplasmosi. Sono stato fermo due mesi. Quando gli altri iniziavano a gareggiare, io dovevo ancora fare tutta la preparazione. Avevo gareggiato alla San Geo, poi sono stato assente dalle gare fino all’8 giugno. A quel punto avevo la maturità da sostenere, altro stop, ripresa a fine luglio e qualche risultato arrivato solo a fine stagione, giusto per farmi riassaporare il gusto della sfida».

Armofer 2021
Biagini al centro con i compagni dell’Armofer: una scuola prima ancora che un team juniores
Armofer 2021
Biagini al centro con i compagni dell’Armofer: una scuola prima ancora che un team juniores
Eppure nell’ambiente il tuo nome non era passato inosservato, tanto è vero che la Zalf decise d’ingaggiarti…

Ed è stata la mia fortuna. Anche altre squadre mi avevano contattato, memori di quanto avevo fatto da junior, ma quando è arrivata la proposta della Zalf non ho avuto dubbi. Oltretutto è arrivata in un momento psicologicamente molto difficile, considerato quello che avevo passato, quindi mi ha dato nuova spinta.

Finora sei soddisfatto di quel che hai fatto?

Molto, anche perché assume più valore considerando gli incidenti avuti. Già, non mi sono fatto mancare neanche quelli. Dopo una buona preparazione invernale, a gennaio ho avuto il primo investimento e il 20 febbraio un secondo, con frattura a un polso. Dopo una settimana c’era la prima gara e volevo assolutamente essere presente, così sono tornato subito in sella, ho perso solo un giorno di allenamento. Il 26 marzo altra caduta causata da un’auto, con lussazione di un gomito.

Biagini raggiunge per quattro anni la Green Project-Bardiani dei Reverberi: squadra reggiana come lui
Il reggiano con la nuova maglia, per l’approdo a “casa Reverberi”
Dove ti alleni il traffico è davvero un così grande problema?

Io abito in centro a Reggio Emilia, ma sono abbastanza vicino alle colline e cerco sempre di allenarmi su strade poco trafficate. E’ chiaro che con le auto devi sempre avere a che fare e sinceramente ogni uscita rappresenta un rischio, bisogna sempre essere vigili. Devo però dire, contrariamente a quel che si potrebbe pensare, che sto notando come da parte degli automobilisti inizi a fare capolino maggiore sensibilità verso i ciclisti, un po’ più di attenzione, spero che si continui su questa strada.

Secondo te questa costanza di rendimento da che cosa scaturisce?

Io interpreto ogni gara come se fosse un’occasione da non lasciarsi sfuggire. Penso a me, ma anche alla squadra, se quel giorno non ho grandi gambe o la corsa non si addice a me, mi metto a disposizione. Non mi piace correre su un piano attendistico, preferisco prendere l’iniziativa, attaccare, fa un po’ parte della mia natura.

Il trionfo a Fiorano battendo Federico Manenti nello sprint a due (foto Scanferla)
Il trionfo a Fiorano battendo Federico Manenti nello sprint a due (foto Scanferla)
Qual è stata la vittoria più importante?

Sicuramente quella di Fiorano, proprio per tutto quello che avevo passato nei due anni dall’ultimo successo. Sapevo di essere in forma, ma finché il successo non arriva senti sempre qualcosa che ti blocca. Diciamo che da allora cerco di correre per il risultato pieno, senza accontentarmi del piazzamento com’ero un po’ portato a fare.

Ora che il tuo futuro è segnato, non temi, anche inconsciamente, di veder calare la tensione in ogni corsa?

Affronterò la seconda parte di stagione con più tranquillità, sicuramente sapere di avere in tasca un contratto quadriennale mi evita lo stress di correre pensando a trovare un approdo per il futuro, ma non voglio certo adagiarmi. Anzi mi sono accorto che ora ho anche più concentrazione e determinazione in allenamento e sarà così anche in gara.

Alla cronosquadre del Giro del Veneto il reggiano è stato decisivo, tanto da vestire la maglia di leader (photors.it)
Alla cronosquadre del Giro del Veneto il reggiano è stato decisivo, tanto da vestire la maglia di leader (photors.it)
Hai scelto un progetto italiano quando molti tuoi coetanei vanno all’estero. Non hai paura che il calendario che ti troverai ad affrontare non sarà all’altezza di quello delle squadre Devo del WorldTour?

Qualche squadra WT mi aveva anche cercato, ma quando è arrivata la proposta di Reverberi non ci ho pensato due volte, non solo perché per me è la squadra di casa, ma perché mi sembra il team ideale per crescere senza fretta e proprio il calendario di gare è quello ideale per fare i giusti passi avanti. Ci sarà occasione per confrontarsi con i grandi, per imparare e cercare di farsi sempre più vedere, salire di livello.

Considerando che nell’ambiente sei considerato uno scalatore con una buona base di velocità e buone esperienze sul passo (visto ad esempio il contributo nella vittoriosa cronosquadre del Giro del Veneto), come ti trovi nelle corse a tappe?

Non ne ho mai fatte molte, dovrei testarmi per capire che cosa potrei ottenere, al Veneto ad esempio ho centrato un ottavo posto. Diciamo che questa è una delle principali sfide a cui vado incontro.

A luglio con la Green Project: si corre e si programma

11.07.2023
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Continuiamo il nostro viaggio con chi a luglio non è al Tour de France. Dopo aver ascoltato la Corratec-Selle Italia è la volta di bussare a casa Green Project-Bardiani. Il direttore sportivo Alessandro Donati è di ritorno dal Sibiu Tour, una delle corse maggiori al di fuori della Grande Boucle: è lui che ci spiega i progetti estivi della sua squadra.

Fiorelli, qui con Cav all’arrivo del Giro a Roma, è stato tra coloro che hanno corso di più: sin qui 57 giorni di corsa
Fiorelli, qui con Cav all’arrivo del Giro a Roma, è stato tra coloro che hanno corso di più: sin qui 57 giorni di corsa

Fiorelli stakanovista

«In questo periodo di luglio siamo praticamente divisi in gruppi – spiega Donati – per cui ci sono quelli che hanno fatto il Giro d’Italia e hanno corso un po’ di più. Questi ragazzi hanno tirato dritto dopo la corsa rosa fino al campionato italiano e ora riposano. Eccezione fatta per Filippo Fiorelli che è arrivato sino al Sibiu. Ora però sia lui che gli altri si riposeranno e poi inizieranno a preparare la seconda parte di stagione».

Fiorelli osserverà un periodo di stacco e poi salirà in altura fino a metà agosto. I suoi compagni del Giro, o comunque di quel gruppo, invece sono un po’ più avanti rispetto al siciliano, avendo staccato un po’ prima. E’ dunque probabile che li rivedremo in gara una settimana, dieci prima prima.

«Con Fiorelli ci saranno alcuni dei nostri giovani tra cui Pellizzari».

«Per il resto siamo impegnati comunque in altre gare, smistando gli altri corridori. Alcuni per esempio stanno gareggiando in Cina, al Quinghai Lake, ed è questa una corsa particolare. E’ dura, ma soprattutto è in altura (si toccano i 4.000 metri di quota, ndr) e si cerca di sfruttarla al massimo dal punto di vista della preparazione».

«E poi c’è il gruppo dei giovani. Loro avranno il Tour d’Alsazia in Francia e lo Sazka Tour in Repubblica Ceca. In queste due gare mischieremo un po’ gli atleti facendo un mix di esperti e del gruppo giovani».

Alessandro Donati (classe 1979) è sull’ammiraglia dal 2016 e dal 2020 nel gruppo dei Reverberi
Alessandro Donati (classe 1979) è sull’ammiraglia dal 2016 e dal 2020 nel gruppo dei Reverberi

Nuova programmazione

Luglio pertanto è un passaggio importante della stagione. Si corre, si recupera, si costruisce e si sperimenta anche come i mix di cui ci ha detto Donati. Tutto sommato è il giro di boa e si iniziano inevitabilmente a tracciare i primi bilanci. Ma soprattutto si guarda avanti. Specie per le squadre italiane da fine agosto in poi il calendario nostrano è ricco di gare.

«La programmazione – va avanti Donati – avviene secondo i calendari e s’imposta ad inizio stagione, ma non copre tutta l’annata… anche perché inevitabilmente ci sono degli imprevisti: cadute, malattie e qualcosa cambiamo. Inoltre una squadra come la nostra in alcuni casi prima di programmare deve attendere gli esiti degli inviti da parte di questa o quella corsa. In base a questi inviti si fanno poi formazioni e programmi. Di base facciamo programmi a due, tre mesi per ciascun atleta».

E qui riemerge l’annoso tema delle difficoltà delle professional del poter programmare a lungo termine, un po’ per il numero ridotto di corridori e un po’ per la questione appunto degli inviti. Anzi, che in casa Green Project il Giro d’Italia è una quasi certezza e questo in qualche modo determina una grossa traccia per tecnici, coach e atleti.

E infatti lo stesso Donati aggiunge: «Nella nostra programmazione intanto pensiamo ad arrivare al Giro d’Italia, poi da lì tiriamo una prima grossa riga. Senza contare che da noi il Giro va meritato, per cui valutiamo i nostri atleti mese per mese».

Non solo gare, i ragazzi sono pronti a salire in montagna. Qui Marcellusi (foto Stefano Spalletta)
Non solo gare, i ragazzi sono pronti a salire in montagna. Qui Marcellusi (foto Stefano Spalletta)

Quasi da zero

Dicevamo dunque che luglio è un mese di ripartenza, una sorta “d’inverno nel pieno dell’estate”, ma Donati non è del tutto d’accordo con questa massima.

«Luglio è un mese in cui bisogna recuperare, ma non ripartire da zero come nel periodo invernale. I corridori non devono arrivarci finiti come si dice in gergo. Bisogna staccare al momento giusto per poi tornare ad essere competitivi già alla prima gara, nell’arco di sei settimane».

«Dico sei settimane perché ci sono le due di scarico e le quattro di carico. In questo periodo dell’anno ci vuole meno tempo per tornare al 100 per cento».

Infine una curiosità. Ma con i grandi team WorldTour che sono concentrati sul Tour è più facile per le professional vincere o cogliere un buon risultato? Magari le formazioni che le WT portano ad un Sibiu, ad un Giro d’Austria sono meno agguerrite, non tanto negli atleti, ma nel contorno… mettiamola così.

«Purtroppo no: non sono distratti dal Tour! Oggi – conclude Donati – ogni gara è come una finale di Champions League. Tutte le squadre vogliono fare punti, vogliono vincere. Le WorldTour hanno 30 corridori e in molti casi anche le continental, mischiano i loro atleti, pertanto hanno forze fresche, stimoli e vengono sempre per vincere, mai per partecipare. Così diventa difficile ottenere risultati. E questo costringe di fatto anche noi ad essere sempre al 100 per cento».

Il mondo di Pellizzari e un’estate caldissima alle porte

06.07.2023
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Martedì nel primo pomeriggio, Giulio Pellizzari ha lasciato casa di sua nonna Clara a Casalgomberto in provincia di Vicenza per raggiungere la squadra a Bologna. Di lì è volato in Romania, in cui fra circa un’ora partirà il Sibiu Cycling Tour. Partire con il buon gusto della vittoria cambia le percezioni e la volata a due su Cretti che gli è valsa l’Astico-Brenta (foto Green Project-Bardiani in apertura) ha reso il viaggio più leggero.

La valigia pronta

Come per tanti corridori che vengono dal Centro Sud, la sua vita si divide fra vari appoggi, ma la base è a Camerino, in provincia di Macerata, con il centro storico ancora chiuso dopo il terremoto di sette anni fa e la ricostruzione che va a rilento.

«Stanno ricostruendo in altre zone – ammette Giulio con una punta di amarezza – al punto che casa mia una volta era a un chilometro dal centro, adesso invece è in periferia senza averla spostata, solo perché la città sta nascendo altrove. Me lo ricordo il terremoto, il 24 agosto 2016. Ho ancora la pelle d’oca, perché sicuramente non è stato un bel momento. Eravamo tutti insieme a casa, perché c’erano già state altre scosse. Avevo paura ad andare in camera da solo e quindi stavamo tutti in cucina. Anche se la scossa che ha dato il colpo di grazia alla città fu quella del 30 ottobre. Mi piace partecipare a tutte le manifestazioni che si fanno nelle Marche. Voglio essere presente, perché sono tanto legato alla mia terra…».

Le famiglie di Giulio

Casa sua è una villetta subito fuori dal centro e ha retto l’urto, il resto intorno si è sbriciolato. Giulio aveva 13 anni e già sognava di fare il corridore. Il padre Achille è poliziotto e dal Veneto si è spostato nelle Marche per raggiungere sua moglie Francesca. Un tempo correva anche lui e per questo la famiglia ha messo i ragazzi nelle condizioni di avere il meglio. Giulio infatti ha un fratello che si chiama Gabriele: correva anche lui, poi di colpo ha poggiato la bici al muro e non ha voluto più saperne.

Oggi attorno a Giulio Pellizzari, passato professionista lo scorso anno direttamente dagli juniores, c’è una gabbia dorata di affetto e supporto tecnico. Ci sono la sua famiglia, il primo mentore Massimiliano Gentili e il preparatore Leonardo Piepoli.

E poi da poco al suo fianco è saltata fuori una seconda famiglia che vive di pane e ciclismo: quella di Stefano Casagranda e Caterina Giurato, di Borgo Valsugana. Lui ex professionista e organizzatore della Coppa d’Oro, lei direttore sportivo e portatrice sana di entusiasmo. Il legame è la figlia Andrea, che corre alla BePink e da fine novembre è la sua ragazza. Quando gli chiediamo se si senta accerchiato, si mette a ridere con la leggerezza del bravo ragazzo.

Il 2° posto al Recioto ha dato a Pellizzari la consapevolezza di essere al livello dei devo team (photors.it)
Il 2° posto al Recioto gli ha dato la consapevolezza di essere al livello dei devo team (photors.it)
Hai vinto l’Astico-Brenta con uno sprint a due, ma soprattutto… hai vinto!

Sugli sprint un po’ ci ho lavorato, però diciamo che me la sentivo buona perché stavo bene. Stavolta mi ero messo in testa di vincere, volevo vincere. Non volevo assolutamente tornare a casa da perdente, un altro secondo posto non mi sarebbe andato bene.

Ti sei ammalato e hai lasciato il Giro d’Italia, cui puntavi fortissimo. Ti è rimasto addosso il segno di quella delusione?

Sicuramente è stata una bella batosta, ci tenevo tanto. L’avevo preparato bene e prima del via andavo forte. Purtroppo è andata così, è stata dura ritornare in forma, sia fisicamente ma soprattutto mentalmente. Oltre alla febbre ho avuto dissenteria e quella ti svuota. La prima settimana, questa è la seconda, uscivo in bici, ma ero finito fisicamente e mentalmente. Avete presente come è fatta Camerino? Per arrivare a casa mia c’è salita e dovevano venirmi a prendere altrimenti non tornavo, su una strada che normalmente faccio a 30 all’ora…

Il Giro era l’obiettivo, adesso?

Era la gara più importante per quel periodo, adesso ce ne saranno altre. Ora c’è il Sibiu Tour, con delle belle salite. Poi andrò a Sestriere con la nazionale, dal 17 luglio al 6 agosto, e Amadori ha detto che conta su di me per il Tour de l’Avenir.

Quale sarà l’obiettivo di questo viaggio a Sestriere?

Visto che l’obiettivo è l’Avenir, andiamo con Marino e tutti gli altri che dovrebbero partecipare. Ci porta su per tre settimane al fresco, ci alleniamo bene, facciamo la vita giusta. Come nazionale, vogliamo sicuramente fare bene. Vedremo con Marino quali saranno i compiti, io però voglio farmi trovare al massimo a prescindere se dovrò aiutare un altro o fare classifica.

Come sta andando questo secondo anno da professionista?

All’inizio c’erano un po’ di dubbi che adesso se ne sono andati. A gennaio mi sembrava di essere ripartito bene, ma finché non cominci a correre, non lo sai. Al ritiro di dicembre e gennaio stavo bene, quindi ero molto fiducioso. E fino ad ora, a parte il Giro che è andato male, nelle gare sono sempre stato lì. Sto andando forte e per ora sono molto contento.

Sentivi che la vittoria era in arrivo?

Quando ho iniziato a fare le gare con le Devo Team della Jumbo e della Wanty, ho capito che ero in grado di stare al loro livello, quindi sapevo che prima o poi sarebbe arrivata.

Orlen Nations Grand Prix, Piganzoli e Pellizzari festeggiano Busatto che ha vinto la 3ª tappa (foto PT photos)
Orlen Nations Grand Prix, Piganzoli e Pellizzari festeggiano Busatto che ha vinto la 3ª tappa (foto PT photos)
Che cosa è cambiato fra lo scorso anno e questo?

La scuola. Essere diventato geometra e non dover più andare a scuola tutti i giorni mi ha permesso di allenarmi di mattina. Questo è stato fondamentale. Sul fronte della preparazione, è il secondo anno che lavoro con Leonardo Piepoli e fondamentalmente il lavoro è rimasto lo stesso. Sono solo maturato fisicamente, per cui reggo meglio il lavoro e recupero prima.

Piepoli è allenatore, ma anche un sottile psicologo…

Con lui parlo praticamente tutti i giorni. Ci sentiamo, ci confrontiamo spesso e mi aiuta con la sua esperienza. Segue dei grandi corridori, quindi conosce bene il mondo del ciclismo. Ci confrontiamo anche sulle gare. Come fare? Come non fare? Non parliamo solo di preparazione.

Invece come va con i… suoceri trentini?

Stefano mi racconta aneddoti e mi prende un po’ in giro (sorride, ndr), perché è il suo modo di essere. Lui ha vinto una tappa al Giro del Trentino, io ho fatto terzo… Non la smetteva più! Ma anche io sono uno che ride e scherza, quindi non mi faccio problemi.

Giulio Pellizzari e Andrea Casagranda, che è del 2004 e corre alla BePink, sulle strade della Valsugana
Giulio e Andrea Casagranda, che è del 2004 e corre alla BePink, sulle strade della Valsugana
Caterina dice che sua figlia sta iniziando a parlare in marchigiano…

Strano, perché sono più io da lei che lei da me, quindi dovrebbe essere il contrario. Andrea mi aiuta, mi sta vicino. Sapeva quanto tenessi al Giro ed è stata importante perché mi ha tenuto su di testa. Appena mi sono ripreso, sono andato subito da lei. A volte ci alleniamo insieme e adesso che lei sta facendo il Giro d’Italia, ci sentiamo tutti i giorni. Ci tengo a sapere come va, le sensazioni. E quando faccio io le gare importanti, lei mi chiede sempre. Ora però mi metto da parte, al centro c’è lei.

Bello allenarsi in Trentino, ma che effetto fa pedalare sui Monti Sibillini, dalle tue parti?

Sicuramente fa male passare in mezzo ai paesi rasi al suolo. Per certi versi, non essendoci traffico dato che non ci vive più nessuno, è più sicuro. Ma quando vado verso Visso, Ussita e Frontignano non è bello vedere in che condizioni sono ancora i nostri posti. I paesaggi però sono spettacolari, infatti vado spesso da quelle parti.

Filippo Magli, quarto al tricolore: debutto speciale

01.07.2023
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COMANO TERME – Dei magnifici sette in fuga (Baroncini compreso), Filippo Magli era forse lo sfavorito numero uno. Non per doti ma proprio perché il corridore della Green Project-Bardiani CSF Faizané era l’unico neo professionista degli attaccanti. 24 anni, Filippo ha sempre dichiarato un suo approccio anomalo nel ciclismo attuale, calma e costanza sono i suoi mantra.

Al campionato italiano ha sfiorato il podio. Unico superstite della fuga di giornata insieme a Rota, Magli ha saputo restare lì e stringere i denti per giocarsi quella maglia tricolore in prima linea. In sei mesi di professionismo ha già completato 58 giorni di corsa con un Giro d’Italia compreso. Lo abbiamo incrociato alla domenica, quando le donne erano sulla griglia di partenza per il loro campionato italiano. Filippo era lì a tifare per una persona speciale. 

Insieme a Rota ha fatto parte della fuga di giornata
Insieme a Rota ha fatto parte della fuga di giornata
Partiamo dal tuo quarto posto. Ti aspettavi di arrivare lì davanti a giocartela?

Sapevo che comunque stavo bene, sono uscito in forma dal Giro e mi sentivo pronto. Sicuramente non mi sarei aspettato di essere lì a giocarmi la maglia. Però sapevo, assieme alla squadra, che bisognava muoversi in anticipo e così abbiamo fatto. Mi sono gestito bene e poi nel finale è stato un tenere duro con le gambe, ma anche con la testa.

Questi percorsi ti piacciono, volate ristrette…

Sì, sapevo che il percorso era impegnativo, però non c’era una salita da 15/20 minuti di sforzo continuo. La salita andava su molto a strappi, quindi era adatta alle mie caratteristiche. Poi il vento contrario in salita ha favorito il fatto che non ci fossero azioni esagerate.

La volata a livello tattico avresti potuto farla meglio?

Sapevo che sarebbe stata una volata cui saremmo arrivati in velocità dalla discesa, quindi da dietro magari si poteva rimontare bene. Infatti mi sono piazzato in fondo al gruppetto, poi negli ultimi metri c’è stata un po’ di confusione dove tutti si sono buttati sulle transenne, quindi sono rimasto un attimo al vento. Mi dispiace perché comunque poteva essere un podio che per me sarebbe stato un risultato importante, però alla fine sono contento della prestazione. La squadra ha sempre creduto in me, anche portandomi al Giro, facendomi fare le migliori gare, quindi credo che anche per loro sia in parte una scommessa vinta.

Volata lunga 200 metri sul lato destro della strada, Magli sfiora il terzo posto
Volata lunga 200 metri sul lato destro della strada, Magli sfiora il terzo posto
Il tuo approccio al passaggio tra i pro’ è un po’ lontano dal ciclismo frenetico di oggi. Si può dire che tu non abbia fretta…

Sì, esatto, infatti devo ringraziare anche la Mastromarco che mi ha cresciuto per 5 anni senza pressioni. Al giorno d’oggi con questo approccio rischi di non arrivare al professionismo, però se ci arrivi così hai ancora del margine di crescita. Quest’anno sono entrato in questo mondo e mi sono reso conto che fino ad ora ho dato poco di quello che potrei dare. Ho 24 anni e nel ciclismo di oggi non sei più giovanissimo, però io mi sento come un giovanissimo. Credo di avere ancora tanto margine di miglioramento.

Non hai fretta di fare risultato, però dimostri di esserci…

Sono fiducioso perché ho sempre lavorato bene, quindi sapevo che prima o poi magari le mie soddisfazioni me le sarei tolte e me le toglierò. E’ vero, è difficile, però come ho detto ho sempre lavorato senza tanti proclami, senza mettermi tanto in mostra. Ho sempre fatto come dovevo e quindi mi tengo stretto questo quarto posto.

Filippo Magli ha concluso il Giro d’Italia alla sua prima partecipazione
Filippo Magli ha concluso il Giro d’Italia alla sua prima partecipazione
Come mai sei qui oggi (domenica 25 giugno, ndr)?

Sono qua per supportare la mia ragazza, Gaia Masetti e speriamo che faccia meglio di me dai. (Gaia arriverà dodicesima assoluta e terza nella categoria U23)

Lasciando il gossip ad altri, la domanda sorge spontanea. Come vi siete conosciuti?

Si sa, il mondo del ciclismo è grande, ma è anche piccolo. Corriamo tutti e due quindi sappiamo cosa vuol dire e i sacrifici che si devono fare. Lei è di Modena, io di Empoli, la distanza non è eccessiva. 

Ora la tua stagione come si svilupperà?

Adesso farò un periodo di stacco, perché ho fatto comunque da gennaio fino ad oggi con il Giro d’Italia compreso. Ho accumulato diversi giorni di gara. Poi andrò a fare un ritiro in altura a Livigno di una ventina di giorni e successivamente inizierò a correre intorno alla metà di agosto. Ancora non so bene il programma, se Limousine o al Danimarca. 

Martinelli: viaggio a ritroso nel suo Giro Next Gen

26.06.2023
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Il miglior italiano al Giro Next Gen è stato Alessio Martinelli, che si è portato a casa la maglia tricolore, dedicata a questa classifica (in apertura, foto Lisa Paletti). Nelle otto tappe che hanno attraversato il Nord dell’Italia, il corridore della Green Project Bardiani CSF Faizanè ha costruito la sua prestazione, coronata da un sesto posto finale in classifica generale conquistato con solidità e costanza. Qualità che gli hanno permesso di lottare gomito a gomito con i più forti.

Martinelli era uno dei tre capitani designati, la strada ha poi deciso che diventasse lui l’uomo di classifica (foto Lisa Paletti)
Martinelli era uno dei tre capitani designati per la Green Project Bardiani CSF Faizanè (foto Lisa Paletti)

Mattone dopo mattone

Martinelli ha ottenuto due ottimi piazzamenti nelle due tappe più impegnative del Giro Next Gen. Un quarto posto sul temuto Stelvio ed un decimo nella tappa forse più impegnativa, quella di Pian del Cansiglio

«E’ stata una bella esperienza – racconta alla vigilia del campionato italiano di Comano Terme – direi super positiva. Ho ottenuto un buon risultato ed un ottimo piazzamento finale, dispiace aver corso in quattro fin da subito. Ma tra tutti noi della Green Project si è creato un bel rapporto già dalle prime tappe». 

Martinelli ha conquistato la maglia di miglior italiano sulle rampe dello Stelvio, nella tappa di casa (foto Lisa Paletti)
Martinelli ha conquistato la maglia di miglior italiano sulle rampe dello Stelvio, nella tappa di casa (foto Lisa Paletti)
Negli occhi abbiamo ancora la prestazione dello Stelvio, la migliore del Giro?

Sì, direi proprio di sì. Ci tenevo tantissimo a quella tappa, d’altronde era quella di casa. Ho perso poco dai primi ed il morale era alle stelle. Ho pagato lo sforzo, forse, durante la tappa a Pian del Cansiglio, dove ho preso quasi due minuti dal vincitore. 

Hai comunque portato a casa un buon sesto posto finale…

Mi sono sempre sentito bene, quando una corsa va bene e le sensazioni sono promettenti, riesci a dare un qualcosa in più. Anche nella penultima tappa ho dato il massimo e ne sono contento. 

La svolta positiva è arrivata sullo Stelvio? Lì sei diventato il miglior uomo di classifica della squadra.

Fin da prima della cronometro di Agliè si era deciso che la tappa decisiva sarebbe stato lo Stelvio. Da lì in poi avremmo capito chi sarebbe stato il capitano per la restante parte del Giro Next Gen. All’inizio eravamo in tre a “giocarci” quel ruolo: Pinarello, Pellizzari ed io. 

Martinelli ha potuto contare sull’appoggio di tutti i suoi compagni di squadra (foto Lisa Paletti)
Martinelli ha potuto contare sull’appoggio di tutti i suoi compagni di squadra (foto Lisa Paletti)
Il ritiro di Pellizzari è stato un duro colpo?

Sapevamo fin da prima di partire che stesse male, il mercoledì prima del Giro aveva ancora qualche linea di febbre, ma sembrava poter migliorare. Invece ha avuto una ricaduta ed alla seconda tappa si è ritirato. 

Correre in quattro vi ha penalizzato?

Non direi, alla fine noi come squadra eravamo votati alla montagna, quindi in pianura abbiamo sempre lasciato lavorare gli altri. Una volta in salita, recuperare tempo alla fuga di giornata risulta più semplice, la tappa dello Stelvio ne è stato un esempio.

Dopo il Tour de l’Avenir dello scorso anno hai avuto un’altra occasione di misurarti con gli under 23 più forti al mondo… 

E’ sempre bello correre a questi livelli. Alla fine, se ci penso, ho perso tanto nella cronometro iniziale: 40 secondi. Poi per il resto sono sempre rimasto con i primi, considerando che ho chiuso a 3 minuti da Staune-Mittet direi che già togliendo quei secondi persi a cronometro sarei rientrato nei primi cinque. 

Il ritiro di Pellizzari ha lasciato i ragazzi della Green Project in quattro per tutto il Giro Next Gen (foto Lisa Paletti)
Il ritiro di Pellizzari ha lasciato i ragazzi della Green Project in quattro per tutto il Giro Next Gen (foto Lisa Paletti)
Non hai mai avuto un “giorno no”?

No. Come detto prima sono stato costante durante tutti gli otto giorni di gara, sia come sensazioni fisiche sia a livello di recupero. 

Questo grazie ad una buona gestione dello sforzo o ci sono stati altri fattori?

In generale ogni anno sento di migliorare molto e non ho ancora raggiunto il mio limite. Nelle prossime stagioni correrò ancora per crescere, con la consapevolezza che lo sto facendo bene. 

Nelle prove contro il tempo Martinelli, qui a destra, può migliorare ancora (foto Lisa Paletti)
Nelle prove contro il tempo Martinelli, qui a destra, può migliorare ancora (foto Lisa Paletti)
Correre con i professionisti ti ha aiutato nella crescita?

E’ sicuramente un buon modo per confrontarsi e capire a che punto si è arrivati. A inizio stagione nelle gare in Spagna ho fatto bene, quindi sono fiducioso di potermi ripetere anche a quei livelli. 

Hai fatto per la prima volta lo Stelvio in gara, quando tornerai per la prima volta in allenamento?

Questa settimana non sono andato perché non ho avuto modo. I primi due giorni dopo il Giro Next Gen li ho usati per fare del riposo completo, gli altri mi sono concentrato per preparare al meglio i campionati italiani. Ho comunque promesso ai miei amici di tornare e salire più piano, ci sono delle scritte che devo leggere. In gara ero a tutta e non sono riuscito!

Un anno col tricolore sulla pelle: Zana racconta

15.06.2023
5 min
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Il 26 giugno 2022 Filippo Zana alzava le braccia sul traguardo di Alberobello. Da quel momento in poi, nel suo armadio ha dovuto fare spazio ad una maglia dall’importanza e dalla storia imprescindibile. A pochi giorni dal campionato italiano di Comano Terme, in cui quella maglia sarà messa nuovamente in palio, riavvolgiamo il nastro con il classe ’99. Dal passaggio da Bardiani a Jayco-AlUla, all’inverno carico di aspettative per la nuova stagione. Infine il suo Giro d’Italia vissuto come gregario prima e come protagonista poi alzando le braccia nella tappa di Val di Zoldo.

Non vi stupite se le parole “bellissimo” e “sogno” si ripetono, questo è l’anno di un ragazzo 23enne che ha vissuto 365 giorni da campione italiano

Com’è stato quest’anno tricolore?

Mah, diciamo che è cambiato tutto. La maglia ti dà un segno che ti contraddistingue. Penso sia stato un anno bellissimo, un anno in cui la maglia mi ha fatto crescere molto. Sono veramente onorato e contento di averla portata in giro per il mondo.

Partendo dall’anno scorso, da quella vittoria in Puglia. Quanto ci hai messo per realizzare quanto hai fatto?

La vittoria è stata un po’ inaspettata, quindi subito non ci credevo. Man mano che si andava alle gare vestendo quella maglia e usando la bici nuova con la livrea italiana, attraverso i dettagli ho iniziato a capire quello che ho fatto.

Venendo un po’ a quello che è il lato meno romantico, una maglia di questo tipo è in grado di darti più visibilità…

Quello sicuramente. Il telefono ha squillato di più. Mi conosce molta più gente, quindi sì, è bello ma certe volte è un po’ pesante. Andare di qua e di là non è semplice però è stato bellissimo. Indimenticabile.

Ti abbiamo incontrato a Pesaro questo inverno alla “Serata di grande ciclismo 2022”. Lì mettesti in palio una tua maglia tricolore e ricevesti un premio. Questo lato dell’essere campione italiano come l’hai vissuto?

Mi ricordo. In quei casi è sicuramente un onore essere premiati, essere invitati a questi grandi eventi. Certe volte, quando magari sono uno attaccato all’altro, pensi: “Bè, starei bene anche a casa“. Però diciamo anche che è bellissimo essere presenti. A tutti gli eventi a cui sono riuscito ad andare, mi hanno gratificato e mi ha sempre fatto piacere esserci andato.

Veniamo al tuo passaggio in una WorldTour. Com’è stato arrivare in Jayco AlUla da campione italiano?

Mi hanno accolto veramente bene e sono stato contentissimo. Poi penso mi abbiano fatto crescere molto già in questa prima parte di stagione e non me lo sarei mai aspettato così rapidamente. Il biglietto da visita tricolore mi ha aiutato a farmi conoscere subito.

C’è qualche aneddoto che ti ha riempito il cuore in questo anno?

Sicuramente le partenze. Un momento bellissimo, un sacco di tifosi, dai bambini agli adulti. Ti riconoscono tutti ed è bellissimo. 

Quante maglie firmate hai regalato?

Ne ho regalate davvero tante. Per esempio a tutto lo staff della squadra dell’anno scorso. Agli sponsor. Insomma a più gente possibile. Oppure in occasioni speciali come l’asta benefica di Enrico Pengo

Arriviamo al Giro d’Italia. Che emozione è stata correrlo con la maglia tricolore indosso?

Ah beh, è stato un Giro fantastico… E’ stato speciale indossarla. In più è andato veramente bene, quindi è stato ancora più un sogno. Non so neanche come descriverlo. Non me lo sarei mai aspettato. 

Una corsa come il Giro accomuna tante persone, dagli appassionati che ti chiamano per nome a quelli che invece riconoscono il simbolo tricolore…

Sì, è stato bellissimo. Qualsiasi persona, anche se non sapeva come mi chiamassi, mi salutava perché vedeva la maglia. Tutte le persone, anche chi magari non segue tantissimo il ciclismo, tifavano e mi riconoscevano.

La ciliegina sulla torta è arrivata con la vittoria della 18ª tappa…

Anche questa era un po’ inaspettata. Quest’anno penso di aver preparato bene il Giro, quindi sono arrivato veramente pronto. Ero contentissimo di come stava andando, aver contribuito sia alla vittoria di Matthews sia per avere aiutato i miei compagni tutta la corsa. Penso che la vittoria sia stata veramente la ciliegina sulla torta. Vincere al Giro e farlo con la maglia tricolore è stato come un sogno

E ora pochi giorni e quella maglia dovrai rimetterla in palio. Domanda banale, ma importante: ci riproverai?

Sicuramente andiamo per riprovarci. L’italiano è sempre una gara particolare, può andar bene, può andar male, però sicuramente noi ci proveremo e cercheremo di difendere il titolo. Speriamo di essere protagonisti. E poi come andrà, andrà…

La prima di Scalco tra emozioni, Giro e maturità

10.06.2023
4 min
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La prima vittoria in maglia Green Project Bardiani CSF Faizanè di Matteo Scalco è arrivata il 4 giugno alla Coppa della Pace-Fratelli Anelli di Sant’Ermete (in apertura, il podio con Alvaro Anelli, foto Simona Bernardini), pochi giorni dopo l’alluvione della Romagna e alla vigilia, per lui, di tanti appuntamenti importanti. Subito dopo infatti è finita la scuola, domani il giovane di Thiene sarà al via del Giro Next Gen e al suo ritorno affronterà l’esame di maturità dell’indirizzo tecnico-economico.

«La prima prova dell’esame di maturità – racconta appena rientrato da scuola – sarà il 21 giugno. Il giorno dopo c’è la seconda, mentre l’orale è previsto verso inizio luglio. Lo studio quest’anno è andato bene, inizia ora la parte più importante, ma sono riuscito a bilanciare tutto. Ho sfruttato al meglio i mesi invernali dove mi allenavo meno in bici».

Già dalle prime battute della Coppa della Pace, Scalco si è sempre trovato a correre nelle posizioni di testa (foto Simona Bernardini)
Coppa della Pace, già dalle prime battute Scalco si è trovato nelle posizioni di testa (foto Simona Bernardini)

La prima vittoria

Proprio nei giorni scorsi parlavamo con i diesse di alcuni team su come si insegna a vincere ai giovani. Scalco ha colto da poco il primo successo tra gli under 23, la voce allegra ne fa trasparire tutta la gioia. E gli insegnamenti di Rossato sono serviti.

«L’emozione è stata enorme – racconta – davvero inaspettata, la stagione sta andando in crescendo. Sono passato dalle difficoltà delle prime gare, ma ora mi sento meglio. A Sant’Ermete sapevo di poter fare una buona gara, ma non mi sarei mai aspettato di vincere. Il livello è sempre alto, ora però si vede che inizio a pedalare bene.

«La partenza – riprende subito Scalco – è stata molto veloce, il gruppo si è rotto subito, davanti ci saranno stati 35 corridori ed io ero tra quelli. Da dietro hanno inseguito per un po’ e ci hanno ripresi prima di entrare nel circuito finale. Al quarto degli otto giri previsti si è formato un drappello di venti dove c’eravamo io e Pinarello. Lui era uno dei più marcati così mi ha detto di anticipare sull’ultima salita e sono partito, mi sono fatto gli ultimi 10 chilometri da solo».

Dopo l’arrivo sprofonda nell’abbraccio di un felicissimo Pinarello (foto Simona Bernardini)
Dopo l’arrivo sprofonda nell’abbraccio di un felicissimo Pinarello (foto Simona Bernardini)
Che cosa hai provato mentre eri da solo in testa alla corsa?

Ho pensato di spingere il più possibile, mi mancavano ancora un paio di chilometri di salita, poi mi sono buttato in discesa, senza prendere eccessivi rischi. Nell’ultima parte in pianura ho trovato il mio allenatore che mi ha urlato di spingere a tutta, l’ho ascoltato ed è andata bene. 

Una volta tagliato il traguardo?

Non sono sicuro nemmeno io di aver realizzato di aver vinto. Mi sembrava, e mi sembra ancora, tutto così surreale. “Pina” (Alessandro Pinarello, ndr) era contentissimo ed il massaggiatore mi ha sommerso in un abbraccio infinito. Anche i miei genitori erano felicissimi, volevano venire in Romagna, ma la trasferta era un po’ lunga. Mi seguono spesso, questa volta però dalla diretta sui social. Ma quando sono tornato a casa erano davvero contenti.

Ora come ti senti?

Vincere è importante, dà morale. Credo di più nelle mie qualità ed in quello che posso fare. Questo successo mi ha spalancato le porte del Giro Next Gen, infatti la squadra mi ha comunicato la convocazione la sera stessa. 

Il successo alla Coppa della Pace è valso a Scalco la convocazione al Giro Next Gen (foto Simona Bernardini)
Il successo alla Coppa della Pace è valso a Scalco la convocazione al Giro Next Gen (foto Simona Bernardini)
Hai già fatto tre corse a tappe quest’anno.

Di meno giorni, al massimo cinque come Carpathian e Alpes Isère Tour, ho scoperto di avere un buon recupero, anche negli ultimi giorni di corsa mi sento bene. Chiaramente gli otto giorni del Giro sono molti, un pochino mi spaventano, il livello sarà estremamente alto. Ma anche questo fa parte del mio processo di crescita. 

Quale pensi possa essere la parte più difficile?

I trasferimenti, soprattutto se sono lunghi. Al Carpathian ci è capitato spesso di fare tanti chilometri prima o dopo la gara. 

Puoi portarti i libri, per studiare.

Lo farò davvero – dice con una risata – anche perché torniamo il 18 giugno e pochi giorni dopo ho la prima prova della maturità. Sfrutterò la maggior parte del tempo libero per ripassare. 

Giro NextGen, dieci nomi per il successore di Hayter

10.06.2023
8 min
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AGLIE’ – Domani alle 12,50 – col primo corridore che scenderà dalla pedana della crono inaugurale – si accenderanno i riflettori sul Giro NextGen, ovvero il Giro d’Italia U23 targato RCS Sport. Inizio in Piemonte, ad Agliè, con una prova contro il tempo di 9,4 chilometri e finale domenica 18 giugno a Trieste.

Otto tappe ben distribuite dove ogni tipologia di atleta potrà confrontarsi sul proprio terreno preferito che alla fine premierà il più completo (o regolare, se preferite) come successore di Leo Hayter. Tra le 35 formazioni al via (ognuna composta da 5 corridori), abbiamo provato a battezzare dieci nomi che potrebbero fare classifica, pur sapendo che nel mondo dei “dilettanti” la sorpresa – in positivo o in negativo – è sempre dietro l’angolo e che controllare la corsa con così pochi elementi sarà dura per tutti. Si va in caccia del trono di Leo Hayter, che nel 2022 conquistò la maglia rosa davanti a Van Eetvelt e Lenny Martinez (foto di apertura).

Jordan Labrosse ad agosto passerà pro’ nel team WT ma al Giro NextGen vuole lasciare il segno (foto twitter)
Labrosse ad agosto passerà pro’ nel team WT ma al Giro NextGen vuole lasciare il segno (foto twitter)

Jordan Labrosse

Il classe 2002 della AG2R-Citroen U23 è sicuramente un cacciatore di tappe ed uno adatto a gare dure di un giorno, come confermano la vittoria a Terranuova Bracciolini ed il terzo posto al Piccolo Lombardia dell’anno scorso. Tuttavia il ragazzo nativo di Roanne – e che come idolo sportivo guarda caso ha Michael Jordan (nomen omen) – arriva da due buoni piazzamenti nelle due gare a tappe che ha disputato.

Dopo il sesto posto ad aprile al Tour du Loir et Cher (con contenute difficoltà altimetriche), Labrosse due settimane fa ha aggiunto un quinto posto di più pregevole fattura in Polonia all’Orlen Nations Grand Prix, centrando un podio di tappa. Per lui (che ha già in tasca un triennale con la formazione WorldTour a partire da agosto) il Giro NextGen può rappresentare l’ennesimo step nella sua crescita e non ci sarebbe da sorprendersi se chiudesse bene nella top ten.

La Circus ReUz Technord per la generale punterà su Alexy Faure Prost ma attenzione a Busatto
La Circus ReUz Technord per la generale punterà su Alexy Faure Prost ma attenzione a Busatto

Alexy Faure Prost

Tra gli atleti della Circus ReUz Technord vorremmo mettere Francesco Busatto – per risultati ottenuti e non solo per patriottismo – ma proviamo ad indicare il 19enne talento francese così come ci aveva anticipato il loro diesse Claeys a metà maggio. Se il veneto vincitore della Liegi U23 potrebbe sfruttare la sua grande condizione per fare classifica (un po’ come fece Alaphilippe al Tour 2019), Faure Prost nei piani del team belga dovrebbe essere l’uomo deputato a curare la generale.

Nonostante sia al primo anno nella categoria, il giovane della Circus ha conquistato due successi ad inizio annata e nell’ultima gara disputata si è messo alla prova (ed in luce) tra i pro’ nella selettiva Classic Alpes Maritimes vinta da Carapaz.

Brieuc Rolland può ritagliarsi il giusto spazio tra i vari contendenti alla maglia rosa finale (foto Groupama-Fdj)
Rolland può ritagliarsi il giusto spazio tra i vari contendenti alla maglia rosa finale (foto Groupama-Fdj)

Brieuc Rolland

La rivoluzione generazionale che quest’anno ha vissuto la Groupama-FDJ di riflesso ha toccato anche la sua formazione continental U23. Tutte le loro giovani stelle del 2022 sono passate pro’ e così il vivaio appare meno forte rispetto all’anno scorso ma è giusto tenere la squadra francese in considerazione. Al Giro NextGen la Groupama-FDJ avrà l’età media più bassa di tutti (19 anni e 4 mesi) e il loro leader potrebbe essere Brieuc Rolland.

Il classe 2003 bretone di Rennes ha corso diverse piccole gare a tappe e ultimamente all’Alpes Isere Tour, ha chiuso al sesto posto nella generale, ottenendo lo stesso piazzamento nel tappone finale di 160 chilometri con oltre 4.800 metri di dislivello. Da seguire.

Giulio Pellizzari ha messo nel mirino la generale del Giro NextGen da tanto tempo
Pellizzari ha messo nel mirino la generale del Giro NextGen da tanto tempo

Giulio Pellizzari

Tutti e cinque i corridori della Green Project-Bardiani-Csf-Faizanè sarebbero da considerare per la generale però ne scegliamo uno per una serie di motivi. A più riprese infatti Giulio Pellizzari ha dichiarato di puntare forte sul Giro NextGen sacrificando una sua possibile convocazione in quello dei grandi. Finora in stagione il 19enne scalatore non è riuscito a centrare quella (meritata) vittoria che gli avrebbe dato ulteriore morale ma i risultati e le prestazioni ottenuti dimostrano che ha avuto un avvicinamento mirato alla corsa rosa dei giovani.

Oltre al secondo posto al Recioto o nella generale della Carpathian Couriers Race, è il terzo posto conquistato nella quarta tappa del Tour of the Alps che pone il marchigiano tra i candidati alla vittoria finale.

Santiago Umba finora si è visto pochissimo ma al Giro NextGen potrebbe essere una sorpresa
Umba finora si è visto pochissimo ma al Giro NextGen potrebbe essere una sorpresa

Santiago Umba

Negli ultimi quindici anni è quasi un obbligo inserire un colombiano tra i favoriti del Giro “dilettanti”. Un po’ perché quando la strada sale sanno entusiasmare e scombinare le carte dei rivali, un po’ per tradizione riuscendo talvolta a vincere la corsa o salire sul podio. Fra loro, ci sentiamo di segnalare Santiago Umba della GW Shimano-Sidermec.

Il ventenne scoperto da Gianni Savio tre anni fa, in questa stagione ha giocato un po’ a nascondino correndo prevalentemente in Colombia e riaffacciandosi all’Appennino tra i pro’ la settimana scorsa. Al Giro NextGen Umba ha la possibilità di rinverdire i grandi risultati registrati nel 2021 quando seppe vincere in salita a La Planche des Belles Filles al Tour Alsace o una frazione del Tour Savoie Mont Blanc.

Antonio Morgado al primo anno tra gli U23 vuole stupire anche al Giro NextGen (foto Hagens Berman Axeon)
Morgado al primo anno tra gli U23 vuole stupire anche al Giro NextGen (foto Hagens Berman Axeon)

Antonio Morgado

Il portoghese della Hagens Berman Axeon è un altro atleta al primo anno tra gli U23 che ha già fatto vedere di andare forte vincendo due gare, l’ultima in Polonia all’Orlen Nations Grand Prix. Per la verità il team continental guidato da Axel Merckx per la generale può contare anche sull’irlandese Darren Rafferty ma mettiamo Antonio Morgado sotto la lente di ingrandimento.

A scapito di un aspetto fisico per cui dimostra molto più della sua età, il classe 2004 nelle ultime stagioni è cresciuto in modo esponenziale e l’anno scorso da junior ha saputo prendersi il Lunigiana un po’ a sorpresa. Perché non potrebbe fare (quasi) altrettanto al Giro NextGen?

Tijmen Graat ha vinto il Recioto davanti a Pellizzari e Pinarello. L’olandese può fare classifica al Giro NextGen
Tijmen Graat ha vinto il Recioto davanti a Pellizzari e Pinarello. L’olandese può fare classifica al Giro NextGen

Tijmen Graat

Risultati alla mano, sulla carta la squadra-faro del Giro NextGen è senza dubbio la Jumbo-Visma Development Team, sempre ammesso che non si crei una concorrenza interna. I gialloneri schierano una piccola corazzata dove ognuno di loro potrebbe essere capitano in altre formazioni. I norvegesi Staune-Mittet e Hagenes sono corridori piuttosto completi che non hanno bisogno di presentazioni e che saranno davanti nei momenti decisivi. Loe Van Belle è uno scalatore che si difende a crono, mentre Menno Huising è un uomo da classiche dure.

Noi però, anche per non essere scontati, siamo curiosi di vedere all’opera Tijmen Graat. Il classe 2003 nativo di Boxmeer quest’anno ha conquistato tre gare (tra cui il Recioto) e concluso all’undicesimo posto la Coppi e Bartali. Potrebbe ricoprire lui il ruolo di leader per la generale.

William Junior Lecerf al Giro NextGen vuole migliorare il quarto posto nella generale ottenuto l’anno scorso (foto twitter)
Lecerf al Giro NextGen vuole migliorare il quarto posto nella generale ottenuto l’anno scorso (foto twitter)

William Junior Lecerf

Così come la formazione maggiore, anche la Soudal-QuickStep Devo Team si presenta ai nostri di partenza della corsa rosa di categoria con l’intenzione di centrare il bersaglio grosso. Per farlo punta su William Junior Lecerf, arrivato in inverno dalla attuale Lotto-Dstny U23, cui quest’anno è mancato solo l’acuto pur avendo mostrato una grande crescita anche su lunghe distanze.

Bisogna seguirlo perché l’anno scorso il classe 2002 fiammingo è arrivato ai piedi del podio finale conquistando prima un bel sesto posto nella terribile tappa di Santa Caterina Valfurva (quella con Tonale, Aprica e Mortirolo) e poi una terza piazza di qualità in cima al Colle Fauniera. Insomma, quando la strada si inerpica fin sotto il cielo, lui c’è. E sullo Stelvio alla quarta frazione potrebbe mettere un bel mattoncino per la vittoria del Giro NextGen.

Finlay Pickering ha cercato di fare classifica al Tour of the Alps in funzione del Giro NextGen (foto Trinity Racing)
Pickering ha cercato di fare classifica al Tour of the Alps in funzione del Giro NextGen (foto Trinity Racing)

Finlay Pickering

Nella Trinity Racing che dominò il Giro U23 nel 2020 con Tom Pidcock ci sono un paio di nomi interessanti (entrambi inglesi classe 2003) da appuntarsi per la vittoria finale. Il primo è Lukas Nerurkar, scalatore cresciuto in Etiopia che vive tra Brighton (in cui è nato) e Girona, che ha vinto una tappa all’Orlen Nations Grand Prix e che a febbraio aveva chiuso sesto nella generale del Gran Camino conquistato da Vingegaard.

Al suo fianco ci sarà Finlay Pickering che al Tour of the Alps stava facendo fondo per il Giro NextGen, così come ci aveva confidato il suo diesse Peter Kennaugh. Pickering finora ha ottenuto piazzamenti nelle brevi corse a tappe ma arriva dalla Groupama-FDJ con cui l’anno scorso aveva vinto il Tour Alsace e la sua volontà è quella di ripetere quelle prestazioni.

Obiettivo classifica. Hannes Wilksch sarà il leader della Tudor U23 al Giro NextGen (foto twitter)
Obiettivo classifica. Hannes Wilksch sarà il leader della Tudor U23 al Giro NextGen (foto twitter)

Hannes Wilksch

La Tudor Pro Cycling Team U23 parte per il Giro NextGen con una squadra ben attrezzata. Se il diciannovenne francese Mathys Rondel può essere considerata la seconda punta, il leader dovrebbe essere Hannes Wilksch, altro atleta che ha cambiato casacca ad inizio stagione ed ultimo in ordine di dorsale della nostra lista di favoriti.

Il classe 2001 tedesco va tenuto sotto osservazione sia per la forte crescita che ha fatto sia per i risultati conquistati. Nel 2022 infatti riuscì a concludere settimo sia al Giro U23 che al Tour de l’Avenir. Partirà con un buon morale: due settimane fa è salito sul podio finale dell’Orlen Nations Grand Prix.

Rossato: «I nostri ragazzi crescono a piccoli passi»

09.06.2023
4 min
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Intercettiamo Mirko Rossato mentre è intento a preparare le ultime cose in vista del Giro Next Gen. Con lui apriamo il capitolo dei giovani corridori, già visionato insieme a Zanatta qualche giorno fa. Il diesse della Green Project Bardiani CSF Faizanè si è ritrovato in un paio d’anni a lavorare con tanti giovani, alcuni di loro passati direttamente dalla categoria juniores. Si è ritrovato così a dover insegnare loro tante cose, soprattutto imparare a correre e vincere in una categoria nuova. 

Dopo un primo anno positivo, anche Pinarello sta raccogliendo buoni risultati: qui terzo al Liberazione
Dopo un primo anno positivo, anche Pinarello sta raccogliendo buoni risultati: qui terzo al Liberazione

Già vincenti

I corridori che arrivano direttamente dalla categoria juniores a vestire la maglia della Green-Project sono pochi. Nel 2022 è toccato a Pellizzari e Pinarello e quest’anno sono arrivati Scalco e Paletti.

«Abbiamo avuto la fortuna – racconta da casa Rossato – di aver preso ragazzi che vincevano tanto già da juniores. E’ chiaro che il salto da quella categoria agli under 23 o ai professionisti è diverso. Le cose si complicano e per loro non deve esserci la fretta di fare, per prima cosa serve maggiore esperienza. La nostra squadra propone solamente gare di qualità tra gli under 23, visto che facciamo solo corse internazionali. Nelle corse facili, non raccolgono, non maturano. Noi facciamo attività in Italia e all’estero, confrontandoci sempre con ragazzi preparati». 

Scalco fa parte della seconda tornata di ragazzi junior passati professionisti con la Green-Project
Scalco fa parte della seconda tornata di ragazzi junior passati professionisti con la Green-Project
E’ vero, i vostri junior sanno vincere, ma questo è un altro mondo…

Noi insegnamo a vincere ai nostri giovani tramite le giuste esperienze, sbagliare è possibile, anzi ben venga. Dopo ogni gara parliamo spesso e ci confrontiamo, le lacune ci sono e vanno affrontate e capite. 

Cosa vedi di più?

Tanta foga nel fare le cose, nell’entrare nella fuga, nel muoversi. Invece noi cerchiamo di trasmettergli che devono studiare l’avversario, guardare come pedala, così sì che imparano a leggere la corsa. 

Al Piva, ci aveva detto Pellizzari, che avevano sprecato una grande occasione.

Questo è un bell’esempio. Lì abbiamo fatto secondi con Martinelli ed i ragazzi hanno puntato tutto subito su di lui. Io avrei voluto che ognuno di loro avesse provato a vincere, devono giocarsi le loro carte. In corsa hanno carta bianca, nessuno è obbligato a lavorare per gli altri. 

Al Trofeo Piva i ragazzi di Rossato hanno imparato una lezione importante (foto Boldan)
Al Trofeo Piva i ragazzi di Rossato hanno imparato una lezione importante (foto Boldan)
In queste gare non ci sono le radio, devono gestirsi in autonomia.

Questo è un bene da un certo punto di vista. Perché, come detto prima, possono sbagliare, poi ne parliamo e capiamo come affrontare quelle situazioni. Se ci pensate poi al Recioto questa cosa non è più successa. Vero che Pellizzari ha perso la volata a due, ma ha trovato un corridore più forte, ci sta. 

Se affronti tante volte una situazione prima o poi impari

Chiaramente, alla terza o quarta volata ristretta capisci come muoverti. Impari a conoscerti, se sai che non hai uno spunto veloce provi ad anticipare o altro… Dico sempre ai nostri giovani e giovanissimi che sono professionisti solamente sulla carta, per diventarlo devono lavorare molto. 

Intanto un giovanissimo che ha vinto lo avete, Scalco. 

Lui ha vinto una corsa per under 23 di alto livello, quanti diciottenni sono riusciti a fare ciò? Pochi. La sua vittoria ci ha fatto capire che il modo di allenarsi e di programmare è funzionale. Scalco arrivava da una corsa a tappe in Francia di buon livello, che ha contribuito a farlo migliorare. 

Luca Paletti porta avanti la doppia attività: strada e ciclocross, anche questo insegna molto
Luca Paletti porta avanti la doppia attività: strada e ciclocross, anche questo insegna molto
Il progetto di crescita li porterà ad affrontare corse sempre più impegnative?

Non è da escludere che qualcuno tra Pellizzari, Pinarello e Martinelli il prossimo anno potrà partecipare al Giro d’Italia dei grandi. Saranno tutti e tre al terzo anno con noi ed è giusto che, qualora lo meritassero, potranno fare qualche gradino in più. Sempre valutando tutti insieme.

La nazionale a detta di Amadori può dare una grande mano, no?

Assolutamente. Vestire la maglia azzurra vuol dire affrontare i migliori corridori al mondo. Per coltivare i nostri talenti avere una mano dalla nazionale è fondamentale, siamo contenti di come sta andando questa collaborazione.