Giro Next Gen, prove di WorldTour: comanda la prestazione

12.06.2024
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Domenica nella crono ha vinto Soderqvist: 21 anni, della Lidl-Trek. Lunedì è toccato a Magnier: 20 anni della Soudal Quick Step. Ieri ha vinto Jarno Widar – 18 anni della Lotto-Dstny – forse il più ragazzino eppure uno dei predestinati (foto di apertura). Al primo arrivo in salita, diversi corridori di piccole squadre sono andati a casa, altri hanno rischiato di farlo. La Arvedi Cycling ne ha persi quattro su sei: due ritirati, due fuori tempo massimo. Spiega il manager Rabbaglio che sono stati male, altrimenti tre sarebbero arrivati. Il Giro Next Gen è cominciato solo da tre giorni eppure scorrendo le classifiche si ha la sensazione di trovarsi in una gara WorldTour.

Fa eccezione l’ottimo quinto posto di Kajamini (Team MBH Bank Colpack Ballan) nella tappa di ieri. Per il resto comandano i devo team, come prevedibile. Ma soprattutto stanno imponendo al gruppo un modo di correre da professionisti navigati. Scordiamoci l’andare garibaldino degli U23 di pochi anni fa.

Il gruppo lascia la Valle d’Aosta, sullo sfondo il forte di Bard (foto Giro Next Gen)
Il gruppo lascia la Valle d’Aosta, sullo sfondo il forte di Bard (foto Giro Next Gen)

La mossa di Pinarello

Ad esempio ieri il coraggioso Pinarello, vincitore quest’anno del Palio del Recioto, è andato all’attacco lontano dall’arrivo, si è lasciato cuocere e nel finale non ha avuto forze quando i vari leader hanno iniziato a fare la corsa. Per questo abbiamo chiesto al suo tecnico Mirko Rossato di capire in che modo si stia correndo al Giro Next Gen. Il padovano ha seguito la squadra maggiore per buona parte del Giro dei grandi, il confronto gli viene facile.

«Poteva andare meglio – dice ragionando sulla tappa di Pian della Mussa – ma purtroppo Pinarello ha sbagliato. Si è fatto abbindolare, non deveva andare via a 18 dall’arrivo. E’ rimasto a bagnomaria per 10 chilometri e poi l’ha pagata. Doveva aspettare i 4 chilometri, invece ha visto partire Graat della Visma e Donie della Lotto-Dstny e gli è andato dietro. Era Paletti semmai che doveva muoversi in quel momento, lui doveva stare fermo e aspettare il finale».

La sensazione però è che si stia correndo davvero in stile WorldTour.

Esattamente così. Ci sono tre fasi di corsa. La prima è la solita fuga che non interessa a nessuno, sempre in base al percorso. Poi arriva la squadra che prende in mano la corsa, come ieri la Visma. Infine dopo aver fatto le salite, con le squadre un po’ decimate, viene avanti chi ha ancora i tre-quattro corridori e da quel punto si corre da professionisti. Si decide qual è il corridore di punta e gli altri lavorano. Noi per ora non facciamo questo.

Perché?

Cerco di dare spazio a tutti perché possano giocarsi le proprie carte. E semmai in finale, quando si decide chi è l’uomo in forma, chiederò agli altri di aiutare. Però vi confermo che si sta correndo come nei professionisti. A maggio abbiamo fatto l’Alpes Isere Tour, dove ha vinto ugualmente Widar e noi abbiamo fatto ottavi, noni e decimi in classifica. Anche lì c’erano le dinamiche delle squadre pro’. Porti il corridore veloce se vedi che c’è una tappa adatta, altrimenti la squadra lavora per chi fa la classifica. Non c’è più spazio per azioni da lontano, il gruppo è in grado di chiudere. In Italia si corre allo stesso modo solo nelle internazionali.

Dove infatti arrivano anche i devo team?

Esatto, dipende dai partecipanti. Se c’è un bel numero di devo team, si corre ancora da professionisti. Come al Palio del Recioto oppure al Belvedere. Altrimenti se non ci sono le devo straniere, si corre un po’ più alla garibaldina, da dilettanti. Guardate l’ordine di arrivo di ieri, sono tutti nomi da WorldTour. Loro il posto per il Giro devono conquistarselo, così come il posto nella squadra principale, quindi la prima selezione ce l’hanno all’interno. Io invece voglio vedere effettivamente dove può arrivare un corridore e semmai chiedo che lavorino per un compagno in base alle tappe. Lunedì ad esempio siamo partiti per fare la corsa per Conforti e in finale si sono messi a disposizione e siamo arrivati secondi.

Quindi il Giro Next Gen non è più una corsa in cui si possa fare esperienza…

Esatto, comanda la prestazione. Quelli che non sono stati invitati non so cosa avrebbero potuto fare. Forse dovrebbero fare più corse a tappe all’estero per sperare di venire qui a fare una bella corsa. Noi le gare a tappe le facciamo e anche qui abbiamo una buona squadra, ma alla fine per abbiamo raccolto poco o niente. Avevamo grandi ambizioni, ma basta che sbagli un attimino e la paghi.

Probabilmente, ragionando come i devo team, sareste dovuti venire a vincere il Giro Next Gen con Pellizzari?

Probabilmente qualcuno avrebbe ragionato così. Noi abbiamo rinunciato a portarlo per lasciargli fare il Giro dei grandi. Se avessimo voluto, l’avremmo portato e sono certo che Giulio sarebbe stato a giocarsi la vittoria. Però l’abbiamo visto maturo ed era giusto che corresse con i grandi. Non siamo stati egoisti e qui abbiamo portato un ragazzo giovane come Turconi per fare esperienza in prospettiva futura. Ma avete ragione: abbiamo rinunciato all’ambizione più grande, che era quella di vincere il Giro.

In che modo per Pinarello l’errore di oggi sarà qualcosa di utile?

Gli servirà certamente di lezione, adesso sarà mio compito motivarlo. La sua ambizione non era quella di perdere due minuti, ma di fare il podio. C’è ancora spazio e so anche che già nella tappa di Fosse, se ha le gambe, possiamo fare qualcosa. Il guaio di questa corsa è che si ragiona e ci si muove come professionisti, ma non si usano le radioline. Io sono favorevole che con i giovani se ne faccia a meno, mi piace spiegarglielo e aspettare che poi lo mettano in pratica. Però in certi casi… Se ieri avessi avuto la radio, a Pinarello avrei detto di rialzarsi subito. Lo avrei fermato. Però emerge un’altra cosa. Quelli che dominano sono capaci di correre anche all’antica, sono corridori formati davvero bene.

Niente Giro Next, ma Gannat prepara un’altra infornata di campioni

11.06.2024
6 min
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Una delle assenze più rumorose al Giro Next Gen è quella dell’Equipe Continentale Groupama-Fdj. Due anni fa se la giocavano e quasi tutti giorni “scrivevano” la corsa. E l’anno scorso ancora si sono ben messi in mostra. Ma i ragazzi guidati da Jerome Gannat non si sono certo arresi.

Sin qui già cinque vittorie, tutte di peso. E poi parecchi piazzamenti sempre in gare importanti, anche in Africa con i pro’ dove c’era una bella fetta del ciclismo europeo. La solidità non manca ai gruppi di Gannat che negli ultimi anni ha lanciato in assoluto il maggior numero di pro’. Lo scorso anno ha avuto un grande ricambio generazionale.

Dal 2019 Jerome Gannat è uno dei direttori sportivi della Groupama-Fdj
Dal 2019 Jerome Gannat è uno dei direttori sportivi della Groupama-Fdj
Jerome, un altro anno di rinnovamento per la tua giovane squadra, come sta andando?

Per questa stagione abbiamo avuto solo 3 innesti, tre reclute dalla categoria juniores: Maxime Decomble, Titouan Fontaine e il giovane corridore tedesco, campione europeo di montagna Max Bock. Dopo le 9 reclute del 2023 e le tre di quest’anno abbiamo un’età media di 18,9 anni. C’è solo un ragazzo di terzo anno, Brieuc Rolland, uno scalatore che si è confermato questa stagione con una vittoria a La Course de La Paix.

Complimenti!

Il nostro programma di inizio stagione è stato diverso rispetto alle altre stagioni con la partecipazione al Giro del Rwanda e tutti i corridori del team continental hanno corso una o più gare con il team WorldTour tra febbraio e marzo. Thibaud Gruel, che era con noi, si è unito alla prima squadra a metà aprile e la sua prima gara è stato il Tour de Romandie. La squadra è maturata dopo una stagione di esperienza ed ora è  più efficiente rispetto al 2023. Gruel ha vinto una tappa del Circuit des Ardennes, Noah Hobbs due tappe all’Alpes Isère Tour, Max Decomble si è laureato campione di Francia a crono, Lewis Bower una tappa alla Ronde de l’Oise e Brieuc Rolland ha vinto una tappa e la generale alla Course de la Paix. Siamo attualmente al 25° posto nell’UCI Europe Tour. Quest’anno i ragazzi sono più coinvolti in gara e la squadra influenza la corsa!

Come ai vecchi tempi insomma! Li hai già nominati più o meno, ma chi si sta distinguendo?

Brieuc è sempre costante ed è il nostro leader nelle corse in montagna e nelle classifiche generali. Sarebbe anche stato il nostro leader per il Giro Next Gen. Ha raggiunto un traguardo importante in questa stagione. Noah Hobbs ha finalmente vinto una gara: è il nostro velocista e per me era davvero un obiettivo che vincesse. Continua a progredire e sarà un velocista del futuro.

Thibaud Gruel è passato dalla continental alla WorldTour in primavera. Eccolo al Romandia
Thibaud Gruel è passato dalla continental alla WorldTour in primavera. Eccolo al Romandia
Altri?

Joshua Golliker non ha ancora raggiunto il suo massimo rendimento, ma le gare che gli piacciono stanno arrivando, penso per esempio al Giro della Valle d’Aosta. Lewis Bower ha vinto la sua prima gara con noi e in Europa e questo gli dà fiducia. In generale, tutti i ragazzi del 2023 sono progrediti e le nostre 3 giovani reclute stanno scoprendo il livello elite e maturando un po’ ogni volta.

Jerome, hai nominato il Giro Next Gen: non ci siete, perché? cosa è successo? Avevate fatto richiesta?

Sì, certo, avevamo chiesto di partecipare, perché il Giro Next Gen è la corsa più bella per gli under 23 e questo era nei nostri obiettivi di questa stagione. Come detto, avevamo Rolland per la generale e Noah Hobbs per gli sprint. A differenza degli anni precedenti in cui eravamo necessariamente invitati perché eravamo la terza squadra continental dell’UCI Europe Tour, per il 2024 eravamo in attesa di un invito da parte di RCS. A metà aprile abbiamo scoperto che non eravamo stati selezionati. È stata molto dura per noi, perché tutto il nostro calendario era orientato sul Giro. Ma abbiamo accettato la decisione.

Caspita…

Non è facile per l’organizzatore, con le tante richieste, mettere insieme un gruppo internazionale. Molte squadre chiedono di partecipare, la scelta è difficile, tutti vogliono essere presenti. Ma penso che avremmo meritato il nostro grazie al nostro passato e ai nostri risultati in gara nel 2022.

Rolland Brieuc (al centro) era il leader designato per il Giro Next gen. A sinistra Eddy Le Huitoze e a destra Noah Hobbs (foto Michel Vincent)
Rolland Brieuc (al centro) era il leader designato per il Giro Next gen. A sinistra Eddy Le Huitoze e a destra Noah Hobbs (foto Michel Vincent)
L’organizzazione vi ha fatto una comunicazione ufficiale in merito a questa esclusione?

Non so esattamente come siamo stati informati. L’organizzazione è spesso in contatto con i direttori sportivi delle squadre WT nelle diverse gare e so che ha espresso il desiderio di “ruotare” i team.

Jerome, come hai riprogettato il programma senza Giro Next? 

Il nostro programma iniziale era basato sulla partecipazione al Giro Next Gen. In particolare avevamo in programma di fare un ritiro di montagna in Valle d’Aosta almeno a maggio per prepararci adeguatamente al Giro. Era un obiettivo stagionale arrivare con una squadra pronta al 100 per cento. Nel mese di aprile il programma di Rolland è stato notevolmente ridotto. L’annuncio tardivo non ci ha permesso di trovare una gara a tappe sostitutiva, quindi abbiamo inserito il GP Gippingen Aargau (classe .1) nel nostro calendario e abbiamo mandato i nostri corridori con le rispettive nazionali per la Nations’ Cup. Ciò ha permesso a Rolland di vincere la Corsa della Pace. Due corridori, tra cui Brieuc, e Max Decomble faranno il Giro di Slovenia con il team WorldTour.

Rivedremo te e i tuoi ragazzi al Giro della Valle d’Aosta?

Sì, naturalmente! Il Valle d’Aosta è sempre stata una gara dove il team ha brillato con Thompson, Martinez, Germani, Golliker… A inizio luglio è previsto un training camp di preparazione con tutti i corridori del team proprio in Valle d’Aosta. Vogliamo fare una ricognizione di tutte le tappe. Questa sarà la gara di ripresa dopo i campionati nazionali e un obiettivo importante per i nostri scalatori: Rolland e Bock. Mentre Golliker punterà di più sulle tappe.

Gregoire, Martinez e (nascosto) Germani, durante un attacco di squadra durante il Giro U23 del 2022, con Gannat in ammiraglia
Gregoire, Martinez e (nascosto) Germani, durante un attacco di squadra durante il Giro U23 del 2022, con Gannat in ammiraglia
E invece Jerome, cosa puoi dirci dei tuoi “vecchi ragazzi”: Germani, Martinez, Grégoire, Paleni, Thompson… da chi ti aspettavi di più e da chi di meno? 

Li vedo raramente. Li ho incontrati alla presentazione del nostro team alla vigilia della Besancon Classic, tra l’altro vinta da Lenny. Questo appuntamento mi ha permesso di rivederli e di farli ritornare al nostro Performance Center di Besancon per un giorno. Hanno tutti ottimi ricordi del periodo trascorso con noi e dell’atmosfera della squadra 2022. Abbiamo formato un ottimo gruppo in quella stagione. Nel 2024, hanno tutti chiaramente compiuto progressi. Laurence Pithie ora è un corridore di successo nelle classiche. E’ stato impressionante e sarà un leader in questo tipo di gare in futuro. Ero con lui alla Gand e al Giro delle Fiandre come secondo direttore sportivo della squadra.

Pithie ha fatto un grande passo in effetti…

E poi Lenny Martinez sta confermando le sue qualità di scalatore e diventerà uno dei migliori al mondo. Penso che abbia acquisito fiducia e sicurezza. Romain Gregoire continua i suoi progressi e vince nel WorldTour, lo vedo bene alla Liegi Bastogne Liegi. Enzo Paleni ha fatto un gran Giro, anche lui è maturato fisicamente ed è molto efficace nel ruolo di gregario. Reuben Thompson è sempre presente nelle corse in montagna. E’ spesso al fianco di Lenny, ma non ha ripetuto le prestazioni del 2022. Sam Watson conferma la sua bravura nei prologhi e nei finali che “tirano”.

E poi c’è Lorenzo Germani

Eh già! Lorenzo uno dei miei preferiti. Mi ha impressionato in questa stagione. E’ sempre costante e attivo in gara. Sempre al servizio della squadra: forma una bella coppia con Gregoire.

E se Jerome Gannat potesse dare loro un consiglio, quale sarebbe?

Un consiglio? Continuate sempre in questa direzione e divertitevi a fare quello che fate, perché lo fate bene.

EDITORIALE / Il ciclismo dei giovani, i calendari e i conti in rosso

10.06.2024
5 min
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A un certo punto bisogna dire le cose come stanno. E a chi butta fango senza approfondirle, si potrebbe dire che la situazione del ciclismo italiano di base dipende da una multiforme serie di fattori. La gestione federale che ad ora non sta spingendo sull’attività giovanile vera e propria, ma non solo quella. Con il Giro Next Gen appena partito, abbiamo sentito dire che le continental italiane e le vecchie squadre elite/U23 sono piccole realtà asfittiche senza prospettive e questo non ci sembra del tutto giusto.

C’è chi sta in piedi per miracolo, vero, ma anche chi ci riesce in cambio di sacrifici notevoli in un ambiente che da tempo gli ha voltato le spalle. Fanno quello che possono, cercando in molti casi di migliorarsi. Sono espressione di un ciclismo che ha bisogno di rifondarsi e vivono grazie a un volontariato che non sa più quale direzione prendere. Anche perché a livello nazionale nessuno ha ancora avuto la voglia, la lungimiranza e probabilmente la competenza per organizzare loro un calendario all’altezza. Sono quel che abbiamo: siamo certi che tutti lavorino per valorizzarlo?

Jakob Soderqvist ha vinto la crono inaugurale di Aosta: la prima maglia rosa parla svedese (foto Giro Next Gen)
Jakob Soderqvist ha vinto la crono inaugurale di Aosta: la prima maglia rosa parla svedese (foto Giro Next Gen)

La WorldTour italiana

Andiamo anche oltre: se non ci fossero schiere di agenti che prendono giovani atleti e li portano all’estero, forse la situazione sarebbe un po’ meno difficile. Nelle squadre italiane correrebbero i migliori italiani e al Giro Next Gen magari farebbero risultato e belle figure. A quel punto, ispirati dai risultati e non dalle promesse, i manager stranieri avrebbero un valido motivo per contattarli.

Volete che non si trovassero poche squadre italiane disposte a far correre Savino, Toneatti, Sambinello, Milan, Belletta e Delle Vedove? Probabilmente li avrebbero messi al centro delle operazioni e qualcosa avrebbero potuto fare, anziché restarsene a casa in attesa del loro turno. Quando si dice che al nostro ciclismo manca la WorldTour italiana, prima di fare spallucce, si tenga conto anche di questo fattore.

Il quarto Consiglio Federale del 2024 ha approvato il bilancio consuntivo 2023, con due voti contrari e un astenuto (foto FCI)
Il quarto Consiglio Federale del 2024 ha approvato il bilancio consuntivo 2023, con due voti contrari e un astenuto (foto FCI)

La Ciclismo Cup

Chi all’interno della Federazione si occupa di promuovere il ciclismo in Italia? Come vanno i tesseramenti di allievi e allieve? Dove è finita la Coppa Italia o Ciclismo Cup che dir si voglia? Perché non c’è più la formula che in Francia tiene in piedi l’attività delle squadre cosiddette minori, proponendo loro un calendario ben distribuito per tutto l’arco della stagione?

Le corse muoiono, le società chiudono, i corridori migrano. E la cosa più sensata che si trova da fare è puntare il dito verso le squadre che non fanno un’attività adeguata? Quanto investe la Federazione per riqualificare la loro attività? Qualcuno ha pensato di ridisegnare il modello del ciclismo in questo Paese, studiando, creando sinergie e magari prendendo spunto da altre federazioni (come quella del tennis) che dopo anni di sacrifici e investimenti mirati, sta ora raccogliendo frutti inimmaginabilli?

La Coupe de France è il fiore all’occhiello della Federazione francese e spinge l’attività sul territorio nazionale
La Coupe de France è il fiore all’occhiello della Federazione francese e spinge l’attività sul territorio nazionale

I soldi dalla base

Leggendo il bilancio FCI appena approvato, si evince che sono stati spesi più di 6 milioni di euro per attività sportiva, riconducibile quasi esclusivamente al funzionamento delle nazionali. Fra le entrate, invece spiccano il contributo di Sport e Salute (intorno ai 10 milioni) e le tasse a carico dei tesserati (poco più di 18 milioni), mentre le entrate per sponsorizzazioni e pubblicità ammontano a poco più di 2 milioni di euro.

E’ un sistema in perdita che si tiene in piedi grazie ai contributi del suo popolo. Sta ai revisori dei conti dire se si debba considerarlo in equilibrio precario o rassicurante, anche se la storia federale non ha mai visto un bilancio rimandato al mittente. Ci si copre e ci si nasconde dietro tolleranze tranquillizzanti. Per cui se anche il risultato economico continua a essere poco esaltante, il fondo di dotazione minimo definito dal CONI è talmente basso da far sembrare ogni disavanzo non troppo grave. Come spiegheranno alla base, che versa così tanti soldi per tesseramento e affiliazioni (da cui vanno scalati i costi assicurativi), che le cose là sotto non vanno poi così bene?

I conti del Giro donne

Di fatto i conti della Federazione hanno subito un duro colpo anche per il pagamento della produzione televisiva del Giro donne (poco più di 700 mila euro), senza la quale sarebbe venuta meno l’inclusione nel WorldTour con il probabile passo indietro di RCS. Per forza alla presentazione del Giro Next Gen l’amministratore Paolo Bellino, con una gaffe un po’ sfrontata, ha ringraziato il presidente Dagnoni per avergli permesso di unificare l’organizzazione dei Giri d’Italia. Gli sono stati serviti su un bel piatto d’argento, senza alcun vincolo tecnico o legato alla promozione del movimento.

Alla presentazione del Giro Next Gen, da sinistra, Vegni, il ministro Abodi, Dagnoni e Paolo Bellino
Alla presentazione del Giro Next Gen, da sinistra, Vegni, il ministro Abodi, Dagnoni e Paolo Bellino

Quale prospettiva?

Il trend dei conti federali è in calo. Ricostruendolo dai dati messi insieme di anno in anno, si è passati dall’attivo di 2.650.000 del 2020 (quando l’assenza di attività causa Covid permise di risparmiare parecchio) al passivo di 1.317.000 del 2023.

In tutto questo e consapevoli che non sia per niente facile mandare avanti una simile struttura, quanta fetta del budget spetta ad esempio all’organizzazione di cronometro nelle categorie giovanili, per il supporto dei Comitati regionali, per la creazione di un calendario che sia un senso alla nostra attività di base?

Si parla di 800 mila euro destinati ai Comitati e di 170 mila per l’organizzazione delle prove del Trofeo delle Regioni su Pista 2024. Hanno annunciato quasi 11.000.000 di euro in entrata “per i prossimi sei anni, a partire dal 2024, come minimo garantito per la gestione dei diritti di immagine della FCI, legati in particolare alla visibilità della maglia azzurra”. Aspettiamo la conferenza stampa e i relativi dettagli.

Quello che c’è di certo è che abbiamo una WorldTour, che è l’Italia della pista. Ad essa si destinano le risorse migliori, perché probabilmente lo scintillare di una medaglia d’oro coprirebbe quello che non si vuole mostrare. La sensazione è che si stia sfruttando ancora l’onda lunga del lavoro di Cassani. A lungo andare, questo è il modo giusto perché quelle medaglie continuino ad arrivare con regolarità o non piuttosto una gestione carpe diem, che non si cura troppo del futuro?

I sei “gladiatori” di Valoti per il Giro Next Gen

07.06.2024
4 min
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La MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb è partita questa mattina per la Valle d’Aosta, regione che accoglie le prime tre tappe del Giro Next Gen. I ragazzi del team continental bergamasco, guidati in macchina da Gianluca Valoti, non vedono l’ora di iniziare

«Siamo pronti – conferma il diesse – stiamo ultimando qualche piccolo dettaglio. Oggi (venerdì, ndr) proveremo il percorso della seconda tappa. Vorremmo fare una pedalata anche sulle strade della cronometro, ma sarà difficile visto che attraversa il centro di Aosta. Tra traffico e limitazioni non credo riusciremo a fare una ricognizione anticipata, toccherà aspettare domenica mattina».

I ragazzi della MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb durante il ritiro a Sestriere in preparazione al Giro Next Gen (foto NB Srl)
I ragazzi della MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb durante il ritiro a Sestriere in preparazione al Giro Next Gen (foto NB Srl)

Esordio complicato

Le prime tre frazioni del Giro Next Gen saranno impegnative e in qualche modo potranno già risultare decisive per la classifica generale. Toccherà partire con la concentrazione al massimo, viste le insidie del tracciato. 

«La cronometro – continua Valoti – misura otto chilometri: non sono molti, ma il percorso è tecnico. Si può perdere tra il minuto e il minuto e mezzo, ritardo che nell’economia della corsa può non risultare decisivo ma comunque importante. A nostro favore gioca lo strappo presente a metà, lì avremo modo di limitare i distacchi. Per noi è importante vedere la seconda frazione, è insidiosa e con tanto dislivello, non ci sarà un metro di pianura. Anche in questo caso non è una tappa che può risultare decisiva ma a perdere tempo ci vuole davvero poco».

La tappa numero 3 con arrivo a Pian Della Mussa potrà creare i primi significativi distacchi in classifica
La tappa numero 3 con arrivo a Pian Della Mussa potrà creare i primi significativi distacchi in classifica

Altura e ricognizioni

Al terzo giorno di corsa ecco che ci sarà il primo arrivo in salita, a Pian della Mussa. Una scalata lunga che porta dai 687 metri di Ceres ai 1751 metri dell’arrivo.

 «Questa tappa l’abbiamo vista mentre eravamo in ritiro a Sestriere (foto NB Srl in apertura) – spiega il diesse bergamasco – sembra una scalata lunga e facile sulla carta, ma non lo è. Da quel che abbiamo potuto vedere è impegnativa. Devo dire che il disegno di questo Giro Next Gen mi piace, non ci sono tapponi come quello dello Stelvio lo scorso anno. Le difficoltà sono distribuite lungo tutti e otto i giorni di gara, questo presumibilmente farà rimanere aperta la corsa fino alla fine. La scelta di allenarci a Sestriere arriva dal fatto che Livigno aveva ospitato il Giro ed avevamo paura di trovare traffico e strade chiuse. Abbiamo pedalato sulle strade piemontesi già nel ritiro di marzo e i ragazzi erano rimasti soddisfatti.

«Siamo stati tre settimane a Sestriere – dice Valoti – siamo arrivati appena dopo il Giro di Ungheria. La prima settimana è servita per scaricare e per fare ambientamento. Poi abbiamo iniziato a lavorare, la cosa che mi soddisfa di più è che i nostri preparatori, Giovine e Fusi, sono rimasti con noi tutto il tempo. Questo vuol dire che con la loro supervisione le possibilità di aver sbagliato qualcosa si sono abbassate notevolmente».

Squadra leggera

Christian Bagatin, Lorenzo Nespoli, Mark Valent, Matteo Ambrosini, Florian Kajamini e Pavel Novak. Questi i sei nomi che difenderanno i colori della MBH Bank-Colpack-Ballan al Giro Next Gen, Gianluca Valoti ci spiega le scelte.

«Abbiamo deciso – racconta – di puntare su due capitani: Novak e Kajamini, il primo è un secondo anno, mentre l’altro un terzo. Si conoscono bene e in gara comunicano tanto, trovando sempre la migliore soluzione. Lo abbiamo visto al Piva con la vittoria di Novak, coadiuvata dal grande lavoro di copertura di Kajamini. Saranno entrambi sullo stesso livello, con le ambizioni di classifica e la facoltà di gestire la gara. Non ci saranno le radio in corsa e la scelta di avere due capitani che hanno una grande complicità mi permette di stare sereno in macchina, sapranno gestirsi».

«Bagatin, Nespoli e Ambrosini – continua – saranno i diesse in gruppo, hanno una grande capacità di gestione e sanno capire le situazioni. Mi piace come interpretano la gara. La novità è rappresentata dall’ungherese Mark Valent, lui è nuovo ma si è integrato bene in squadra. E’ un corridore leggero e che stiamo scoprendo giorno dopo giorno. Purtroppo abbiamo dovuto lasciare a casa Bracalente, non per merito ma per scelta tecnica. Il ragazzo è giovane e avrà altre occasioni. Non c’è altro da dire. Siamo pronti, ora tocca a noi, ci vediamo sulle strade del Giro Next Gen!».

La prima di Kevin Pezzo Rosola, che vuol farsi perdonare

06.06.2024
5 min
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Per Kevin Pezzo Rosola quella di domenica è stata una giornata importante, forse decisiva. Il figlio d’arte non aveva ancora assaggiato il dolce sapore della vittoria da quando era passato nel ciclismo che conta, prima alla Tirol e poi, dallo scorso anno, alla General Store. Lo ha fatto in una gara importante del calendario italiano, la Coppa della Pace e chissà, ora quel successo potrebbe anche cambiare le prospettive.

Il giovane veronese ne è cosciente e infatti racconta la sua vittoria con dovizia di particolari, quasi a volerla rivivere passo dopo passo: «Erano tre anni che correvo questa gara, la conosco ormai molto bene. All’inizio sono entrato nella fuga di 14 corridori che è andata avanti per gran parte della gara. C’era molta collaborazione, poi su uno strappo che andava ripetuto 8 volte, man mano il gruppetto si è assottigliato. Siamo rimasti in 7 e ho visto subito che Zamperini era l’uomo forte».

Il podio della Coppa della Pace a Sant’Ermete con Pezzo Rosola fra il sudafricano Stedman e Peschi
Il podio della Coppa della Pace a Sant’Ermete con Pezzo Rosola fra il sudafricano Stedman e Peschi
Ti sei messo alle sue calcagna?

Sì, sentivo che la gamba era buona e potevo giocarmi qualcosa d’importante. Lui ci ha provato una prima volta all’ultimo giro in salita ma l’ho tenuto, poi in discesa ci sono venuti a prendere. Io intanto ho rifiatato ed è stata la scelta giusta. Anche perché avevo con me Peschi che mi ha aiutato. Così a 600 metri ho provato il colpo di mano e mi è andata bene, infatti ho vinto con un paio di secondi (foto di apertura Rodella).

Finora eri passato per un perfetto uomo squadra, non per un finalizzatore…

Lo so e questo è dovuto all’evoluzione degli ultimi anni della mia carriera. Il primo anno da junior ero andato bene, poi sono iniziati i problemi, soprattutto negli ultimi due anni. Non trovavo mai la condizione giusta, a quel punto era giusto lavorare per gli altri. Nel team però mi sono trovato subito bene, ho visto che apprezzavano il mio lavoro, ma intanto mi accorgevo anche che raggiungevo numeri mai fatti in precedenza. Devo dire grazie ai miei preparatori di quest’anno, Luca Zenti e Riccardo Bernabé che hanno cambiato molto nel mio modo di allenarmi, ma anche a chi mi è stato psicologicamente vicino, dalla mia famiglia alla mia fidanzata Sabrina.

Papà Paolo è sempre prodigo di consigli, ora è il diesse di Kevin alla General Store
Papà Paolo è sempre prodigo di consigli, ora è il diesse di Kevin alla General Store
Tuo padre raccontava di come invece tu sia vicino a tuo fratello Patrick, riesci a farti ascoltare molto più di lui…

Abbiamo un bel rapporto. Io cerco semplicemente di metterlo di fronte alla realtà. Il ciclismo è già cambiato rispetto a quando avevo la sua età, io ci sono passato e so quanto quelli che sta vivendo lui siano anni importanti, nei quali già ci si gioca tutto. Ora le grandi squadre guardano agli juniores, a chi è appena passato Under 23 ma già il tempo passa e diventa sempre più difficile trovare spazio. Bisogna cogliere l’attimo, io cerco di responsabilizzarlo in tal senso.

Che cosa hanno detto a casa della tua vittoria?

Erano quasi più sorpresi di me, non ci sono molto abituati… Erano davvero contenti, come da tempo non li vedevo.

Per il veronese quella di Sant’Ermete è stata la prima vittoria da Under 23
Per il veronese quella di Sant’Ermete è stata la prima vittoria da Under 23
Una buona candidatura per un posto al Giro Next Gen…

Infatti sono selezionato nel team, dopo la corsa rosa si vedrà come impostare la seconda parte di stagione. Per me partecipare è importantissimo anche per mettere una pietra sopra a quel che è successo lo scorso anno. Per me quella corsa (contraddistinta dalla squalifica sua e di tanti altri corridori per traino, ndr) è stata un punto di svolta. Ho capito che dovevo cambiare io per primo, nel mio approccio a questo mestiere. Quest’anno deve essere diverso, voglio riscattare la mia immagine.

Ti è pesato tutto quel che è successo, soprattutto le polemiche che ne sono seguite?

Moltissimo, è stata una brutta pagina di ciclismo, oggi ne ho la consapevolezza. Quel giorno ho capito tanto, è stato uno sbaglio che almeno mi ha insegnato qualcosa. Non è un caso se tanti di quelli che sono stati squalificati come me oggi sono tra i migliori U23. Ora lavorano duro, nessuno di noi cerca più scuse o sotterfugi.

Il veneto con i compagni di squadra: questa volta hanno corso tutti per lui
Il veneto con i compagni di squadra: questa volta hanno corso tutti per lui
Con che aspirazioni andate alla corsa rosa?

Non abbiamo un leader che punta alla classifica, vedremo di valutare giorno dopo giorno, Noi cerchiamo soprattutto le tappe, di sfruttare i percorsi vallonati che offrono molte occasioni.

Sarà anche un confronto con i team stranieri, i devo team del WorldTour. Ci sono ancora le differenze viste nel 2023?

Io credo che il gap sia stato ridotto. Abbiamo avuto occasione di gareggiare in Belgio, a casa loro per così dire e abbiamo visto che non è più come lo scorso anno. Ci saranno tanti protagonisti di quelle cose, noi partiamo con la consapevolezza che ce la possiamo giocare.

Clavicola a posto: Zamperini fa all-in sul Giro Next Gen

06.06.2024
4 min
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Il rientro alle gare, prima del Giro Next Gen, è arrivato in extremis per Edoardo Zamperini. Il corridore della UC Trevigiani si era infortunato sulle strade della Ronde de l’Isard, corsa a tappe francese che lo vedeva proiettato tra i primi della classifica. Una scivolata gli ha causato la frattura della clavicola, costringendolo ad un lungo calvario e una ripresa da vivere tutta d’un fiato. Alla Coppa della Pace è tornato in gruppo, giusto una settimana prima dell’inizio della corsa rosa U23. 

«E’ una gara – racconta Zamperini – che avevo già disputato, quindi avevo un’idea di come si sarebbe svolta. Nel lungo tratto in pianura era importante stare davanti perché sarebbe potuta uscire una fuga, e così alla fine è stato. Mi sono ritrovato nel gruppo di testa e siamo andati fino al traguardo, perdendo man mano componenti. Alla fine ci siamo giocati la volata in sette, ho fatto sesto, ma me lo aspettavo. Il braccio infortunato non ha ancora la forza necessaria per “tirare” il manubrio in uno sprint».

Brusca frenata

La caduta alla Ronde de l’Isard ha fermato Zamperini nel mese cruciale, quello che anticipa il Giro Next Gen. Lui non si è abbattuto, e poco dopo l’operazione era di nuovo in sella, pronto a ripartire.

«Eravamo in Francia – prosegue – perché era una bella corsa da fare prima del Giro. Tanto dislivello e corridori molto forti, un bel banco di prova insomma. Sono riuscito a fare tutte le tappe, infatti sono caduto proprio l’ultimo giorno, quando mi trovavo in ottava posizione nella generale. La fortuna, nel rompermi la clavicola, è che la frattura era brutta, tanto da richiedere un’operazione. Questo mi ha permesso di accorciare i tempi di recupero, cosa che non sarebbe stata possibile se mi avessero messo un tutore. Lo stop totale è durato una decina di giorni, comunque tanti, soprattutto in un momento così delicato della stagione».

La rieducazione è finita, Zamperini ora fa rotta sul Giro Next Gen (foto Instagram/Alessandro Riccio)
La rieducazione è finita, Zamperini ora fa rotta sul Giro Next Gen (foto Instagram/Alessandro Riccio)

Ottima condizione

L’ottavo posto, conquistato dopo le fatiche di Plateau de Beille, aveva acceso una speranza in Zamperini. Il giovane veneto va forte da inizio anno e sta facendo parlare di sé, in vista anche di una chiamata dal mondo dei grandi nel 2025. 

«La caduta ha un po’ rovinato il lavoro – conclude – sarebbe stato tutto un altro discorso se avessi terminato la Ronde de l’Isard, ma è inutile piangersi addosso. Il riscontro che ho avuto in gara è stato molto positivo, soprattutto nelle salite medie, da 30 minuti. Nelle scalate lunghe, da un’ora, devo migliorare ancora ma sono fiducioso. E’ anche una qualità che si sviluppa facendo tante corse a tappe, cosa che non ho mai fatto. Penso di avere un bel margine di crescita da giocarmi nel caso dovessi passare tra i professionisti. Al Giro Next Gen vedremo come andrà, sono fiducioso, ma la prima risposta l’avrò nella terza tappa, con arrivo in salita a Pian della Mussa. lì capiremo se puntare alle tappe o alla classifica generale».

La stagione del classe 2003 della Trevigiani ha come principale obiettivo il Giro Next Gen
La stagione del classe 2003 della Trevigiani ha come principale obiettivo il Giro Next Gen

Lo sguardo di Marton

Luciano Marton crede nei suoi ragazzi e in particolare in Zamperini, le qualità di questo atleta sono sotto gli occhi di tutti. La rincorsa per portarlo al Giro Next Gen è stata lunga ma ponderata, seguita passo passo dal diesse Rocchetti.

«Noi – dice Marton – abbiamo iniziato a pensare al Giro Next Gen da questo inverno, Zamperini sarebbe stato, e sarà, la nostra punta. Avrà intorno altri ragazzi giovani come Rosa e Perani che potranno dargli una mano. Il nostro obiettivo con Zamperini è di fargli fare il salto tra i pro’, la Trevigiani ha portato tanti ragazzi tra i grandi e lui merita di essere uno di questi».

«Il merito  del rientro in gara di Zamperini – conclude  – va in toto a Rocchetti. Dal primo giorno ha preso il ragazzo sotto la sua ala e lo ha riportato in condizione. Si è dedicato 24 ore su 24 a ciò e gliene siamo davvero grati. Al Giro andremo con le giuste ambizioni, non ci sentiamo inferiori agli altri».

Le polemiche non scalfiscono la Campana Imballaggi di Coden

05.06.2024
4 min
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La Campana Imballaggi-Geo & Tex-Trentino è una delle tre squadre under 23 italiane al via del Giro Next Gen. Tra l’altro la sua presenza non è stata scevra di polemiche, visto che sin qui la squadra di Alessandro Coden non ha raccolto grossi risultati, va detto però, come vedremo, che è anche stata colpita da una buona dose di sfortuna.

Ma proprio per capire come i trentini approcceranno al Giro Next e cosa ci si potrà attendere da loro, ne abbiamo parlato con Coden. Le sue squadre negli anni magari non hanno fatto man bassa di vittorie, ma hanno sempre mostrato solidità e una certa costanza di rendimento.

Il direttore sportivo e manager, Alessandro Coden tra i suoi ragazzi
Il direttore sportivo e manager, Alessandro Coden tra i suoi ragazzi
Alessandro, come sta andando la vostra stagione?

Quest’anno a dire il vero un po’ così e così. Mi spiego. In inverno siamo andati in Sardegna, alla Maddalena, presso un residence che è nostro sponsor. Abbiamo trovato un clima buono, ma anche sin troppo caldo, così quando i ragazzi sono rientrati si sono presi bronchiti, infezioni polmonari, malanni vari. Non solo…

C’è altro?

Quando abbiamo iniziato a correre ecco cadute e infortuni, clavicole rotte e mononucleosi, quindi davvero una grande sfortuna. L’infermeria era piena. Adesso però da 2-3 settimane le cose iniziano ad andare meglio. Siamo stati invitati a tutte le corse nazionali ed internazionali e i ragazzi che erano caduti sono riusciti a portare a termine le gare.

E poi c’è il capitolo Giro Netx Gen…

Abbiamo fatto regolare domanda quest’inverno quando si poteva fare e ci hanno accettato. Per questo abbiamo ricevuto un sacco di critiche, ma di queste non me ne importa nulla. Noi quando siamo rimasti fuori, non abbiamo criticato nessuno. Io non ho chiamato nessuno per interviste sfogo. Ripeto, abbiamo fatto regolare domanda e siamo stati accettati. So bene delle polemiche… Ad una gara, quando eravamo parcheggiati con i mezzi sentivo delle critiche nei miei confronti a voce alta, sul fatto che avessimo pagato, sugli sponsor, che non era giusto andassimo noi… Ho risposto che non pagavamo nessuno, che siamo stati accettati e che l’organizzatore ricorda quel che alcune squadre avevano fatto lo scorso anno (il riferimento è allo scandalo dello Stelvio, ndr).

Il team di Coden sin qui ha avuto molta sfortuna, ma il peggio sembra essere alle spalle
Il team di Coden sin qui ha avuto molta sfortuna, ma il peggio sembra essere alle spalle
E’ chiaro che con tante esclusioni importanti qualche voce si sarebbe sollevata. Alla fine sono rimasti a casa team importanti come Groupama-Fdj o Q36.5…

Okay, ma siamo al Giro Next Gen… d’Italia. Trovatemi una squadra italiana under 23 che abbia davvero fatto tanto meglio di noi con under 23 italiani? Forse la Biesse, ma gli altri no. O almeno non di molto. 

Con che obiettivi partite per il Giro Next?

Noi andiamo con l’obiettivo di finirlo con tutta la squadra, che poi è qualcosa nel nostro Dna. Già nel 2022 portammo alla traguardo finale 4 atleti su 5 e uno lo perdemmo per caduta e non perché non ce la faceva. Tra l’altro, la mia “piccola squadra” fu la terza tra tutte le italiane. Dicono che non lo meritiamo ma abbiamo sempre onorato al meglio il Giro Under 23.

Filippo Gallio è uno dei ragazzi pronti per il Giro Next Gen
Filippo Gallio è uno dei ragazzi pronti per il Giro Next Gen
Alessandro sei stato molto chiaro. Andiamo avanti e veniamo ad argomenti più tecnici. Visti i tanti infortuni, come state lavorando adesso?

Come accennato, stiamo ingranando. Abbiamo fatto 18 giorni di altura sul Pordoi. Siamo scesi il venerdì e il sabato eravamo al via della Due Giorni Marchigiana e Ferroni, uno dei miei ragazzi, si è fatto 140 chilometri di fuga. E anche in quell’occasione tutti i ragazzi hanno completato la corsa. A Fiorano, qualche giorno fa, ne abbiamo piazzati quattro nel primo gruppo.

Chi fa parte del gruppo Giro Next?

Lorenzo Ferroni,  i due gemelli Gallio, Alessandro e Filippo, Leonardo Vardanega, Damiano Obetti e Tommaso Mantovan. Quest’ultimo è un primo anno. Davvero bravo. Viene dalla mtb, mi sembra uno scalatore di buona speranze. Certo, deve imparare tanto, ma in chiave futura, specie in salita potrà fare bene.

Invece una curiosità, con tutte queste critiche come ti comporti con i ragazzi? Fai da “scudo” in qualche modo?

I miei ragazzi ci ridono sopra. Loro restano tranquilli e li vedo molto motivati. Gli ho detto più volte che faremo bene. Prenderanno ore probabilmente, ma avremo la solidità per arrivare fino in fondo.

Widar si fa strada, ora vince anche le corse a tappe

04.06.2024
4 min
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Al suo primo anno da U23, Jarno Widar è considerato fra i maggiori prospetti belgi. Di lui si era parlato molto lo scorso anno, in particolare per le sue ripetute vittorie sulle nostre strade, ma da allora molto è cambiato anche perché Widar, che corre nel Lotto Dsnty Development Team si sta dimostrando sempre più affidabile anche come uomo da corse a tappe.

La vittoria all’Alpes Isere Tour ha un po’ ridisegnato il suo inizio stagione che non l’aveva lasciato troppo soddisfatto: «Non è stato eccezionale, ma è normale, credo, essendo all’esordio nella categoria. Inoltre ci sono stati un po’ di problemi fisici. Prima di maggio, salvo la vittoria in una corsa olandese, non avevo ottenuto molto».

Widar premiato all’Alpes Isere Tour, vinto con 41″ sullo spagnolo Parra (foto DirectVelo)
Widar premiato all’Alpes Isere Tour, vinto con 41″ sullo spagnolo Parra (foto DirectVelo)
L’ultima stagione avevi detto di non sapere ancora in quale devo team saresti andato. Perché hai scelto la Lotto, dato che non è nel WorldTour?

Penso che sia la squadra più adatta alle mie caratteristiche, la scelta giusta per emergere con i tempi necessari, in un team prestigioso e che fa attività al massimo livello. Il fatto che non sia nel WorldTour è molto marginale, le gare sono le stesse e la considerazione che il team ha è quella di un team della massima serie.

Quanto ha pesato nella tua scelta il fatto che la Lotto sia belga?

Ha avuto la sua importanza, perché mi consente di continuare ad allenarmi a casa, di avere il quartier generale del team vicino. E’ un valore importante, diciamo una sorta di continuità con quello che ho fatto fino ad ora.

Il fiammingo si è fatto vedere anche alla Settimana Coppi & Bartali, chiusa al 22° posto
Il fiammingo si è fatto vedere anche alla Settimana Coppi & Bartali, chiusa al 22° posto
Hai già fatto esperienze con la prima squadra, c’è tanta differenza con il tuo team?

Non direi. Ho gareggiato con il team principale sin dalla prima occasione al Laigueglia. E’ chiaro che la prima squadra eleva tutto al massimo grado, ma come professionalità siamo anche noi molto in alto. Cambiano il valore delle corse e la concorrenza, è tutto molto più grande.

Ora cominci a emergere anche nelle corse a tappe, 2° all’Isard, primo all’Alpes Isere. Che cosa è cambiato, dopo le tante vittorie nelle corse d’un giorno dello scorso anno?

Io credo di essere sempre stato portato per le corse a tappe. Per ora mi sono concentrato su quelle, poi a fine stagione farò un po’ il punto della situazione per capire le mie caratteristiche, se sono da classifica o più per traguardi parziali. Ora vado avanti un po’ alla giornata.

Il belga aveva iniziato la stagione con la vittoria alla Ronde Van Limburg (foto Corvos)
Il belga aveva iniziato la stagione con la vittoria alla Ronde Van Limburg (foto Corvos)
Raccontaci la tua vittoria all’Alpes Isere…

Ero abbastanza convinto delle mie possibilità, sapevo che la tappa decisiva era quella finale dove si giocava tutto e io avevo solo un secondo di ritardo dal francese Verschuren. Era una tappa con alcune brevi salite piuttosto ripide. Ho controllato la corsa e quando lo spagnolo Parra ha allungato gli sono andato dietro. Lui puntava alla vittoria parziale, io guardavo alla classifica così i nostri obiettivi collimavano. A quel punto era fatta.

Ora verrai al Giro Next Gen, quale sarà il tuo obiettivo, vincere le tappe e correre per la classifica?

Io andrò per la classifica generale con obiettivo il podio finale. Ho studiato con attenzione il tracciato, credo che la terza e la sesta tappa saranno decisive per costruire la classifica e voglio farmi trovare pronto, prendere l’iniziativa. In Italia d’altronde mi sono sempre trovato bene e mi porta anche abbastanza fortuna…

Protagonista da junior nel 2023 in Italia, ora Widar cerca gloria al Giro Next Gen
Protagonista da junior nel 2023 in Italia, ora Widar cerca gloria al Giro Next Gen
In Belgio ci sono ora tanti giovani molto forti nel ciclismo: la tua generazione è più attirata dal ciclismo o dal calcio?

Buona domanda. Abbiamo una generazione decisamente qualificata, lo dicono i risultati, ma bisognerà vedere nel futuro se siamo davvero forti. Sicuramente verso il ciclismo c’è molta attenzione, abbiamo ottimi esempi al più alto livello, ma non saprei dire se questo basta a soppiantare il calcio.

Avrai altre occasioni per correre in prima squadra?

Delle opportunità ci sono, ma il calendario per la mia categoria è molto ricco, gli impegni non mancano di certo, anche perché sono soprattutto corse a tappe. Considerando queste e i necessari tempi di recupero, non so se ci sarà occasione per correre ancora con i più grandi, ma non è certo una preoccupazione, io vado avanti per la mia strada.

L’Arvedi al Giro Next Gen punta forte sul traguardo di Cremona

03.06.2024
4 min
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Delle squadre per il Giro Next Gen abbiamo già detto. E come sempre accade quando non ci sono criteri nero su bianco, alla soddisfazione degli invitati corrisponde – uguale e contraria – la frustrazione degli esclusi. Fra chi resta a casa spiccano i nomi di Q36,5, Beltrami, Work Service e Hopplà, mentre all’estero spicca l’assenza della Groupama. Fra coloro che invece sono stati invitati si segnalano il Team Arvedi e anche la Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino. Due team con una precisa ragione sociale, vicini alla pista, ma che sul piano del ranking non hanno dato segnali particolari.

Lamon, tesserato con le Fiamme Azzurre, svolge in maglia Arvedi l’attività su strada
Lamon, tesserato con le Fiamme Azzurre, svolge in maglia Arvedi l’attività su strada

Arvedi e la pista

Il Team Arvedi è una squadra elite/U23 che dal 2019 lavora a stretto contatto con il settore pista della Federazione. Grazie a ciò hanno a disposizione bici Pinarello e l’abbigliamento Castelli. Nel team corrono facce note come il campione olimpico Francesco Lamon (tesserato con le Fiamme Azzurre), ma anche Michele Scartezzini, più Stefano Moro e Matteo Tugnolo del settore velocità. essendo tutti elite, la loro presenza al Giro Next Gen non è da considerarsi. Ci sono poi alcuni atleti giovani che se la cavano su strada. Nicolò Galli, a sua volta pistard, vanta un secondo posto a crono a Porto Sant’Elpidio e il quinto due giorni fa a Romanengo. Michael Cattani ha ottenuto un bel secondo posto a Curtatone, mentre Lino Colosio è un uomo squadra con il quinto posto nel Criterium Ciclismoweb.

«Non siamo una squadra che possa dire la sua in classifica – spiega il team manager Massimo Rabbaglio – abbiamo un ragazzino giovane che può fare una bella esperienza e va discretamente in salita. Gli potrà servire per conoscersi meglio. Il nostro Giro si giocherà nel cercare di sfruttare le tappe veloci, come quella di Borgomanero e di Cremona. Per le nostre caratteristiche, cercheremo di far bene in quei due giorni e poi valuteremo di dire la nostra per qualche classifica parziale.

«Quando abbiamo visto la tappa che arriva a Cremona, la sede del nostro sponsor, è ovvio che ci è cresciuta nella testa la possibilità di essere invitati. Quindi ho fatto la mia richiesta come hanno fatto tutti, non ho chiamato nessuno, ho fatto richiesta e basta. Sapendo che c’era una tappa che arrivava a Cremona ci può stare essere invitati, come è successo l’anno scorso per altri».

La squadra è un mix fra veterani della pista e giovani. Rabbaglio è il quinto in piedi da sinistra (foto Facebook)
La squadra è un mix fra veterani della pista e giovani. Rabbaglio è il quinto in piedi da sinistra (foto Facebook)
La vostra filosofia prevede che anche in futuro rimaniate legati alla pista?

Sì, l’anno prossimo dovrebbero arrivare degli juniores che non avranno la pista come priorità, ma la frequenteranno. Punteremo a ringiovanire un po’ l’organico, anche perché è prevedibile che dopo le Olimpiadi ci sarà un ricambio. A Parigi avremo Lamon e ne siamo contenti, anche se in doppia veste: come Fiamme Azzurre e come Arvedi. Un contributo a farlo diventare il Lamon oro olimpico l’abbiamo dato anche noi, mettendolo in condizione di allenarsi e correre anche su strada. L’idea è quella di portare dentro qualcuno che possa essere un probabile olimpico per Los Angeles. Non è facile, la strada è lunga, però ci si può provare.

Lamon rimarrà con voi anche dopo Parigi?

Credo di sì, ne abbiamo già parlato. Dopo le Olimpiadi continuerà a correre e secondo me può insegnare tanto anche ai giovani che potrebbero arrivare. Non so se potrà essere un probabile olimpico per Los Angeles, mi sembra un po’ lontano, anche perché ha trent’anni. Però credo che rimarrà nel giro della nazionale per le Coppe del mondo, piuttosto che europei e mondiali. Immagino che Milan, Consonni e Ganna dopo Parigi saranno richiamati dalle loro squadre, quindi l’impegno che potranno dedicare alla pista sarà minore. E Lamon può diventare un bel punto di riferimento.

Niccolò Galli è il nome più noto del gruppo strada della Arvedi (foto Facebook)
Niccolò Galli è il nome più noto del gruppo strada della Arvedi (foto Facebook)
Esiste già la formazione per il Giro Next Gen?

Sì, certo. C’è Galli, che potrebbe puntare alla prima crono. A Romanengo ha fatto quinto, dove aveva vinto lo scorso anno, facendo anche valori migliori. Quindi l’idea è che faccia un buon Giro, per puntare al tricolore della crono. Poi ci sono Galante e Colosio, che sono due lavoratori e quindi possono provare ad andare in fuga. Quindi Dante e Colombo che sono due ragazzini del primo anno che sono andati bene fino ad ora e faranno esperienza. L’ultimo è Varroni, un passista che provare a tenere davanti il Galli della situazione.

La gente mormora: qualcuno dice che siete stati invitati al Giro Next Gen perché Arvedi potrebbe aver dato un contributo proprio per la tappa di Cremona…

No, noi come società no. Che poi la tappa sia sponsorizzata da Arvedi come azienda, io quello non lo so. Nel senso che non ho visto contratti. Noi come società non abbiamo fatto nulla di questo. Non ho parlato con nessuno, ho solo mandato una richiesta.