Formolo guarda oltre e fa rotta verso il 2025

03.01.2025
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Il primo anno di Davide Formolo al Team Movistar era partito con tante speranze, arrivate inizialmente con le vittorie di fine 2023 e poi rinforzate dai risultati raccolti nei primi mesi del 2024. Il corridore veneto era tornato alla vittoria, quando ancora indossava la maglia del UAE Team Emirates. Nelle uscite in maglia Movistar dello scorso febbraio, Davide sembrava voler riannodare il filo e continuare sulla falsariga dell’anno precedente. Invece, dopo aver raccolto dei buoni piazzamenti prima all’AlUla Tour e poi alla Strade Bianche, qualcosa si è inceppato.

Formolo aveva iniziato il 2024 con la solita fame agonistica
Formolo aveva iniziato il 2024 con la solita fame agonistica

Mancanza di equilibrio

Ora con alle spalle il suo secondo inverno dai sapori spagnoli è alle prese con i ritocchi della preparazione (in apertura con la nuova divisa per il 2025). Prima però c’è stato il tempo per andare a festeggiare l’inizio del nuovo anno nel suo Veneto, insieme ad amici e parenti. 

«Inizio il 2025 – racconta dalla macchina – con la voglia di fare che mi ha sempre contraddistinto, vedremo poi dove atterreremo. Il primo anno con la Movistar era partito bene, poi per diverse motivazioni non sono riuscito a recuperare nel migliore dei modi e tra la primavera e l’estate ho sofferto un po’. Nei mesi tra aprile e agosto cercavo di risollevarmi tra una gara e l’altra, invece ho scavato una fossa dalla quale sono uscito solamente a fine stagione. Mi sentivo stanco e non trovavo il modo di recuperare tra una corsa e l’altra. Al posto che migliorare e veder crescere la condizione peggioravo e basta».

Uno dei migliori risultati di stagione è arrivato alla Strade Bianche: settimo
Uno dei migliori risultati di stagione è arrivato alla Strade Bianche: settimo
Come ne sei uscito?

Al termine del Tour de France mi sono fermato un attimo e ho recuperato ben bene. Infatti poi negli ultimi mesi di gara sono tornato a sentirmi me stesso. I mesi centrali però sono stati abbastanza tosti da vivere.

Eppure eri arrivato alla Movistar dopo un ottimo finale di 2023 e anche l’inizio del 2024 faceva ben sperare. 

Anche io pensavo di poter continuare sullo stesso filone, sarebbe stato bellissimo. Anzi, per un certo senso le prime gare con la Movistar mi hanno un po’ ingannato

In che senso?

Solitamente sono uno che quando cambia squadra ci mette del tempo a ingranare. Sapevo che l’inizio dello scorso anno sarebbe potuto essere tosto, invece sono partito bene. Ogni volta che si cambia squadra comunque si va incontro a un periodo di adattamento, almeno per me è così. Vero che si va sempre in bici, ma cambiano tante cose: l’organizzazione dei viaggi, come si corre, l’approccio alle gare…

Le fatiche della primavera si sono fatte sentire e dopo il Tour de France è arrivato un periodo di riposo
Le fatiche della primavera si sono fatte sentire e dopo il Tour de France è arrivato un periodo di riposo
Che hai trovato di diverso in Movistar rispetto alla UAE Emirates?

Per certi versi sono abbastanza simili, anche se con la Movistar ho maggiore libertà. Cosa alla quale non ero totalmente abituato. Ho capito che un carattere come il mio deve essere guidato bene. In UAE nulla era lasciato al caso, mentre qui il corridore è più libero. Tante piccole cose interne al team che però vanno capite e si deve imparare a gestire. D’altronde in questo sport non si smette mai di imparare.

Cosa intendi quando dici che un carattere come il tuo deve essere guidato?

Sono una persona molto emotiva, è un lato che ho sia in bici che nella vita di tutti i giorni. Nell’attività sportiva però questa mia indole deve essere un po’ frenata, al fine di rendere meglio. Magari a livello personale soffro un pochino di più, ma la resa in corsa è maggiore. Averlo capito è un bel passo in avanti. 

Nel 2025 Formolo vuole vivere tutto con maggiore serenità, questo vuol dire anche dare il giusto spazio alla famiglia
Nel 2025 Formolo vuole vivere tutto con maggiore serenità, questo vuol dire anche dare il giusto spazio alla famiglia
Spiegaci meglio…

Quando le cose vanno male tendo a frustrami e a cercare di uscire sbattendo la testa. Invece a volte serve fermarsi e prendere fiato. Come nel periodo tra la primavera e l’estate. Alla fine lo stop a fine luglio mi è servito per riordinare le idee e trovare nuovamente un equilibrio. Avrei potuto farlo prima, ma si impara dai propri errori, a qualsiasi età. 

In vista del 2025 cambierai qualcosa?

Punterò più sulla prima parte di stagione, che culminerà con il Giro d’Italia. Dei tre Grandi Giri è quello dove mi sento sempre meglio, per un discorso di clima. Sono un corridore che soffre molto il caldo, quindi insieme al team abbiamo deciso di lavorare bene sulla primavera. In estate mi fermerò per recuperare al meglio e poi farò il finale di stagione. 

La seconda stagione in maglia Movistar, per il veneto, inizierà con le corse in Spagna (foto Instagram)
La seconda stagione in maglia Movistar, per il veneto, inizierà con le corse in Spagna (foto Instagram)
Il calendario, quindi, lo conosci già?

Partirò in Spagna con il Gran Premio Castellon e poi la Clasica de la Comunitat Valenciana. Dopo queste due gare mi sposterò a Maiorca per correre altri due giorni. Da lì Strade Bianche e Tirreno-Adriatico. Voglio arrivare in forma alle gare in Francia di febbraio. Quest’anno vorrei testarmi maggiormente sulle corse di un giorno, sono appuntamenti importanti per la squadra perché danno tanti punti. 

Insomma, l’obiettivo di questa stagione è fare i giusti passi?

Esatto. Non voglio esasperare fisico e mente. Anche dal punto di vista del peso sento di voler trovare il giusto equilibrio tra performance e ciò che serve per stare bene. 

Giro in Albania, questa volta ne parliamo con Zhupa

30.12.2024
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Le storie e le vite a volte seguono percorsi impensabili e così accade che un giorno Eugert Zhupa si ritrovi a parlare del Giro d’Italia e della sua Albania. Forse qualcuno ricorderà questo cognome per averlo sentito proprio sulle strade della corsa rosa. Erano gli anni dal 2015 al 2019 e Zhupa vestiva i colori della Neri Sottoli: tante volte in aiuto ai compagni, qualche altra in fuga… un buon corridore.

Arrivato in Italia sin da ragazzo, Eugert viene da Rrogozhine, una cittadina nel distretto di Tirana, situata proprio a metà strada tra la capitale albanese e Valona, proprio nel mezzo delle strade che vedranno passare il giro nei tre giorni della grande partenza. Rrogozhine una zona, come molte in Albania, in cui non si sapeva molto di ciclismo. Come ci aveva raccontato ieri Frassi, il ciclismo in Albania è stato per lungo tempo un fenomeno poco conosciuto. Anche per questo Zhupa è stato un pioniere del ciclismo albanese sul piano internazionale. Ha disputato quattro Giri d’Italia, vinto sette titoli nazionali, di cui tre a cronometro, e si è sempre dimostrato un lottatore.

Sei stagioni da pro’ di cui tre nella Neri Sottoli per Zhupa. Oggi Eugert vive con la sua famiglia in Emilia
Sei stagioni da pro’ di cui tre nella Neri Sottoli per Zhupa. Oggi Eugert vive con la sua famiglia in Emilia
Eugert, partiamo da te, dal tuo ciclismo. Quando ci siamo presentati ci hai detto: «Volevo essere un esempio per il ciclismo albanese», raccontaci.

Negli anni ‘90, quando i primi albanesi sbarcarono in Italia, noi eravamo visti male. I giornali parlavano sempre male degli albanesi e a scuola ero un po’ preso di mira. Allora dissi a me stesso: «Io sarò l’unico albanese di cui i giornali parleranno bene». Con tanti sacrifici sono riuscito a realizzare un sogno che avevo da bambino: arrivare al professionismo e partecipare al Giro d’Italia. E ci sono riuscito.

Come è nata questa passione per la bici?

Nel ’93 mio padre, che era già in Italia, tornò a casa e mi portò una bici. Noi avevamo pochi giochi, c’era tanta povertà a quell’epoca nel nostro Paese. Divenni l’unico del mio villaggio ad avere una bici. Da lì è iniziata quella passione che mi ha portato a sognare di diventare ciclista.

In Albania si dice sempre che si guarda molta televisione italiana. Anche tu vedevi le gare?

Sì, vedevo tutte le gare di bici e sicuramente Marco Pantani è stato quello che mi ha trascinato di più. Crescendo, però, ho capito che le mie caratteristiche erano altre. Guardare il ciclismo in televisione era molto entusiasmante, soprattutto per un bambino come me.

Bellissima questa storia. E adesso, sapere che il Giro parte dall’Albania che effetto ti fa?

Quando correvo, mi sarebbe sempre piaciuto fare una partenza dall’Albania. Ora sono sincero la vedo come una cosa mediatica, legata al turismo, ma comunque positiva. Già nel 2014-2015 dicevo che l’Albania ha dei bei posti per fare delle gare, ma il ciclismo non era, e forse non è ancora radicato. Se lo Stato voleva investire nello sport, avrebbe dovuto farlo prima nella Federazione, sui bambini, sui ragazzi, sulle piste ciclabili e sulla sicurezza e poi con un grande evento. In Albania non c’è ancora una mentalità ciclistica. I primi tempi che andavo ad allenarmi a casa prendevo sassate, la gente non capiva cosa stessi facendo. Mi prendevano in giro con quella tutina…

Però potrebbe essere un inizio avere il Giro d’Italia. Magari qualche bambino si ispirerà e seguirà il tuo esempio.

Lo spero. Ma la Federazione non spinge molto per incentivare i ragazzi a pedalare. Poi sono contento che sia realizzato questo progetto. Spero che il Giro d’Italia possa essere un esempio e spingere più persone a fare sport. In Albania tanti si mettono al bar al mattino e lo sport, soprattutto il calcio, è seguito solo in televisione.

Parliamo un po’ di queste tappe. La tua zona è proprio tra Tirana e Durazzo, giusto?

Sì, l’Albania è piccola e sono strade che conosco bene. E sono belle strade, spesso ampie, dritte. Però se piove sono scivolose, un po’ come le strade del Sud Italia. C’è polvere, sabbia, smog. Speriamo non piova, così si potranno apprezzare i paesaggi in televisione. E saranno paesaggi bellissimi. Immagino gli faranno fare le strade principali, se non addirittura l’autostrada.

Partiamo dalla prima tappa. Dicono che sia impegnativa. È così?

E’ impegnativa, non è affatto impossibile. Immagino che i velocisti puri non faranno la volata, ma arriverà un bel gruppone compatto. Le salitelle nel finale sono veloci. Poi si sa, sono i corridori che fanno la corsa!

E la cronometro a Tirana? Come te la immagini?

Sarà una crono breve, di potenza. Tirana è pianeggiante e ho visto che per gran parte del percorso il tracciato costeggia il fiume. Penso che potrebbe vincerla un Jonathan Milan: è una crono relativamente breve, tutta di potenza. C’è un dislivello, ma è davvero poca cosa. Sì, dico Milan.

Il Trofeo Senza Fine in piazza Skenderbej nel centro della capitale Tirana. Il Giro scatterà il 9 maggio (foto Rcs)
Il Trofeo Senza Fine in piazza Skenderbej nel centro della capitale Tirana. Il Giro scatterà il 9 maggio (foto Rcs)
Parliamo dell’ultima tappa, quella di Valona…

Questa sì che è tosta: 2.800 metri di dislivello in 160 chilometri. Dipenderà molto da come la affronteranno, ma sarà dura. La scalata principale è dura, spesso si va oltre il 10 per cento, e di certo ci sarà una selezione maggiore rispetto alla prima frazione. Anche la discesa è tecnica, ci sono parecchi tornanti…

Tu andrai in Albania a vedere il Giro d’Italia?

Lo spero, magari con un invito dagli organizzatori. Essendo l’unico albanese ad aver partecipato al Giro, sarebbe bello essere coinvolto. Nel 2017-2018 avevo già aiutato RCS e la Federazione albanese per altre iniziative, una crociera cicloturistica che aprisse la strada a questo progetto. Vedremo…

Tornando alla tua carriera, hai disputato quattro Giri d’Italia e diversi Mondiali. Che ricordi hai?

Quando avevo il via libera, mi piaceva andare all’attacco. In generale, potevo fare di più, ma spesso dovevo lavorare per Jakub Mareczko. Era faticoso: tiravi tutto il giorno e il giorno dopo, quando avevi libertà, eri già stanco. Però mi sono tolto qualche soddisfazione.

Pasqualon e il piccolo cambio di rotta del 2025: per lui Giro e Vuelta

30.12.2024
5 min
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A quasi 37 anni, visto che li compirà il 2 gennaio, Andrea Pasqualon vede cambiare la sua programmazione in vista del 2025. Per il veneto di Bassano del Grappa ci saranno due Grandi Giri la prossima stagione: Giro d’Italia e Vuelta Espana. E’ la prima volta in carriera, dopo quasi quindici anni di carriera. Una novità non da poco, ma d’altronde gli impegni del team sono cambiati e le corse a tappe sono diventate fondamentali vista la crescita esponenziale di Antonio Tiberi.

Pasqualon da anni è diventato un punto di riferimento per i giovani ciclisti della Bahrain Victorious (in apertura foto Charly Lopez). Aveva iniziato con Jonathan Milan ed è passato a Tiberi, Zambanini e Buratti

«La cosa importante – spiega Pasqualon – è che la stagione sia iniziata bene, senza acciacchi o stop. Il calendario nella prima parte non sarà tanto diverso, partirò dall’AlUla Tour e poi andrò in Belgio a dare una mano a Mohoric. Cambia che farò sia il Giro che la Vuelta accanto a Tiberi. Sono al suo fianco da quando è arrivato e ci troviamo bene insieme. Tanto che lui ha chiesto espressamente di avermi in squadra nei due Grandi Giri che dovrebbe correre nel 2025».

Per Pasqualon nel 2025 ci sarà l’ennesima campagna del Nord, ormai un appuntamento fisso (foto Charly Lopez)
Per Pasqualon nel 2025 ci sarà l’ennesima campagna del Nord, ormai un appuntamento fisso (foto Charly Lopez)

Poche pause

Il motore si scalderà nel deserto saudita con una breve gara a tappe, poi si chiuderanno le valige per andare alle Classiche e semiclassiche del Nord. Il pavé è amico del veneto che, da quando era in Wanty, poi diventata Intermarché, non ha saltato nemmeno una campagna in Belgio. 

«Nella preparazione non ho cambiato tanto – prosegue Pasqualon – anche se qualcosa di diverso c’è. Quest’anno abbiamo deciso di essere più esplosivi e potenti nel periodo delle Classiche, quindi non guarderò troppo al peso. Nel ciclismo di ora i corridori del pavé hanno una potenza strepitosa, di conseguenza ho aumentato i carichi in palestra per avere maggiore potenza muscolare. E’ una cosa che mi verrà utile anche per le volate visto che al Giro dovrei affiancare Govekar (giovane velocista sloveno, ndr)».

Nel 2025 Pasqualon correrà per la prima volta due grandi corse a tappe: Giro d’Italia e Vuelta Espana
Nel 2025 Pasqualon correrà per la prima volta due grandi corse a tappe: Giro d’Italia e Vuelta Espana
Dopo le gare al Nord una piccola pausa e si andrà diretti verso il Giro?

Di pause ce ne saranno poche (scherza Pasqualon, ndr) perché dall’ultima gara in Belgio all’inizio della Corsa Rosa passa un mese. Quindi ci sarà una settimana di recupero e poi dritti ad Andorra a preparare il Giro. Nel Principato ho una casa e mi piace andare lì a fare i ritiri. 

Al Giro con Tiberi avrete gli occhi puntati addosso…

Dopo il 2023 un po’ tribolato direi che l’anno dopo ha risposto bene. Forse non si aspettava nemmeno lui di andare così forte, invece ha portato a casa una top 5 e la maglia bianca. Chissà se non avesse bucato a Oropa, per me sarebbe arrivato tra i primi tre. Nel 2025 al Giro partiremo per vincere, per fare il massimo insomma. Credo che la miglior risposta di Tiberi alla Corsa Rosa dello scorso anno sia arrivata alla terza settimana, ha dimostrato di essere un “cagnaccio”. Uno che non molla. 

Parlando degli altri giovani, con i quali hai un bellissimo rapporto, c’è stato anche l’exploit di Zambanini.

Credo sia stato la rivelazione del 2024. E’ un ragazzo molto forte con un grande motore. Non ha ancora vinto, ma ci è andato vicino parecchie volte. Credo sia pronto per il salto definitivo, per sbloccarsi e una vittoria da questo punto di vista gli farebbe proprio bene. 

Pasqualon è un punto di riferimento per i giovani della Bahrain Victorious, qui con Buratti (foto Charly Lopez)
Pasqualon è un punto di riferimento per i giovani della Bahrain Victorious, qui con Buratti (foto Charly Lopez)
Il legame che hai con i giovani è davvero profondo, come trovi la chiave giusta?

A quasi 37 anni mi trovo a contatto con nuove generazioni e corridori tanto giovani. Pensare che Zak Erzen è il più piccolo e ha 19 anni mi fa sorridere, sembra mio figlio (dice divertito, ndr). Il fatto di legare bene con loro arriva da quando mi sono trasferito dalla Intermarché alla Bahrain. Già dall’altra parte mi ero trovato a contatto con i giovani, ricordo di aver affiancato un emergente Girmay. Poi quando sono arrivato alla Bahrain Victorious mi sono messo accanto a Milan e poi a Tiberi, Zambanini e Govekar.

E come trovi il modo di comunicare?

Parlandoci molto. Umanamente cerco di instaurare un rapporto di amicizia. Con gli italiani è un pochino più semplice, quando siamo in ritiro vado in camera e scherzo con loro. Oppure mi siedo e ci parlo. Ad esempio, in questi giorni in Spagna Tiberi ha avuto un pochino di febbre per un paio di giorni. Io a fine giornata andavo in camera da lui e gli facevo compagnia. Se i ragazzi giovani vedono che li supporti e li rispetti allora si fidano, si sentono protetti. 

I compagni di squadra si fidano molto di Pasqualon e delle sue abilità in gruppo
I compagni di squadra si fidano molto di Pasqualon e delle sue abilità in gruppo
In gara invece?

Vedono che sono affidabile. Questo non perché sia speciale, ma dopo quasi quindici anni di ciclismo qualcosa ho imparato. Ho fatto i miei errori e ora in gara so come muovermi. Vedere che so dove mettere le ruote li fa sentire al sicuro. 

Dopo tanti anni in gruppo certi meccanismi sono naturali. 

Sia quelli in gara che nelle dinamiche di squadra. Parlare tra di noi e creare un legame di amicizia è fondamentale. Diciamo che sono a metà tra un corridore e un diesse. Anche se non penso ancora di smettere di correre credo che mi piacerebbe fare un ruolo manageriale in futuro. Alla fine quindici anni di carriera sono tanti, non è una cosa della quale si possono vantare in molti, soprattutto ora che le carriere si accorciano. Avere un’esperienza come la mia può essere un vantaggio una volta sceso dalla bici. Ma è un momento ancora lontano, prima c’è da pedalare.

Giro in Albania, ma com’è il movimento ciclistico? Risponde Frassi

29.12.2024
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La grande partenza del Giro d’Italia 2025 dall’Albania rappresenta un evento storico, non solo per il ciclismo ma per l’intero Paese adriatico. Un’opportunità unica per accendere i riflettori su una realtà sportiva ancora agli albori, con numeri piccoli, di nicchia, ma che possiede un buon potenziale.

Francesco Frassi, ex commissario tecnico della nazionale albanese dal 2013 al 2016, ci guida alla scoperta di un movimento ciclistico che ha vissuto esperienze pionieristiche e che ora guarda al futuro con rinnovato entusiasmo.

Frassi con i suoi ragazzi… Tutto è nato con gli juniores, ma poi il progetto ha rapidamente coinvolto anche gli elite
Frassi con i suoi ragazzi… Tutto è nato con gli juniores, ma poi il progetto ha rapidamente coinvolto anche gli elite

Movimento agli albori

«Il ciclismo in Albania è ancora una realtà di nicchia – esordisce Frassi – quando ho iniziato come commissario tecnico, la Federazione era composta da appena tre persone e si riuniva nel locale del presidente. Una dimensione che può far sorridere, ma che rifletteva la scarsità di risorse e la mancanza di una tradizione ciclistica».

Durante i suoi anni alla guida della nazionale, Frassi ha dovuto affrontare sfide logistiche e organizzative che hanno richiesto una creatività fuori dal comune. Ma forse anche grazie a queste esperienze oggi è uno dei direttori sportivi della Israel-Premier Tech. Grazie all’appoggio di sponsor privati e al coinvolgimento di giovani albanesi residenti in Italia, riuscì all’epoca a mettere sù una squadra. O forse è meglio dire una compagine: un drappello di ragazzi pieni di sogni e speranze pronti a girare il mondo tra mondiali, europei e persino Olimpiadi, come quelle di Pechino 2008.

E una di quelle speranze si realizzò a Firenze nel 2013. Fu un momento memorabile per l’Albania del pedale: arrivò infatti il bronzo iridato nella categoria juniores con Iltjan Nika.

«Quella medaglia – racconta Frassi – è stata un evento storico per l’Albania. Per giorni se ne parlò in televisione, un risultato straordinario per un Paese senza una tradizione. Tuttavia, nonostante il clamore mediatico, le difficoltà strutturali e la mancanza di investimenti hanno impedito di trasformare quel successo in un trampolino di lancio che durasse nel tempo. Non c’era poi tutta questa volontà. Forse i tempi non erano maturi».

Firenze 2013: Iltjan Nika sul podio juniores alle spalle di VdP e Pedersen. E’ la prima medaglia storica per l’Albania
Firenze 2013: Iltjan Nika sul podio juniores alle spalle di VdP e Pedersen. E’ la prima medaglia storica per l’Albania

Giro già sognato nel 2014

I tempi non erano maturi, ma qualcosa iniziava a covare. Infatti già nel 2014, durante un incontro con i vertici della Federazione, emerse il sogno di portare il Giro d’Italia in Albania. Da quel giorno sono passati dieci anni, undici tra pochi giorni…

«Sembrava un’utopia. Mancavano le risorse economiche e organizzative – ricorda Frassi – oggi quel sogno si è concretizzato, grazie alla volontà del Governo albanese e alla collaborazione con RCS Sport. Il sindaco di Tirana parlava di piste ciclabili… La grande partenza del Giro rappresenta non solo un evento sportivo, ma anche una straordinaria occasione di promozione turistica. L’Albania ha paesaggi spettacolari e sta facendo passi da gigante. Giusto un anno fa sono tornato a Valona per un weekend con la famiglia e quasi non riconoscevo il lungomare. E’ stato rinnovato, è moderno, pieno di vita. Ci sono spiagge bellissime e anche l’entroterra è affascinante».

Frassi, poi accenna anche ai percorsi albanesi e parla di salite impegnative proprio dell’entroterra. Secondo lui nei giorni del Giro si offrirà uno spettacolo unico: «Sarà una vetrina mondiale per un Paese che ha tanto da offrire, non solo agli appassionati di ciclismo ma anche ai turisti».

L’occasione rosa

Il Giro potrebbe rappresentare la scintilla per avvicinare più persone alla bicicletta e per promuovere uno stile di vita più sostenibile. Si spera possa essere un grande volano. Per ora si che la base è piccola e le sfide non sono poche. Tuttavia esiste dal 1936 il Giro di Albania e l’attività giovanile, seppur a macchia di leopardo, c’è.

«Le basi organizzative – dice Frassi – sono ancora fragili. Io per esempio ricordo i campionati nazionali. Si svolgevano su percorsi incredibili e la partecipazione era limitata: la gara elite vide venti partenti su un percorso di 180 chilometri quasi tutto dritto e pianeggiante. Avevano segnato in terra con la vernice una sorta di rotatoria, il giro di boa: 10 chilometri in un senso e 10 in un altro. Nel mezzo un cavalcavia e all’arrivo o sulle strade pochissima gente.

«Eppure, i giovani talenti non mancano. Durante il mio periodo come cittì, ho incontrato ragazzi determinati, come Kosty o Bezmir, che hanno mostrato il potenziale del movimento. Il problema principale rimane la mancanza di un sistema strutturato per coltivare i talenti. Alla fine grazie ai miei contatti portammo l’Amore&Vita in Albania e di fatto fu la prima squadra UCI del Paese. Vincemmo anche qualche corsa. Ma senza investimenti in infrastrutture e formazione, il ciclismo rischia di rimanere uno sport di nicchia. Speriamo che il Giro d’Italia in tal senso possa fare qualcosa. Quando un bambino vede i campioni passare sotto casa, può nascere in lui il desiderio di salire in sella. Questo è il primo passo per costruire una cultura ciclistica».

Pellizzari e il Natale pensando a Red Bull: «Sono nel posto giusto»

25.12.2024
5 min
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L’umore di Giulio Pellizzari è frizzante, come se fosse una bottiglia di spumante alla quale non vede l’ora di togliere il tappo perché sprigioni la forza delle sue bollicine. Il marchigiano è di ritorno dal primo ritiro con la Red Bull-Bora Hansgrohe con gli occhi che ancora luccicano (in apertura è con il suo mentore Massimiliano Gentili). Ma l’emozione si è quasi diradata lasciando spazio a pensieri profondi di un ragazzo pronto a diventare grande

«Ho un pochino di raffreddore – dice mentre si trova in aeroporto pronto per partire in direzione Venezia, da lì poi tornerà a Camerino in macchina – questi giorni non sono stati bellissimi a livello di meteo. Ha piovuto e ha fatto anche freddo, praticamente i pantaloncini corti non li abbiamo mai messi. Siamo stati dieci giorni a Palma de Mallorca ad allenarci e fare gruppo. E’ stato fantastico, mi sono divertito parecchio e ho preso le misure con la nuova realtà. E’ tutto ampliato, quello che prima era per uno ora è per dieci».

Nei dieci giorni a Palma de Maiorca la Red Bull-Bora non ha trovato un clima sempre favorevole (foto Instagram)
Nei dieci giorni a Palma de Maiorca la Red Bull-Bora non ha trovato un clima sempre favorevole (foto Instagram)

Come se fosse a casa

Ormai l’emozione del momento si è sciolta, Pellizzari ha preso confidenza con i nuovi compagni e la sua simpatia ha abbattuto ogni barriera. In squadra è uno dei più giovani, gli altri lo vedono e gli vogliono bene. Anche perché il ragazzo cresce a grandi passi. 

«Mi sono allenato con la gente che ho sempre visto in televisione – racconta – visto che ero nel gruppo degli scalatori. C’erano i vari Roglic, Hindley, Martinez e Vlasov. Ridiamo e scherziamo comunque, sono persone normali. Rispetto alla Bardiani c’è un altro modo di divertirsi, più adulto. Qui in Red Bull i corridori hanno tutti figli, da Reverberi eravamo un gruppo di diciottenni sempre con la risata in bocca. Anche questo fa parte della crescita».

Con questo post Instagram la Red Bull ha annunciato la presenza di Roglic al Giro d’Italia 2025 (foto Instagram)
Con questo post Instagram la Red Bull ha annunciato la presenza di Roglic al Giro d’Italia 2025 (foto Instagram)
Che giorni sono stati?

Tranquilli. Il gruppo degli scalatori inizia a correre abbastanza tardi. Io sarò il primo a iniziare a fine gennaio con tre gare proprio a Mallorca. Sinceramente non vedo l’ora di correre anche se saremo un gruppo misto, metà dal WT e metà dal devo team. Il diesse sarà Cesare Benedetti, che conosco molto bene, quindi sarà un inizio un po’ più morbido. 

Sei il più giovane del gruppo, cosa ti hanno detto i tuoi compagni?

Roglic mi ha parlato un po’ quando ha saputo che sarei stato tra le riserve del Giro d’Italia. Mi ha detto di non preoccuparmi che ho una carriera lunga davanti e di fare le cose con calma. Lui alla mia età non era ancora salito in bici. 

Prime pedalate e primi test per i corridori, ma senza fretta (foto Instagram)
Prime pedalate e primi test per i corridori, ma senza fretta (foto Instagram)
Ti dispiace essere riserva al Giro?

Da un lato certamente mi spiace, ma è comunque una scelta della squadra e la rispetto. Ognuno ha il suo programma. Ho parlato con Gasparotto e mi ha detto che fare il Giro con Roglic sarebbe un rischio perché intorno alla squadra si crea tanta attenzione e molta pressione. Per un ragazzo di vent’anni può non essere facile fare il gregario in una situazione del genere. Di contro sono stato inserito nella squadra della Vuelta. 

Sei felice di questa occasione?

Sì, perché proverò qualcosa di diverso. Inoltre la squadra ha scelto questo Grande Giro per due motivi: il primo per avere una minore pressione. Il secondo, invece, è perché potrei avere più libertà. Correre con Roglic vuol dire lavorare al 100 per cento per lui. E’ una garanzia: dove va, fa bene e vince. 

Pellizzari sarà uno dei più giovani del team, prima di lui c’è il solo Herzog
Pellizzari sarà uno dei più giovani del team, prima di lui c’è il solo Herzog
Poi hai anche nove mesi per ambientarti e capire.

Farò un calendario molto interessante e avremo occasione di capire come reagirò ai vari impegni. Per settembre conto di aver imparato come lavorare con la squadra e di apprendere ogni dettaglio. 

Che programma hai?

Dopo Mallorca andrò al UAE Tour e poi in altura a marzo per preparare il Catalunya che correrò con Roglic. Sarò ancora in Spagna ai Paesi Baschi e andrò anche al Romandia. Mi fermerò ancora per un altro ritiro e farò il Giro di Svizzera, Burgos e Vuelta. E’ un calendario bellissimo. 

Pellizzari sarà tra le riserve del Giro, per lui la squadra ha pensato potesse essere più utile la Vuelta
Pellizzari sarà tra le riserve del Giro, per lui la squadra ha pensato potesse essere più utile la Vuelta
Sei carico?

Non vedo l’ora di mettere la divisa per la prima volta, dopo tre anni cambiare è bello e stimolante. Qualche giorno fa mi hanno spedito il pacco da 25 chili a casa pieno di vestiti. L’ho aperto subito, un regalo di Natale bellissimo. 

Come ti senti tra i grandi?

Più che bene, sento di poterci stare. Inizialmente mi dispiaceva l’idea di correre poco in Italia, sarà per il prossimo anno. Magari farò le gare di fine stagione, ma non ne sono sicuro ancora. 

Altri corridori, come Piganzoli, sono rimasti in una professional un altro anno per correre il Giro da protagonisti e una volta fatto questo passo saranno pronti per il WorldTour. Tu ti senti già pronto?

Penso che da grande voglio essere un corridore vincente. Per fare ciò, questo era il passo giusto da fare. Provare a essere un atleta vincente e conquistare un Grande Giro vuol dire anche fare un passo come questo. Sono sicuro che se andrò forte avrò le mie occasioni e penso di essere nella squadra giusta. Qui mi possono dare il sostegno giusto, se puntano su un corridore lo fanno al 100 per cento.

Continental e RCS Sport “pedalano” insieme verso il futuro

23.12.2024
3 min
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La partnership tra Continental e RCS Sports & Events si estende per altri tre anni, consolidando un legame che ha visto il brand di pneumatici “premium” protagonista delle principali competizioni ciclistiche organizzate da RCS MediaGroup (in apertura foto LaPresse). Dopo una stagione che ha incluso il Giro d’Italia, il Giro-E e le Classiche, Continental aggiunge al suo impegno eventi di rilievo come il Giro d’Italia Women, il Giro Next Gen e il Giro d’Abruzzo.

«Continental riconosce il valore fondamentale dello sport nella vita di ogni persona e si impegna per essere un partner affidabile e orientato alla crescita delle competizioni in cui è presente – ha dichiarato Renzo Gonzalez, Market Manager Tires di Continental Italia – e la partnership con RCS Sports & Events è importante poiché ci consente di rafforzare grandi appuntamenti legati al ciclismo, mettendo al centro temi per noi fondamentali come sicurezza, innovazione e sostenibilità. Sono in arrivo nuove grandi stagioni per gli appassionati delle due ruote: lavoreremo al massimo per renderle straordinarie».

«È con grande piacere – ha ribattuto Paolo Bellino, Amministratore Delegato e Direttore Generale di RCS Sports & Events – che annunciamo l’estensione della partnership con Continental, brand riconosciuto a livello globale. Questo rinnovo testimonia il successo del lavoro svolto insieme, sempre all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità, valori che contraddistinguono entrambe le aziende».

Continental è stato partner dell’ultimo Giro d’Italia, vinto da Tadej Pogacar (foto Leon van Bon Photography)
Continental è stato partner dell’ultimo Giro d’Italia, vinto da Tadej Pogacar (foto Leon van Bon Photography)

Top Sponsor e Official Tyre del Giro

Tra gli appuntamenti principali della prossima stagione, spicca la 108ª edizione del Giro d’Italia, in programma dal 9 maggio all’1 giugno, dove Continental sarà ancora una volta Top Sponsor e Official Tyre. Parallelamente, il brand supporterà il Giro-E, un’esperienza in e-bike che percorre le stesse strade del Giro, focalizzandosi sulla sostenibilità, un tema centrale nella strategia di sviluppo dell’azienda.

Continental continuerà a essere presente come Official Sponsor anche nelle Classiche del ciclismo italiano. La stagione inizierà l’8 e 9 marzo con la Strade Bianche e la sua Gran Fondo, proseguirà dal 10 al 16 marzo con la Tirreno-Adriatico, il 19 marzo con la Milano-Torino e il 22 marzo con la Milano-Sanremo, che quest’anno vedrà anche la versione femminile, la Sanremo Women. Dopo l’estate, il calendario si concluderà con il Gran Piemonte, Il Lombardia e la sua Gran Fondo, rispettivamente il 9, l’11 e il 12 ottobre.

Tre importanti novità

Oltre a questi eventi consolidati, il 2025 porterà tre importanti novità: il Giro d’Abruzzo, previsto dal 15 al 18 aprile, il Giro Next Gen, dedicato ai talenti under 23, ed in programma dal 15 al 22 giugno, e il Giro d’Italia Women, uno degli appuntamenti internazionali più prestigiosi del ciclismo femminile, che si terrà dal 6 al 13 luglio.

Continental ha inoltre scelto di sostenere il progetto educativo BiciScuola, rivolto agli studenti delle scuole primarie delle province coinvolte dalle corse di RCS Sports & Events. L’iniziativa mira a promuovere la cultura della bicicletta, sensibilizzando i giovani alla sicurezza stradale, al rispetto dell’ambiente e ai valori del ciclismo e della mobilità sostenibile.

Con questa estensione della partnership, Continental rafforza il suo impegno nel ciclismo, unendo valori condivisi come innovazione, sostenibilità e sicurezza, e garantendo agli appassionati nuove stagioni di grande spettacolo e coinvolgimento.

Continental

La fame e la gioia ritrovata: Cimolai guarda al 2025 e punta al 2026

22.12.2024
5 min
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Davide Cimolai ha 35 anni, compiuti quattro mesi fa: il 13 agosto. Di stagioni da professionista ne ha messe alle spalle quindici e si appresta ad iniziare la sedicesima. Ha corso in tante squadre, quasi sempre ha militato in formazioni WorldTour, è riuscito a togliersi tante soddisfazioni nell’arco della sua lunga carriera. Eppure qualcosa, un anno fa, si stava per rompere. Poi è arrivata l’occasione di far vedere che c’è ancora, grazie al Team Movistar

Ieri (il 18 dicembre per chi legge) il team spagnolo ha presentato la squadra del 2025 in centro a Madrid. Una cerimonia in grande stile che ha voluto lanciare la prossima stagione sportiva. L’ambizione è di tornare tra i primi team al mondo, e per farlo avrà bisogno di tutti. 

Il Team Movistar ha ufficialmente presentato la squadra del 2025 il 18 dicembre a Madrid
Il Team Movistar ha ufficialmente presentato la squadra del 2025 il 18 dicembre a Madrid

Di nuovo insieme

Cimolai ci risponde mentre è in viaggio verso l’aeroporto, tra poche ore partirà un volo che lo riporterà a casa. Il primo ritiro è alle spalle e la testa già guarda ai prossimi impegni. 

«Siamo stati in un posto nuovo – ci dice – nella zona di Valencia. Un luogo un po’ più isolato del solito, siamo stati più tranquilli, in tutti i sensi. Non abbiamo spinto eccessivamente nelle prime uscite, ci siamo goduti il tempo insieme e questi dieci giorni di ritiro. I gruppi di lavoro erano già divisi in base al calendario e agli obiettivi. Ho ritrovato un bel gruppo, unito. Sia tra i compagni che con lo staff».

La formazione spagnola cambierà anche il colore della divisa, passando al bianco (foto Instagram)
La formazione spagnola cambierà anche il colore della divisa, passando al bianco (foto Instagram)
Che obiettivi avrai?

Sarò accanto a Gaviria. Partiremo da Mallorca e poi saremo al Tour of Oman e al UAE Tour. Poi vediamo come andrà la parte di stagione. Se parteciperò alla Tirreno-Adriatico e se andrò in Belgio. L’obiettivo stagionale è tornare al Giro d’Italia.

Che primo anno è stato insieme alla Movistar?

Positivo direi. Ho ritrovato la felicità nel correre in bici e questa era la cosa più importante per me. Ho dimostrato di avere ancora un buon livello e per questo sono contento. L’anno scorso avevo firmato per una sola stagione. Poi insieme alla squadra, ad agosto, abbiamo parlato e ho prolungato per un altro anno. 

Cimolai (a destra) correrà ancora in supporto a Fernando Gaviria nel 2025
Cimolai (a destra) correrà ancora in supporto a Fernando Gaviria nel 2025
Cosa vi siete detti?

Loro erano contenti di come mi fossi inserito, sia a livello sportivo che di gruppo. Sono soddisfatti di quanto fatto anche al di fuori delle gare, avevano bisogno di una figura esperta che riuscisse a dialogare con i giovani. Direi che ci sono riuscito, e in vista del 2025 ne sono arrivati tanti altri interessanti. 

Che stagione ti aspetti per la squadra?

Di crescita ulteriore. L’azienda Movistar ha rinnovato la sponsorizzazione fino al 2029, questo vuol dire che i ragazzi arrivati quest’anno avranno tempo e spazio per maturare e crescere con questi colori. Sulla carta questi giovani hanno tanto motore.

Il ruolo di Cimolai è di collante anche con i più giovani, qui con Milesi al Giro d’Italia
Il ruolo di Cimolai è di collante anche con i più giovani, qui con Milesi al Giro d’Italia
Personalmente come ti senti?

Motivato. Nella passata stagione ho trovato un ambiente sereno rispetto al recente passato. Più familiare e unito. Ho sentito che in me era riposta tanta fiducia, cosa che mi era mancata. 

Tanto che avevi pensato di smettere, e invece…

Prima di arrivare in Movistar ero stanco mentalmente, non fisicamente. Ero arrivato a un limite. Sentivo di aver fatto la mia carriera ed ero quasi pronto a smettere. Dico quasi perché sentivo che fisicamente potevo ancora dare qualcosa. Quando è arrivata la proposta della Movistar ho capito di avere davanti una bella occasione. Voglio smettere perché sento di aver dato tutto

Alla Vuelta a Castilla y Leon ha riassaporato il sapore del podio, secondo dietro Ewan
Alla Vuelta a Castilla y Leon ha riassaporato il sapore del podio, secondo dietro Ewan
Com’è stato correre accanto a Gaviria?

Non facile all’inizio. Il mio ruolo di ultimo uomo richiede che ci sia tanta fiducia tra me e lui. E’ una cosa da costruire nel tempo. Al Giro è mancato qualcosa e per questo voglio tornare, per riscattarci. 

Hai avuto anche i tuoi spazi.

Non sono mancati. Peccato perché nelle poche chance che ho avuto sono andato anche vicino alla vittoria. Alla Vuelta a Castilla y Leon sono arrivato secondo, mentre in Cina ho raccolto qualche buon piazzamento. 

Cimolai ha chiusa la sua stagione in Cina dopo 77 giorni di gara e con il sorriso ritrovato
Cimolai ha chiusa la sua stagione in Cina dopo 77 giorni di gara e con il sorriso ritrovato
Se guardi al 2025 cosa ti prospetti?

Vorrei migliorare in salita per restare al fianco dei miei compagni anche quando il gruppo si assottiglia. Ho già iniziato a lavorare con il preparatore in quest’ottica ma non sarà semplice. Per un velocista come me è importante non perdere il picco di potenza. 

Considerando che hai deciso di andare più forte in salita nell’epoca di Pogacar e Vingegaard…

Vero (ride ndr). Ma è una sfida, si può sempre provare e voglio farlo. Sto lavorando anche per migliorare sul peso, non perdere chili ma definirmi ulteriormente. 

Guardi oltre al 2025?

Certo. Se mi chiedete di guardare ancora più in là dico di no, ma vorrei arrivare a correre anche nel 2026. Come detto voglio smettere perché sento di aver dato tutto.

Narvaez va con Pogacar, ma non vuole solo tirare

22.12.2024
6 min
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BENIDORM (SPAGNA) – A un certo punto, in uno dei momenti sfaccendati del primo ritiro, Pogacar gli è andato vicino e ha chiesto di farsi un selfie assieme a uno dei pochi che nel 2024 lo abbia battuto. Narvaez lo ha guardato, ha sorriso e si è prestato per la foto. Quell’immagine non è venuta fuori sui social, ma varrebbe il primo premio per l’originalità. Che Tadej non avesse digerito lo… scherzetto delle ecuadoriano sul traguardo di Torino al Giro d’Italia si era capito da varie sfumature nelle sue dichiarazioni. Significò non prendere la prima maglia rosa e non poterla difendere per ogni santo giorno fino a Roma. Per cui averlo adesso come compagno di squadra rende tutto più singolare.

Dopo quella vittoria, Narvaez ci ha provato ancora, ma altre vittorie non sono venute. Un secondo posto a Nova Gorika, battuto da Aleotti nel Giro di Slovenia, e un quarto alla Vuelta. Sinché, il primo agosto è arrivata la notizia del suo passaggio dalla Ineos Grenadiers al UAE Team Emirates. Ventisette anni, 1,74 per 65 chili, Narvaez arrivò al professionismo nel 2017 grazie alla Axeon Bermans Hagen di Axel Merckx, assieme a Eddie Dunbar, Neilson Powless e ai fratelli Oliveira, che ha ritrovato nella nuova squadra. Passò nel 2018 alla Quick Step con qualche piazzamento interessante che gli valse l’interesse dello squadrone britannico, in cui è rimasto per sei stagioni.

Dopo sei anni alla Ineos, Narvaez approda alla UAE Emirates: contratto per due stagioni
Dopo sei anni alla Ineos, Narvaez approda alla UAE Emirates: contratto per due stagioni
Come va in questo nuovo mondo?

Sto bene. E’ il secondo training camp che facciamo con la squadra e mi sono sentito il benvenuto già da quello ad Abu Dhabi. Conosco molti dei miei compagni, che hanno corso con me in precedenza. Ho un buon rapporto con Matxin. Ci sono alcuni massaggiatori che conosco, quindi mi sono sentito il benvenuto e la verità è che in una squadra questo fa la differenza.

E’ tanto diversa dalla Ineos?

Mi sono sentito molto fortunato nella mia carriera sportiva. Quando sono diventato professionista, la Quick Step era grandissima. Aveva vinto tanto, all’epoca era la migliore squadra del mondo. Anche la Ineos, quando ci sono arrivato, vinceva ancora il Giro e il Tour. E ora sono qui, nella squadra numero uno. Riguardo alla tua domanda, fra le due squadre c’è pochissima differenza. Entrambe hanno aspetti molto buoni. Ottimo materiale, ottimi allenatori, cercano continuamente di migliorare e questo è un bene. Posso solo dirvi che una squadra sta lavorando a suo modo su un tipo di percorso e l’altra va per la sua strada, ma entrambe raggiungono lo stesso risultato che poi è vincere.

Che cosa ti proponi per questa stagione?

Crescere, continuare sulla strada intrapresa, magari con risultati migliori. Nel 2024 ho vinto e, come dissi l’anno prima, spero di fare un altro passo avanti. Che poi significhi vincere o fare bene, l’importante è continuare a lavorare sulla stessa linea. Quello che voglio è lavorare bene, ho un buon supporto nel team e questo l’ho notato subito. Quindi sono molto motivato.

E’ il 2018, Narvaez è appena passato con la Quick Step. Al Tour Colombia, tappa di Tambo, viene bruciato da Uran
E’ il 2018, Narvaez è appena passato con la Quick Step. Al Tour Colombia, tappa di Tambo, viene bruciato da Uran
Sai già quale ruolo avrai nel team?

Come si può vedere, non è un team in cui sia facile trovare tutte le opportunità che vuoi. Chiunque sia vincente, sogna di farlo il maggior numero di volte possibile, metterle in fila su una bacheca, ma qui è difficile. Quindi la mentalità è ovviamente di vincere, ma puoi farlo quando hai le tue possibilità. Nel resto del tempo, dovremo giocare tatticamente per far vincere un compagno di squadra. Penso che, almeno nelle gare in cui Pogacar non c’è, non abbiamo ancora un chiaro favorito o un leader designato e questo è positivo. Però non posso dire di essere un leader, dovrò guadagnarmelo. Altrimenti lo farà un altro.

Sai già qualcosa del tuo calendario?

Nella prima parte dell’anno, sono molto entusiasta di fare le classiche. Il pavé e poi anche le Ardenne. Quindi il Tour de France per sostenere Tadej Pogacar. Più o meno sarà così.

Come vive Tadej il fatto di avere per compagno uno dei pochi che sia riuscito a batterlo nella sua stagione migliore?

Eravamo a Dubai e mi ha chiesto di fare un selfie insieme, dicendo proprio questo. Ne abbiamo parlato, gli ho impedito di prendere la prima maglia rosa, ma penso che per me sia stata una giornata molto bella. L’arrivo di Torino era molto adatto alle mie caratteristiche, ne avevo parlato a lungo con il mio vecchio allenatore. Era uno scenario in cui potevi pensare a molte cose, ma non che mi sarei ritrovato da solo assieme a Pogacar.

A quale finale avevate pensato?

Potevano rimanere 20 corridori, potevano essercene 10, sarebbe potuto arrivare qualcuno da solo. C’erano molti scenari possibili e in ciascuno di questi io sarei stato adatto a quel tipo di traguardo. Ed è andata così. Ho vinto perché ero uno dei più veloci in quello sprint a tre (con Narvaez c’erano appunto Schachmann e Pogacar, ndr). E’ una vittoria che ricorderò a lungo.

Adesso che corri assieme a lui, come pensi che sarà Tadej come compagno di squadra?

Per quello che lo conoscete anche voi e per come sto iniziando a conoscerlo io, so che sarà un buon compagno. E’ sempre aperto, sempre gentile, sempre sorridente, sempre calmo. Quindi l’impressione è che sarà un buon compagno.

Hai detto che tecnicamente Ineos e UAE non hanno grandissime differenze, cosa si può dire del clima in squadra?

Non si può paragonare uno spagnolo con un inglese. Hanno una cultura diversa, fanno le loro cose in modo diverso. Quindi, in termini di sport, in termini di struttura, in termini di come fanno le cose, le due squadre sono simili. Cercano sempre di migliorare e cercano sempre di improvvisare per vincere gare e tutto il resto. Ma sul piano dei rapporti personali, qui c’è un altro calore.

Ti mancherà qualcuno della Ineos?

Forse il mio allenatore, Adrian Lopez, che si è comportato molto bene negli ultimi tre anni e mi ha portato alle gare con la condizione che serviva. Ma qui ho conosciuto una persona molto brava, che è lo stesso allenatore di Tadej Pogacar. Vediamo quindi come andranno i prossimi anni. Se andassi come lui (ride, ndr), potrei anche accontentarmi.

Le renne, i salmoni, l’aurora boreale e i piani di Zana

17.12.2024
4 min
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ALTEA (Spagna) – Dopo i primi cinque minuti a chiacchierare con Filippo Zana, veniamo a sapere che il vicentino e la sua compagna sono stati in vacanza in Finlandia. La curiosità è tanta. Perciò, mettiamo da parte per un attimo il ciclismo e diventiamo turisti da tastiera. Lui sorride e tutto sommato gli farà anche piacere non parlare di sella, pedali e tabelle.

«Ci piaceva l’idea di fare una cosa un po’ diversa – racconta – e soprattutto volevamo vedere l’aurora boreale. E’ stato bellissimo. Ogni giorno facevamo piccole camminate, in un giro che è partito da Rovaniemi ed è arrivato quasi a Capo Nord. I primi giorni era… freschino, intorno ai 10 sotto zero, poi è cambiato ed è risalito a 6-7 gradi sopra lo zero. E’ stato molto strano, lo diceva anche la gente di lì. Non potrei viverci, perché non c’è niente. A me piace la natura, è stato bello, ma fa buio dal primo pomeriggio, non ce la farei».

Filippo Zana, classe 1999, è professionista dal 2020. Nel 2022 è stato campione italiano
Filippo Zana, classe 1999, è professionista dal 2020. Nel 2022 è stato campione italiano

Alcol test di mattina

L’aurora l’hanno vista più di una volta e l’esperienza è stata completata da vari assaggi di tipicità, dal salmone alla renna, passando per varie preparazioni.

«Ho assaggiato tutto tranne l’orso – ammette Zana – mentre la renna la fanno in tutti i modi possibili. Ce ne sono branchi a perdita d’occhio. La fanno a spezzatino, ma anche il filetto. E i filetti sono anche quelli di salmone, che fanno anche in una zuppa alle erbe che è molto buona. E poi bevono molto, direi troppo. Basti pensare che ci hanno fermato alle 11 del mattino e mi hanno fatto un alcol test…».

Leader per caso

Fin qui le vacanze, durate per tre settimane, ma il clima del ritiro ci richiama all’ordine. Ci sono i massaggi che premono, una stagione da riassumere e una da ricordare. La ripresa degli allenamenti è passata per una prima settimana a dir poco blanda e per un aumento progressivo delle ore e della concentrazione.

«Il 2024 è stato un anno di esperienza – ricorda – mi sono ritrovato a fare il capitano al Giro d’Italia dopo la caduta di Dunbar. Inatteso, certo, ma mi ha insegnato tanto. Ho capito che se un Grande Giro non lo prepari, si soffre. Mi ha fatto crescere? Forse sì, ma è stato davvero duro, fisicamente e mentalmente. Ero partito per puntare a qualche traguardo parziale, ma se devi fare classifica, sei meno libero di muoverti. Per cui se dovessi fare nuovamente il Giro puntando alla classifica, quantomeno vorrei arrivarci diversamente. Abbiamo vissuto un giorno per volta, mentre per fare classifica serve un’altra programmazione».

Il Giro di Zana è stato un continuo tenere duro per salvare una buona classifica
Il Giro di Zana è stato un continuo tenere duro per salvare una buona classifica

Manca la vittoria

La sintesi è che in questo ciclismo che va a mille all’ora, prima si capisce di che pasta si è fatti e prima si trova il proprio posto. A stare nel mezzo del guado, si rischia di perdere la rotta.

«C’è stata un’accelerazione molto brusca da dopo il Covid – riflette Zana – e l’aumento di tutto è diventato esponenziale. Forse l’evoluzione maggiore l’ha avuta l’alimentazione. Ora tutti hanno il nutrizionista, mentre a sentire i racconti appena poco prima non c’era nulla di tutto questo. Unitamente alle preparazioni e ai nuovi materiali, questo ha fatto crescere le velocità e i ritmi. Basta guardare la media del Giro d’Italia, la più alta da anni.

«Per questo, per il corridore che sono e il modo in cui ho vissuto il Giro, avrei preferito andare a caccia di tappe. Mi è mancata la vittoria, ho fatto dei piazzamenti alla Vuelta, ma vincere è un’altra cosa. A volte serve anche fortuna, stargli dietro, essere più pronti. E ho capito che ormai non si va più alle corse per prepararsi. Quando attacchi il numero devi essere competitivo e arrivarci con la preparazione giusta, perché ogni volta trovi qualcuno che a quella corsa ci punta».