Juan Ayuso: un’altra giovane stella pedala con Dmt

25.02.2022
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Il promettente e giovanissimo spagnolo Juan Ayuso, al secono anno tra i professionisti con il UAE Team Emirates (è passato professionista a luglio 2021), ha scelto le calzature Dmt. 

Il corridore di Barcellona, classe 2002, ultimo vincitore del Giro d’Italia Under 23 e medaglia di bronzo ai campionati europei, ha già dimostrato nel corso delle ultime stagioni il proprio talento: una classe ed una forza che promette di regalare grandissime emozioni a tutti gli appassionati di grande ciclismo. 

Questa nuova e prestigiosa collaborazione è letteralmente “guidata”, come del resto avviene anche con tutte le altre partnership, da una comunione di intenti e di valori. Scegliere Dmt non significa difatti calzare esclusivamente un paio di scarpe, ma bensì optare per uno “strumento” che può agevolarti a raggiungere obiettivi molto ambiziosi. Dmt inoltre è in grado di garantire ai propri atleti un supporto costante, sia a giovani talenti – proprio come Ayuso – quanto ai campioni già affermati come Tadej Pogacar ed Elia Viviani.

Il giovane spagnolo si aggiunge alla schiera di corridori che corrono con ai piedi le scarpe Dmt
Il giovane spagnolo si aggiunge alla schiera di corridori che corrono con ai piedi le scarpe Dmt

Scarpa al massimo livello

«Ho scelto Dmt – ha dichiarato entusiasta Ayuso – perché penso che negli ultimi anni questo brand italiano abbia svolto un lavoro davvero pionieristico, e questo sotto moltissimi aspetti. Non solo per le scarpe… E’ stato facile per me scegliere. Volevo affidarmi ad un marchio estremamente innovativo e Dmt è stata senza dubbio la scelta migliore. In modo particolare, a colpirmi notevolmente è stata la qualità della scarpa: una calzatura specifica per il ciclismo che racchiude in sé tutto quello che serve, per essere considerata la migliore scarpa sul mercato. Un componente fondamentale, una volta in bicicletta, in grado di potermi aiutare a performare al massimo livello. Un “dettaglio” per me fondamentale».

Per Ayuso il feeling con le nuove scarpe è stato subito positivo
Per Ayuso il feeling con le nuove scarpe è stato subito positivo

«In questi tempi – ha continuato il giovane spagnolo – per vincere si cerca costantemente quell’uno per cento in più… il famoso “marginal gain”, che con Dmt sono sicuro di poter ottenere. Grazie ai materiali con cui la scarpa Dmt che ho in dotazione è realizzata, riesco a percepire una sensazione di grande comfort e, allo stesso tempo, di ottimale rigidità e leggerezza. Onestamente non ho alcun dubbio nel poter affermare che Dmt sono le scarpe più belle sul mercato!».

Dmt

Simone Raccani: «La Zalf un sogno, ora voglio riconfermarmi»

16.12.2021
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Con il 2020 da buttare a causa del covid, così lo aveva definito lui, Simone Raccani (al centro nella foto di apertura) ha sfruttato la stagione appena conclusa per mettere fieno in cascina. Il suo primo anno alla Zalf Euromobil Desirée Fior gli ha portato subito un successo prestigioso come quello di Capodarco ed era uscito in crescita dal Giro d’Italia under 23. Lo aveva dimostrato subito conquistando il gradino più basso del podio al Giro del Medio Brenta a metà luglio. Simone è nato a Thiene e da buon veneto preferisce i fatti alle parole, che come si dice: se le porta via il vento.

«Sono un ragazzo piuttosto introverso – ci dice Simone Raccani – inizialmente faccio fatica a legare con le persone.  Appena si entra in confidenza però non ho problemi a parlare e confrontarmi con nessuno».

Il 16 agosto Simone Raccani ha vinto il Gp Capodarco imponendosi in uno sprint a due contro Andrea Piccolo della Viris Vigevano
Il 16 agosto Simone Raccani ha vinto il Gp Capodarco
Dopo Capodarco che stagione è stata?

Positiva, ho ottenuto dei buoni piazzamenti nei primi dieci in tutte le gare disputate. Ho cavalcato il picco di forma che è arrivato dopo il Giro d’Italia under 23 al quale non ero arrivato in ottima condizione.

Come mai?

E’ stata una questione dovuta anche al cambio di squadra. Non sono uno molto espansivo e questo inconsciamente mi frena. Al Giro sono andato bene nel complesso, mi sono messo in mostra ma non ho mai avuto la gamba per lasciare il segno.

Come giudichi il tuo primo anno in Zalf?

Sono contento, intanto, di essere arrivato qui. E’ una squadra che ammiravo molto fin da bambino, nelle mie zone se corri nei dilettanti è normale sognare questa maglia. Vivo molto alla giornata, corsa dopo corsa, non mi piace fare programmi a lungo termine.

Simone Raccani al Giro U23 non è riuscito a cogliere la vittoria ma ha gettato le basi per una seconda parte di stagione importante
Al Giro U23, nella Fanano-Sestola, mettendo chilometri ed esperienza nelle gambe
Sei passato dalla Beltrami alla Zalf, perché?

Il covid ha complicato tutto, la squadra era lontana da casa, facevo fatica a sentirmi parte di un gruppo. Mentre con la Zalf siamo tutti vicini e ci alleniamo spesso insieme. Noi ragazzi della zona vicino a Marostica siamo 6-7 in totale.

Introverso ma tieni molto al gruppo…

Mi piace sentirmi parte di un qualcosa di grande, far parte di un meccanismo che funziona. Poi in gruppo gli allenamenti passano più velocemente e ci si conosce meglio tra compagni. Ci si sprona a vicenda ed aumenta anche la motivazione e riesci a dare il 100 per cento. In una squadra è fondamentale conoscersi per dedicarsi con tutte le proprie forze ad un unico obiettivo.

Hai già avuto modo di incontrarli in vista della prossima stagione?

Abbiamo fatto una riunione nei giorni scorsi, invece le prime pedalate insieme le faremo al ritiro all’hotel Fior.

Ad inizio luglio Simone Raccani è arrivato terzo al Giro del Medio Brenta dietro a Merchant Didier e Mulubrhan Henok (foto Scanferla)
Ad inizio luglio Simone Raccani è arrivato terzo al Giro del Medio Brenta (foto Scanferla)

Imparare dai più esperti

La Zalf è una squadra che tiene molto alla propria identità di gruppo. Questo lo dimostra con la grande qualità dei corridori che corrono nelle sue fila. Allo stesso tempo credono nella maturazione dei ragazzi, sono quattro i corridori elite che correranno la prossima stagione.

Gianni Faresin ci aveva spiegato l’importanza che hanno per loro i corridori più esperti, le sue parole sono state supportate anche da quelle di Zurlo. Ma per fare una prova occorrono tre indizi e Simone Raccani è la persona giusta cui chiedere.

Quanto sono importanti per un corridore giovane i consigli dei più esperti in gruppo?

Molto, sembra una banalità ma non è così. Non abbiamo le radioline in corsa ed avere un compagno che prende le redini della gara e ci dice come muoverci ci aiuta. Un esempio è proprio la mia vittoria a Capodarco.

Raccontaci.

Prima della gara ho parlato con Edoardo Faresin e mi ha spiegato il percorso dicendomi quando mi sarei dovuto portare davanti. Il finale era particolare, con il rettilineo in leggera salita. Così lui mi ha detto quando sarebbe stato meglio partire con la volata, in questo modo ho vinto agilmente lo sprint.

In allenamento come vi aiutano?

Guidano loro il gruppetto, conoscono meglio le strade e sanno che giri fare. I consigli più utili sono sull’alimentazione, cosa che poi si riflette anche in gara, ci ricordano di mangiare o impariamo da loro a fare le giuste dosi per le borracce.

El Gouzi, nome marocchino e grinta da scalatore

10.07.2021
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Intercettiamo Omar El Gouzi mentre è in altura, sul passo Foscagno, a preparare la seconda parte di stagione. Un inizio di stagione scoppiettante per il ragazzo di Peschiera del Garda, il quale ha colto numerosi piazzamenti in questi primi mesi di corsa. Conosciamo insieme il corridore ventunenne della Iseo Serrature – Rime – Carnovali.

Partiamo da lontano, tu sei nato a Peschiera del Garda, ma il tuo cognome non è italiano…

I miei genitori sono di origini marocchine, più precisamente di Agadir, sono venuti in Italia, sulle sponde del lago di Garda, 25 anni fa.

Quanto sei legato alle tue origini?

Molto, con i miei genitori sono andato spesso in Marocco, anche se ormai è dal 2013 che non riesco a tornare. Il motivo è legato al ciclismo, la mia famiglia è sempre tornata d’estate o d’inverno, in quel periodo però o sono in piena stagione o nel fulcro della preparazione. Ho intenzione però di tornare, quel che amo di più del Marocco è il calore che si respira per le strade.

El Gouzi è arrivato terzo nell’ultima tappa del Giro del Veneto (foto Scanferla)
El Gouzi è arrivato terzo nell’ultima tappa del Giro del Veneto (foto Scanferla)
Parlando invece del ciclismo, come ti sei avvicinato al mondo dei pedali?

Da piccolo nel mio palazzo dove abitavo c’era un bambino che andava in bici e quel mezzo mi ha subito affascinato, allora ho chiesto ai miei genitori di provare. Ho iniziato a correre con l’ultima gara della stagione con i G1 e sono subito caduto per battezzarmi al meglio (ride ndr). Ho corso fino alla categoria Juniores per l’Ausonia Pescantina, la squadra dietro casa mia, per me il ciclismo è sempre stato divertimento.

Quando hai intuito che sarebbe potuto diventare qualcosa in più?

Nel mio primo anno da juniores, quando sono stato il miglior giovane sia al Giro del Veneto sia in quello della Basilicata. Ho sempre pensato prima a divertirmi e a studiare, ho studiato agraria a San Floriano all’istituto Stefani-Bentegodi.

Terzo sul podio dell’ultima tappa del Giro del Veneto, dietro Romano che ha vinto e Zurlo
Terzo sul podio dell’ultima tappa del Giro del Veneto, dietro Romano che ha vinto e Zurlo (foto Scanferla)
E’ stata una prima parte di stagione intensa, vorresti raccontarcela un po’?

Sì, ho corso molto in questi mesi, anche per questo sono venuto in montagna, per ricaricare le pile. Il maggior numero di gare le ho disputate a giugno, ho corso: Giro Under23, dove ho concluso nono in classifica generale, il campionato italiano, in cui sono arrivato settimo e poi Giro dell’Appennino e GP di Lugano.

Per la seconda parte di stagione invece che obiettivi hai? E per il futuro?

Parteciperò sicuramente al giro della Valle d’Aosta che si terrà dal 16 al 18, poi subito dopo correrò in casa il Palio del Recioto a cui tengo molto. Il futuro è incerto per il momento, sicuramente punto a continuare così per attirare le attenzioni di squadre professionistiche e fare il salto, spero sia l’anno buono.

Nel 2019 ha corso con il Tirol Cycling Team
Nel 2019 ha corso con il Tirol Cycling Team
Che tipo di corridore ti senti di essere?

Sono uno scalatore, rispetto al mio peso e alla mia altezza (58 chili, 181 centimetri) vado forte anche in pianura. Anche quando il clima è avverso, vento e pioggia, me la cavo bene, questa caratteristica è fondamentale per un corridore e lo considero un mio punto forte.

Per concludere e per conoscerti meglio, raccontaci chi sei al di fuori della bici, cosa ti piace fare nel tempo libero?

Mi considero un ragazzo solare e tranquillo, mi trovo bene con tutti e gli altri si trovano bene con me, non mi piace stare fermo, questo si può notare. Quando ho del tempo libero mi piace passarlo con gli amici, sono tutti miei vecchi compagni dell’Ausonia con cui ho tenuto buoni rapporti, mi piace andare a mangiare fuori con loro, soprattutto un buon gelato.

Volchem al fianco di Ayuso alla conquista del Giro U23

26.06.2021
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Il mondo del professionismo ha da poco abbracciato un nuovo potenziale “fenomeno”. Stiamo parlando di Juan Ayuso che in questi giorni ha debuttato proprio in Italia nelle file dell’UAE Team Emirates in occasione del Giro dell’Appennino. Ci aveva aiutato a conoscerlo meglio Matxin, uno dei massimi dirigenti della formazione degli Emirati, in una nostra recente intervista che ci ha permesso di scoprire lati ancora poco conosciuti del giovane campione spagnolo. Prima di misurarsi con i grandi, Ayuso si è tolto la soddisfazione di vincere il Giro d’Italia U23 in maglia Colpack-Ballan dominando la gara dall’inizio alla fine e vincendo ben tre tappe.

L’importanza dell’integrazione

Per vincere una manifestazione così impegnativa come un Giro d’Italia, è fondamentale assicurare al proprio fisico un’adeguata integrazione prima, durante e dopo ogni tappa. La Colpack-Ballan di Ayuso si è affidata all’esperienza di Volchem, azienda padovana specializzata nella produzione di integratori alimentari, che da un paio di stagioni affianca la formazione bergamasca.

In passato Volchem aveva già avuto un’importante esperienza nel mondo del ciclismo. Nel 2001 era stata partner tecnico della Lampre-Daikin che proprio quell’anno aveva trionfato nella corsa rosa con Gilberto Simoni.

Rapporto fondato sulla fiducia

Andrea Volpato, responsabile marketing Volchem, ci ha raccontato come è nata la collaborazione con la Colpack-Ballan: «Un ruolo fondamentale l’ha sicuramente avuto Flavio Miozzo, uno dei direttori sportivi della Colpack-Ballan, che ho conosciuto ai tempi della Lampre-Daikin. Con lui si è instaurato fin da subito un rapporto di estrema fiducia che si è consolidato nel corso degli anni. E’ bastata una stretta di mano e dalla scorsa stagione siamo partner del team e devo dire che siamo molto contenti della scelta fatta».

Ayuso ha vinto il Giro d’Italia U23: la Colpack è sponsorizzata Volchem
Ayuso ha vinto il Giro d’Italia U23: la Colpack è sponsorizzata Volchem

I feedback degli atleti

La collaborazione con la Colpack-Ballan ha permesso all’azienda di stabilire un confronto costante con il team. «Ad inizio stagione forniamo agli atleti tutti i nostri prodotti – ci ha confidato Andrea Volpato – e in base ai loro gusti e richieste andiamo poi ad affinare la nostra proposta, in termini di barrette, gel, sali e più in generale di tutti gli integratori da noi prodotti. Per noi è importante lavorare con un team come la Colpack. I feedback ricevuti dagli atleti ci aiutano infatti a migliorare i nostri prodotti».
www.volchem.it

In viaggio con Matxin nel mondo di Ayuso, maglia rosa del Giro

08.06.2021
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Siamo sicuri che Ayuso non sia italiano? Magari qualche nonno… Matxin si fa una risata, ma la bandiera non cambia.

«E’ spagnolo – dice – ma l’ho mandato a correre da voi perché impari realmente la mentalità italiana. Correre con furbizia. Correre con intelligenza. Vedere le cose prima che succedano. Vedere che se uno ti attacca sulla cima dello strappetto e ti dà un minuto in discesa, anche se hai le gambe come è successo ieri, è un po’ tardi. Queste cose è importante che le capisca bene…».

La vittoria di ieri a Sestola, che ha reso a Juan Ayuso la maglia rosa (foto Scanferla)
La vittoria di ieri a Sestola, che ha reso a Juan Ayuso la maglia rosa (foto Scanferla)

A San Pellegrino Terme, dove… qualche anno fa Roberto Menegotto infilzò Beppe Guerini nel Giro d’Italia del 1992 che avrebbe premiato Marco Pantani, questa volta ha vinto Alois Charrin, francese ventenne della Swiss Racing Academy, alla prima vittoria di rilievo. La maglia rosa è rimasta invece sulle spalle di Juan Ayuso, che dopo la vittoria di ieri a Sestola, ha perso due secondi da Johannesen e Vandenabeele, ma resiste saldamente al comando.

In gruppo lo spagnolo del Team Colpack viene guardato con rispetto e crescente soggezione. E se il suo allenatore Inigo San Millan a inizio stagione ce ne aveva parlato come di un piccolo fenomeno, ci è venuta la curiosità di parlarne con colui che l’ha scoperto e portato alla Uae Team Emirates, dove approderà subito dopo il Giro d’Italia U24: lo stesso Matxin Joxean Fernandez, uno dei dirigenti del Uae Team Emirates.

Matxin è uno dei dirigenti del Uae Team Emirates: qui con Pogacar alla Vuelta 2019
Matxin è uno dei dirigenti del Uae Team Emirates: qui con Pogacar alla Vuelta 2019
Quando l’hai conosciuto

Quando era allievo. Io seguo tutte le categoria da una vita. C’era Carlos Rodriguez che vinceva tanto, mentre lui che aveva un anno in meno ogni tanto portava a casa le sue corse. Al secondo anno da allievo però ha cominciato a vincere tanto anche lui, così l’ho mandato in una squadra che mi ha sempre aiutato, che si chiama Club Ciclista Besaya-Bathco e sta in Cantabria, in cui correva anche Oscar Freire da junior.

E da junior sempre vincente?

Alla vigilia del primo anno l’ho invitato al training camp di dicembre con noi. Lo facevamo nella zona di casa sua, vicino Alicante. Era tutto a posto, ma due giorni prima mi telefona e mi dice che lo ha chiamato anche la Movistar per invitarlo al loro ritiro. Non sapeva cosa fare, perché aveva parlato sempre con me. E io gli ho detto: «Vai pure, così conosci altre squadre e altre mentalità. Va bene anche per te». Doveva stare con noi per due settimane, aveva un bel periodo di vacanze. Lui studia con il sistema inglese. Suo papà è responsabile di un’azienda americana e per un po’ l’ha portato a vivere negli Stati Uniti, per quello nella sua famiglia tutti parlano un inglese… perfettissimo.

Dunque è venuto da voi o con Unzue?

E’ stato un po’ con noi – sorride Matxin – quindi è andato alla Movistar per un paio di giorni e poi è tornato con noi. Raccontò che gli erano stati vicini, senza parlare mai di contratto. Così, quando ha cominciato a vincere le corse da junior, abbiamo fatto un test e abbiamo visto i suoi numeri.

A San Pellegrino Terme oggi vittoria del francese Charrin (foto Isolapress)
A San Pellegrino Terme oggi vittoria del francese Charrin (foto Isolapress)
Buoni numeri?

Ottimi, abbinati a un atteggiamento a livello personale e di attitudine personale, per cui sembrava un uomo fatto nonostante avesse 16 anni. Era già un ragazzo con molta intelligenza e con carattere. A quel punto, visto che sapeva anche vincere, gli ho detto: «Ci conosciamo da due anni e mezzo, se vuoi ora ti facciamo un contratto».

E lui?

Ha voluto sapere altro. Così gli ho spiegato: «Per me la situazione perfetta sarebbe fare la pianificazione sportiva della tua carriera. Non della tua carriera con noi, ma della tua carriera in generale». Per cui gli abbiamo proposto un contratto di cinque anni, in cui il primo sarebbe stato in una continental. Non una professional, per cercare di continuare la sua mentalità vincente. Andare alle corse per vincere, fare un passo intermedio prima di una WorldTour. «Non voglio che perdi la mentalità vincente, la grinta vincente».

L’ha accettato subito?

Ha capito. Voleva passare direttamente, ma sarebbe stato irrealistico pensare che potesse vincere subito. «Invece se vai a correre con gli U23 – gli ho detto – puoi controllare i rivali e avere ancora le aspettative e la prospettiva di vincere».

Quindi non ti stupisci che sia già così vincente?

Vi meravigliate voi – ghigna Matxin – io no!

Secondo San Millan è presto per definire i suoi ambiti.

Lui di base è uno scalatore. E’ un corridore che ha uno spunto di velocità abbastanza alto, tanto da aver vinto un campionato spagnolo in una volata di gruppo, perché ha anche una visione di corsa spettacolare. Abbiamo parlato di venire in Italia, perché volevo che imparasse il ciclismo italiano. A vedere le cose prima che succedano, a essere furbo, a posizionarsi bene.

Ayuso è venuto al Giro per provare a vincerlo, dice Matxin: farà il suo meglio (foto Scanferla)
Ayuso è venuto al Giro per provare a vincerlo: farà il suo meglio (foto Scanferla)
Perché la Colpack?

Ti dico la verità, questo non lo sa nessuno. La prima volta che si è parlato di squadra, lui doveva andare con Axel Merckx, come avevamo fatto con Narvaez, con Almeida e con Remco Evenepoel, anche se poi lui non ci è andato. C’è un bel rapporto con Axel, l’accordo di portargli alcuni bei corridori e Ayuso doveva essere uno di quelli. Ma Axel in quel momento non aveva squadra e così abbiamo deciso di sentire Valoti.

E lui?

Mi viene da sorridere. Lo chiamo e gli dico: «Ti do un corridore fatto così e così». E lui comincia a dire che non sa se hanno posto. Gli ho detto che non era una questione di spazio, che questo era un regalo.

Credi possa vincere il Giro U23?

Senza essere arrogante, credo che abbia i numeri per farlo. Quello è l’obiettivo di cui abbiamo parlato all’inizio: andare al Giro d’Italia per vincerlo. Poi passerà con noi e dopo andrà a correre il Tour de l’Avenir, ovviamente con l’aspettativa di fare il meglio possibile. Che vinca o no, dipende dalle circostanze, una caduta, un episodio. L’altro giorno per me poteva vincere anche la crono, se non gli si sposta la sella al primo chilometro… E’ già buono che non abbia subito danni muscolari pedalando con la sella all’insù, che gli avrebbero impedito di fare bene il giorno dopo. Credo che avrebbe vinto. E’ un corridore con livelli per fare bene tutto.

A San Pellegrino stasera la visita di Mauro Gianetti, general manager Uae Emirates
A San Pellegrino stasera la visita di Mauro Gianetti, general manager Uae Emirates
Si sa già cosa farà dopo il Giro?

E’ tutto definito per i prossimi cinque anni. Doveva fare l’Austria, che è stato cancellato. Andrò negli ultimi due giorni di Giro a parlare con lui. Farà corsette e corse WorldTour per scoprirne il livello. Non la Vuelta, ma San Sebastian, Plouay, Canada. Corse di un giorno e altre più piccole per vedere quale sia il suo livello.

Non sembra uno che abbia paura…

Sentite: ha una testa spettacolare. Una cosa che pochi corridori hanno. Non solo pensa come un campione, questo è un leader. Pensa come tale. Pensa per se stesso e per i compagni. Se deve dire una cosa, si prende la responsabilità. Non soffre la pressione e parte sempre per vincere. Godetevelo, è bello anche da seguire.

I giovani italiani e i grattacapi di Amadori

04.06.2021
4 min
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Il Giro d’Italia U23 si è aperto ieri con la vittoria di Andrea Cantoni e il secondo posto di Riccardo Bobbio, quindi molto bene per i colori italiani. Eppure se si guarda alla classifica generale non abbiamo molto da sorridere. Gli stranieri per ora hanno qualcosa in più. E il cittì Marino Amadori lo sa bene.

Pietrobon, Frigo e Zambanini

«Quel che si è visto alla Coppa delle Nazioni ha detto molto, bisogna avere pazienza e lavorare con i ragazzi che si hanno. Certo è che se continuano a passare i “primo anno” si crea un vuoto. Gli effetti della pandemia ancora si sentono, alcune gare sono saltate e se i nostri già andavano all’estero poco, negli ultimi due anni ci sono andati ancora meno.

«Pensando alla classifica generale non vedo un vero leader. Potrei dire Alessio Martinelli della Colpack, ma immagino che farà la spalla ad Ayuso. Può fare bene Andrea Pietrobon. L’anno scorso il corridore del Ctf ha fatto un buon Giro ed è in crescendo. Poi c’è Edoardo Zambanini della Zalf che lo scorso anno ha vinto la maglia bianca, ma in questa stagione non si è ancora fatto vedere. Sempre della Zalf c’è Gabriele Benedetti: bravo, ma quest’anno ancora un’incognita. C’è Matteo Carboni (Biesse Arvedi, ndr) che però si è un po’ nascosto e non è male. E Marco Frigo. Ecco lui potrebbe fare bene, ha una buona squadra, la Seg».

Tasto dolente della crono

Con il cittì si passa poi a parlare della lunga crono di Guastalla, 25 chilometri che avrà un gran bel peso sulla classifica generale.

«Per me non cambierà molto le sorti del Giro invece – ribatte Amadori – anzi… Quest’anno sarà un Giro per un corridore più completo e non per uno scalatore puro. Certo chi andrà forte a crono può finire tra i primi.

«Perché abbiamo deciso di farla così lunga. Innanzi tutto ringrazio gli organizzatori che l’hanno inserita perché credetemi non è affatto semplice organizzare una gara simile. Io comunque non l’ho disegnata, ma l’ho chiesta. Per assurdo neanche favorisce i nostri corridori, ma per chi vuol diventare professionista e vuol vincere le corse a tappe serve. Guardiamo il Tour de l’Avenir: una crono almeno c’è sempre. L’anno scorso c’era il prologo di 7 chilometri, più una cronosquadre di 27. E per fortuna che è stata messa, in questo modo tutti i nostri ragazzi si sono almeno dovuti adattare, altrimenti la bici da crono neanche l’avrebbero presa. Poi ci lamentiamo se all’italiano abbiamo solo 20 partenti. E’ vero che a poterla vincere sono pochi, ma è importante invece anche per gli scalatori che poi puntano alle corse a tappe».

Il discorso di Amadori non fa una piega. Basta solo pensare a Bernal domenica scorsa a Milano. Ha tenuto alla grande incassando in 30,3 chilometri poco più di 1’30” da Ganna.

Sarà un Giro per attaccanti, la squadra servirà ma non sarà la priorità
Sarà un Giro per attaccanti, la squadra servirà ma non sarà la priorità

Salite e squadra

La salita, anzi le lunghe salite caratterizzeranno la seconda metà del Giro U23. Senza dimenticare la frazione di Sestola però alla quarta tappa.

«Quella di Campo Moro per me è la salita più dura e anche la più lunga e credo possa incidere più di tutte.

«La squadra conta sì, ma non sarà decisiva. Primo perché si corre in cinque e poi perché per come è disegnato il percorso immagino che i protagonisti saranno costretti a prendere molta aria in faccia, sia se vogliono attaccare, sia se devono rincorrere. Insomma le castagne dal fuoco se le dovranno togliere da soli. La squadra semmai conterà di più nelle prime tappe pianeggianti. E chi vincerà dovrà attaccare da lontano.

«Non viviamo uno dei momenti migliori, ma con un po’ di coraggio anche i nostri possono fare bene».

Hayter sta male: «Garofoli, prepara la valigia. Vai al Giro…»

04.06.2021
3 min
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Due settimane fa ci aveva messo una pietra sopra. Il malumore per l’esclusione dal Giro d’Italia U23 si era posato e Gianmarco Garofoli aveva cominciato a concentrarsi sulle gare in nazionale: la Orlen Nations Cup in Polonia di fine maggio e la Corsa della Pace in Repubblica Ceca. Poi, come spesso accade, un compagno (Leo Hayter, fratello di Ethan che corre nella Ineos Grenadiers) è stato poco bene e il marchigiano del Team Dsm, originariamente prima riserva, ha preparato la valigia e in tutta fretta ha preso la via di Riccione. Dove ieri, mantenendo le faticose previsioni del cittì Amadori, ha tirato per 40 chilometri, cercando di rintuzzare la fuga partita da lontano che ha reso a Cantoni la tappa e la maglia di leader.

«Abbiamo dormito un po’ tutti – dice – siamo arrivati a 40 secondi dai primi e dispiace perché non siamo riusciti a fare lo sprint. Però per la classifica non abbiamo perso tanto, visto che davanti non c’erano grossi nomi».

Nella gara di Extra Giro a Meldola, Garofoli secondo dietro Verre e prima di Puppio
Nella gara di Extra Giro a Meldola, Garofoli secondo dietro Verre e prima di Puppio

Lavoro duro

Il Giro d’Italia non si improvvisa, ma il cambio di programma ha raddrizzato la stagione condizionata da tante corse cancellate e da un avvio in sordina fra Le Samyn, Piva e Belvedere. Quando si è capito che la mancanza di corse rendeva necessario aumentare i carichi di lavoro, Garofoli si è rimboccato le maniche e fra Giro di Romagna e le stesse Strade Bianche ha tirato fuori prestazioni all’altezza delle sue aspettative.

«Qua ci sono arrivato bene – dice – ma non come altri che hanno lavorato in altura. La settimana passata ho corso in Belgio, alla Ronde Van Limburg dove ha vinto Merlier. Mi sono staccato negli ultimi 7 chilometri su un tratto di pavé, ma ho lavorato tutto il giorno per il nostro velocista. Al Giro siamo venuti con Henri Vandenabeele, che l’anno scorso è arrivato secondo. Voglio stargli accanto per imparare qualcosa, dato che essendo stato a lungo riserva, le aspettative sono quelle che sono».

Al Giro di Romagna ha iniziato a conoscere Juan Ayuso, portento della Colpack
Al Giro di Romagna ha iniziato a conoscere Juan Ayuso, portento della Colpack

La scuola del Giro

Il ragazzo è ambizioso e non nasconde che l’esclusione iniziale dal Giro avesse lasciato una punta di delusione, in un anno lontano da casa in cui la semplice gestione della vita quotidiana, dalla cucina all’amministrazione della casa, si sta rivelando una grande scuola di vita.

«Purtroppo in Olanda e Belgio – dice – le corse continuano a saltare. Avrei dovuto fare la Fleche Ardennaise e il Circuit de Wallonie, ma era stato previsto che ci andassero gli uomini del Giro e io non ero stato ancora ripescato. Perciò cercherò di sfruttare il Giro al meglio possibile. Mi piacerebbe fare classifica, ma a un certo punto diventerà impossibile, perché dovrò lavorare lontano dall’arrivo. Ieri l’ho fatto dai meno 60 ai meno 20 e poi sono arrivato sesto nella volata di gruppo. Il finale era veloce e rischioso e il nostro velocista non ha voluto rischiare per il settimo posto, dato che davanti erano rimasti comunque in sei. Perciò tirerò. Cercherò di aiutare il capitano e di imparare da lui. E soprattutto voglio mettermi in mostra, anche agli occhi della squadra. A prescindere dal risultato, è ora che si veda quanto valgo».