Tra vittorie e speranze, Zurlo aspetta una chiamata

09.10.2022
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Quella di Matteo Zurlo è una stagione a due facce: la prima metà quasi nell’anonimato, senza squilli e anche con poche manifestazioni al suo attivo. La seconda più brillante, con anche qualche spunto degno di nota come al Giro del Friuli dove ha potuto anche “assaggiare” la leadership di classifica. Chi non conosce la storia del 24enne di Bassano del Grappa potrebbe rimanere interdetto da questo cambio di prospettiva, ma ci sono ragioni precise, drammatiche.

«A inizio gennaio sono stato investito da un’auto mentre mi allenavo – racconta il veneto – sono stato uno dei tanti vittime della disattenzione di chi guida. Mi sono fratturato due vertebre, neanche il tempo di rimettermi ed ecco che a marzo un altro automobilista mi viene addosso… Questa volta me la sono cavata “solo” con la rottura dello scafoide. Nelle prime gare non potevo non risentire di quanto avvenuto, per fortuna la ripresa fisica è stata completa e senza strascichi».

All’ultimo Giro del Friuli Zurlo ha vestito la maglia di leader, finendo 4° a 57″ da Vestringe (BEL)
All’ultimo Giro del Friuli Zurlo ha vestito la maglia di leader, finendo 4° a 57″ da Vestringe (BEL)
Nelle ultime settimane le cose sono andate in crescendo…

Sì, anche perché ho trovato percorsi più adatti a me. Mi reputo un passista-scalatore, sulle salite non troppo lunghe riesco a dare il meglio di me procedendo sul passo.

C’è stato un momento nel quale hai percepito il cambio di tendenza?

Al Giro delle Due Province di Marciana di Cascina a inizio luglio. Avevo vinto tanto nel 2021 ma quest’anno, per quello che è successo, il rendimento era inferiore. In Toscana sono tornato me stesso, andando via con altri 22 uomini dopo 30 chilometri e tentando l’azione di forza a 20 chilometri dal traguardo. Lì ho capito che tutto quel che avevo passato era definitivamente alle spalle.

La vittoria a Marciana (PI) ha ridato vigore a Zurlo dopo il doppio incidente d’inizio anno
La vittoria a Marciana (PI) ha ridato vigore a Zurlo dopo il doppio incidente d’inizio anno
La vittoria del Gran Premio di Conegliano ha fatto scalpore per com’è arrivata…

E’ stata una gara più combattuta di quanto si pensi. Sono partito a 85 chilometri dal traguardo pensando che qualcuno mi sarebbe venuto dietro, invece mi sono ritrovato solo e ho deciso di proseguire. Ho guadagnato rapidamente una quarantina di secondi e da lì ho continuato a spingere, a un certo punto avevo anche più di 3 minuti. Poi il gruppo si è riavvicinato, ma devo dire grazie ai compagni di squadra della Zalf che hanno fatto un grande gioco di squadra stoppando ogni attacco.

I tuoi risultati, considerando anche quanto fatto al Giro del Friuli (due volte terzo e alla fine ai piedi del podio nella classifica generale) sono anche un messaggio ai responsabili del team: Matteo Zurlo c’è ancora…

Non so che cosa succederà alla fine della stagione, io non ho un procuratore che curi i miei interessi, preferisco affidarmi a quello che so fare perché resto convinto che alla fine siano i risultati a smuovere gli interessi, sia quello che uno fa ad attirare le squadre e far capire che potresti essere utile.

Passista-scalatore, il veneto vanta una tappa al Giro del Friuli 2021 oltre alla classifica dei GPM
Passista-scalatore, il veneto vanta una tappa al Giro del Friuli 2021 oltre alla classifica dei GPM
Tu hai 24 anni, non hai paura che in questo ciclismo che consuma tutto così in fretta sia sempre più difficile trovare spazi?

Sicuramente lo è, ma se un corridore è sempre lì che lotta, che si fa vedere, che garantisce un impegno al 100 per cento io credo che sia giusto dargli una possibilità. Il ciclismo non è fatto solo degli Evenepoel o Pogacar, servono anche coloro che le corse le costruiscono. Per un giovane sicuramente farsi vedere è più facile al giorno d’oggi, ma io non smetto di lottare.

Che cosa ti aspetta ora?

Dopo le ultime gare di categoria punto alle prove venete allestite da Pozzato, vorrei far bene lì e mettermi in luce, far vedere che a quei livelli ci posso essere tranquillamente, poi vedremo il da farsi. Io comunque resto ottimista, in fin dei conti a 24 anni ho davanti a me ancora un bel po’ di stagioni.

Toneatti sul podio al Friuli, ora test WorldTour ed europei cross

09.09.2022
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Un terzo posto al Giro del Friuli che avvalora un percorso di crescita costante e fatto con giudizio. Davide Toneatti, alla sua prima stagione su strada, ha centrato il suo migliore risultato (finora) da quando è sceso temporaneamente dalla bici da ciclocross. Il friulano in forza all’Astana Qazaqstan Development Team è riuscito a raccogliere davanti al pubblico di casa un podio (foto in apertura Bolgan) da non sottovalutare. 

Toneatti è come detto in un anno d’esordio in questa specialità e dopo aver fatto esperienza in tre giri a tappe, Giro d’Italia under 23, Giro del Valle d’Aosta e Giro d’Alsazia, è riuscito a trovare una quadra e a fare classifica. Il suo anno nella squadra Kazaka si sapeva dovesse essere un’esperienza per cominciare un percorso per vedere se il talento che si è visto sul fango potesse essere portato anche su asfalto. La prima risposta è arrivata. 

Toneatti ha disputato il Giro del Friuli con la nazionale di ciclocross (foto Bolgan)
Toneatti ha disputato il Giro del Friuli con la nazionale di ciclocross (foto Bolgan)

Un anno positivo 

L’Astana ha aperto le porte al classe 2001 per provare su strada sino a fine anno, così come il suo contratto che al momento scade al termine del 2022. Davide però non sembra preoccupato, si rivede in una crescita costante che lo ha portato fin qui con una condizione progressiva e tante nozioni imparate di cui far tesoro. Il terzo nella classifica generale del Giro del Friuli dietro a Nicolò Buratti a due secondi e al belga Emiel Verstrynge a tre secondi, è una cartina tornasole notevole. Il bilancio dell’anno è positivo, la stagione ciclocross è alle porte e gli impegni importanti sono vicini. 

Che bilancio dai a questo Giro del Friuli?

Secondo me è più che positivo, perché come squadra eravamo andati lì con l’obiettivo non di fare classifica, ma di mettere qualche chilometro nelle gambe. Certo io ero motivato a fare bene, perché era la corsa di casa e ci tenevo molto, perché si passava proprio davanti ai miei familiari. 

Raccontaci un po’ le sensazioni delle prime tappe?

Ho visto già da subito nella cronosquadre che le sensazioni erano buone. Se poi si tiene conto che due ragazzi della squadra non avevano mai usato le bici da crono venendo dalla Mtb, non mi posso lamentare. Perché essendo con la nazionale di ciclocross non eravamo tutti stradisti. Già la crono è andata discretamente bene, meglio di quanto pensassi. Il giorno dopo conoscevo bene il percorso e mi son detto che se fosse andata via una fuga ci avrei provato. Per il gruppo era difficile tenere controllato e così è stato. 

Con l’Astana Qazaqstan Development il contratto è stato firmato per il 2022
Con l’Astana Qazaqstan Development il contratto è stato firmato per il 2022
Poi è arrivato lo Zoncolan…

Anche quel giorno ho avuto buone sensazioni. Il giorno prima avevo fatto fatica a stare in fuga. Però tutto sommato la gamba ha risposto bene e ho cercato di tenere duro il più possibile poi all’ultimo chilometro Lucca ha dato una bella accelerata. Io mi son ritrovato con Verstrynge che mi guardava, perché eravamo i due più vicini alla maglia al momento. Da quello che mi ha detto dopo, non sapeva ci fosse Buratti così vicino. Io avevo provato a farglielo capire ma nulla di fatto. Ci siamo guardati un po’ troppo nell’ultimo chilometro e abbiamo perso qualche secondo. Infatti a fine tappa eravamo tutti e tre racchiusi in tre secondi.

Provi rammarico a sapere che la vittoria della generale era a soli tre secondi?

Alla fine da una parte sì, ovvio, perché igli scenari possibili per rosicchiarli c’erano. A posteriori è facile dire che se avessimo preparato un po’ di più la crono magari la vittoria sarebbe stata ancora più vicina.

Le tre corse a tappe che hai disputato sono servite per trovare una quadra in quest’ultima?

Secondo me avere fatto tre giri a tappe come Giro d’Italia, il Giro della Valle d’Aosta e Tour dell’Alsazia, mi ha aiutato molto. Perché al Friuli ho sofferto molto di meno il correre per più giorni di fila. Cosa che invece al Giro U23 ho sofferto visto che era il primo e non avevo sensazioni con cui misurarmi. Poi penso che mi abbia fatto bene una settimana di stacco dopo l’Alsazia. La prima settimana di agosto sono stato una settimana senza bici. Adesso mi sento ancora bello fresco. 

L’esperienza nei vari giri a tappe è servita per arrivare pronto a questo Giro del Friuli (foto Valentina Barzi)
L’esperienza nei vari giri a tappe è servita per arrivare pronto a questo Giro del Friuli (foto Valentina Barzi)
Senti di essere portato per questo genere di corse a tappe?

Magari è un po’ presto per dirlo. Però aver visto questo miglioramento al Giro del Friuli mi dà fiducia. 

Dopo qualche mese in gruppo senti di aver trovato il feeling giusto con la strada?

Direi di sì perché sono riuscito a trovare ad un buon equilibrio con l’alimentazione anche post gara. All’inizio non era così semplice. Soprattutto nelle corse a tappe. Ho preso fiducia su come gestirmi con il recupero. All’inizio era tutto nuovo e facevo fatica. Nelle corse di un giorno invece non ho mai avuto queste difficoltà.

Quali sono i tuoi prossimi programmi?

Sarò a casa per altri cinque giorni. Poi andrò a correre al Giro della Toscana e la Coppa Sabatini, il 14 e il 15 settembre, perché mi hanno convocato per queste gare con il Team WorldTour per fare esperienza con i professionisti.

Ti sei posto degli obiettivi per questa ultima parte di stagione?

Sicuramente mi piacerebbe essere utile alla squadra. Ma sono curioso anche per aspetti semplici con cui ancora mi devo confrontare. Uno su tutti l’utilizzo della radiolina che non ho mai usato. E poi non so che gare farò di preciso dopo queste due, però comunque settembre è ancora tutto dedicato alla strada

Davide Toneatti ha disputato la sua prima stagione su strada con una crescita costante di risultati
Davide Toneatti ha disputato la sua prima stagione su strada con una crescita costante di risultati
Sei già partito con la preparazione per il ciclocross?

Non ancora, la bici non l’ho ancora toccata. Ho guardato il calendario e devo ancora delinearlo definitivamente. Il percorso dell’europeo è adatto alle mie caratteristiche. Ne ho parlato con il mio preparatore Claudio Cucinotta e abbiamo pensato che si possa arrivare direttamente fino all’europeo visto che ho staccato ad agosto e posso sfruttare la curva di questa condizione che sembra essere buona.

Ci punti molto a questo europeo?

Contando che sarà tra un mese e mezzo lo considero un obiettivo alla portata. La condizione c’è e mi sento pronto. Tra bici da strada a bici da cross non c’è tutta questa differenza di posizione che magari accusavo maggiormente gli altri anni che passavo da Mtb a ciclocross. 

Come ti sei trovato in questo anno all’Astana Qazaqstan Development Team?

Molto bene, sia con la squadra che con Orlando Maini che è stato la persona con cui mi sono interfacciato di più. Mi sono sentito accompagnato durante tutti gli appuntamenti. Speravo di raccogliere qualcosa in più a luglio e agosto. Guardandomi indietro posso affermare che ho accusato un po’ la stanchezza dovuta al fatto di aver tirato dritto dalla stagione del cross. Sono arrivato con le energie al limite e l’ho visto. Non ho fatto nessun risultato ma mi è servito come esperienza.

Cosa ti aspetti dall’anno prossimo?

Spero di concretizzare qualcosa. Facendo qualche risultato. Facendo tesoro di quello he ho imparato quest’anno. Dalle corse, dalle esperienze, degli errori che ho commesso e di fare un ulteriore step avanti. 

A gennaio scorso, Toneatti ha vinto il campionato italiano cross under 23 a Variano
A gennaio scorso, Toneatti ha vinto il campionato italiano cross under 23 a Variano
E invece sul ciclocross che obiettivi ti sei prefissato?

Prendendosi una pausa a metà stagione subito dopo l’europeo, penso che posso essere competitivo per gli impegni di gennaio con l’italiano, le due tappe di coppa del mondo e il mondiale. Essendo all’ultimo anno mi piacerebbe farmi vedere in ambito internazionale

Con Astana hai già firmato per anno prossimo?

Devo ancora firmare, il contratto era di un anno. Non mi piace parlare prima di aver in mano qualcosa ma me la vivo tranquillamente andando avanti con i miei obiettivi a testa bassa. 

Menegotto ritrova vittoria e sorriso: «ora il peggio è alle spalle»

06.09.2022
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Al Giro del Friuli, concluso domenica con un’altra vittoria di Buratti, era presente anche il Team Qhubeka. La continental, ridimensionata per le vicende di inizio anno, è ripartita con un progetto giovani importante ed inclusivo, come suo solito. Tra i corridori presenti in Friuli c’era anche Jacopo Menegotto (in apertura foto Instagram), al primo anno con la squadra di Daniele Nieri, che di recente ha centrato la prima vittoria stagionale al Memorial Tortoli. Jacopo è figlio d’arte, suo padre Roberto è stato anche lui un ciclista con un buon trascorso nei dilettanti (ha vinto il campionato italiano) e quattro anni di professionismo. 

Per Menegotto, quella del Memorial Tortoli, è stata prima vittoria in maglia Qhubeka (foto Instagram)
Per Menegotto, quella del Memorial Tortoli, è stata prima vittoria in maglia Qhubeka (foto Instagram)

Di nuovo il sole

Un bell’attacco sullo strappo finale di Laterina, in quegli 800 metri Menegotto ha picchiato duro sui pedali, spingendo lontano un inizio di stagione difficile. 

«Questa vittoria – racconta da casa sua a San Donà di Piave – mi ha dato consapevolezza. E’ stata come una liberazione, sono riuscito a lasciarmi alle spalle tutto il nero che ho visto. Dal punto di vista mentale Daniele (Nieri, ndr) mi è stato molto vicino e mi ha dato una grande mano, è stata davvero dura. In primis, però, devo ringraziare la mia famiglia ed i miei amici, in questi mesi sono stato parecchio a casa e loro mi hanno dato una grande mano. Non riuscire a fare ciò che ami è difficile, non dico che sia stato uno schock, ma una bella batosta sì. Sono stati parecchi i momenti duri, io sono uno che pensa  molto e in questo periodo mi sono rotto la testa, arrivando quasi a mollare del tutto. Se non l’ho fatto è proprio grazie a chi mi è stato accanto tutti i giorni».

L’inizio di stagione per Jacopo è stato molto complicato, con una mononucleosi a fermarlo per tanti mesi (foto Pettinati Communication)
L’inizio di stagione per Jacopo è stato molto complicato, con una mononucleosi a fermarlo per tanti mesi (foto Pettinati Communication)

Un male invisibile

Se si guarda agli impegni di Menegotto, si nota come il suo inizio di stagione sia costellato da continui periodi di fermo. In un ciclismo che si muove sempre più velocemente rimanere “ai box” non aiuta e Jacopo lo sa bene. 

«Ad inizio anno stavo male – dice con tono sommesso – più avanti ho capito di cosa si trattasse: mononucleosi. Un ostacolo difficile da superare che mi ha compromesso la prima parte di stagione. Mi ero posto l’obiettivo di ripartire dal Giro d’Italia Under 23, ma i valori sono tornati ad essere alti e sono rimasto fermo altri 20 giorni. Alla fine di tutto sono tornato in corsa solamente il 29 luglio al Kreiz Breizh Elites: una corsa 2.2 che mi ha aiutato a far salire la condizione. Non sono ancora al 100 per cento, faccio fatica a recuperare dopo le gare, anche per questo al Giro del Friuli non ho fatto il massimo. Tuttavia la stagione è ancora lunga e le gare sono molte, ci sarà anche la Ruota d’Oro e sappiate che sul mio calendario c’è un bel cerchio su quel giorno».

Il Team Qhubeka è una squadra con al suo interno tante culture differenti, una bella occasione per conoscere nuove storie (foto Instagram)
Il Team Qhubeka è una squadra con al suo interno tante culture differenti, una bella occasione per conoscere nuove storie (foto Instagram)

L’approdo in Qhubeka

Da questa stagione, si diceva, Jacopo corre nel Team Qhubeka, una realtà tanto diversa da quelle vissute dal ragazzo veneto. Una squadra internazionale con tanti corridori di lingue e culture differenti, un mix di tante esperienze e storie di vita.

«I miei compagni – racconta – sono ragazzi tranquilli e super gentili. La squadra ha una casetta a Lucca e molto spesso ci passiamo dei periodi medio-lunghi tra i vari impegni. Avere tante nazionalità al nostro interno, e tutte che arrivano da un continente così lontano come l’Africa è bello. Spesso quando siamo in casetta ascolto le storie dei miei compagni, è bello sentirli parlare e penso che a loro faccia piacere aprirsi e raccontare delle loro famiglie o della propria cultura. Ciclisticamente arrivano da un mondo molto lontano, quindi a volte tocca anche a noi, compagni più esperti, aiutarli e farli ambientare.

«In ritiro parliamo spesso di ciclismo e dei corridori del passato ed a volte ci sorprendiamo perché non conosco gente come Indurain o Bugno (dice con un mezzo sorriso, ndr). Sono molto propensi alla fatica, anche perché così lontani da casa sanno di giocarsi il “tutto o niente” per entrare nel ciclismo che conta. Questa caratteristica la si nota spesso anche in corsa o in allenamento». 

Daniele Nieri è diesse e collante di questa squadra, qui al Trofeo Piva ad inizio aprile
Daniele Nieri è diesse e collante di questa squadra, qui al Trofeo Piva ad inizio aprile

Un primo bilancio

Quest’anno si concluderà, per motivi anagrafici, l’esperienza di Menegotto tra gli under 23, che bilancio ne ricava alla fine di questa sua “esperienza”?

«Mah, un bilancio… Sicuramente avrei potuto raccogliere qualche risultato in più – risponde – non sono stato sempre concreto. Quando ho perso, però, mi sono confrontato con corridori che ora corrono in team WorldTour e sono campioni affermati. Come quando al Giro Under 23 del 2020 ho corso contro Milan e Pidcock. Senza voler strafare penso che un posto tra i professionisti posso ritagliarmelo, ho corso in tante squadre che mi hanno sempre permesso di crescere, in un modo o nell’altro.

«Quando ero in Biesse Arvedi, nel 2019 e nel 2020 – conclude – ho imparato ad essere autonomo. Prendevo il treno per andare ad allenarmi o per andare ai ritiri, imparando a vivere al di fuori della mia comfort zone. Alla General Store, lo scorso anno, ho trovato tanti amici. Uno di loro è Lucca, uno dal quale bisogna imparare la determinazione e la costanza: per arrivare al professionismo come ha fatto lui ci vogliono due spalle grandi così. Invece quest’anno, con la Qhubeka ho usato un po’ dell’esperienza fatta in Biesse, quando ero io quello lontano da casa. Ovvio che le proporzioni da fare sono enormi, ma sapere un minimo cosa si prova mi ha aiutato a legare con i compagni».

Colpito, ma non affondato: vince Buratti, Verstrynge resta giallo 

04.09.2022
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L’ultimo round, il momento in cui si tirano le somme, insomma, le battute finali. I conti da fare non sono molti, i tempi della generale sono stretti. Tra Emiel Verstrynge (Alpecin-Deceuninck Development Team) e Nicolò Buratti (Cycling Team Friuli), ci sono appena due secondi di distacco. E tra il leader belga e il terzo classificato, Davide Toneatti (nazionale italiana ciclocross, ma atleta della Astana Development), alla partenza dell’ultima tappa del Giro della Regione Friuli Venezia Giulia, i secondi che intercorrono sono tre. Sembra il finale ideale di un grande Giro, dove tutti i giochi sono ancora aperti e si lotta non solo per la tappa, ma anche per l’intera corsa.

L’ultima tappa del Giro del Friuli è partita da Trieste alla volta di Udine
L’ultima tappa del Giro del Friuli è partita da Trieste alla volta di Udine

Il via da Trieste

E’ una domenica di vero ciclismo: a Trieste fa caldo, ma il panorama è mozzafiato. Il gruppo parte forte di 136 unità e si dirige alla volta di Udine, attraversando prima le colline friulane. Il gruppo è nervoso, le squadre sanno che ci sono chiari interessi e non si muovono, se non alle spalle di coloro che hanno intenzione di fare la corsa.

Devono passare oltre 60 chilometri perché la prima vera fuga prenda il largo: sono 9 le unità, che non riusciranno però a guadagnare più di mezzo minuto sul gruppo. Sono in tanti a crederci, fino all’ultimo, sia tra gli uomini di classifica che tra i velocisti. 

Seconda vittoria per Buratti al Giro del Friuli dopo la cronosquadre di apertura (foto Bolgan)
Seconda vittoria per Buratti al Giro del Friuli dopo la cronosquadre di apertura (foto Bolgan)

Un solo secondo

A Udine il gruppo arriva dopo appena tre ore e un quarto di corsa, con una media di oltre 47 km/h. E’ Liam Bertazzo (Maloja Pushbikers) che rompe gli indugi nella città friulana e tenta l’allungo, tanto che per un attimo sembrava fatta. Ma al gruppo alle sue spalle non va bene. Arriva come un fulmine da dietro Nicolò Buratti, che sorpassa Bertazzo guadagnando metro dopo metro un discreto vantaggio. Al terzo posto si piazza Filippo Fortin (in apertura il podio di Udine).

E’ lui a vincere l’ultima del Giro del Friuli, ma non esulta, si guarda le spalle: saranno passati due secondi? Forse sì, lo credono tutti, anche la maglia gialla che sembra ormai accettare la sconfitta. I tempi per l’ordine d’arrivo ufficiale sembrano infiniti, ma il verdetto arriva: il friulano CTF è riuscito a guadagnare solo un secondo sul belga. E non prende la maglia gialla.

A Udine, Buratti ha preceduto Nicolas Gomez e Filippo Fortin
A Udine, Buratti ha preceduto Nicolas Gomez e Filippo Fortin

Da qui, uno schermo diviso in due: a sinistra, Verstrynge e tutta la Alpecin che esplodono in un grido di felicità, a destra il CTF che cerca di metabolizzare il secondo (un solo secondo!) che li divide dalla maglia gialla. 

Seconda vittoria

Fermiamo Nicolò prima che arrivi il verdetto della giuria e analizziamo insieme le cose, cercando di capire se ci sono o no questi due secondi.

«Conoscevamo il percorso – dice – abbiamo provato a far saltare il banco più volte, ma non è stato facile. Sapevamo dove avremmo dovuto attaccare e non avevamo alcun margine d’errore, considerato anche che non ci sono gli abbuoni».

Del resto però le cose oramai sono fatte, si cerca il lato positivo: per Nicolò Buratti e tutto il Cycling Team Friuli arriva la seconda vittoria al Giro di casa, dopo la cronosquadre iniziale e per il classe 2001 arriva anche la maglia azzurra, come leader della classifica a punti. 

Buratti non è riuscito a far saltare il banco della classifica per un solo secondo
Buratti non è riuscito a far saltare il banco della classifica per un solo secondo

La gialla e la bianca

Per Emiel Verstrynge invece maglia gialla e maglia bianca (riservata ai giovani): insomma, il migliore del Giro del Friuli, è lui. E’ contento, in fondo un po’ stenta a crederci.

«Sono molto contento di come sia andata la corsa – commenta – è una vittoria importante. Sono molto soddisfatto anche perché il livello di preparazione degli atleti belgi è molto alto, così come quello delle corse a cui partecipiamo come under 23. Questa vittoria mi dà molto morale, sono contento di esser riuscito a portare a casa la maglia gialla assieme a tutti i miei compagni, a cui devo molto».

Sul podio finale anche la maglia azzurra di Andrea Alfio Bruno, re dei GPM
Sul podio finale anche la maglia azzurra di Andrea Alfio Bruno, re dei GPM

Il sorriso di Bruno

Vi ricordate di Andrea Alfio Bruno, che avevamo lasciato sullo Zoncolan con un po’ di rammarico per la sua maglia verde? Ebbene, a Udine, torna a sorridere, perché grazie ai punti conquistati oggi, il leader dei GPM è nuovamente lui.

E’ stato un Giro friulano interessante. Osservare gli under 23, i giovani del ciclismo, è sempre una grande fortuna: hanno sì molto da imparare, ma anche e soprattutto tanto da insegnare. A Udine il sole sta tramontando dietro il castello, la giornata, l’ultima di corsa, sta finendo… e sapete ora che si fa? Si festeggia! 

Sullo Zoncolan il morso di Lucca: la vendetta è servita

03.09.2022
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Today is THE day, l’ora dello Zoncolan è arrivata. Alla partenza sembra una tappa come un’altra: c’è il sole, fa caldo, sembra una giornata estiva qualunque, ma nei visi dei corridori che si preparano c’è qualcosa di diverso. Che sia preoccupazione per l’arrivo in salita o la consapevolezza che si arriverà lì dove si è scritto un pezzo di storia del ciclismo, non è chiaro.

Lo speaker lo dice e lo sottolinea più volte: oggi si scala lo Zoncolan, ripercorrendo le strade che due anni fa Lorenzo Fortunato ha divorato, vincendo la sua prima tappa al Giro d’Italia. A Pavia di Udine le squadre arrivano in orario, salgono sul palco, si prestano a presentazioni e sorrisi in favore delle telecamere, poi si incolonnano.

Li guardiamo, si guardano a vicenda. Si cerca di trovare negli occhi degli avversari la determinazione di colui che ci tenterà e il timore di chi invece sa che oggi potrebbe non essere la giornata giusta.

Il gruppo ha affrontato lo Zoncolan da Sutrio, con l’arrivo ai piedi dell’ultima rampa
Il gruppo ha affrontato lo Zoncolan da Sutrio, con l’arrivo ai piedi dell’ultima rampa

Verde da difendere

Tra le decine di corridori che ci passano vicino, decidiamo di fermare Andrea Alfio Bruno (Parkpre Racing Team), in maglia verde. E’ concentratissimo (o forse un po’ teso?). Ci racconta di come sono andati questi due giorni e dice che le gambe sembrano rispondere bene. Conosce la tappa e ha ben fisso in mente il suo obiettivo: restare in verde. Dei GPM di giornata dice che punta al terzo, di seconda categoria. Sa di dover centrare la fuga per prendere quei punti, ma confida che la strada gli darà le risposte che cerca, le sicurezze di cui ha bisogno.

«I chilometri (e la media oraria) degli scorsi giorni – dice – iniziano a farsi sentire».

Andrea è consapevole che la tappa non è così semplice come può sembrare dall’altimetria, ma è determinato a fare bene.

Andrea Alfio Bruno vede sfumare la maglia verde: è sconsolato, ma forse se lo aspettava?
Andrea Alfio Bruno vede sfumare la maglia verde: è sconsolato, ma forse se lo aspettava?

Gialla in bilico

Diverso invece l’umore della maglia gialla, Matteo Zurlo (Zalf Euromobil Fior). Ieri l’ha detto: «Ce la metterò tutta, ma non è il mio campo». Ci parliamo, confessa di non aver mai corso prima sullo Zoncolan, ma che si sente bene. Sa che probabilmente, così come lo scorso anno, la maglia gialla sarà il ricordo di un giorno solo di corsa.

Tre, due, uno…si parte. Il gruppo pedala alla volta del chilometro zero, noi ci avviamo verso lo Zoncolan. All’altezza del rifugio Aldo Moro, la giornata calda e soleggiata di appena qualche ora prima, sembra un lontano ricordo: è nuvoloso, fa più freddo. Ma è maestosamente bello: è LA montagna. Qui si suda, si fatica, ma si conquistano le soddisfazioni più grandi. Per chi apprezza la montagna, oggi è semplicemente la giornata perfetta. 

Lucca ha da poco annunciato il contratto con la Bardiani: questa vittoria è un bel modo per brindare
Lucca ha da poco annunciato il contratto con la Bardiani: questa vittoria è un bel modo per brindare

Vince Lucca

All’arrivo dei corridori non manca molto, in perfetta tabella oraria arrivano i primi del gruppo. Timidamente, dalla linea dell’arrivo si vede sbucare il primo casco. Tra i massaggiatori che attendono i ragazzi c’è grande fermento, sebbene dalle ammiraglie sia già arrivata qualche indicazione.

E’ un casco bianco, poi si vede la maglia. E’ bianca. No sfuma nel blu. La massaggiatrice lo riconosce: è Riccardo Lucca, della Work Service Vitalcare Vega. E’ sorridente, appagato, soddisfatto… Ci mancherebbe, potrebbe dire qualcuno, è lui il migliore sullo Zoncolan (in apertura, foto Bolgan).

Si susseguono gli arrivi dei corridori, sono stanchi, cercano qualcosa per coprirsi, ma gli occhi non nascondono una certa gratificazione nell’essere arrivati fin lì. Mentre siamo immersi a guardare questo spettacolo, arriva Francesco Busatto (General Store), che all’amico vincitore, sorridendo, dice solamente: «Mi hai fatto arrivare di nuovo secondo»

Riccardo è contento: conosceva la salita, sapeva dove allungare poco prima dell’ultimo chilometro, ma non ci ha pensato due volte a giocarsi il tutto per tutto. Da come racconta è stata una giornata nervosa, con una caduta, una discesa veloce e poca collaborazione in salita. La montagna non fa sconti, sullo Zoncolan il prezzo è fisso e uguale per tutti: si può contare solo sulle proprie forze.

Gialla fiamminga

Tra chi si scioglie in abbracci, sbuffi, chi allenta la tensione della tappa regina del Giro, c’è chi è ancora concentratissimo, impegnato con lo sguardo a fare i conti. Nicolò Buratti (Cycling Team Friuli) termina terzo e conta i secondi per la maglia gialla, finché non arriva il comunicato ufficiale: il nuovo leader è Emiel Verstrynge (Alpecin-Deceuninck Development Team).

Più sconsolato, qualche metro più indietro si ferma Andrea Alfio Bruno, ancora in maglia verde e il nostro semplice fare domande è l’occasione per sfogarsi un po’. La maglia verde, il suo obiettivo, sfuma per pochi punti. E’ un po’ deluso, non ce lo nasconde, ma promette che domani ci riproverà.

Le squadre scendono in fretta, rimangono solo i tanti appassionati e i meccanici che, tra le nuvole che si infittiscono, sistemano le bici. Era una giornata che poteva andare diversamente? Forse no. E’ stata una giornata di grande ciclismo, la giornata della montagna regina del Giro. Da qui, è tutto in discesa, verso Udine.

Gran finale a Colloredo: Epis in volata e Zurlo ritrova il giallo

02.09.2022
4 min
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Secondo giorno di Giro della Regione Friuli Venezia Giulia, oggi da Fagagna a Colloredo di Monte Albano. Siamo tra le distese di grano friulane: il gruppo affronta il primo circuito, che li riporta nella cittadina di Fagagna, per poi proseguire alla volta di Piazza Castello, a Colloredo, dov’è posto l’arrivo.

E’ un arrivo mozzafiato: dai gradini del castello, posto dietro la linea di fine corsa, si può vedere il lungo rettilineo finale e poi lo strappo, a metà del quale terminerà la seconda tappa. Un arrivo che il gruppo ha modo di provare, se così si può dire, due volte, grazie al secondo circuito che li fa transitare sotto lo striscione dell’arrivo per un totale di tre volte. 157 i chilometri totali, e 1.670 i metri di dislivello. 

Una giornata calda e soleggiata, che vede una fuga di giornata animare il gruppo: diversi gli atleti che hanno cercato di allungare e anticipare il gruppo, uniti poi in un unico gruppo che ha proseguito con un vantaggio stabile, oltre il minuto e mezzo. A 25 chilometri dall’arrivo sono 9 i corridori a fare il ritmo, a 10 chilometri il vantaggio supera i due minuti.

Arrivo a Piazza Castello di Colloredo, la fuga passa sotto il traguardo (foto Bolgan)
Arrivo a Piazza Castello di Colloredo, la fuga passa sotto il traguardo (foto Bolgan)

L’affondo di Epis

Dall’arrivo si vedono perfettamente le battute finali di oggi: nel gruppetto iniziano gli attacchi, ma è Giosuè Epis (Carnovali-Rime) a sferrare la pedalata decisiva, come lui stesso ci racconta a pochi minuti dall’arrivo.

«Sono contento di questa vittoria – dice – e sono davvero soddisfatto di non aver mollato, di averci creduto. Questa è la dimostrazione di quello che posso fare. L’ultima mezz’ora ho cercato di fare il furbo, di limare il più possibile perché sapevo che in volata avrei potuto essere il più veloce, quindi ho cercato di giocarmi bene le mie carte. Dedico questa vittoria alla mia determinazione, ma anche alla squadra, ai miei compagni e a tutti quelli che hanno creduto in me».

Giosuè, al termine della seconda tappa, guida anche la classifica a punti, indossando così la maglia azzurra. 

Una volata di forza e d’astuzia, per come Epis ha gestito il finale (foto Bolgan)
Una volata di forza e d’astuzia, per come Epis ha gestito il finale (foto Bolgan)

Il leader e lo Zoncolan

Con lo stesso tempo di Epis, a Colloredo, completano il podio Alex Vandenbulcke, per la Basso Team Flanders, e Matteo Zurlo, in forza alla Zalf Euromobil Fior. Non un nome nuovo quello di Zurlo per il Giro della Regione Friuli Venezia Giulia, che lo scorso anno a Tarvisio, aveva conquistato la prima maglia gialla. Un dolce ricordo insomma quello di Zurlo e le montagne friulane, di buon auspicio per domani, quando al Giro del Friuli, sarà la volta dello Zoncolan.

Matteo domani salirai sullo Zoncolan in giallo, come leader della classifica generale. Come gestirai la corsa? Proverai ad attaccare o cercherai di difenderti?

Sicuramente la difenderò: lo Zoncolan, e la montagna in generale, non sono il mio terreno, quindi non credo che attaccherò. Sicuramente però darò il massimo. Sono un passista, mi difendo in ogni salita. Proverò a fare lo stesso anche domani, nonostante in salite così lunghe soffra un po’.

Oggi invece com’è andata, quando hai iniziato a coltivare veramente il sogno della gialla?

Ieri con la cronosquadre ho ottenuto il terzo posto e sapevo che per essere in maglia avrei dovuto correre bene questa tappa. Centrare la fuga è stato fondamentale, motivo per cui ho lavorato per tenere chiuso, di modo che da dietro non potessero riprenderci. Ci siamo riusciti, siamo arrivati in volata…sono contento!

Matteo Zurlo della Zalf Desirée Fior veste la maglia di leader
Matteo Zurlo della Zalf Desirée Fior veste la maglia di leader

Il giro di boa

A Colloredo festeggiano anche Alex Vandenbulcke che, sebbene abbia terminato secondo, veste la maglia rossa come leader dei traguardi volanti, Andrea Alfio Bruno (Parkpre Racing Team) è il leader dei GPM con la maglia verde, mentre Emiel Verstrynge, dell’Alpecin-Deceuninck Development Team, domani partirà in maglia bianca, come miglior giovane del gruppo. 

Il Giro della Regione Friuli Venezia Giulia domani supererà il giro di boa, con la penultima tappa: 160 chilometri, da Pavia di Udine allo Zoncolan, che verrà affrontato dal versante di Sutrio, ripercorrendo la salita che i professionisti affrontarono nel 2021 in occasione del Giro d’Italia. Sarà dura, molto dura, ma un vero spettacolo per tutti gli appassionati.

Cycling Team Friuli profeta in patria: inizia così il Giro di casa

01.09.2022
4 min
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Siamo a Lavariano, nel cuore del Friuli Venezia Giulia, dove oggi i 150 partenti hanno corso la prima tappa del Giro regionale. Siamo in un piccolo paese, con poco meno di mille abitanti, attorniati, da una parte, dalle montagne, dall’altra, dal mare, e sullo sfondo, la festa del paese. Un clima festoso, allegro, come nella migliore delle storie del ciclismo. Una crono a squadre di 20,1 chilometri, essenza del ciclismo, con il lavoro di squadra al centro degli obiettivi. Sono trenta le squadre che ogni due minuti hanno preso il via: ultimi a sfilare maestosamente tra le vie cittadine, la squadra di casa, il Cycling Team Friuli, di Roberto Bressan.

Al via anche la Maloja Pushbikers, la squadra in cui corre anche Liam Bertazzo
Al via anche la Maloja Pushbikers, la squadra in cui corre anche Liam Bertazzo

Colpo di coda

Un inizio tranquillo: squadre che partono, altre che arrivano e le prime classifiche provvisorie che si iniziano a stilare. Tifosi che si spostano da un lato all’altro della strada per seguire sia le partenze, che gli arrivi. Il primo miglior tempo è quello della WAS KTM Graz p/b Leomo, che ferma il cronometro a 22’43”37. Nemmeno il tempo di segnare qualche altro risultato, che arriva un nuovo  miglior cronometraggio: è la Biesse-Carrera, che forte di quattro atleti, chiude la crono in 22’25”63.

Una vittoria che la squadra di Marco Milesi, con Belleri, Foldager, Garosio, Giordani e Villa, si vede in pugno fino alla fine, quando arrivano però i ragazzi del CTF al traguardo di Lavariano: un tempo semplicemente incredibile. Con una media di 55,543 km/h e un tempo di 21’42”98, il Cycling Team Friuli è l’unico a scendere sotto la soglia dei 22’. Seguono la Biesse-Carrera, appunto, con un ritardo di 42” e la Zalf Euromobil Fior, con un distacco di 47”.

Così il Cycling Team Friuli è piombato sul traguardo alla media di 55,543 (foto Bolgan)
Così il Cycling Team Friuli è piombato sul traguardo alla media di 55,543 (foto Bolgan)

Friuli, tutto studiato

Un successo in casa, acclamato da grandi e piccini che assistono alla corsa. Al loro arrivo le richieste di foto e autografi si moltiplicano, mentre lo staff della squadra friulana esplode in un abbraccio di gioia. Continua insomma il grande momento del CTF, che forte delle tre vittorie di Nicolò Buratti del mese scorso, archivia ora anche questa cronometro a squadre, dal valore, anche, simbolico.

«L’abbiamo provata – commenta il DS Andrea Fusaz – conoscevamo ogni singola curva e sapevamo di poter far bene. L’unica incognita era il meteo, temevamo potesse alzarsi il vento, cosa che per fortuna non è successa, permettendoci di correre tutti nelle stesse condizioni. Sono molto soddisfatto del risultato e anche dei secondi di vantaggio che siamo riusciti a prendere rispetto ai secondi classificati».

La prima maglia di leader del Cycling Team Friuli la veste Buratti, l’uomo del momento
La prima maglia di leader del Cycling Team Friuli la veste Buratti, l’uomo del momento

Orgoglio Buratti

Orgogliosissimo invece Nicolò Buratti, che passando per primo sulla linea del traguardo, è la prima maglia gialla del Giro della Regione Friuli Venezia Giulia.

«E’ stato un grande gioco di squadra – racconta – e vestire la maglia da leader qui a casa è una grande emozione. Al Giro del Friuli voglio fare bene: corro sulle strade dove mi alleno tutti i giorni, sono davvero contento. Tra qualche settimana andrò in Australia e questi giorni di corsa saranno sicuramente utili in ottica mondiale».

Domani non si scherza

Doppia maglia per il CTF che oltre a quella del leader della classifica generale, conquista anche la leadership nella classifica riservata ai giovani, con la maglia bianca sulle spalle di Bryan Olivo. E’ di Anders Foldager, in forza alla Biesse-Carrera, la maglia azzurra della classifica a punti; Matteo Zurlo, (Zalf Euromobil Fior), è il re dei GPM con la maglia verde, mentre Davide Dapporto (inEmiliaRomagna Cycling Team) veste la maglia rossa riservata ai traguardi volanti. 

Foldager della Biesse-Carrera ha conquistato la maglia della classifica a punti
Foldager della Biesse-Carrera ha conquistato la maglia della classifica a punti

Domani sarà la volta di una tappa molto interessante, e a raccontarcela è proprio Andrea Fusaz, DS del Cycling Team Friuli, che i posti li conosce bene.

«Domani – dice – sarà una tappa divertente. Tutti guarderanno l’altimetria, credendo che sarà una tappa facile, quando in realtà i vari strappetti potrebbero trasformarsi in insidie non indifferenti».

Un Giro del Friuli Venezia Giulia iniziato nel migliore dei modi, che sembra promettere quattro giorni di grande divertimento.

Pontoni 2022

Ciclocross fermo, ma Pontoni è già in attività

19.04.2022
5 min
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Che fine ha fatto Daniele Pontoni? Chiusa la stagione del ciclocross, del suo commissario tecnico non si era più sentito parlare, ma il grande campione friulano non si è praticamente mai fermato e già guarda al prossimo anno preparando i progetti necessari, senza dimenticare di dare un occhio ai “suoi” ragazzi delle giovanili friulane e soprattutto a quegli azzurri che ora sono impegnati fra strada e Mtb.

Il primo momento importante per Pontoni (nella foto di apertura dal profilo Facebook) è ormai imminente: il 1° maggio, nel consiglio federale, verrà esaminato il programma generale dell’attività ciclocrossistica, con tutti gli impegni previsti per la nazionale fra raduni e trasferte: «Ci abbiamo lavorato duramente – sottolinea l’ex iridato – stiamo definendo gli ultimi dettagli e poi presenteremo l’intero pacchetto. La situazione è invece decisamente più ingarbugliata per il gravel, ma il problema è che mancano dall’Uci indirizzi ancora chiari sull’attività e le sue regole, comunque anche su quel fronte non siamo rimasti fermi».

Pontoni Jesolo 2021
A fine agosto Pontoni conta di riavere tutti i suoi effettivi per un primo incontro (foto Billiani)
Pontoni Jesolo 2021
A fine agosto Pontoni conta di riavere tutti i suoi effettivi per un primo incontro (foto Billiani)
Quando inizierete a mettervi davvero in moto?

I ragazzi sono tutti in movimento nelle loro attività, sovrapporsi non avrebbe senso. A fine agosto prevediamo di fare un primo incontro con tutti gli azzurrabili, un ritiro prestagionale per una prima presa di contatto, poi a settembre-ottobre daremo il via all’attività.

Solitamente però, prima di ciò, si svolgeva qualche attività con la nazionale di ciclocross in altre discipline. E’ un’esperienza che ripeterete?

Aspettiamo di definire il tutto in sede di consiglio federale, ma l’intento è quello. Vorrei portare la nazionale Under 23 al Giro del Friuli, mentre per gli juniores vedremo in base a quel che faranno i ragazzi, alla loro attività e agli impegni che avranno, anche come nazionale.

Analizzando questi primi mesi di attività fra strada e Mtb si nota che chi viene dal ciclocross sta ottenendo risultati decisamente notevoli, qualsiasi altra disciplina svolga. E’ una conferma del valore del ciclocross e dell’attività che avete fatto in inverno?

Si può leggere in entrambe le direzioni. Il ciclocross fa bene alle altre discipline come le altre discipline fanno bene al ciclocross, come la strada è utile per la pista, la Mtb per la strada e così via. Tutte le attività se fatte con criterio possono portare benefici anche oltre i loro confini. I miei ragazzi si stanno mettendo in luce in linea con quello che avevano fatto in inverno e questo non può che farmi piacere.

Pontoni Giro Friuli
Il Giro del Friuli U23 potrebbe essere teatro della prima uscita della nazionale di ciclocross
Pontoni Giro Friuli
Il Giro del Friuli U23 potrebbe essere teatro della prima uscita della nazionale di ciclocross
E’ pur vero però che, rispetto agli anni scorsi, si nota una crescita decisa proprio di coloro che hanno svolto l’attività invernale…

Non è merito solo mio, c’è uno staff che mi affianca e soprattutto c’è grande confronto con tutti i miei colleghi, da Celestino per la Mtb ad Amadori e Sangalli per la strada. Anche con Salvoldi ci siamo sentiti, si sta ambientando ed anzi posso dire che la sua categoria è quella alla quale guardo con più attenzione perché è lavorando sugli juniores che si deve costruire la nazionale del futuro, come anche sugli allievi, ma in questo caso il discorso è un po’ diverso, deve passare attraverso il centro studi e una disamina attenta delle caratteristiche dei ragazzi per capire quali possono essere le discipline a loro più confacenti.

Sei rimasto sorpreso dai risultati di Silvia Persico su strada? Ha una costanza di rendimento per certi versi clamorosa, con un numero importante di Top 10 conquistate…

Non sono sorpreso, anzi credo che sia stata anche sfortunata ed abbia raccolto meno di quel che poteva. Non mi stupisce nulla di quello che sta facendo, avevo capito sin dalla trasferta di Coppa del Mondo negli Usa qual era il suo potenziale. Silvia ha una determinazione e una volontà enormi, nessun traguardo le è precluso.

Persico Roubaix 2022
Silvia Persico in azione alla Roubaix: la lombarda ha colto 4 Top 10 e tante belle prestazioni
Persico Roubaix 2022
Silvia Persico in azione alla Roubaix: la lombarda ha colto 4 Top 10 e tante belle prestazioni
Conoscendola, secondo te emergerà anche nelle gare a tappe e lì dovrebbe curare la classifica o pensare alle tappe?

Sarei più portato a vederla emergere in qualche frazione, considerando che a cronometro deve ancora crescere, ma ripeto, con quel carattere non ha limiti, io penso che in un paio d’anni colmerà ogni lacuna e si prenderà grandi soddisfazioni, le top 10 diventeranno il minimo sindacale…

Non temi di perderla nel ciclocross?

Se non continua la minacciamo… Scherzi a parte, sarebbe inspiegabile visti i risultati e soprattutto i benefici che le stanno portando. So che non ha assolutamente intenzione di lasciarci e l’aspettiamo a braccia aperte.

De Pretto 2021
Davide De Pretto è un pallino di Pontoni: lo rivedremo nel ciclocross?
De Pretto 2021
Davide De Pretto è un pallino di Pontoni: lo rivedremo nel ciclocross?
Un altro che sta ottenendo risultati in serie è Davide De Pretto che conosci bene. C’è possibilità di rivederlo nel ciclocross?

Ne ho parlato a lungo con Luciano Rui con cui abbiamo condiviso tanti anni di attività. Mi auguro che si possa trovare la soluzione per fargli fare un po’ di attività invernale, di lui e di tanti altri ho parlato anche con Bennati.

A tal proposito, c’è un nome inatteso che vorresti vedere nel ciclocross?

Altroché, Alessandro Covi, stravedo per quel ragazzo mi piace tantissimo e sono convinto che potrebbe fare grandissime cose per le qualità che ha, sogno di riabbracciarlo nel nostro mondo. Mi piace come interpreta le cose e come spinge per migliorare sempre di più.

Dove ti vedremo?

Conto di essere a Roma per il Liberazione. Fra le varie gare ci saranno tanti ragazzi del nostro gruppo impegnati sul circuito romano, sarà un’occasione per riprendere i contatti.

Friuli, lampi d’Italia con Zurlo. E la Bardiani lavora

06.09.2021
5 min
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Si è concluso ieri a Pordenone il Giro del Friuli. Ad aggiudicarselo è stato il tedesco Jonas Rapp del Team Hrinkow. Fra i corridori che si sono messi in evidenza nelle tre tappe, Matteo Zurlo, della Zalf Desirée Fior, ha vinto la prima e si è portato a casa la maglia di miglior scalatore.

Fra i 33 team partecipanti, provenienti da tutto il mondo, sono spuntate anche la Bardiani CSF Faizanè e la Kern Pharma. La prima, guidata in ammiraglia da Mirko Rossato, ha schierato un team giovane ed affamato: Samuele Zoccarato, Enrico Zanoncello, Johnatan Canaveral, Fabio Mazzucco e Luca Covili. Ma nonostante la giovane età, la presenza di team professional ha rappresentato un’eccezione cui probabilmente dovremo abituarci.

Ci siamo fatti raccontare da loro com’è andato questo Giro del Friuli, organizzato, come negli ultimi quattro anni dalla Libertas Ceresetto. Hanno dato nuova linfa vitale ad una corsa importante e che grazie al presidente del team Andrea Cecchini ha ritrovato slancio internazionale. Apre le danze Zurlo, già sentito dopo la vittoria al Giro del Veneto di inizio luglio.

Zurlo in fuga con D’Aiuto nella prima tappa, ma staccherà anche lui (foto Bolgan)
Zurlo in fuga con D’Aiuto nella prima tappa, ma staccherà anche lui (foto Bolgan)
Cosa hai fatto dall’ultima volta che ci siamo sentiti?

Ho corso tanto – dice ridendo – diciamo che ho sfruttato il periodo di forma ed è da un paio di mesi che non mi fermo.

Ti sei tenuto in forma, facendoti trovare pronto per questo Giro del Friuli…

La prima tappa era il mio obiettivo, era la più adatta a me e mi sono lanciato, è andata bene. Poi vincere in una corsa internazionale come questa è sempre bello ed emozionante. Il parco dei partenti era numeroso e davvero competitivo. Mi sono messo in mostra, sperando di aver colpito qualcuno in positivo.

Tu hai corso anche tra i professionisti all’Adriatica Ionica Race, che differenze hai trovato?

In quel caso ero “immerso” nel mondo dei grandi ed il modo di correre è differente, ci si gestisce molto di più. Mentre nei dilettanti si corre sempre in maniera frenetica. In questo caso c’erano due squadre professional, Bardiani e Kern Pharma. Però è toccato a loro adattarsi ai nostri ritmi, quindi la differenza non si nota, come invece succede nel caso opposto.

A proposito, hai novità dall’ultima volta sul tuo futuro? Potrai far parte del mondo dei grandi anche tu?

Per il momento non ho offerte, spero di riceverne. Non ho fretta, se dovesse arrivare un’offerta però l’accetterei subito, ho voglia di mettermi in mostra, ma so che qui alla Zalf un posto per me c’è e da questo punto di vista sono sereno.

Bardiani al lavoro

Sentiamo, ora, uno dei team professional presenti alla corsa. Mirko Rossato ci parla della sua Bardiani e del loro futuro, lo intercettiamo di ritorno da una riunione in sede…

Come mai avete scelto il Giro del Friuli?

E’ una corsa molto competitiva, siamo contenti di essere venuti. La competizione era elevata, come giusto che sia in questo genere di gare. Non venivamo con obiettivi di classifica, volevamo mettere chilometri nelle gambe a corridori che hanno avuto meno spazio in altre occasioni.

Ultima tappa a Daniel Auer, austriaco classe 1994 (foto Bolgan)
Ultima tappa a Daniel Auer, austriaco classe 1994 (foto Bolgan)
Che effetto fa tornare in questo mondo?

Sono felice di aver rivisto vecchi amici e colleghi a cui sono molto legato. Poi è bello vedere corridori nuovi che altrimenti faresti fatica a notare, ci sono dei ragazzi interessanti, come Matteo Zurlo che ha vinto la prima tappa.

Vi aspettavate un livello così alto?

Mi aspettavo un modo diverso di correre, infatti è stato difficile per i nostri interpretare la corsa. Conta che la media nelle prime due ore era sempre intorno ai 50 all’ora. Ovviamente sapevamo del livello elevato, altrimenti non avremmo scelto questa corsa. E’ stato un bel banco di prova, ora abbiamo tanti appuntamenti da preparare per il finale di stagione in Italia, con il Matteotti, il Giro di Sicilia, il Lombardia, l’Agostoni…

Le maglie da sinistra. Giovani a Martinelli, scalatori a Zurlo, leader a Rapp, traguardi volanti a Stockman, punti a Puppio (foto Bolgan)
Le maglie da sinistra. Giovani a Martinelli, scalatori a Zurlo, leader a Rapp, traguardi volanti a Stockman, punti a Puppio (foto Bolgan)
Insomma, un finale intenso. E per la prossima stagione, è tutto pronto per il team U23?

Vogliamo scoprire i campioni di domani. Verranno aggregati al team professional, correranno le classiche della loro categoria, ma saranno trattati da professionisti. Faranno i ritiri con la squadra e potranno essere scelti e schierati nelle gare della categoria superiore, qualora lo meritassero. Un po’ come la Uno X, la squadra norvegese.