Giacomo Villa risponde al telefono mercoledì mattina, lo intercettiamo mentre sta uscendo per l’allenamento. A quasi tre giorni di distanza dalla sua prima Liegi-Bastogne-Liegi, terminata dopo 70 chilometri, l’emozione di essere stato alla Doyenne non è svanita (in apertura foto PRM x Bingoal). Sicuramente non se la sarebbe immaginata così, ma essere presenti in certe corse ha sempre un valore positivo.
«Riprendo oggi – racconta Villa – dopo due giorni di stop. Alla Liegi ho corso con la febbre, ho provato a tenere duro, ma è stato impossibile. L’idea era quella di mettermi comunque a disposizione della squadra ma sono durato 70 chilometri. Praticamente fino alla prima macchina dei massaggiatori. Il clima di freddo e pioggia trovato anche alla Liegi non mi ha aiutato, vista la settimana che abbiamo vissuto in gruppo».
Il freddo ha colpito
Villa era alla partenza anche della Freccia Vallone, corsa che hanno terminato solo 44 degli oltre 170 corridori partiti. Una settimana di freddo e pioggia che è culminata in una febbre che ha condizionato in negativo la prima Classica Monumento del giovane della Bingoal-WB.
«La febbre – continua – mi è venuta sabato sera, a poche ore dalla Liegi. Ho provato ad abbassarla con una tachipirina, cosa che ha funzionato in parte. Domenica mattina, il giorno della gara, stavo discretamente bene. Sensazione che è durata una manciata di ore, perché appena partiti si è rialzata subito. Ho pagato la settimana di freddo e pioggia che abbiamo preso in Belgio.
«Alla Freccia, corsa mercoledì, ho mollato solamente all’ultimo passaggio sul muro di Huy. Ero in una “terra di nessuno” perché mi trovavo insieme a Ulissi e due corridori della Quick-Step, a metà tra i primi 30 e gli ultimi 10. L’ammiraglia della formazione di Lefevere è arrivata e ha detto ai suoi ragazzi di fermarsi dopo l’arrivo, io ero indeciso su cosa fare e li ho seguiti».
Come stavi dopo la Freccia?
Bene, tanto che mi sono fermato in Belgio per preparare la Liegi. Giovedì abbiamo fatto un paio d’ore di allenamento, sempre al freddo, mentre venerdì dovevamo vedere il percorso della Doyenne, ma è stato impossibile.
Sempre troppa acqua?
Non ha smesso di piovere un secondo. Dovevamo fare i primi 30-40 chilometri per trovare il punto giusto per poi andare in fuga domenica. Venerdì pioveva così tanto che siamo riusciti a fare solo i primi 10 chilometri. Secondo me quella è stata la mazzata definitiva, tanto che sabato mi sono svegliato che ero barcollante e infatti la sera mi è venuta la febbre.
Anche se per poco hai corso la tua prima Monumento…
Sono rimasto affascinato, devo ammetterlo. La verità è che a inizio anno sapevo che in questa squadra ci sarebbe stata la possibilità di correre la Liegi ed è stato un mio obiettivo fin da subito. Raggiungerlo al primo anno mi ha fatto un immenso piacere, anche se non l’ho vissuta come avrei voluto.
E come avresti dovuto viverla?
Con la squadra eravamo d’accordo che sarei dovuto andare in fuga. Tanto che domenica mattina, nonostante le condizioni precarie, alla partenza mi sono messo in seconda fila. Diciamo che sono durato poco. Alla prima salitella mi hanno sfilato in 30 e sono finito a metà gruppo. Ogni chilometro che passava tra vento, pioggia e freddo perdevo posizioni. Così appena vista l’ammiraglia mi sono fermato.
Com’è stato vivere la Liegi?
In queste occasioni capisci quanto siano amati i grandi eventi. Rispetto ad altre gare, che sono comunque tanto frequentate dai tifosi, non c’è paragone. Ti senti come se tutti sappiano chi sei, chiedono autografi, foto…
C’era tanto pubblico nonostante la pioggia?
In quei primi 70 chilometri ogni volta che entravamo in un paesino trovavamo due muri di gente. Mi sa che in Belgio sono abituati a questo clima (ride, ndr). I tifosi sono scesi in strada armati di mantelle e ombrelli.
Allora l’obiettivo è quello di tornare?
Certo. Magari fare anche qualche altra semiclassica in quelle zone. Il team partecipa a tante gare del genere, soprattutto quelle con il pavé e devo ammettere che mi hanno intrigato parecchio. Speriamo che nel 2025 ci possa accogliere il sole.