Scaroni ritrova Scaroni e adesso punta a vincere

18.12.2021
4 min
Salva

Probabilmente non al livello di Baroncini, che è arrivato al professionismo dopo aver vinto il mondiale U23, ma anche Christian Scaroni si era presentato nel mondo dei grandi con le credenziali per lasciare il segno. La sua scelta, insolita per il periodo, era stata di andare a correre alla Groupama Continental: una decisione che il bresciano non rinnega, anche se la squadra francese, giunta al dunque, non gli diede la possibilità di salire nel WorldTour. E Scaroni dal 2020 è passato alla Gazprom.

«Negli ultimi 2-3 mesi – dice finalmente con un bel sorriso – ho dimostrato che le aspettative di partenza erano giuste. Il primo anno è stato faticoso, tra il Covid e la difficoltà di ambientarmi. Non me la sono passata benissimo. Non riuscivo a trovare più la personalità che avevo. Quasi non riuscivo a finire le corse e non sapevo come spiegarmelo. Poi finalmente ne sono venuto fuori e negli ultimi tempi mi sono ritrovato davanti nelle corse…».

L’ultima corsa di stagione è stata la Veneto Classic, chiusa al 10° posto
L’ultima corsa di stagione è stata la Veneto Classic, chiusa al 10° posto

L’hotel di Calpe ha la hall in penombra, con corridori misti a turisti del Nord che sorseggiano birre in continuazione. Fuori la temperatura si è abbassata, ma durante il giorno, si pedala a 18 gradi ed è proprio un bell’andare.

Come mai tanta fatica?

Serve pazienza. Non tutti si inseriscono bene, può servire un anno o anche due. C’è chi matura prima, chi dopo. Ma tornerei in Francia, perché mi hanno cresciuto come uomo. Mi hanno insegnato a essere un professionista e questo è stato decisivo per la mia maturazione. Ho imparato l’inglese e il francese. E’ stato un anno guadagnato.

Come hai fatto a sbloccarti?

E’ stato uno scatto mentale. Le persone intorno continuavano a ripetermi che ero sempre lo stesso, dovevo lavorare sull’aspetto mentale.

Ti sei rivolto a un mental coach?

Me l’hanno consigliato amici e compagni di squadra. Mi ha sorpreso, perché sono bastati due mesi di sedute. Adesso ho capito che la testa è la parte più importante del discorso, per cui spero di confermarmi e dimostrare che questo teorema è valido. Sono molto motivato.

Fatica alla Milano-Torino, chiusa dopo la 30ª posizione
Fatica alla Milano-Torino, chiusa dopo la 30ª posizione
Nel frattempo la squadra ha cambiato faccia…

Sedun ha portato la sua grandissima esperienza e sa quello che fa. Sembra che tutto stia migliorando e secondo me quando le cose iniziano a girare bene per tutti, arrivano anche i risultati.

Che impressione hai del nuovo capo?

Non lo conoscevo. Vuole coinvolgere i corridori e dare una bella spinta morale. Se prima rischiavo di sentirmi solo, ora capisco di fare parte di un progetto.

Che inverno è stato?

Ho staccato molto tardi, dopo la Veneto Classic, sono stato fermo circa tre settimane, con qualche giorno a Livigno con la ragazza. Un periodo di relax, poi ho ripreso piano piano con bici e relax. E qui in Spagna abbiamo cominciato a fare ore. Siamo arrivati il 4 dicembre, ce ne andiamo il 21.

Al Giro di Sicilia ha conquistato la maglia dei Gran Premi della Montagna
Al Giro di Sicilia ha conquistato la maglia dei Gran Premi della Montagna
Pensi di partire subito forte?

L’idea è quella, i primi tre mesi saranno importanti per confermare le sensazioni di fine stagione e puntare alla vittoria. Correre bene e ritrovarsi nelle prime posizioni. E’ tutto un fattore mentale. Rivedi la testa della corsa e ti viene anche più voglia di andare in bici. Comincerò alla Valenciana e poi a Murcia e tutto il blocco spagnolo. Poi penso che saremo a Laigueglia…

Non sono tanti 18 giorni di ritiro?

Probabilmente sì, ma si sta meglio qui che a casa. Con i compagni ti passa di più, conosci lo staff, si crea un ambiente bello. Anche se sei lontano da casa e anche se all’inizio non hai mai voglia di partire, una volta che ci sei, finisce che ti diverti…

Malucelli ritrova serenità, consapevolezza e volate

16.12.2021
5 min
Salva

A volte le cose succedono quando meno te lo aspetti e da un anno che più brutto non poteva essere salta fuori l’occasione da cogliere al volo. Per questo Matteo Malucelli è passato in un lampo dallo sconforto all’incredulità e ora ha addosso la carica dei tempi migliori. Intorno la notte di Calpe rende ancor più scintillanti le insegne natalizie.

Sfida raccolta

Nel grande hotel c’è un andirivieni di corridori con tute del Team Dsm e della Gazprom Rusvelo. Il romagnolo veste ancora quella dell’Androni con cui ha corso nel 2021. Venendo qui dopo l’allenamento con la squadra di Savio di cui vi abbiamo raccontato in apertura di giornata, abbiamo scambiato due battute con Alessandro Spezialetti, uno dei tecnici del team piemontese.

«Malucelli era un mio corridore – ha sorriso – quando ci parlate, ditegli che l’anno prossimo con Grosu lo facciamo a fettine…».

Matteo ascolta e sorride a sua volta, i due erano e sono in ottimi rapporti: «Gli piacerebbe – risponde – ma non ci conterei».

La sfida è raccolta. Quando il ciclismo è anche provocazione e goliardia, per gli appassionati saltano fuori motivi di interesse da ogni angolo.

Matteo Malucelli ha vinto a gennaio la prima tappa della Vuelta al Tachira
Matteo Malucelli ha vinto a gennaio la prima tappa della Vuelta al Tachira

Doppio Covid

Il passaggio di Malucelli alla Gazprom arriva dopo un periodo davvero buio. Il racconto fluisce che è quasi l’ora di cena.

«E’ stato un cambiamento improvviso – racconta – dopo aver fatto per due volte il Covid. La prima a ottobre 2020, mi fermai e lo lasciai passare. La seconda a febbraio 2021 ed ebbi fretta. Appena tornato negativo, sono andato in ritiro, poi alla Tirreno e poi… mi sono piombati addosso due mesi di fatica. Aver ripreso subito è stato un errore e il Covid mi ha presentato il conto. Non riuscivo a recuperare, la mattina mi svegliavo più stanco della sera prima. Non riuscivo a capire che cosa avessi e quanto sarebbe durato. Richeze, che l’aveva avuto due volte, mi spiegava che sarebbe stato durissimo uscirne.

«Ho cominciato a rivedere la luce a maggio con un paio di piazzamenti fra Ungheria e Francia e a quel punto il mio procuratore, Moreno Nicoletti, mi ha parlato dell’interessamento di Gazprom. A giugno ho deciso di cambiare. Lo abbiamo detto a Savio che, da persona rispettabile quale è sempre stato, mi ha detto di andare, come era già successo quando passai alla Caja Rural. E in pratica nell’anno più balordo, ho trovato la nuova squadra a giugno».

Nel 2019 e 2020 ha corso in Spagna alla Caja Rural
Nel 2019 e 2020 ha corso in Spagna alla Caja Rural

Signor ingegnere

Piace pensare che alla fine la vita restituisca quel che pretende e così per Matteo si è aperta una nuova porta nel segno di un’identità finalmente precisa.

«Ho parlato con Sedun (team manager della Gazprom, ndr) – racconta – e mi ha detto che la prima preoccupazione doveva essere guarire per bene. E così ora sono al punto di aver capito cosa devo fare da grande. Sono stato velocista puro. Poi mi sono messo in testa di tenere in salita e alla fine non ero più niente. Qui mi hanno chiesto di fare le volate e a 28 anni ho finalmente capito di cosa ho bisogno. Non ci si conosce mai abbastanza, ma l’aspetto della tranquillità è il più importante. So come fare per andare forte, so che facendo certe corse la condizione migliora. Non sono più al punto dei primi anni in cui restare senza squadra poteva sembrare un incubo. Mi impegno al massimo, ma se mi diranno o sentirò che questo non è più il mio posto, ho studiato Ingegneria Meccanica e so che fuori un posto per me da qualche parte c’è. Questo mi dà serenità e mi permetterà di lavorare nel modo giusto».

In maglia Androni, Malucelli ha centrato 11 vittorie. Qui all’Aragona nel 2018
In maglia Androni, Malucelli ha centrato 11 vittorie. Qui all’Aragona nel 2018

La legge della giungla

Si potrebbe chiamare atteggiamento consapevole, la capacità di dare alle cose il giusto peso e mettere ordine fra le priorità. E adesso la sua è lavorare, andare forte, vincere.

«Tornare velocista puro – dice – significa aver lavorato tanto in palestra a novembre, per riprendere la massa che avevo perso negli ultimi tempi. Essere velocista potrebbe sembrare facile, nel senso che devi arrivare in fondo e fare la volata: esiste solo quel modo per vincere. Ma allo stesso tempo è una grande responsabilità, perché dai miei risultati dipendono il bilancio e la tranquillità della squadra. Per questo sarà importante sbloccarsi subito, come l’attaccante che fa subito goal e poi non si ferma più. La testa fa tanto. Penso a Viviani nel 2021. Sei abituato a vincere, ogni corsa che non va ti toglie un pezzetto di sicurezza e al contempo fa aumentare quella degli altri che capiscono di poterti battere e magari pensano di poterti rispettare di meno. La volata è come nella giungla, vince chi sopravvive».

Il suo procuratore è Moreno Nicoletti: ha avvisato lui Savio dell’offerta Gazprom
Il suo procuratore è Moreno Nicoletti: ha avvisato lui Savio dell’offerta Gazprom

Un treno da costruire

Le idee chiare. E intanto, mentre ci salutiamo, racconta della serenità nella nuova squadra e della sorpresa nell’aver incontrato staff e compagni davvero alla mano e divertenti. Non aveva mai lavorato in un team russo, ma le esitazioni iniziali sono state spazzate via. Intanto ha parlato con Canola, il capitano in campo della squadra, e hanno individuato insieme un paio di compagni che potrebbero aiutarlo nelle volate. Il cantiere è aperto.

«Se vinci – sorride – la squadra si impegna di più e iniziano a crederci. Ecco perché voglio partire subito forte e arrivare ai finali senza ansia e con la carica giusta».

Fedeli 2021

Fedeli riparte dalla Gazprom, per cancellare il 2021

13.12.2021
4 min
Salva

Con il 2021 Alessandro Fedeli ha chiuso la sua esperienza alla Delko: 49 giorni di gara nell’ultima delle tre stagioni, i freddi numeri sono impietosi, con una sola Top 10 raggiunta, ma i numeri spesso non dicono tutto e nel suo caso porterebbero a conclusioni sbagliate. Il 25enne di Negrar è il primo “censore” di se stesso, tanto da definire senza problemi “schifoso” il suo ultimo anno, ma c’è un fattore da considerare: la crisi finanziaria che ha travolto il team francese.

Fedeli per sua fortuna ha già messo in tasca il contratto per la prossima stagione, approdando alla Gazprom Rusvelo. I tecnici russi credono molto in lui e hanno saputo andare oltre quei freddi numeri del 2021, è pur sempre l’uomo che dominò il GP Liberazione del 2018, che nelle sue prime due stagioni alla Delko aveva saputo conquistare 3 successi (senza considerare le difficoltà legate al Covid), insomma vedono del potenziale inespresso.

«Con loro mi sono messo d’accordo già ad agosto – racconta Fedeli – sapendo delle difficoltà del team francese: mi dispiace molto che le cose si siano chiuse così male, non m’importa neanche dell’aspetto economico considerando che la squadra è fallita, quel che mi ha fatto male è l’incertezza che ha regnato per tutto l’anno, permettendoci di fare poche corse e influendo sulla mia preparazione. Se ti alleni senza un obiettivo, se il calendario cambia di continuo è normale che il rendimento sia altalenante».

Fedeli Croazia 2019
Fedeli, qui sul podio in Croazia nel 2019, ha vinto 3 corse in maglia Delko, l’ultima al Limousin 2020
Fedeli Croazia 2019
Fedeli, qui sul podio in Croazia nel 2019, ha vinto 3 corse in maglia Delko, l’ultima al Limousin 2020
Pensi quindi che il tuo 2021 inferiore alle annate precedenti sia dipeso da questo?

Sicuramente, non ho mai avuto il colpo di pedale come dico io. Non sono mai andato realmente forte e certamente la testa ha influito molto. Bisogna mettere tutto quanto alle spalle, ripartire da zero mettendo da parte quanto di buono è venuto da questi tre anni.

Ce n’è stato?

Sì e questo non fa che aumentare il dispiacere. Alla Delko sono stato bene nei primi due anni, era davvero come stare a casa, un bell’ambiente. Io avevo ancora un anno di contratto e se non ci fossero stati i problemi che hanno portato al fallimento, sarei rimasto volentieri. Sono stati gli stessi dirigenti francesi che ci hanno lasciati liberi di trovare un’altra soluzione per fine stagione.

Fedeli Pantani 2021
Il veneto, nato nel 1996, quest’anno ha corso in azzurro al Memorial Pantani
Fedeli Pantani 2021
Il veneto, nato nel 1996, quest’anno ha corso in azzurro al Memorial Pantani
Passi così alla Gazprom, sai che i dirigenti russi hanno espresso parole molto lusinghiere nei tuoi confronti…

Mi fa piacere, so del loro apprezzamento e so che troverò un ambiente parimenti efficiente e accogliente. Dei corridori della squadra conosco Canola, con gli altri ci siamo spesso incrociati alle corse, soprattutto con gli altri italiani del gruppo. Penso che si creerà il mix giusto per tornare a crescere.

Tra l’altro passi alla Gazprom mantenendo le stesse bici che avevi alla Delko, la Look…

Sì, dovrebbe essere così e sarebbe una buona cosa, ma il team ci ha detto di aspettare per parlarne finché non saranno loro a ufficializzare l’accordo.

Sai già che cosa ti verrà richiesto?

Di programmi dobbiamo ancora parlare, quel che posso dire è che non ho mai avuto così tanta voglia di correre, di mettermi alla prova, di emergere, forse proprio per come sono andate a finire le cose nel 2021 e per quel brivido che ti scorre lungo la schiena quando lotti per la vittoria, cosa che mi è mancata. Molto dipenderà dal calendario, io comunque voglio farmi trovare subito pronto.

Fedeli Liberazione 2018
L’arrivo di Fedeli al Liberazione 2018, una vittoria di forza con 45″ sul gruppo
Fedeli Liberazione 2018
L’arrivo di Fedeli al Liberazione 2018, una vittoria di forza con 45″ sul gruppo
A ben guardare la tua ancor giovane carriera, sei un corridore che però emerge soprattutto nella seconda parte della stagione…

Effettivamente dall’estate in poi riesco a trarre il meglio, ma ho vinto anche nella prima parte, anzi nel 2019 in Ruanda conquistai il successo alla prima gara in assoluto della stagione. Dipende molto da che tipo di calendario faremo.

Preferisci le gare italiane o quelle all’estero?

Non ho dubbi, queste ultime. In Francia, ad esempio, sono gare molto più effervescenti, dove devi essere sempre sul filo, attento innanzitutto mentalmente. In Italia si va soprattutto sul fondo, la lotta è soprattutto nel finale, l’andamento delle corse segue più un copione prestabilito. All’estero mi trovo molto meglio, so che lì potrò ripagare la fiducia dei tecnici e sto lavorando già per questo.

Benfatto, da corridore a preparatore pronto per nuove acrobazie

27.11.2021
4 min
Salva

Lasciare il ciclismo a 32 anni e a 33 passare dall’altra parte della “barricata”. Da corridore a tecnico. E’ la storia di Marco Benfatto che ha deciso di appendere la bici al chiodo la scorsa stagione, di lasciare il completino da ciclista per vestire i panni del preparatore. Svolgerà questa sua professione in seno alla Gazprom-RusVelo.

Il veneto, una volta capito che non aveva grosse occasioni per continuare, ha deciso di trovare (e provare) nuove strade. Ma questi nuovi sentieri che sta iniziando a percorrere non sono del tutto sconosciuti per lui, in fin dei conti l’idea di fare il preparatore ce l’aveva già da un po’.

Per Marco ogni momento era buono per studiare
Per Marco ogni momento era buono per studiare

Da corridore a preparatore 

Marco studiava scienze motorie già da tre anni. Stando sempre in viaggio, seguiva l’università telematica eCampus.

«Esatto – afferma Benfatto – Ho sostituito Netflix con le dispense dell’università. Studiavo nei viaggi, negli hotel o a casa dopo gli allenamenti. Quello della preparazione è un mondo che mi ha sempre affascinato.

«Avrei potuto continuare un anno o due, ma visto che non c’erano delle condizioni contrattuali valide ho deciso di voltare pagina. Ho depositato la tesi e ad aprile la discuto. Ma ho già iniziato a lavorare come preparatore atletico, in più ho fatto dei corsi di biomeccanica e ho seguito il corso da direttore sportivo indetto dalla Federciclismo l’anno scorso».

«Per il resto tutto ciò è nato anche un po’ per caso. L’anno scorso ero con il mio procuratore, Moreno Nicoletti, ad una tappa del Tour e abbiamo parlato anche di queste mie idee, della mia voglia di fare un giorno il preparatore. Durante quel viaggio c’è stata una telefonata fra lui e Dimitri Sedun. Dimitri cercava un preparatore per la sua nuova avventura alla Gazprom ed eccomi qui…».

Nello staff dei preparatori della Gazprom, ci sarà anche Evgeny Popov e tutti loro faranno riferimento al centro di preparazione Modus Vivendi, diretto da Maurizio Mazzoleni.

Benfatto era una ruota veloce. Ha ottenuto oltre 20 vittorie tra i pro’ molte delle quali in Cina
Benfatto era una ruota veloce. Ha ottenuto oltre 20 vittorie tra i pro’ molte delle quali in Cina

Compagno e tecnico

A volte si chiude una porta e si apre un portone, quindi. Ed è quel che Benfatto ci ha più volte ripetuto nel corso della chiacchierata. 

Però non è facile passare in così breve tempo dall’essere corridore a tecnico. Dal condividere fatiche e spallate in gruppo a “dare ordini dall’ammiraglia” o dalla scrivania. Magari da una parte possono esserci dei vantaggi, come l’aver saggiato sulla propria pelle il ciclismo moderno, ma dall’altra possono esserci degli svantaggi, come farsi ascoltare dai corridori.

«Alcuni ragazzi che allenerò – dice Benfatto – sono stati miei compagni di squadra. Penso a Marco Canola con cui ero alla Zalf, a Giovanni Carboni in Bardiani e a Matteo Malucelli all’Androni... mi aspetto che mi aiutino. Ognuno adesso  ha il suo ruolo e va rispettato.

«Se conosco i caratteri di ognuno di loro? Dico piuttosto che bisognerà conoscerli di tutti e non solo di loro tre. Fare una tabella è facile, entrare nella testa del corridore è più difficile. Non bastano i numeri. Devi conoscere l’atleta e capire se va spronato o no».

Benfatto con Sedun, la nascita della collaborazione si è concretizzata a primi di settembre (foto Instagram)
Benfatto con Sedun, la nascita della collaborazione si è concretizzata a primi di settembre (foto Instagram)

Un lavoro di squadra

«Io comunque – riprende Marco – sono convinto che il team sia ben organizzato. Mi piace la mentalità fresca e giovanile di Sedun. Lui dà molta importanza ai dettagli, che sono poi gli aspetti che fanno la differenza nel ciclismo moderno. L’ho provato sulla mia pelle.

«Usiamo la piattaforma Training Peaks. E’ così che teniamo sotto controllo i nostri atleti. Ma non basta. Come detto, bisogna conoscerli e ai numeri si aggiunge sempre un messaggio per capire le sensazioni, le idee dell’atleta.

«E se non è sufficiente ci si parla proprio, ci si confronta. E non solo con me, anche con Popov, con i medici, i diesse. In Gazprom vogliamo lavorare come squadra, come gruppo».

Carboni riparte dalla Gazprom e dal Giro del 2019

26.11.2021
4 min
Salva

Un cambio di maglia per un cambio di vita, una sterzata. Qualcosa che dia nuovamente senso alla fatica. Così Giovanni Carboni ha aspettato che scadesse il contratto con la Bardiani e dopo quattro anni da professionista ha accettato l’offerta della Gazprom. La squadra russa, di cui abbiamo già parlato raccontando di Conci e Piccolo, ma anche con il manager Khamidulin e Dimitri Sedun, sarà la rampa del suo rilancio. Il quinto posto nella tappa di Guardia Sanframondi all’ultimo Giro lo ha in qualche modo riavvicinato al Carboni del 2019, che vestì la maglia bianca e fu quinto a San Giovanni in Rotondo, nel giorno che lanciò Masnada e Conti (in apertura con il romano in maglia rosa), e quarto a San Martino di Castrozza.

«Squadra nuova e vita nuova – dice il marchigiano – avevo già avuto l’opportunità di fare un bel salto proprio dopo quel primo Giro, ma non fu possibile. Questa volta invece sono arrivate alcune proposte e quella della Gazprom mi è piaciuta per il disegno che c’è dietro. Per l’età che ho, avere un progetto di crescita è quello che mi serve. Sono rimasto ben impressionato dalla filosofia russa. Tanti fatti, poche parole, cose chiare».

Il Giro del 2019 lo segnalò con la maglia bianca. Qui con Valerio Conti in rosa
Il Giro del 2019 lo segnalò con la maglia bianca. Qui con Valerio Conti in rosa
C’è già stato il primo ritiro, che cosa hai capito dell’impronta di Sedun?

Sembra di essere in una squadra WorldTour. Il lavoro è organizzato in modo sistematico, ognuno ha il suo ruolo e per noi corridori è più facile lavorare quando ci sono riferimenti precisi per ogni ambito. Se c’è confusione o ruoli sovrapposti, si rischia che non funzioni bene. Marco Benfatto sarà il preparatore, con un ruolo molto centrale. Siamo già suddivisi per gruppi di lavoro e io sono proprio con Sedun.

Vita nuova perché?

Voglio dimostrare che ci sono ancora e riprendere il cammino che si è interrotto dopo il Giro 2019. La mia aspettativa riparte da lì, dal modo e dalla testa con cui preparai quel Giro.

Giro d’Italia, passo Giau. Ma le cose migliori Giovanni le ha fatte nella prima settimana
Giro d’Italia, passo Giau. Ma le cose migliori Giovanni le ha fatte nella prima settimana
Il 2021 è stato un primo passo avanti?

Sono arrivato vicino a giocarmi il campionato italiano (Carboni è arrivato sesto, nel gruppetto con Moscon e Konychev, ndr), ma ero comunque al di sotto del mio livello migliore. Quello che è successo negli ultimi due anni è stato un insieme di cose. Ho avuto il Covid a inizio stagione, ma in generale ho bisogno di nuovi stimoli in un mondo che guarda solo ai più giovani e rischia di dimenticarsi degli altri. Io feci fatica a passare dopo sei belle vittorie fra gli under 23 e ora mi ritrovo in un’età di mezzo in cui è tempo di stringere, per fare la più lunga carriera possibile.

Se è solo un fatto di stimoli, bisogna partire da se stessi…

Ed è quello che voglio fare. Sapendo che dove non si arriva con il talento, si arriva con il lavoro. Credo che lavorando nel modo giusto, posso ricavarmi un bel ruolo. La quantità del mio impegno è sempre stata la stessa. Non saluto la Bardiani a mani vuote, posso comunque portare dei risultati in dote alla nuova squadra.

Alla Adriatica Ionica Race, arriva il quarto posto finale (stesso piazzamento sul Grappa)
Alla Adriatica Ionica Race, arriva il quarto posto finale (stesso piazzamento sul Grappa)
Cosa sai dei corridori che troverai?

Ho già corso con Fedeli alla Trevigiani. Gli altri italiani li conosco tutti e anche qualche russo con cui mi sono scontrato nelle categorie giovanili. Meglio di tutti però conosco Malucelli, lui di Forlì io di Pesaro. Ci unisce l’A14. E’ sicuro che per i vari viaggi divideremo pezzi di strada, magari ci troveremo spesso all’aeroporto di Bologna e per qualche allenamento o magari anche fuori dalla bici.

Di solito quando si hanno queste motivazioni, l’inverno è bello carico.

La squadra ci sta lasciando molto tranquilli fino al ritiro di dicembre in Spagna. Ho fatto le due dosi di vaccino e non è stato semplice riprendersi. Ora sto curando la base, fra bici e palestra, ma senza trascurare il divertimento. Ho scoperto la gravel, che mi permette di pedalare lontano dal traffico e con le misure e il manubrio da strada.

Per la preparazione invernale, Carboni ha scoperto la gravel. Le Marche sono il teatro perfetto
Per la preparazione invernale, Carboni ha scoperto la gravel. Le Marche sono il teatro perfetto
Le Marche sono lo scenario perfetto…

Sei in mezzo alla natura, abbiamo dei borghi bellissimi, boschi e chilometri di strade sterrate. Parto quasi dal mare e arrivo a Pergola, ai piedi del Monte Cucco. Davvero l’ideale. In attesa di andare in Spagna. In quei 20 giorni si lavorerà con tranquillità, tutti insieme. Pensando alla bici al 100 per cento e soprattutto al caldo.

Sedun alla Gazprom per un sogno chiamato WorldTour

25.11.2021
5 min
Salva

Dimitri Sedun è una fetta gigantesca del ciclismo russo. Lo segue dai tempi dell’Unione Sovietica alla Russia attuale, passando per il Kazakistan. Ma è anche un uomo di ciclismo ad alti livelli. Per 15 anni è stato una colonna dell’Astana.

Nelle ultime stagioni il team turchese aveva visto dei rimescolamenti e lui era rimasto fuori. Ma ecco che si è affacciata subito la Gazprom-RusVelo. Una scelta ponderata, dettata da molti fattori. Uno, a nostro avviso non secondario, è che Dmitri è un ottimo ponte fra russi e italiani, che sono un terzo dei corridori nel team.

Dmitri Sedun sarà team manager e diesse della Gazprom. Per molto tempo è stato all’Astana
Dmitri Sedun sarà team manager e diesse della Gazprom. Per molto tempo è stato all’Astana
Ciao Dimitri, come si è realizzato questo arrivo alla Gazprom?

Non saprei neanche da che parte cominciare! Il general manager, Renat Khamidulin, lo conosco da una vita. Quindi non c’è stato un primo contatto tra due persone che si devono conoscere e confrontare. Negli anni abbiamo sempre parlato, ci siamo scambiati idee sulle problematiche del ciclismo ex sovietico. Io ero libero, mi stavo guardando intorno. Volevo fare qualcosa di buono e abbiamo deciso di farlo insieme.

Si dice che tu voglia apportare dei cambiamenti, una sorta di “rivoluzione Sedun”: è così?

Non direi rivoluzione. La Gazprom è già una squadra ben organizzata. Semmai vorrei portare qualcosa di nuovo sul piano della gestione sportiva.

Ci fai un esempio?

Per esempio sulla programmazione delle gare e la conseguente preparazione dei singoli atleti. E soprattutto una cosa che voglio fare è che tutti i nostri corridori siano preparati all’interno della squadra. Non voglio allenatori esterni. I miei corridori sono allenati dai miei preparatori. Altrimenti devi coordinare tutto, c’è chi fa una cosa, chi ne fa un’altra. Per me è un passaggio fondamentale per la crescita della squadra.

Che poi è quello che fanno i team più grandi, vediamo la Jumbo, per esempio…

Eh – sorride Sedun – hanno copiato da noi! Dall’Astana… Vi ricordate che noi eravamo fortemente improntati verso i grandi Giri? Ebbene siamo stati i primi fare i ritiri di squadra, l’altura tutti insieme, a dividere i ragazzi in gruppi di lavoro… Poi andavamo a Giro, al Tour e ci dicevano: mamma mia come vanno gli Astana. Ma era frutto di una buona programmazione. 

Inizierai sin da questo inverno con questo metodo?

Sì, dal 4 dicembre saremmo a Calpe. Lì faremo dei gruppi e i conseguenti programmi di lavoro. Non siamo tanti come in una WorldTour e questo da una parte è più facile e dall’altra è più difficile.

Ti vedremo ancora in ammiraglia o avrai solo un ruolo dirigenziale?

Ammiraglia! Non scherziamo… Non è ancora tempo di scendere dalla macchina. E poi è importante per me stare in corsa. Lì ti rendi conto di molte cose, vedi meglio i problemi, conosci meglio i corridori.

Alla Gazprom-RusVelo un po’ come in Astana c’è parecchia Italia: come legano queste due scuole? Queste due mentalità?

Guardate – e ride – proprio ieri ascoltavo un comico che parlava dei russi che per la prima volta andavano all’estero. E diceva: noi siamo molto rumorosi, più di tutti. Però c’è chi ci batte. Gli italiani sono più chiassosi di noi. Loro fanno rumore anche sotto l’acqua! Segno che possiamo legare bene. Io ho passaporto russo e svizzero, ma l’Italia è la mia seconda patria.

Per Sedun Zakarin può dare ancora molto e aiutare a crescere il team
Per Sedun Zakarin può dare ancora molto e aiutare a crescere il team
Il prossimo anno sarai contento se…?

Più che il prossimo anno, sarei molto contento se nel 2023 riuscissimo a fare lo step più importante. E cioè diventare una WorldTour.

Il 2022 sarà quindi un anno di costruzione…

Sì, e non sarà facile. La prima cosa sarà avere la certezza da parte degli sponsor, ma serve anche uno sforzo da parte nostra per dimostrare che meritiamo e che siamo all’altezza di questo step.

Tra i tuoi corridori da chi ti aspetti un grande aiuto? 

Da Zakarin. Spero tanto che Ilnur possa far vedere quel che può fare perché per me non è affatto spremuto. E’ un corridore importante e io mi metterò su di lui. E poi c’è un bel gruppo di corridori che possono fare bene a partire da Conci. Nicola deve fare il salto di qualità che gli compete. Fedeli e Piccolo sono bravi. Ed è bravo anche il campione russo Nych, ecco: lui ha un gran motore.

Al Giro d’Italia ci pensate?

Per me sarebbe ottimo, ma sono anche realista: è molto difficile, ma non tanto per quanto riguarda noi, ma per la politica dei grandi Giri. Tra chi fa da sponsor e le regole Uci rispetto alle squadre delle singole nazioni (team italiani al Giro; francesi al Tour…, ndr) è davvero complicato essere al via. Volete la mia opinione?

Artem Nych è il campione nazionale russo. Classe 1995 è uno scalatore
Artem Nych è il campione nazionale russo. Classe 1995 è uno scalatore
Certo Dimitri…

Per me è sbagliato che i grandi Giri siano obbligatori per i team WorldTour. Sono stato in Astana per 15 anni e ne so qualcosa. Fare tre corse così in un anno è difficilissimo, anche per uno squadrone. Devi avere tanti corridori. Per me sarebbe meglio che le WorldTour facessero due grandi Giri e altre corse. In questo modo oltre ad avere meno “acqua alla gola”, libererebbero 3-4 posti per le professional e queste potrebbero avere più possibilità di crescere.

Ma magari le WorldTour hanno interesse a non farle crescere, a non far aumentare la concorrenza…

Questo non lo so, però sarebbe ottimo per gli organizzatori. Le professional darebbero più spettacolo, sono più motivate. Penso a 15-16 WorldTour e il resto professional, stabilite secondo le regole Uci.

Vedete – aggiunge Sedun – il mio progetto passa anche da questo, dall’avere una team che abbia visibilità. E’ così che si cresce. Sento dire: si deve partire dal basso. Non sono d’accordo. Serve una locomotiva, serve chi traina, chi va avanti e apre la strada. Se la Russia ha una grande squadra, poi man mano nasce la continental, cresce il settore giovanile, i ragazzini vedono i campioni…

Gazprom-Rusvelo, rivoluzione in corso. Il capo ci spiega

19.11.2021
4 min
Salva

Aria nuova alla Gazprom-Rusvelo, fra nuovi arrivi di corridori, tecnici e manager. A capo della struttura resta Renat Khamidulin, ma il rimescolamento di cui ora vi diremo fa sì che la professional russa di base nel bresciano abbia puntato su un netto rinnovamento. La prima battuta del “capo” arriva quando gli chiediamo se sia un po’ in vacanza oppure al lavoro.

«Quali vacanze…», dice. «Con tutte queste cose da fare, fai prima a morire che ad andare in vacanza!!».

Arriva Sedun

La sensazione è davvero quella del cantiere aperto e Renat è la persona giusta per guidarci all’interno della… rivoluzione.

«E’ cambiato tanto – conferma – a partire dai nuovi materiali che stiamo definendo in questi giorni e presto annunceremo. C’è l’arrivo di Sedun dall’Astana. Ci sarà Benfatto come nuovo preparatore atletico. Dall’Astana arriva anche il dottor Andrea Andreazzoli. E poi ci sono nove corridori nuovi in rappresentanza di sei Nazioni, fra Italia, Russia, Costarica, Russia, Norvegia e Repubblica Ceca».

Sedun sarà a capo della gestione sportiva della Gazprom-Rusvelo, collaborando con ds, preparatore e medico
Sedun sarà a capo della gestione sportiva della Gazprom-Rusvelo, collaborando con ds, preparatore e medico
Cosa porterà Sedun di nuovo dall’Astana?

Dimitri ha impostato la nuova programmazione, proprio collaborando con le figure chiave che compongono la squadra. Come appunto i corridori, il dottore, il preparatore e il direttore sportivo. Gli abbiamo dato tutti i poteri e stiamo già notando grandi cambiamenti. A qualcuno inizialmente tutto ciò potrebbe non piacere, ma si tratta di abituarsi.

Abituarsi a cosa?

A stare un po’ meno comodi. Dalla comfort zone non vengono fuori grandi risultati. Per rendere di più, bisogna mettersi in gioco.

E quale sarà il tuo ruolo?

Non seguirò più la parte sportiva né l’impostazione del calendario, ma dirò a quali corse è importante andare per fare bene e dove non dobbiamo andare. Devo seguire la parte amministrativa, i rapporti con gli sponsor e cose di questo tipo.

Fra i nove corridori nuovi c’è Conci.

Non mancano talenti che da giovani hanno dimostrato di valere tanto e poi hanno avuto un inserimento difficile nel professionismo. Conci è giovane, ma ha già una grande esperienza nel WorldTour accanto a Mollema. Ha risolto i suoi problemini e sono certo che farà il salto di qualità. Un altro da seguire è Alessandro Fedeli, che ha solo 25 anni e da U23 ha fatto vedere grandi cose. Non ha dimostrato molto, ma sono curioso perché ha un grande motore.

Per Fedeli poca attività con la Delko. Per fortuna ci ha pensato la nazionale. Ora alla Gazprom
Per Fedeli e la sua Look poca attività con la Delko. Per fortuna ci ha pensato la nazionale
Chi altri?

Un ragazzo che ha qualcosa di straordinario nel suo fisico: Andrea Piccolo. Può andare bene nelle gare di un giorno e nelle gare a tappe. Un ragazzo che lavora sul serio e ha capito di avere davanti una chance da cogliere, perché poi potrebbero non essercene altre.

Nel 2021 avete fatto un bel calendario.

Sicuramente. Abbiamo corso la Liegi, la Freccia Vallone. Per la prima volta il Catalunya e l’Amstel. Il Giro di Polonia. E’ mancato il Giro. Potrei dire che meritiamo di essere alla partenza, per l’organico e il livello. Abbiamo sette italiani e corridori che hanno vinto tappe al Giro, da Canola a Zakarin. Per certe scelte, non credo serva fare il conto delle vittorie, ma bisognerebbe analizzarne la qualità. Credo che anche quest’anno meriteremmo di esserci, anche se la scelta spetta agli organizzatori. Noi manderemo la nostra richiesta.

Lo scorso anno dicesti che Zakarin e Kreuziger sarebbero stati il riferimento per i giovani: ha funzionato?

Roman (Kreuziger, ndr) ha funzionato alla grande. Ha deciso di smettere a metà stagione per problemi fisici, ma è stato bravo a rimettersi in sesto e finirla. Quando c’era lui alla partenza, la squadra cambiava faccia, perché quel ragazzo ha un’esperienza fuori dal comune. Sono certo che sarà un ottimo direttore sportivo.

Il primo ritiro in vista della nuova stagione si è svolto a Rezzato, vicino Brescia (foto Gazprom-Rusvelo)
Il primo ritiro in vista della nuova stagione si è svolto a Rezzato (foto Gazprom-Rusvelo)
E Zakarin?

Ha avuto tante cadute e lo abbiamo fermato prima del tempo (dopo il Polonia, ndr), perché si resettasse e tornasse a fare le cose che ha sempre saputo fare. Il motore non l’ha perso e anche la testa è quella di chi ha ancora fame. E’ già tirato, pronto per cominciare.

Prossimo step?

Abbiamo finito quattro giorni fa un ritiro sul Garda per motivi organizzativi e qualche lavoro sulla posizione in sella. Il lavoro serio inizierà dal 4 dicembre a Calpe. Lì confido che si inizierà a vedere qualcosa di bello.

Kreuziger 2021

Kreuziger tra passato, futuro e i ricordi in Liquigas

18.11.2021
6 min
Salva

Roman Kreuziger è alle Canarie, per godersi una settimana di relax con la famiglia prima di tuffarsi nel nuovo lavoro. Ha appena terminato i corsi per il patentino da direttore sportivo e già è pronto a tuffarsi nella nuova avventura nella Bahrain Victorious, ma vuole anche dedicare più tempo alla moglie e ai figli, che in questi anni ha potuto vedere poco. Le voci dei bambini che giocano fanno da corollario alla chiacchierata nella quale si sente che Roman sta entrando in una nuova dimensione.

La sua decisione di chiudere a 35 anni era maturata da tempo: «Ci avevo pensato già nel 2020 quando la NTT si dissolse, ma poi la Gazprom mi offrì la possibilità di riprovarci ancora. E’ un bel team, mi trovavo bene e mi avevano anche chiesto di restare a livello dirigenziale, la mia decisione non è dipesa da loro. Solo che le gare non mi davano più quelle emozioni di prima, in questo ciclismo attuale non mi ci rispecchio più come corridore, posso fare altro, sempre restando nell’ambiente». 

Kreuziger Amstel 2013
Kreuziger in solitudine sul traguardo dell’Amstel 2013, con 22″ su Valverde e altri 14
Kreuziger Amstel 2013
Kreuziger in solitudine sul traguardo dell’Amstel 2013, con 22″ su Valverde e altri 14
Com’è nato il tuo sodalizio con la Bahrain?

Parlando in gruppo con Colbrelli e Consonni. Quando gli ho detto che avrei mollato e che alla Gazprom mi avrebbero tenuto come diesse, mi hanno detto che alla Bahrain cercavano qualcuno di supporto, mi hanno messo in contatto con Miholjevic, con il quale avevo corso negli anni d’oro della Liquigas.

In tanti hanno parlato dell’ambiente che si respirava in quel gruppo con enorme nostalgia: che cosa c’era di così positivo?

Amadio era stato bravo a costruire un team equilibrato, con leader e giovani che potevano crescere con calma. Io sono passato professionista con loro a 19 anni nel 2006 rimanendo per 5 stagioni e sono state emotivamente le più belle, c’era un ambiente familiare che ti spronava a impegnarti, quando vinceva uno vincevano tutti, si viveva in un clima di fiducia. Non è un caso se da quel gruppo sono usciti campioni come Nibali, Basso, Sagan

C’erano anche tanti che poi hanno continuato nel ciclismo a livello tecnico/dirigenziale, da Cioni a Gasparotto, dallo stesso Miholjevic a Pellizotti che ritroverai alla Bahrain. Pensi che ci sia un legame con quanto appreso allora?

Sicuramente. Io dico sempre che a quei tempi il mondo del ciclismo era fatto da gente che lo viveva con passione, senza paura dei sacrifici da affrontare. Ma la passione veniva prima di tutto. Oggi viene visto molto come un lavoro, ma c’è meno convivialità e questo pesa. Una volta si giocava a carte, si scherzava, si stava insieme, oggi appena in hotel tutti attaccati allo smartphone e non si parla più, non c’è contatto umano e su questo bisogna lavorare.

Kreuziger Nibali Liquigas
Kreuziger con Nibali alla Liquigas: due dei tanti campioni passati per quella magica squadra
Kreuziger Nibali Liquigas
Kreuziger con Nibali alla Liquigas: due dei tanti campioni passati per quella magica squadra
Come?

Bisogna fare gruppo. Questa era la forza di gente come Amadio e Rijs, sapevano creare il clima giusto, dal quale poi venivano i risultati. Avevi voglia di andare in ritiro, oggi molti ragazzi lo sentono un dovere e basta. Quelli che hanno lo spirito di una volta li riconosci. Pogacar non è un campione solo per il talento o le vittorie, sa fare gruppo, sa motivare i compagni, sta con loro. Se il leader appena finita la corsa si ritira in camera, qualcosa non va e lì deve essere bravo il manager a intervenire perché il collante fra i corridori è ciò che porta alle vittorie.

Facendo un consuntivo della tua carriera, sei soddisfatto?

Sono cosciente di aver dato tutto quel che potevo. Se guardo indietro, alle premesse dei primi anni, forse mi manca il podio in un grande giro, ma non posso certo dire di non averci provato. Ho avuto una carriera costante, che nel complesso non mi ha lasciato rimpianti.

L’Amstel del 2013 è il successo che ricordi con maggiore piacere?

La corsa olandese mi è piaciuta subito, ma quella che più ha influito su di me è stato il successo al Giro della Svizzera nel 2008: vincere a 20 anni una gara così prestigiosa, dopo essere stato secondo al Romandia, mi ha fatto capire quel che potevo fare, che ero uno scalatore adatto alle corse a tappe. Questo mi favoriva anche in un certo tipo di classiche, pian piano diventai anche un corridore da Ardenne, mi piacevano molto quelle corse e l’Amstel era fatta su misura per me, infatti vinsi nel 2013 e finii secondo nel 2018.

Kreuziger Svizzera 2008
Il ceko in azione al Giro della Svizzera 2008: in carriera Kreuziger ha vinto 15 corse
Kreuziger Svizzera 2008
Il ceko in azione al Giro della Svizzera 2008: in carriera Kreuziger ha vinto 15 corse
Che cosa ti è mancato per emergere anche in una corsa di tre settimane?

Non saprei definirlo con precisione, solo che se guardo me e Nibali, lui aveva quel qualcosa in più che gli ha permesso di eccellere, è quello che fa la differenza, non è solo questione di resistenza. Molti dicevano che avevo paura ad attaccare, ma io sapevo di che cosa ero capace e cercavo l’occasione giusta. Oggi per un diesse è molto più difficile capire come andrà la gara, come sarà impostata tatticamente perché si va sempre a tutta, è un modo di correre diverso.

Quando sei passato professionista eri giovanissimo, oggi è molto più comune passare a quell’età e molti dicono sia un male…

Perché oggi il ciclismo non ti dà i tempo di maturare con calma, io ho potuto proprio per quell’ambiente nel quale ho vissuto i primi anni da pro’. Guardate Evenepoel: è sicuramente forte, ma ha addosso una pressione enorme, tutta una nazione addosso e finora non riuscito a tener fede alle attese. Avrebbe bisogno di molta più calma intorno.

Pensi di aver influito con la tua carriera e i tuoi risultati sull’evoluzione ciclistica in Repubblica Ceka?

Io credo di sì, grazie a me e a Stybar il ciclismo da noi non è più uno sport di nicchia. Ma secondo me non bisogna neanche guardare al solo aspetto agonistico: oggi c’è molta più gente che esce in bici nel weekend, che affronta escursioni in gruppo, prima ci si dedicava al golf, ora si va in bici. Per me conta tantissimo.

Kreuziger Astana 2012
Kreuziger è passato pro’ nel 2006 dopo uno straordinario 2004: da junior vinse oro e argento su strada e argento nel ciclocross
Kreuziger Astana 2012
Kreuziger è passato pro’ nel 2006 dopo uno straordinario 2004: da junior vinse oro e argento su strada e argento nel ciclocross
La Federazione del tuo Paese, sapendo dei tuoi propositi di ritiro, ha pensato di coinvolgerti?

A dir la verità no, credo che lo abbiano saputo dai giornali… Io comunque già da tempo lavoro per conto mio per la crescita del ciclismo giovanile ceko, abbiamo un team di allievi e junior che seguo da qualche anno. C’è un responsabile e un preparatore che li curano, sono una decina di ragazzi. Prima erano di più, ma abbiamo visto che 18 erano troppi avendo poche persone e pochi mezzi a disposizione, io quando potevo uscivo con loro in bici perché so che pedalando si parla e ci si apre molto di più che a tavola. Li seguirò ancora, in base al tempo disponibile, ma ora prima viene la famiglia e il nuovo impegno con la Bahrain.

Inizia una nuova avventura…

Sì, è una bella sfida, già da quel poco che ho visto ho capito che gestire una squadra è qualcosa di molto diverso da quello che pensi quando sei un semplice corridore. Devo imparare tanto, ma sono pronto a farlo.

Piccolo volta la pagina e ha tanta voglia di ricominciare

12.11.2021
4 min
Salva

Racconta Andrea Piccolo che quando si faticava a capire quale sarebbe stato il suo futuro in Astana e senza troppi annunci aveva ricominciato a correre con la Viris Vigevano, l’accordo con la Gazprom era già nell’aria. Per questo le corse restanti fra gli under 23, dal secondo posto di Capodarco in avanti (nella foto Scanferla di apertura la vittoria di Collecchio), sono state il modo per riportare in alto la condizione e crescere di livello in vista della prima vera stagione tra i professionisti.

Sul podio di Capodarco, alla prima corsa del 2021, preceduto da Raccani e Tolio
Sul podio di Capodarco, alla prima corsa del 2021, preceduto da Raccani e Tolio

Basta dubbi

C’è poco da girarci intorno: il passaggio precoce di Andrea dalla Colpack alla squadra kazaka, il fatto che non abbia mai iniziato a correre, il problema dei valori sfasati dopo il Giro U23 del 2020 e poi il ritorno fra i dilettanti parlano di qualcosa che non ha funzionato, quantomeno a livello di comunicazione. Ora che tutto sembra finalmente alle spalle e che anche la nazionale, nelle parole del cittì Amadori, ha riaperto le porte agli under 23 professionisti, si può guardare avanti con altra fiducia. Di certo, rispetto alla chiacchierata che facemmo con lui due giorni dopo Capodarco, il tono di voce è molto più sicuro.

Andrea in questi giorni si trova in Romagna dalla sua ragazza, ma la prossima settimana lo aspetta il primo ritiro della Gazprom, come ci ha già raccontato Nicola Conci, per visite e burocrazie varie.

La squadra ha cambiato tanto, dall’organico ai materiali (in arrivo bici Look) fino ai vertici, con l’arrivo di Sedun fra i dirigenti (a lui va piuttosto un grosso in bocca al lupo, perché possa recuperare bene dalla frattura di tibia e perone).

Andrea Piccolo, Rino De Candido, 2° europei strada 2019
Nel 2019 Andrea Piccolo, qui con il cittì Rino De Candido, secondo agli europei strada
Andrea Piccolo, Rino De Candido, 2° europei strada 2019
Nel 2019 Andrea Piccolo, qui con il cittì Rino De Candido, secondo agli europei strada
Soddisfatto di come sono andate a finire le cose?

Direi di sì. Ho corso alla Viris Vigevano sapendo che nel 2022 sarei comunque andato tra i professionisti e quindi questi mesi mi sono serviti per lavorare. L’intera vicenda con l’Astana la definirei abbastanza traumatica, ma rifarei tutto allo stesso modo. I problemi erano di altro tipo e sono risolti.

Dopo questo ritiro sul Garda, a dicembre volerete in Spagna…

A Calpe a dicembre e cominceremo a mettere le basi. Non mi hanno fatto pressioni di alcun tipo, ma ho tanta voglia di fare bene.

Cosa pensi dell’apertura della nazionale U23 ai professionisti?

E’ la cosa giusta. Andavamo a correre e ci trovavamo in mezzo ad altri pro’. Eravamo i soli fuori dal coro e non credo che per qualcuno, per me almeno, sarebbe un disonore essere convocato nella nazionale under 23.

Che cosa ti ha insegnato l’esperienza dell’ultimo anno?

Che devo maturare tanto. Ma anche che nelle squadre siamo dei numeri, difficilmente si va incontro alle difficoltà degli altri. Ogni anno si azzera tutto, almeno nel professionismo.

Andrea Piccolo, Gp FWR Baron, San Martino di Lupari, 2020
Sarebbe dovuto passare professionista alla Astana dopo un solo anno alla Colpack, ma non ha mai corso con i kazaki
Andrea Piccolo, Gp FWR Baron, San Martino di Lupari, 2020
Sarebbe dovuto passare professionista alla Astana dopo un solo anno alla Colpack
Come si riparte con la preparazione?

Per ora in modo tranquillo, la prossima settimana seguendo qualche tabella. La cosa positiva è che dovrei continuare a lavorare con Maurizio Mazzoleni, che mi conosce bene. In attesa di ricevere il programma e il via libera a dicembre, comincio a portarmi avanti.

Si è molto parlato dei problemi per cui l’Astana ha preferito lasciarti libero.

Ma io non ho mai ascoltato troppo quello che si dice in giro, perderei troppo tempo. Quello che conta è che ho voltato pagina.

Che cosa ti sembra della nuova squadra?

E’ un bel progetto. Sono cambiate alcune cose ed è arrivato anche Sedun, che conosco dall’Astana. Per il resto, sarà tutto da scoprire. Cominceremo la settimana prossima.