Pensieri e parole di Elisa Balsamo da Gand a Wevelgem

28.03.2022
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Le donne iniziano nel pomeriggio. E mentre Hailu Girmay ha già messo Wevelgem nel mirino, una coppia russo-olandese – Gulnaz Khatuntseva e Anne van Rooijen – cerca visibilità e improbabile gloria con un vantaggio massimo di tre minuti. A De Moeren è la Jumbo-Visma a suonare l’allarme, ma non c’è vento: primo errore. E se Marianne Vos inizia a capire di aver perso troppo presto alcune compagne di squadra, nella testa di Elisa Balsamo e sull’ammiraglia della Trek-Segafredo, il piano inizia a prendere forma. La coppia di testa lotta ancora a lungo, ma a 65 chilometri dalla fine è riassorbita. E la corsa inizia…

«Oggi ho vinto la mia gara preferita – esclama Elisa Balsamo dopo l’arrivo – è un sogno che si avvera. Sono molto, molto felice».

Riavvolgiamo il nastro però. Non è mai bello svelare il finale, la storia merita un racconto meno frettoloso. Fuga ripresa, Gand sul punto di esplodere.

Kopecky all’attacco

Lotte Kopecky mette fuori la testa per la prima volta sul Baneberg e fiuta l’aria. La fuoriclasse belga attacca con Katarzyna Niewiadoma (Canyon), Anna Henderson (Jumbo-Visma), Marta Lach (Ceratizit) e Liane Lippert (Team DSM). La gente le aspetta, seguendo un po’ la gara degli uomini dai telefoni e bevendo birra.

Al primo passaggio sul Kemmelberg, Kopecky forza ancora, mentre dal gruppo sono arrivate anche Marta Cavalli (FDJ), Labecki (Jumbo-Visma) e Olivia Baril (Valcar). Lorena Wiebes, la velocista terribile, è uscita anche lei dal gruppo di testa, ma presto si arrenderà.

«Il Kemmelberg è stato duro e ripido – dice Elisa Balsamo, al settimo cielo – ma giro dopo giro le mie compagne di squadra mi hanno aiutato a rimanere in una buona posizione. Ed essere in una buona posizione su queste strade è molto importante. Dopo l’ultimo passaggio lassù, abbiamo deciso di arrivare allo sprint».

In pezzi sul Kemmel

Ancora un passo indietro, riavvolgiamo la pellicola. Fuga ripresa, ma corsa non ancora chiusa. Sul Banenberg ci riprova infatti la giovanissima De Wilde rispondendo a un attacco di Chantal Van den Broek-Blaak. Nel tratto più ripido del muro simbolo della Gand, il gruppo va nuovamente in pezzi, con Grace Brown (FDJ) che cerca l’assolo. Gruppo ancora compatto.

Altro tentativo di Van den Broek-Blaak, Mackaij e Van Anrooij, ma questa volta è la Jumbo-Visma a chiudere per la Vos. La corsa è da mal di testa, spettacolo nello spettacolo delle Fiandre. A 3,5 chilometri dalla fine, ancora Brown che prova il colpo a sorpresa.

«Ci siamo un po’ fatte prendere dal panico – racconta ancora Balsamo – ma Ina (Teutenberg, diesse della Trek-Segafredo, ndr) è stata bravissima dall’ammiraglia e ci ha tenute calme. Poi Ellen Van Dijk è passata in testa e ha colmato il divario. E’ stata incredibile».

Finale furibondo

La campionessa europea Ellen Van Dijk e Rianne Markus, gregaria di Marianne Vos, fanno un capolavoro per riprendere l’ultima attaccante. Ce la fanno, ma a quel punto Elisa Balsamo deve mettere sulla strada tutta l’arte della pista per giocarsi lo sprint.

Festeggiamenti fiamminghi per Balsamo padre e figlia: il Belgio porta bene
Festeggiamenti fiamminghi per Balsamo padre e figlia: il Belgio porta bene

Marlene Reusser infatti pilota in modo eccellente l’inarrestabile Kopecky e Lotte prova ad anticipare, ma Elisa riesce nella rimonta ancora aiutata da una grande Van Dijk. E nello sprint arriva il terzo capolavoro in una settimana. Vos seconda, come a Leuven, 130 chilometri da Wevelgem. Confalonieri terza. Per Kopecky alla fine è arrivato il quarto posto.

«Dopo il Kemmelberg eravamo fiduciose – racconta finalmente Balsamo – ma non è stato facile. Negli ultimi chilometri ci sono stati tanti attacchi, ma il mio team è stato perfetto e ha chiuso tutto, hanno fatto un ottimo lavoro! Sono state tutte forti. Van Dijk, Elisa (Longo Borghini, ndr) e Shirin (Van Anrooij), soprattutto nel finale. Ho avvertito un po’ di pressione con una squadra così forte che lavora per me, ma mi sento bene. Sembra che il lavoro che ho fatto quest’inverno stia dando i suoi frutti. Abbiamo vinto perché eravamo la squadra migliore e abbiamo mostrato il miglior spirito di squadra».

Due su tre come a Leuven: prima Balsamo, seconda Vos. Terza questa volta Confalonieri
Due su tre come a Leuven: prima Balsamo, seconda Vos. Terza questa volta Confalonieri

Appuntamento ad Anversa

Con la maglia iridata sulle spalle e un buon vantaggio nella classifica del Women’s WorldTour, Elisa ora fa rotta verso il Giro delle Fiandre, mentre la stampa belga si interessa e le chiede quale sia la corretta pronuncia del suo cognome: se Balsàmo, come dicono quassù, oppure Bàlsamo. Ora l’attende il Fiandre, altro percorso e altra storia da scrivere. La sensazione è che il viaggio sia appena cominciato. La certezza è che una così ce l’abbiamo solo noi!

Girmay fa la storia. Un eritreo vince la Gand-Wevelgem

27.03.2022
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Un giorno storico. Un africano, Biniam Girmay, vince in Belgio. E’ un’altra conferma che il ciclismo sta cambiando. Anche se in questo pezzetto di storia si corre praticamente solo in Europa, il mondo del pedale sta iniziando a vedere i suoi frutti di quella globalizzazione iniziata ormai una quindicina di anni fa quando si parlava di ProTour.

Il Team Qhubeka, che in Italia prosegue con la continental, i mondiali in Ruanda nel 2025, l’argento dello stesso Girmay a Leuven tra gli under 23 lo scorso anno… anche il Continente Nero vuol banchettare al ciclismo dei grandi.

Giornata “calda” in Belgio e ritmi altissimi tra muri, tratto sterrati e pavè
Giornata “calda” in Belgio e ritmi altissimi tra muri, tratto sterrati e pavè

A Gand è storia 

Gand-Wevelgem. Cielo azzurro, un po’ di vento, sole e tanto pubblico sulle strade. I muri, i tratti in pavè. Tutti come al solito aspettano il re di casa, Wout Van Aert. Ma dalla sequenza finale dei muri esce un quartetto insidioso. Ci sono dentro Laporte, che forse blocca la corsa veramente in quanto compagno di Van Aert che dietro non tira ma continua ad essere inspiegabilmente marcato. C’è l’altro belga super atteso, Jasper Stuyven della Trek-Segafredo, e ci sono Dries Van Gestel della Total Energies e Biniam Girmay, della Intermarché Wanty Gobert.

La rincorsa del gruppo è forse tardiva, mentre loro quattro vanno d’amore e d’accordo fino agli 800 metri dal traguardo. 

Lì Girmay è un gatto. Resta in quarta ruota, non si muove. Segue gli zig-zag del gruppo. La fuoriuscita di Kragh Andersen costringe i quattro a non calare troppo il ritmo. Ai 200 metri, con un rapporto piuttosto agile, l’eritreo scarta e scatta. Esce dal trenino, si sposta alle transenne e vola via. Prende cinque metri che non saranno più chiusi. La Gand-Wevelgem numero 84 è sua. 

Pasqualon in testa al gruppo. Andrea ha controllato la corsa e ha diretto la Intermarché Wanty Gobert
Pasqualon in testa al gruppo. Andrea ha controllato la corsa e ha diretto la Intermarché Wanty Gobert

Pasqualon, capitano e amico

Un “quasi monumento” è suo. Oggi si è scritta la storia. Non è una vittoria comune. Girmay in qualche modo è un pioniere. Un pioniere che però sapeva cosa stava facendo. La consapevolezza in questo atleta c’è tutta. Anche se ha solo 21 anni.

«Che giornata – racconta Andrea Pasqualon compagno e capitano di Girmay – nel finale dietro controllavo per Kristoff, nel caso li avessimo ripresi, ma “Benny” dava sicurezza. Il nostro attacco era stato pianificato e la corsa è andata davvero secondo i nostri programmi.

«In precedenza quando avevo provato anche io ed eravamo una ventina di corridori gliel’ho detto: Benny, io o te, ma oggi dobbiamo cercare di vincere, perché la gamba c’è se siamo qui con i migliori al mondo. Poi non essendoci dentro Van Aert dietro hanno chiuso.

«A quel punto gli ho detto di tenere duro all’ultimo passaggio sul Kemmel e se possibile di anticipare. Così ha fatto e adesso ci ritroviamo con questa bella vittoria in tasca».

Parla da veterano, da capitano Pasqualon. E’ lui a tutti gli effetti il “road capitan” della Intermerché e i compagni lo seguono. Specie Girmay. I due sono stati compagni di stanza più volte e anche ieri sera.

«Tra noi due c’è un feeling particolare – riprende Pasqualon – Lo vedevo che aveva un gran gamba. Per radio gli ho detto solo di stare tranquillo e che dietro non stavano tirando forte (almeno all’inizio dell’assalto finale, ndr). Poi quando gli hanno comunicato che avevano quasi 40” forse si è anche tranquillizzato. Magari, in quel tentativo precedente, quando gli detto che eravamo coi più forti al mondo e poi si è ritrovato in fuga nel finale, si è anche caricato».

Sui muri Girmay ha mostrato un’ottima gamba
Sui muri Girmay ha mostrato un’ottima gamba

Il vento che cambia 

All’arrivo sono abbracci, sinceri. Pasqualon, Kristoff e Girmay. La squadra di Piva ha la giusta alchimia. Valerio ce lo disse in tempi non sospetti che Girmay stava andando forte. Ancora una volta aveva ragione.

Proprio in queste ore i suoi colleghi si stavano giocando il titolo continentale in Egitto. E il suo connazionale Natnael Tesfatsion faceva quarto al Gp Industria e Commercio a Larciano, lottando con Nibali, Ulissi (che ha vinto) e tanti altri campioni. Insomma, per l’Africa si è aperta una nuova strada ufficialmente.

E Girmay lo sa bene: «Questa vittoria – ha detto – la dedico al ciclismo africano, credo e spero potrà cambiare molte cose per me e per gli altri ciclisti africani.

«Il pavé? Non era molto confortevole, meglio sui muri!». Vedremo dove porterà e come si svilupperà.

«E’ un ragazzo bravissimo e serio – racconta Alex Carera, il suo manager – si sapeva che stava bene. Ha una grande voglia di arrivare. Ama il ciclismo e la sua famiglia. Pensate che ha già una bambina di due anni. In Africa vive in quota e laggiù non sempre è facile comunicare con lui, mentre quando è in Europa, vive a San Marino».

L’Italia è un po’ la Patria che lo ha adottato, anche se non ci vive ufficialmente. A maggio lo vedremo sulle strade del Giro d’Italia. Prima però dovrebbe tornare in Africa, salvo cambiamenti. «Doveva tornare questa settimana – ha aggiunto Carera – ma a questo punto non so se farà anche il Fiandre».

Balsamo, tempo di esami: da domani fino al Fiandre

26.03.2022
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Tre vittorie, le ultime due in gare WorldTour. Il 2022 di Elisa Balsamo è iniziato nel segno della grande condizione e probabilmente di un’ancora più grande convinzione. La piemontese al momento è in Belgio, alla vigilia di una delle sue gare preferite, la Gand-Wevelgem, a una settimana dal Fiandre, altra corsa che la fa sognare.

«Rispetto allo scorso anno – dice – credo di aver avuto una crescita fisica e anche mentale, di questo sono contenta. Continuo ad allenarmi in pista, questa è la sola settimana che non ci sono andata. Sono convinta che sia sempre utile, ma è un fatto che quest’anno io abbia voluto investire di più sulla strada. Bisogna essere realisti e non porsi degli obiettivi troppo alti. Posso lavorare per essere un’atleta da classiche, ma le salite lunghe non saranno mai adatte a me. Credo di essere abbastanza completa».

La Ronde Van Drenthe e il Trofeo Binda hanno evidenziato i progressi di Elisa in salita
La Ronde Van Drenthe e il Trofeo Binda hanno evidenziato i progressi di Elisa in salita

La più forte del mondo

Sta di fatto che la maglia iridata sta brillando di luce propria, al punto che prima il suo preparatore Arzeni e poi una rivale come Marta Bastianelli (ieri terza, dietro Elisa e la Wiebes), l’abbiano definita la più forte al mondo. Lei che è sempre incline a restare dietro le quinte, davanti all’affermazione scoppia a ridere.

«Nel ciclismo è difficile fare certe affermazioni – spiega – non è come nel nuoto in cui la più forte nei 200 metri stile libero è quella che fa il tempo più basso. Diciamo che nelle gare adatte me la posso giocare e già questa è una bella consapevolezza. La maglia iridata mi sta dando molta fiducia. Ha i suoi lati negativi e anche quelli positivi. Aver vinto ancora dà la convinzione che il mondiale non sia venuto per caso».

Dopo il 4° posto all’Het Nieuwsblad, giorno nero alla Strade Bianche. Poi il decollo…
Dopo il 4° posto all’Het Nieuwsblad, giorno nero alla Strade Bianche. Poi il decollo…

Studiare la Wiebes

Il primo che lo dice farà i conti con noi! Nel frattempo il livello della sfida si è alzato. E se nei giorni scorsi abbiamo ragionato con Capo Arzeni sulle qualità della rivale Wiebes, c’è da supporre che la stessa Balsamo sia concentratissima sulla rivale più pericolosa.

«Conoscere un’avversaria – conferma – è necessario. Riguardare le volate è una parte importante di questo lavoro. Alla fine è l’unico modo per cercare di batterle. Puoi partire con un’idea di tattica, anche se poi la corsa è capace di riscrivere tutto».

Dimensione WorldTour

Di sicuro è tutto più facile o se non altro meno difficile, avendo al proprio fianco uno squadrone come la Trek-Segafredo che, avendo perso per maternità Lizzie Deignan, si sta stringendo attorno a Elisa, avendone riconosciuto la solidità. Con i leader veri succede così.

«La differenza fra una squadra WorldTour e le altre – dice – si vede innanzitutto nell’organizzazione e nel numero delle persone che ci lavorano. Ognuno cura i dettagli del suo sapere, dall’alimentazione ai materiali. In gara poi, con le compagne che ho, mi rendo conto che siamo noi che possiamo decidere come far andare la gara. Non la subiamo, come capita se hai un organico meno forte. E’ difficile gestire il gruppo, ma a volte succede ed è molto bello.

Grande Balsamo a De Panne, battuta la Wiebes. Terza Marta Bastianelli
A De Panne, battuta la Wiebes. Terza Marta Bastianelli: grande Balsamo

Tempo di esami

E così, in attesa che l’ultimo esame le permetta di arrivare alla laurea, le prossime due domeniche la vedranno impegnata in due test molto severi.

«Gand e Fiandre – conferma – sono le mie due corse preferite, anche se tecnicamente molto diverse. Il Fiandre è più duro e c’è meno spazio tra l’ultimo muro e l’arrivo. La Gand parte piatta, poi ha un settore centrale con i muri e poi ci sono 30 chilometri fino al traguardo. Spero che in quel drittone domenica ci sia vento, che renderebbe tutto più… interessante. E poi si penserà anche all’università. In questo momento non c’è tanto tempo per studiare. Conto di finire, ma non voglio sbilanciarmi».

Nizzolo 2022

Nizzolo e una Gand da guardare in televisione

26.03.2022
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Frattura composta dell’osso uncinato della mano sinistra. Questo il responso medico piovuto sulla testa di Giacomo Nizzolo all’indomani della caduta alla Milano-Sanremo, uno scivolone che in pratica gli costa tutta la stagione delle classiche del Nord per le quali aveva lavorato tanto. Continua così il momento di estrema sfortuna del ciclismo italiano, eppure quel giorno per l’ex campione europeo stava andando tutto secondo i piani…

C’è voluto tempo per assorbire il colpo, non tanto fisicamente quanto dal punto di vista morale, anche perché Nizzolo ora è entrato in quel limbo che accoglie già Colbrelli (fatte le debite proporzioni) e ha visto negli ultimi giorni risiedere anche Trentin e Formolo. A tal proposito, l’infortunio di Nizzolo sembra identico a quello del corridore dell’Uae Team Emirates e considerando la sua ripresa, la sua prestazione poderosa sulla Cipressa è un motivo per guardare al futuro con un po’ più di fiducia.

La mente è ancora lì, a quella giornata: «E’ stata una caduta stupida, in discesa. Non posso neanche dire che ci fosse terreno sdrucciolevole – racconta il corridore dell’Israel Premier Tech – so solo che all’uscita di una curva mi sono ritrovato a terra».

Nizzolo Sanremo 2022
Nizzolo ha chiuso la Sanremo 18° a 21″ da Mohoric. Con una mano fratturata
Nizzolo Sanremo 2022
Nizzolo ha chiuso la Sanremo 18° a 21″ da Mohoric. Con una mano fratturata
Però sei arrivato, ancora vicino ai primi…

Lì per lì non sentivo nulla, ero troppo arrabbiato per l’occasione persa. Alla sera ho visto che la mano si era un po’ gonfiata e iniziava a far male, ma la muovevo abbastanza. Il giorno dopo ho capito che qualcosa non andava e così dopo poche ore ho saputo. Ora ho il tutore alla mano e aspetto di sapere come sarà il decorso e quando potrò riprendere.

In quella Sanremo così strana, tutto si era messo come volevi.

Ero uscito dalla Tirreno-Adriatico meglio di quanto pensavo. Devo dire che nella corsa a tappe non avevo iniziato al meglio, ma col passare dei giorni sentivo che la condizione stava arrivando. La Classicissima aveva messo in croce tanti avversari, tanti velocisti, io invece ero lì esattamente come mi ero prefisso, non dico che avrei vinto, ma un bel risultato era davvero possibile. Avevo anche indossato un casco portafortuna, con la canzone che canticchiavo in allenamento.

Nizzolo Casco 2022
Il casco particolare di Giacomo, con il testo della canzone de La Rappresentante di Lista
Nizzolo Casco 2022
Il casco particolare di Giacomo, con il testo della canzone de La Rappresentante di Lista
Questo infortunio ti ha impedito di giocarti le tue carte alla Gand-Wevelgem, dove lo scorso anno eri stato secondo. Secondo te, rispetto al passato la gara è cambiata?

Diciamo che è meno adatta ai velocisti di quanto non lo sia la stessa Sanremo, poi basta dare una scorsa agli albi d’oro per capire che le definizioni sono fatte per essere smentite, alla Classicissima sono anni che non si vede una vera volata per specialisti. La Gand ha un percorso però che si presta molto agli attacchi, ai colpi di mano e quindi fornisce terreno fertile anche per chi non è propriamente veloce. Qui la volata è ancora meno garantita…

Lo scorso anno eravate in 7 a giocarvi la vittoria: Van Aert e tre italiani, tu, Trentin e Colbrelli, finiti nell’ordine. Tutta gente molto veloce…

E’ stata una corsa bellissima, ma l’ordine di arrivo conferma che è una corsa nella quale anche chi è veloce deve aggiungere qualcosa, non si può aspettare o fare affidamento sulla squadra in tutto e per tutto. Noi eravamo stati attivi tutto il giorno, perché lì devi essere pronto in ogni momento, non sai mai quando la corsa può cambiare. Avevo fatto tutto bene, salvo l’impostazione della volata, volevo anticipare ma mi sono ritrovato in ultima ruota. Ho provato la rimonta ma non è bastata.

Nizzolo Gand 2021
La volata sfortunata della Gand-Wevelgem 2021, con Van Aert a precedere Nizzolo, Trentin e Colbrelli
Nizzolo Gand 2021
La volata sfortunata della Gand-Wevelgem 2021, con Van Aert a precedere Nizzolo, Trentin e Colbrelli
Resta comunque una corsa per passisti o anche gli scalatori hanno chance?

E’ una corsa per gente che ha la potenza nelle gambe. Tra le classiche del Nord è certamente quella più adatta ai passisti puri, ma va saputa interpretare, restando sempre vigili e proponendosi se capita l’occasione. Se aspetti lo sprint hai perso in partenza.

Quanto conta la squadra in una corsa simile?

Molto, ma deve essere composta da gente specifica. Non è un caso se tutte le squadre WorldTour infarciscono il proprio roster nell’occasione con corridori avvezzi alle prove fiamminghe, serve gente che sappia mettere il capitano sempre nella posizione giusta, anche lontano dall’arrivo perché la gara si può infiammare anche molto lontano dal traguardo.

Chi vedi a questo punto fra i favoriti?

Premetto che non so bene la startlist, credo che Van Aert vada accreditato dei favori, non solo per la sua condizione attuale, quanto anche per lo strapotere della sua squadra con Benoot e Laporte e gli altri che sono tutti avvezzi a quel tipo di corse. Attenti anzi a Laporte, potrebbe essere un’ottima alternativa.

Nizzolo Tirreno 2022
Una Tirreno-Adriatico in crescendo per il milanese, qui secondo a San Benedetto dietro Bauhaus
Nizzolo Tirreno 2022
Una Tirreno-Adriatico in crescendo per il milanese, qui secondo a San Benedetto dietro Bauhaus
In casa Israel, senza Nizzolo chi sarà il capitano?

Credo che Sep Vanmarcke possa fare molto bene, conosce benissimo quelle strade e può giocarsela, chiaramente ha caratteristiche diverse dalle mie e quindi bisognerà elaborare una strategia differente.

Finora le cose per il ciclismo italiano non stanno andando tanto bene…

Si poteva fare di più, è vero, ma diciamoci la verità, un tale concentrato di sfortuna capita raramente. Di cause ce ne sono state diverse, ma io dico che la qualità c’è ed è solo questione di tempo, i risultati arriveranno e spero anch’io di portarne…

Quattro allenamenti ben fatti e Trentin riparte dal Nord

26.03.2022
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E’ superfluo dire che per la sua primavera Matteo Trentin avrebbe sperato in qualcosa di meglio. La forma alle prime uscite era parsa davvero ottima, invece la caduta nella seconda tappa della Parigi Nizza e la conseguente commozione cerebrale hanno fermato il magico processo della condizione, puntata sulla Milano-Sanremo e sulla stagione delle classiche.

Questa la foto pubblicata da Trentin su Twitter, per raccontare la violenza della sua caduta alla Parigi-Nizza
Questa la foto su Twitter, con cui Trentin ha raccontato la sua caduta alla Parigi-Nizza

Un lungo stop

Le conseguenze del forte colpo alla testa, che si sono manifestate tre giorni dopo la caduta e hanno costretto il Trentino al ritiro, sono state piuttosto pesanti. Matteo è rimasto fermo per 10 giorni, poi gradualmente ha ripreso la bicicletta.

«Le prime uscite sono durate un’ora – sorride il corridore dell’UAE Team Emirates – proprio da gente messa male. Mi faceva male il collo, più forte di così non riuscivo ad andare e poi comunque il protocollo per la commozione cerebrale suggerisce una ripresa graduale e inizialmente blanda. Da quei primi giorni sono migliorato sempre un po’, pur rendendomi conto che sono ripartito da un livello molto basso».

Prima della caduta, Matteo aveva raggiunto un’ottima condizione
Prima della caduta, Matteo aveva raggiunto un’ottima condizione

Valori ancora buoni

Da ieri sera Matteo è in Belgio, dove domani correrà la Gand-Wevelgem e dove rimarrà fino a domenica prossima correndo nel frattempo a Waregem e poi al Giro delle Fiandre.

«Ci arrivo con quattro giorni di allenamento vero – ammette – diciamo che ho la condizione per correre, che però non è quella di prima. Stavo molto bene e per la legge della preparazione, non essendomi rotto un osso, il muscolo ha perso tono, ma non ha dimenticato tutto. Lo dico a ragion veduta perché la progressione dei valori cui ho assistito negli ultimi giorni non è certo quella di inizio stagione».

Settimo posto per Trentin all’Het Nieuwsblad, prima della vittoria a Le Samyn
Settimo posto per Trentin all’Het Nieuwsblad, prima della vittoria a Le Samyn

Da 60 a zero sull’asfalto

La caduta di Orleans continua a scorrergli davanti agli occhi, anche se con la sua proverbiale ironia Trentin riesce a sdrammatizzare piuttosto bene la situazione.

«Sono passato da 60 a zero finendo sull’asfalto – dice – sono stato il primo a cadere e tutti gli altri mi hanno travolto. Sulla schiena ho il segno di uno pneumatico: se mi fosse andata male, sarebbe potuto essere un 53 oppure un 54 e a quel punto la cosa sarebbe stata più seria. Non avevo mai picchiato così duro con la testa e credo che non sarei mai potuto ripartire quando i sintomi si sono fatti veramente seri.

«Non mi sono preoccupato molto – aggiunge – perché non sono svenuto mentre andavo in bicicletta. Quel giorno ho finito la tappa ed ho corso anche il giorno dopo e questo in qualche misura mi ha tranquillizzato. Ma dal momento in cui ho cominciato ad avere i primi fastidi, non sarei andato in bicicletta neppure se mi avessero costretto».

Alla Gand-Wevelgem troverà il Matej Mohoric che ha conquistato la Sanremo
Alla Gand-Wevelgem troverà il Matej Mohoric che ha conquistato la Sanremo

Fortuna cercasi

Le prossime sfide sono coperte da un grosso punto interrogativo. Trentin è certamente un lottatore, ma anche lui sa che davanti ad avversari che già vincono e dimostrano da settimane di essere in grande condizione, per ottenere un grosso risultato servirebbe davvero un colpo di fortuna.

«Ci vorrebbe davvero – sorride – un colpo di… Ma come ben sapete, ultimamente non sono cose che capitano a me. Magari succederà quando starò di nuovo bene. L’obiettivo è mettere nelle gambe una corsa lunga, visto che avrei dovuto fare la Sanremo e sono stato costretto a saltarla, cercando che la condizione migliori. E se poi per un miracolo, dovesse andarmi bene, io non mi tiro certo indietro…».

Pellegrini 2022

Pellegrini, inizio folgorante in Italia. E adesso la Gand

24.03.2022
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Tre gare in stagione, un solo nome nell’elenco delle vincitrici: fra le juniores attualmente c’è un dominio assoluto come nel ciclismo non si riscontrava da tempo. Domenica a Cittiglio Francesca Pellegrini ha messo la firma sul 9° Piccolo Trofeo Binda (foto di apertura Rubino), confermando di attraversare uno stato di forma clamoroso, che ha messo in soggezione tutte le avversarie. Vincere aiuta a vincere si è sempre detto, ma nel caso della bergamasca queste vittorie sono anche il sinonimo di una grande voglia di riscatto.

Sono giorni di grande impegno per la ragazza lombarda. Fra le ore trascorse a scuola, gli allenamenti, preparare la trasferta in Belgio per la Gand-Wevelgem del fine settimana e trovare un po’ di tempo per raccontarsi non è facile. La portacolori della Valcar Travel & Service ammette di sentirsi un po’ schiacciata da tanta attenzione.

«Questa serie di vittorie ha sorpreso anche me – dice – credo che sia figlia soprattutto di come sono andate le cose lo scorso anno, chiuso senza quei risultati che mi attendevo».

Pellegrini Valcar 2022
Francesca Pellegrini, bergamasca di 18 anni, è stata campionessa italiana Esordienti 1° anno nel 2018
Pellegrini Valcar 2022
Francesca Pellegrini, bergamasca di 18 anni, è stata campionessa italiana Esordienti 1° anno nel 2018
Che cosa era successo?

Nulla di particolare, solo che non vedevo arrivare i risultati che speravo dopo tanto impegno e mi sono buttata un po’ giù. Durante l’inverno mi sono impegnata molto, non solo nell’allenamento fisico ma anche lavorando su me stessa, sulla mia convinzione e credo che i risultati stiano arrivando anche per questo.

Come nasce la Francesca Pellegrini ciclista?

Decisamente per caso, perché in famiglia nessuno pratica il ciclismo. Solo mio nonno era appassionato, ma non praticante. Io da bambina ero un po’ “maschiaccia”, per sfogare la mia esuberanza i miei genitori mi dissero di scegliere fra calcio e ciclismo. Ho provato entrambi e il secondo mi piaceva di più. A 6 anni ho subito iniziato a gareggiare fra le G1 e non mi sono più fermata.

Sei praticamente nata in bici…

Quanti giri ho fatto nel mio giardino di casa… Era la mia pista. Le rotelle le ho usate pochissimo, ho trovato subito l’equilibrio e poi è stato tutto un gioco di pedalate, salti, corse. I miei erano tranquilli, giravo sempre attorno casa.

Come nascono le tue vittorie?

Diciamo che il mio terreno preferito sono le salite. Mi piacciono le gare dure, difficili, dove si possono portare via fughe. Sono abbastanza veloce, ma non sufficientemente per emergere nelle volate di gruppo quindi serve che si arrivi all’epilogo in gruppi ristretti o dopo una gara davvero dura. Quella di domenica è stata l’ideale da questo punto. Ci ho messo un po’ a carburare, ma man mano vedevo che potevo tenere un bel ritmo e quando Eleonora Ciabocco, la campionessa italiana, ha lanciato l’attacco ero pronta a rispondere e ci siamo trovate davanti in 6. Ho impostato una volata molto lunga, forse anche troppo, ma è andata bene.

Sai di portare un cognome sportivamente importante…

Eh, è un bel peso… Potessi solo raggiungere un briciolo di quello che ha vinto Federica nel nuoto sarei già felicissima. Diciamo che questo paragone mi fa sentire sempre un pelo più forte.

Pellegrini azzurro 2021
Agli Europei di Trento 2021 la Pellegrini ha lavorato per le compagne, finendo ventesima
Pellegrini azzurro 2021
Agli Europei di Trento 2021 la Pellegrini ha lavorato per le compagne, finendo ventesima
Vieni da tre vittorie, ultima delle quali in una gara internazionale. Ora sei in partenza per la Gand-Wevelgem, è chiaro che le aspettative su di te sono aumentate.

Anche da parte mia su me stessa. In nazionale sono già stata lo scorso anno agli europei di Trento, ma come detto quella dello scorso anno non era la vera Francesca. Ora sono molto più consapevole di quel che posso fare. La vittoria di Cittiglio mi ha dato molta carica, domenica troverò molte delle avversarie battute lì e altre ancora più forti, ma parto sapendo che posso fare bene.

In base alle tue caratteristiche, dovrebbe essere un percorso che ti si adatta…

Altimetricamente sì, mi piace molto. Non so però come mi adatterò all’acciottolato, quella sarà una scoperta assoluta e sono molto curiosa di vedere come mi troverò.

Gand a parte, che cos’altro ti proponi in questa stagione?

Non c’è una gara specifica, dico solo che mi piacerebbe molto guadagnarmi la convocazione per i mondiali in Australia. Non mi pongo particolari obiettivi di risultato, già indossare la maglia azzurra in un’occasione simile sarà un grande privilegio, poi nel caso darò tutto come sempre.

Abbiamo capito dai tuoi risultati che le gare d’un giorno sono nelle tue corde. Resta da vedere come ti trovi in quelle a tappe.

Ho provato una sola volta, lo scorso anno, al Giro delle Marche, ma partiva il giorno dopo gli europei e non faceva molto testo. Io sono convinta di poter far bene, perché ho sempre recuperato bene anche dopo giornate di carichi importanti, ma una corsa a tappe è tutta un’altra cosa. E’ un altro spazio tutto da scoprire.

Paladin: «Gand sfortunata, ma voglio riprovarci»

31.03.2021
3 min
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Quando vedi sfumare le possibilità di vittoria a soli 300 metri dall’arrivo, normalmente saresti portato ad assorbire l’evento con malcelata delusione. Per Soraya Paladin non è così, ogni gara serve per crescere, per migliorare e sentirsi sempre più a suo agio anche ai vertici del ciclismo femminile.

Per questo anche la mancata stoccata finale alla Gand-Wevelgem è stata messa da parte guardandone il lato positivo: «Non mi rammarico più di tanto perché so di aver dato tutto. Io le gare le interpreto così: mi arrabbio se arrivo al traguardo e mi accorgo che avevo ancora qualcosa da spendere in gara, ma se ho la coscienza tranquilla, allora va bene».

Che cosa dicono alla Liv Racing dopo questo inizio di stagione?

Sono più che soddisfatti. Lars Boom, il nostro manager, ci sta trasmettendo la sua lunga esperienza fra i professionisti e vuole che corriamo sempre in maniera aggressiva perché solo così arrivano i risultati e questo tipo d’impostazione a me piace da matti…

Soraya Paladin, grinta da vendere in ogni occasione, alla Liv come in nazionale
Soraya Paladin, grinta da vendere in ogni occasione, alla Liv come in nazionale
Un sistema che ti sta aiutando a metterti in evidenza…

Sì, perché mi trovo a mio agio con le compagne, con i dirigenti, si sta costruendo una squadra compatta, dove il risultato di una fa felici tutte. Io mi sento motivata e ho voglia di farmi vedere, di prendere l’iniziativa e non correre di rimessa.

In questo modo stai anche rispondendo a chi lo scorso anno criticava le italiane in gara – Longo Borghini a parte – per tattiche troppo remissive…

Io credo che siano in tante ad avere qualità, fra le atlete italiane, sono contenta che il mio modo di correre mi stia facendo notare.

Paladin in fuga dietro la Longo Borghini: con loro l’Italia intera ha sognato a Gand…
Paladin in fuga con la Longo Borghini: con loro l’Italia ha sognato a Gand…
Guardiamo però l’altro lato della medaglia: sembra sempre che ti manchi il centesimo per completare l’euro…

E’ vero, il podio sembra sempre a portata di mano, ma alla fine non arriva. Io credo che devo solo saper aspettare l’occasione giusta andandomela a cercare con pazienza. Diciamo che devo imparare a vincere.

Che tipo di atleta è Soraya Paladin?

Mi adatto bene soprattutto ai percorsi misti, con salite che non superano i 5 chilometri, sennò inizio a perdere colpi contro chi è specializzato nelle salite. I percorsi delle classiche mi piacciono tutti, ma l’Amstel è la mia favorita. Lì vorrei davvero far bene (purtroppo per la corsa olandese si parla di rinvio causa Covid, la decisione sarà presa nei prossimi giorni, ndr).

E il tracciato della Attraverso le Fiandre ti piace?

Abbastanza, ma bisognerà vedere come staremo a gambe… Domenica abbiamo fatto tanta fatica, per noi è una sorta di antipasto del vero appuntamento che è il Giro delle Fiandre di domenica, ma comunque, se la gara si mette in un certo modo…

La maglia azzurra ha un forte valore per Soraya: la vestirà anche il 25 luglio a Tokyo?
La maglia azzurra ha un forte valore: la vestirà anche a Tokyo?
Sai che con questi risultati potrebbero schiudersi per te le porte olimpiche?

Sarebbe un sogno, ma a dir la verità ci sperano un po’ tutte nell’ambiente: l’Olimpiade è qualcosa di unico. Non so se mi chiameranno, io so solo che devo continuare a correre così, a farmi vedere, divertendomi e faticando. Solo così alla fine potrò accettare il verdetto senza rimpianti ed è questo che conta.

La pessima giornata del signor Bennett

30.03.2021
4 min
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Assieme a Erica Lombardi, nutrizionista, proviamo a mettere insieme quel che ci ha raccontato lunedì Simone Consonni e la brutta scena di Sam Bennett, il corridore della Deceuninck-Quick Step che a 33 chilometri dalla conclusione della Gand ha reso per due volte l’anima.

In riferimento alla sua alimentazione durante la stessa corsa, Consonni ha spiegato di non aver mangiato pasta a colazione né panini durante la gara, preferendo integrare i carboidrati con barrette e gel, tanto è stato violento lo sforzo. E che così facendo, alla fine aveva comunque lo stomaco sotto sopra ed ha trovato appena le forze per andare al traguardo.
«L’ultima volta sul Kemmel – ha detto invece Sam Bennett a Barry Ryan di Cyclingnews – siamo andati fortissimo e nel tratto successivo ho vomitato. Le gambe sono esplose e non potevo farci più nulla. Avevo le vertigini e mi sentivo svenire. Ho cercato di tenermi tutto dentro, ma non è stato possibile. Probabilmente ho mangiato troppo. Ho fatto uno sforzo così violento e nel mio stomaco c’era così tanto cibo, che non sono riuscito a trattenerlo. E’ stata colpa mia. Ho provato a fare il pieno di cibo perché è una gara davvero lunga, invece ho mangiato troppo».

Sull’ultimo Kemmel, forcing violentissimo in testa e in fondo Bennett soffre
Sull’ultimo Kemmel, forcing violentissimo in testa e in fondo Bennett soffre
Erica, che cosa succede quando si corre su quelle strade?

C’è da fare un discorso più ampio. Alimentarsi è come allenarsi, non si valuta in acuto ma in cronico. Non basta guardare al giorno della gara, insomma, ma a quello che si è fatto nei giorni prima. In più su quei percorsi e con quel fondo, il ciclista ha le stesse sollecitazioni di un maratoneta. Sobbalzi violenti che vanno avanti per ore. Sono fattori di cui tenere conto, preparando una corsa così.

Spiegaci meglio.

Nelle 48 ore precedenti, si comincia a creare la scorta di glicogeno, che è decisiva per gestire bene la prestazione. Ognuno di noi ha un serbatoio di glicogeno epatico e muscolare non infinito, ma si può lavorare per imparare a spostare l’ossigeno dai muscoli allo stomaco. Bisogna allenarsi a mangiare durante l’allenamento, per sapersi gestire in corsa. Invece in allenamento non mangiano per paura di ingrassare e in corsa mangiano troppo per paura di non avere abbastanza scorte.

Dopo il Kemmel, lo sforzo violento provoca la reazione di Bennett: Gand addio
Dopo il Kemmel, la crisi di Bennett: Gand addio
Ovviamente è un dato soggettivo?

Certo, ogni corridore ha una diversa soglia per il peso e le sue stesse caratteristiche. Il corridore leggero va più facilmente in crisi per il freddo, per cui la massa grassa influisce sulla quota di carboidrati da reintrodurre in corsa. Ma è fondamentale, andando al via di una classica, avere un’alta scorta di carboidrati e il glicogeno al massimo, oltre ad avere l’apparato gastro-intestinale in ordine.

Se tutto è a posto prima, poi non succedono cose come quelle di Bennett?

Non so come stesse e come avesse mangiato prima, perché non è un mio corridore. Ma diciamo che ci sono due organi di fondamentale importanza, oltre ovviamente alla testa: lo stomaco e il fegato. La prestazione migliore viene se l’equilibro del microbiota è perfetto. Laddove il microbiota è l’insieme dei microrganismi contenuti nell’intestino, capaci di sintetizzare per noi vitamine e altre sostanze che aiutano l’organismo a svolgere le proprie funzioni quotidiane. Gli sbalzi termici e lo squilibrio ormonale derivante dallo stress spostano il sangue verso i muscoli, rallentando le funzioni gastriche.

Nella tappa di Bormio al Giro 2017, Dumoulin inseguì da solo dopo una sosta forzata
Al Giro 2017, Dumoulin inseguì da solo dopo una sosta forzata
Forse c’entra anche il modo in cui si mangia in corsa?

Bisogna certamente bilanciare liquidi e solidi. Se integro soltanto con gel e liquidi, non ci sarà il senso di sazietà. Però se prendo solo gel e sali, perché magari ho paura dei crampi, creo uno stato di ipertonia a livello gastrico e magari capita di rimettere, soprattutto se c’è disequilibrio fra sali e acqua. Invece, se per malaugurata sorte si mischiano gel e sali, allora l’impulso è quello di correre in bagno, come magari è successo a qualcuno sullo Stelvio in un Giro di qualche anno fa.

Come fa il corridore a regolarsi?

Gestendo lo stress e semmai mettendo sotto stress l’organismo a casa, per imparare a gestire le situazioni. Magari Bennett ha mangiato prima del Kemmel perché ha avvertito il senso della fame e a quel punto purtroppo era già tardi. Detto questo, puoi impostare tutte le strategie alimentari che vuoi, ma il ciclismo è uno sport di situazione e non sempre le cose vanno come le hai immaginate.

Bastianelli quinta: «Non faccio salti di gioia!»

29.03.2021
4 min
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Come per la Gand degli uomini, anche la gara delle donne ha visto la vittoria di un’atleta Jumbo Visma (Marianne Vos) e due italiane fra le prime cinque: Balsamo e Bastianelli. In due frangenti a dire il vero s’è anche sognato in grande. Prima quando Longo Borghini e Paladin si sono ritrovate davanti a un soffio dall’arrivo e dietro sembravano non crederci. Poi quando Vittoria Guazzini s’è presa il gruppo sulle spalle e l’ha portato a giocarsi la volata, lasciando presagire l’assolo di Elisa Balsamo. La Vos ha messo tutte d’accordo, ma quei lampi d’azzurro non sono passati inosservati. E se di Elisa Balsamo abbiamo già detto nei giorni scorsi, approfondendo il discorso con il suo tecnico Arzeni, due parole con Marta Bastianelli serviranno a fare il punto su una delle due ragazze che il cittì Salvoldi ha individuato come leader per Tokyo.

La fuga di Paladin e Longo Borghini, a un soffio dal colpaccio
La fuga di Paladin e Longo Borghini, a un soffio dal colpaccio
Come è andata ieri?

Più di testa e cuore che del resto. Punto a entrare in condizione più avanti e mi serve far fatica. Nel 2020 ho partecipato solo a 9 corse. Già fatico di mio a trovare la condizione, ma così è stato come aver fermato un grande motore diesel. Tra il Covid e la mononucleosi, non è mancano niente.

Quindi ti aspettavi di fare fatica?

Lo avevo messo in conto, vedendo i dati degli allenamenti e delle corse. Quello che fai a casa non è mai come in gara. E quassù corriamo ogni tre giorni, proprio quello che mi serve. Sia chiaro, non posso accontentarmi di un quinto posto e per giunta in volata. Per il morale della squadra sarà pure un buon piazzamento, ma io preferisco alzare le braccia.

Nello sprint della Gand, Bastianelli quinta. Vince Marianne Vos
Nello sprint della Gand, Bastianelli quinta. Vince Marianne Vos
Si paga anche l’annullamento delle corse spagnole?

Ovvio. A casa ho fatto tanto dietro scooter, ma non sono mai arrivata alla fatica che si fa in corsa. Puoi pensare di aver lavorato bene, ma quando arrivi qui, vedi subito la differenza. E allora il fatto di restare fino alla Roubaix, anche se sulla Roubaix non ci sono ancora certezze, è utile per andare in forma.

Cosa sapete voi, si correrà?

Le ragazze della Fdj dicono di sì. Tra corridori francesi pare stiano raccogliendo firme per correrla. Non si capisce molto bene.

Solo 9 corse nel 2020 e poi cos’altro è mancato?

Ho patito non aver fatto il solito lavoro di forza in palestra. A casa abbiamo qualche attrezzo, ma non è la stessa cosa. E’ chiaro che una ragazza giovane faccia meno fatica, ma non mi preoccupo, perché a maggio sarò a posto e inizierà per me un’altra stagione.

Una lunga trasferta in Belgio per Bastianelli: qui alla Nokere Koerse
Una lunga trasferta in Belgio per Bastianelli: qui alla Nokere Koerse
Che corsa è stata la Gand?

Impegnativa perché il vento è stato pazzesco. Era difficile stare in gruppo, fra ventagli e le azioni sui muri. Poi non tutte le ragazze sono in grado di muoversi in certe circostanze e infatti ci sono state varie cadute.

Pensavi che Longo e Paladin sarebbero arrivate?

A un certo punto sì, perché dietro ci guardavamo. Poi in un secondo si sono organizzate e a quel punto erano troppo vicine per riuscire a sfuggirci.

Hai fatto nuovamente la volata da seduta, come mai?

E per fortuna almeno questa volta avevo le mani sotto, di solito le tengo sopra. Ho sbagliato treno, perché mi sono messa a sinistra, mentre la Vos è partita a destra. Dopo 140 chilometri non è tanto semplice avere questa lucidità, soprattutto se la condizione non è delle migliori. Ma se faccio quinta stando così, ho fiducia di poter migliorare presto.