Diario belga di Consonni, dall’alba al tramonto

29.03.2021
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«La gente e i giornalisti – dice Consonni – vedono solo quelli davanti. Ma per capire la vera essenza di una Gand-Wevelgem, bisognerebbe mettere la telecamera sugli ultimi. Ai primi sembra tutto facile. Sul computerino nell’ultimo Kemmel, un muro in pavé al 20 per cento dopo 5 ore e mezza di gara con le gambe che urlavano, c’era scritto “corsa interrotta”. Dice così quando la velocità scende sotto i 4 orari. Ma staccarsi ai 90 dall’arrivo e ugualmente tenere duro per arrivare al traguardo, vuol dire cercare di tirare fuori il meglio. Fenomeni si nasce, buoni corridori si diventa».

Per Consonni a colazione anche una fetta con pasta di mandorle
Per Consonni a colazione anche una fetta con pasta di mandorle

Ginocchio okay

Inizia così questo viaggio tecnico a ritroso nella Gand-Wevelgem di Simone Consonni, il cui ginocchio parrebbe aver messo la testa a posto. Il bergamasco è tornato alle corse e a Wevelgem si è piazzato in 62ª posizione.

«Dopo Harelbeke – dice – ero finito. La Gand è stata la quarta corsa dell’anno e lassù siamo nell’elite del ciclismo mondiale. Sono abbastanza soddisfatto per averla finita senza dolore al ginocchio».

Mentre davanti Van Aert e i tre italiani si giocavano la corsa, Consonni pedalava a fatica verso il traguardo. Noi ci siamo fatti raccontare la sua giornata in sella.

La presentazione del Team Cofidis a Ypres e poi di nuovo sul pullman
La presentazione del Team Cofidis a Ypres e poi di nuovo sul pullman

Sveglia e colazione

Se l’hotel è come sempre in zona Oudenaarde, per andare alla partenza da Ypres c’è da fare un bel pezzetto di trasferimento.

A che ora la sveglia?

Prestissimo, non buono per me. Nei giorni prima, ero da solo in hotel e mi svegliavo alle 9. Per le altre corse in Belgio la sveglia di solito è alle 8. Questa volta ha suonato alle 7 e nella notte c’è stato anche il passaggio all’ora legale. Ho anche provato ad andare a letto un po’ prima, ma non sono riuscito a prendere sonno. Una partenza a handicap (ride, ndr).

Colazione in camera come in Belgio in epoca Covid?

No, per fortuna la squadra ha preso tutto un piano dell’hotel e così siamo riusciti a mantenere la bolla, con due stanze adibite a ristorante. Se la colazione è alle 8, io metto la sveglia alle 8 e arrivo a tavola sempre un po’ dopo, per sfruttare il riposo al massimo. Quando sono arrivato, ho visto che qualcuno aveva preso della pasta, ma non ne avevo voglia. Invece ho mangiato yogurt, cereali e miele. Due fette tostate. Una con crema di mandorle, uova e prosciutto. L’altra con la marmellata. Un caffettino e via…

Senza pasta prima di una corsa tanto impegnativa?

Preferisco non ingolfarmi, prevedendo la partenza a tutta. Comunque nel pullman ho mangiato una banana e una barretta di carboidrati, per partire senza essere appesantito. E poi ho dormito per altri 15 minuti.

Che cosa hai fatto arrivato a Ypres?

Ho messo il body e sopra un giubbino pesante. Siamo andati alla firma e alla presentazione della squadra. Poi siamo tornati al bus e abbiamo fatto la riunione. Ho bevuto un altro caffè. Ho fatto il pieno di gel e barrette e 5 minuti prima di partire ho preso un altro caffè: il terzo di giornata.

La Cofidis attinge per i suoi corridori dal catalogo di Named Sport
La Cofidis attinge per i suoi corridori dal catalogo di Named Sport

Bici da strada

Lo avevano detto anche Nizzolo e prima Trentin. Fra le corse del Nord, la Gand è quella che si affronta con la bici più normale. Il Kemmel è l’unico tratto in pavé un po’ lungo, ma ha il fondo così buono da non richiedere accorgimenti speciali.

Bici normale?

Quella da strada, con tubolari da 25 e cerchi più bassi. Da 40 e non da 55. Ruote sulla difensiva, insomma, per prendere meno sventagliate. Visto che il solo pavé era quello del Kemmelberg, le gomme le ho gonfiate a 6 davanti e dietro, mentre ad esempio ad Harelbeke avevo 6,2 davanti e 6,4 al posteriore.

Rapporti?

Classici. 39-54 e 11-29. Sul Kemmel il 29 è servito e se lo avessi avuto, avrei spinto anche il 32. Due borracce e via…

Dopo pochi chilometri, gruppo in pezzi: per Consonni, la temuta partenza a fiamma
Dopo pochi chilometri, gruppo in pezzi: la temuta partenza a fiamma

Rifornimenti smart

Ognuno ha le sue abitudini e come si può vedere Consonni, oltre alla pasta a colazione, non mangia panini. Anche se forse l’eccezione è dovuta al tipo di corsa.

Cosa c’era nelle due borracce?

In entrambe 45-50 grammi di carboidrati. In più avevo in tasca 5 gel e 2 barrette, in modo da integrare ogni ora con 60-80 grammi di carboidrati. Siamo partiti subito a fiamma, poi sono andati via i ventagli. Solo dopo 100 chilometri sono riuscito a mangiare l’unica barretta di tutto il giorno.

Niente panini?

In corse come questa, in cui vai sempre a tutta e non hai il tempo per mangiare, preferisco integrare i carboidrati bevendo e con gel. In una corsa a tappe, quando dopo la prima ora il ritmo scende, il panino ci può anche stare.

Cosa ti è arrivato con il sacchetto del rifornimento?

C’erano due borracce. Non semplice acqua, perché non è ancora così caldo. Erano ancora carboidrati, più un paio di panini che io però ho lasciato, barrette e gel. La mia Gand è stato un continuo reintegrare. Ed è stata una grandissima faticaccia.

Dopo l’arrivo, per Consonni 40 minuti senza mangiare, poi proteine e quinoa preparata dal team
Dopo l’arrivo, 40 minuti senza mangiare, poi proteine e quinoa

Lavoro duro

Se usi le corse del Nord come ripartenza da un periodo di stop, considerando il livello della competizione, devi essere consapevole che dovrai stringere i denti fino a farti male.

Dicevi: una faticaccia…

Basta guardare il cuore. Ad Harelbeke ho corso per 4 ore e alla fine sono venuti fuori 158 battiti medi, il chiaro segno che non sono troppo allenato e lo sapevo. Ieri invece la gamba spingeva, ma non avevo il cambio di ritmo. Ho fatto 150 chilometri a inseguire. I battiti medi si sono abbassati fino a 149 con picchi di 185, da cui si vede bene quanto fossi finito. Sabato infatti ero salito fino a 196, per cui mi sento di dire che abbiamo fatto un bel blocco di lavoro. Sapevamo che avrei fatto fatica e che non avrei avuto la gamba per stare davanti e aiutare la squadra. Ma sono contento di averla finita e di aver lavorato bene. Zitto zitto, la scorsa settimana mi sono sparato 1.000 chilometrini. Il giorno dopo la Nokere Koerse ho fatto 4 ore e poi 3 ore ogni giorno, per completare il lavoro.

Come dire che in un modo o nell’altro la condizione arriverà?

L’idea è quella, anche se si tratta di un’arma a doppio taglio, perché ho fatto davvero tanti fuorigiri. Adesso mi aspettano tre giorni di recupero, continuando a fare gli esercizi per fortificare il ginocchio. Anche lassù comunque avevo i miei elastici e ci ho lavorato.

Recupero attivo

Consonni è arrivato a casa alle 21,30 circa della domenica, con un volo su Linate. Tornerà in Belgio la prossima settimana per Scheldeprijs, il mercoledì tra il Fiandre e la Roubaix sulla quale il mistero resta fitto.

Recupero a casa?

Due giorni senza bici e palestra per lavorare sul ginocchio. Poi sentirò Villa, perché non mi dispiacerebbe fra giovedì e venerdì andare a fare qualche sessione di lavoro in pista.

Quando hai mangiato per l’ultima volta in corsa?

Più o meno mancavano 150 chilometri alla fine. E quando siamo arrivati in fondo, avevo la pancia sottosopra, per i tanti zuccheri che ho buttato dentro. Alla fine sono rimasto in gruppo e ho lasciato che mi portassero all’arrivo. Mi hanno raccontato delle brutte scene mostrate di Bennett che rimetteva. Bè, questo è il Nord per buona parte gli atleti. Bello da guardare, bello anche da vivere, ma diverso da come si immagina.

Anche in Belgio aveva gli elastici per lavorare con il ginocchio
Anche in Belgio aveva gli elastici per lavorare con il ginocchio

Dopo l’arrivo

Da Wevelgem a Bergamo, passando per Bruxelles e Linate. Ricordate il racconto di Moschetti della scorsa settimana? A Consonni è andata meglio.

Hai mangiato qualcosa dopo l’arrivo?

Ho fatto passare almeno 40 minuti, altrimenti ho lo stomaco chiuso e non riesco a far scendere niente. Poi ho mandato giù la classica borraccia di proteine. E poi, andando verso l’aeroporto, il pasto dopo gara preparato dalla squadra. Stavolta c’erano la quinoa con mozzarella, tonno e pomodorini. Infine in aeroporto, con tutti i ristoranti chiusi, ho mangiato un panino con il prosciutto. Il bello è che arrivato in Italia, nonostante la grande fatica e avendo mangiato da corridore, non avevo più fame. Vuol dire che ho lavorato bene e integrato nel modo giusto. Quando le gambe iniziano a funzionare, entri nel loop giusto. Capisci che le cose funzionano.

Nei giorni del male al ginocchio hai parlato del peso.

In effetti un po’ avevo mollato, però dal momento in cui ho potuto riprendere, sono restato concentrato. Adesso sono intorno ai 73,5 mentre al Tour ero 71,5. Per cui va bene.

Prossime corse?

Il mio programma, a causa del ginocchio, arriva a Scheldeprijs per cui dovremo rifarlo anche alla luce dei programmi di Elia (Viviani, ndr). Ho sentito parlare della Valenciana, forse di gare in pista. E’ tutto sul tappeto, non so nemmeno se si farà la Roubaix…