Cecchini, la maglia rosa, la squadra giusta e le Olimpiadi

07.07.2021
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Quando Elena Cecchini annunciò che sarebbe passata alla SD Worx, fra i motivi di maggiore soddisfazione inserì la possibilità di correre per un anno accanto ad Anna Van der Breggen, nella squadra giusta per imparare il possibile prima del ritiro dell’olandese. Perciò, ci siamo chiesti, come starà andando l’esperienza ora che Anna veste la maglia rosa e fa rotta verso le Olimpiadi? Le ragazze della squadra olandese ieri sera facevano due chiacchiere in riva al lago, senza la minima voglia di guardare la partita dell’Italia, a capo della prima tappa un po’ tranquilla del Giro d’Italia Donne. E oggi che si corre la famosa tappa di Colico, con il giro del lago cui tante ambiscono, facciamo con lei il punto della situazione per com’è adesso.

Anna Van der Breggen non molla il colpo, la rosa è saldamente sua
Anna Van der Breggen non molla il colpo, la rosa è saldamente sua
Che cosa abbiamo capito della maglia rosa?

Sicuramente è una persona speciale. Tutti mi chiedono quale sia il suo segreto, ma io credo che l’unica parola che lo spiega sia: talento, qualcosa di innato che ha solo lei. In questo Giro è molto concentrata, cura i dettagli. Prima delle crono ha fatto le sue ricognizioni, si è preoccupata di quale fosse la bici giusta da usare. Pensavo che fosse più tranquilla, avendo come primo obiettivo le Olimpiadi, invece è motivata eccome.

Da cosa si vede?

Dal fatto che dopo la cronosquadre è rimasta male. Mi ha detto: «Volevo vincere e che tu passassi per prima, in modo che vestissi la maglia rosa». Il secondo giorno invece ha detto di voler chiudere il Giro. Ha preso il maggior vantaggio possibile sull’avversaria che temeva di più, Longo Borghini, in modo che adesso possiamo essere tranquille e controllare senza particolari affanni. Ora si lotta per le tappe. Un altro capolavoro l’ha fatto nella cronoscalata.

Qual è il tuo obiettivo in questo Giro?

Non ero mai stata nella squadra che vince la maglia rosa. L’anno scorso Niewiadoma la perse proprio alla fine per mano di Anna. Sono qui per tirare, siamo in due con questo ruolo: Chantal Blaak ed io. Ieri mi hanno dato la possibilità di fare la mia volata, ma dopo aver fatto avanti e indietro tutto il giorno a prendere borracce, alla fine sono arrivata un po’… giusta. Però avrò ancora la possibilità di provarci.

Qual è il clima in squadra?

Avete presente quello che si dice della Deceuninck-Quick Step? La nostra squadra è più o meno allo stesso modo. E’ tutto curato. Abbiamo bici al top. Ma il fattore testa conta al pari di tutto il resto. Ieri sera ad esempio abbiamo mangiato pizza, non si può essere troppo schematici. Prendiamo la cronoscalata…

Che cosa è successo?

La Fischer-Black in maglia bianca non aveva nessuno per seguirla dietro sull’ammiraglia. Io avevo già corso, mi hanno dato la radio e mi hanno chiesto di farlo.

In azione nella cronoscalata a Cascata del Toce, corsa senza particolari velleità: la cosa giusta da fare se poi c’è ancora da tirare
In azione nella cronoscalata a Cascata del Toce, corsa senza particolari velleità
Davvero Anna sta correndo l’ultimo anno?

Sì, lo ha confermato più volte. Smetterà a fine stagione e poi la vedo bene a fare il direttore sportivo. Ha una bella situazione fuori dal ciclismo. Sta finendo di costruire la nuova casa e, anche se potrebbe andare avanti altri 3-4 anni, è stanca dopo una carriera eccezionale. Le pressioni pesano e si ferma a 31 anni, ancora giovane. La squadra le ha fatto la proposta, ma credo ci pensasse anche da sé. Ha carisma. Vede la corsa. Cerca di insegnare quello che sa.

Al suo ritiro si apriranno più possibilità in squadra?

In questo Giro abbiamo tutto il podio e Demi Vollering potrebbe essere la prossima in rampa di lancio. Io sto cercando di godermi una gara dopo l’altra, consapevole che prima o poi ci sarà un’occasione anche per me. Volevo ricominciare a divertirmi e sta accadendo.

Hai parlato di Elisa Longo Borghini, cosa pensi di lei per le Olimpiadi?

Ci ha abituati così bene negli ultimi due anni, senza mai fallire un appuntamento, che fa notizia vederla in difficoltà. Ma può capitare e non c’è da preoccuparsi in vista delle Olimpiadi.

Un podio pieno di SD Worx. Con Elena e Anna Van der Breggen, la giovane Fischer-Black
Un podio pieno di SD Worx. Con Elena e Anna Van der Breggen, la giovane Fischer-Black
C’è stato un derby in seno alle Fiamme Azzurre fra Tatiana Guderzo e Marta Bastianelli, tue colleghe…

Credo sia ufficiale che a Tokyo andrà Marta. Il ruolo di Salvoldi in questo caso è stato difficile. Non so dire chi delle due meriti di più, di sicuro so che a Tokyo sarei andata volentieri anche io.

Realini Riale 2021

Piccola ma con una grinta grande così: è Gaia Realini

06.07.2021
4 min
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E’ piccola, ma “cattivissima” Gaia Realini. Ha una grinta come pochissime altre ragazze. Magari siamo tutti abituati a vederla destreggiarsi tra le fettucce e il fango del ciclocross, invece l’abruzzese sa andare forte, e tanto, anche su strada.

La grinta è un suo segno distintivo. Più di qualche volta l’abbiamo vista dal vivo proprio nei cross e dove non arrivavano le gambe ci arrivava con la testa, con l’abilità e con la voglia di fare. Una voglia di fare e di migliorarsi che Gaia ha messo anche nella valigia che ha portato con sé al Giro d’Italia Donne, prima grande esperienza internazionale a tappe.

«Mi sto difendendo bene in questo Giro – ci ha raccontato la Realini dopo la bella crono di ieri (nona, persino davanti a sua maestà Longo Borghini) – Mi sto confrontando con le più grandi a livello nazionale e internazionale e per me è la prima esperienza. Sì, mi sono preparata bene, ma non sapevo cosa aspettarmi. E’ tutta è una sorpresa anche per me».

Il Giro in testa già d’inverno

Gaia parla di modi diversi di correre, di stare in gruppo, di gestire la corsa. Ma a quanto pare se la sta cavando bene. 

«Ho fatto molte gare open, ma qui le cose sono un po’ diverse. La competizione, la tensione, ci sono ma in determinati momenti. Mentre nelle gare che faccio di solito è sempre un continuo attaccare, forse perché sono anche più brevi. E vedo che c’è proprio un’altra mentalità.

«Come mi sono preparata? Rispetto al cross ho fatto di sicuro più ore di sella e anche lavori più lunghi ad alte intensità, insomma non ho curato solo l’esplosività. Dopo la stagione del fuoristrada non mi sono fermata subito, ma ho tirato dritto per sfruttare la condizione che avevo nelle prime gare della stagione su strada. Ho fatto la Strade Bianche e Cittiglio. Mi sono resa conto della mia inesperienza. Ma è stato comunque un bel banco di prova».

Gaia ha iniziato a correre da G2 nell’Amici in Bici di Domenico Cerati. Seguiva suo papà Giacinto che pedalava per tenersi in forma. Poi è andata in Toscana alla Vallerbike e questo inverno proprio perché voleva fare nuove esperienze e assaggiare i terreni internazionali anche su strada è approdata alla corte di Giovanni Fidanza.

Gaia e un selfie con le compagne della Isolmant Premac Vittoria
Gaia e un selfie con le compagne della Isolmant Premac Vittoria

A caccia di esperienza

Inesperienza. Gaia Realini sarà anche poco esperta però parla con cognizione di causa. Quantomeno sapere di esserlo è già un passo avanti. E in tal senso non poteva capitare in una squadra migliore, la Isolmant-Premac diretta appunto da Giovanni Fidanza, bravissimo con le più giovani.

«Giovanni – dice la Realini – di consigli ce ne dà molti. Siamo venute al Giro con una squadra molto giovane, alle prime esperienze. La mattina ci dice sempre di non rischiare, di stare attente, ma al tempo stesso di farci vedere, di mettere in campo le nostre potenzialità e di dare il massimo.

«Anche ieri nella crono mi ha aiutato moltissimo con la radiolina. Io non mi aspettavo di andare tanto forte perché era la mia prima cronoscalata. Non ne avevo mai fatte in vita mia. E avevo un po’ di timore ad essere lì da sola. Però Fidanza mi guidava in tutto: mi dava i tempi, mi incitava… I cartelli dei chilometri che mancavano poi sono stati un riferimento enorme, perché ho cercato di guardare il meno possibile il potenziometro, altrimenti mi sarebbe sembrata lunghissima, mentre così in base alla distanza mi regolavo con lo sforzo».

La Realini sul traguardo di Riale ha chiuso nona a parimerito con la Deignan
La Realini sul traguardo di Riale ha chiuso 9ª a parimerito con la Deignan

Realini come Pozzovivo?

Fisico minuto dunque, ma grande grinta, intelligenza e doti in salita: Gaia si potrebbe quasi paragonare a Domenico Pozzovivo.

«Eh – ride – ci sta! Di certo la salita è il terreno che più mi piace e dove mi difendo meglio, mentre soffro, e tanto, nelle volate anche perché non riesco a farmi spazio nel gruppo».

La Realini è davvero motivata, sprizza entusiasmo. Lei stessa racconta dell’emozione di ritrovarsi vicino a gente come Longo Borghini, Van der Breggen, Vos… i suoi idoli.

«Il mio Giro sin qui in una parola? Fantastico!».

Realini Isolmant 2 2021

Realini c’è: «Attente big, imparo in fretta…»

16.04.2021
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Non sempre è facile cambiare bici, cioè specialità. In una sei in cima alle gerarchie italiane, nella nuova hai tutto da imparare: una neofita che deve sfruttare ogni occasione per progredire, farsi conoscere, ricordare che è sempre quella della quale d’inverno parlavano tutti. Chi è il soggetto del discorso? Gaia Realini, una delle stelle di prima grandezza del ciclocross italiano che da quest’anno si sta disimpegnando, già piuttosto bene, anche su strada.

Parliamo di una ragazza di appena 19 anni, che ha già avuto modo di assaggiare il ciclismo che conta, quello delle olandesi quasi imbattibili e delle italiane pronte a far loro lo sgambetto come la Longo Borghini al Trofeo Binda. Gaia non si è per nulla spaventata: «In pratica mi sono immersa nella stagione cambiando solo bici, senza un attimo di stacco, per sfruttare la condizione e infatti la forma c’era, quel che manca è l’esperienza».

Chi esce dal ciclocross si dice che abbia qualcosa in più come esplosività ma pecchi nella resistenza. Tu come ti sei trovata?

Il divario c’è, lo sento. Passare da una gara di un’ora al massimo a 3-4 ore in bici non è facile, all’inizio va tutto bene, nella parte finale la stanchezza si affaccia, ma con una giusta alimentazione e sapendosi gestire in gara, ce la si fa. Vedo che ad ogni gara va sempre meglio.

Che impressione hai avuto delle big?

Ero abituata a guardarle in televisione, io ragazzina a sognare un giorno di essere con loro ed è successo prima di quanto pensassi. Io ci metto tutta la grinta possibile e penso che con gli anni e l’esperienza raggiungerò il loro livello, ma serve pazienza.

Gaia Realini su strada. Domenica a Civitanova è stata decisiva per la vittoria della Fidanza
Realini strada 2021
Domenica a Civitanova è stata decisiva per la vittoria della Fidanza
Provato timore al loro confronto?

Quello no: nel ciclocross sin da junior sei abituata a gareggiare con le più forti e anche su strada, salvo le gare di WorldTour, capita che ci si ritrovi insieme. Veniamo svezzate in fretta…

Che cosa ti è piaciuto di più finora nel tuo approccio su strada?

E’ un bell’ambiente, mi piace soprattutto il mio team (la Isolmant-Premac-Vittoria, ndr), c’è una grande comunanza d’intenti, si sente forte lo spirito di squadra. Nel ciclocross si è più isolate, qui ci si confronta, si parla con le compagne e ognuna ha la possibilità di giocarsi le sue carte.

Realini Isolmant 2021
La pescarese è tesserata nel team Isolmant-Premac-Vittoria, guidato da Giovanni Fidanza
Realini Isolmant 2021
Corre nel team Isolmant-Premac-Vittoria di Giovanni Fidanza
E che cosa ti è piaciuto meno?

Nulla, ringrazio anzi che ci sia data la possibilità di correre. Qualche volta può capitare che i percorsi non siano ideali, ma nella situazione che viviamo, essere in gara è già di per sé un grande risultato.

Su strada inizi a capire che tipo di ciclista sei?

Visto il mio fisico minuto, mi trovo bene in salita dove già mi difendo bene, invece in volata proprio non va…

Gaia Realini: più ciclocrossista o stradista?

Per ora il ciclocross resta il mio primo amore, ma so che se voglio avere una carriera professionistica, la strada è la via primaria. E’ l’unica che può garantire un futuro, anche economicamente. Il ciclocross però mi appassiona di più, non posso negarlo…

L’abruzzese è un punto fermo in azzurro e nel panorama italiano del cross
Nel cross, l’abruzzese è un punto fermo in azzurro
Nel ciclocross quando si parla di te, si parla anche di Francesca Baroni e viceversa. Su strada?

Siamo nella stessa squadra, ci confrontiamo spesso, ci aiutiamo a vicenda. Anche lei sa di avere molto da imparare. Rispetto a me va meglio in volata, questo è certo…

Prossime gare?

Chambery domenica e poi si torna nelle Marche il 25, con la speranza di potermi far vedere davanti. Io ci provo…

Lo zio Francesco, maestro di ciclismo

07.02.2021
8 min
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Il terzo fratello Masciarelli, il più giovane: Francesco, classe 1986. Serviva un nipote forte nel cross come Lorenzo per riallacciare i rapporti con la famiglia abruzzese e scoprire che suo padre Simone, il primo della dinastia, ha trasferito la famiglia in Belgio per stare accanto al figlio. Che Andrea, quello di mezzo, lavora nel negozio di bici. Mentre Francesco, lo scalatore di talento che vinse il Giro del Lazio e domò il Mont Faron, è tornato dall’America e fa il preparatore. Il suo ruolo, appunto, è venuto fuori parlando con il fratello Simone e con Fidanza a proposito di Gaia Realini.

Fuga negli Usa

Insomma, la curiosità di farci raccontare quanto valgano i due giovani azzurri è forte, ma prima c’è la sua storia. Perché Francesco era forte davvero, ma smise di correre nel 2012, a causa di un piccolo tumore benigno che causava problemi sotto sforzo. Così, deluso e furibondo, appese la bici e sparì.

«Presi le mie cose e i soldi che avevo messo da parte correndo – racconta – e partii per la California. Mi piaceva andarci d’inverno in vacanza, ma quella volta fu per non tornare. Stavo lasciando il ciclismo con il rammarico per quello che sarebbe potuta essere la mia carriera. Fu una fuga dalla delusione».

Cosa sei andato a fare?

Ho investito in uno sport bar a Encinitas, località di mare a nord di San Diego. Venticinque gradi tutto l’anno, un paradiso. Ho fatto un’esperienza di quattro anni e ne è valsa la pena, anche se mi è costato tanto personalmente e sul piano economico. Non parlavo inglese. Ci sono stati giorni in cui temevo che non ci sarei mai riuscito, poi di colpo la ruota ha girato.

Che cosa significava sport bar e come si chiamava?

Si chiamava QBR, Quei Bravi Ragazzi. C’era la televisione sempre accesa con immagini di sport. Bici alle pareti. Cibo italiano, pizza e tanto ciclismo. All’inizio nessuno sapeva che fossi un ex atleta, anche perché io non l’avevo detto a nessuno. Poi si sparse la voce che avessi corso all’Astana e divenni un’attrazione. Finché un giorno arrivò uno svizzero, amico di Cancellara. Forse non credeva che avessi corso, perché cominciò a fare domande, ma alla fine diventammo amici. Fu lui a farmi tornare la passione per l’allenamento. Seguii dei corsi all’Università di San Diego, dove insegnano la multidisciplina a partire dal surf. E così cominciai ad allenare un gruppetto di atleti.

Francesco è il preparatore di suo nipote Lorenzo, figlio di Simone
Francesco è il preparatore di suo nipote Lorenzo, figlio di Simone
Perché sei tornato?

Perché il business era legato al visto. Dovetti vendere l’attività. Mi trovai a passare da imprenditore a manager, da pizzaiolo a cameriere e capii che le cose non potevano andare. In più c’erano stati dei problemi di salute nella famiglia di mia moglie e alla fine tornammo. Era il 2016.

Iniziasti subito a fare il preparatore?

Un po’ con quello che avevo studiato là, un po’ facendo Scienze Motorie che dovrei finire per marzo e partecipando al corso dell’Uci a Aigle. Prima mi appoggiavo al negozio di famiglia, ora ho uno studio mio. Viene qualche pro’ della zona e continuo a fare coaching a distanza con alcuni americani. In più ci sono Lorenzo, Gaia Realini e per un po’ c’è stato anche Ciccone.

Quanto vale tuo nipote Lorenzo?

Sta crescendo con i freni tirati. E’ come se stesse ancora giocando. Si fa qualità senza troppa quantità, che dovrà iniziare a breve. Il mondo è cambiato. Quando ero junior, nel 2004, facevo 12 ore di allenamento a settimana, ora ne fanno anche 20 e distanze di 130-140 chilometri. Ne abbiamo parlato a Aigle.

Di cosa avete parlato?

E’ come se stessero schiacciando gli U23 verso gli juniores e alla fine la categoria sparirà. Si tratterà di capire quanto durano i fenomeni che vanno ora per la maggiore. Si diventerà professionisti dagli juniores. Poi ci sarà sempre qualcuno che farà eccezione come Valverde. Avevo il suo stesso preparatore. Faceva 7,3 watt/kg da febbraio a ottobre, un campione.

Nel 2010 con Gaia Realini, allora 8 anni: la avevate riconosciuta?
Nel 2010 con Gaia Realini, 8 anni: l’avevate riconosciuta?
Lorenzo correrà su strada con la stessa squadra?

Sì, col rischio di un calendario povero. Dovevano fare Gand e Fiandre juniores, ma a quanto pare non le organizzeranno. Sarebbe stato bello anche che avessero fatto il mondiale. La fortuna di essere in Belgio è che lassù le continental non sono come le nostre, le poche che sono rimaste, ma sono quasi tutte satelliti di grandi squadre. Per cui se da junior ti metti in luce, trovi quasi certamente un posto al sole. Qua invece se fai due anni da U23, poi fai fatica a uscirne.

Si è parlato della Deceuninck-Quick Step.

Ormai è uno della famiglia De Clercq, che ha agganci con tutti. Se dimostra quel che vale, non avrà problemi. Alla Deceuninck del cross non importa, ma è anche vero che i soldi veri ci sono su strada. Ed è anche vero che il cross grazie a VdP E Van Aert ora lo seguono tanti di più. Una volta il mondiale quasi non lo davano in diretta…

Che doti ha tuo nipote?

Non ha preso da nessuno dei tre fratelli, piuttosto dal nonno. Ciclista vecchio stampo, che ancora adesso a 68 anni esce in bici anche se fa freddo, coperto il giusto, con due dita di whisky nella borraccia. Lorenzo è un bello scattista, ha tanto da dire a crono e in salita va bene.

Andrea, Palmiro, Simone, Francesco Masciarelli, 2010
Simone, Palmiro, Andrea e Francesco Masciarelli in una foto del 2010
Andrea, Palmiro, Simone, Francesco Masciarelli, 2010
Simone, Palmiro, Andrea e Francesco Masciarelli: è il 2010
Quanto bene?

Quando c’è Ciccone in Abruzzo, facciamo sempre il test di massa. Andiamo a Passo Lanciano con un gruppetto di 20 atleti, facciamo qualche lavoro e poi si prende il tempo, perché in Abruzzo quella è la salita in cui ci si tira il collo. Stare sotto i 30′ è già un bel tempo. Giulio ha fatto 26′, Lorenzo è sotto i 30′. Gaia Realini e i suoi 48 chili hanno 33′. Io da junior non ho mai fatto Passo Lanciano, per dire quanto è cambiato il mondo.

Gaia è così forte?

Gaia è l’atleta più cattiva e determinata che io conosca. Dice che sta sempre bene, qualsiasi lavoro le proponi, tanto che devi stare attento che non vada in overtraining. Non si fermerebbe mai. A lei la strada non piace tanto, ma sono convinto che in salita ci dimostrerà la sua forza.

Il cross le darà vantaggi?

La multidisciplina funziona, stando attenti alla periodizzazione. Si fanno più break durante la stagione perché possano recuperare. Con le donne, devi tirare il freno in allenamento perché sono particolari a livello ormonale. Invece con gli uomini devi dare qualità e quantità nella giusta misura, a costo di invertire le fasi di lavoro. La qualità prima della quantità, in stile Sky.

Francesco Masciarelli, padre Simone, campionati italiani juniores Lecce 2020
Lorenzo Masciarelli con suo padre Simone ai campionati italiani juniores di Lecce 2021
Francesco Masciarelli, padre Simone, campionati italiani juniores Lecce 2020
Lorenzo Masciarelli con il padre Simone ai tricolori di Lecce
Spiega…

Con Lorenzo iniziamo a fare la base del cross con allenamenti medio/lunghi a luglio e agosto. A settembre-ottobre si fa la parte qualitativa e quando si deve passare su strada dopo il cross, si cala la qualità e si cresce la quantità. Quindi il contrario rispetto agli stradisti che fanno la base fino a dicembre e poi cominciano a fare i lavori specifici. Il rischio di overtraining è dietro l’angolo, per cui vanno seguiti bene.

Fidanza ha spiegato che Gaia cercherà di sfruttare su strada la condizione del cross…

Corretto, poi avrà bisogno di una fase di scarico per preparare il Giro d’Italia. Lavorare con lei e con Giulio, fa capire che non tutti hanno lo stesso motore.

Giro d'Italia Ciclocross, Gallipoli 2020, donne elite, Gaia Realini
Gallipoli 2020, Gaia Realini all’attacco. L’abruzzese è fortissima in salita
Giro d'Italia Ciclocross, Gallipoli 2020, donne elite, Gaia Realini
Gaia Realini all’attacco. L’abruzzese è fortissima in salita
A proposito di Giulio…

Avevo iniziato a seguirlo nel 2017, ma quando è passato alla Trek ho dovuto interrompere e mi sono rimesso a studiare. L’idea potrebbe essere quella di entrare in una squadra, cercando di capire quali vincoli ci siano. Ci penserò dopo la laurea.

E tu puoi fare ancora sport? Quel problema è superato?

No, è sempre lì. Ma nel frattempo ho partecipato a tre Ironman, in uno sono arrivato secondo assoluto, in Inghilterra. A Cervia ho vinto la mia categoria, con un paio di mesi di allenamento, perché di più non posso. Per il resto, sto dietro ai miei ragazzi e non vado mai alle gare. Non mi piace stare troppo in mezzo.

Scelta la squadra: Realini e Baroni vanno con Fidanza

06.02.2021
4 min
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Sarà la Isolmant-Premac-Vittoria di Giovanni Fidanza la squadra che accoglierà Francesca Baroni e Gaia Realini, due fra le più forti specialiste azzurre del ciclocross, tra le elite su strada. Ma se la prima compirà 22 anni e ha già una struttura fisica più matura, l’abruzzese ha due anni in meno e ancora più strada da fare. L’aspetto singolare dell’arrivo di Baroni alla corte del bergamasco è che l’idea è stata di Mario Cipollini.

«Mario è sempre molto disponibile con me – ha spiegato Francesca – va in bici sulle mie stesse strade e spesso ci incontriamo. Sapendo che stavo cercando squadra, mi ha messo in contatto con il suo amico Fidanza e così…».

Ecco la maglia della nuova Isolmant-Premac-Vittoria di Giovanni Fidanza
Ecco la maglia della nuova Isolmant-Premac-Vittoria di Giovanni Fidanza

Debutto a Loano

“Fido” conferma e intanto lavora alla messa in moto della stagione, che prenderà il via il 20 con una videopresentazione, proseguirà il 27 febbraio a Loano con il debutto effettivo e andrà avanti con un ritiro fino alla Strade Bianche.

«Conoscevo Francesca – dice – perché ha la stessa età di mia figlia Martina, per cui negli ultimi due anni l’ho sempre vista, anche se negli ultimi mesi è cresciuta davvero tanto rispetto alle rivali, alla Casasola per esempio. Nel cross ha dimostrato di avere grandi doti. Ho avuto modo di seguirla al Giro Rosa. E sebbene fosse duro, l’ha finito in crescendo di condizione.

Pensi che continueranno con il cross?

Non è che lo penso, ne sono sicuro. Quando hanno firmato il contratto, entrambe lo hanno posto come condizione, per cui la loro stagione è stata disegnata in funzione di questo. Nell’accordo c’è scritto anche che continueranno a lavorare con Guerciotti, con cui hanno sempre collaborato. Ma al di là di questo, a me piace che facciano più discipline. Anche all’estero, le più forti corrono praticamente tutto l’anno, programmando bene gli appuntamenti.

Secondo Fidanza, quest’anno Baroni ha fatto passi da gigante rispetto alle rivali come Sara Casasola
Baroni ha fatto passi da gigante. Qui è con Casasola
Non sono troppi 12 mesi di attività?

E’ ovvio che facendo il cross, su strada non puoi fare un programma di 8 mesi. Per questo, sia Francesca che Gaia Realini faranno un bell’inizio di stagione, cercando di sfruttare la condizione del cross. Poi, arrivate al Trofeo Binda di Cittiglio, si fermeranno per riprogrammare la preparazione fino ai campionati italiani di fine giugno e il Giro Rosa di luglio. Queste per noi sono le corse più importanti.

E il finale di stagione?

Dal mio punto di vista e per quello che ci siamo detti, da agosto in poi riprenderanno a lavorare in vista del cross.

Anche se il mondiale è nelle Fiandre?

Il seguito è tutto da vedere. Perché è vero che sono abituate a grandi sforzi, ma sono giovani. Nessuno esclude niente, ma vediamo.

Gaia Realini, Europei ciclocross, s'Hertogenbosch, 2020
Gaia Realini ha compiuto 20 anni il primo gennaio
Gaia Realini, Europei ciclocross, s'Hertogenbosch, 2020
Gaia Realini ha appena vent’anni e anche lei margini enormi
Anche per la strada Francesca Baroni continuerà a lavorare con Pino Toni?

Sì, sarebbe inutile cambiare. Se si trova bene e ha fiducia, soprattutto se è arrivata con lui a un certo livello, non serve stravolgerle le abitudini.

Invece Realini?

Anche Gaia ha il suo preparatore, che è Francesco Masciarelli. E’ importante che mantengano i loro punti di riferimento, con il patto che ci si confronti con la squadra e si concordino i percorsi di lavoro.

Si può immaginare quali margini abbiano entrambe?

Sono giovani, vanno messe alla prova. Francesca dà la sensazione di essere più potente, ma anche Gaia, che pure è così minuta, ha tanta forza. L’ho vista l’anno scorso al Giro delle Marche e nella tappa più dura si è mossa davvero bene. Per entrambe c’è la sicurezza di una squadra che ha 3 anni di sponsorizzazione assicurati. Gli sponsor sono appassionati e sono entrati nella società per farla crescere, permettendomi di occuparmi bene della parte tecnica e di portare avanti questo gruppo di ragazze.

Nella squadra con Baroni e Realini corre anche Martina Fidanza. Quest’anno con bici De Rosa
Nella squadra corre anche Martina Fidanza. Quest’anno con bici De Rosa
Di solito la resistenza alla multidisciplina inizia dai direttori sportivi più esperti come te…

Io invece ho una diversa visione del ciclismo, forse perché da corridore ho sempre fatto pista e l’ho mollata quando ho cominciato a fare Giro, Tour e classiche. E perché in Italia non c’è stata per anni una pista coperta, altrimenti d’inverno sarei andato ancora. Un anno ho fatto anche il Master Cross, organizzato da Antonio Saronni, il fratello di Giuseppe. Fu nell’inverno fra il 1988 e il 1989, perché poi passai professionista e ricordo che mi trovai subito bene. Diciamo che da pro’ un po’ mollai, perché correvamo in squadre di 16 corridori e facevamo fino a 100 gare all’anno. Oggi è più facile programmare, in tutte le categorie, sapendo che cross e pista servono anche per la strada. Certi sforzi che fai in gara, in allenamento non riesci a raggiungerli. E così la condizione aumenta.

Filippo Fontana, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio

Sant’Elpidio assegna le ultime rose

06.01.2021
4 min
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Epifania nel fango per i protagonisti del Giro d’Italia di Ciclocross, che a Sant’Elpidio a Mare (FM) hanno chiuso il lungo cammino della challenge iniziato nello scorso ottobre e passato per 7 tappe. Fango che ha caratterizzato soprattutto la gara Open maschile, la più attesa, ricca di colpi di scena.

Partenza, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Fasi di partenza per l’ultima tappa del Giro d’Italia Ciclocross 2020 a Porto Sant’Elpidio
Partenza, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Fasi di partenza per l’ultima tappa

Festa per due

Tutti si attendevano l’acuto del campione tricolore Jakob Dorigoni . E tutti guardavano verso la nuova uscita agonistica di Fabio Aru: la seconda con la muova maglia della Qhubeka Assos, che porterà per le strade nella nuova stagione da pro’. Alla fine però il protagonista inatteso è stato Filippo Fontana, 20enne veneto dei Carabinieri, andato in fuga sin dall’inizio insieme a Marco Pavan (D’Amico Um Tools) e a Dorigoni (Selle Italia Guerciotti Elite). Ma prima l’uno e poi l’altro hanno dovuto lasciar andare lo scatenato Fontana, primo in solitudine. Dorigoni, accaparrandosi la seconda piazza, ha conquistato in extremis la maglia rosa strappandola a Cristian Cominelli. All’atleta della Scott non è stata sufficiente la quinta piazza finale: a pari punti nel computo generale, Dorigoni è risultato primo proprio per il miglior piazzamento a Sant’Elpidio.

Fabio Aru, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Fabio Aru ottavo sul traguardo di Porto Sant’Elpidio
Fabio Aru, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Aru chiude all’ottavo posto

Aru cresce

E Aru? Il sardo ha fatto una gara giudiziosa, recuperando qualche posizione nella seconda parte fino all’8° posto finale.

«Sul tecnico ho fatto tanta fatica – ha dichiarato all’arrivo – ma le sensazioni sono sempre migliori e per questo parteciperò anche ai tricolori di Lecce di domenica prossima».

Chissà che questo suo inverno agonistico non vada anche oltre, verso una possibile partecipazione ai Mondiali di Ostenda.

Jakob Dorigoni, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Jakob Dorigoni, tricolore in carica, conquista la maglia rosa 2020
Jakob Dorigoni, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
A Dorigoni la classifica finale

Festa Guerciotti

Nella gara Open femminile scambio di cortesie fra le due under 23 della Selle Italia Guerciotti Elite. Gaia Realini ha portato a casa la vittoria nella tappa marchigiana davanti a Francesca Baroni, che ha così conservato la maglia rosa per 11 punti. Quinta assoluta la junior Alice Papo (DP66 Giant SMP), pupilla di Daniele Pontoni che potrebbe essere una delle sorprese a Ostenda.

Maglia Rosa: Francesca Baroni – Maglia Bianca: Alice Papo, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Francesca Baroni in rosa, Alice Papo in maglia bianca
Maglia Rosa: Francesca Baroni – Maglia Bianca: Alice Papo, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Francesca Baroni in rosa, Alice Papo in maglia bianca

Olivo fa il bis

Come al solito la gara più affascinante è stata quella junior maschile, dove ci sono stati continui cambi al vertice. Gabriel Fede (Selle Italia Guerciotti Elite) al comando fino a due terzi di gara non è andato neanche sul podio. La vittoria ha premiato invece Bryan Olivo (DP66 Giant SMP) che già aveva lasciato il segno nella tappa di Ladispoli. Alle sue spalle, l’attesissimo Lorenzo Masciarelli (Pauwels Sauzen Bingoal), autore di una grande rimonta finale. La maglia resta sulle spalle di Eros Cancedda (Gs Sorgente Pradipozzo) oggi quinto, a conferma del grande equilibrio che regna in categoria, forse la più promettente anche in ambito internazionale.

DP66, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
La DP66, team di Daniele Pontoni, premiata fra le squadre
DP66, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Sul palco la DP66, team di Daniele Pontoni

E adesso Lecce

Nelle categorie giovanili tappa e maglia per Riccardo Da Rios (SS Sanfiorese/ES), Ettore Prà (Hellas Monteforte/AL) al sesto successo in sette tappe e per Federica Venturelli (Cicli Fiorin/DA).

Fra le Esordienti vittoria parziale per Linda Sonarini (Scuola Ciclismo Vo’) ma la maglia è di Elisa Ferri (Gs Olimpia Valdarnese). Ora spazio ai tricolori in quel di Lecce, ultimo atto della stagione nazionale.

GIC Ferentino

Baroni – Realini, doppietta Guerciotti a Ferentino

13.12.2020
3 min
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Francesca Baroni è stata accontentata. Lei ama il fango e oggi lungo l’anello di Ferentino proprio non mancava. E’ stato senza dubbio questo elemento, tanto caro al cx, il protagonista della tappa numero sei del Giro d’Italia Ciclocross. 

Una vera festa, con tanto sole, 750 iscritti in tutto e un sacco di squadre del Centro – Sud Italia che si sono misurate con le quelle del Nord, una sorta di anticipazione del campionato italiano di Lecce del prossimo gennaio.

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Gaia Realini insegue Francesca Baroni in maglia rosa
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Gaia Realini insegue Francesca Baroni in maglia rosa

Dominio Guerciotti

Pronti via e subito le due portacolori del Team Selle Italia-Guerciotti sono scappate, con Gaia Realini e appunto Francesca Baroni a fare il ritmo. All’inizio la più giovane e minuta Gaia è anche stata in testa in qualche passaggio, ma poi non ha potuto far altro che mettersi sulle ruote della più forte compagna di squadra.

«Ha imparato molto oggi Gaia – ha commentato il tecnico azzurro Fausto Scotti – per me è lei la vera “sorpresa” tra le donne. Anche perché Baroni è molto più esperta su questo tipo di tracciato». 

Ma Gaia è anche furba. In un vero guado appena dopo il passaggio sotto lo striscione d’arrivo lei andava spesso un po’ più avanti, allungando di fatto un paio di metri, però lo attraversava nel punto più basso e alla fine risparmiava energie. 

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Chiara Teocchi, per lei un buon quinto posto
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Chiara Teocchi, per lei un buon quinto posto

Teocchi e Gariboldi ok

La differenza oggi la si faceva a piedi, visto che per le donne mediamente il 60-70% dell’anello è stato affrontato così (dalle top rider), in pratica non meno di 25′ dell’intera competizione che è durata circa 40′. Serviva molto fiato e non solo potenza. E chiaramente attitudine alla corsa a piedi.

La terza classificata, una delle poche a tenere a tiro le due Guerciotti, ma sempre a debita distanza, è stata Silvia Persico. La portacolori della Valcar-Travel Service all’inizio aveva anche provato ad osare ma poi ha capito che era meglio assestarsi sul proprio passo.

E molto hanno speso anche i meccanici. Per loro un vero via vai nella zona box, con due cambi di bici a tornata. Ad un certo punto è stato scavato un solco per far defluire l’acqua delle pompe idropulitrici. Un vero piccolo inferno.

Una buona gara in rimonta per Chiara Teocchi. La portacolori dell’Esercito l’avevamo vista molto tranquilla prima del via. Stava mandando giù l’ultimo gel prima di schierarsi.

Silvia Persico
Silvia Persico, terza a fine corsa
Silvia Persico
Silvia Persico, terza a fine corsa

Baroni motivata

Ma cosa ci lascia il circuito delle Molazzete? Ci dice che Francesca Baroni sta assumendo una costanza di prestazione da renderla un punto fisso della nazionale. Vince sui tracciati scorrevoli, sulla sabbia, su quelli super fangosi e sotto la neve. E’ un vero mastino, che tra l’altro in corsa mostra di sapersi gestire. Sa dosare le energie. Certo, deve crescere… ne ha di strada per raggiungere i livelli di Eva Lechner, ma l’età è senza dubbio dalla sua.

Adesso sarà davvero interessante capire come andrà l’italiano salentino quando a Lecce ci saranno tutte ma proprio tutte le protagoniste. 

L’ex campionessa europea, Chiara Teocchi sta crescendo come abbiamo visto e di certo Eva Lechner con il ritmo acquisito nel percorsi del Nord Europa partirà da favorita, ma sarà interessante capire quanto. E questo ce lo dirà solo la gara. Intanto però il 6 gennaio c’è prima l’ultima tappa del Giro Ciclocross.

Gaia Realini, Europei ciclocross, s'Hertogenbosch, 2020

Realini, una spina nel fianco delle grandi

10.11.2020
3 min
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Racconta Fausto Scotti che quando nella gara delle under 23 agli europei Gaia Realini è arrivata a ruota della campionessa del mondo, si è dovuto sbracciare per dirle di tirare il fiato. Poi a un certo punto, il cittì azzurro ha anche temuto di averla perduta, perché tanto era grande la francese Norbert Riberbolle, per quanto bene si nascondeva nella sua ombra la piccola abruzzese, col ghigno sul volto e nessuna voglia di mollare.

«Forse la maglia iridata l’ha un po’ intimidita – racconta il tecnico azzurro – anche se quando alla fine Gaia ha mollato gli ormeggi, le è pure finita davanti. Ed è arrivato un bel 10° posto».

Gaia viene da Colli di Pescara, vede davanti l’Adriatico e alle spalle le grandi montagne d’Abruzzo. In bici c’è salita per la prima volta a sette anni, incuriosita dallo sport di papà Giacinto, che usciva per passione. E siccome la grinta gliela leggi in faccia, tra provare e diventare un’atleta il passo è stato davvero breve.

«Ho cominciato nella squadra di Domenico Cerasi – racconta – facendo strada e mountain bike. Poi da esordiente ho provato il ciclocross e ho scoperto che mi piaceva più della Mtb, che ho mollato all’istante. Così ora mi divido fra strada d’estate e cross d’inverno».

Giro d'Italia Ciclocross, Gallipoli 2020, donne elite, Gaia Realini
Vincendo a Gallipoli ha fatto capire di avere un’ottima condizione
Giro d'Italia Ciclocross, Gallipoli 2020, donne elite, Gaia Realini
La vittoria di Gallipoli prima degli europei

Classe 2001 e la voce sicura, Gaia ha preso il diploma al liceo sportivo e ora pensa alla bicicletta, cercando di capire se potrà farne il suo futuro. Che agli europei fosse arrivata in buona forma si era visto a Gallipoli, quando ha piegato Baroni e Casasola che fino a quel momento le erano sempre arrivate davanti.

Pensavi a una stagione così?

Dopo il Covid, davvero no. La stagione è rallentata, ma io sto andando bene. C’è da capire come si proseguirà. Domenica prossima ci sarebbero state due gare, una in Veneto e l’altra a Bologna. La prima è saltata, la seconda forse no…

Come sei arrivata nel team Selle Italia-Guerciotti?

L’anno scorso cercavo squadra, perché andare avanti pagando tutte le spese non era proprio il massimo. E loro si sono mostrati interessati. Mi forniscono il materiale e mi permettono di stare e allenarmi a casa. Mi sento tutti i giorni con Vito Di Tano e così mi sono scavata la mia dimensione.

Pensi che il ciclismo possa essere l’obiettivo della vita?

Per ora sì, anche se vediamo bene tutti il grande divario fra uomini e donne. Mi piacerebbe entrare in un gruppo sportivo militare. Questo potrebbe essere un bel traguardo.

A proposito, quali sono i traguardi dei sogni?

Da crossista, mi piacerebbe vincere su al Nord, in Belgio o in Olanda. Quello è il tempio della specialità, ma devo dire che correre senza pubblico è stato davvero brutto. Altrimenti il campionato italiano.

Nella sabbia olandese quasi sparivi, quali percorsi preferisci?

Veloci, asciutti e duri. Nella corsa a piedi mi difendo, mi piace lavorarci.

Invece su strada?

Ugualmente duri, le salite. Quest’anno ho corso con la Vallerbike. Trovare una squadra per il 2021 è il prossimo obiettivo, perché con Guerciotti si corre solo nel cross.

Hai un atleta, uomo o donna, di riferimento?

Sicuramente la Alvarado. Perché è giovane, ma ha sempre lottato contro le grandi come la Vos. E poi aggiungerei anche Van der Poel, che ha carisma e diverte. Quando c’è lui in gara, ti accomodi e pensi: oggi sarà divertimento puro.

Come passi il tempo quando non ti alleni?

Sto con gli amici, guardo un film. Tutto sommato, mi piacciono le giornate tranquille a casa mia.

Giro d'Italia Ciclocross, Gallipoli 2020, donne elite, Gaia Realini

Realini, la prima volata non si scorda mai

02.11.2020
2 min
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Mai Gaia Realini si sarebbe aspettata di vincere una prova del Giro d’Italia di ciclocross in volata, perché di lei tutto si può dire meno che sia una sprinter. Certe volte invece le cose prendono una piega inaspettata, anche nel ciclocross. Infatti a Gallipoli era tale la voglia di battere tutte le avversarie che ha trovato nel rettilineo finale le energie che non si attendeva. C’era qualcosa in più, forse anche per questo all’arrivo ha dedicato la vittoria al nonno scomparso e forse ha trovato la sicurezza in se stessa che le era mancata e che le altre avevano invece intravisto. A cominciare dalla Casasola, solo sesta in una giornata da dimenticare in fretta: «Noi, Francesca Baroni ed io, andiamo sempre forte. E’ lei che è cresciuta tanto e ormai è al nostro livello».

Giro d'Italia Ciclocross, Gallipoli 2020, donne elite, Gaia Realini
Gaia Realini imposta subito un passo potente (foto Pasquale Abbattista)
Giro d'Italia Ciclocross, Gallipoli 2020, donne elite, Gaia Realini
Gaia Realini, un passo potente (foto Pasquale Abbattista)

Volata tattica

«Aspettavo da tanto questo successo – ammette la portacolori della Selle Italia Guerciotti Elite – ma per una ragione o per l’altra mi era sempre sfuggito. Il ciclocross è una disciplina che impegna tanto, sia fisicamente che mentalmente, all’ultimo giro c’era da ragionare, sapevo che era fondamentale entrare sul rettilineo d’arrivo per prima, poi non ho pensato più a nulla, sapevo che dovevo solo spingere al massimo».

Terza ma a debita distanza Alessia Bulleri (Cycling Cafè). Un arrivo che ha ricordato quello della seconda tappa di Corridonia: anche lì volata a due, allora vinse la Baroni con maglia rosa per la Realini, questa volta è accaduto l’inverso. La Baroni d’altronde ha 11 punti di vantaggio che nell’evoluzione del Giro sono un bel bottino. La lotta ormai è ristretta a loro due, troppo lontana la Casasola finora andata a corrente alternata. Chi invece sta mostrando un bel crescendo di condizione è Alessandra Grillo (Development Guerciotti) approdata al quarto posto di tappa, miglior risultato della stagione.