L’Arvedi al Giro Next Gen punta forte sul traguardo di Cremona

03.06.2024
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Delle squadre per il Giro Next Gen abbiamo già detto. E come sempre accade quando non ci sono criteri nero su bianco, alla soddisfazione degli invitati corrisponde – uguale e contraria – la frustrazione degli esclusi. Fra chi resta a casa spiccano i nomi di Q36,5, Beltrami, Work Service e Hopplà, mentre all’estero spicca l’assenza della Groupama. Fra coloro che invece sono stati invitati si segnalano il Team Arvedi e anche la Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino. Due team con una precisa ragione sociale, vicini alla pista, ma che sul piano del ranking non hanno dato segnali particolari.

Lamon, tesserato con le Fiamme Azzurre, svolge in maglia Arvedi l’attività su strada
Lamon, tesserato con le Fiamme Azzurre, svolge in maglia Arvedi l’attività su strada

Arvedi e la pista

Il Team Arvedi è una squadra elite/U23 che dal 2019 lavora a stretto contatto con il settore pista della Federazione. Grazie a ciò hanno a disposizione bici Pinarello e l’abbigliamento Castelli. Nel team corrono facce note come il campione olimpico Francesco Lamon (tesserato con le Fiamme Azzurre), ma anche Michele Scartezzini, più Stefano Moro e Matteo Tugnolo del settore velocità. essendo tutti elite, la loro presenza al Giro Next Gen non è da considerarsi. Ci sono poi alcuni atleti giovani che se la cavano su strada. Nicolò Galli, a sua volta pistard, vanta un secondo posto a crono a Porto Sant’Elpidio e il quinto due giorni fa a Romanengo. Michael Cattani ha ottenuto un bel secondo posto a Curtatone, mentre Lino Colosio è un uomo squadra con il quinto posto nel Criterium Ciclismoweb.

«Non siamo una squadra che possa dire la sua in classifica – spiega il team manager Massimo Rabbaglio – abbiamo un ragazzino giovane che può fare una bella esperienza e va discretamente in salita. Gli potrà servire per conoscersi meglio. Il nostro Giro si giocherà nel cercare di sfruttare le tappe veloci, come quella di Borgomanero e di Cremona. Per le nostre caratteristiche, cercheremo di far bene in quei due giorni e poi valuteremo di dire la nostra per qualche classifica parziale.

«Quando abbiamo visto la tappa che arriva a Cremona, la sede del nostro sponsor, è ovvio che ci è cresciuta nella testa la possibilità di essere invitati. Quindi ho fatto la mia richiesta come hanno fatto tutti, non ho chiamato nessuno, ho fatto richiesta e basta. Sapendo che c’era una tappa che arrivava a Cremona ci può stare essere invitati, come è successo l’anno scorso per altri».

La squadra è un mix fra veterani della pista e giovani. Rabbaglio è il quinto in piedi da sinistra (foto Facebook)
La squadra è un mix fra veterani della pista e giovani. Rabbaglio è il quinto in piedi da sinistra (foto Facebook)
La vostra filosofia prevede che anche in futuro rimaniate legati alla pista?

Sì, l’anno prossimo dovrebbero arrivare degli juniores che non avranno la pista come priorità, ma la frequenteranno. Punteremo a ringiovanire un po’ l’organico, anche perché è prevedibile che dopo le Olimpiadi ci sarà un ricambio. A Parigi avremo Lamon e ne siamo contenti, anche se in doppia veste: come Fiamme Azzurre e come Arvedi. Un contributo a farlo diventare il Lamon oro olimpico l’abbiamo dato anche noi, mettendolo in condizione di allenarsi e correre anche su strada. L’idea è quella di portare dentro qualcuno che possa essere un probabile olimpico per Los Angeles. Non è facile, la strada è lunga, però ci si può provare.

Lamon rimarrà con voi anche dopo Parigi?

Credo di sì, ne abbiamo già parlato. Dopo le Olimpiadi continuerà a correre e secondo me può insegnare tanto anche ai giovani che potrebbero arrivare. Non so se potrà essere un probabile olimpico per Los Angeles, mi sembra un po’ lontano, anche perché ha trent’anni. Però credo che rimarrà nel giro della nazionale per le Coppe del mondo, piuttosto che europei e mondiali. Immagino che Milan, Consonni e Ganna dopo Parigi saranno richiamati dalle loro squadre, quindi l’impegno che potranno dedicare alla pista sarà minore. E Lamon può diventare un bel punto di riferimento.

Niccolò Galli è il nome più noto del gruppo strada della Arvedi (foto Facebook)
Niccolò Galli è il nome più noto del gruppo strada della Arvedi (foto Facebook)
Esiste già la formazione per il Giro Next Gen?

Sì, certo. C’è Galli, che potrebbe puntare alla prima crono. A Romanengo ha fatto quinto, dove aveva vinto lo scorso anno, facendo anche valori migliori. Quindi l’idea è che faccia un buon Giro, per puntare al tricolore della crono. Poi ci sono Galante e Colosio, che sono due lavoratori e quindi possono provare ad andare in fuga. Quindi Dante e Colombo che sono due ragazzini del primo anno che sono andati bene fino ad ora e faranno esperienza. L’ultimo è Varroni, un passista che provare a tenere davanti il Galli della situazione.

La gente mormora: qualcuno dice che siete stati invitati al Giro Next Gen perché Arvedi potrebbe aver dato un contributo proprio per la tappa di Cremona…

No, noi come società no. Che poi la tappa sia sponsorizzata da Arvedi come azienda, io quello non lo so. Nel senso che non ho visto contratti. Noi come società non abbiamo fatto nulla di questo. Non ho parlato con nessuno, ho solo mandato una richiesta.

Lo hanno detto tutti: mancava soltanto Lamon

08.05.2024
5 min
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In realtà non è il quarto, ma il primo del quartetto: quello che lo lancia. Lamon è tornato dalla palestra e acceso la tivù. Fuori pioveva, per questo non è uscito su strada. Invece oggi, proprio mentre starete leggendo questo articolo, starà guidando verso Montichiari per girare in pista. Mancavano 10 chilometri all’arrivo della tappa di Andora e Francesco si è sistemato giusto in tempo per vedere l’attacco di Ganna e si è messo a tifare.

«Quando è scattato – dice – tifavo al 100 per cento per lui. Poi ho immaginato che per forza di cose andava a finire così e infatti un momento dopo ho visto che “Simo” ha chiuso. Per forza, era inevitabile che finisse così e che a maggior ragione vincesse Johnny. E dico che sono molto d’accordo con le parole che ha detto Consonni, che si è trovato tra l’incudine e il martello. Però li ritengo dei super professionisti, quindi questa cosa passa in secondo piano. Sono certo che lo pensino tutti e tre, come penso che dopo la linea d’arrivo siamo tornati a essere i quattro stupidi di sempre…».

Il 4 agosto 2021, l’Italia conquista l’oro olimpico nell’inseguimento a squadre con Milan, Lamon, Ganna e Consonni
Il 4 agosto 2021, l’Italia conquista l’oro olimpico nell’inseguimento a squadre con Milan, Lamon, Ganna e Consonni

Fra strada e pista

Dei quattro olimpionici del quartetto di Tokyo, Francesco Lamon è il solo che non stia correndo il Giro. Vedere i suoi tre compagni giocarsi la tappa di ieri lo ha riempito di orgoglio. Ha colpito vederli tutti e tre in testa al gruppo: Ganna tentare l’allungo, Consonni chiudere, Milan vincere. Anche Villa avrà fatto un salto nell’assistere alla scena, prima di esplodere anche lui nel prevedibile applauso per Milan. Intanto Lamon racconta le sue giornate fra casa e Montichiari, cercando di mettere nelle gambe la forza e la resistenza che gli altri tre stanno trovando al Giro d’Italia.

«Dopo le Coppe del mondo – racconta – ho mollato una settimana, poi ho ripreso subito a fare una bella base su strada, correndo e facendo fondo per cercare di colmare e simulare quello che loro tre stanno facendo in corsa. Sto provando a fare dei blocchi su strada e due giorni a settimana vado in pista sino a fine maggio, prima di andare in altura per venti giorni. Inizialmente con Elia e poi verrà anche Pippo (Viviani e Ganna, ndr), dopo aver recuperato un po’ dal Giro. Non so che programmi abbiano Consonni e Milan con la Lidl-Trek, però dovremmo ricongiungerci tutti verso inizio giugno, tra altura e pista».

Dopo gli europei, Lamon ha preso parte alle tre prove di Nations’ Cup
Dopo gli europei, Lamon ha preso parte alle tre prove di Nations’ Cup

Il quartetto smembrato

Domenica anche Lamon ha corso su strada, al Circuito del Porto, classica per velocisti, che si corre a Cremona. Ne è uscito con un tredicesimo posto, nel giorno del successo di Jakub Mareczko.

«Domenica ci tenevo a fare la volata – spiega – perché essendo la gara di casa della squadra, avevo preso questo impegno. Però sono stato tagliato fuori da una caduta ai meno 6 dall’arrivo. Siamo rientrati praticamente ai meno 2 chilometri dall’arrivo. Il tempo di risalire aiutato dai miei compagni fino alla linea di arrivo e ci sono caduti nuovamente davanti. Quindi ho avuto un’altra sbandata e di rimonta è arrivato il tredicesimo posto. Ma non è quello che guardo, mi è servito più per capire la mia condizione, avendo ripreso da poco. Sto meglio rispetto a quello che pensavo, quindi sono super tranquillo. Sto lavorando per restare allineato con gli altri.

«Nelle tre Coppe del mondo che abbiamo fatto, abbiamo sempre corso con il quartetto smembrato. Una volta c’era Ganna, una volta c’era Elia, quindi per forza di cose non abbiamo mai provato noi quattro. Comunque abbiamo sempre avuto degli ottimi ricambi di giovani, come Giami, Galli, Boscaro e anche lo stesso Scartezzini che l’ha fatto a Hong Kong. Anche io sono stato messo a fare degli sforzi diversi da quelli che faccio di solito. Facevo le partenze e poi l’ultima tirata, quella che quando c’è Pippo non mi viene chiesta. Mi sono impegnato per alzare un po’ l’asticella della resistenza e vedo che ci sono riuscito. Sento di aver fatto uno scattino in più anche come capacità di sforzo».

Domenica scorsa, in maglia Arvedi, Lamon è arrivato 13° al Circuito del Porto, vinto da Mareczko (immagine Instagram)
Domenica scorsa, in maglia Arvedi, Lamon è arrivato 13° al Circuito del Porto, vinto da Mareczko (immagine Instagram)

Dal Giro a Montichiari

L’avvicinamento verso Parigi continua e buttare uno sguardo alla tele a metà pomeriggio per vedere cosa combinano i suoi amiconi è il modo per sentirsi parte dello stesso gruppo.

«Nel mio piccolo – dice Lamon – sto dando il 150 per cento per farmi trovare pronto, quindi sono contento e so che stiamo lavorando bene. Loro arriveranno dal Giro con una resistenza maggiore, però gli mancherà tutta quella parte di esplosività che magari posso fare io. Come dicevo, da giugno in poi i nostri percorsi saranno allineati e quindi ci saranno meno differenze. A loro servirà un po’ di più per essere esplosivi, io dovrà lavorare per essere altrettanto resistente. La nostra forza saranno i due mesi che passeremo assieme e li sfrutteremo al meglio. Nel frattempo abbiamo la bici nuova e mi trovo benissimo. Ho sentito subito le differenze. Nonostante sia un po’ più pesante, anche questa volta Pinarello è stato una garanzia. E’ la bici che ci serviva, una volta lanciata va veloce. E’ un po’ più pesante nei primi metri, ma quello che si guadagna nel giro successivo è più di quello che si perde nei primi metri».

Prima che si entri nel vivo, tutti gli azzurri hanno provato la loro posizione nella galleria del vento
Prima che si entri nel vivo, tutti gli azzurri hanno provato la loro posizione nella galleria del vento

Una storia da ricordare

Resta da capire se la tappa di Andora lascerà segni o se invece diventerà, come è certo Lamon, motivo di sberleffo. Per togliersi il dubbio, dopo l’arrivo Consonni è andato a cercare Ganna, ammettendo di essersi trovato nel mezzo.

«Spero che Pippo non si vendichi di questa cosa – ride Lamon – quando ci sarò in mezzo anch’io. Sai quante volte da qui in avanti, quando ci ritroveremo in pista, faremo gli stupidi in allenamento simulando questa situazione? Potete scommetterci che lo faremo. Però sono contento di vedere che sono lì a giocarsela, indipendentemente da che maglia indossano. Vuol dire che stanno bene».

Arvedi Cycling, colonna portante per la pista azzurra

18.01.2024
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Agli ultimi europei su pista che hanno visto l’Italia protagonista, una buona fetta della nazionale era composta da atleti dell’Arvedi Cycling, che ha portato a casa i bronzi di Francesco Lamon con il quartetto e di Stefano Moro nel keirin. Non è un caso, perché la società lombarda è nata proprio sulla base di un progetto che vede la pista come obiettivo privilegiato.

Stiamo parlando di un team diverso da tutti gli altri, nato nel 2019 proprio per dare una “casa” a molti pistard e consentire loro di abbinare alla stagione nei velodromi anche la necessaria preparazione e attività su strada. Un progetto condiviso, per certi versi voluto dalla Federazione che aveva bisogno di un team di appoggio per coloro che non hanno contratti nelle squadre WorldTour come Ganna o Milan.

Alla guida del team, come presidente e team manager, c’è Massimo Rabbaglio, da sempre attratto dall’attività su pista fino al punto di fare questa scommessa rivelatasi vincente: «Abbiamo 13 ragazzi nel nostro roster – racconta – e la loro attività la gestiamo in perfetta sintonia con le indicazioni e le esigenze di Villa. Quando non ci sono impegni su pista, portiamo i ragazzi a gareggiare su strada, anche se Lamon e Scartezzini hanno una tale mole di impegni tra allenamenti e gare nei velodromi che raramente riescono a trovare tempo e spazio anche per la stagione su strada».

Massimo Rabbaglio, da anni presidente e manager dell’Arvedi Cycling, seguendo un progetto (foto Rodella)
Massimo Rabbaglio, da anni presidente e manager dell’Arvedi Cycling, seguendo un progetto (foto Rodella)
Questo comporta una gestione un po’ diversa rispetto a quella di qualsiasi altra società…

Sicuramente, ma non significa che non seguiamo un calendario compiuto, come le altre. Gareggiamo nelle prove nazionali e anche in molte internazionali. Chiaro che esso viene stilato in base agli eventi e alla preparazione su pista, mettendo in condizione chi non è impegnato di gareggiare su strada e mantenere la condizione. D’altronde abbiamo verificato come l’attività su strada e quella del gruppo endurance siano molto compatibili. E’ chiaro però che per qualcuno l’attività su strada è un complemento per la pista, ma non è detto che per tutti sia così.

Ci sono anche casi inversi?

Basta guardare l’esempio di Mattia Pinazzi, che proprio dalla pista e dall’attività con noi ha tratto spunto per mettersi in luce e guadagnarsi un contratto con la VF Group-Bardiani. Per noi il suo ingaggio è stata una grande soddisfazione, un premio per il nostro lavoro. L’impegno con noi si compendia con quello della nazionale completando la crescita dei ragazzi, poi qualcuno troverà posto fra i professionisti, qualcun altro in un corpo militare come Lamon e Moro che sono nelle Fiamme Azzurre. O magari avrà una professione nell’ambito del ciclismo, come meccanico o preparatore.

Pinazzi ha regalato all’Arvedi la prima vittoria 2023 al Trofeo Città di Nonantola (foto team)
Pinazzi ha regalato all’Arvedi la prima vittoria 2023 al Trofeo Città di Nonantola (foto team)
Com’è nata questa idea diversa da tutte le altre?

E’ stata quasi un’intuizione, quand’ero alla Biesse-Carrera come diesse e gestivo i giovani della Arvedi. La pista mi è sempre piaciuta, ho pensato che un progetto simile mancasse nella crescita della specialità e poteva essere molto utile. Abbiamo iniziato con 6 atleti, c’erano già Lamon e Moro e con loro Attilio Viviani, Plebani, Giordani. Il nostro lavoro ha sempre per obiettivo le Olimpiadi, portare almeno un ragazzo a Parigi sarà una soddisfazione enorme com’è stato l’oro di Lamon a Tokyo.

Il programma della strada viene quindi compilato in base alle indicazioni che arrivano dal settore della pista?

Sì, decidiamo assieme. Spesso i ragazzi fanno blocchi di attività su strada per acquisire fondo che sarà poi utile su pista. E’ un sistema che funziona, una strategia che andrà avanti anche oltre l’appuntamento olimpico parigino.

Lamon ha dato al team la grande gioia dell’oro olimpico. Ora si punta forte su Parigi
Lamon ha dato al team la grande gioia dell’oro olimpico. Ora si punta forte su Parigi
Guardate già a Los Angeles 2028?

Non potremmo fare altrimenti. Il nostro è un lavoro che si gratifica e si compensa in base ai risultati dei ragazzi in nazionale, anche se poi qualche soddisfazione su strada ce la togliamo sempre. I ragazzi migliorano proprio grazie alla doppia attività. Galli è un esempio, lavorando con noi ormai è un riferimento per la nazionale maggiore e ad Apeldoorn ha già avuto modo di mettersi in luce.

Avete mai pensato a un progetto simile per le donne?

Per ora no, potrebbe essere una nuova strada, ma servirebbe un impegno che da parte nostra attualmente non possiamo garantire senza contraccolpi. Lo stesso dicasi per l’ingaggio di corridori stranieri come avviene nelle altre società. Noi siamo concentrati su uno scopo e lavoriamo per quello.

Arvedi come team di lancio verso i pro’. L’esempio di Pinazzi vale per chi oggi è nel team
Arvedi come team di lancio verso i pro’. L’esempio di Pinazzi vale per chi oggi è nel team
Quanti ragazzi avete?

Nove under 23 e quattro elite, è un numero adeguato per fare un’attività fatta bene. Considerando anche di loro 11 sono effettivamente disponibili perché due fanno velocità e quindi seguono una programmazione diversa che praticamente non contempla impegni su strada.

Da dove ti viene tutta questa passione?

Il ciclismo è sempre stata la mia vita. Ho corso fino ai dilettanti, poi sono stato diesse in tutte le categorie, anche fra i professionisti. Ora presiedo un team di livello continental seguendo un progetto che è completamente originale. Sono ormai 14 anni che vivo e lavoro per questo team e la collaborazione con la federazione nata nel 2019 è stata uno step che mi ha dato nuovo vigore. La corsa verso le Olimpiadi coinvolge anche me e mi sento esaltato al pensiero.

Lamon, i progetti olimpici tra Calpe e Montichiari

30.12.2023
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CALPE (Spagna) – «Sono giornate essenziali per noi. Abbiamo visto come stia diventando sempre più importante la cura maniacale del dettaglio. Quindi è fondamentale avere a disposizione i migliori strumenti per cercare di migliorarci», parole che giusto ieri Francesco Lamon ha riservato alle pagine ufficiali del Coni.

L’atleta delle Fiamme Azzurre è a Montichiari per preparare gli ormai imminenti (10-14 gennaio) campionati europei su pista di Apeldoorn, in Olanda. Un lavoro intenso e meticoloso per un appuntamento che è sì importante di suo, ma che assume sempre di più i connotati di una prova generale in vista delle Olimpiadi di Parigi. Ovviamente parliamo del quartetto, in questo caso.

Noi Lamon lo avevamo intercettato qualche giorno prima in Spagna, a Calpe dov’era in ritiro proprio con gli azzurri della pista.

Francesco Lamon (classe 1994) e coach Masotti, sono entrambi delle Fiamme Azzurre
Lamon (classe 1994) e coach Masotti, sono entrambi delle Fiamme Azzurre
Francesco, come sta andando la preparazione?

Molto bene direi. Rispetto agli altri anni sono un “passettino” più avanti in questo avvicinamento. Ma credo sia anche normale visto che gli europei arrivano a gennaio. Abbiamo dovuto anticipare un po’ tutti la preparazione. In generale però i valori sono buoni. Personalmente sono soddisfatto, consapevole che sto lavorando bene, alternando pista, palestra e strada. Ora c’è da affinare l’attività su pista.

Mentre il volume si fa a Calpe…

In Spagna abbiamo lavorato sulla resistenza. E’ stato quel volume di ore che ovviamente su pista non riusciamo a fare. Ma anche in questo senso sono abbastanza tranquillo perché tutto procede secondo programma.

Scartezzini ci diceva dell’importanza strategica di questo training camp. Ma perché questi stage sono così importanti? Alla fine un inseguimento a squadre dura meno di quattro minuti…

Ma quei quattro minuti di sforzo vanno visti come il tetto di una casa. E’ un lavoro che parte dall’autunno e bisogna mettere un mattoncino alla volta. E per gente come me o “Scarte”, che a differenza degli altri non siamo in una squadra WorldTour, sono ancora più importanti, in quanto abbiamo meno possibilità durante l’anno di concentrarci sulla strada. Pertanto quel piccolo gap dobbiamo colmarlo un po’ più a lungo, giocando d’anticipo.

Okay, quei quattro minuti sono il tetto, ma poi concretamente voi atleti sentite i benefici di questo lavoro su strada nelle gambe?

Assolutamente sì, oltre a questo di training camp, veniamo da una altro stage che abbiamo fatto il mese scorso in Sicilia. Insieme costituiscono una base molto solida e i risultati si vedono. Però, come dicevo prima, i riscontri li vedremo la prossima settimana (cioè ieri, ndr) su pista.

Lamon è il primo vagone del treno. Un ruolo altamente spcifico sul quale il veneto continuerà a concentrarsi
Lamon è il primo vagone del treno. Un ruolo altamente spcifico sul quale il veneto continuerà a concentrarsi
Vi abbiamo visto in allenamento sul Col de Rates, dove c’era praticamente i tre quarti del WorldTour, maschile e femminile. In tutto quel marasma, di gente che saliva e scendeva, che faceva ripetute, non vi veniva voglia di seguirli? Oppure di andare fuori tabella?

Non molto a dire il vero. Noi facciamo “un altro lavoro”. Sinceramente non mi pongo il problema di seguire questo o quello o se qualcuno mi stacca. So quello che devo fare, come lo devo fare. E poi non sono certo un corridore che può mettersi a gareggiare in salita!

Torniamo alla pista, Francesco. Quali sono i progetti per questo 2024 in arrivo? Ora ci sono gli europei, ma ci sono anche le prove di Coppa…

Parlando con Diego Bragato e Fabio Masotti, e con Marco Villa chiaramente, mi piacerebbe avere un avvicinamento molto simile a quello di quest’anno. Ho visto che al mondiale stavo bene fisicamente ed essendo le Olimpiadi in quello stesso periodo dell’anno, va da sé che sarebbe ideale come avvicinamento. Penso di fare gli europei e le tre prove di Coppa, visto che sono una ogni mese fino ad aprile. Poi penso di staccare una settimana, prima di iniziare il lavoro per Parigi, magari alternandolo all’altura prima delle Olimpiadi. Grazie poi all’appoggio dell’Arvedi Cycling potrò inserire anche qualche corsa su strada.

Tu hai un ruolo particolarissimo, sei primo uomo. Sarà ancora questo il tuo ruolo?

Teoricamente sì, ma adesso, come dicevo, in questo lungo avvicinamento sarà fondamentale la cura dei dettagli. Studiare ogni aspetto. E tutto, anche la partenza, va messa insieme. E io mi concentrerò su questo ruolo.

Solo sulla partenza, perché?

Perché ad oggi è il ruolo che mi che mi riesce meglio e voglio cercare di farlo al massimo delle mie possibilità.

Lamon con Scartezzini sul Col de Rates: in Spagna un grande monte ore di sella
Lamon con Scartezzini sul Col de Rates: in Spagna un grande monte ore di sella
Cosa significa concentrarsi sulla partenza a livello di preparazione? Si lavora diversamente rispetto ai compagni?

Non è che si lavori diversamente, però magari cerchi di trovare quella confidenza con te stesso… e anche con gli altri. Si tratta di trovare il compromesso tra il partire forte e far sì che questo non rimanga nelle gambe degli altri tre. Ma è qualcosa che si costruisce nel tempo, che si fa tutti assieme. Io devo essere bravo a capire la sensazione ottimale.

Anche nella parte a secco nessuna differenza? Magari lavori un po’ di più pure sulla schiena…

Si lavora su tutto il corpo, come gli altri. Non ci si concentra solo sulle gambe, ma si cerca di “ricostruire” un po’ tutto quello che è l’esercizio della pedalata, quindi dalla schiena ai lombari, dai pettorali alle gambe. Poi alcuni esercizi sono abbastanza soggettivi perché c’è chi si trova meglio con certi attrezzi e chi meno con altri. Ma tutti noi siamo affiancati da persone molto competenti, quindi sotto questo punto di vista sono, e siamo, tranquilli.

Fronte tecnico. già all’europeo vedremo qualche novità?

Nel corso dell’anno abbiamo già fatto degli aggiornamenti e sono stati riscontrati dei numerosi vantaggi, soprattutto con la bici nuova di Pinarello, in pratica quella che Ganna ha usato per il Record dell’Ora ma in carbonio. Però tutti questi aggiornamenti bisogna usarli e riusarli per renderli più prestazionali possibile.

E che monte ore ha questa nuova bici?

Sin qui l’abbiamo utilizzata a turno, anche per raccogliere più opinioni. Ma diciamo che ci stiamo girando.

Okay, top secret!

E’ probabile che tutto sarà pronto per l’ultima prova di Coppa.

Quartetto, l’argento va bene. Ma per Parigi serve di più

05.08.2023
6 min
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GLASGOW – Se si volesse comporre un’antologia di questi mondiali su pista, dopo il disastro della qualificazione, l’argento del quartetto degli uomini andrebbe raccontato come una grande impresa. E in fondo lo è. Solo che ci siamo abituati così bene, da non ammettere alternative all’oro. Anche se la Danimarca non ha preparato altro per mesi e i nostri ci sono arrivati leccandosi le ferite di un Giro d’Italia che li ha segnati tutti.

Italia e Danimarca continuano nel braccio di ferro: prossima tappa le Olimpiadi di Parigi
Italia e Danimarca continuano nel braccio di ferro: prossima tappa le Olimpiadi di Parigi

Superman non è bastato

Ganna ci ha provato. E quando a tre giri dalla fine è passato in testa, abbiamo tutti sperato che potesse recuperare il gap aperto dai danesi. Ma superman stasera non è riuscito nell’impresa e il verdetto accumulato giro dopo giro, è rimasto scolpito sul tabellone: 3.45.161 per i danesi, 3.47.396 per i nostri. Un passivo forse più pesante del vero, ma che resta consegnato agli annali del mondiale.

«L’ultima volta nell’anno preolimpico – dice Pippo – avevamo fatto terzi, quest’anno abbiamo fatto secondi. A Montichiari avevamo fatto un tempo simile dopo tanto lavoro, ma questo è un velodromo un po’ strano. Tutti parlano di traiettorie particolari, di certo bisogna provarlo, bisogna usarlo. Alla fine arrivati quassù tanto tardi, il livello è questo. Certo due secondi di differenza sono tanti, ma lavoreremo per colmarli. Di certo a Parigi con 3’45” non si vince. Intanto domani farò l’inseguimento individuale. Ero dubbioso, ma una prova in più non fa tanta differenza. Non so come andrà nella crono, ci penseremo da lunedì».

Lamon ha disputato un torneo di inseguimento a standard altissimi: il lavoro ha pagato
Lamon ha disputato un torneo di inseguimento a standard altissimi: il lavoro ha pagato

Orgoglio Lamon

Lamon esce da questo mondiale con l’armatura lucida. Dopo le critiche di qualche passaggio a vuoto, il veneziano ha tenuto su il quartetto con prestazioni che non si vedevano da un po’ e fanno pensare che per arrivare qui abbia lavorato davvero tanto. Tanto per fare un esempio, era l’unico del quartetto di Tokyo in ritiro con la nazionale a Noto durante l’inverno.

«Si era è visto già dal primo turno che i danesi avevano qualcosa in più, quindi abbiamo cercato di portare a casa il miglior risultato possibile, sapendo qual è il nostro margine di miglioramento. Abbiamo visto che siamo riusciti a migliorare molto dalle qualifiche. Oggi abbiamo cercato di partire molto più forte, in modo da contrastarli nei primi chilometri, solo che poi sono venuti fuori forte. E’ vero che ho un orgoglio particolare dopo queste giornate. Io in primis non ero soddisfatto di come andavo in certe prove, quindi ho cercato di rimboccarmi le maniche e ora so come si arriva a questa condizione. L’ho fatto al meglio, sono contento di aver dimostrato di essere stato di aiuto per i miei compagni, sono contento di questo».

Milan è arrivato ai mondiali con una sola corsa nelle gambe. Domani correrà l’inseguimento
Milan è arrivato ai mondiali con una sola corsa nelle gambe. Domani correrà l’inseguimento

Milan e la strada

Milan è stato il primo a passare, gigantesco e calmo. Lui è uno di quelli che ha pagato il Giro a caro prezzo e forse l’avvicinamento correndo solo a San Sebastian non è stato il passaggio migliore e lui se ne è reso conto. Bennati lo avrebbe volto fortemente su strada, visto il percorso che gli strizza l’occhio, ma le scelte sono state diverse.

«Sapevamo che la Danimarca era un team molto forte – racconta – non l’abbiamo mai sottovalutata. Siamo saliti in pista per dare il 100 per cento e l’abbiamo dato. Si punta sempre al gradino più alto, non sempre si riesce. Forse siamo partiti un po’ troppo forte e ci è rimasto nelle gambe, ma abbiamo un anno per rifarci a Parigi. Domani intanto faccio l’inseguimento. Penso a recuperare e domani vedremo. Sinceramente sono un po’ stanco, ma penso che sarò pronto, per sfidare me stesso e i tempi che ho già fatto e cercare di battere gli avversari che mi troverò di fronte. Se domani fossi dovuto partire su strada, sarebbe stata dura. Sono bello stanco. Partirei e penso che sarei in grado di aiutare, ma non di essere capitano. Mio parere personale, più sincero possibile».

Moro ha peccato di troppa foga? E’ quello che dice Villa: peccato di inesperienza
Moro ha peccato di troppa foga? E’ quello che dice Villa: peccato di inesperienza

Moro che cresce

Se Ganna, Milan e Consonni (di cui parleremo in un articolo a parte, per la grandezza della sua scelta) sono arrivati a Glasgow passando dal Giro e Lamon lavorando in pista, Manlio Moro lo ha fatto correndo su strada con la Zalf, a un livello per forza più basso. Per questo le sue prove sono una porta aperta su futuro.

«Da questo quartetto – dice – ho imparato che devo cercare di rimanere più concentrato, più tranquillo. Ho le mie capacità e se riesco a rimanere più concentrato, riesco a fare molto meglio. In certi allenamenti vado più di quanto sia andato oggi e secondo me è una questione di testa, di tranquillità. Devo imparare a partire tranquillo, essere concentrato quando faccio le mie tirate, quando vado a ruota. Comunque ho i mezzi per stare nel quartetto e visto che il prossimo anno passerò anche io professionista, speso di riuscire a fare il salto di qualità che mi manca».

Il velodromo era strapieno di gente, la temperatura interna era prossima ai 30 gradi
Il velodromo era strapieno di gente, la temperatura interna era prossima ai 30 gradi

Il bilancio di Villa

Villa tira i fili. E se si è già espresso sulle ragazze, che hanno chiuso al quarto posto con Chiara Consonni che ha preso il posto di Elisa Balsamo, su questi quattro uomini ha cose da dire.

«Volevamo arrivare – sorride – ma non dobbiamo abbatterci. Abbiamo perso contro la Danimarca, segno che le nostre due scuole arriveranno a giocarsi le Olimpiadi. Sappiamo cosa ci può mancare, siamo arrivati con delle emergenze. Simone Consonni non sta benissimo e abbiamo trovato un giovane come Manlio Moro che si è confermato dall’europeo. E’ stato un po’ troppo esuberante e proprio questo ci ha portato a passare troppo forte al terzo giro e, avendo ormai preso quell’andatura, abbiamo provato a portarla fino all’arrivo. L’abbiamo pagata e l’ha pagata soprattutto lui. Sono errori di inesperienza, ma non gliene faccio assolutamente colpa, perché partire da secondo non è da tutti. 

Villa è consapevole del lavoro fatto con il quartetto per arrivare a Glasgow e guarda a cosa si può migliorare
Villa è consapevole del lavoro fatto per arrivare e guarda a cosa si può migliorare

«Credo che per vincere a Parigi bisogna andare più basso di 3’45”. Siamo arrivati qua con 3’46” facendo due allenamenti. Due che arrivavano dal Vallonia, uno da San Sebastian, non ci siamo mai quasi incrociati. Abbiamo assemblato il quartetto negli ultimi giorni, quindi non c’è niente da recriminare. Dovremo lavorare di più e meglio. Sappiamo che l’anno prossimo fino al Giro d’Italia la strada sarà più importante, poi però li avremo in pista. E sappiamo di poter fare meglio…».

Dal quartetto agli sprint: la metamorfosi di Moro

24.11.2022
5 min
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Stefano Moro in mezzo ai velocisti è una novità così fresca, che anche lui a volte si guarda intorno e si chiede dove siano i compagni di prima. Quelli del gruppo endurance, di cui ha fatto parte fino ai mondiali, quattro settimane fa. Stefano ha 25 anni e nel 2019 si era portato a casa anche qualche bella corsa su strada, come il Trofeo Lampre, Sant’Urbano e il Circuito del Termen, poi la pista ha prevalso.

Quando Ivan Quaranta ha detto di essere in cerca di velocisti in ogni dove, suonando ai campanelli e reclutandoli nelle palestre, ha omesso di dire (forse era superfluo) che per prima cosa ha cercato in casa. E così si è accorto che il corridore delle Fiamme Azzurre, in forza come inseguitore al gruppo di Villa e su strada alla Arvedi Cycling, da allievo e da junior aveva fatto esperienza nelle discipline veloci, vincendo titoli italiani nel chilometro e nella velocità olimpica. Non gli serviva altro.

«Me l’ha proposto al mondiale – racconta fra lo stupito e il divertito (nella foto di apertura, Moro sta provando una partenza proprio con Quaranta) – io ero là come riserva. Mi ha offerto di intraprendere una strada nuova: diventare un velocista. Io subito ho parlato con Villa e Masotti (tecnico delle Fiamme Azzurre, ndr). Mi sono confrontato con loro e ho ascoltato i consigli, poi ho rimandato per due settimane. Nel frattempo, finita la stagione, sono andato in vacanza e ho continuato a pensarci. Finché sono tornato, ho sentito nuovamente Villa e Masotti e abbiamo preso la decisione di provarci».

Nessun rimpianto

Che il gruppo degli inseguitori inizi ad avere problemi di abbondanza è ormai cosa nota. Per cui probabilmente il ragionamento di Villa è stato quello di lasciar andare una delle sue riserve (agli europei di Plovdiv, Moro ha fatto parte del quartetto d’argento, ndr) per consegnare a Quaranta un elemento di esperienza in vista delle qualificazioni olimpiche per la velocità a squadre. 

«Le mie perplessità – spiega – erano dovute all’aver seguito un percorso per le discipline di endurance sin da quando ero junior. Sempre grazie all’endurance, sono riuscito a entrare nelle Fiamme Azzurre. Anche se ero nell’ombra di grandi campioni, ero un po’ titubante a intraprendere una strada nuova, perché voleva dire cambiare completamente vita a 25 anni. Però poi ho cominciato a pensare che, comunque vada, non vorrei ritrovarmi quando sarò molto più grande, a dire: “Cavolo però, pensa se ci avessi provato…”. Insomma, può andare bene o male, però non volevo avere dubbi. Ci proviamo e basta. E dico grazie alle Fiamme Azzurre e ad Arvedi Cycling per essermi stati accanto anche davanti a questa scelta».

Moro e Fidanza: coppia bergamasca in nazionale, sia pure (da pochissimo) in settori diversi
Moro e Fidanza: coppia bergamasca in nazionale, sia pure (da pochissimo) in settori diversi

Tricolore keirin

Non è un salto nel buio, ma anche per Moro il terreno da recuperare è parecchio. Aver fatto il velocista sette anni fa non rende scontato che il passaggio sarà agevole. Sarebbe potuto restare nel gruppo endurance, vincere i suoi campionati italiani e restare forse nell’ombra nei grandi appuntamenti: così invece il bergamasco si gioca un posto alle Olimpiadi. Questa è la fase della scoperta, che un po’ intriga e un po’ rende nervosi.

«Il mio primo titolo italiano – ricorda – l’ho vinto da allievo nella velocità. Quest’anno sempre agli italiani, Quaranta così per scherzo mi ha proposto di correre il Keirin. Io non volevo, ma alla fine sono partito e l’ho vinto. E da lì è nata l’idea. Così ho lasciato il gruppo degli inseguitori, ma nessuno ha fatto battute. Finora ho incontrato solo Lamon, ci scherziamo su e io gli dico che adesso diventerò grosso…». 

Lavori sulla forza

In palestra lo abbiamo osservato a lungo, mentre faceva esercizi con il bilanciere sulle spalle, controllando i movimenti del ginocchio e costruendo una forza che altrimenti non sarebbe necessaria. Bragato, osservandolo con noi, faceva notare che Moro dovrà soprattutto dare maggior consistenza alla parte superiore del corpo, mentre le sue di velocità verranno fuori quasi da sé. 

«Generalmente andavo in palestra una volta a settimana – sorride Moro – invece da quando sono arrivato in ritiro ho iniziato la prima settimana con tre sedute, mentre in questa ne abbiamo in programma quattro. E’ tutto un altro modo di allenarsi, devo imparare da loro che sono molto più giovani. Quanto agli obiettivi, adesso inizio ad allenarmi e a capire come va, dopo vedremo. Punto solo a migliorare e diventare competitivo, per partecipare ai keirin, alla velocità e così via…».

La qualifica olimpica di Lamon è già iniziata

22.11.2022
5 min
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Forse non è per caso che dei quattro campioni di Tokyo, l’unico che in questi giorni sta lavorando a Noto sia Francesco Lamon. Il veneto fa da chioccia ai giovani convocati da Villa, ma intanto costruisce la condizione per difendere il suo posto. Il quartetto azzurro si è popolato di colpo di fior di campioni. Grandi specialisti che contemporaneamente corrono o correranno nel WorldTour, con innegabili vantaggi sul fronte del livello atletico. Per restare al top, Lamon ha solo una soluzione: dare il massimo in ogni occasione possibile. Consapevole del fatto che quando inizierà la stagione su strada, gli altri cambieranno marcia. Vedere lo spostamento di Jonathan Milan nel “suo” ruolo di primo uomo del quartetto non può averlo lasciato indifferente.

«Se bisogna guardare i risultati – dice in un momento di pausa nel velodromo di Noto – direi che il 2022 è stato un anno parzialmente positivo. Dopo l’europeo andato storto, a me in primis premeva dimostrare che comunque era stato solo un passaggio e un episodio sgradevole. Le responsabilità, ovviamente, come ha sempre detto anche Villa, era la nostra. Quindi ci siamo rimboccati le maniche e al mondiale siamo arrivati in buona forma, nonostante i vari appuntamenti degli altri ragazzi. Se ogni anno si riesce a essere nei primi tre del campionato del mondo, vuol dire che ci siamo. Questo di base è già positivo».

La nazionale sarà in ritiro a Noto fino a domenica: clima mite e tanto lavoro ben fatto
La nazionale sarà in ritiro a Noto fino a domenica: clima mite e tanto lavoro ben fatto

«Ovviamente da adesso – prosegue Lamon – inizia la qualifica olimpica. In ogni appuntamento, dato che sono pochi, bisognerà essere non dico al 100 per cento, ma almeno al 99. Per essere tranquilli e non qualificarsi per il rotto della cuffia. Quindi daremo il massimo già da questo ritiro. Sono mentalizzato sui campionati europei di febbraio, primo appuntamento del 2023 e primo passaggio per qualificarci».

L’arrivo di Milan

“Lemon” non si piange addosso. Quando arrivi tanto in alto, sai che il solo modo per restarci è vincere la concorrenza interna. Villa su questo è sempre stato chiaro. E anche se per i suoi ragazzi d’oro ha sempre avuto un occhio di riguardo, il passaggio a vuoto agli europei di Monaco ha in qualche modo spostato gli equilibri. Il Lamon dei mondiali era sicuramente più incisivo, ma nulla è più scontato. Ammesso che lo sia mai stato.

«Vedere Milan che fa le partenze – ammette – serve da stimolo per tirare fuori Il 150 per cento. Jonathan lo definisco un fuoriclasse per quello che fa in pista, ma anche su strada. Essendo anche un ragazzo molto giovane, è riuscito ad arrivare a questi livelli in un paio d’anni, mentre io ci ho messo non dico una carriera, ma quasi. Una sana competitività interna giova a tutti, perché si arriva agli appuntamenti con il gruppo più forte. Il bisogno di riconfermarsi ogni volta lo vedo come uno stimolo, anche perché comunque stiamo andando verso un’Olimpiade. Chi va più forte sarà dentro e non ci sarà nessun rancore, da parte mia in primis. Però intanto lavoriamo bene per dimostrare che ci siamo ancora».

Il gruppo endurance, donne e uomini, ha lavorato prevalentemente su strada, con brevi apparizioni in pista nel pomeriggio
Il gruppo endurance, donne e uomini, ha lavorato prevalentemente su strada, con brevi apparizioni in pista nel pomeriggio

Livello altissimo

Fa strano vederli girare in pista con le bici da strada. A un certo punto, proprio Lamon è arrivato a velocità altissima sul rettilineo e ha smesso di pedalare e la prima reazione, pensando alla bici col fisso, è stata di paura. Mentre i velocisti provano le loro partenze in sfide parallele che fanno venire il mal di gambe, le ragazze e i ragazzi del gruppo endurance sono usciti di mattina su strada e sul cemento di Noto provano a loro volta degli allunghi e delle partenze con le bici da strada. Quelle da pista sono rimaste in magazzino.

«Più che il livello mondiale – riprende Lamon – secondo me il livello che si sta alzando è quello all’interno del nostro gruppo. In generale abbiamo visto che, Olimpiadi a parte, i tempi dei quartetti si sono abbastanza livellati. La differenza in casa nostra è che se fino a 3-4 anni fa un determinato tempo lo facevamo in cinque, adesso possono farlo in 8-9, quindi da un lato questo ci dovrebbe permettere di lottare per la qualifica a livello molto alto, dall’altro guadagnarsi il posto da titolare è più difficile».

Ai mondiali di Parigi, chiusi con l’argento, le prime prove “vere” di Milan nel ruolo di lanciatore
Ai mondiali di Parigi, chiusi con l’argento, le prime prove “vere” di Milan nel ruolo di lanciatore

Calo mentale

Parla con tono sereno, il cronometro non mente. Forse la chiave di lettura del 2022, per lui che non corre su strada come gli altri tre azzurri di Tokyo, sta proprio nel fatto di aver fatto più fatica a lasciarsi dietro quell’oro. Le Olimpiadi e poi il successo al mondiale. A quel punto l’attività WorldTour che ha risucchiato Ganna, Milan e Consonni ha rimesso tutto a posto, mentre Lamon e gli altri specialisti sono rientrati in una routine non sufficientemente serrata.

«L’anno post olimpico – riflette – è stato un anno come tutti gli altri. Se però devo guardare gli appuntamenti, forse ci sono arrivato un po’ più stanco mentalmente. I sei mesi di avvicinamento a Tokyo sono stati molto tosti, quindi è stato un calo più mentale che fisico. Ovviamente quando esci da un appuntamento preparato in quel modo, era più da staccare di testa. Per questo penso e spero che andrà meglio. Quest’anno niente vacanze. Ho preferito restare in Italia cercando casa, anche se non l’abbiamo trovata. Dovrei correre la Vuelta San Juan in Argentina. Non lo so ancora per certo, ma in vista degli europei una corsa a tappe, a me in primis, fa bene perché aumenta la resistenza su cui durante l’anno faccio fatica a lavorare, facendo le gare con i dilettanti. Sarà un anno più concentrato rispetto agli altri, perché i campionati del mondo ci saranno ad agosto».

Una fase di recupero accanto a Stefano Moro, appena passato alle discipline veloci
Una fase di recupero accanto a Stefano Moro, appena passato alle discipline veloci

«Devo colmare quel gap che ho rispetto anche ad altri professionisti che fanno la stagione su strada – ragiona Lamon – programmando il lavoro nel modo più preciso possibile anche con Villa e Bragato. E al riguardo vorrei anche ringraziare sia la Arvedi Cycling, che è la mia squadra di appoggio per le gare su strada, sia ovviamente il gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre, che mi concede di fare tutto questo e dandomi sempre l’appoggio di cui ho bisogno. Sono sereno. Ho la tranquillità di cui ho bisogno per fare un bel 2023».

Technogym Ride, la bici per l’indoor più connessa di sempre

12.03.2022
3 min
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Technogym presenta Ride, la prima bici indoor progettata dai campioni del ciclismo per l’allenamento del ciclista, a casa ed in palestra. La sua peculiarità è il collegamento e la compatibilità con le app dedicate al training. Una varietà, senza precedenti, di programmi di allenamento e percorsi virtuali, compresa la possibilità di correre il Giro d’Italia nella propria casa. 

Prestazioni elevate e un’infinità di connessioni con le più famose app per gli allenamenti
Prestazioni elevate e un’infinità di connessioni con le più famose app per gli allenamenti

Simulazione indoor

Ogni ciclista sogna di poter pedalare ogni giorno sull’Alpe D’Huez, sulle Dolomiti o negli altopiani dell’Islanda. Technogym Ride ha uno schermo di 22” che permette di vivere un’esperienza indoor immersiva. Grazie ad un solo log-in, senza difficoltà di installazione e configurazione, consente di accedere comodamente alle app e contenuti di allenamento preferiti.  

Direttamente sulla console integrata, è possibile collegarsi alle principali app utilizzate dai ciclisti – fra cui Zwift, Strava, Rouvy, TrainingPeaks – a numerose app di intrattenimento – Netflix, YouTube e molte altre. In alternativa è possibile scegliere i programmi TNT (Technogym Neuromuscolar Training) studiati dal Centro Ricerche Technogym, che prevedono il miglioramento sia delle qualità metaboliche che di quelle neuromuscolari. Spazio anche all’impostazione fai da te, con un allenamento su misura costituito da step di intensità e durata, completamente personalizzato sugli obiettivi personali. 

Il display da 22″ è una finestra che proietta l’utilizzatore nella simulazione
Il display da 22″ è una finestra che proietta l’utilizzatore nella simulazione

Tanta potenza

Dal punto di vista della biomeccanica, Technogym Ride, è dotata di un vero e proprio cambio e offre un feeling di pedalata realistico. Infatti il tempo di reazione è molto veloce e va da 0 a 1.000 watt in mezzo secondo

Silenziosa ed ideale per la casa, la Ride grazie alla geometria del telaio a V è in grado di riproporre misure che vanno da 50 a 58+. Inoltre le pedivelle sono regolabili in 3 posizioni ed i “Fast Buttons” permettono di accedere alle varie modalità di lavoro (potenza costante, pendenza, percentuali di FTP) e posizioni di utilizzo. 

Tra gli ambassador del marchio romagnolo erano presenti molti atleti tra cui Lamon e Viviani
Tra gli ambassador del marchio romagnolo erano presenti molti atleti tra cui Lamon e Viviani

L’evento e i testimonial

L’anteprima a Milano di Technogym Ride è stata organizzata in collaborazione con il Giro d’Italia. Technogym è infatti partner di Giro d’Italia Virtual, il progetto di indoor cycling sviluppato da RCS Sport. Gli appassionati di ciclismo vivono, in sella alla propria Ride, attraverso una piattaforma digitale sviluppata da BKOOL e compatibile con il Technogym Ecosystem, una simulazione 3D, video reale e pedalata di ogni tappa.

Da oltre 30 anni, l’azienda collabora con i campioni di ciclismo, a partire dal team professionistico MG-Technogym di Gianni Bugno negli anni ‘90, fino alle collaborazioni con i campioni di oggi: da Elia Viviani a Martina Fidanza. Alla presentazione erano presenti molti atleti di spicco come l’oro olimpico Francesco Lamon e campioni di altri sport come Jury Chechi.

Technogym

I pistard della Arvedi Cycling pronti a vincere anche su strada

11.02.2022
4 min
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La filosofia della Arvedi Cycling per il 2022 è chiara ma non scontata. La formazione elite/U23, che ha una forte vocazione per l’attività all’interno dei velodromi, vuole continuare ad affermarsi anche su strada.

Dal 2019, anno della sua nascita, la squadra che ha sede a Cremona si era ritagliata subito uno spazio nel panorama dilettantistico. Nelle ultime due stagioni aveva unito le forze con la Biesse-Carrera (nel 2020 con lo status di team continental). Da quest’anno però sono tornate ad essere due realtà separate.

Il roster della Arvedi Cycling non è numeroso ma qualitativamente attrezzato. Sarà una formazione di nicchia, formata da 9 atleti e guidata dai diesse Massimo Casadei e Giovanni Pedretti.

Su tutti spicca l’oro olimpico e mondiale nell’inseguimento a squadre Francesco Lamon. Poi ancora gli altri azzurri Michele Scartezzini, Stefano Moro, Mattia Pinazzi e Niccolò Galli. Tutti e cinque sono stabilmente nel giro del cittì Marco Villa e nel mirino hanno Parigi 2024. Gli altri quattro sono Michael Cattani, Lino Colosio, Alessandro Sala e Andrea Violato. Tutti provenienti dagli junior e che hanno già un curriculum importante su pista.

Per conoscere meglio i loro programmi abbiamo sentito il presidente e team manager Massimo Rabbaglio, cremasco diventato bresciano d’adozione e da tanti anni immerso nel mondo ciclistico.

Il presidente Rabbaglio con Lamon e la sua medaglia d’oro
Il presidente Rabbaglio con Lamon e la sua medaglia d’oro
Partiamo dalla divisione con la Biesse Carrera. Quali sono stati i motivi?

Essenzialmente due. Volevamo farlo già nel 2021 ma non eravamo ancora pronti. La prima è una ragione tecnica. Era diventato difficile gestire i due gruppi. Noi legati principalmente alla pista, loro alla strada. Il secondo motivo è di carattere commerciale. Le aziende Biesse e Carrera hanno lo stesso proprietario e volevano rilanciare il marchio delle bici mentre abbiamo usato da sempre Pinarello. Non era possibile, c’era un conflitto di interessi. Abbiamo preferito prendere due strade diverse. Con loro è rimasto un ottimo rapporto, ci confrontiamo ancora assieme su certi temi.

Siete una sorta di succursale della nazionale italiana della pista.

E’ vero. Siamo una società che ha sposato la linea guida di Villa. Abbiamo sempre scelto ragazzi con predisposizione alla pista che tuttavia potevano lavorare bene su strada e viceversa. Ritengo che sia stata una scelta che ha ripagato. Al di là delle vittorie conquistate, siamo soddisfatti anche di aver portato al professionismo Attilio Viviani. Siamo contenti di aver avuto, negli ultimi due anni, altri attuali pro’ come Conca e Colleoni.

L’Arvedi Cycling in allenamento questo inverno
L’Arvedi Cycling in allenamento questo inverno
Che obiettivi avete quest’anno?

Abbiamo una squadra composta da gente esperta e da quattro giovani al primo anno. Questi ultimi sono tutti da scoprire anche se conosciamo bene i loro risultati nelle categorie precedenti. Dobbiamo verificare quali siano le loro possibilità di crescita. Se Lamon, Scartezzini e Moro, che fanno parte delle Fiamme Azzurre, correranno su strada solo per tenersi allenati in vista degli appuntamenti su pista, posso dire che i due capitani saranno Pinazzi e Galli. Stanno crescendo bene. Con loro c’è un percorso legato sia col cittì Villa che col cittì Amadori.

Siete una squadra di velocisti. Che tipo di calendario farete su strada?

Faremo gare adatte a loro, sia nazionali che internazionali. Non saranno limitate solo alle loro caratteristiche ma andremo a fare anche quelle più mosse e dure. Esordiamo alla San Geo che non è proprio piatta e facile sul profilo altimetrico. Queste corse più dure serviranno ai nostri ragazzi per fare esperienza e maturare ulteriormente. Abbiamo fatto la richiesta al Giro d’Italia U23 e non so se lo faremo ma mi piacerebbe che alcuni nostri atleti venissero scelti per la rappresentativa interregionale che parteciperà.

Il vostro progetto è supportato da sponsor e fornitori di rilievo. Su questo aspetto ha inciso il fatto di avere tanti atleti legati alla nazionale?

No. Ci tengo a dire che non sono andato dalla federazione per avere eventuali favoritismi. Anzi, forse siamo noi che aiutiamo loro avendo sposato questo programma della pista (sorride, ndr). Noi abbiamo sempre presentato i nostri piani alle aziende con cui abbiamo rapporti e loro decidevano se appoggiarci o meno. D’altronde molti nostri fornitori lo sono anche di altre squadre.

Nel 2021 Pinazzi ha vinto il tricolore dello scratch su Moro e Scartezzini (foto Aivlis/Silvia Colombo)
Nel 2021 Pinazzi ha vinto il tricolore dello scratch su Moro e Scartezzini (foto Aivlis/Silvia Colombo)
Da Arvedi avete un contributo importante che si radica nel vostro territorio.

Sì ed importante. Con questa azienda collaboro da 12 anni. Ho un rapporto sereno con loro. Abbiamo sempre fatto scelte razionali. Io proponevo, loro valutavano e poi avallavano le mie idee che più gli piacevano. Grazie a loro manteniamo la filiera con i giovanissimi del C.C. Cremonese e quest’anno avremo anche quattro esordienti e due allievi tesserati come Arvedi Cycling. Inoltre collaboriamo da anni anche con il settore giovanile della GB Junior. Se possibile vorrei chiudere aggiungendo un’ultima cosa…

Certo Massimo. Quale?

In questi anni abbiamo voluto coinvolgere alcuni dei nostri ex corridori. Quest’anno come secondo diesse c’è Giovanni Pedretti, cremonese doc che ha corso fino al 2019. Poi mi fa piacere che altri due bravi ragazzi come Michel Piccot ed Andrea Zanardini siano ora massaggiatori rispettivamente con Bardiani Csf Faizanè e Drone Hopper-Androni dopo aver fatto esperienza con noi. Certe attitudini non vanno sperperate e sono particolarmente orgoglioso di queste tre nuove carriere.