Cattani al Giro Next Gen: una freccia in più nell’arco di Chicchi

04.06.2025
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Della doppia trasferta in suolo francese della Technipes #InEmiliaRomagna ve ne avevamo parlato qualche giorno fa. Francesco Chicchi e i suoi ragazzi sono andati oltre confine per sfruttare il lavoro fatto in altura e per mettere a punto gli ultimi ritocchi prima del Giro Next Gen. Se alla vigilia della Ronde de l’Isard, la prima delle due corse a tappe in programma, il piano era chiaro ora lo è ancora di più. La formazione continental è uscita dalla corsa a tappe transalpina con una grande prova di Alessandro Cattani (in apertura foto Instagram/Alessandro Cattani). Un quinto posto in classifica generale che dà tanto morale in vista del Giro Next Gen che partirà il 15 giugno da Rho. 

La Ronde de l’Isard è stata la prima delle due trasferte in Francia per la Technipes #InEmiliaRomagna (foto Florian Frison)
La Ronde de l’Isard è stata la prima delle due trasferte in Francia per la Technipes #InEmiliaRomagna (foto Florian Frison)

Francia, Campania e Lombardia

Francesco Chicchi è ancora in macchina quando lo chiamiamo, ormai ci siamo abituati a interviste con in sottofondo il rumore della strada che scorre veloce. Il diesse toscano e i suoi stanno andando al Giro di Campania, da qui uscirà il quinto e ultimo nome per la corsa rosa under 23. 

«In Campania – racconta il diesse – correranno Meccia, Bolognesi, Dapporto, Gabelloni e Toselli. Uno di questi verrà al Giro Next Gen e si unirà a Bagnara, Cattani, Archetti e Martini. Al Giro Next Gen il nostro riferimento rimane Bagnara, ma vista l’ottima prestazione di Cattani in Francia è ovvio che avrà qualche grado in più».

Cattani nei cinque giorni di corsa si è ben comportato conquistando il quinto posto in classifica generale (foto Florian Frison)
Cattani nei cinque giorni di corsa si è ben comportato conquistando il quinto posto in classifica generale (foto Florian Frison)
Ti aspettavi una prova così buona da parte di Cattani alla Ronde de l’Isard?

Sulle sue qualità ci ho creduto e ci credo molto. Già la scorsa stagione, quando correva nel team Rime Drali, aveva fatto dei test da noi e aveva mostrato ottimi numeri. Ma tra essere molto forte su carta e riuscire a trasferire il tutto su strada c’è una grande differenza. Tanti corridori hanno buoni dati ma non si sono ancora fatti vedere in corsa. 

Secondo te Cattani cosa ha trovato?

Un ambiente giusto per le sue qualità e per la sua personalità. Sicuramente il lavoro con il nostro preparatore, Malaguti, gli ha dato quel qualcosa in più. Anche nel team si trova bene e mentalmente lo vedo libero. Posso dire che per il 2025 lui e Bagnara sono i nostri punti di riferimento.

Il risultato di Cattani è stato un bel segnale per il team e i compagni (foto Florian Frison)
Il risultato di Cattani è stato un bel segnale per il team e i compagni (foto Florian Frison)
Con quali ambizioni?

Di farli crescere e insegnare loro come si tiene in mano la squadra in corsa. Durante il ritiro in altura con Cattani ho fatto lo stesso lavoro che ho fatto con Bagnara, ho cercato di fargli capire che sono loro a dover trascinare i compagni. In Francia ho avuto una bella risposta da Cattani.

Raccontaci…

Nella seconda tappa, nella quale ha vinto Widar, è stato lui a chiedere ai compagni di alzare il ritmo in testa alla corsa. Devo ammettere che mi sono esaltato. E’ stato bello e mi ha fatto vedere che ha capito cosa voglio trasmettere. C’era Widar, il più forte e colui che poi ha vinto la generale, ma Cattani non ha avuto paura. All’80 per cento non avremmo vinto ma l’idea è quella giusta: provare a vincere. 

Jarno Widar scatta, Cattani è l’unico che prova a seguirlo mostrando coraggio e intraprendenza (foto Florian Frison)
Jarno Widar scatta, Cattani è l’unico che prova a seguirlo mostrando coraggio e intraprendenza (foto Florian Frison)
E’ importante anche per i compagni?

Certo. Anche perché vedono che c’è qualcuno capace di tenere in mano la situazione e tutti si mettono a disposizione volentieri. Avere un gruppo unito ti permette di fare determinate cose. Quest’anno abbiamo deciso di prendere parte a corse impegnative nelle quali vincere è difficile ma si tratta del miglior modo per crescere e imparare. Credo che per i compagni di squadra avere un corridore forte e in grado di gestire la gara sia importante

Perché?

Perché si riesce a pensare come un gruppo e non come singoli. Al posto di cercare un quindicesimo posto personale ci si mette a disposizione per trovare il risultato pieno, o almeno provarci. 

Alla Ronde de l’Isard il livello era alto, si è trattato di un bel banco di prova in vista del Giro Next Gen (foto Florian Frison)
Alla Ronde de l’Isard il livello era alto, si è trattato di un bel banco di prova in vista del Giro Next Gen (foto Florian Frison)
Arrivate al Giro Next Gen con quale idea?

Che i primi tre giorni metteranno già tutti i corridori in fila. Si parte con una cronometro tecnica e corta per poi affrontare due tappe toste. Il terzo giorno si arriva in cima al Passo del Maniva, chi ha gambe rimane con i migliori. Vogliamo correre da protagonisti e provare a vincere una tappa, ma sarà la strada a decidere il nostro destino.

Allora restiamo in attesa del quinto nome e in bocca al lupo per il Giro di Campania.

Crepi!

Technipes in Francia in cerca della scintilla che accenda la stagione

21.05.2025
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«Siamo arrivati in Francia martedì dopo un viaggio abbastanza lunghino, nulla a che vedere con quello che ci aveva portato in Algeria a inizio stagione». A parlare è Francesco Chicchi, diesse del Team Technipes #InEmiliaRomagna, il team continental resterà in Francia dal 19 maggio all’1 giugno.

«Correremo la Ronde de l’Isard, che parte domani (oggi per chi legge, ndr) e l’Alpes Isère Tour – prosegue il toscano – avevamo messo in programma di venire in Francia prima di sapere se avremmo partecipato al Giro Next Gen. Conferma arrivata nei giorni scorsi da RCS Sport & Events. Vista la situazione di incertezza sugli inviti avevamo deciso di cambiare un po’ i piani d’azione andando in altura nelle scorse settimane per arrivare pronti a queste due corse. Tanto il lavoro fatto si ripercuoterà fino al Giro Next Gen».

Il Team Technipes #InEmiliaRomagna arriva alle corse in Francia forte di un buon lavoro svolto in altura (foto Instagram/Ivan Toselli)
Il Team Technipes #InEmiliaRomagna arriva alle corse in Francia forte di un buon lavoro svolto in altura (foto Instagram/Ivan Toselli)

Alla ricerca di risposte

I rallentamenti che il Giro Next Gen ha vissuto per questa edizione hanno portato le squadre a lavorare in maniera diversa. C’è chi ha mantenuto l’impostazione degli anni scorsi andando in altura proprio in questo periodo, alla ricerca della condizione giusta. Altre squadre, come la Technipes, hanno optato per un piano diverso. Se i team hanno ricevuto la conferma della partecipazione solamente una settimana fa ancora è da svelare il percorso del Giro dedicato agli under 23. 

«Noi siamo venuti alla Ronde de l’Isard anche nel 2024 – racconta Chicchi – ed è stata una bella gara in preparazione al Giro. Forti del quarto posto di Crescioli della passata edizione abbiamo fatto richiesta anche quest’anno e l’hanno accettata subito. Poi è successo che ci è arrivato l’invito anche dall’Isere Tour e quindi ho pensato sarebbe stato giusto cogliere l’occasione. Forse in vista del Giro Next Gen è un po’ troppo, infatti faremo alcuni cambi tra una gara e l’altra. Ad esempio Alessandro Cattani, che correrà in questi giorni, poi riposerà. Anche Alunni non correrà entrambe le prove. Al loro posto verranno Dapporto e Scarpelli».

Uno dei giovani promettenti del team di Chicchi è Marco Martini, classe 2005 (foto Instgram/Technipes #InEmiliaRomagna)
Uno dei giovani promettenti del team di Chicchi è Marco Martini, classe 2005 (foto Instgram/Technipes #InEmiliaRomagna)
Cattani viene tenuto a riposo perché sarà l’uomo di riferimento per il Giro Next Gen? 

Allora sulla carta la nostra prima punta sarà Bagnara. E’ l’anno giusto per sfruttare queste occasioni al 100 per cento visto che è al quarto anno da under 23. Poi vedremo la strada cosa dirà, Cattani al Giro d’Abruzzo è andato forte, quindi tuteliamo anche lui, nonostante sia solamente un secondo anno. 

Questa deve essere la stagione di Bagnara?

Si tratta di una stagione fondamentale per lui dato che era già nell’orbita della Polti, con la quale ha corso da under 23 e ha fatto anche un’esperienza da stagista. 

Andare in altura prima è stata una conseguenza delle incertezze per il Giro Next Gen?

In realtà siamo andati in altura per arrivare pronti a queste due gare qui in Francia, poi il lavoro fatto si ripercuoterà anche sul Giro. Poi sapendo quali squadre ci potrebbero essere al Giro Next Gen diventa più facile per noi fare una buona prestazione in classifica in questi due appuntamenti d’oltralpe. Si vocifera possano venire praticamente tutti i devo team. Dovessero esserci Finn, Widar (il vincitore dello scorso anno, ndr) o anche il francesino che ha fatto un grandissimo Tour of the Alps (Paul Seixas, ndr) diventa difficile competere per la generale. 

In vista dei prossimi impegni Chicchi punta tanto su Bagnara, il 2025 deve essere il suo anno (foto Instagram/Luca Bagnara)
In vista dei prossimi impegni Chicchi punta tanto su Bagnara, il 2025 deve essere il suo anno (foto Instagram/Luca Bagnara)
Avete già un’idea di squadra da portare?

Sicuramente Bagnara ma anche qualche giovane. Vogliamo dare la possibilità ai ragazzi che rappresentano il nostro futuro di mettersi già alla prova. Anche se non arriveranno al 100 per cento visto l’impegno di queste due gare in Francia

Hai parlato tanto di Bagnara è al suo quarto anno da under ma al primo con voi, come state lavorando?

L’ho visto diverso in queste ultime settimane rispetto all’inizio di stagione. Credo che lui debba trovare il risultato, la scintilla in grado di accenderlo. Atleticamente è forte, ha buoni numeri, manca lo scatto a livello mentale. Un risultato positivo può dargli quel qualcosa in più che stiamo cercando. Fidatevi, ci parlo spesso. Anche durante il ritiro appena fatto tutti i giorni parlavo con lui e gli rompevo le scatole.

Per Chicchi e il suo staff è importante trovare il giusto equilibrio tra giovani e ragazzi più esperti (foto Instagram Technipes #InEmiliaRomagna)
Per Chicchi e il suo staff è importante trovare il giusto equilibrio tra giovani e ragazzi più esperti (foto Instagram Technipes #InEmiliaRomagna)
E cosa gli dici?

Che per passare professionista non deve accontentarsi di essere davanti nei finali e poi arrivare al traguardo. L’obiettivo è provare a vincere, mettersi in gioco e correre da protagonista. Da leader. Bagnara prima di prendere una decisione e far tirare la squadra ci pensa su delle mezz’ore e nel frattempo la corsa va via. 

Ma come si insegna anche questa parte? 

E’ Difficile. Gliene parlo tanto, gli dico che deve farsi rispettare di più in corsa deve avere quella volontà di dire «Voglio vincere». Sì, ma non è semplice cambiare la mentalità di un ragazzo, ma un passettino alla volta ci si può riuscire. Bagnara è arrivato quest’anno, non conosceva nessuno, me compreso. Non è facile fidarsi subito, ma con il tempo ci riusciremo. E’ un buono, ma è forte. Lo abbiamo anche portato in gare dove potesse correre da protagonista per sbloccarsi.

Ricorda un po’ Crescioli da questo punto di vista?

Per certi versi sì. Ormai il diesse oltre a fare i programmi deve essere anche un po’ psicologo. Anche a Pontedera sabato scorso era davanti e ha preso la volata finale troppo dietro. Poi torna da noi e dice «Ho sbagliato perché ho dormito». Da un lato spiace, dall’altro questa affermazione ci fa capire che piano piano gli stanno entrando quei meccanismi, quella mentalità di cui parliamo. 

In queste corse siete alla ricerca di un altro step?

Sarebbe bello averlo prima del Giro Next Gen. Bagnara sarà il nostro leader anche qui e cercheremo di tutelarlo fino in fondo. Vedremo. Io ci credo tanto nelle sue qualità.

La Technipes al Tour d’Algerie: storia di un viaggio

20.02.2025
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I ragazzi del team Technipes #InEmiliaRomagna sono tra i pochi atleti delle squadre continental italiane ad aver già messo il numero sulla schiena. Lo hanno fatto nel Nord del continente africano, più precisamente in Algeria. Una scelta fatta per trovare ritmo e mettere chilometri nelle gambe, ma anche per lavorare in maniera diversa rispetto a quello che si fa di solito nei training camp in Spagna. Un viaggio, iniziato l’8 febbraio con una prima corsa in linea e passato attraverso il Tour d’Algerie, ma non ancora terminato. Il tutto finirà sabato con il Grand Prix de la Ville d’Alger. Il diesse di riferimento per i ragazzi del Team Technipes #InEmiliaRomagna è Francesco Chicchi che nel giorno di pausa alla fine del Tour d’Algerie ci racconta le motivazioni di questa avventura (in apertura Luca Bagnara miglior attaccante della corsa, foto Facebook/Tour d’Algerie). 

«Siamo quasi in dirittura d’arrivo – spiega il toscano – mancano due gare e si torna in Italia. Siamo partiti a inizio mese e torniamo quasi venti giorni dopo: un periodo lungo, ma formativo per i ragazzi e anche per me. Vedere, scoprire e respirare un ambiente nuovo e una cultura diversa fa bene a tutti».

A sinistra Francesco Chicchi insieme ai cinque ragazzi che hanno preso parte al Tour d’Algerie (foto Facebook/Tour d’Algerie)
A sinistra Francesco Chicchi insieme ai cinque ragazzi che hanno preso parte al Tour d’Algerie (foto Facebook/Tour d’Algerie)

Viaggi divisi

Per arrivare alla partenza del Tour d’Algerie i ragazzi e il diesse della formazione continental hanno viaggiato in maniera differente. La prima gara, in realtà, è stato il Grand Prix Sakiat Sidi Youcef. Partito poco fuori dal confine algerino, dalla Tunisia. 

«Arrivare in Algeria – racconta ancora Chicchi – ci ha messo davanti a un lungo viaggio. I ragazzi sono venuti in aereo e hanno dovuto fare tre scali. Mentre io e un meccanico siamo partiti da Faenza con un pulmino per arrivare ad Alicante, poi un traghetto ci ha portato ad Algeri e da lì altre sei ore di guida per arrivare alla partenza della prima gara. Al ritorno faremo la stessa cosa. Infatti i ragazzi tornano a casa sabato, io e il meccanico mercoledì».

Come mai avete deciso di andare a correre in Algeria?

La gara ce l’ha consigliata Daniele Nieri, lui era venuto qui a correre con i ragazzi della Q36.5 Continental. Gli organizzatori delle gare in Spagna non avevano accettato la nostra richiesta e così abbiamo fatto domanda per il Tour d’Algerie. Ci hanno detto che potevamo venire, ma avremmo dovuto partecipare a tutte le corse previste, ed eccoci qui.

Il furgone era necessario?

La corsa è organizzata molto bene, ci hanno dato tutto: ammiraglie e tanti altri supporti. Era la prima volta che venivamo qui e per non rischiare abbiamo deciso di prendere un furgone per portare tanto materiale di scorta. Non sapevamo neanche com’erano le strade, invece sono perfette. Abbiamo forato una volta sola in dodici giorni di corsa. 

Cosa vuol dire correre in Algeria?

Che le strade sono dritte e con poche curve. Ci sono rettilinei per chilometri e chilometri, poi una svolta e ancora lingue infinite d’asfalto. Nelle città e nei paesini di partenza e arrivo ci sono tantissimi curiosi, poi lungo il percorso non troviamo tanta gente. Però quando si passa da un centro abitato la gente a bordo strada arriva. 

Paesaggisticamente cosa ti ha colpito?

La bellezza delle città e dei paesini, tanti luoghi sono davvero unici. Poi il deserto è simile a quello del Medio Oriente, dove ho corso anni fa, non c’è tanta vita (ride, ndr)! Però penso che per i ragazzi sia un’esperienza unica, perché stanno via da casa per tre settimane abbondanti in un Paese che non ha nulla di simile a quello che sono abituati a vivere e vedere. 

Cosa vi siete detti?

Prima di partire ho consigliato loro di iniziare questo viaggio con il giusto spirito di adattamento. Non dovevano di certo aspettarsi pasti di primo livello o le solite condizioni. La gara è bella, organizzata bene e anche per il cibo ci siamo trovati bene, però serve essere predisposti e i miei ragazzi da questo punto di vista sono stati bravi. 

Com’è stato per loro vivere così tanto tempo fuori casa?

L’esperienza è particolare, ma formativa. L’organizzazione è super efficiente. Per fare ogni cosa si è sempre scortati dalla polizia, per arrivare alla partenza, per andare in hotel dopo la gara e per allenarsi. Ieri i ragazzi sono usciti per una sgambata e avevano la macchina della polizia e il medico dietro. Anche io se voglio andare a fare benzina vengo scortato. Tanto che ho chiesto loro se fosse così pericoloso muoversi in Algeria. Mi hanno risposto che non lo è, ma l’organizzazione è responsabile per ognuno di noi e hanno voluto fare tutto al meglio

Che ciclismo avete trovato?

Un livello medio, abbastanza buono. Dei novanta corridori alla partenza la metà di loro ha delle belle qualità. Ci sono delle continental forti come China Glory e Team Storck, che è una formazione tedesca. Poi le squadre algerine che sono sei, compresa la nazionale, sono abbastanza forti. Una di queste, la Madar Pro Cycling Team ha fatto il bello e cattivo tempo. L’Algeria mi dà l’impressione di un Paese dove si sta puntando tanto sul ciclismo. Ogni giorno alla partenza delle tappe c’erano il Ministro dello Sport e il presidente della Federazione ciclistica nazionale. 

Compreso il tanto pubblico, caloroso?

Sembrava di essere tra i professionisti. I ragazzi dovevano essere scortati al podio perché venivano presi d’assalto dai tifosi per una foto o un autografo. Luca Bagnara, che ha vinto anche una corsa a tappe in Portogallo e qui è salito sul podio qualche volta, mi ha detto: «Mi sembra di essere al Tour de France». Penso sia bello per i ragazzi vedere che il ciclismo può muovere tanto interesse.

Arrivate alle prime gare del calendario italiano con tanti chilometri nelle gambe…

L’obiettivo era proprio questo. Presentarsi alle corse di fine febbraio e inizio marzo con una condizione importante. Non nascondo che venire qui e portare Bagnara è stata una scelta volta a far crescere la sua condizione in vista della Coppi e Bartali. Se avessimo fatto il solito calendario, sarebbe arrivato con quattro o cinque giorni di corsa, invece ora ne ha messi insieme già tredici. 

Restare per più di tre settimane in Algeria è un’esperienza che permette anche di conoscere un Paese diverso (foto Facebook/Tour d’Algerie)
Restare per più di tre settimane in Algeria è un’esperienza che permette anche di conoscere un Paese diverso (foto Facebook/Tour d’Algerie)
I percorsi erano impegnativi?

Di per sé no. C’era tanto vento che faceva comunque aumentare il tasso tecnico e la fatica in corsa. Le medie poi erano elevate, si parla di 43 chilometri orari mediamente nelle varie tappe. La gara è partita dalla zona nord dell’Algeria per poi scendere a zig zag e arrivare al confine con il deserto. Dal punto di vista altimetrico non era una corsa impegnativa, quello che doveva essere un arrivo in salita si è dimostrato uno strappo di poco meno di un chilometro. 

Tornerete?

Non è da escludere, chiaro che se si vuole fare bene si deve portare una squadra di passisti veloci. Però è un bell’appuntamento anche per mettere tanti chilometri alle spalle. Sono curioso di vedere con quale condizione arriveranno i ragazzi che hanno corso qui alle prime gare in Italia. 

Verso l’Avenir: una speranza di nome Ludovico Crescioli

27.07.2024
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Se si dovesse dire qual è l’arma di Ludovico Crescioli probabilmente diremmo la sua grinta. E anche la sua costanza. Anche se non sembra, visto il suo atteggiamento sempre molto pacato ed educato, il giovane toscano della Technipes – #inEmilia-Romagna è un lottatore nato. Un ciclista che sa soffrire come pochi.

E lo abbiamo visto in presa diretta al Giro della Valle d’Aosta, dove ha agguantato un podio davvero importante, specie in ottica futura e specie in ottica Tour de l’Avenir, dove Marino Amadori, il tecnico della nazionale U23, lo ha praticamente già investito del ruolo di capitano.

Ludovico Crescioli (classe 2003) al Valle d’Aosta dove ha anche indossato la maglia gialla di leader della classifica generale
Ludovico Crescioli (classe 2003) al Valle d’Aosta dove ha anche indossato la maglia gialla di leader della classifica generale

Crescioli ottimista

«Questo podio al Valle d’Aosta – ci aveva detto lo stesso Crescioli – alla fine è arrivato in maniera un po’ inaspettata. Nel modo… dovevo difendermi da Dostiyev e invece ho staccato Rojas. Forse proprio nell’ultima tappa si è presentato il momento più difficile. Dopo la caduta in avvio ci sono stati dei momenti travagliati. Ero rimasto indietro, ho cercato di rimontare ma al tempo stesso sono riuscito a restare tranquillo senza farmi prendere dalla foga e sinceramente sono contento di come mi sono comportato in questa situazione difficile».

Ludovico da qualche giorno si trova in altura al Sestriere, proprio avendo risposto all’appello di Amadori. Con lui i ragazzi dell’Avenir e dell’europeo.

«In generale venivo da un buon periodo di forma. Ero uscito bene dal Sibiu Tour e questo podio era un obiettivo. Posso dirmi soddisfatto. E’ un bel ritiro, con tutti i compagni della nazionale. Cerchiamo di dare il massimo. Margini di crescita ce ne sono. I primi giorni servono per recuperare un po’ questo Valle d’Aosta, e poi ci si concentra forte sull’Avenir».

«Cosa aspettarci da questo Avenir? Sicuramente di dare il massimo sia dal punto di vista personale che di squadra. Poi è difficile fare programmi, perché anche lì come al Valle d’Aosta e ancora di più, il livello sarà altissimo».

Al Giro Next Gen ci si aspettava qualcosa di più, ma nel complesso è servito per la sua crescita generale (@umbertozllosports)
Al Giro Next Gen ci si aspettava qualcosa di più, ma nel complesso è servito per la sua crescita generale (@umbertozllosports)

In crescita

Ludovico Crescioli è un classe 2003 e viene da ridere se ci ritroviamo a dover scrivere che non è più giovanissimo, però riguardo ai margini di crescita ha davvero ampio spazio. Crescioli è al primo anno in un team continental ed è anche la prima stagione che lavora in un certo modo.

«Ed anche è il primo anno che arriva a certi livelli – ci spiega il suo preparatore Alessandro Malaguti – e per questo lo dobbiamo rispettare. Non ha senso spingere troppo per ora. Dopo il Valle d’Aosta ha osservato un po’ di recupero e poi riprenderà a lavorare facendo qualche piccolo richiamo sia esplosivo, sia su salite lunghe. Ma niente di esagerato, perché il rischio è quello di voler strafare.

«In generale Ludovico sta comunque facendo ciò che speravamo dopo che abbiamo visto i suoi numeri. Sapevamo che non aveva mai lavorato in modo così organizzato e soprattutto che aveva fatto poche gare a tappe».

Francesco Chicchi (a sinistra) a colloquio con il cittì, Marino Amadori
Francesco Chicchi (a sinistra) a colloquio con il cittì, Marino Amadori

E Chicchi?

Francesco Chicchi è forse il tecnico che in questa stagione più è stato vicino a Crescioli e colui che lo ha diretto al Valle d’Aosta.

Francesco ve lo aspettavate così al Valle d’Aosta?

Sì, sapevamo che stava bene e che correva a questo livello, lo avevamo visto dopo il Sibiu, ma c’era sempre un punto di domanda: come sarebbero andati gli altri?

Che corridore è secondo te?

In salita va veramente forte ed è uno scalatore, però ha un vantaggio: quello di essere veloce. In un gruppetto ristretto lui può dire la sua e questo è un ottimo punto a suo favore.

Crescioli è con voi solo da quest’anno. Ha avuto un periodo di adattamento nel passaggio da una squadra under 23 ad una continental?

Ludovico arrivava dalla Mastromarco, che è un’ottima squadra, ma certo non faceva certe gare a tappe e sono quelle che ti cambiano il motore e ti fanno migliorare specie a questa età. Ludo le ha fatte tutte e tutte concluse quelle con i pro’ quest’anno: Coppi e Bartali, Giro d’Abruzzo, Sibiu… e si è adeguato bene. Ma bisogna considerare che è il primo anno che affronta un calendario così importante.

Crescioli (a destra) sul podio finale del Valle d’Aosta con Jarno Widar (primo) e Dostiyev (secondo)
Crescioli (a destra) sul podio finale del Valle d’Aosta con Jarno Widar (primo) e Dostiyev (secondo)
Ludovico è un 2003, è giovane, ma per i tempi attuali non giovanissimo. Sente un po’ questo “effetto tagliola” del fatidico quarto anno?

Ad essere sincero un po’ sì. Purtroppo sta diventando una legge non scritta di questo ciclismo. Proprio in questi giorni lo sento spesso e parliamo del suo passaggio tra i pro’, che avverrà, ma lui sente un po’ il peso del tempo che passa. Ha timore di perderne altro. Magari dopo che sistemerà questa cosa e firmerà correrà più tranquillo e potrà ottenere una vittoria.

Tra Valle d’Aosta e Avenir, può crescere ancora?

Conoscendolo e vedendo cosa ha fatto al Valle d’Aosta, io credo di sì. Che poi proprio perché al primo anno di una certa preparazione, nessuno sa dove può arrivare questo ragazzo. Come detto è la prima stagione che vive da corridore a 360°: un certo calendario, una certa alimentazione, certi carichi di lavoro. Io perciò dico che potrà fare bene… anche perché vuole ritagliarsi un posto per il mondiale di Zurigo. E lo vorremmo anche noi!

C’è stato un momento in questa stagione in cui lo hai visto un po’ insicuro e un altro invece in cui ti è parso deciso?

Al Giro Next Gen era molto giù. Stava male, voleva fermarsi, ma Coppolillo ha insistito per tenerlo in corsa e gli ha fatto capire che si deve andare avanti anche se non si è al 100 per cento. Sicuro invece proprio prima di questo Valle d’Aosta. Gli ho chiesto: “Ludo come stai?”. E lui non mi ha risposto, ma mi ha fatto l’occhiolino. Ecco quando fa così, significa che sta bene e anche per questo dico che dopo la seconda altura dell’anno, altra novità per lui, potrà fare bene all’Avenir.

La rincorsa di Innocenti per recuperare 4 anni in uno solo

28.10.2023
6 min
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Andrea Innocenti, classe 1999, è tornato a correre con la Technipes-#InEmiliaRomagna dopo quattro anni di stop per un controllo positivo alla prima stagione da under 23, per il quale successivamente fu anche assolto (foto di apertura Ballandi/Trentini). La storia ve l’abbiamo raccontata a fine 2022, quando lo incontrammo nel suo paese in Toscana. Il punto già allora fu capire in che modo quello stop tanto lungo avrebbe condizionato il suo rientro. Ne parlammo anche con Pino Toni, che lo aveva seguito nelle categorie giovanili e su di lui si era sbilanciato parecchio.

«Andrea è stato fermo quattro anni – disse il preparatore toscano – sono tanti. Sinceramente è il primo corridore, di cui sono a conoscenza, che torna alle corse dopo un periodo così lungo. E’ difficile tornare, sono 4 anni di fatiche e delusioni mancate, è un buco nella sua carriera. Innocenti è un vero atleta, lo è sempre stato. Su questo non c’è nulla da dire. Non rientra nel professionismo, ma anche nelle continental si va forte. Non deve farsi prendere dalla fretta: se i risultati arriveranno, bene. Ma al momento deve andare alla ricerca del colpo di pedale».

Innocenti alla firma di partenza di Peccioli, fra Monaco e Petrelli (foto Stefano Ballandi/Lucia Trentini)
Innocenti alla firma di partenza di Peccioli, fra Monaco e Petrelli (foto Stefano Ballandi/Lucia Trentini)

La sua prima stagione non è andata come sperava. Intorno al 26 dicembre infatti ha scoperto di avere il Covid, ma essendo asintomatico si è allenato ugualmente. Dal Covid però è partito il citomegalovirus, diagnosticato a gennaio, dato che inizialmente si pensava che la debolezza fosse dovuta ai postumi dell’infezione precedente. Le cure necessarie sono iniziate subito, ma gli strascichi del virus sono andati avanti fino ad agosto, quando le cose hanno ripreso a girare bene.

Un anno dopo, come ti sembra che sia andata?

Fino alla prima parte, un bilancio non lo posso fare, sono sincero. Fra i vari problemi di salute, non sono mai riuscito a esprimermi al meglio, anche a capire anche i ritmi, le andature. Vedevo che si andava a molto molto forte, però per me era una sofferenza continua, dato che fisicamente non stavo bene. Dalla seconda parte invece mi sono ripreso, anche se secondo me non sono mai stato al 100 per cento. Per quello che ho visto, si va tanto forte. Quello che ho provato a fare è stato resistere il più possibile, una cosa che però a inizio stagione sarebbe stata impensabile.

Come è andata con le dinamiche dello stare in gruppo?

Magari un po’ di timore l’ho avuto, soprattutto a stare nella pancia quando siamo in tanti. Soffrivo per la paura di cadere, quindi magari a volte tendevo a stare sulle ali del gruppo, spendendo più energie. Insomma, sto cercando di sforzarmi il più possibile per migliorare questi aspetti e riprendere l’occhio.

Ha chiuso il Giro dell’Emilia con Lucca, ultimo dei classificati (foto Stefano Ballandi/Lucia Trentini)
Ha chiuso il Giro dell’Emilia con Lucca, ultimo dei classificati (foto Stefano Ballandi/Lucia Trentini)
C’è stato un giorno in cui ti sei sentito bene davvero e hai avuto la conferma di aver fatto bene a ripartire?

A fine stagione ci sono state alcune gare, forse anche di più, in cui mi sono sentito bene. Diciamo nelle due settimane tra il Giro di Toscana professionisti e il finale di stagione. A Peccioli e nel Memorial Pantani sono stato sfortunato, perché ho avuto bucato in due momenti brutti e non le ho finite, perché non sono riuscito a rientrare. Al Giro di Toscana, secondo me, sono andato veramente forte, vista la mia ripresa di quest’anno. Alla fine ho chiuso 28°, però ero nel gruppo con Albanese, Brambilla e Valgren. Sono stato contento di quella prestazione.

Chiudere bene è la benzina giusta per cominciare bene il prossimo inverno?

Sì, pensavo proprio a questo. Nelle ultime corse che ho fatto coi dilettanti, sono sempre arrivato nei primi dieci. Ero davanti a cercare di vincere e questo ti dà una motivazione diversa. L’anno scorso avevo finito in calo, avendo ripreso a metà stagione con una preparazione frettolosa, quest’anno ero in crescendo. Sono motivato. Di solito i corridori tenderebbero a ritardare la ripresa, io non vedo l’ora di ripartire a metà novembre.

La squadra si ringiovanisce, tu sei uno dei tre elite che resta. Com’è il rapporto con il team?

Direi più che ottimo. Mi sono venuti incontro, nonostante abbia avuto tanti problemi fisici. Mi hanno dato tanto tempo, non mi hanno messo pressione. Anzi, quando c’è stato bisogno e ho chiesto di non andare a correre perché non mi sentivo bene, facendo le necessarie valutazioni, me lo hanno permesso. L’ultimo caso è stato il Tour of Sibiu. A fine giugno abbiamo fatto il Giro del Veneto e il martedì dovevamo partire per Sibiu. Io ero distrutto, non stavo in piedi e mi hanno dato l’opportunità di non andare e trovare la soluzione, riposando e riprendendo poi. Infatti, nonostante non fosse in programma che corressi a fine luglio, perché avrei avuto un periodo di stacco, visto che lo avevo già fatto, mi hanno dato l’opportunità di ricominciare prima con gli U23. Insomma, mi hanno più che tutelato.

Innocenti, 1,78 per 63 chili, è rientrato al Giro del Friuli 2022. A dicembre è ripartito dal ritiro del team romagnolo (foto Fulgenzi)
Innocenti, 1,78 per 63 chili, è rientrato al Giro del Friuli 2022. A dicembre è ripartito dal ritiro del team romagnolo (foto Fulgenzi)
Hai due ottimi direttori sportivi, del resto…

Infatti sono molto contento di rimanere un altro anno con loro, perché secondo me è un ambiente giusto per me. Con Coppolillo e Chicchi sono entrato molto in sintonia, mi trovo bene, non ho niente da dire.

Senti di aver un po’ recuperato questo buco di quattro anni oppure c’è una strada lunga ancora da fare?

Non del tutto. Sui cambi di ritmo violenti e nel tenere l’andatura sempre alta, soffro ancora molto. Mi sono allenato tanto in quei quattro anni, però il ritmo gara non riesci a simularlo bene. Fai dietro scooter, tutto quello che vuoi, però non è la stessa cosa. Ho tanto ancora da recuperare e credo che gli step decisivi saranno quelli che farò in corsa.

In che modo ti aiutano i direttori?

Quando andiamo alle gare e facciamo delle trasferte più lunghe, parliamo tanto. Poi ci sentiamo anche durante la settimana per telefono. Mi danno tanti consigli sul ragionare di più in corsa e quando muovermi per non sprecare troppe energie. A volte scatto nel momento sbagliato e quando parte l’azione giusta, magari mi faccio sorprendere indietro. Mi conforta pensare che non sono ostacoli insormontabili e magari il prossimo anno tornerò a guardare le gare come una volta, quando andavo sempre per vincere.

Innocenti ha tre cani. Durante la sospensione ha studiato Veterinaria (foto Instagram)
Innocenti ha tre cani. Durante la sospensione ha studiato Veterinaria (foto Instagram)
Continui ad allenarti con Alberati oppure hai un preparatore della squadra?

Da quest’anno sono nelle mani di un preparatore della squadra. Però il supporto di Maurizio Fondriest e Paolo Alberati ce l’ho sempre, ovviamente come miei agenti. Paolo qualche consiglio continua a darmelo, ma indipendentemente dal rapporto lavorativo, sul lato del rapporto umano mi trovo molto bene. Abbiamo sempre modo di parlare e confrontarci e non posso dimenticare tutto quello che hanno fatto per me quando fuori era buio davvero.

Monaco si allena e finalmente vince, ma si è dato una scadenza

28.08.2023
5 min
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Alessandro Monaco ha appena fatto il check in in hotel quando lo raggiungiamo al telefono, si trova in Toscana per correre il Trofeo Corsanico. Qualche settimana fa, sempre in Toscana, ha vinto la Firenze-Viareggio, una classica del calendario elite/under 23. Dopo l’operazione dello scorso anno ha ripreso bene le corse, vincendo in Azerbaijan e poi a Viareggio. 

«Sto bene – ci dice – ho fatto una ventina di giorni tra luglio e agosto in ritiro sul Fedaia, insieme a qualche compagno di squadra. Un po’ per sfuggire al caldo della mia Puglia e un po’ per preparare al meglio questa parte finale di stagione. Su abbiamo lavorato bene, portando a termine un blocco intenso di allenamenti, infatti una volta sceso ho vinto. Quando le cose si fanno bene si raccolgono i frutti, ora serve dare continuità a questi risultati».

Alessandro Monaco con la maglia dedicata al vincitore della Firenze-Viareggio (foto Instagram)
Alessandro Monaco con la maglia dedicata al vincitore della Firenze-Viareggio (foto Instagram)
Sui social abbiamo visto delle grandi celebrazioni tra te e Francesco Chicchi per la vittoria di Viareggio…

La squadra, ma in particolare Chicchi ci teneva molto a questa gara. Lui abita ai piedi della salita di Pedona ed erano due mesi che ci diceva che voleva far bene alla Firenze-Viareggio. Possiamo dire che l’ho accontentato, gli ho fatto un regalo! Ora mi aspetto una bella cena di pesce, anzi una bistecca alla fiorentina come si deve (conclude con una risata, ndr). 

La seconda vittoria dopo l’operazione, diciamo che sta andando bene, no?

Vincere con i pro’ sarebbe stato meglio, ma un successo fa sempre piacere e dà morale. Facciamo un passo per volta, tanto ora da qui a fine stagione il calendario è pieno di corse, ci sarà l’occasione. 

Sai già che corse farai?

Tutte quelle del calendario italiano praticamente. Come detto parto con il Giro del Friuli, poi Giro di Toscana, Peccioli, Memorial Pantani, Trofeo Matteotti, Adriatica Ionica Race, Giro dell’Emilia e Giro del Veneto. Alla fine della stagione dovrei arrivare ad avere un totale di 50 giorni di corsa.

La seconda vittoria di Monaco è dedicata a Chicchi, che a Viareggio è di casa (foto Instagram)
La seconda vittoria di Monaco è dedicata a Chicchi, che a Viareggio è di casa (foto Instagram)
E la gamba come sta?

Tutto bene, non ho problemi di alcun tipo. Mi concentro molto sulla fisioterapia e sull’osteopatia, per recuperare bene la forza. Lavoro tanto sul core ability e a casa faccio tanta ginnastica posturale per ritrovare l’equilibrio. Prima dell’operazione spingevo solamente con una gamba, così che l’altra è diventata più debole (la sinistra, poi operata, ndr,). 

Che esercizi fai?

Curo molto la parte degli addominali, dorsali e lombari. Il focus è tornare ad avere un equilibrio vicino alla perfezione, quindi spingere in egual modo con entrambe le gambe. 

La fisioterapia a cosa ti serve?

Per curare le tensioni muscolari ed i vari affaticamenti, la gamba sinistra nell’ultimo anno e mezzo ha lavorato meno quindi è normale si affatichi di più.

Il settembre di Monaco si appresta ad essere pieno di gare (foto Instagram)
Il settembre di Monaco si appresta ad essere pieno di gare (foto Instagram)
Il problema all’arteria iliaca è quindi risolto?

Sì. Certo, fino a marzo/aprile ho pagato i cinque mesi senza bici che ho dovuto fare a causa dell’operazione. Ho dovuto curare molto la parte della palestra, andando a lavorare sull’equilibrio e sulla forza praticamente da zero. 

In bici come va?

Anche lì bene, non ho nessun problema. Faccio tutto in maniera normale, anche i lavori finali ad alta intensità o il dietro moto. Lo si nota anche in gara, altrimenti non avrei vinto una corsa impegnativa come la Firenze-Viareggio. 

Hai dovuto sistemare la posizione in sella?

Qualcosa sì. Ho cercato di aprire l’angolo dell’anca per stare meno piegato. Mi sono spostato in avanti con la sella e ho alzato il manubrio con degli spessori. A livello di prestazioni non ne ho risentito, sono piccoli accorgimenti che non cambiano molto l’aerodinamica. 

Il recupero dopo l’operazione procede bene, ora riesce a fare tutti i lavori e spingere correttamente sui pedali
Il recupero dopo l’operazione procede bene, ora riesce a fare tutti i lavori e spingere correttamente sui pedali
Dovrai poi tornare in Olanda, dove ti sei operato, per fare dei controlli?

Dovrei farne uno a un anno dall’operazione, che è avvenuta il primo settembre del 2022. Però ho deciso di posticiparla di un mese e andare a fine stagione, ora sto bene e voglio correre. Andare in Olanda ti fa perdere 4 giorni di allenamento e non posso permettermelo. A ottobre ci sarà tempo e ne approfitterò anche per fare un giro ad Amsterdam. 

E per l’anno prossimo, hai qualche notizia? Rimani in Technipes?

No. Se riuscirò ad ottenere un contratto con una professional continuerò, altrimenti mi darò alla vita da avvocato. A marzo del prossimo anno mi laureo in Giurisprudenza, se non andrò avanti con il ciclismo andrò ad esercitare. 

A ottobre, finita la stagione Monaco tornerà a Eindhoven per controllare come procede la guarigione
A ottobre, finita la stagione Monaco tornerà a Eindhoven per controllare come procede la guarigione
Una vita parallela, da quando studi giurisprudenza?

Praticamente da quando sono passato under 23. E’ una laurea a ciclo unico, quindi di 5 anni. Io ci ho messo un anno e mezzo in più, ma tra allenamenti, corse e tutto il resto mi ritengo soddisfatto. 

Con la Technipes come sei rimasto?

Quello con la Technipes è stato un bellissimo anno, fatto con gente per bene, che ama questo lavoro. Lo staff è di primo livello e non ci è mai mancato nulla, ma ormai sono grande per una continental, che è una tipologia di squadra che ai giovani fa tanto bene. Corrono con i professionisti, imparano, si prendono qualche tirata di orecchie. Ma io ormai ho un’età diversa da quella dell’apprendimento.  

Giro Next Gen: le scelte di Contessa, Rosola e Chicchi

06.06.2023
5 min
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Prosegue il nostro viaggio tra le squadre che parteciperanno al Giro Next Gen e la loro preparazione. In questo secondo capitolo “spiamo” in casa di altre tre formazioni: Work-Service, General Store e Technipes #InEmiliaRomagna. Il percorso di avvicinamento offre diverse sfumature, che è il caso di approfondire.

Nella Work-Service corre Mion, la sua preparazione al Giro Next Gen è passata anche dalla pista (photors.it)
Nella Work-Service corre Mion, la sua preparazione al Giro Next Gen è passata anche dalla pista (photors.it)

Mion in pista

Ilario Contessa sarà il diesse al seguito dei ragazzi della Work-Service al Giro Next Gen, risponde al telefono mentre è in direzione Bassano. Da qualche anno Contessa è tecnico al velodromo della città ed oggi lo aspetta un’attività intensa, che in parte c’entra con la corsa rosa under 23. 

«Sto andando a fare un po’ di lavori di velocizzazione con Mion – racconta – uno dei ragazzi che parteciperà al Giro Next Gen. Lui è l’unico della squadra che corre su pista e in questo periodo, in cui si è alla ricerca di brillantezza e dello spunto finale, viene utile lavorare al velodromo. Chiaramente Mion è il solo che può fare questi lavori perché arriva già da questo mondo, per gli altri sarebbe troppo complicato».

Per i ragazzi di Contessa il Giro dell’Appennino di venerdì è stata una tappa importante nella preparazione alla corsa rosa (photors.it)
Il Giro dell’Appennino di venerdì è stata una tappa importante nella preparazione alla corsa rosa (photors.it)

Ognuno per sé

La Work-Service non ha impostato un lavoro uguale per tutti, troppo difficile organizzarlo con un calendario così pieno. Allora ognuno dei ragazzi si è messo d’impegno per lavorare al meglio, sempre con l’occhio del tecnico a curare il tutto. 

«Non poteva fermare l’attività – afferma Contessa – per questo non abbiamo fatto un ritiro in altura tutti insieme. I ragazzi hanno lavorato a turni differenti e con blocchi di lavoro personalizzati. Ognuno di loro ha un preparatore personale ed abbiamo deciso insieme i periodi. Chi preferiva allenarsi in altura ci è andato in autonomia, gli altri sono rimasti a casa. Io monitoravo tutti tramite le piattaforme dedicate, in modo tale da intervenire nel momento in cui ce ne fosse stato bisogno».

«La parte più difficile – riprende – è stato organizzare tutto il calendario, le corse come dicevamo prima sono molte e non possiamo fermarci. I ragazzi hanno già fatto qualche corsa a tappe: Coppi e Bartali e Giro di Sicilia, chiaro che questa è più lunga (8 tappe, ndr). Vedremo come risponderanno, il livello sarà altissimo, considerando che non c’è più la regola che chi ha fatto una corsa WorldTour non potrà partecipare». 

Per i corridori della General Store una preparazione a casa con blocchi di lavoro di più giorni (foto Instagram)
Per i corridori della General Store una preparazione a casa con blocchi di lavoro di più giorni (foto Instagram)

I ragazzi di Rosola 

La General Store, che sarà seguita da Paolo Rosola, ha optato per un programma di lavoro diverso. Niente altura, ma lavori specifici da casa, la condizione è da affinare per arrivare competitivi al via di Agliè. 

«Sarà un bel Giro d’Italia – dice subito – ci sono molte squadre straniere e questo alza il livello. Noi dovremo farci trovare pronti e cogliere al massimo tutte le occasioni che ci capiteranno. Saremo una squadra garibaldina, votata all’attacco. Proprio per questo la preparazione si è votata alle distanze ed alla velocizzazione. Abbiamo messo nelle gambe tanti chilometri ed in più abbiamo provato un paio di tappe».

«Ammetto – riprende – che siamo in ritardo. Il percorso è uscito all’ultimo, ed in più i ragazzi erano un po’ indietro di condizione. Così abbiamo optato per lavorare da casa, andare in montagna voleva dire esporsi al rischio meteo, con la possibilità di perdere giorni di allenamento. I nostri atleti si sono allenati a casa con blocchi di quattro giorni: intensità, un giorno di riposo e poi una gara. Qualche volta il giorno dopo la corsa abbiamo inserito una distanza, per abituarli alla fatica».

Technipes #InEmiliaRomagna

Il team guidato da Chicchi, Coppolillo e Chiesa ha scelto un avvicinamento classico, con due settimane di ritiro sull’Etna. Erano presenti quasi tutti i ragazzi che partiranno per il Giro Next Gen, ne mancava solo uno: Umbri. 

«Purtroppo Umbri – racconta Chicchi – ha avuto un incidente in allenamento con una macchina e si è lussato due dita della mano. Di conseguenza non è riuscito a venire con noi in ritiro, non godrà del beneficio dell’altura, ma in base ai dati possiamo dire che è comunque in buona condizione.

«La scelta di andare sull’Etna, nonostante non fossimo molto vicini, è dovuta al fatto che lì  ci sono meno distrazioni rispetto a Livigno (dice con una risata, ndr). Poi il Rifugio Sapienza è super attrezzato, lo scelgono tantissimi professionisti. C’è la possibilità di scegliere tra allenarsi in quota oppure scendere sul mare e salire solo per riposare. Un vulcano come l’Etna dà molte più alternative. L’altura in sé poi serve per fare una solida base di lavoro e amalgamare il gruppo. Nel fine settimana i ragazzi poi sono andati a correre per “sbloccare” le gambe e riprendere il ritmo gara».

Monaco racconta la Technipes #InEmiliaRomagna

09.03.2023
5 min
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I ragazzi del Team Technipes #InEmiliaRomagna si trovano in Croazia, pronti per prendere il via all’Istrian Spring Trophy (in apertura foto Instagram della squadra). Tra di loro c’è anche Alessandro Monaco, uno dei nuovi innesti nel team continental. Per il pugliese, si tratta della seconda gara stagionale, dopo l’esordio al Laigueglia, si tratta di un passaggio delicato dopo l’operazione all’arteria iliacaIl Team Technipes #InEmiliaRomagna si è arricchito di nuove figure all’interno del suo staff, tra cui quella di Leonardo Piepoli. Il preparatore ha lavorato tanti anni insieme a Monaco. 

Piepoli e Monaco si conoscono da molti anni, i due si sono ritrovati alla Technipes #InEmiliaRomagna (foto La Piazza Alberobello)
Piepoli e Monaco si conoscono da molti anni, i due si sono ritrovati alla Technipes #InEmiliaRomagna (foto La Piazza Alberobello)
Alessandro, tu e Piepoli vi trovate di nuovo insieme

Noi due – esordisce Monaco – lavoriamo l’uno accanto all’altro da sempre, lui mi segue da quando sono junior. Abitiamo vicinissimi, praticamente a nemmeno venti chilometri di distanza. Piepoli mi ha allenato in tutti questi anni di carriera. 

E’ una figura di riferimento per te?

Assolutamente. Con Leonardo ho praticamente un rapporto da fratelli, non dico padre e figlio perché lo farei sembrare troppo vecchio (dice con una risata, ndr). Con lui mi confronto su ogni tema, anche prima dell’operazione all’arteria iliaca abbiamo avuto un lungo confronto.

Cassani lo ha elogiato e presentato come un collaboratore, qual è il suo ruolo in squadra?

Fa il suo lavoro, quello del preparatore, sono due le persone che ricoprono questo ruolo: Malaguti e, appunto, Piepoli. Leonardo è un uomo di grandissima esperienza, lavorando anche a stretto contatto con la Movistar, è una figura di riferimento. Ma anche lo stesso Malaguti è un uomo di grande valore, loro due si confrontano con i diesse per decidere come gestire i corridori e per fare il punto sui vari stati di forma.

Lo staff e gli elementi tecnici della squadra sono di prim’ordine (foto Instagram Technipes #InEmiliaRomagna)
Lo staff e gli elementi tecnici della squadra sono di prim’ordine (foto Instagram Technipes #InEmiliaRomagna)
Uno staff di prim’ordine per una continental

Praticamente mi sembra di essere in una professional, sfido a trovare squadre con uno staff uguale o superiore al nostro. Basti pensare ai tre diesse: Coppolillo, Chiesa e Chicchi. Gente che nel ciclismo ha avuto sempre un ruolo di primo piano. Considerate che nello staff sono presenti anche due nutrizionisti, l’attenzione è massima in ogni aspetto.

Ti aspettavi un’organizzazione del genere?

Se devo essere sincero sì. Nei miei anni di esperienza ho conosciuto bene Cassani e so che non è una persona che si muove a caso. A fine 2022, ero indeciso se ripartire ancora da una continental, ma nel momento in cui Cassani mi ha contattato non ho esitato un secondo. Se mi avesse cercato una squadra qualunque non avrei mai affrontato tutto il calvario dell’operazione.

Anche a livello tecnico siete così all’avanguardia?

Vi basti pensare che ognuno di noi ha tre bici, compresa quella da cronometro. Come detto, l’organizzazione è davvero da squadra importante. Al di là di tutte le problematiche che ci sono in generale nel mondo del ciclismo a reperire sponsor e soldi, posso dire che questa squadra ha una grande solidità ed un ottimo progetto di crescita

In inverno il corridore pugliese ha messo nelle gambe tanti chilometri, importanti per il recupero post operazione
In inverno il corridore pugliese ha messo nelle gambe tanti chilometri, importanti per il recupero post operazione
Come sono andati questi primi mesi di lavoro insieme?

Bene, molto bene. La squadra ha fatto qualche ritiro e siamo partiti a correre dal Trofeo Laigueglia, un po’ presto per tirare le somme, ma il calendario è davvero interessante. 

Raccontacelo.

Noi elite, dopo l’Istrian Spring Trophy (iniziato oggi, ndr), correremo gran parte del calendario italiano: Settimana Internazionale Coppi e Bartali, Per Sempre Alfredo, Larciano e Giro di Sicilia. In più ci sono in progetto altrettante gare di livello. Anche i ragazzi under avranno la possibilità di fare corse di primo ordine, con il calendario internazionale in Italia e non solo. 

Sei il corridore più grande ed esperto in squadra, ti senti di ricoprire questo ruolo?

Sono entrato in punta di piedi, c’erano già dei ragazzi che hanno partecipato alla crescita della squadra prima di me, come Dapporto e Ansaloni. Ogni tanto però mi sento di dare qualche consiglio e mi assicuro che non manchi nulla a nessuno, ma in una squadra del genere è impossibile che possa succedere. 

L’esordio in corsa con la nuova squadra per Monaco è arrivato al Trofeo Laigueglia
L’esordio in corsa con la nuova squadra per Monaco è arrivato al Trofeo Laigueglia
Con i più giovani, invece?

Con loro mi sento più “chioccia”. Al Laigueglia, giusto per fare un esempio, ero uno dei pochi ad aver corso con i professionisti. Qualche consiglio mi è capitato di darlo, soprattutto sulla gestione della corsa e l’alimentazione. Quando si fanno gare con distanze così lunghe (200 km, ndr) cambia tutto. 

Il tuo recupero dopo l’operazione come va?

Procede regolarmente, a novembre e dicembre sono riuscito a mettere insieme tante ore di allenamento. Ho iniziato a recuperare anche tono muscolare, aumentando le sessioni di allenamento in palestra, con tanto lavoro di potenziamento e core stability. Dalla clinica in Olanda, quella dove mi sono operato, mi hanno dato una tabella da seguire. Per riprendermi completamente mi hanno detto che ci sarebbero voluti sette o otto mesi, non siamo lontani. Le prossime corse mi aiuteranno a capire di più, è normale che sia così, lo sforzo in gara è differente da quello in allenamento.

Technipes #inEmiliaRomagna, si respira aria nuova

20.02.2023
6 min
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Dodici atleti: 6 under 23 e 6 elite. Il nuovo progetto riparte da loro. Siamo stati alla presentazione del Team Technipes #inEmiliaRomagna a Santarcangelo di Romagna. La percezione è che oltre al nome, l’aria da queste parti sia cambiata. Non in modo negativo, l’organico dello staff è rimasto lo stesso, ma si è decisamente allargato sotto tutti i punti di vista. Il progetto nato nel 2019 dall’impegno di APT Servizi Emilia Romagna e Consorzio Terrabici diventa continental e lo fa seriamente, con ambizioni chiare e corridori promettenti. 

Lo stesso focus  

La Regione Emilia Romagna rimane un polmone della squadra. Quest’anno sarà affiancata dall’azienda Technipes di Santarcangelo di Romagna. Il focus sarà lo stesso: far crescere i propri giovani grazie al confronto diretto con le grandi realtà del ciclismo italiano e internazionale.

«Il cicloturismo è uno dei settori maggiormente in crescita – ha detto Davide Cassani, Presidente APT Servizi Emilia-Romagna – eppure in Emilia-Romagna mancava una squadra di ambassador del territorio e che ne portassero in giro i colori con la propria attività. Così è nato il team U23 nel 2019, di cui sono stato l’ideatore, ma che vede un gruppo forte, con uno staff capace, che ha grande passione per questo sport e che lavora ogni giorno per rendere realtà questo progetto.

«Siamo partiti un passo alla volta – conclude l’ex cittì – ma il progetto e il team sono cresciuti man mano, vincendo in questi anni una tappa al Giro Giovani, indossando la maglia rosa, vestendo l’azzurro della nazionale U23 e portando un corridore, Tarozzi, al professionismo. Oggi, insieme a Technipes, a Bianchi e agli altri importanti partner, il progetto fa un ulteriore passo avanti».

Nuovi diesse e opportunità

Vi abbiamo già parlato dei nuovi diesse, Francesco Chicchi e Mario Chiesa. Due nomi con esperienza che si vanno ad aggiungere a quelli di Coppolillo, Calzoni e Contoli. Con loro il gruppo si rinforza anche di elementi del ciclismo dei professionisti, come il preparatore della Movistar Leonardo Piepoli, nel ruolo di consulente e collaboratore di Alessandro Malaguti.

Due fil rouge che accompagnano la squadra dalla sua nascita sono “Coppo” ed Emanuele Ansaloni. Il primo come timoniere, il secondo è il capitano non capitano, che ha vestito tutte le maglie di questa #inEmiliaRomagna.

«Oggi hai fatto bene – spiega Ansaloni – domani è un altro giorno. Coppolillo ti tiene sempre con i piedi per terra e motivato per il futuro. Il merito della squadra e della crescita è anche suo. E’ sempre stato un cuore pulsante del progetto fin dal 2019. Sul piatto ora abbiamo tutto quello che serve per andare nei professionisti. Certe squadre hanno meno e siamo noi che dobbiamo cercare di valorizzare questa opportunità. Lo stimolo in più quest’anno c’è perché correre con i pro’ ti fa capire com’è fatto il vero ciclismo. Poi si ha l’occasione di correre anche tra i dilettanti e cercare di fare la differenza per emergere. E questo è un po’ il “segreto” delle continental».

L’identikit della squadra

Un nome, una descrizione. Ansaloni apre la sua personalissima agenda..

Dapporto: «In un gruppo ristretto può dire la sua sempre. E’ stato in nazionale varie volte e sono sicuro che quest’anno può ambire alle vittorie che l’anno scorso sono mancate».

Collinelli: «Un passista giovane e molto veloce. Una garanzia per fare l’ultimo uomo, è bravo a farsi strada in gruppo, occhio da pistard. Una ruota veloce».

Montefiori: «Vice campione italiano a cronometro, non è più una sorpresa. I suoi obiettivi sono sicuramente internazionali».

Masoni: «E’ la definizione di uomo squadra ed è anche molto forte e attaccante». 

Umbri: «Veloce e molto potente, sono convinto che potrà fare bene. Un finisseur».

Nessler: «Ha fatto un finale di stagione importante. Il suo pane è la salita, in arrivi tortuosi ed esplosivi potrà dire la sua».

Petrelli: «Abbiamo corso insieme da juniores. Va sempre all’attacco e sa come muoversi per giocare le sue carte».

Sergiampietri: «Giovane, piccolo ma con un carattere deciso».

Innocenti: «E’ sempre stato una promessa. Un leone ferito e affamato per quello che gli è successo. Si vuole riscattare».

Monaco: «Ha avuto delle sfortune, va molto forte in salita e sarà la nostra chioccia con i pro’ avendo già esperienze. La sua missione principale sarà tornare in alto».

Forques: «E’ il nostro cavallo pazzo. Un ragazzo che fa squadra, solare e carismatico. Ha un bel motore, sarà una sorpresa per tutti perché viene dal triathlon e sarà la sua prima vera e propria stagione su strada». 

Qui Emanuele Ansaloni presente nella formazione di Faenza dal 2019
Qui Emanuele Ansaloni presente nella formazione di Faenza dal 2019

Le ambizioni di Ansaloni

Davide Cassani, durante la presentazione, lo ha interpellato per far capire che questa squadra ha un’anima e se c’è qualcuno che la rappresenta sotto il punto di vista di serietà, ambizioni e valori è proprio Ansaloni.

«Ansa è da troppo tempo con noi – dice Cassani – non perché non lo vogliamo. Un corridore come lui sarebbe prezioso in ogni squadra. Vogliamo che ci saluti perché vorrebbe dire essere diventato professionista».

«L’anno scorso – conclude Ansaloni – ho fatto quel terzo posto al campionato italiano su strada e non mi sono mai reso conto di aver sfiorato quella maglia. In primis, come è ovvio che sia, il mio obiettivo è quello di passare professionista. Voglio mettermi in evidenza nelle gare con i pro’ e proverò ad attaccare sempre per cercare di fare bene senza avere in mente il tutto o niente del risultato. Quando invece correrò tra i dilettanti, beh lì invece l’obiettivo è vincere».