Verso l’Avenir: una speranza di nome Ludovico Crescioli

27.07.2024
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Se si dovesse dire qual è l’arma di Ludovico Crescioli probabilmente diremmo la sua grinta. E anche la sua costanza. Anche se non sembra, visto il suo atteggiamento sempre molto pacato ed educato, il giovane toscano della Technipes – #inEmilia-Romagna è un lottatore nato. Un ciclista che sa soffrire come pochi.

E lo abbiamo visto in presa diretta al Giro della Valle d’Aosta, dove ha agguantato un podio davvero importante, specie in ottica futura e specie in ottica Tour de l’Avenir, dove Marino Amadori, il tecnico della nazionale U23, lo ha praticamente già investito del ruolo di capitano.

Ludovico Crescioli (classe 2003) al Valle d’Aosta dove ha anche indossato la maglia gialla di leader della classifica generale
Ludovico Crescioli (classe 2003) al Valle d’Aosta dove ha anche indossato la maglia gialla di leader della classifica generale

Crescioli ottimista

«Questo podio al Valle d’Aosta – ci aveva detto lo stesso Crescioli – alla fine è arrivato in maniera un po’ inaspettata. Nel modo… dovevo difendermi da Dostiyev e invece ho staccato Rojas. Forse proprio nell’ultima tappa si è presentato il momento più difficile. Dopo la caduta in avvio ci sono stati dei momenti travagliati. Ero rimasto indietro, ho cercato di rimontare ma al tempo stesso sono riuscito a restare tranquillo senza farmi prendere dalla foga e sinceramente sono contento di come mi sono comportato in questa situazione difficile».

Ludovico da qualche giorno si trova in altura al Sestriere, proprio avendo risposto all’appello di Amadori. Con lui i ragazzi dell’Avenir e dell’europeo.

«In generale venivo da un buon periodo di forma. Ero uscito bene dal Sibiu Tour e questo podio era un obiettivo. Posso dirmi soddisfatto. E’ un bel ritiro, con tutti i compagni della nazionale. Cerchiamo di dare il massimo. Margini di crescita ce ne sono. I primi giorni servono per recuperare un po’ questo Valle d’Aosta, e poi ci si concentra forte sull’Avenir».

«Cosa aspettarci da questo Avenir? Sicuramente di dare il massimo sia dal punto di vista personale che di squadra. Poi è difficile fare programmi, perché anche lì come al Valle d’Aosta e ancora di più, il livello sarà altissimo».

Al Giro Next Gen ci si aspettava qualcosa di più, ma nel complesso è servito per la sua crescita generale (@umbertozllosports)
Al Giro Next Gen ci si aspettava qualcosa di più, ma nel complesso è servito per la sua crescita generale (@umbertozllosports)

In crescita

Ludovico Crescioli è un classe 2003 e viene da ridere se ci ritroviamo a dover scrivere che non è più giovanissimo, però riguardo ai margini di crescita ha davvero ampio spazio. Crescioli è al primo anno in un team continental ed è anche la prima stagione che lavora in un certo modo.

«Ed anche è il primo anno che arriva a certi livelli – ci spiega il suo preparatore Alessandro Malaguti – e per questo lo dobbiamo rispettare. Non ha senso spingere troppo per ora. Dopo il Valle d’Aosta ha osservato un po’ di recupero e poi riprenderà a lavorare facendo qualche piccolo richiamo sia esplosivo, sia su salite lunghe. Ma niente di esagerato, perché il rischio è quello di voler strafare.

«In generale Ludovico sta comunque facendo ciò che speravamo dopo che abbiamo visto i suoi numeri. Sapevamo che non aveva mai lavorato in modo così organizzato e soprattutto che aveva fatto poche gare a tappe».

Francesco Chicchi (a sinistra) a colloquio con il cittì, Marino Amadori
Francesco Chicchi (a sinistra) a colloquio con il cittì, Marino Amadori

E Chicchi?

Francesco Chicchi è forse il tecnico che in questa stagione più è stato vicino a Crescioli e colui che lo ha diretto al Valle d’Aosta.

Francesco ve lo aspettavate così al Valle d’Aosta?

Sì, sapevamo che stava bene e che correva a questo livello, lo avevamo visto dopo il Sibiu, ma c’era sempre un punto di domanda: come sarebbero andati gli altri?

Che corridore è secondo te?

In salita va veramente forte ed è uno scalatore, però ha un vantaggio: quello di essere veloce. In un gruppetto ristretto lui può dire la sua e questo è un ottimo punto a suo favore.

Crescioli è con voi solo da quest’anno. Ha avuto un periodo di adattamento nel passaggio da una squadra under 23 ad una continental?

Ludovico arrivava dalla Mastromarco, che è un’ottima squadra, ma certo non faceva certe gare a tappe e sono quelle che ti cambiano il motore e ti fanno migliorare specie a questa età. Ludo le ha fatte tutte e tutte concluse quelle con i pro’ quest’anno: Coppi e Bartali, Giro d’Abruzzo, Sibiu… e si è adeguato bene. Ma bisogna considerare che è il primo anno che affronta un calendario così importante.

Crescioli (a destra) sul podio finale del Valle d’Aosta con Jarno Widar (primo) e Dostiyev (secondo)
Crescioli (a destra) sul podio finale del Valle d’Aosta con Jarno Widar (primo) e Dostiyev (secondo)
Ludovico è un 2003, è giovane, ma per i tempi attuali non giovanissimo. Sente un po’ questo “effetto tagliola” del fatidico quarto anno?

Ad essere sincero un po’ sì. Purtroppo sta diventando una legge non scritta di questo ciclismo. Proprio in questi giorni lo sento spesso e parliamo del suo passaggio tra i pro’, che avverrà, ma lui sente un po’ il peso del tempo che passa. Ha timore di perderne altro. Magari dopo che sistemerà questa cosa e firmerà correrà più tranquillo e potrà ottenere una vittoria.

Tra Valle d’Aosta e Avenir, può crescere ancora?

Conoscendolo e vedendo cosa ha fatto al Valle d’Aosta, io credo di sì. Che poi proprio perché al primo anno di una certa preparazione, nessuno sa dove può arrivare questo ragazzo. Come detto è la prima stagione che vive da corridore a 360°: un certo calendario, una certa alimentazione, certi carichi di lavoro. Io perciò dico che potrà fare bene… anche perché vuole ritagliarsi un posto per il mondiale di Zurigo. E lo vorremmo anche noi!

C’è stato un momento in questa stagione in cui lo hai visto un po’ insicuro e un altro invece in cui ti è parso deciso?

Al Giro Next Gen era molto giù. Stava male, voleva fermarsi, ma Coppolillo ha insistito per tenerlo in corsa e gli ha fatto capire che si deve andare avanti anche se non si è al 100 per cento. Sicuro invece proprio prima di questo Valle d’Aosta. Gli ho chiesto: “Ludo come stai?”. E lui non mi ha risposto, ma mi ha fatto l’occhiolino. Ecco quando fa così, significa che sta bene e anche per questo dico che dopo la seconda altura dell’anno, altra novità per lui, potrà fare bene all’Avenir.

La rincorsa di Innocenti per recuperare 4 anni in uno solo

28.10.2023
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Andrea Innocenti, classe 1999, è tornato a correre con la Technipes-#InEmiliaRomagna dopo quattro anni di stop per un controllo positivo alla prima stagione da under 23, per il quale successivamente fu anche assolto (foto di apertura Ballandi/Trentini). La storia ve l’abbiamo raccontata a fine 2022, quando lo incontrammo nel suo paese in Toscana. Il punto già allora fu capire in che modo quello stop tanto lungo avrebbe condizionato il suo rientro. Ne parlammo anche con Pino Toni, che lo aveva seguito nelle categorie giovanili e su di lui si era sbilanciato parecchio.

«Andrea è stato fermo quattro anni – disse il preparatore toscano – sono tanti. Sinceramente è il primo corridore, di cui sono a conoscenza, che torna alle corse dopo un periodo così lungo. E’ difficile tornare, sono 4 anni di fatiche e delusioni mancate, è un buco nella sua carriera. Innocenti è un vero atleta, lo è sempre stato. Su questo non c’è nulla da dire. Non rientra nel professionismo, ma anche nelle continental si va forte. Non deve farsi prendere dalla fretta: se i risultati arriveranno, bene. Ma al momento deve andare alla ricerca del colpo di pedale».

Innocenti alla firma di partenza di Peccioli, fra Monaco e Petrelli (foto Stefano Ballandi/Lucia Trentini)
Innocenti alla firma di partenza di Peccioli, fra Monaco e Petrelli (foto Stefano Ballandi/Lucia Trentini)

La sua prima stagione non è andata come sperava. Intorno al 26 dicembre infatti ha scoperto di avere il Covid, ma essendo asintomatico si è allenato ugualmente. Dal Covid però è partito il citomegalovirus, diagnosticato a gennaio, dato che inizialmente si pensava che la debolezza fosse dovuta ai postumi dell’infezione precedente. Le cure necessarie sono iniziate subito, ma gli strascichi del virus sono andati avanti fino ad agosto, quando le cose hanno ripreso a girare bene.

Un anno dopo, come ti sembra che sia andata?

Fino alla prima parte, un bilancio non lo posso fare, sono sincero. Fra i vari problemi di salute, non sono mai riuscito a esprimermi al meglio, anche a capire anche i ritmi, le andature. Vedevo che si andava a molto molto forte, però per me era una sofferenza continua, dato che fisicamente non stavo bene. Dalla seconda parte invece mi sono ripreso, anche se secondo me non sono mai stato al 100 per cento. Per quello che ho visto, si va tanto forte. Quello che ho provato a fare è stato resistere il più possibile, una cosa che però a inizio stagione sarebbe stata impensabile.

Come è andata con le dinamiche dello stare in gruppo?

Magari un po’ di timore l’ho avuto, soprattutto a stare nella pancia quando siamo in tanti. Soffrivo per la paura di cadere, quindi magari a volte tendevo a stare sulle ali del gruppo, spendendo più energie. Insomma, sto cercando di sforzarmi il più possibile per migliorare questi aspetti e riprendere l’occhio.

Ha chiuso il Giro dell’Emilia con Lucca, ultimo dei classificati (foto Stefano Ballandi/Lucia Trentini)
Ha chiuso il Giro dell’Emilia con Lucca, ultimo dei classificati (foto Stefano Ballandi/Lucia Trentini)
C’è stato un giorno in cui ti sei sentito bene davvero e hai avuto la conferma di aver fatto bene a ripartire?

A fine stagione ci sono state alcune gare, forse anche di più, in cui mi sono sentito bene. Diciamo nelle due settimane tra il Giro di Toscana professionisti e il finale di stagione. A Peccioli e nel Memorial Pantani sono stato sfortunato, perché ho avuto bucato in due momenti brutti e non le ho finite, perché non sono riuscito a rientrare. Al Giro di Toscana, secondo me, sono andato veramente forte, vista la mia ripresa di quest’anno. Alla fine ho chiuso 28°, però ero nel gruppo con Albanese, Brambilla e Valgren. Sono stato contento di quella prestazione.

Chiudere bene è la benzina giusta per cominciare bene il prossimo inverno?

Sì, pensavo proprio a questo. Nelle ultime corse che ho fatto coi dilettanti, sono sempre arrivato nei primi dieci. Ero davanti a cercare di vincere e questo ti dà una motivazione diversa. L’anno scorso avevo finito in calo, avendo ripreso a metà stagione con una preparazione frettolosa, quest’anno ero in crescendo. Sono motivato. Di solito i corridori tenderebbero a ritardare la ripresa, io non vedo l’ora di ripartire a metà novembre.

La squadra si ringiovanisce, tu sei uno dei tre elite che resta. Com’è il rapporto con il team?

Direi più che ottimo. Mi sono venuti incontro, nonostante abbia avuto tanti problemi fisici. Mi hanno dato tanto tempo, non mi hanno messo pressione. Anzi, quando c’è stato bisogno e ho chiesto di non andare a correre perché non mi sentivo bene, facendo le necessarie valutazioni, me lo hanno permesso. L’ultimo caso è stato il Tour of Sibiu. A fine giugno abbiamo fatto il Giro del Veneto e il martedì dovevamo partire per Sibiu. Io ero distrutto, non stavo in piedi e mi hanno dato l’opportunità di non andare e trovare la soluzione, riposando e riprendendo poi. Infatti, nonostante non fosse in programma che corressi a fine luglio, perché avrei avuto un periodo di stacco, visto che lo avevo già fatto, mi hanno dato l’opportunità di ricominciare prima con gli U23. Insomma, mi hanno più che tutelato.

Innocenti, 1,78 per 63 chili, è rientrato al Giro del Friuli 2022. A dicembre è ripartito dal ritiro del team romagnolo (foto Fulgenzi)
Innocenti, 1,78 per 63 chili, è rientrato al Giro del Friuli 2022. A dicembre è ripartito dal ritiro del team romagnolo (foto Fulgenzi)
Hai due ottimi direttori sportivi, del resto…

Infatti sono molto contento di rimanere un altro anno con loro, perché secondo me è un ambiente giusto per me. Con Coppolillo e Chicchi sono entrato molto in sintonia, mi trovo bene, non ho niente da dire.

Senti di aver un po’ recuperato questo buco di quattro anni oppure c’è una strada lunga ancora da fare?

Non del tutto. Sui cambi di ritmo violenti e nel tenere l’andatura sempre alta, soffro ancora molto. Mi sono allenato tanto in quei quattro anni, però il ritmo gara non riesci a simularlo bene. Fai dietro scooter, tutto quello che vuoi, però non è la stessa cosa. Ho tanto ancora da recuperare e credo che gli step decisivi saranno quelli che farò in corsa.

In che modo ti aiutano i direttori?

Quando andiamo alle gare e facciamo delle trasferte più lunghe, parliamo tanto. Poi ci sentiamo anche durante la settimana per telefono. Mi danno tanti consigli sul ragionare di più in corsa e quando muovermi per non sprecare troppe energie. A volte scatto nel momento sbagliato e quando parte l’azione giusta, magari mi faccio sorprendere indietro. Mi conforta pensare che non sono ostacoli insormontabili e magari il prossimo anno tornerò a guardare le gare come una volta, quando andavo sempre per vincere.

Innocenti ha tre cani. Durante la sospensione ha studiato Veterinaria (foto Instagram)
Innocenti ha tre cani. Durante la sospensione ha studiato Veterinaria (foto Instagram)
Continui ad allenarti con Alberati oppure hai un preparatore della squadra?

Da quest’anno sono nelle mani di un preparatore della squadra. Però il supporto di Maurizio Fondriest e Paolo Alberati ce l’ho sempre, ovviamente come miei agenti. Paolo qualche consiglio continua a darmelo, ma indipendentemente dal rapporto lavorativo, sul lato del rapporto umano mi trovo molto bene. Abbiamo sempre modo di parlare e confrontarci e non posso dimenticare tutto quello che hanno fatto per me quando fuori era buio davvero.

Monaco si allena e finalmente vince, ma si è dato una scadenza

28.08.2023
5 min
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Alessandro Monaco ha appena fatto il check in in hotel quando lo raggiungiamo al telefono, si trova in Toscana per correre il Trofeo Corsanico. Qualche settimana fa, sempre in Toscana, ha vinto la Firenze-Viareggio, una classica del calendario elite/under 23. Dopo l’operazione dello scorso anno ha ripreso bene le corse, vincendo in Azerbaijan e poi a Viareggio. 

«Sto bene – ci dice – ho fatto una ventina di giorni tra luglio e agosto in ritiro sul Fedaia, insieme a qualche compagno di squadra. Un po’ per sfuggire al caldo della mia Puglia e un po’ per preparare al meglio questa parte finale di stagione. Su abbiamo lavorato bene, portando a termine un blocco intenso di allenamenti, infatti una volta sceso ho vinto. Quando le cose si fanno bene si raccolgono i frutti, ora serve dare continuità a questi risultati».

Alessandro Monaco con la maglia dedicata al vincitore della Firenze-Viareggio (foto Instagram)
Alessandro Monaco con la maglia dedicata al vincitore della Firenze-Viareggio (foto Instagram)
Sui social abbiamo visto delle grandi celebrazioni tra te e Francesco Chicchi per la vittoria di Viareggio…

La squadra, ma in particolare Chicchi ci teneva molto a questa gara. Lui abita ai piedi della salita di Pedona ed erano due mesi che ci diceva che voleva far bene alla Firenze-Viareggio. Possiamo dire che l’ho accontentato, gli ho fatto un regalo! Ora mi aspetto una bella cena di pesce, anzi una bistecca alla fiorentina come si deve (conclude con una risata, ndr). 

La seconda vittoria dopo l’operazione, diciamo che sta andando bene, no?

Vincere con i pro’ sarebbe stato meglio, ma un successo fa sempre piacere e dà morale. Facciamo un passo per volta, tanto ora da qui a fine stagione il calendario è pieno di corse, ci sarà l’occasione. 

Sai già che corse farai?

Tutte quelle del calendario italiano praticamente. Come detto parto con il Giro del Friuli, poi Giro di Toscana, Peccioli, Memorial Pantani, Trofeo Matteotti, Adriatica Ionica Race, Giro dell’Emilia e Giro del Veneto. Alla fine della stagione dovrei arrivare ad avere un totale di 50 giorni di corsa.

La seconda vittoria di Monaco è dedicata a Chicchi, che a Viareggio è di casa (foto Instagram)
La seconda vittoria di Monaco è dedicata a Chicchi, che a Viareggio è di casa (foto Instagram)
E la gamba come sta?

Tutto bene, non ho problemi di alcun tipo. Mi concentro molto sulla fisioterapia e sull’osteopatia, per recuperare bene la forza. Lavoro tanto sul core ability e a casa faccio tanta ginnastica posturale per ritrovare l’equilibrio. Prima dell’operazione spingevo solamente con una gamba, così che l’altra è diventata più debole (la sinistra, poi operata, ndr,). 

Che esercizi fai?

Curo molto la parte degli addominali, dorsali e lombari. Il focus è tornare ad avere un equilibrio vicino alla perfezione, quindi spingere in egual modo con entrambe le gambe. 

La fisioterapia a cosa ti serve?

Per curare le tensioni muscolari ed i vari affaticamenti, la gamba sinistra nell’ultimo anno e mezzo ha lavorato meno quindi è normale si affatichi di più.

Il settembre di Monaco si appresta ad essere pieno di gare (foto Instagram)
Il settembre di Monaco si appresta ad essere pieno di gare (foto Instagram)
Il problema all’arteria iliaca è quindi risolto?

Sì. Certo, fino a marzo/aprile ho pagato i cinque mesi senza bici che ho dovuto fare a causa dell’operazione. Ho dovuto curare molto la parte della palestra, andando a lavorare sull’equilibrio e sulla forza praticamente da zero. 

In bici come va?

Anche lì bene, non ho nessun problema. Faccio tutto in maniera normale, anche i lavori finali ad alta intensità o il dietro moto. Lo si nota anche in gara, altrimenti non avrei vinto una corsa impegnativa come la Firenze-Viareggio. 

Hai dovuto sistemare la posizione in sella?

Qualcosa sì. Ho cercato di aprire l’angolo dell’anca per stare meno piegato. Mi sono spostato in avanti con la sella e ho alzato il manubrio con degli spessori. A livello di prestazioni non ne ho risentito, sono piccoli accorgimenti che non cambiano molto l’aerodinamica. 

Il recupero dopo l’operazione procede bene, ora riesce a fare tutti i lavori e spingere correttamente sui pedali
Il recupero dopo l’operazione procede bene, ora riesce a fare tutti i lavori e spingere correttamente sui pedali
Dovrai poi tornare in Olanda, dove ti sei operato, per fare dei controlli?

Dovrei farne uno a un anno dall’operazione, che è avvenuta il primo settembre del 2022. Però ho deciso di posticiparla di un mese e andare a fine stagione, ora sto bene e voglio correre. Andare in Olanda ti fa perdere 4 giorni di allenamento e non posso permettermelo. A ottobre ci sarà tempo e ne approfitterò anche per fare un giro ad Amsterdam. 

E per l’anno prossimo, hai qualche notizia? Rimani in Technipes?

No. Se riuscirò ad ottenere un contratto con una professional continuerò, altrimenti mi darò alla vita da avvocato. A marzo del prossimo anno mi laureo in Giurisprudenza, se non andrò avanti con il ciclismo andrò ad esercitare. 

A ottobre, finita la stagione Monaco tornerà a Eindhoven per controllare come procede la guarigione
A ottobre, finita la stagione Monaco tornerà a Eindhoven per controllare come procede la guarigione
Una vita parallela, da quando studi giurisprudenza?

Praticamente da quando sono passato under 23. E’ una laurea a ciclo unico, quindi di 5 anni. Io ci ho messo un anno e mezzo in più, ma tra allenamenti, corse e tutto il resto mi ritengo soddisfatto. 

Con la Technipes come sei rimasto?

Quello con la Technipes è stato un bellissimo anno, fatto con gente per bene, che ama questo lavoro. Lo staff è di primo livello e non ci è mai mancato nulla, ma ormai sono grande per una continental, che è una tipologia di squadra che ai giovani fa tanto bene. Corrono con i professionisti, imparano, si prendono qualche tirata di orecchie. Ma io ormai ho un’età diversa da quella dell’apprendimento.  

Giro Next Gen: le scelte di Contessa, Rosola e Chicchi

06.06.2023
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Prosegue il nostro viaggio tra le squadre che parteciperanno al Giro Next Gen e la loro preparazione. In questo secondo capitolo “spiamo” in casa di altre tre formazioni: Work-Service, General Store e Technipes #InEmiliaRomagna. Il percorso di avvicinamento offre diverse sfumature, che è il caso di approfondire.

Nella Work-Service corre Mion, la sua preparazione al Giro Next Gen è passata anche dalla pista (photors.it)
Nella Work-Service corre Mion, la sua preparazione al Giro Next Gen è passata anche dalla pista (photors.it)

Mion in pista

Ilario Contessa sarà il diesse al seguito dei ragazzi della Work-Service al Giro Next Gen, risponde al telefono mentre è in direzione Bassano. Da qualche anno Contessa è tecnico al velodromo della città ed oggi lo aspetta un’attività intensa, che in parte c’entra con la corsa rosa under 23. 

«Sto andando a fare un po’ di lavori di velocizzazione con Mion – racconta – uno dei ragazzi che parteciperà al Giro Next Gen. Lui è l’unico della squadra che corre su pista e in questo periodo, in cui si è alla ricerca di brillantezza e dello spunto finale, viene utile lavorare al velodromo. Chiaramente Mion è il solo che può fare questi lavori perché arriva già da questo mondo, per gli altri sarebbe troppo complicato».

Per i ragazzi di Contessa il Giro dell’Appennino di venerdì è stata una tappa importante nella preparazione alla corsa rosa (photors.it)
Il Giro dell’Appennino di venerdì è stata una tappa importante nella preparazione alla corsa rosa (photors.it)

Ognuno per sé

La Work-Service non ha impostato un lavoro uguale per tutti, troppo difficile organizzarlo con un calendario così pieno. Allora ognuno dei ragazzi si è messo d’impegno per lavorare al meglio, sempre con l’occhio del tecnico a curare il tutto. 

«Non poteva fermare l’attività – afferma Contessa – per questo non abbiamo fatto un ritiro in altura tutti insieme. I ragazzi hanno lavorato a turni differenti e con blocchi di lavoro personalizzati. Ognuno di loro ha un preparatore personale ed abbiamo deciso insieme i periodi. Chi preferiva allenarsi in altura ci è andato in autonomia, gli altri sono rimasti a casa. Io monitoravo tutti tramite le piattaforme dedicate, in modo tale da intervenire nel momento in cui ce ne fosse stato bisogno».

«La parte più difficile – riprende – è stato organizzare tutto il calendario, le corse come dicevamo prima sono molte e non possiamo fermarci. I ragazzi hanno già fatto qualche corsa a tappe: Coppi e Bartali e Giro di Sicilia, chiaro che questa è più lunga (8 tappe, ndr). Vedremo come risponderanno, il livello sarà altissimo, considerando che non c’è più la regola che chi ha fatto una corsa WorldTour non potrà partecipare». 

Per i corridori della General Store una preparazione a casa con blocchi di lavoro di più giorni (foto Instagram)
Per i corridori della General Store una preparazione a casa con blocchi di lavoro di più giorni (foto Instagram)

I ragazzi di Rosola 

La General Store, che sarà seguita da Paolo Rosola, ha optato per un programma di lavoro diverso. Niente altura, ma lavori specifici da casa, la condizione è da affinare per arrivare competitivi al via di Agliè. 

«Sarà un bel Giro d’Italia – dice subito – ci sono molte squadre straniere e questo alza il livello. Noi dovremo farci trovare pronti e cogliere al massimo tutte le occasioni che ci capiteranno. Saremo una squadra garibaldina, votata all’attacco. Proprio per questo la preparazione si è votata alle distanze ed alla velocizzazione. Abbiamo messo nelle gambe tanti chilometri ed in più abbiamo provato un paio di tappe».

«Ammetto – riprende – che siamo in ritardo. Il percorso è uscito all’ultimo, ed in più i ragazzi erano un po’ indietro di condizione. Così abbiamo optato per lavorare da casa, andare in montagna voleva dire esporsi al rischio meteo, con la possibilità di perdere giorni di allenamento. I nostri atleti si sono allenati a casa con blocchi di quattro giorni: intensità, un giorno di riposo e poi una gara. Qualche volta il giorno dopo la corsa abbiamo inserito una distanza, per abituarli alla fatica».

Technipes #InEmiliaRomagna

Il team guidato da Chicchi, Coppolillo e Chiesa ha scelto un avvicinamento classico, con due settimane di ritiro sull’Etna. Erano presenti quasi tutti i ragazzi che partiranno per il Giro Next Gen, ne mancava solo uno: Umbri. 

«Purtroppo Umbri – racconta Chicchi – ha avuto un incidente in allenamento con una macchina e si è lussato due dita della mano. Di conseguenza non è riuscito a venire con noi in ritiro, non godrà del beneficio dell’altura, ma in base ai dati possiamo dire che è comunque in buona condizione.

«La scelta di andare sull’Etna, nonostante non fossimo molto vicini, è dovuta al fatto che lì  ci sono meno distrazioni rispetto a Livigno (dice con una risata, ndr). Poi il Rifugio Sapienza è super attrezzato, lo scelgono tantissimi professionisti. C’è la possibilità di scegliere tra allenarsi in quota oppure scendere sul mare e salire solo per riposare. Un vulcano come l’Etna dà molte più alternative. L’altura in sé poi serve per fare una solida base di lavoro e amalgamare il gruppo. Nel fine settimana i ragazzi poi sono andati a correre per “sbloccare” le gambe e riprendere il ritmo gara».

Monaco racconta la Technipes #InEmiliaRomagna

09.03.2023
5 min
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I ragazzi del Team Technipes #InEmiliaRomagna si trovano in Croazia, pronti per prendere il via all’Istrian Spring Trophy (in apertura foto Instagram della squadra). Tra di loro c’è anche Alessandro Monaco, uno dei nuovi innesti nel team continental. Per il pugliese, si tratta della seconda gara stagionale, dopo l’esordio al Laigueglia, si tratta di un passaggio delicato dopo l’operazione all’arteria iliacaIl Team Technipes #InEmiliaRomagna si è arricchito di nuove figure all’interno del suo staff, tra cui quella di Leonardo Piepoli. Il preparatore ha lavorato tanti anni insieme a Monaco. 

Piepoli e Monaco si conoscono da molti anni, i due si sono ritrovati alla Technipes #InEmiliaRomagna (foto La Piazza Alberobello)
Piepoli e Monaco si conoscono da molti anni, i due si sono ritrovati alla Technipes #InEmiliaRomagna (foto La Piazza Alberobello)
Alessandro, tu e Piepoli vi trovate di nuovo insieme

Noi due – esordisce Monaco – lavoriamo l’uno accanto all’altro da sempre, lui mi segue da quando sono junior. Abitiamo vicinissimi, praticamente a nemmeno venti chilometri di distanza. Piepoli mi ha allenato in tutti questi anni di carriera. 

E’ una figura di riferimento per te?

Assolutamente. Con Leonardo ho praticamente un rapporto da fratelli, non dico padre e figlio perché lo farei sembrare troppo vecchio (dice con una risata, ndr). Con lui mi confronto su ogni tema, anche prima dell’operazione all’arteria iliaca abbiamo avuto un lungo confronto.

Cassani lo ha elogiato e presentato come un collaboratore, qual è il suo ruolo in squadra?

Fa il suo lavoro, quello del preparatore, sono due le persone che ricoprono questo ruolo: Malaguti e, appunto, Piepoli. Leonardo è un uomo di grandissima esperienza, lavorando anche a stretto contatto con la Movistar, è una figura di riferimento. Ma anche lo stesso Malaguti è un uomo di grande valore, loro due si confrontano con i diesse per decidere come gestire i corridori e per fare il punto sui vari stati di forma.

Lo staff e gli elementi tecnici della squadra sono di prim’ordine (foto Instagram Technipes #InEmiliaRomagna)
Lo staff e gli elementi tecnici della squadra sono di prim’ordine (foto Instagram Technipes #InEmiliaRomagna)
Uno staff di prim’ordine per una continental

Praticamente mi sembra di essere in una professional, sfido a trovare squadre con uno staff uguale o superiore al nostro. Basti pensare ai tre diesse: Coppolillo, Chiesa e Chicchi. Gente che nel ciclismo ha avuto sempre un ruolo di primo piano. Considerate che nello staff sono presenti anche due nutrizionisti, l’attenzione è massima in ogni aspetto.

Ti aspettavi un’organizzazione del genere?

Se devo essere sincero sì. Nei miei anni di esperienza ho conosciuto bene Cassani e so che non è una persona che si muove a caso. A fine 2022, ero indeciso se ripartire ancora da una continental, ma nel momento in cui Cassani mi ha contattato non ho esitato un secondo. Se mi avesse cercato una squadra qualunque non avrei mai affrontato tutto il calvario dell’operazione.

Anche a livello tecnico siete così all’avanguardia?

Vi basti pensare che ognuno di noi ha tre bici, compresa quella da cronometro. Come detto, l’organizzazione è davvero da squadra importante. Al di là di tutte le problematiche che ci sono in generale nel mondo del ciclismo a reperire sponsor e soldi, posso dire che questa squadra ha una grande solidità ed un ottimo progetto di crescita

In inverno il corridore pugliese ha messo nelle gambe tanti chilometri, importanti per il recupero post operazione
In inverno il corridore pugliese ha messo nelle gambe tanti chilometri, importanti per il recupero post operazione
Come sono andati questi primi mesi di lavoro insieme?

Bene, molto bene. La squadra ha fatto qualche ritiro e siamo partiti a correre dal Trofeo Laigueglia, un po’ presto per tirare le somme, ma il calendario è davvero interessante. 

Raccontacelo.

Noi elite, dopo l’Istrian Spring Trophy (iniziato oggi, ndr), correremo gran parte del calendario italiano: Settimana Internazionale Coppi e Bartali, Per Sempre Alfredo, Larciano e Giro di Sicilia. In più ci sono in progetto altrettante gare di livello. Anche i ragazzi under avranno la possibilità di fare corse di primo ordine, con il calendario internazionale in Italia e non solo. 

Sei il corridore più grande ed esperto in squadra, ti senti di ricoprire questo ruolo?

Sono entrato in punta di piedi, c’erano già dei ragazzi che hanno partecipato alla crescita della squadra prima di me, come Dapporto e Ansaloni. Ogni tanto però mi sento di dare qualche consiglio e mi assicuro che non manchi nulla a nessuno, ma in una squadra del genere è impossibile che possa succedere. 

L’esordio in corsa con la nuova squadra per Monaco è arrivato al Trofeo Laigueglia
L’esordio in corsa con la nuova squadra per Monaco è arrivato al Trofeo Laigueglia
Con i più giovani, invece?

Con loro mi sento più “chioccia”. Al Laigueglia, giusto per fare un esempio, ero uno dei pochi ad aver corso con i professionisti. Qualche consiglio mi è capitato di darlo, soprattutto sulla gestione della corsa e l’alimentazione. Quando si fanno gare con distanze così lunghe (200 km, ndr) cambia tutto. 

Il tuo recupero dopo l’operazione come va?

Procede regolarmente, a novembre e dicembre sono riuscito a mettere insieme tante ore di allenamento. Ho iniziato a recuperare anche tono muscolare, aumentando le sessioni di allenamento in palestra, con tanto lavoro di potenziamento e core stability. Dalla clinica in Olanda, quella dove mi sono operato, mi hanno dato una tabella da seguire. Per riprendermi completamente mi hanno detto che ci sarebbero voluti sette o otto mesi, non siamo lontani. Le prossime corse mi aiuteranno a capire di più, è normale che sia così, lo sforzo in gara è differente da quello in allenamento.

Technipes #inEmiliaRomagna, si respira aria nuova

20.02.2023
6 min
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Dodici atleti: 6 under 23 e 6 elite. Il nuovo progetto riparte da loro. Siamo stati alla presentazione del Team Technipes #inEmiliaRomagna a Santarcangelo di Romagna. La percezione è che oltre al nome, l’aria da queste parti sia cambiata. Non in modo negativo, l’organico dello staff è rimasto lo stesso, ma si è decisamente allargato sotto tutti i punti di vista. Il progetto nato nel 2019 dall’impegno di APT Servizi Emilia Romagna e Consorzio Terrabici diventa continental e lo fa seriamente, con ambizioni chiare e corridori promettenti. 

Lo stesso focus  

La Regione Emilia Romagna rimane un polmone della squadra. Quest’anno sarà affiancata dall’azienda Technipes di Santarcangelo di Romagna. Il focus sarà lo stesso: far crescere i propri giovani grazie al confronto diretto con le grandi realtà del ciclismo italiano e internazionale.

«Il cicloturismo è uno dei settori maggiormente in crescita – ha detto Davide Cassani, Presidente APT Servizi Emilia-Romagna – eppure in Emilia-Romagna mancava una squadra di ambassador del territorio e che ne portassero in giro i colori con la propria attività. Così è nato il team U23 nel 2019, di cui sono stato l’ideatore, ma che vede un gruppo forte, con uno staff capace, che ha grande passione per questo sport e che lavora ogni giorno per rendere realtà questo progetto.

«Siamo partiti un passo alla volta – conclude l’ex cittì – ma il progetto e il team sono cresciuti man mano, vincendo in questi anni una tappa al Giro Giovani, indossando la maglia rosa, vestendo l’azzurro della nazionale U23 e portando un corridore, Tarozzi, al professionismo. Oggi, insieme a Technipes, a Bianchi e agli altri importanti partner, il progetto fa un ulteriore passo avanti».

Nuovi diesse e opportunità

Vi abbiamo già parlato dei nuovi diesse, Francesco Chicchi e Mario Chiesa. Due nomi con esperienza che si vanno ad aggiungere a quelli di Coppolillo, Calzoni e Contoli. Con loro il gruppo si rinforza anche di elementi del ciclismo dei professionisti, come il preparatore della Movistar Leonardo Piepoli, nel ruolo di consulente e collaboratore di Alessandro Malaguti.

Due fil rouge che accompagnano la squadra dalla sua nascita sono “Coppo” ed Emanuele Ansaloni. Il primo come timoniere, il secondo è il capitano non capitano, che ha vestito tutte le maglie di questa #inEmiliaRomagna.

«Oggi hai fatto bene – spiega Ansaloni – domani è un altro giorno. Coppolillo ti tiene sempre con i piedi per terra e motivato per il futuro. Il merito della squadra e della crescita è anche suo. E’ sempre stato un cuore pulsante del progetto fin dal 2019. Sul piatto ora abbiamo tutto quello che serve per andare nei professionisti. Certe squadre hanno meno e siamo noi che dobbiamo cercare di valorizzare questa opportunità. Lo stimolo in più quest’anno c’è perché correre con i pro’ ti fa capire com’è fatto il vero ciclismo. Poi si ha l’occasione di correre anche tra i dilettanti e cercare di fare la differenza per emergere. E questo è un po’ il “segreto” delle continental».

L’identikit della squadra

Un nome, una descrizione. Ansaloni apre la sua personalissima agenda..

Dapporto: «In un gruppo ristretto può dire la sua sempre. E’ stato in nazionale varie volte e sono sicuro che quest’anno può ambire alle vittorie che l’anno scorso sono mancate».

Collinelli: «Un passista giovane e molto veloce. Una garanzia per fare l’ultimo uomo, è bravo a farsi strada in gruppo, occhio da pistard. Una ruota veloce».

Montefiori: «Vice campione italiano a cronometro, non è più una sorpresa. I suoi obiettivi sono sicuramente internazionali».

Masoni: «E’ la definizione di uomo squadra ed è anche molto forte e attaccante». 

Umbri: «Veloce e molto potente, sono convinto che potrà fare bene. Un finisseur».

Nessler: «Ha fatto un finale di stagione importante. Il suo pane è la salita, in arrivi tortuosi ed esplosivi potrà dire la sua».

Petrelli: «Abbiamo corso insieme da juniores. Va sempre all’attacco e sa come muoversi per giocare le sue carte».

Sergiampietri: «Giovane, piccolo ma con un carattere deciso».

Innocenti: «E’ sempre stato una promessa. Un leone ferito e affamato per quello che gli è successo. Si vuole riscattare».

Monaco: «Ha avuto delle sfortune, va molto forte in salita e sarà la nostra chioccia con i pro’ avendo già esperienze. La sua missione principale sarà tornare in alto».

Forques: «E’ il nostro cavallo pazzo. Un ragazzo che fa squadra, solare e carismatico. Ha un bel motore, sarà una sorpresa per tutti perché viene dal triathlon e sarà la sua prima vera e propria stagione su strada». 

Qui Emanuele Ansaloni presente nella formazione di Faenza dal 2019
Qui Emanuele Ansaloni presente nella formazione di Faenza dal 2019

Le ambizioni di Ansaloni

Davide Cassani, durante la presentazione, lo ha interpellato per far capire che questa squadra ha un’anima e se c’è qualcuno che la rappresenta sotto il punto di vista di serietà, ambizioni e valori è proprio Ansaloni.

«Ansa è da troppo tempo con noi – dice Cassani – non perché non lo vogliamo. Un corridore come lui sarebbe prezioso in ogni squadra. Vogliamo che ci saluti perché vorrebbe dire essere diventato professionista».

«L’anno scorso – conclude Ansaloni – ho fatto quel terzo posto al campionato italiano su strada e non mi sono mai reso conto di aver sfiorato quella maglia. In primis, come è ovvio che sia, il mio obiettivo è quello di passare professionista. Voglio mettermi in evidenza nelle gare con i pro’ e proverò ad attaccare sempre per cercare di fare bene senza avere in mente il tutto o niente del risultato. Quando invece correrò tra i dilettanti, beh lì invece l’obiettivo è vincere».

Cassani chiama Chiesa, super spalla per “Coppo”

18.11.2022
5 min
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Con Coppolillo e Chicchi, di cui vi abbiamo raccontato di recente, sulla plancia della Technipes #InEmiliaRomagna salirà anche un direttore sportivo di grande esperienza come Mario Chiesa. Bresciano classe 1966 e professionista dal 1988 al 1997 con la Carrera e poi l’Asics-CGA, quando ha smesso di correre è stato direttore sportivo di grandi squadre, fra cui la Fassa Bortolo, la Liquigas e la Katusha. La sua ultima ammiraglia è stata quella della Iseo Rime-Carnovali, lasciata la scorsa stagione. Ultimamente era uno degli uomini RCS al Giro, fino alla chiamata di Cassani.

Al Giro d’Italia 1995 ha scortato Chiappucci, che chiuse al 4° posto
Al Giro d’Italia 1995 ha scortato Chiappucci, che chiuse al 4° posto

Lavorare per il futuro

Mario è un uomo di cuore. E quando la chiamata è arrivata dal collega di tante corse, l’istinto di rispondere allo scatto è stato superiore alle perplessità degli ultimi anni.

«Con Davide – racconta – ci eravamo sentiti l’anno scorso per la squadra che stava allestendo. Poi le cose non sono andate nel verso giusto, ma lui mi ha detto che avrebbe avuto piacere che gli dessi una mano nel fare qualcosa per il futuro con la continental. Ho accettato, senza voler essere di troppo. Sono tanti anni che c’è Coppolillo e hanno preso Chicchi. Magari posso dargli una mano con l’esperienza e le conoscenze per qualche corsa all’estero. Oppure magari una mano per la logistica, anche se la Roberta che se ne occupa è molto preparata…».

La Technipes #InEmiliaRomagna è la squadra di Coppolillo, qui con Cantoni in rosa al Giro U23 del 2021
La Technipes #InEmiliaRomagna è la squadra di Coppolillo, qui con Cantoni in rosa al Giro U23 del 2021

Il cuore latino

Un passo indietro. La grande educazione. La capacità di osservare. Chiesa è prima di tutto una persona seria e si capisce che Cassani abbia pensato anche a lui nell’allestire la grande squadra per ora riposta in cassetto non ancora chiuso. 

«Io sono sempre abbastanza disponibile a mettermi in gioco in cose nuove – dice Chiesa – anche al di fuori del professionismo. Negli ultimi anni ho visto che non è più il mio ciclismo. E’ cambiato troppo e troppo velocemente. Forse mi penalizza anche il discorso della lingua, ma io sono latino. Ho cuore latino e ho sempre corso in squadre come famiglie. Questo era normale fino a 10 anni fa, ormai è impossibile in squadre di 70-80 persone. Le continental come la Technipes #InEmiliaRomagna sono squadre in cui c’è ancora un rapporto umano e familiare. Sono tutte persone della zona, si conoscono da lunga data con un grosso affiatamento». 

Nel 2016, Chiesa guidava la IAM Cycling, qui al Giro d’Italia. L’anno dopo passò al neonato Team Bahrain-Merida
Nel 2016, Chiesa guidava la IAM Cycling, qui al Giro d’Italia. L’anno dopo passò al neonato Team Bahrain-Merida

Il ruolo del direttore

Il Chiesa direttore sull’ammiraglia, in alcune occasioni e soprattutto nelle squadre più grandi, ha lasciato il posto al Chiesa dietro le quinte.

«Ho sempre fatto il lavoro… sporco – ammette – quello che fa andare bene o in malora una squadra. Il grande Giancarlo Ferretti mi ha indirizzato verso questo ruolo. La logistica e lo staff sono il cuore della squadra. Puoi avere anche il campione del mondo, ma se dietro non ci sono affiatamento e organizzazione, non vai lontano. Mi piace fare il direttore sportivo, ma oggi qual è il ruolo del direttore? E’ concentrato sulla corsa, su tutti i minimi particolari. Cose che servono, ma dal mio punto di vista serve di più l’affiatamento col corridore. Se vai a una corsa e sei l’estraneo di turno, perché arrivi e devi dirgli cosa deve fare senza conoscere la sua psicologia, certo che dopo si prendono i mental coach per far ragionare i corridori. Io penso che la figura principale sia quella del direttore sportivo, invece la stanno mettendo da parte».

Dal 2019, Chiesa ha affiancato Daniele Calosso alla Iseo Rime Carnovali
Dal 2019, Chiesa ha affiancato Daniele Calosso alla Iseo Rime Carnovali

Due anni fra gli U23

Ha lasciato la Iseo Rime non trovando più grandi sintonie, riparte da un’altra continental con gli stessi temi da affrontare. Giovani che passano presto, corridori che smettono a 22 anni.

«Qui tocchiamo un tasto dolente – dice – perché difendo la posizione della Federazione. Per me è giusto l’obbligo al dilettantismo almeno per i primi due anni, per far crescere al meglio i corridori. Evenepoel, Pogacar e Ayuso sono eccezioni. Non è giusto che manchi un regolamento internazionale. L’Italia è l’unica che propone questa norma, ma sbandierano il diritto al lavoro e li fanno passare da juniores. Tanti corridori vengono bruciati per questo, altri in compenso – faccio i primi nomi che mi vengono: Luca Coati e Matteo Zurlo – meriterebbero di passare e invece sono lì sgomitare e rischiano di smettere. Hanno una certa esperienza, li abbiamo visti e hanno il diritto di fare almeno due anni. Quanto ci ha messo ad arrivare Sonny Colbrelli? Io credo ancora che sei debba salire un gradino per volta, come per ogni cosa della vita». 

Giro d’Italia Under 23, la Colpack di Ayuso e Baroncini teneva banco anche a livello internazionale
Giro d’Italia Under 23, la Colpack di Ayuso e Baroncini teneva banco anche a livello internazionale

Il calendario giusto

Altro tema, altro giro di giostra: l’attività delle squadre italiane e le prospettive dei nostri corridori, dato che tornerà presto a far parte del loro ambiente.

«Mancano le corse a tappe – dice – forse ne inseriscono una nuova in Emilia e saliamo a quattro. La differenza è che tanti stranieri fanno il calendario del loro Paese e poi vengono in Italia. Il Val d’Aosta aveva 35 squadre e solo 4 italiane. Le nostre non vanno fuori. Un po’ non le invitano, un po’ per una questione di costi. Per andare all’estero, diciamo al Tour de Normandie, devi pagarti l’hotel e la trasferta, devi avere più staff per muovere i mezzi e ti trovi una spesa di minimo 8.000 euro, dipende da dove vai. Ci sono squadre che se lo possono permettere, altre che preferiscono correre il sabato e la domenica in Italia. Intendiamoci, abbiamo un buon calendario, ma non basta.

«Cresci se vai a correre con gente che ha due o tre anni più di te. Non è obbligatorio andare tra i professionisti, noi abbiamo fatto le richieste per corse di un certo livello. Vediamo se ci accettano. Corse dove incontri squadre che hanno corridori importanti. Guardate l’organico della FDJ, con i francesi, ma anche neozelandesi e inglesi. Come la Colpack di Ayuso, Baroncini e Verre. Quando hai atleti così, è normale che tutta la squadra vada super forte ed è competitiva anche all’estero. Purtroppo non tutti gli anni c’è un Baroncini».

Francesco Chicchi: parola d’ordine direttore sportivo

02.11.2022
5 min
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Francesco Chicchi torna in ammiraglia e al tempo stesso si affaccia anche dalle fettucce del ciclocross. Il caldo autunno 2023 ha portato grosse novità per l’ex velocista toscano. La parola d’ordine per Francesco infatti è direttore sportivo. Diesse della #inEmiliaRomagna e dei giovani ragazzi della Michele Bartoli Academy nel ciclocross.

E proprio in questo contesto abbiamo incontrato Francesco. A Follonica, in occasione della quarta tappa del Giro d’Italia Ciclocross, il toscano faceva la spola fra il loro stand e le fettucce del campo di gara.

La chiamata di Bartoli

Un velocista nel ciclocross è una cosa strana. «Mi ha chiamato Michele – racconta Chicchi – e non potevo dire di no. Ho un rapporto particolare con la famiglia Bartoli, anche con Mauro e con lo stesso con Roberto Cecchi. C’era la voglia di tornare a lavorare con i ragazzi.

«Non siamo qui per vincere a tutti i costi, ma per dare una linea di comportamento. Nella riunione di poco fa (erano tutti a raccolti e i toni erano seri, ndr) li stavamo riprendendo. Riprendendo sull’impegno e la serietà.

«Per esempio, la volta scorsa c’era chi aveva dimenticato il casco sul furgone, chi si era presentato con la maglia lunga… Non va bene. E’ giusto che imparino a gestire queste cose. Se ci sono degli sponsor che forniscono materiali nuovi, questi vanno rispettati».

La #inEmiliaRomagna è nata nel 2018, dalla prossima stagione sarà una continental (foto di Massimo Fulgenzi)
La #inEmiliaRomagna è nata nel 2018, dalla prossima stagione sarà una continental (foto di Massimo Fulgenzi)

E la chiamata di Coppolillo

E questo modus operandi Chicchi è pronto ad esportarlo anche con i più maturi ragazzi della #inEmiliaRomagna. Si tratta di un avventura grossa, importante, tantopiù che la squadra ha un progetto a lungo termine. E’ diventata continental e il processo di crescita potrebbe nel tempo non fermasi lì. In ballo ci sono sponsor tecnici importanti e una spinta che ha nome e cognome: Davide Cassani

«La prima chiamata me la fece Michele Coppolillo, per sondare il terreno – racconta Chicchi – poi è arrivata la telefonata di Davide. E quando chiama lui… Davide mi ha spiegato che avevano l’esigenza di un altro direttore sportivo. Che volevano crescere facendo un passo per volta, ma nel modo giusto».

Ma da quel che abbiamo captato, avevano bisogno soprattutto di un direttore sportivo più giovane, di un ragazzo che non avesse smesso di correre da troppo tempo. Un direttore sportivo che in qualche modo avesse saggiato gli ultimi scampoli del gruppo moderno e del ciclismo attuale. Che sapesse destreggiarsi bene anche all’estero. Modi di correre, allenamenti, utilizzo dei nuovi strumenti.

«In effetti i ragazzi della #InEmiliaRomagna – dice Chicchi – mi vedono ancora come un ex corridore. Uscire con loro in bici è importante. E’ un altro parlare. Si aprono, quando fanno fatica ti raccontano tutto. Vorrei riuscire a trasmettere loro certe dinamiche di corsa, la serietà, la cattiveria agonistica».

Passato pro’ nella Fassa Bortolo nel 2003, Chicchi ha corso fino al 2016 con l’Androni. Vanta oltre 40 vittorie
Passato pro’ nella Fassa Bortolo nel 2003, Chicchi ha corso fino al 2016 con l’Androni. Vanta oltre 40 vittorie

Esperienze personali

E su questo ultimo punto Chicchi racconta un aneddoto che la dice lunga di come si possa imparare dai propri errori. E trasmetterlo agli altri.

«Io andavo forte – racconta Chicchi – ma spesso anche quando facevo secondo o terzo in volata ero contento lo stesso, non ero arrabbiato o famelico. Cipollini me lo diceva sempre: “Devi essere più cattivo in certe situazioni”».

Ed è da questi patrimoni tecnici ed etici che Chicchi potrà trovare il grimaldello per entrare nella testa dei ragazzi.

Francesco non vede l’ora d’iniziare. Intanto si gode i “bimbi” del cross. Anche questo serve. Ed è già entrato nella parte. Saranno le influenze di Mauro Bartoli che segue correndo i suoi giovani atleti e gli infonde una grinta senza pari, che anche Chicchi è attaccato alle fettucce.

Con la #inEmiliaRomagna non sarà alle fettucce ma in ammiraglia. Ammiraglia che condividerà con Coppolillo. Anche se l’attività principale sarà unica.

«Avremmo una dozzina di ragazzi – dice Chicchi – e sì, l’idea è di fare un’attività sola, ma fatta bene. In questo modo i ragazzi potranno programmare la loro stagione e i loro impegni e non correre tutte le domeniche. Chiaro che quando andremo a fare la Coppi e Bartali della situazione, magari nel weekend i più giovani faranno altre corse più piccole.  Ma posso garantire che faremo un ottimo calendario, anche internazionale. Abbiamo uno sponsor spagnolo e saremo spesso presenti in Spagna.

«E poi vedo che si lavora con serietà. C’è un bravo preparatore come Alessandro Malaguti. Lui insiste anche sul discorso della crono. Montefiori per esempio ha fatto dei test sulla posizione».

Il toscano (classe 1980) è già stato diesse dalla Dimension Data, poi è passato a Rcs
Il toscano (classe 1980) è già stato diesse dalla Dimension Data, poi è passato a Rcs

Entusiasmo e serietà

«Con i più piccoli del cross – racconta con entusiasmo – ci si trova una volta a settimana per l’allenamento tecnico. Io non ho grande esperienza in questa disciplina, ma sto imparando e un direttore sportivo esterno era quel che serviva per dare un po’ di ordine. La tecnica è importante e non è facile curarla perché vengono da diverse parti d’Italia, ma tutti hanno la loro tabellina di allenamento».

Chicchi però sa bene che con i grandi della #inEmiliaRomagna sarà tutt’altra storia… E per questo non vede l’ora di cominciare anche di là.

«Per ora ci siamo già visti una volta – conclude l’iridato U23 del 2002 – e inizieremo a lavorare bene in inverno. Intanto sono qui finché ci sarà il cross. In ogni caso tornare in ammiraglia su strada è un impegno serio e per questo credo proprio che non continuerò con Rcs. Forse seguirò il primo evento all’UAE Tour, ma vedremo. I ragazzi prima di tutto. E’ un bel progetto, ci crediamo molto».

Chicchi: 20 anni fa a Zolder il mondiale al quarto anno da U23

22.09.2022
4 min
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Vent’anni fa, sulle strade di Zolder, che incoronarono campione del mondo Mario Cipollini, si mise in luce un altro velocista: Francesco Chicchi. Sullo stesso rettilineo il toscano di Camaiore si aggiudicò la maglia iridata della categoria under 23. Una volata di potenza pura a testa bassa sul manubrio, un successo forse insperato ma che gli ha aperto le porte del ciclismo dei grandi

Francesco Chicchi
Chicchi ha smesso di correre nel 2016 dopo 14 anni di carriera nel mondo del professionismo
Francesco Chicchi
Chicchi ha smesso di correre nel 2016 dopo 14 anni di carriera nel mondo del professionismo
Francesco, cosa ricordi di quei giorni?

Ormai i ricordi sono rimasti veramente pochi – ride – si parla di 20 anni fa. Ricordo però che il percorso mi piacque molto, era sostanzialmente tutta pianura ad eccezione di due strappetti. 

Che corsa fu?

Durante tutta la gara ebbi la fortuna di rimanere a ruota, avevamo la nazionale con quattro ragazzi che avevano il compito di entrare in fuga. Fusi, il cittì dell’epoca, aveva concordato che se non si fosse creato un gruppetto, la strategia era tirare per me ed arrivare in volata. 

Francesco Chicchi
Dopo aver smesso di correre Chicchi è stato diesse della Dimension Data Continental nel 2019
Francesco Chicchi
Dopo aver smesso di correre Chicchi è stato diesse della Dimension Data Continental nel 2019
Dalle immagini si vede che un tuo compagno, Bucciero, è stato ripreso ai 300 metri dall’arrivo…

Nell’ultimo giro ognuno dei miei compagni cercò di tirare acqua al proprio mulino, Antonio (Bucciero, ndr) scattò sull’ultimo strappo per anticipare tutti. Io ebbi la fortuna di rimanere a ruota, battezzai le ruote di Dekkers e Baumann, i due più rapidi. Nella curva a “esse” vidi lo spazio per inserirmi più avanti, ci fu una caduta dove loro due furono coinvolti. Rimasi in piedi quasi per il rotto della cuffia e lanciai lo sprint venendo fuori da dietro a tutta.

Una volata in solitaria.

Sì, ma non posso certo recriminare ai miei compagni di non avermi dato una mano, i piani saltarono ma è comprensibile. Al mondiale under 23 ti giochi il passaggio nel professionismo ed una buona fetta di carriera. 

Tu l’anno dopo passasti in Fassa Bortolo.

A Zolder arrivavo al quarto anno da dilettante, l’anno della maturazione: o passavo oppure avrei smesso. Si trattava di un mondiale facile nella stagione dove ero sbocciato e quella vittoria mi ha proiettato nel professionismo. 

Peccato non aver potuto indossare quella maglia…

E’ un po’ un paradosso, ma è così. Vinci il mondiale e se ti va bene metti la maglia due o tre volte. E’ un peccato non vedere l’arcobaleno nelle gare, però è anche vero che la vera ricompensa è passare nel ciclismo dei grandi.

Quando si vince il mondiale under 23 è difficile godersi la maglia iridata, il salto nei professionisti arriva di conseguenza
Quando si vince il mondiale under 23 è difficile godersi la maglia iridata, il salto nei professionisti arriva di conseguenza
Come andò in Fassa Bortolo?

C’era tanta aspettativa nei miei confronti, tutti si aspettavano questo Chicchi super veloce ed esplosivo pensando fossi già pronto per competere con i migliori. Arrivare quell’anno in Fassa Bortolo era l’equivalente di giocare nel Barcellona. C’erano i migliori corridori al mondo: Bartoli, Cancellara, Pozzato, Petacchi, non dico che fu un errore passare in quella squadra perché è impossibile rifiutare una proposta del genere. Però fu difficile per me ritagliarmi un posto e con quei super campioni soffrii il passaggio.

Tu hai trovato queste difficoltà al quarto anno da dilettante, ora l’età si è abbassata ancora di più.

Qui mi sembra che l’età del passaggio al professionismo sia una cosa che si abbassa ogni anno. Ci sono juniores che già firmano contratti da pro’, se mi si chiede se sia giusto rispondo “ni”. Ci sono dei casi in cui è normale ed è quasi giusto, se si pensa ad Evenepoel, ma in altri è giusto che il corridore faccia il suo percorso di crescita tra i dilettanti. E’ normale che poi ci siano atleti che fanno l’ascensore tra pro’ e dilettanti, basta mezza stagione storta e torni giù, è tutto molto estremizzato

Questo trend però vale in tutti gli sport…

Chiediamo troppo ai giovani ed insegnamo poco. Talvolta mi trovo a parlare con juniores ed allievi che vogliono il procuratore, a 20 anni pensano di essere arrivati, ma non è così. Manca la base di apprendimento. In Italia i tecnici bravi ci sono e bisogna dare il tempo di formare i ragazzi e lavorare.