Bikeen, arriva un premio di prestigio

15.07.2022
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Negli ultimi mesi vi abbiamo raccontato attraverso i nostri articoli della nascita e della successiva crescita di Bikeen. Stiamo parlando della piattaforma nata per offrire agli utenti una “piazza digitale” dove trovare una bicicletta usata, a chilometro zero o eventualmente dove poterla vendere.

Una delle ultime importanti novità che hanno interessato Bikeen è rappresentata dall’ingresso in azienda in qualità di socio di Filippo Pozzato. L’ex professionista vicentino è passato in pochi mesi dall’essere un semplice ambassador Bikeen a diventarne parte attiva a conferma di quanto ritenga valido il progetto.

Filippo Pozzato con Marco Ferron, Giambattista Callegari e Gianluca Galliano, soci di maggioranza di Bikeen
Filippo Pozzato con Marco Ferron, Giambattista Callegari e Gianluca Galliano, soci di maggioranza di Bikeen

Arrivano i riconoscimenti

Dopo poco più di un anno di attività ecco arrivare i primi riconoscimenti. Nelle scorse settimane, esattamente il 16 giugno, il team di Bikeen ha ricevuto a Milano un importante riconoscimento grazie al lavoro svolto dall’agenzia KF ADV che ha dato veste grafica e coerenza alla Corporate Identity del loro progetto. Quest’ultimo si è classificato al secondo posto per la sezione Corporate Identity al Premio Tecnico della Pubblicità Mediastars che ha lo scopo di valorizzare il lavoro delle agenzie di comunicazione e dei pubblicitari di tutta Italia. 

Mediastars si propone in particolare di mettere in luce il valore della professionalità di chi contribuisce con il proprio apporto alla riuscita di un progetto di comunicazione. Stiamo parlando in particolare dei tecnici pubblicitari professionisti, solitamente esclusi dai riconoscimenti ufficiali e ai quali invece va il merito della buona riuscita di una comunicazione pubblicitaria. 

Giunto alla sua ventiseiesima edizione, Mediastars può annoverare fra gli iscritti importanti e prestigiose agenzie pubblicitarie, case di produzione e post-produzione audiovisiva e web factoring. 

L’home page di Bikeen
L’home page di Bikeen

Lavorare su un’idea

KF ADV ha lavorato attorno all’idea sulla quale si è sviluppato fin dal suo nascere il progetto di Bikeen: promuovere l’uso della bici, il relativo mercato e di conseguenza tutto il mondo turistico-naturalistico che ruota attorno ad essa. L’agenzia ha lavorato in particolare alla costruzione di una Corporate Identity in grado di identificare perfettamente ciò che Bikeen si propone di essere. Ha “vestito” il progetto e dato voce sua alla comunicazione, dal sito web ai Social Media, diffondendo il brand e la filosofia tramite campagne PPC. 

Cover del XXVI Premio Mediastars (Facebook Mediastars)
Visual del XXVI Premio Mediastars (Facebook Mediastars)

La parola ai protagonisti

Francesco Gobbato CEO & Creative Director di KF ADV ha riassunto con queste parole il lungo lavoro svolto per creare la Corporate Identity distintiva di Bikeen.

«Tutto il team ha creduto in questo progetto fin dai suoi albori. L’idea di creare un portale di scambio – ha spiegato – è nata nel momento in cui il mondo dell’usato aveva un’epifania, e infatti è stata accolta con favore dal pubblico. Abbiamo candidato il progetto a Mediastars perché sicuri che sarebbe stato riconosciuto per il suo valore. I risultati ad oggi raggiunti confermano la bontà del lavoro svolto».

Naturalmente è stata grande la soddisfazione di tutto il team Bikeen per il riconoscimento ottenuto ben espressa da Marco Ferron, socio fondatore Bikeen.

«E’ stata motivo di entusiasmo la candidatura del nostro progetto a Mediastars e, ancor di più, la vittoria del secondo premio. La partnership con KF ADV – ha proseguito – sta portando a risultati importanti: una digital start up innovativa come Bikeen ha bisogno di essere comunicata nel modo più appropriato. Stiamo percorrendo la giusta strada per approcciare al mercato internazionale».

Bikeen

Il blackout finale di Bettiol? Pozzato se ne intende…

14.06.2022
4 min
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Allo stesso modo in cui Alberto Bettiol non ha mai vinto ad Aesch, seconda tappa del Giro di Svizzera, Filippo Pozzato non ha mai vinto la Roma Maxima ai Fori Imperiali. Eppure entrambi hanno la foto dell’arrivo a braccia alzate.

«Ma siccome io vedo il bicchiere mezzo pieno – scherza il vicentinopreferisco pensare che grazie a quel gesto, io ho un quadro con il mio arrivo a braccia alzate e dietro il Colosseo. Nella casa di Monaco c’è un solo ricordo del ciclismo ed è questa foto stampata due metri per tre, grande come tutta una parete. Me l’hanno ingrandita e regalata e io ne vado fiero, perché non ce l’ha nessuno una foto così».

Pozzato non ha visto la tappa svizzera, stava rientrando da un viaggio ed era in partenza per il successivo. Tanto che scherzando, prima di entrare in quei ricordi così… imbarazzanti, ha riso dicendo che se lo pagassero in base ai chilometri dei suoi viaggi, sarebbe ricco sfondato.

Senza la radio

Era il 3 marzo del 2013 e la corsa era alla prima edizione dopo quattro edizioni saltate quando ancora si chiamava Giro del Lazio. Pozzato correva con la Lampre e tagliò il traguardo a braccia alzate, ma notò subito lo sbracciarsi del suo massaggiatore Michele Del Gallo, che lo invitava a mettere giù le braccia.

«Quello è stato il momento più brutto – sorride a nove anni di distanza – anche se non capivo perché mi dicesse di abbassarle. La verità è che non avevo la radio. Sapevamo che ci fosse una fuga e mano a mano li avevamo ripresi. Quando sei lì a tutta, non ti metti a contarli. E se anche avessi avuto la radio, quando sei a tutta è anche difficile sentire».

La corsa la vinse il francese Blel Kadri della Ag2R La Mondiale, che arrivò sul traguardo con 37 secondi di vantaggio sul gruppo regolato da Pozzato.

Abbaglio collettivo

Il vantaggio con cui ieri Andreas Leknessund ha preceduto Bettiol è stato di 38 secondi. Il gruppo ha ripreso uno dopo l’altro gli uomini in fuga, ma visto il ritardo rispetto al norvegese al comando, sembrava davvero strano che tutti tirassero alla morte, essendo chiaro che l’ultimo fuggitivo fosse ormai imprendibile.

La volata di Bettiol è stata tuttavia impeccabile e gli ha consentito di lasciarsi dietro Matthews, Pasqualon e Trentin. E mentre il toscano ancora esultava, alle sue spalle facevano festa i gregari e tutti quelli che lo incrociavano festante dopo l’arrivo.

«Ho esultato – ha provato a spiegare Bettiol con grande ironia – perché ho battuto tutti i miei amici italiani. E da domani dovrò vedermela con tutti quelli che vorranno prendermi in giro… In realtà avevo la radio guasta e non sapevo che ci fosse ancora un uomo in fuga».

L’anno dopo, nel marzo del 2014, Luca Paolini celebra così il primo anno dalla non-vittoria dell’amico (foto photors.it)
L’anno dopo, nel marzo del 2014, Luca Paolini celebra così il primo anno dalla non-vittoria dell’amico (foto photors.it)

Il naso del Gerva

In realtà Bettiol non è stato il solo a non aver capito, ma sia pur certo che il premio per questa non-vittoria saranno gli sfottò del gruppo ancora a lungo.

«Va avanti ancora adesso – ammette Pozzato – e ancora oggi c’è chi mi fa i complimenti per quella vittoria e poi dà di gomito. Neanche a dire che avessi disperato bisogno di vincere, perché due settimane prima avevo vinto a Laigueglia».

Fra le prese in giro più geniali di allora, ci fu quella del suo grande amico Luca Paolini, che aspettò un anno intero per metterla in atto. Era il 9 marzo del 2014, nell’edizione vinta della Roma Maxima da Alejandro Valverde in cui Pozzato centrò il 12° posto, il comasco allora in maglia Katusha tagliò il traguardo in 52ª posizione, mimando l’arrivo a braccia alzate con un bel naso da clown sul volto.

Anche Pozzato si tiene strette le impennate di Van der Poel

03.06.2022
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Ha vinto, ha perso, ha attaccato e si è staccato. E soprattutto ha impennato. Mathieu Van der Poel ha lasciato il segno in questo suo Giro d’Italia. A volte, diciamo pure spesso, i suoi attacchi sono stati sconsiderati e così abbiamo voluto porre a giudizio questo suo modo di fare a Filippo Pozzato.

Anche Pippo era un cacciatore di classiche come Van der Poel e magari può cogliere meglio il suo modo di fare in una grande corsa a tappe.

Se avesse vinto il tappone di Lavarone VdP avrebbe messo nel sacco un’altra impresa folle
Se avesse vinto il tappone di Lavarone VdP avrebbe messo nel sacco un’altra impresa folle

Il Giro come test?

Da un punto di vista tecnico, noi abbiamo interpretato questo modo di correre anche come un test. Pensiamo alla fuga verso Lavarone, per esempio.

In fin dei conti, è vero che l’asso della Alpecin-Fenix aveva già preso parte lo scorso anno al Tour, ma sapeva anche che si sarebbe fermato (come è stato) dopo una decina di frazioni. Di fatto questo era il suo primo grande Giro. E tutti quegli attacchi magari gli sono serviti per conoscere meglio il suo fisico: spingerlo al limite, vedere come reagisce, come recupera.

Forse sarà anche stato così, oppure la motivazione è più semplice. Parola dunque a Pozzato.

Pozzato ha presentato il Giro del Veneto che organizza con il suo gruppo, PP Sport Event (foto Instagram – Pocisofficial)
Pozzato ha presentato il Giro del Veneto che organizza con il suo gruppo, PP Sport Event (foto Instagram – Pocisofficial)
Filippo, ti è piaciuto Van der Poel in questo Giro?

Molto direi. Lo ha interpretato in modo spettacolare. Questo suo correre senza un senso piace alla gente. A volte gli va bene, a volte gli va male. Poi lo sapete, a me piacciono questi personaggi, sono una figata! Mi ricorda il Peter Sagan di 5-6 anni fa. Sarebbe stato bello vederli insieme entrambi al massimo. Hanno caratteristiche simili nel modo di correre. Un modo che cattura il pubblico.

Un Pozzato, anche lui cacciatore di classiche, però non avrebbe corso così? Spesso, VdP ha sprecato energie e avrebbe potuto finalizzare di più…

Intanto io non avevo la gamba di Van der Poel e questo per forza di cose mi faceva correre con più testa, al risparmio. Con la sua gamba ti diverti! No, non credo che siamo paragonabili. A livello di logica, non avrebbe avuto molto senso, ma Van der Poel sa cosa sia la logica? Intendo in senso buono.

Okay, correre così è bello, piace alla gente, però qualche vittoria sulla coscienza ce l’ha. A Napoli per esempio ha commesso un grande errore…

Però quel giorno in fuga c’era tanta gente e alcuni team avevano più corridori. In questo modo hanno fatto gioco di squadra. E poi bisogna essere in corsa, nelle gambe dell’atleta, per capire certe cose fino in fondo. Sì, al Giro ha buttato tante tappe, però con questo suo modo di correre ha anche vinto tante corse in modo inaspettato. Ripeto, è il bello di questo corridore.

Però quando ha usato la testa è andato a segno. Pensiamo alla prima tappa in Ungheria…

Perché lì non doveva sbagliare: c’era la maglia rosa in ballo. In quell’occasione ha fatto i suoi calcoli, servivano testa e intelligenza. E quando serve, lui le usa. 

Durante il Giro, parlando con gli altri corridori ci dicevano che Mathieu è così: lui in bici si diverte. Lo vedevano. Anche per te è così?

Sì. Con la sua gamba è così. Però non è qualcosa per tutti. I corridori hanno ragione sicuramente. Atleti come Mathieu si divertono e fanno spettacolo. Se fanno spettacolo si divertono. E quando smettono di divertirsi, calano anche nella prestazione. E non lanciano più il cappello all’aria.

Il pubblico italiano ha abbracciato Van der Poel, anche per questi suoi folli attacchi
Il pubblico italiano ha abbracciato Van der Poel, anche per questi suoi folli attacchi
Quindi, Filippo, queste impennate ce le teniamo strette?

Ma sì! Ha iniziato Sagan e bene così. Abbiamo bisogno di personaggi del genere. Dobbiamo avvicinare i giovani. Dobbiamo far passare il messaggio che il ciclismo è uno sport figo, che ti aiuta a vivere bene. Non è solo quello eroico e duro, quello dei sacrifici, delle rinunce. Il ciclismo è il ragazzo, è il manager che la sera a fine giornata si ritrova al bar con gli amici per un aperitivo e poi parte con la luce sulla bici per una girata col buio. Va a divertirsi. 

Un punto di vista che rompe con il passato…

Far fatica non è brutto. Andare in bici non è una condanna. Lo dico sempre ai ragazzi del mio staff: rivolgiamoci ad un target dai 25 ai 50 anni. Facciamo vedere a questa grossa fetta di pubblico quanto sia figo andare in bici. La bici non è solo sofferenza. L’idolo dei ragazzini non deve essere Cristiano Ronaldo, deve essere un Van der Poel, un Sagan. Nel ciclismo la prestazione resta centrale, non è un gioco, ma uno sport. Il sacrificio resta alla base per raggiungere i risultati sportivi, dico solo che però non deve essere visto come una condanna.

Bisogna cambiare anche il modo di comunicare…

Anche voi giornalisti. Apriamoci, facciamoci vedere anche nella vita normale. Io 12 anni fa prendevo le multe dalle mie squadre perché utilizzavo i social, adesso è scritto nei contratti dei corridori. E’ così che fai vedere e che nasce un idolo.

Pozzato e Bikeen, un rapporto sempre più forte

13.05.2022
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Un nuovo ed importante tassello si è aggiunto nei giorni scorsi alla storia di Bikeen, realtà imprenditoriale nata nel 2020 con un obiettivo ben preciso: creare il più grande canale europeo dedicato alla vendita e all’assistenza di bici usate e a KM zero. Fornire maggiore visibilità a negozianti e professionisti attraverso la rete dei punti di noleggio e dei servizi a valore aggiunto a beneficio dei cicloturisti. 

Lo scorso anno vi avevamo raccontato di come Bikeen avesse individuato in Filippo Pozzato la figura di ambassador in grado di dare visibilità al progetto. Dopo poco meno di un anno ecco arrivare una nuova e ancor più significativa notizia: Pozzato entra in Bikeen in qualità di socio.

Bikeen pagina iniziale
Bikeen è la start up dedicata alla vendita ed all’assistenza di bici usate a km zero
Bikeen pagina iniziale
Bikeen è la start up dedicata alla vendita ed all’assistenza di bici usate a km zero

Primi contatti nel 2021

I primi contatti risalgono a inizio del 2021 quando Marco Ferron, Giambattista Callegari e Gianluca Galliano, soci di maggioranza di Bikeen, avevano avuto l’opportunità di presentare la loro giovane realtà a Pozzato. Erano alla ricerca di una figura in grado di promuovere e rappresentare al meglio la loro start up. Facilitati dalle comuni origini vicentine, sono riusciti a trovare fin da subito in Filippo la figura ideale per rappresentare il brand e condividere valori aziendali.

Sono bastati pochi mesi di proficua collaborazione per portare oggi all’ingresso dello stesso Pozzato nella compagine societaria di Bikeen. 

E’ lo stesso Pozzato a raccontare per primo le motivazioni alla base della sua decisione: «Ho scelto di entrare in Bikeen – dichiara – perché penso sia un progetto imprenditoriale con prospettive di crescita molto interessanti. In esso vedo la capacità di unire la vocazione all’innovazione. Vedo il coraggio di accogliere le sfide e le opportunità delle nuove tecnologie e la passione per la bicicletta. Un mezzo che in questi ultimi anni sta vivendo un momento storico per il fortissimo richiamo che esercita in tutte le fasce di età e categorie di utenti».

Filippo Pozzato con Marco Ferron, Giambattista Callegari e Gianluca Galliano, soci di maggioranza di Bikeen
Filippo Pozzato con Marco Ferron, Giambattista Callegari e Gianluca Galliano, soci di maggioranza di Bikeen

Esperienza al servizio del progetto

Far crescere una start up richiede impegno, dedizione e una visione imprenditoriale lungimirante, per accogliere le capacità e le esperienze che ne garantiscano lo sviluppo. 

La lunga esperienza maturata nel mondo del ciclismo professionistico, la sua voglia di mettersi sempre in gioco, i suoi valori e la sua capacità imprenditoriale hanno convinto i soci Bikeen a volere Filippo Pozzato al loro fianco, prima come testimonial e adesso come socio.

Gianluca Galliano e Marco Ferron, soci fondatori assieme agli altri soci Paolo Fiorini, Gianmaria Bertetto e Gianbattista Callegari, hanno accolto l’ingresso di Pozzato con queste parole: «Bikeen è un incubatore di passione perché siamo i primi a credere nel valore di questo mezzo. Non si tratta solo di due ruote: dentro ci sono obiettivi, sfide, fatica, desideri, libertà. E’ un progetto imprenditoriale, digitale, tutto italiano e abbiamo riconosciuto in Filippo, oltre al volto giusto per rappresentare l’immagine della nostra azienda e per incrementarne la brand awareness, anche un socio prezioso e dalle grandi doti imprenditoriali».

Bikeen

Bikeen pagina iniziale

Bikeen festeggia il primo anno tra successi e nuovi progetti

09.03.2022
5 min
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Nel corso del 2021 abbiamo seguito con i nostri articoli la nascita e la successiva crescita di Bikeen, piattaforma nata per offrire agli utenti una “piazza digitale” dove trovare una bicicletta usata, a chilometro zero o eventualmente dove poterla vendere. Un servizio davvero utile per i privati ma anche per i negozianti.

Per stilare un primo bilancio, a quasi un anno dalla sua nascita, abbiamo deciso di intervistare Gianluca Galliano, uno dei fondatori di Bikeen.

Vendere il ghiaccio agli eschimesi!

Gianluca Galliano esordisce proprio così: «La nostra piattaforma è nata in un momento molto critico per tutta la supply chain del settore ciclo. Un anno fa i negozi non avevano biciclette da vendere. Le sensazioni che avevamo erano perciò molto contrastanti e ci sentivamo appunto un po’ come se volessimo vendere il ghiaccio agli eschimesi! Abbiamo però pensato che fosse importante tenere duro, lavorare per migliorare continuamente il portale e ottimizzare la user experience, cercando in parallelo di aggiungere altri servizi per chi si apprestava a vendere la propria bici. Oggi devo dire che il lavoro fatto sta iniziando a dare i primi frutti».

Bikeen è una piattaforma per vendere e comprare bici usate e km zero
Bikeen è una piattaforma per vendere e comprare bici usate e km zero

Numeri importanti

Vediamoli allora insieme i numeri realizzati in poco meno di un anno. Ad oggi si sono registrati a Bikeen circa 7.000 utenti privati, di cui quasi 5.000 sono iscritti alla newsletter. Le visite complessive al sito sono state 150.000 di cui oltre 80.000 verticali sugli annunci pubblicati. Questi ultimi hanno superato quota 1.000 con un valore medio superiore a 1.800 euro. Attualmente i followers social sono oltre 6.500.

E’ stata ottima anche la risposta che si è avuta da parte dei negozianti. Ad oggi sono iscritti a Bikeen in 70, distribuiti equamente in tutta Italia con una leggera prevalenza per il nord ed in particolare per la Lombardia. 

Filippo Pozzato con Marco Ferron, Giambattista Callegari e Gianluca Galliano, soci di maggioranza di Bikeen
Filippo Pozzato con Marco Ferron, Giambattista Callegari e Gianluca Galliano, soci di maggioranza di Bikeen

I primi riconoscimenti

Una conferma dell’ottimo lavoro fin qui svolto è arrivata dalla recente nomination del sito di Bikeen al premio “Awwward’’. Stiamo parlando di un organo internazionale che si occupa di giudicare, nominare e pubblicare sul proprio sito e nelle sue pubblicazioni i migliori progetti di digital e web design di tutto il mondo. La valutazione avviene attraverso una giuria internazionale composta da designer, sviluppatori e imprenditori del digitale. I progetti sono valutati in base a criteri rigidi di design, usabilità, contenuti e creatività. 

«Sebbene si tratti solo di una nomination – ci racconta ancora Gianluca Galliano – per noi è un bel traguardo in quanto premia il lavoro fatto fino ad oggi nella direzione di offrire all’utente un prodotto digitale fruibile e user friendly».

Progetti futuri

Fatto il bilancio di quanto realizzato fino ad oggi e ora di guardare al futuro. Tra i prossimi progetti, Bikeen ha in programma lo sviluppo di un sistema di intelligenza artificiale che, sfruttando i dati presenti nel proprio database sui prodotti, sia in grado di suggerire all’utente la bicicletta per lui migliore. 

Si lavora anche sulla parte relativa ai pagamenti. Si vuole dare all’utente la possibilità di pagare a rate e comunque di poter effettuare un pagamento sempre sicuro. Einoltre in lavorazione una App mobile in modo da rendere ancora più facile l’esperienza con Bikeen.

In Bikeen credono molto nelle collaborazioni come ci conferma lo stesso Gianluca Galliano: «Stiamo siglando partnership e accordi con altre realtà e start up del sistema bici per far così diventare Bikeen un vero e proprio ecosistema». 

Tutti i nuovi progetti hanno il solo obiettivo di dare all’utente la possibilità di trovare la bicicletta dei suoi sogni, di acquistarla mediante pagamenti sicuri, di garantirgli la possibilità di spedirla attraverso il servizio messo a disposizione da Bikeen ed infine di offrirgli una assicurazione giornaliera che lo protegga nelle sue uscite.

Sempre con Pozzato

Come dicevamo, in Bikeen credono molto nelle collaborazioni a partire da quella con Filippo Pozzato che dallo scorso anno è Brand Ambassador di Bikeen. Con lui si sta già lavorando per sviluppare nuovi progetti.

Nel 2022 continuerà la collaborazione con il circuito di gare di mountain bike “Trofeo MTB Euganeo” che lo scorso anno ha contribuito a dare ulteriore visibilità a Bikeen.

Attualmente lo staff di Bikeen sta lavorando ad un nuovo progetto di crowdfunding per raccogliere i capitali necessari a fare un ulteriore salto da start-up ad azienda.

Bikeen è una piattaforma sempre al servizio del cliente
Bikeen è una piattaforma sempre al servizio del cliente

L’invito ad affiliarsi

Chiudiamo il nostro incontro con Gianluca Galliano chiedendogli di lanciare un messaggio a privati e negozianti perché si iscrivano a Bikeen: «Ai privati dico che la primavera è alle porte, ed è il momento migliore per vendere la bicicletta ferma in garage da tempo. Fuori c’è sicuramente qualcuno pronto ad acquistarla. Una volta venduta potrai anche tu cercare la bici dei sogni e contribuire così a darle una seconda vita con il riuso. Ma attenzione…noi ti aiutiamo!».

Passando ai negozianti: «Con Bikeen avete la possibilità di creare la vostra vetrina o anche una vostra pagina come se fosse il sito del negozio dove esporre le biciclette disponili, ma anche tutti gli altri servizi facendovi così conoscere e conquistando magari il vostro futuro cliente. 

Con un progetto totalmente tailor made, possiamo aiutarvi a creare il vostro spazio ad un costo inferiore rispetto alla realizzazione ex novo di un sito internet, un vostro negozio virtuale che gode di tutta la visibilità del portale Bikeen. Perché non provare?».

Pozzato rilancia, applaude Basso e fa il tifo per Cassani

26.02.2022
4 min
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Ci ha messo un po’ per rispondere. Perché, dice, era in giro per aziende in cerca di soldi. Filippo Pozzato in versione businessman è una macchina da guerra. E se glielo fai notare, giustamente se ne compiace. Dopo i campionati italiani del 2020, lo scorso anno ha dato vita a Ride the Dreamland: una interessantissima quattro giorni di ciclismo in Veneto. E la spinta non si è ancora esaurita.

«Negli ultimi giorni – sorride – sono stato a Monaco, poi ad Alassio per un progetto da fare forse nel 2023. Mi hanno cercato dalla Puglia. L’idea è di fare delle corse in più con la PP Sport Events, ma ai progetti bisogna stargli dietro. C’è in ballo un’altra gara gravel, però la fase delle parole a un certo punto deve cedere posto ai fatti. E per il resto, ci sono le nostre corse: Giro del Veneto, Serenissima Gravel, la gran fondo e la Veneto Classic».

Non deve essere semplice andare in giro in cerca di risorse…

E’ complesso, infatti. Devi mettere giù un progetto credibile, con numeri dimostrabili. Io sono sempre stato onesto, non vado a vendere promesse. E anche se so che posso arrivare a 10, garantisco fino a 9 e intanto lavoro per arrivare a 11. Ma bisogna fare un passo per volta. Ho assunto due persone e vado avanti, mentre sull’altro fronte lavoro con Mazzanti e sono molto soddisfatto.

Parli del lavoro di procuratore?

Esatto, un ruolo per cui Luca ha il tempo che serve ed è molto bravo. Io sarei più aggressivo di lui, ma non ho tempo per stargli dietro. So tutto però, mi tengo aggiornato. Discutiamo sempre, peggio di moglie e marito. Mazzanti mi dice le cose in faccia e preferisco così, di uno che mi dice sempre di sì e poi semmai mi fa le cose alle spalle.

Pozzato è passato dalla bici al lavoro, subentrando anche nell’impresa di famiglia dopo la morte del papà
Dalla bici al lavoro, Pozzato è subentrato anche nell’impresa di famiglia dopo la morte del papà
Hai il punto di vista dell’organizzatore e quello del procuratore: come sta il ciclismo?

Si trova a un livello altissimo e come organizzatore devo essere all’altezza delle grandi squadre. In Italia non ce ne sono ancora, ma ad esempio Ivan (Basso, ndr) sta facendo quello che vorrei fare io da sempre. Cioè una realtà strutturata, la filiera sin dalle giovanili, passione e buon gusto italiano. Stanno comunicando nel modo giusto, facendo passare come prima cosa l’immagine della squadra. Non lo stanno facendo con un grande budget e questo va ancora di più a loro merito.

Vedi all’orizzonte la nascita di una grande squadra?

Faccio il tifo per Cassani, che qualche giorno fa è stato qui e abbiamo parlato a lungo. Fra noi ci sono sempre stati un bel dialogo e una bella collaborazione. Se riesce a far partire il suo progetto e se riesce a costruire qualcosa di nuovo, sono convinto che si metterà in moto un movimento italiano capace di trascinare tutto il resto. Perché i corridori buoni li abbiamo, ma sono disseminati nelle squadre di tutto il mondo. Se l’Italia riparte, magari i prossimi che arrivano riusciranno a crescere in squadre italiane.

Fra Pozzato e Cassani c’è sempre stato molto dialogo. Qui nel 2014, al primo anno di Davide come cittì
Fra Pozzato e Cassani sempre un bel dialogo. Qui nel 2014, al primo anno di Davide come cittì
Tu hai abbandonato l’idea di fare la squadra?

Proprio no, nessuna pietra sopra. Quello resta il mio sogno. Organizzare le corse è anche il modo di coinvolgere qualche grande azienda, sperando di invogliarla a investire di più. Ma bisogna lavorarci. Ad aprile andrò al Fiandre con una decina di grandi imprenditori, con Enrico Pengo come meccanico e Michele Del Gallo come fisioterapista. Voglio che sia una cosa fatta bene. E per il resto mi divido fra Monaco, dove ha sede Montecarlo Royal Motors, e l’Italia. Ho tante cose da fare e fra queste c’è anche l’azienda di mio padre, che sta andando bene. Anche se pochi giorni fa ho dovuto litigare con una multinazionale. Io non ci sto a certi sistemi. Gli ho detto che sarò pure ignorante e vengo da Sandrigo, ma negli affari non mi faccio prendere per il collo

Stanga

Stanga, smettere presto è sempre colpa dei corridori?

18.01.2022
4 min
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Quella frase di Alex Carera continua a risuonare nella mente: «Coloro che smettono non sarebbero nemmeno dovuti passare». Ne avevamo parlato anche nell’editoriale della settimana scorsa, perché in essa è contenuto molto del malessere che vive attualmente il ciclismo italiano. Si parla tanto di passaggi precoci al professionismo, ma nella storia italiana periodi simili non sono una novità, lo ha raccontato anche un campione del secolo scorso come Silvano Contini. Allora dov’è la verità?

Per approfondire il discorso abbiamo voluto confrontarci con Gianluigi Stanga, marinaio di lungo corso che ha vissuto molteplici ruoli nel ciclismo professionistico (ha anche il patentino Uci come procuratore), per verificare innanzitutto se è davvero un problema nuovo con cui dobbiamo aver a che fare.

«Ci sono stati più periodi – dice – nei quali si passava pro’ appena scavallata la maggiore età. Non solo ai tempi di Saronni e Contini, non dimentichiamo ad esempio Pozzato, anche lui passò professionista sulla base dei risultati nelle categorie giovanili. Quando il talento emerge in maniera prepotente, è chiaro che si tende a massimizzare e a iniziare la carriera che conta quanto prima. Allora però le squadre erano composte al massimo da 14-15 corridori, oggi ne hanno il doppio e quindi si pesca con maggiore frequenza».

Carera 2021
Alex Carera, procuratore, ha messo sul piatto una prospettiva diversa sui passaggi precoci
Carera 2021
Alex Carera, procuratore, ha messo sul piatto una prospettiva diversa sui passaggi precoci
Venendo nello specifico, Carera ha ragione?

Per alcuni versi sì, ma è chiaro che i procuratori fanno di tutto per accelerare i tempi. Guardiamo il caso di Ayuso, appena ha iniziato a ottenere risultati è subito passato, io credo che rimanere ancora fra gli under 23 gli avrebbe fatto bene, anche per incassare meglio le giornate storte che ci sono state e ci saranno, come per ogni corridore. Poteva bastare anche terminare la stagione, poi affrontare il nuovo anno nella categoria maggiore con meno pressioni.

Perché il passaggio di categoria è così traumatico?

E’ un ciclismo diverso, con molta più pressione e pochi si adattano subito. Nelle categorie precedenti si è tutti coccolati, quando passi sei uno dei tanti e molti si sentono abbandonati. Alla fine emergono quelli che hanno più carattere, quindi è parzialmente vero che i corridori prima di passare dovrebbero pensarci bene, è pur vero però che poi hai il terrore che il treno non passi più e i procuratori, che nel tempo si sono moltiplicati, spingono per farli passare.

Saronni Moser 1980
Un giovanissimo Saronni in maglia tricolore, insieme al “nemico” Moser. Beppe passò a 19 anni, nel ’77
Saronni Moser 1980
Un giovanissimo Saronni in maglia tricolore, insieme al “nemico” Moser. Beppe passò a 19 anni, nel ’77
E’ giusto dire che vendono il loro prodotto?

Solo in parte. Un procuratore non finisce il suo lavoro quando il corridore ha firmato il contratto, ma deve continuare a seguirlo, deve aiutarlo a emergere perché solo così anche lui potrà guadagnare. Nel calcio è più semplice, i giocatori hanno tempo per emergere, ci sono le squadre Primavera, qui invece si consuma tutto più in fretta, da junior puoi essere un vincente, ma da pro’ non è detto che sia la stessa cosa.

Non sarebbe il caso di porre un freno, imporre una militanza nella categoria, se non per tutta la sua durata almeno per parte?

Le regole ci sono in Italia, ma si aggirano facilmente con la residenza estera, perché il problema è a monte, nel regolamento internazionale che è cambiato con le Olimpiadi. Mi spiego meglio: prima del 1992 c’erano due federazioni distinte, quella per professionisti e per dilettanti, che comunicavano ma gestivano autonomamente l’attività. Poi con l’avvento dei professionisti alle Olimpiadi in ogni sport, si è proceduto all’unificazione e venendo ai giorni nostri, all’estero il problema non è così sentito come da noi e nessuno ha interesse a rimettere mano al regolamento. Quel che dovrebbe vigere è il buon senso: d’altronde come fai a impedire a un maggiorenne di firmare un contratto proposto? Si rivolgerebbe subito a un tribunale del lavoro vincendo la causa…

Pozzato 2013
Anche Filippo Pozzato passò professionista a 19 anni saltando di categoria
Pozzato 2013
Anche Filippo Pozzato passò professionista a 19 anni saltando di categoria
Sei d’accordo sul fatto che il precoce passaggio di Evenepoel ha provocato danni nell’ambiente?

Tutte le squadre cercano il Remco o il Pogacar della situazione e quindi appena uno vince, anche da allievo, subito si grida al campione. Se hai una squadra di 30 corridori, 10 saranno per le vittorie, 10 per lavorare, fra gli altri puoi anche permetterti di scommettere…

Quale potrebbe essere allora la soluzione?

L’ho detto, il buon senso. Ricollegandosi al ciclismo di una volta, mettendo un limite al numero di ciclisti tesserabili nelle varie squadre, limitando l’attività come giorni di gara, tanto le prove che contano veramente, che cambiano la vita di un corridore e fanno la fortuna di un team sono sempre quelle: una Liegi non potrà mai essere paragonata a un Uae Tour… Manager e diesse, procuratori e corridori, io dico che bisogna lavorare tutti di comune accordo avendo a mente il bene generale e non del singolo, se serve tenere i giovani un po’ di più a bagnomaria, facciamolo, se ne gioveranno più avanti. Ma mi rendo conto che sto parlando di un’utopia, vista la società nella quale viviamo…

Pozzato, dieci giorni dopo il bilancio della prima volta

27.10.2021
4 min
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Dieci giorni dopo la sua Veneto Classic, Filippo Pozzato è a casa riordinando le idee e immaginando a uno scenario possibile per le prossime edizioni. La collocazione a ottobre non lo ha convinto molto. E siccome il vicentino è perfezionista, piuttosto che dirsi che è andato tutto bene, ha ben chiaro cosa si potrebbe migliorare. E la data è il fronte più importante.

«Sono contento – dice – è stato un bell’inizio. Peccato per la data, appunto. C’è andata bene con il meteo, ma abbiamo avuto poche squadre. La collocazione perfetta sarebbe a settembre, per avere i corridori che preparano il mondiale e più team al via. Ma a settembre pare non ci sia posto e quindi ci sarà da ragionare bene».

Quattro giorni di ciclismo: Giro del Veneto, Serenissima Gravel, gran fondo e Veneto Classic: che bilancio fai?

Il Giro del Veneto me lo ha proposto la Regione e ho subito pensato che, avendolo sempre organizzato la Padovani, sarebbe stato brutto portarglielo via. Sono contento perché siamo riusciti a farlo insieme a loro. Non è semplice fare squadra con altre associazioni, ma è venuta bene, ci hanno aiutato anche nelle altre corse e penso che si possa ripetere.

Il concetto di squadra, se ne parla spesso…

E’ la mia filosofia. Da solo non vai da nessuna parte, giocando di squadra si fanno grandi cose.

La Serenissima Gravel?

Bellissima. Posti stupendi, che le foto e le immagini hanno valorizzato. E’ venuta bene, un bel vincitore, spettacolare, ma è stata un disastro sul fronte dei permessi. Si passava in parchi e riserve naturali, ognuno con il suo regolamento. L’ultimo permesso, quello per passare nel Parco del Sile, è arrivato alle 16,30 del giorno prima.

Nella GF VeneToGo, niente classifiche e traffico aperto: per Pozzato è stato un successo
Nella GF VeneToGo, niente classifiche e traffico aperto: un successo
La gran fondo?

Un bel momento di condivisione (in apertura, Pozzato con Davide Cassani, ndr). Sono stato contento e la formula senza classifica ha funzionato, credo sia piaciuto anche a quelli che normalmente partecipano pensando al risultato. Ho partecipato al Fiandre e a quella di Miami, si corre con il traffico aperto e rispettando il codice della strada. Credo sia stato il primo caso che in Italia si sia svolta una gran fondo con il traffico aperto. Ci siamo fermati ai ristori, siamo andati in bici tutti insieme.

E poi la Veneto Classic, la tua corsa…

Non è un mistero che sia quella in cui credo di più. E’ la mia idea di corsa, impegnativa e spettacolare. Quest’anno l’abbiamo fatta con pochi corridori buoni ed è venuta fuori molto bene, immagino che cosa potrebbe diventare con le squadre al completo. Per me è lei la corsa, ispirata ancora una volta al Belgio.

In ciascuna delle tre corse, podio minimal e grande scenario alle spalle…

Come ai campionati italiani l’anno scorso, con le mura di Cittadella alle spalle. Come al Tour, con l’Arco di Trionfo. A Padova abbiamo scelto Prato della Valle. A Bassano, il Ponte degli Alpini. A Piazzola sul Brenta la Villa Palladiana. E’ il modo migliore per valorizzare il nostro territorio.

Questo il team con cui Pozzato (al centro) ha realizzato i 4 eventi di ottobre
Questo il team con cui Pozzato (al centro) ha realizzato i 4 eventi di ottobre
Parli spesso di Belgio, il legame con Flanders Classics esiste davvero?

Thomas Van der Spiegel (Ceo di Flanders Classics, ndr) è un mio amico. E’ grazie a lui e alla mia mediazione che Vermiglio ha avuto la Coppa del mondo di ciclocross a dicembre. Le località che avevo sotto mano erano già impegnate con lo sci, ma nel 2023-24-25 probabilmente ci saranno altre sedi.

Durante tanto organizzare, sei stato contattato dalla FCI come possibile commissario tecnico: questo ti ha distratto?

In realtà no. Ho incontrato il presidente Dagnoni ai mondiali di mountain bike in Val di Sole, abbiamo fatto grandi ragionamenti, poi non s’è fatto più sentire. Ha espresso valutazioni sui nomi che giravano, sono curioso di vedere quali saranno alla fine le sue scelte. Da lì capiremo forse anche il resto.

Battistella profeta in patria: presa la Veneto Classic

17.10.2021
4 min
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Non poteva esserci modo migliore per finire l’anno. Da solo, su un traguardo vicino casa, con i tifosi che oltre le transenne avevano il suo accento. Così Samuele Battistella si è portato a casa la Veneto Classic, la corsa che nelle intenzioni dell’organizzatore Pozzato potrebbe diventare una classica WorldTour.

«E’ stata dura impestata – dice il trevigiano dell’Astana – con Trentin siamo andati sempre fortissimo, a tutta sin dalle prime salite. Tanto che a un certo punto ho deciso di anticipare, sperando che dietro non trovassero l’accordo. E così è stato».

Sul muro della Tisa, il forcing di Trentin ha fatto male, ma il trentino è caduto ai meno 21. Sfortuna nera…
Sul muro della Tisa, il forcing di Trentin ha fatto male, ma il trentino è caduto ai meno 21. Sfortuna nera…

La scelta di Martino

In squadra si erano accorti che finalmente per Battistella la ruota avesse preso a girare come doveva e come tutti si aspettavano già da qualche tempo. 

«Nei giorni scorsi – racconta – ho tirato per Lutsenko e quando passavo davanti, il gruppo si spaccava e rimanevamo in pochi. Così oggi Martinelli ha deciso di dami fiducia. Era nell’aria, insomma, e per questa volta Lutsenko è stato tenuto come alternativa. Sta andando così forte che sarebbe stato una garanzia. E devo dire che la squadra mi ha sostenuto davvero bene».

Caduto Trentin, Battistella ha proseguito da solo ed è arrivato al traguardo con 6″ su Hirschi
Caduto Trentin, Battistella ha proseguito da solo ed è arrivato al traguardo con 6″ su Hirschi

Due mesi asciutti

Il suo approdo all’Astana era stato un colpo inatteso dello scorso fine stagione, quando la Ntt lasciò tutti liberi prima dell’arrivo di Assos e alcuni corridori andarono via. All’Astana arrivarono Battistella e Sobrero, che nella continental del team sudafricano avevano svolto la carriera da U23. Con Samuele iridato degli under 23 ad Harrogate come ciliegina sulla torta. E proprio l’iride era stato la sua ultima vittoria fino ad oggi. Il 27 settembre del 2019.

«Non mi ricordavo cosa si provasse a vincere – sorride mentre tutti lo cercano – e forse non me ne rendo ancora conto. Perciò potrei dire che mi sento normale, ma in realtà non credo di essere completamente consapevole. Ho capito cosa stava per succedere solo all’ultimo chilometro. In salita mi avevano quasi preso, ma non ci hanno creduto abbastanza».

Pozzato (nella foto) e Johnny Moletta hanno portato a casa una settimana di ottimo ciclismo
Pozzato (nella foto) e Johnny Moletta hanno portato a casa una settimana di ottimo ciclismo

Problemi risolti

Bello sentirlo così motivato, bello che si sia lasciato dietro il brutto del Giro d’Italia, quando la dannata gastrite continuava a tormentarlo senza che riuscisse a venirne a capo. Stava bene nelle prime due ore, poi qualsiasi cosa ingerisse, gli dava mal di stomaco. Come fai ad essere brillante in una corsa di tre settimane se non puoi mangiare? Eppure proprio alla fine della corsa, il sesto posto di Stradella aveva dato il segnale della ripresa. Mentre le prove dell’estate hanno mostrato la fiducia rinovata.

«Non è stato semplice – spiega – ma alla fine abbiamo capito che la gastrite derivava da alcune intolleranze. Con gli allenatori e con la nutrizionista, Erica Lombardi, abbiamo fatto un lavorone e alla fine anche il peso è tornato a scendere rispetto al Giro d’Italia e adesso sto davvero bene».

Con il Ponte degli Alpini sullo sfondo, la prima vittoria di Battistella. Poi Hirschi e Restrepo
Con il Ponte degli Alpini sullo sfondo, la prima vittoria di Battistella. Poi Hirschi e Restrepo

Un buon sapore

Chi va al riposo dopo una vittoria, vive sicuramente un inverno migliore e getta basi più solide per la stagione successiva. Battistella, il cui tempo con noi sta per scadere, se ne rende conto benissimo.

«Questa vittoria è un po’ una rinascita – dice – a inizio stagione ho avuto problemi di salute per cui sono stato fuori forma per un po’. Sono riuscito a ritrovare la condizione solo a fine Giro d’Italia, quindi è anche un riscatto per una stagione andata male all’inizio, ma finita molto bene. Sono motivato e contento. Vado in vacanza con un ottimo sapore in bocca. Ci voleva proprio…».

Alle sue spalle uno dei podi più belli dell’anno, con Bassano e il suo Ponte degli Alpini sullo sfondo. Il tributo che Pozzato ha voluto riconoscere alla città in cui vive e che sancisce anche l’ottima riuscita del progetto Ride the Dreamland. Pippo e Johnny Moletta hanno portato a casa un trittico di corse molto belle, con vincitori di spessore e una partecipazione che andrà sicuramente a migliorare.

Viene da pensare che se collocate in un’altra parte del calendario, queste corse potrebbero davvero spaccare. Perché in qualche modo, sia pure alla metà di ottobre, hanno spaccato ugualmente.