E Ganna intanto mette (altre) due crono nel mirino

20.06.2025
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Se molti dei campioni in vista del Tour de France sono passati per il Critérium du Dauphiné o per il Tour de Suisse, c’è anche chi è passato dal Baloise Belgium Tour, vale a dire Filippo Ganna. Il Pippo nazionale ha deciso, in accordo con il suo team, che il passaggio migliore per arrivare alla Grande Boucle fosse questo. E tutto sommato, non dovendo fare classifica, perché non scegliere una corsa veloce?

Giusto oggi l’alfiere della Ineos Grenadiers è arrivato secondo nella velocissima crono di Ham: 9,7 chilometri piatti come un fuso, ideali per gente più esplosiva come l’ex compagno Ethan Hayter. Per Pippo quattro secondi troppo, quattro secondi che dicono come la scelta di passare da una gara veloce come il “Giro del Belgio” forse era proprio quel che serviva.

Ganna (classe 1996) impegnato sulle strade del Giro del Belgio

Stacco e ritorno

Guardiamo dunque nel complesso questo ritorno alle corse dell’ex iridato a crono. Ganna è rientrato alle corse dopo 66 giorni. La sua ultima apparizione era stata alla Parigi-Roubaix. Uno stacco probabilmente mai così ampio da quando è professionista, anche perché se non c’era la strada, c’era la pista.

«Direi che sto bene – ha iniziato Ganna – tornare alle corse è stato un bell’impatto. Era un bel po’ che non correvo e rientrare in gruppo non è stato semplice. Ho fatto un po’ di fatica. E’ vero, sono stato parecchio tempo senza correre, ma rispetto agli anni passati, non facendo il Giro d’Italia, è stato possibile. E’ venuto a crearsi tutt’altro programma. Ma posso dire che avevo bisogno di questo stacco. Dopo la Roubaix sono stato una settimana a casa e poi ho ripreso a lavorare. Ho fatto parecchia altura e ora sono qui per rifinire la condizione. E’ una corsa che mi piace e a fine settimana vediamo se avrà dato l’effetto desiderato».

E’ un Pippo solare quello che racconta. Le prime due frazioni del “Giro del Belgio” sono andate ai due velocisti più forti presenti: Tim Merlier e Jasper Philipsen. Ganna ha fatto il suo compito ed è arrivato in gruppo. L’obiettivo è mettere ritmo gara nelle gambe e trovare la brillantezza giusta. Di certo ci proverà nelle restanti due frazioni.

Il piemontese ha macinato tanti chilometri in salita. Eccolo sulle rampe di Macugnaga (foto Instagram)
Il piemontese ha macinato tanti chilometri in salita. Eccolo sulle rampe di Macugnaga (foto Instagram)

Quanta salita

In queste settimane senza gare, Ganna ha raccontato di grandi volumi di allenamento e, soprattutto, di aver fatto tanta salita. Due grandi blocchi in altura: uno al Teide con la squadra al completo e uno più recente a Macugnaga, presso il Rifugio Zamboni-Maroli, sul filo dei 2.800 metri di quota. Tanto lavoro a carico in entrambe le occasioni, e nel secondo anche più qualità, con del dietro moto.

«Se mi sento allora un po’ più scalatore? Dovrei perdere altri 20 chili – scherza il piemontese – ma ho lavorato tanto in salita. Sul Teide abbiamo fatto tanti chilometri con una media di 16.000 metri di dislivello a settimana».

Un lavoro corposo fatto in ottica Tour, ovviamente. In Francia la Ineos si presenta con una squadra d’assalto. L’uomo di classifica sarà Carlos Rodriguez, ma poi ci sarà gente come Kwiatkowski, Foss e appunto lui, che possono fare bene anche altrove. Ricordiamo che Ganna negli ultimi anni ha dimostrato di essere anche piuttosto veloce, e pensando a qualche tappa ondulata… magari potrebbe dire la sua.

«Vado in Francia – spiega Pippo – con l’obiettivo iniziale di fare bene nella prima crono (quella veloce di Caen, quinta frazione, ndr). Risparmiare energie sin lì. Poi nelle tappe seguenti l’idea è di trovare un varco per poter dire la mia.
«Io maglia verde? Allora diciamo a Jonny (Milan, ndr) di non partire! Io la vedo già disegnata sulle sue spalle. Ci saranno arrivi in volata adatti a lui. Per me sarà più complicato».

Ganna ha già vinto il tricolore cinque volte
Ganna ha già vinto il tricolore cinque volte

Ma prima…

Prima del Tour de France, però, il cammino di Ganna incrocia un altro obiettivo a cui tiene molto: la cronometro del campionato italiano. Lui di maglie tricolori contro il tempo ne ha già vinte cinque. Quella del 2022 lo portò poi in Francia da campione italiano della specialità.

«Vero – dice Ganna – prima c’è l’obiettivo della crono tricolore. Non ho ancora visto nulla, ma ci hanno mandato il percorso qualche giorno fa. Arriveremo in Friuli il 24 e spero già il 25 di avere le informazioni giuste».

Anche se ti chiami Ganna, una cronometro in gara dopo tanto tempo è una fonte importante di informazioni e ideale per riprendere il feeling, anche in ottica Tour.

«Sì – conclude Ganna – sarà una crono importante, ma soprattutto è una corsa che mi piace vincere perché ho la possibilità di portare in giro per il mondo questo simbolo del mio Paese. E’ una maglia fantastica. L’ultima volta che ci sono andato al Tour non sono salito sul podio, spero che stavolta possa essere differente».

Quella volta, era giusto il 2022, la maglia tricolore era nascosta da quella iridata. Magari si è tenuto la cartuccia buona per far brillare il tricolore al momento giusto…

Si parte: quali rifornimenti per Ganna? Tante borracce

13.04.2025
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Pronti per la Parigi-Roubaix. Ieri abbiamo visto la gara delle donne, oggi tocca agli uomini: da Compiegne a Roubaix, quasi 260 chilometri, 55,3 dei quali in pavé. Una prova così richiede massima attenzione sotto ogni aspetto, anche quello dei rifornimenti. Rifornimenti che sono gestiti da una “triade”: il nutrizionista, i direttori sportivi e i massaggiatori.

Tra i rappresentanti di quest’ultima categoria, ci siamo rivolti a Piero Baffi, massaggiatore, ma anche fisioterapista e osteopata della  Ineos Grenadiers e in particolare uomo fidato di Filippo Ganna. Baffi ci spiega come si gestisce la parte dei rifornimenti a terra in una gara dalla planimetria lineare come la Roubaix. Una gestione che parte sin dal venerdì… come vedremo.

Fare i rifornimenti alla Roubaix è un vero caos. Questi vengono effettuati quasi sempre all’uscita dei settori in pavè
Fare i rifornimenti alla Roubaix è un vero caos. Questi vengono effettuati quasi sempre all’uscita dei settori in pavè
Piero, dicevamo dei rifornimenti a terra. Come vi organizzate per la Roubaix?

Quest’anno con i rifornimenti fissi imposti dall’organizzazione c’è stato un grande cambiamento. Direttori sportivi e nutrizionista indicano se distribuire i sacchetti o le borracce. Se il diesse, studiando la tappa o la corsa come in questo caso, reputa che ci sia un tratto tranquillo, allora resta fedele al “vecchio sacchetto”, altrimenti si va sulle borracce…

Cioè l’alimentazione liquida…

Principalmente è così, ma anche borracce e gel, borracce e barrette.

Oggi, come accennavamo, ci sono tre figure che gestiscono i rifornimenti. Un tempo era quasi tutto nelle mani del massaggiatore…

Esatto, si parte dal nutrizionista, il quale decide cosa devono mangiare gli atleti. Poi tocca ai direttori sportivi. Loro decidono i vari punti in cui distribuire i sacchetti o le borracce. Infine ci sono i massaggiatori che preparano il tutto.

Per la Roubaix avete previsto dei sacchetti?

Per una corsa intensa e complicata come la Roubaix si privilegiano le borracce. Borracce di acqua, di sali, di malto e soprattutto borracce con il gel attaccato, come accennavo. Noi in Ineos abbiamo sostanzialmente due borracce: una di acqua e una con sali minerali e carboidrati.

Come diceva Baffi, Pippo ormai predilige sempre di più l’alimentazione liquida
Come diceva Baffi, Pippo ormai predilige sempre di più l’alimentazione liquida
Come vengono distribuite?

Di solito si fa un’auto per punto con due massaggiatori. La nostra regola è che il primo che trovano a bordo strada ha l’acqua, mentre il secondo ha i sali. Il lato è obbligatorio, ed è a destra. Solo al Tour dello Yorkshire era a sinistra ed era difficile. In Australia e in altre gare inglesi, dove ugualmente si guida a sinistra, il rifornimento era normale, a destra. Ma il vero problema oggi è un altro.

Quale?

Col fatto che sono stati stabiliti i punti fissi, in ogni punto di ristoro ci sono 50 persone più o meno (2 per team, ndr) in pochissimo spazio. Per carità, poi ci si abitua a tutto, ma all’inizio soprattutto i corridori non erano contenti. Prima invece ogni squadra mandava le proprie auto lungo la corsa a piacimento. Un altro problema è che a volte questi punti fissi di rifornimento sono posti in tratti impensabili, come una discesa… per dire.

Hai detto che darete preferenza alle borracce. Quante ne consuma un corridore alla Roubaix?

Partiamo dai punti fissi, che in una prova così lunga sono tanti: l’organizzazione ne ha decretati 28 più due feed zone ufficiali. Ogni massaggiatore ha almeno cinque borracce per punto. Noi copriremo 14 punti. Se pensiamo che se ne preparano sempre un po’ di più di quelle che serviranno, si fa presto ad arrivare a 150 borracce solo per il rifornimento a terra fra tutti. In più c’è il frigo nelle ammiraglie. Alla fine, quindi, ogni corridore tra rifornimenti a terra e ammiraglia ne consumerà non meno di 15.

Piero Baffi è osteopata e fisioterapista di Ganna, ma come tutti coloro che rientrano nell’ampia figura del massaggiatore aiuta nei rifornimenti
Piero Baffi è osteopata e fisioterapista di Ganna, ma come tutti coloro che rientrano nell’ampia figura del massaggiatore aiuta nei rifornimenti
Okay a privilegiare l’alimentazione liquida, ma in una corsa tanto lunga ci sarà anche qualcosa di solido. Cosa mangiano gli atleti?

Ora vanno molto di moda delle rice crispy con marshmallows. In corse così lunghe come la Roubaix questi si preparano in anticipo. Si mettono in un sacchettino, che sia a terra o in ammiraglia, prima del via. Di solito con questi cibi solidi ci partono, li mettono nella tasca. Prima del via noi massaggiatori li prepariamo e loro li prendono da un tavolo sul bus. A quel punto l’autista prende ciò che è avanzato e lo mette nella prima ammiraglia.

Piero, tu sei il massaggiatore di Ganna. Cosa ci puoi dire qualcosa dei suoi gusti?

Pippo non mangia quasi più cibo solido, ma in gare così lunghe è ancora “vecchio stile” e non disdegna un paninetto col prosciutto cotto. Lui e Puccio sono così, ma anche qualche spagnolo. Anche eventuali barrette, di regola, si mettono in tasca prima del via.

E con le borracce?

Pippo, come gli altri, cerca di stare sui 120 grammi di carboidrati l’ora, in ogni caso mai sotto i 90-100 grammi. Poi dipende anche da come va la gara. Riguardo ai gusti, da quest’anno con un nuovo sponsor questo “problema” non sussiste in quanto abbiamo un solo tipo di gel che tra l’altro è senza sapore. A Pippo piacciono le cose al cioccolato, specie per quanto riguarda i prodotti di recovery.

Ganna e i suoi durante la ricognizione. In queste fasi si testano anche i materiali e i portaborracce affinché tengano bene (foto Instagram)
Ganna e i suoi durante la ricognizione. In queste fasi si testano anche i materiali e i portaborracce affinché tengano bene (foto Instagram)
Quando preparate il rifornimento?

Il cibo, cioè le cose solide, si prepara il giorno prima, mentre le borracce si preparano già dal venerdì. Il solido che deve essere più fresco si fa la sera prima, anche perché con gare così lunghe si lascia l’hotel molto presto. Al Fiandre, per dire, siamo partiti dall’hotel alle 7, quindi al mattino non hai tempo di fare nulla.

E il tuo lavoro di “rifornitore” come funziona oggi? Al Fiandre la planimetria è un dedalo e si possono fare tagli, alla Roubaix invece è lineare…

Il direttore sportivo stabilisce i punti di riferimento da coprire. Non è detto che siano tutti quelli fissi prestabiliti, magari uno o due si saltano come abbiamo visto. Di solito ogni macchina, cioè due massaggiatori o comunque due persone dello staff, fa due punti a testa, mentre chi fa l’arrivo – i massaggiatori che vediamo in tv con lo zainone sulle spalle – ne fa uno. Alla Roubaix, che è molto lunga, i punti diventano tre. Io dovrò fare 4 punti e so che avrò 40 borracce pronte e altrettante il mio compagno in auto.

Quindi devi studiare bene le tue tappe?

La sera si guardano i vari punti da raggiungere. I diesse ti indicano su Veloviewer il punto con il numero della tua macchina e sai che devi andare lì. Ci si aiuta anche con Google Maps, anche per verificare eventuali chiusure stradali. Ma alla Roubaix per certi aspetti è più facile, essendo in linea. Al Fiandre magari il navigatore pretendeva di attraversare la strada dove passava la corsa. Alla Roubaix corri da un punto all’altro sfruttando l’autostrada. Magari su Google Maps metti la via prima del punto preciso, così sei sicuro di avvicinarti e poi prosegui a piedi o, se si può, con Veloviewer.

Quei tre italiani sui Muri: orgoglio e coraggio. Trentin racconta

09.04.2025
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Diciamoci la verità, un po’ abbiamo anche sognato quando domenica scorsa, ad un certo punto, in testa al Giro delle Fiandre c’erano tre italiani. E che italiani: Matteo Trentin, Davide Ballerini e Filippo Ganna. A un certo momento, dopo le bordate di Pogacar, erano rimasti in tre in un drappello di quattro. Da italiani ci siamo esaltati. Eravamo orgogliosi. In quei momenti anche i social hanno segnalato una certa gioia per quell’azione.

Tutto era nato con una fuga di quelle importanti, volte ad anticipare. In questa fuga c’era Ballerini. Poi è arrivato un contrattacco con Ganna e Trentin. Chiaro che nessuno si aspettava (o chiedeva loro) di vincere. Ma essere stati nel vivo della corsa è stato importante.

E alla fine, come Italia abbiamo ottenuto un ottavo, un decimo e un 22° posto. Con l’aiuto proprio di uno di quei protagonisti, Matteo Trentin, riviviamo il Fiandre dei tre italiani, che nella fuga di testa hanno trovato ad accoglierli il giovane Romele.

Matteo Trentin (classe 1989) è un veterano del Nord… e non solo!
Trentin (classe 1989) è un veterano del Nord… e non solo!
Matteo, come è andato questo Fiandre? E cosa ci puoi dire del gruppetto degli italiani, se così possiamo chiamarlo?

La gamba è buona, dispiace che i risultati non lo siano altrettanto. Sì, una bella azione per noi italiani, peccato che ci siamo staccati! Non era un attacco previsto, però se si andava a rivedere l’andamento delle corse precedenti al Fiandre si sarebbe potuto capire chi avrebbe fatto quell’attacco. Un attacco volto ad anticipare, prima del secondo Qwaremont. C’era giusto un intruso…

Chi?

Jasper Stuyven. Lui era un altro calibro e alla fine è andato forte. Abbiamo cercato di anticipare per trovarci davanti nel momento clou della corsa, il più duro, quando poi appunto fosse esplosa la gara. Tutto per fare qualcosa di meglio del “piazzamentino”… ma non è andata a buon fine.

Vi hanno ripreso, eravate nel terzo drappello: Pogacar, il gruppetto Van der Poel e poi voi. Cosa è successo?

E’ successo che sono finite le gambe! Davanti e dietro andavano forte.

Matteo, sei un veterano. E dunque in questa veste di esperto, come hai visto Ballerini e Ganna? Partiamo da Pippo…

Devo dire che al primo scatto, se non fosse stato per Pippo, non sarei rientrato sulla fuga. Io ero al vento già da un po’ e lui ha davvero tirato forte, ha dato un ottimo impulso all’azione. Come l’ho visto? Sui muri ha sofferto molto, si vedeva, ma poi nel finale ne aveva eccome. Ha fatto una volatona.

Ecco i tre italiani in azione alla Ronde… Vedere tre nomi del genere ha esaltato i tifosi del Belpaese
Ecco i tre italiani in azione alla Ronde… Vedere tre nomi del genere ha esaltato i tifosi del Belpaese
Lunga…

Lunga, ma soprattutto forte. Io ho anche provato, ma non è stato possibile uscire dalla sua ruota. Segno che ha forza. E’ Pippo: è così, ha una potenza immensa.

E Ballerini?

Ballero bene. Mi aveva fatto un’ottima impressione già alla Gand e in corsa si è mosso molto bene. Lui è bravo su certi percorsi. In bici si muove anche bene, meglio di Pippo da un punto di vista tecnico. Anche lui, come me e Ganna, ha avuto un momento di crisi prima del finale, però poi ha disputato una buona volata anche lui.

Matteo, sappiamo che andate forte e che si parla poco, ma c’è stata una sorta di alleanza italiana?

No, direi di no. Ognuno ha fatto la sua corsa, poi certo è stato bello ritrovarsi in tre in quel momento. Di sicuro quando eravamo rimasti in quattro e tre eravamo noi, non ci siamo risparmiati e nessuno di noi faceva il furbo. Poi neanche a dire che qualcuno ha fatto qualche scatto sciocco, del tipo che ci si corre contro, perché non ce n’è stata occasione.

Il gruppetto di Trentin, Ganna e Ballerini si giocava l’8° posto, andato proprio a Ganna (foto Instagram)
Il gruppetto di Trentin, Ganna e Ballerini si giocava l’8° posto, andato proprio a Ganna (foto Instagram)
Si è visto. Proprio Ballero ci aveva detto prima del Fiandre che almeno non ci si corre contro…

Ma sì dai, alla fine è stato bello. Sono contento di come sia andata sotto questo punto di vista. Pippo e Ballero hanno ottenuto dei buoni piazzamenti, ma non dopo essere stati invisibili per tutta la corsa: sono stati nel vivo. Mi spiace solo non aver raccolto qualcosa di più, ma almeno mi porto via una buona gamba.

Matteo, ne hai fatti ben 13 di Fiandre e domenica avete siglato una media record. Mentre pedalavate ti stupivi di vedere certi wattaggi o certe velocità?

In corsa non si ha tempo di pensare a queste cose, poi però a fine gara vai a vedere il tempo di percorrenza, la media oraria, e ti accorgi che almeno 60-70 corridori sono andati più forte del vincitore di 5-6 anni fa. Ormai la cosa bella è che non mi stupisco più di questi “record”: si va forte sempre! Se vedi, ci sono quei 4-6 atleti e poi un drappello dietro di 30-40 corridori.

Che Roubaix ti aspetti? Tatticamente vedremo un andamento simile al Fiandre?

Difficile. Alla Roubaix tanto dipende dal vento, dal meteo… e poi è tutta piatta. E’ più complicato fare certe azioni o la selezione davanti. Si va via veloci e si fa una scrematura.

Fiandre e Roubaix, chi vince? Pozzato pesca dal mazzo

06.04.2025
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Il capolavoro di Mathieu Van der Poel alla E3 Saxo, al quale è seguito un altro assolo, quello di Mads Pedersen alla Gand-Wevelgem. Nel mezzo il terzo posto di Filippo Ganna proprio alle spalle dell’olandese e del danese della Lidl-Trek e la decisione del piemontese di mettersi in lista anche per il Fiandre. Tadej Pogacar che annuncia la partecipazione alla Parigi-Roubaix, una notizia che già era circolata dopo quel breve ma intenso assaggio al pavé della Foresta di Arenberg. Sempre lo sloveno che cambia i propri piani rinunciando a E3 Saxo e Gand. Infine la disfatta della Visma nella corsa che anticipa, per nome e per tempistiche, il Giro delle Fiandre. 

Un menù ricco di sorprese, decisioni dell’ultimo momento che insaporiscono il calendario riservato alle Classiche del pavé. Questa mattina tocca ai muri delle Fiandre, mentre tra una settimana esatta saranno le pietre del nord della Francia a prendersi il centro della scena. 

Al GP E3-Saxo Bank Van der Poel ha dato una prova di forza non indifferente sui muri
Al GP E3-Saxo Bank Van der Poel ha dato una prova di forza non indifferente sui muri

Rimescolamento

Se il gruppo fosse un mazzo di carte potremmo definire quello che è avvenuto nei giorni scorsi come un rimescolamento. Alla fine però, proprio come in un mazzo di carte, gli assi sono sempre quattro: Van der Poel, Pogacar, Ganna e Pedersen. Ma attenzione al jolly, figura che si addice perfettamente a Van Aert. Darlo per spacciato, a nostro avviso, è un azzardo. Della stessa idea è anche Filippo Pozzato, chiamato in causa per leggere le carte in vista di questi impegni. 

«Diciamo che per il Fiandre ci sono due corridori su tutti – dice subito Pozzato – che sono Pogacar e Van der Poel. Penso che l’olandese quest’anno vada veramente forte, è arrivato in una condizione perfetta alle Classiche. Lo ha dimostrato alla Sanremo e alla E3-Saxo. Pogacar, in vista di oggi, può sicuramente far bene e lo ha già dimostrato. Rispetto al 2023, a mio modo di vedere, farà più fatica a staccare Van der Poel sui muri. Loro due possono partire a 100 chilometri dall’arrivo, senza alcun problema. Teniamo il podio della Sanremo e parliamo di Ganna. Non so cosa potrà fare al Fiandre, è una gara in cui c’è da limare e lui non è fortissimo sotto questo aspetto. Però ha una condizione esagerata e potrebbe essere l’anno giusto per essere davanti sui muri».

Ganna correrà anche il Fiandre, una decisione presa con la consapevolezza di una condizione eccezionale
Ganna correrà anche il Fiandre, una decisione presa con la consapevolezza di una condizione eccezionale
Cosa ne pensi della scelta di correre il Fiandre?

Fa bene. Ha una grande gamba e il suo obiettivo rimane la Roubaix. Però quando stai bene, correre aiuta a mantenere la condizione. I settori di pavé non sono paragonabili, ma stare a casa mentre i tuoi rivali corrono non è sempre un bene, per questo condivido pienamente la scelta di Ganna. 

Anche alla luce della gara di mercoledì come vedi Van Aert?

Dispiace per quello che è successo, rimango convinto abbia un motore esagerato e possa essere davanti sia al Fiandre che alla Roubaix. Ha fatto una preparazione mirata saltando la Sanremo e quindi lo metto sempre tra i favoriti. 

Pedersen ha mostrato di essere in forma, il pavé della Gand è stato un trampolino di lancio per una grande vittoria
Pedersen ha mostrato di essere in forma, il pavé della Gand è stato un trampolino di lancio per una grande vittoria
L’impressione è che abbia voluto attaccare da lontano per rispondere a quanto fatto da Van der Poel e Pedersen ma senza riuscirci, anzi…

Quando deve arrivarti la condizione non è che sei sempre al 100 per cento. Ha subito una bella batosta, però a livello di condizione ha avuto tutto il tempo per recuperare e arrivare pronto al Fiandre. C’è da capire la reazione mentale alla sconfitta della Dwars door Vlaanderen. Questo è l’aspetto fondamentale per capovolgere la situazione.

Anche Pedersen ha mostrato una grande condizione.

Ha vinto con una bellissima azione alla Gand-Wevelgem, ma è una gara con poco dislivello, il Fiandre è molto più impegnativo. Lui è super motivato perché non ha mai vinto una Classica Monumento, però oggi lo vedo un pelo sotto a Pogacar e Van der Poel. Poi, al contrario dello sloveno, Pedersen è avvantaggiato per la Roubaix

Secondo Pozzato Pogacar sarà uno dei due favoriti al Fiandre insieme a VDP, ma non per la Roubaix
Secondo Pozzato Pogacar sarà uno dei due favoriti al Fiandre insieme a VDP, ma non per la Roubaix
Lo hai chiamato in causa, parliamo di Pogacar e della Roubaix, cosa ne pensi?

Per lo spettacolo, il fatto che il campione del mondo prenda parte a questa gara è tanta roba. Sinceramente vedo difficile che Pogacar possa fare qualcosa di buono alla Roubaix. La Sanremo e il Fiandre hanno delle salite sulle quali può fare la differenza, lo abbiamo visto sia quest’anno che in passato. Però per le pietre della Roubaix lo vedo tanto leggero rispetto agli altri, va bene il discorso del rapporto peso/potenza ma gli altri pretendenti hanno altri fisici. Ne parlavo in questi giorni con alcuni membri della UAE.

Cosa dicevate?

Loro sono gasati dal fatto che Pogacar sarà alla Roubaix. Lo sono anche io, mi piace. Dimostra di avere una grinta incredibile, poi lui è uno che si automotiva con questi appuntamenti. Però penso possa fare fatica contro i vari Van der Poel, Ganna, Pedersen e Van Aert. 

Van Aert esce con le ossa rotte dall’ultima gara di avvicinamento alle Classiche del pavé ma le sue qualità non si discutono
Van Aert esce con le ossa rotte dall’ultima gara di avvicinamento alle Classiche del pavé ma le sue qualità non si discutono
Per il Fiandre hai detto sfida tra Pogacar e Van der Poel, gli altri guardano al terzo posto?

Direi di sì, difficile che qualcuno possa inserirsi. E tra i due pretendenti l’olandese ha più carte da giocarsi. Tatticamente è più forte, sa cosa fare per vincere. Basta guardare alla volata della Sanremo, quando ha abbassato il ritmo per poi fare la sparata negli ultimi trecento metri.

Qualche outsider?

Mi piace Jorgenson, spero possa essere davanti in entrambi gli appuntamenti. La Visma ha una squadra forte e possono sfruttare questa cosa, basta che non facciano come mercoledì

La Sanremo “spezzettata” di Ganna, ora in rotta sul Fiandre

01.04.2025
5 min
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Ganna che risponde ai primi scatti. Poi Ganna che si siede, li vede andare, ma non li perde di vista. Ganna che ritrova il battito e il passo. Ganna che fa la discesa del Poggio come un missile (foto di apertura). E ancora Ganna che nel tratto dell’Aurelia va più veloce di Van der Poel e Pogacar. Ganna secondo a Sanremo, dopo il secondo alla Tirreno.

Cioni racconta e intanto la stagione ha visto Pippo sul podio di Harelbeke e lo vedrà domenica inaspettatamente al Fiandre e la settimana successiva alla Roubaix. Quanto è stato bravo Ganna a gestirsi alla Sanremo e quando quel tipo di esercizio, che ha avuto solide basi nella profonda convinzione di poterlo fare, tornerà utile nelle prossime gare?

«E’ stato bravo a non mollare – dice Cioni – anche perché l’hanno portato abbastanza al limite. La Cipressa l’hanno fatta forte, non tutti allo stesso livello, però non sono andati a passeggio, finché Pogacar è partito secco. Avevamo ragionato di tenere duro per 5 minuti sul Poggio, ma visto l’attacco sulla Cipressa, i minuti sono diventati 9».

Lo scatto di Pogacar sulla Cipressa è stato il più duro da contrastare, ma in cima Ganna era in scia
Lo scatto di Pogacar sulla Cipressa è stato il più duro da contrastare, ma in cima Ganna era in scia
Dov’è che l’hanno messo più a dura prova, guardando il file della gara?

Probabilmente sul Poggio, perché hanno iniziato da sotto e sono andati forte. Anche il primo attacco, su cui fra l’altro ha chiuso Pippo, non è stato indifferente.

Ti aspettavi di trovarlo così forte?

La speranza è che questo sia il suo livello. Alla fine è un cammino di maturazione e penso che stiamo vedendo il miglior Ganna in assoluto. Un po’ più pesante del 2020, ma più asciutto. Il peso giusto per il periodo.

L’impressione è che lui sapesse esattamente quello che doveva fare per arrivare in volata con gli altri.

Secondo me era cosciente che il pericolo più grosso era rispondere scatto su scatto e quindi ha fatto la sua gara. Sappiamo anche che ha fatto la discesa del Poggio più veloce degli altri. Sicuramente è stato il più veloce anche dal fondo del Poggio fino al momento in cui è rientrato. Se avesse risposto agli scatti, probabilmente sarebbe esploso. Ha giocato le sue carte. Lo scatto più forte l’ha fatto sull’accelerazione più potente di Pogacar sulla Cipressa.

Alla partenza, Ganna sapeva esattamente cosa fare, con il percorso suddiviso in traguardi parziali
Alla partenza, Ganna sapeva esattamente cosa fare, con il percorso suddiviso in traguardi parziali
Poi li ha lasciati sfogare…

Esatto, non ha più risposto. Quando gli altri due scattavano, lui si staccava e veniva su al suo passo cercando di avvicinarsi al suo limite. Deve essere così per sperare di vincere, per questo aveva dei mini traguardi, che potevano essere l’approccio alla Cipressa, scollinare la Cipressa, scollinare il Poggio e poi l’ultimo chilometro. A un certo punto si è disinteressato di quello che stavano facendo gli altri due.

Ma non li ha mai persi di vista.

Nel non rispondere allo scatto c’è anche la consapevolezza di poter saltare e perdere molto terreno. Invece li ha lasciati fare, sapendo che se li avesse ripresi, avrebbe giocato la sua chance.

Ad esempio venerdì sul Qwaremont ha provato a rispondere, ma forse non poteva fare altrimenti per non perdere contatto, no?

Alla Sanremo invece c’era ancora la discesa e poi comunque il podio era assicurato. Magari sarebbe stato diverso se ci fosse stato un gruppetto più corposo. E poi conosceva benissimo il percorso, anche se il finale della Sanremo ormai lo sanno tutti a memoria, tra chi abita lì vicino e chi va per allenarsi. Il discorso è che lui da solo è riuscito a recuperare anche nella discesa, una cosa che per tutti era impossibile. Invece lo ha fatto e poi è rientrato, quindi la sua gestione era proprio volta ad arrivare.

Prima di Sanremo, secondo anche alla Tirreno grazie alla difesa di Frontignano, tenendo duro in salita
Prima di Sanremo, secondo anche alla Tirreno grazie alla difesa di Frontignano, tenendo duro in salita
Vuole anche dire che ha scollinato ancora lucido, altrimenti non avrebbe fatto quella discesa.

Questo forse l’ha imparato dal mondiale a cronometro, dove ha scollinato a tutta, però poi ha perso in discesa. A Sanremo sapeva di dover fare la discesa al massimo, ma anche che non avrebbe chiuso appena fosse finita. Per questo finita la discesa, ha fatto dei watt molto alti, probabilmente il finale è stato il settore in cui è andato più forte in assoluto. Non l’hanno aspettato, ha veramente spinto ancora e questo vuole dire che in cima al Poggio non c’è arrivato totalmente al gancio.

C’è differenza dal punto di vista del suo impegno tra questo secondo posto e quello di due anni fa?

Questo è un secondo posto nella Sanremo più bella degli ultimi anni, quindi è un secondo posto più consapevole, figlio anche di qualche aspettativa importante. L’altra volta quasi è venuto, questo è stato cercato. Si era partiti per far risultato e lo avevamo dichiarato.

Come mai il cambio di programma e la scelta del Fiandre?

Alla fine i programmi devono essere sempre un po’ flessibili. La condizione che ha non richiede che debba spingere più di tanto e fare dei blocchi particolari per migliorare. Avrebbe saltato il Fiandre per spezzare il programma, semplicemente abbiamo deciso di spezzarlo diversamente. Al momento è a casa perché domani si laurea sua sorella.

Sull’Oude Kwaremont, il passo migliore per non perdere di vista Van der Poel e Pedersen
Sull’Oude Kwaremont, il passo migliore per non perdere di vista Van der Poel e Pedersen
Fiandre e Roubaix sono diverse, saranno affrontate con obiettivi diversi?

Il Fiandre è un’aggiunta, l’obiettivo resta comunque la Roubaix. E’ chiaro se uno arriva bene al Fiandre, non ci sputa sopra. Però a livello di attitudine e percorso, sicuramente la Roubaix è più adatta. Va con delle aspettative, mentre al Fiandre vai sapendo di avere un’ottima condizione e vediamo cosa si può combinare. Poi resterà su. L’altro giorno non è riuscito a fare la ricognizione sul percorso della Roubaix e per questo lo farà la prossima settimana. La Roubaix è il grande obiettivo di aprile.

Ganna e la prestazione monstre a Sanremo: frutto della mente

30.03.2025
5 min
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La Milano-Sanremo continua a tenere banco, lo spettacolo che ci ha regalato ha tenuto tutti con il fiato sospeso e con gli occhi incollati alla strada. Da una parte c’era il campione del mondo, Tadej Pogacar, mattatore della passata stagione e che ha iniziato il 2025 con lo stesso piglio. Dall’altra parte gli sfidanti: Mathieu Van der Poel e Filippo Ganna. Quello che più ha colpito è stata la prestazione di “Top Ganna”, un continuo ghigno di fatica era scolpito sul suo volto. Ha messo tutto quello che aveva e anche qualcosa in più per rientrare tutte le volte sulle ruote dei primi due. Ecco, proprio qui sta la chiave di lettura di questo articolo, in quel qualcosa in più che Ganna ha messo in gioco. 

Il secondo posto di Ganna alla Sanremo è figlio di tante gambe e di altrettanta determinazione
Il secondo posto di Ganna alla Sanremo è figlio di tante gambe e di altrettanta determinazione

La forza di soffrire 

Un post su Instagram di Adriano Malori ha riassunto perfettamente la corsa e lo spirito dell’azzurro: “Ultimamente dopo ogni gara c’è la sfida sui social media a chi pubblica per primo la potenza di un ciclista o quanto tempo è passato a tot watt per chilo, ma c’è una componente molto importante che mai nessuno tiene in conto:  Le palle”. 

«Io sono una signora e una mental coach e quindi dico la testa». Risponde sorridendo Paola Pagani, alla quale ci siamo affidati per capire quale sia questo “qualcosa in più” messo in corsa da Ganna. «Perché è quella la componente che spesso fa la differenza. In atleti di primo livello non è quasi mai un problema di gambe, ma è la mente che ti fa resistere quel qualcosa in più. Alla Sanremo Ganna aveva le gambe che bruciavano ma la sua testa gli ha fatto dire: “Ok, sei qua, resisti, puoi starci, non mollare”». 

Ganna ha dovuto fare sforzi incredibili per resistere alle bordate di Pogacar su Cipressa e Poggio
Ganna ha dovuto fare sforzi incredibili per resistere alle bordate di Pogacar su Cipressa e Poggio

Motore o freno

Gran parte della prestazione di Filippo Ganna è data dagli allenamenti e dalle sue qualità atletiche, questo non lo dobbiamo dimenticare. Tuttavia per resistere a certi attacchi serve una grande forza mentale, che non è sempre facile trovare. 

«La testa può essere un grande acceleratore o un grande nemico – continua Paola Pagani – perché tanti atleti si fermano appena sentono di fare fatica. Il tutto cambia quando cominciamo a ragionare sul fatto che anche gli altri faticano. Diciamo che la testa diventa un acceleratore quando metabolizzano questo concetto. Però grande parte dello sforzo passa da noi, allenarsi serve anche a sapere quali sensazioni proverai in gara. Ai miei ragazzi dico sempre che anche Pogacar fa fatica, nel ciclismo questa componente non manca mai. Bisogna agganciarsi al fatto che questo sforzo lo posso sopportare e allora si riesce a fare una prestazione come quella di Ganna».

Per alcuni chilometri il corridore della Ineos è stato un puntino sfocato sullo sfondo dello schermo
Per alcuni chilometri il corridore della Ineos è stato un puntino sfocato sullo sfondo dello schermo

Oltre i numeri

In un ciclismo che si basa sempre più sui numeri e i valori che gli atleti riescono a esprimere sta sparendo la componente umana. Invece Ganna ci ha ricordato che in bici ci salgono delle persone e che la differenza spesso è nella voglia di vincere e primeggiare, di dimostrare che qualcosa è possibile. 

«A proposito – spiega Paola Pagani – porto l’esempio del primo uomo che è riuscito a correre il miglio sotto i 4 minuti. Fino al 1956 si credeva che fosse impossibile, i medici dicevano che per l’essere umano fosse nocivo. Finché è arrivato Roger Bannister, un inglese, che è riuscito a correre il miglio in 3 minuti e 59 secondi e 56 centesimi. Ganna a suo modo ha fatto la stessa cosa, ha visto quei watt e ha capito di poter stare lì insieme a due mostri sacri. Sapete cosa è successo dopo che Bannister ha corso il miglio sotto i 4 minuti? Quell’anno, nel 1956, altri 16 atleti sono riusciti a fare la stessa cosa».

La forza di “Top Ganna” è stata quella di non mollare mai e di tenere ben focalizzato il suo obiettivo
La forza di “Top Ganna” è stata quella di non mollare mai e di tenere ben focalizzato il suo obiettivo

Dimostrare l’impossibile

Le ultime parole della mental coach aprono uno spiraglio interessante nel discorso. Dopo quasi un anno di dominio indiscusso Ganna e Van der Poel hanno battuto Pogacar. Lo sloveno nel 2024 e in questi primi mesi del 2025 non ha vinto solamente tre gare alle quali ha partecipato: la Sanremo dello scorso anno, il GP Quebec e di nuovo la Classicissima. 

«Hanno dimostrato che è battibile – dice Pagani – perché lo hanno battuto. Quando è scattato sulla Cipressa tutti hanno pensato potesse scavare un solco tra sé e gli altri, facendo quello cui ci ha abituato ultimamente. E invece gli sono stati dietro. La storia dell’essere umano è ricca di eventi che si pensava fossero impossibili e sono stati resi possibili da persone che con impegno e dedizione si sono messe e le hanno fatte. Quindi tu vai con la consapevolezza di aver fatto tutto il necessario riesci a superare i tuoi limiti. Ognuno ha il suo limite, non può essercene uno uguale per tutti. Ganna ha visto qual è il suo. Lui e Van der Poel hanno dimostrato che Pogacar è battibile, ora sta agli altri provarci». 

«La convinzione di possibilità – conclude – è una delle più forti, io devo essere convinto di quello che posso fare. Se lo sono metto in gioco tutte le mie capacità, il mio potenziale e il lavoro per arrivare dove voglio. Ma se parto già con il tarlo che tanto non è possibile magari metterò in gioco tutto quello ho ma ad un certo punto tenderò a autosabotarmi».

Van der Poel non si ferma: da Harelbeke messaggio a Pogacar

28.03.2025
4 min
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Poco dopo le 16 ad Harelbeke ha iniziato a piovere. Van der Poel era già da solo e ha avuto un sussulto in una curva a destra, quando ha sterzato sull’asfalto liscio ed ha rischiato di cadere. E’ riuscito a correggere la traiettoria salendo sul marciapiede grazie alla sua tecnica. La sua fuga solitaria di 39 chilometri, iniziata sul Vecchio Qwaremont è stata la seconda più lunga nella storia del GP E3. Il record era già il suo e risaliva allo scorso anno con 47,3 chilometri da solo fino al traguardo. Cancellara aveva percorso 35 chilometri da solo nel 2013, mentre al quarto posto c’era Terpstra con i 30 chilometri del 2018.

«Sono molto felice di questa vittoria – ha detto Van der Poel – con la squadra abbiamo avuto una gara dura. Dopo la rottura nel gruppo dovuta alla caduta iniziale, abbiamo dovuto inseguire. Alcune squadre hanno ritenuto necessario approfittare di quella caduta, le squadre che normalmente non corrono in testa e secondo me è stato un po’ antisportivo. Non è necessario comportarsi così dopo una caduta che avviene presto, ma alla fine siamo usciti vincitori. Devo ringraziare i miei compagni di squadra per il fantastico lavoro che hanno fatto. Ero molto motivato a vincere. Mi sono sentito anche un po’ obbligato nei loro confronti. Sono andato davvero a fondo e fortunatamente sono riuscito a premiarli con la vittoria».

La selezione sul Qwaremont

Ad avviare le danze ha provveduto Mads Pedersen, che ha portato con sé Van der Poel e nella loro scia si è mosso Filippo Ganna. Davanti c’erano già Aimé De Gendt e Casper Pedersen, ripresi e ben contenti di proseguire con i tre contrattaccanti. Nel giro di circa 20 chilometri, dopo il Boigneberg e l’Eikenberg, il gruppetto così composto aveva già raggiunto un vantaggio di due minuti sugli inseguitori. Van Aert, intrappolato nelle retrovie, ha provato a dare slancio alla testa del gruppo, ma non è servito a molto. La sua corsa è finita così.

«Negli ultimi anni – prosegue Van der Poel – la corsa non si era mai decisa sul Traaiberg, ma con Ganna e un Pedersen impressionante siamo riusciti a prendere il largo. Il suo attacco è stato davvero forte e ha dato alla gara la piega decisiva. A quel punto ho deciso di fare selezione sul Vecchio Qwaremont, ma non volevo necessariamente stare da solo, perché proprio come l’anno scorso il vento era trasversale. Mancava ancora tanto al traguardo, ma sapevo che sarebbe stata una bella vittoria. Di cosa ho parlato con Christoph Roodhooft in ammiraglia la mia solitaria? Ho fatto una battuta sulla giornata e lui ha cercato di motivarmi, perché il traguardo era molto lontano».

Il quarto Fiandre

Ganna ha stretto i denti su ogni muro, è tornato sotto dopo ogni attacco ed ha alzato bandiera bianca appena prima di Pedersen quando Van der Poel ha forzato i tempi sul Qwaremont. Impossibile stare dietro una furia come l’olandese, anche per il Pedersen potente di questo giorno di fine marzo. E se Van der Poel ha fatto sapere che salterà la Gand di domenica, adesso i riflettori si spostano sul Giro delle Fiandre.

«Non sto lavorando specificatamente al quarto Giro delle Fiandre – ha spiegato Van der Poel – ma è una gara su cui cerco sempre di lavorare. Poi parteciperà un certo Tadej (ridendo, ndr), ma io sono in buona forma. Ho fatto tutto quello che potevo, quindi vedremo la prossima settimana. La E3 Saxo Classic è una gara che mi si addice e se sei in buona forma tutto è un po’ più facile. Questo dà fiducia, ma so bene che ogni gara va corsa. Ogni volta si riparte da zero».

Ai 300 metri Van der Poel aveva già vinto. Bettini spiega

26.03.2025
5 min
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«La Sanremo è stata bella – dice Bettini – perché finalmente abbiamo visto, su un percorso sicuramente non perfetto per le sue qualità, che il numero uno del ciclismo attuale si può battere. Ci portiamo a casa questa sensazione. La parte veramente emozionante, parlo da italiano, è stato vedere Ganna che non è saltato di testa. Si è staccato due/tre volte. A ogni azione andava in difficoltà, ma con la testa era già all’arrivo, nel senso che sapeva quello che doveva fare. Peccato che non sia abituato a trovarsi troppo spesso in una volata del genere, credo che questa contro Van der Poel sia stata la prima volta…».

Paolo Bettini è in giro per l’Italia con la compagna Marianella Bargilli, lavorando dietro le quinte del Giro d’Italia. Sembra un gioco di parole, ma non lo è. Per il quarto anno consecutivo, RCS Sport sta realizzando i video di Giro Express, in cui si raccontano le località toccate dalla corsa rosa. Sono già stati in Albania, martedì quando ci siamo sentiti erano a Roma. Il viaggio dura 45 giorni e così il finale della Sanremo, Paolo l’ha visto nel cellulare durante uno degli spostamenti. E noi non potevamo esimerci dall’interpellarlo. Un po’ perché anche lui nel 2003 vinse la Sanremo con una volata a tre, anche se uno degli altri due era il suo amico e luogotenente Paolini. E un po’ perché la sua lettura di uno sprint come quello di via Roma è di quelle che ti lasciano senza dubbi, perché ti porta nella mente dei tre protagonisti.

Ganna non molla e rientra ancora, Van der Poel se ne accorge
Ganna non molla e rientra ancora, Van der Poel se ne accorge
Si diceva di Ganna e la volata.

Si vede che era la prima di un certo livello. Magari il risultato non cambiava, però parla uno che s’inventava l’impossibile per battere gli avversari più forti. So che ho perso, per cui mi dimentico di avere Pogacar a ruota e Van Der Poel da solo dalla parte della strada non ce lo mando neanche morto. Piuttosto gli entro in tasca. La volata affiancato a Van der Poel, uno a destra e uno a sinistra, non si fa.

Perché?

Prendiamo vento tutti e due, ma io ho speso di più perché sono rientrato già tre volte. E parto a fare la volata con te che sei più forte di me, col vento in faccia e via Roma che un po’ tira all’insu? Neanche morto, ma un Ganna così forte lo giustifichiamo, gli diamo una grandissima giustificazione come si faceva a scuola. Perché ha fatto un numero solo ad essere lì con i due fenomeni attuali del ciclismo. Possiamo dire che Ganna c’è e ci apprestiamo a un mese di aprile molto interessante, perché un Ganna così alla Roubaix me lo voglio proprio gustare.

Van der Poel parte in anticipo, Ganna deve spostarsi: il gap è incolmabile
Van der Poel parte in anticipo, Ganna deve spostarsi: il gap è incolmabile
E’ Ganna che ha sbagliato o è stato più furbo Van der Poel a partire così lungo?

Vi spiego la psicologia di una volata così. Van der Poel è il più forte, però si trova in testa, quindi nella posizione sbagliata. E’ anche giusto, perché è il più veloce e gli avversari lo hanno fregato. Ganna che è rientrato va a cercare proprio lui e si trova nella posizione migliore. E Van Der Poel cosa fa? Si sposta tutta a destra, guardandoli, come per dire: che si fa? E loro lo lasciano fare. Ganna non l’ha seguito, Pogacar è stato a ruota di Ganna e Van Der Poel si è trovato solo.

Cosa poteva fare Ganna?

Guardate, via Roma, quando è tutta pulita dalle macchine e transennata a destra e a sinistra, è larga quasi 9 metri. Se sono Ganna e siamo pari – ma non lo erano perché Van der Poel era leggermente più avanti – per compensare e venire a cercarti, posso fare la mia volata, sapendo di avere Pogacar a ruota. Oppure parto lungo, però Van der Poel mi vede dato che siamo paralleli. Ma lui è più veloce e mi batte. E sicuramente mi salta anche Pogacar. Se non gli sto a ruota da subito, ho perso la volata.

Non c’è più spazio per chiudere, Ganna ha lasciato troppo spazio. Pogacar è sfinito
Non c’è più spazio per chiudere, Ganna ha lasciato troppo spazio. Pogacar è sfinito
Infatti Van der Poel ha anticipato tutti…

E’ il più veloce e ha fatto quello che non nessuno si aspettava: finché ci pensi, io ti anticipo e poi vienimi a prendere se sei capace…. Mathieu è molto più esplosivo, quando è partito gli ha preso 3 metri e come fai a chiudere? Anche perché non è uno qualunque, è il più forte della volata, non lo rimonti più. E poi un’altra cosa: quante volate di questo tipo, vinte e perse, ha fatto Van der Poel? E quante volate di quel tipo, vinte e perse, ha fatto Ganna? Secondo me era la prima vera volata che si trovava a gestire.

Invece Pogacar?

Ha fatto il tutto per tutto per staccarli e ha speso anche tanto. E’ veloce, ma non ai livelli di Van der Poel. In più si è un po’ perso nella volata, come quando perse il primo Fiandre sempre con Van der Poel, ma perché non è un velocista. Non ha l’occhio per gestire due avversari in una volata di quel tipo, un po’ come Ganna, forse qualcosina di più.

Il 22 marzo 2003, Paolo Bettini conquista la Milano-Sanremo su Celestino e il compagno Paolini
Il 22 marzo 2003, Paolo Bettini conquista la Milano-Sanremo su Celestino e il compagno Paolini
La tua volata del 2003 fu diversa, non ci fu rallentamento, ma uno degli altri due era Paolini…

Fu completamente diversa. Non avevo con me un gregario, ma l’altro capitano che ha gestito tutto. E’ stato facile, tra virgolette. Giù dal Poggio e toccata l’Aurelia, Paolini non mollò un metro. Nelle ultime due curve entrammo a tutta e il Gerva non smise mai di tirare. Tenne l’andatura a 50 all’ora finché io non partii con la volata.

Si può dire che per Ganna sia stata una grande esperienza?

Enorme, come lo sarebbe andare al Fiandre e prendere le misure al percorso e agli avversari. Vedrete che se l’anno prossimo arriva in via Roma allo stesso modo, chiunque si sposti dall’altro lato della strada, lui lo segue. Abbiamo un Ganna di tutto rispetto, per cui gli perdoniamo quella volata e lo aspettiamo alla Roubaix.

Malgrado la sconfitta, un capolavoro di Pogacar

24.03.2025
5 min
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La Milano-Sanremo di Van der Poel, Ganna e Pogacar ha battuto diversi record. E’ caduto quello della Cipressa, stabilito nel 2001 da Casagrande in 9’36”. Pogacar l’ha abbassato a 8’57” (media di 37,100) lanciato da gregari che con altre maglie sarebbero capitani. E’ arrivato il record di ascolti, con un 20 per cento di share e 2,2 milioni di spettatori come picco massimo, che hanno permesso a Rai 2 di essere il primo canale. E soprattutto è cambiato il destino di una corsa che sembrava votata alla noia e piccoli sbalzi di umore ed è invece esplosa come una polveriera. Merito di Pogacar: senza di lui tutto questo non sarebbe stato possibile.

Se ne è ragionato con Michele Bartoli, un altro che tentò di disintegrare la corsa sulla Cipressa assieme a Pantani, ma fu poi risucchiato sul Poggio. Si è parlato di campioni e grandi assenti. Del loro livello e delle scelte di rivali che evitano il confronto con precisione scientifica.

«La Sanremo – dice il toscano – la possono vincere in tanti. Difficilmente Alaphilippe vincerà la Roubaix come per Van der Poel e Ganna è difficile vincere il Lombardia. La Sanremo invece è aperta a tutti e finché ci sarà Pogacar a fare il lavoro principale, questo sarà il suo svolgimento. Non ha il terreno per staccare tutti. E se trova due come Ganna e Van der Poel al 100 per cento, è difficile che possa toglierseli dalle scatole…».

Bartoli e Pantani all’attacco sulla Cipressa nel 1999: azione spettacolare, ma non organizzata
Bartoli e Pantani all’attacco sulla Cipressa nel 1999: azione spettacolare, ma non organizzata
Diciamo che la lotta è ristrettissima. Impensabile che Roglic, Vinegegaard oppure Evenepoel vadano a sfidarlo alla Sanremo. Si nasconde anche Van Aert…

Per determinati corridori è più complicato. Magari se ci fossero stati, sarebbero rimasti agganciati anche loro. Però alla fine chi fa corsa dura è Pogacar e gli altri non vanno più di lui. Ai miei tempi c’era il Panta, c’ero io, c’erano Boogerd e Vandenbroucke, c’era Casagrande: ognuno leader della sua squadra. Quindi se volevi fare forte la Cipressa, l’unico modo era metterne d’accordo più d’una, altrimenti non combinavi nulla. Sabato la menata per Pogacar l’hanno fatta dei capitani che sono anche suoi gregari, quindi ci sta che il record della Cipressa sia stato battuto. Per questo dico che se Pogacar vuole la corsa dura, visto il budget della UAE Emirates, il copione sarà sempre questo.

Gli assenti hanno sempre torto?

Van Aert non lo capisco. Salta la Sanremo per andare in altura prima di Fiandre e Roubaix, ma i periodi per fare l’altura sono talmente ampi che non è una settimana prima o una settimana dopo che ti impedirà di vincere al Nord. Probabilmente non si sente al livello degli altri e preferisce puntare alle corse in cui si sente più vicino a loro. Ho letto un’intervista di Roglic che, non potendo battere Pogacar, va a correre dove lui non c’è.

Senza Pogacar e i suoi attacchi, Van der Poel avrebbe vinto la Sanremo?

Forse no. Perché tutta quella selezione non sarebbe venuta e Mathieu si sarebbe ritrovato con Philipsen a ruota e gli sarebbe toccato tirargli la volata come l’anno scorso. Pogacar favorisce i forti e taglia fuori gli altri.

Per contro il ciclismo senza Pogacar si è visto alla Tirreno-Adriatico, in cui nell’unico arrivo in salita Ayuso ha vinto con 10 secondi di vantaggio.

E magari se c’erano due arrivi in salita, non vinceva Ayuso e toccava a Pidcock. Il ciclismo senza Pogacar sarebbe aperto come prima. Però è chiaro che se lo evitano, le cose per lui sono ancora più facili. Se lo sfidano, probabilmente vince lo stesso, ma deve faticare di più. Quantomeno nelle corse meno dure, dove non può far valere il suo strapotere in salita.

La selezione sulla Cipressa per mano di Wellens, potenzialmente un capitano
La selezione sulla Cipressa per mano di Wellens, potenzialmente un capitano
La Roubaix è una di queste corse?

No, al contrario. La Roubaix è complicata, ma il pavé in finale è quasi come una salita dura. Se hai più energie, fai la differenza. Quando arrivi al Carrefour de l’Arbre, se hai il serbatoio ancora al 90 per cento e gli altri ce l’hanno al 60, la differenza la fai e anche senza troppa difficoltà.

Il tuo rammarico è averla corsa una sola volta?

Il ciclismo di quegli anni era diverso anche per le informazioni che ti davano le squadre. Ti indirizzavano nelle scelte, era l’inizio della specializzazione. Ora l’abbiamo abbandonata e a me questo ciclismo piace di più, perché ora la differenza la fa l’essere forte. Quando sei forte, ti adatti a qualsiasi tipo di percorso, perché si lavora per portare in alto la prestazione. Quando la prestazione è alta, se sei un corridore forte, puoi dominare ovunque: a Sanremo, a Roubaix, al Lombardia e al Giro d’Italia.

Una volta si parlava tanto del recupero…

Sono d’accordo che qualcuno recupera meglio, ma sono convinto che recupera peggio quello che ha un livello di prestazione inferiore e si spreme di più per andare ai ritmi dei più forti. Se lavori bene, c’è così tanta conoscenza, che è difficile assistere a veri crolli in un Grande Giro, purché il corridore abbia il livello di prestazione adeguato per supportare il ritmo dei migliori. Allo stesso modo non ci sono più le crisi di fame. Oggi se ti prendono in crisi di fame, ti devono arrestare. I nutrizionisti lavorano benissimo, ogni 20 minuti ti dicono cosa devi mangiare, in base a quanto spendi.

Fare il Poggio a ruota concede anche qualche vantaggio aerodinamico: Van der Poel è stato anche astuto
Fare il Poggio a ruota concede anche qualche vantaggio aerodinamico: Van der Poel è stato anche astuto
Quindi chi evita il confronto sa di non avere il livello che serve e sta alla larga?

Esatto. Non è bello, ma ognuno seleziona in base alle proprie caratteristiche. E’ chiaro che Van der Poel non possa permettersi di non fare la Sanremo e Ganna sta facendo le belle cose che abbiamo sempre immaginato. Non si può accontentare di vincere le crono in un Grande Giro, per il motore che ha anche non mandarlo al Fiandre è una cosa che non capisco.

Dicevi di Van der Poel?

Nella sua testa sa che se è al 100 per cento, può tenere Pogacar sul Poggio. I calcoli sono facili: quando vai a 40 all’ora su quel tipo di slaita, stando a ruota risparmi il 20 per cento. Se invece vuoi stare a ruota sul Qwaremont, spendi quanto quello davanti, perché la resistenza dell’aria è praticamente nulla. E allora al Fiandre sai che soffri di più, ma alla Sanremo puoi puntare sull’acume tattico.

Tanto che alla fine, Van der Poel è stato onesto, dicendo che il grosso lavoro l’ha fatto Pogacar e lui si è limitato a seguire.

Esatto. Come se poi seguirlo fosse una cosa facile…