Voci e umori azzurri dopo il bronzo nella crono dell’Australia

25.09.2024
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ZURIGO (Svizzera) – La grandezza della prova degli azzurri nella crono a squadre e nello specifico di Gaia Realini sta nei sette secondi di ritardo con cui Affini, Cattaneo e Ganna chiudono la loro frazione. Avevamo sperato che i ragazzi avrebbero lasciato un bel gruzzolo da gestire alle ragazze, senza considerare che il percorso del team relay era tutto fuorché il tracciato per una cronometro a squadre.

Pensavamo che si potesse vincere, ma il bronzo è un bellissimo traguardo che si somma agli ottimi risultati degli europei e a quelli di questo avvio di mondiale. L’Italia sa andare forte contro il tempo e prende medaglie anche quando la selezione da parte di Velo avviene in un campo di candidati limitato per indisponibilità o problemi di salute.

Alla fine per gli azzurri arriva un ottimo terzo posto a 8″ dall’Australia e a 7″ dall’argento
Alla fine per gli azzurri arriva un ottimo terzo posto a 8″ dall’Australia e a 7″ dall’argento

Troppe defezioni

Gli australiani hanno chiuso la prima parte con un piccolo margine, mentre le loro ragazze hanno mantenuto il margine fra sé e gli altri. Saremmo stati secondi alle loro spalle, se le ragazze della Germania non avessero tirato fuori la prova della vita chiudendo con 85 centesimi di ritardo dalle australiane. Il podio è tutto qui: Australia, Germania e Italia. Arriva così l’ennesima vittoria per Grace Brown che doppia l’oro della cronometro individuale ed è ad una sola gara dal ritiro.

In questo mondiale così costoso, al fronte di una sala stampa vuota di giornalisti (che verosimilmente arriveranno nel weekend per le gare su strada), il Belgio, la Gran Bretagna, il Portogallo e l’Olanda hanno deciso di non partecipare alla sfida per squadre. E così alla fine, vuoto per vuoto, la conferenza stampa dei team del podio salta perché non ci sarebbero abbastanza giornalisti per fare domande. Così, riservandoci di raccontare semmai in un altro momento le parole degli australiani, aspettiamo gli azzurri nella mixed zone. Prima che anche loro riprendano la via del pullman e dell’hotel.

L’ironia di Cattaneo

Cattaneo racconta dei ruoli e dell’impegno. «Non auguro una crono come questa neanche a Lello Ferrara – dice Cattaneo sorridendo all’indirizzo dell’ex corridore al nostro fianco – perché era una crono impegnativa anche se fosse stata individuale. Penso che sia stata una delle più difficili che io abbia mai fatto. Bisognava spingere tanto in salita, ma poi non potevi provare a tirare un po’ il fiato in pianura. Tutto il giorno a tutta quindi, senza mai mezzo momento di recupero. Ma soprattutto in salita dovevi andare sempre un pochettino di più di quello che era il tuo limite e questo ha reso la crono molto molto impegnativa.

«Abbiamo cercato di sfruttare il più possibile le caratteristiche di ognuno. Io ho tirato il più a lungo possibile in salita, Pippo ed Edo hanno macinato metri in pianura e nei pezzi in cui la strada tirava in giù, mantenendo la velocità più alta possibile. Per cui ognuno era al limite nella parte che meno gli si addiceva, è stato molto duro…».

Cattaneo è forse l’azzurro più adatto al percorso di Zurigo, estremamente duro
Cattaneo è forse l’azzurro più adatto al percorso di Zurigo, estremamente duro

Un percorso sbagliato?

Affini ha il solito pragmatismo mantovano, cui si è aggiunto il rigore olandese. E questa crono proprio non gli è andata giù. «Cattaneo tirava in salita – dice – e c’è stato un momento che veramente volevo dirgli di calare, perché mi stava mettendo non al gancio, di più… Ho tenuto e siamo riusciti a scollinare. Pippo faceva proprio delle tirate da bestia. Poi quando all’ultimo chilometro Cattaneo ha dato l’ultimo cambio, ho chiuso gli occhi e mi immaginavo di essere già all’arrivo, invece mancavano ancora mille metri. Ho cercato di dare tutto, penso che abbiamo fatto tutti e tre una bella crono.

«Non credo fosse un percorso da crono – aggiunge – infatti è il percorso della gara su strada ed è duro: un motivo ci sarà. Per me è abbastanza semplice: se fai un percorso così, che a farci nove giri domenica verrà una gara tostissima, non ha senso farlo in tre con la bici da crono. A parte la durezza in sé, c’erano tantissime curve che non davano il ritmo della cronosquadre, come invece è stata quella degli europei. Lì potevano mettere anche qualche salita in più, però mantenendo la linearità. E’ come se per organizzare un mondiale per scalatori, non avessero messo le salite…».

Affini ha cambiato rapporti. Dal 68 degli europei, ha fatto la crono di domenica con il 60, oggi ha il 58
Affini ha cambiato rapporti. Dal 68 degli europei, ha fatto la crono di domenica con il 60, oggi ha il 58

Le tirate di Ganna

Colpito e affondato! Giusto in tempo per l’arrivo di Ganna, colui che a detta di Affini faceva delle tirate da bestia. Pippo stamattina ha chiesto di smontare la borraccia: un atteggiamento cattivo, segno che sarebbe partito con idee bellicose. Ora ha girato un po’ le gambe sui rulli e ha riordinato le idee. «Alla fine – sorride – ho provato a uscire dalla sua ruota, ma mi sono detto: “Ma chi me lo fa fare?! Resto dietro che sto bene”. In due momenti ho guardato il misuratore di potenza: non lo avessi mai fatto, aveva ragione Amadio. Ci ha detto che oggi avremmo fatto meglio a non guardarlo, infatti così abbiamo fatto. Cattaneo ci ha portato al limite senza però farci andare oltre, non ci ha mai messo in difficoltà al punto di farci scoppiare. Ci ha lasciato girare sul fuoco, come l’asado, ci ha cucinato alla brace, a fuoco lento. E’ stato bravo.

«Le mie sensazioni? A fine stagione credo che le sensazioni cambino ogni giorno, non credo che fare un confronto con domenica sia possibile. E’ un anno che siamo in bicicletta a far fatica, sempre al limite. Prima con Edoardo scherzando ci siamo detti che il ciclismo agonistico di sicuro non aiuta la salute. E’ bello uscire, farsi una passeggiata, fare anche il percorso di oggi in amicizia. Ma al livello in cui lo facciamo noi, è meno bello…».

Ultima crono di stagione per Ganna, che arriva al team relay dopo l’argento della individuale
Ultima crono di stagione per Ganna, che arriva al team relay dopo l’argento della individuale

Longo di buon umore

Le ragazze arrivano insieme: Longo Borghini, Realini e Paladin. Sono passate davanti a Ettore Giovannelli e i microfoni RAI, che le ha aspettate con il collegamento in chiusura. Poi sono venute a parlare italiano. «E’ andata bene – dice Longo Borghini – sono contenta di me stessa, ma soprattutto sono contenta della nazionale. Alla fine ce la siamo giocata fino in fondo e più di così non potevamo fare.

«Come ho appena detto alla RAI – ridono entrambe – ho scoperto che stare a ruota di Gaia non è un grande risparmio, perché comunque ho sempre la testa un po’ scoperta. Infatti, quando lei passava davanti in salita, pensavo: “Ok, dai, adesso mi riposo un attimo e poi almeno tiro forte in pianura”. E poi invece avevo sempre un po’ d’aria che mi arrivava».

Longo Borghini e Realini rimangono sole presto e chiudono con un tempo notevole
Longo Borghini e Realini rimangono sole presto e chiudono con un tempo notevole

Realini e la crono

Realini sta al gioco, le battute sul suo essere minuta la accompagnano da sempre, ma ha imparato a rispondere mettendole tutte in fila sulle salite. «Non sono un’ottima compagna di crono – ammette – però ho cercato di dare il massimo nei punti a me più favorevoli, cioè le salite. E poi si è dato tutto anche dove bisognava spingere. Anche Soraya nella prima parte, nonostante abbia avuto una giornata no, ci ha dato una grande mano. Quindi come nazionale possiamo essere fieri di questo risultato e ce lo godiamo fino in fondo.

«Sinceramente – sorride – ho saputo che sarei venuta qui una settimana prima della gara. Pensavo fosse tutto uno scherzo, perché chiamare me per una crono… Ho chiesto a Velo se avesse sbagliato numero però mi ha detto di no, che le ragazze erano contente che io facessi parte del team. Allora ho detto: “Ok, proviamo questa nuova esperienza”. E ho dato il massimo, diciamo che un terzo posto al mondiale cronosquadre non è da buttare».

Soraya Paladin correrà anche su strada. Il suo contributo nel team relay ha risentito di una giornata storta
Soraya Paladin correrà anche su strada. Il suo contributo nel team relay ha risentito di una giornata storta

Grinta Paladin

Soraya Paladin ha lo sguardo basso, lo aveva così anche sul podio. La giornata non è stata delle migliori, ma conoscendola siamo certi che si rifarà sabato su strada. «Per me – ammette – ci sono emozioni contrastanti. Ovvio, è una medaglia, quindi fa sempre piacere salire sul podio, soprattutto perché è la prima volta che salgo su un podio mondiale. Però personalmente sono un po’ dispiaciuta per come è andata. Non posso farci niente. Loro andavano fortissimo in salita, sapevo che era un po’ la mia parte debole e così è stato.

«Ma sabato sarà completamente diverso – ruggisce – ovviamente dà morale vedere che l’Italia è salita sul podio. Elisa e Gaia hanno fatto una grande performance, quindi andiamo lì ancora più cattive e pronte a salire magari più in alto. Ve lo dico io: Elisa ha la gamba!».

Con il podio del team relay si chiudono le prove a cronometro: da domani si corre su strada. Iniziano gli juniores
Con il podio del team relay si chiudono le prove a cronometro: da domani si corre su strada. Iniziano gli juniores

Sabato si combatte

Chiudiamo con le due compagne di Lidl-Trek che a fine stagione separeranno le loro strade e diventeranno avversarie. «Personalmente mi sono sentita bene – dice Longo Borghini – ho visto Gaia molto bene e onestamente una giornata no per Soraya ci può stare, ma credo che sabato sarà per noi una pedina molto importante».

«Secondo me oggi – fa eco Realini – abbiamo fatto un bel test su questo circuito. Verrà una gara molto dura perché non ci sarà un attimo di respiro. Non ci sono salite lunghissime, ma si potrà fare la differenza. E noi come nazionale siamo molto forti e giocheremo unite e ci giocheremo al meglio le nostre carte senza pressione. Questa volta insomma, quando Sangalli mi ha chiamato, non ho pensato che avesse sbagliato numero. Sabato si combatte!».

Evenepoel fa sua anche Zurigo: il bis iridato è servito

22.09.2024
5 min
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ZURIGO – Remco Evenepoel trova anche il tempo di alzare le braccia sotto lo striscione dell’arrivo. Il belga ha battuto il nostro Filippo Ganna in un confronto uno contro uno che alla vigilia era dato per scontato. E invece, sulle strade di Zurigo, di scontato non c’è stato nulla. In cima alla salita, al termine del secondo intermedio, il margine di Evenepoel era di nove secondi. Alla fine, nonostante la speranza finale alla quale si è appoggiato il team azzurro, il bis mondiale per il famelico Remco è servito. Allo scintillio dorato della sua Specialized, che ricorda il trionfo di Parigi, si aggiunge quello della seconda medaglia iridata nelle prove contro il tempo.

«Non è stato uno sforzo drastico – dice – cercavo solo di sentire la cadenza, di sentire il dolore nelle gambe e di soffrire. Credo che la salita l’avrei potuta fare più veloce, sentivo che non stavo davvero spingendo. Per fortuna ho mantenuto il mio vantaggio, anche se negli ultimi 5 chilometri ho fatto davvero fatica a mantenere la velocità e il ritmo costanti. Ganna si è avvicinato parecchio nell’ultima parte, il fatto di aver recuperato Roglic gli ha dato morale e un obiettivo da seguire. Naturalmente, in un campionato del mondo, c’è solo una cosa che conta, vincere. Alla fine il modo in cui è andata non è molto importante».

Per il secondo anno consecutivo Evenepoel è campione del mondo a cronometro, questa volta davanti a Ganna e Affini
Per il secondo anno consecutivo Evenepoel è campione del mondo a cronometro davanti a Ganna

Imprevisto al via

Il pomeriggio per il campione olimpico non era iniziato nel migliore dei modi però. La sua bici d’oro ha avuto un salto di catena sulla pedana di partenza. Momenti di tensione nei quali Evenepoel ha spinto via la telecamera della televisione svizzera, colpevole di essersi avvicinata troppo. Per un attimo è comparsa anche la bici di riserva, invece Remco è rimasto saldamente in sella alla prima spazzando via a colpi di pedale ogni dubbio sullo stato della catena incriminata. 

«E’ la seconda o terza volta – spiega il neo campione del mondo a cronometro – che mi capita una cosa del genere. Spesso ci sono così tante telecamere in giro che tolgono il segnale al misuratore di potenza. Probabilmente è una cosa che ha a che fare con la catena, perché c’era molto movimento sulla guarnitura in quel momento e abbiamo dovuto forzare un po’ il sistema per rimetterla a posto. Si è trattato di un problema di piccole dimensioni, che si sarebbe potuto ingigantire se avessi perso tempo prezioso per la gara. Per fortuna non dobbiamo pensarci. Credo che ci sia una cosa che mia moglie mi ha insegnato nel corso degli anni: ovvero che non ho nessun controllo su qualcosa che non è controllabile, e questo non era una situazione del genere. Quindi ho cercato di rimanere calmo e concentrato». 

Il contrattempo tecnico per Evenepoel è stato senza dirette conseguenze sulla prestazione, anche se ha dovuto pedalare senza misuratore di potenza. 

«Non vedere dopo pochi metri di gara, alcun numero sul mio computerino – continua – non è stato facile da gestire. Mi piace molto pedalare guardando la cadenza e la potenza media. Diciamo che oggi è stato un grande test per me, e credo di non aver fallito, per fortuna (ride, ndr)».

Una delle delusioni di giornata è stato Roglic, lo sloveno alla fine paga più di due minuti da Remco
Una delle delusioni di giornata è stato Roglic, lo sloveno alla fine paga più di due minuti da Remco

Da Parigi a Zurigo

I giorni dopo la prova olimpica su strada, per stessa ammissione di Evenepoel, sono stati parecchio complicati. Gestire le emozioni e il carico di attenzioni dopo il doppio oro di Parigi non è stato semplice, nemmeno per chi le attenzioni e le vittorie le mastica da quando era un ragazzino. 

«Ero piuttosto preoccupato dopo Parigi – ammette – perché non riuscivo a fare sforzi intensi. Poco prima del Tour of Britain, che ha sancito il ritorno alle gare, ero dubbioso sul mio stato di forma. Questo è anche il motivo per cui abbiamo deciso di non prendere parte ai campionati europei. Con il senno di poi possiamo dire che è stata una buona scelta. Se guardiamo al risultato possiamo dire che i primi due di oggi (Evenepoel stesso e Ganna, ndr) hanno un ampio margine sugli altri. La cosa che ci accumuna è l’aver saltato gli europei».

«La fiducia nei miei mezzi – riprende Evenepoel – è arrivata dopo il Tour of Britain. Gli allenamenti sono andati bene. Anche qui, nell’ultima settimana tutto è andato come previsto. Negli allenamenti dietro motore sentivo di stare bene ad alte velocità. Per fortuna, perché credo che se non avessi avuto la fiducia che ho ora, non sarei stato così performante e concentrato.  

Poco prima del traguardo l’esultanza, il casco d’oro meritava risalto ha ammesso Remco in conferenza stampa
Poco prima del traguardo l’esultanza, il casco d’oro meritava risalto ha ammesso Remco in conferenza stampa

Ancora Italia-Belgio

Con il tempo ci siamo abituati spesso a vedere uno scontro costante tra Evenepoel e Ganna. Un braccio di ferro che da un po’ verte in favore del talento belga. 

«In mezzo a Ganna e Affini – dice con una grande risata – mi sento come la mozzarella in mezzo al pane. A parte gli scherzi penso che si siano comportati ad un livello molto alto. Ho visto alcune foto di Ganna durante la settimana e ho potuto constatare che era in forma. Sulle lunghe distanze è molto forte, credo che abbia dimostrato ancora una volta che è un campione. Eravamo, e siamo sempre stati, molto vicini. Quest’anno è già la seconda o la terza volta che ci sono due ragazzi di un metro e 90 accanto a me. Meglio salire sul gradino più alto del podio perché altrimenti non rientrerei nella foto».

E’ stato fatto notare al belga come nel 2021 sul podio ci fossero un italiano, proprio Ganna e due belgi: Van Aert e lui. Quest’anno la tendenza si è invertita. 

«Non penso sia una vendetta o qualcosa del genere – conclude – Ganna, Affini e io abbiamo una buona amicizia. Nelle altre gare parliamo spesso. Credo che se oggi avesse vinto lui e io fossi stato secondo con gli stessi tempi, sarei stato contento per lui. Penso sia logico che il più forte vinca se non ha problemi meccanici o altro. Ganna dice di aver perso tempo in discesa, ma molto dipendeva da come si sarebbe arrivati in cima alla salita del secondo intermedio. Credo abbia perso tempo perché era stanco e in un tratto tecnico non riesci ad andare forte come vorresti. Questa è stata forse la chiave della mia vittoria di oggi, il fatto di essere ancora a posto in cima alla salita. Da un lato credo di essere stato fortunato perché se la gara fosse stata più lunga di altri 5 chilometri avrei perso».

Due tricolori sul podio della crono: serata di sorrisi e rivalsa

22.09.2024
6 min
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ZURIGO (Svizzera) – Le cose più interessanti come al solito vengono fuori quando Ganna e Affini vengono fuori dalla sala stampa e si dirigono verso l’antidoping. Si cammina lentamente, seguendo il filo del ragionamento su questa crono iridata. Un ragazzo porge la borraccia da firmare e prima Edoardo e poi Pippo la prendono e scrivono il nome.

Il vuoto di Geelong

Remco Evenepoel ha vinto la cronometro dei mondiali dopo quella olimpica, come ha appena fatto Grace Brown fra le donne elite. Sul podio di Zurigo, il belga si è ritrovato fra i due giganti italiani, allo stesso modo in cui nel 2021 Ganna si lasciò dietro lui e Van Aert. Non suona come una vendetta, almeno Remco lo esclude, ma certo il pensiero ti viene. Come ti viene di ricordare quando ai mondiali di Geelong nel 2010 l’Italia non portò neanche un cronoman e l’amico Ilario Biondi tornò a casa con la foto del box azzurro desolato e vuoto. Il vento è cambiato e il nome di Ganna va legato a buon diritto all’inizio della rivoluzione azzurra. Oggi il distacco è di appena 6 secondi, il minimo dai mondiali del 2023. Allora furono 12, alle Olimpiadi salirono a 14.

Ganna ha ricostruito la sua condizione in poco più di 3 settimane dal ritiro al Renewi Tour
Ganna ha ricostruito la sua condizione in poco più di 3 settimane dal ritiro al Renewi Tour

«Remco è un grande corridore e un grande ragazzo – dice Pippo camminando – non c’è niente da dire. Tifo per lui il prossimo fine settimana, ma forse no. Quattro vittorie fra Olimpiadi e mondiali forse sono troppe (ride, ndr). Io ho preso un altro argento. Un’altra occasione per confermare che ogni volta arrivo vicino all’obiettivo. Non è che puoi essere non realista sul fatto che fosse una corsa molto più adatta a lui. Se lo avessi battuto, sarebbe stato per una sua giornata storta. Però fondamentalmente ha fatto un’ottima performance quindi non puoi dire niente.

«Anzi sono solo contento per lui, contento per Edo e contento per me, che comunque fino a meno di una settimana fa non potevo neanche dire di avere questi valori. Sono stato contento anche di vedere due bandiere tricolori sul podio, anni fa non ne saremmo stati capaci. E sono felice di essere stato là sopra con Edo, che due settimane fa ha anche vinto il campionato europeo. E’ uno dei miei migliori amici, siamo praticamente cresciuti insieme, anche se corriamo in squadre diverse».

Per Affini, fresco campione d’Europa, arriva anche il primo podio ai mondiali
Per Affini, fresco campione d’Europa, arriva anche il primo podio ai mondiali

Affini, primo podio

Affini è di ottimo umore. Se per Ganna il secondo posto ha il sapore dell’ennesima beffa, per il mantovano il primo podio mondiale ha il sapore forte della conquista. Lo ha centrato senza lasciare niente al caso. Dal casco Giro colorato d’azzurro, alla nuova bici da crono Cervélo con i colori del titolo europeo, fino agli scarpini da crono tutti in carbonio modello Expect, fatti su misura da Nimbl in appena 50 esemplari l’anno.

«Mi dispiace vedere Pippo ancora una volta perdere per pochi secondi – dice con un sorriso largo quanto le sue spalle – ma sono contento della mia prestazione. In proporzione è stata anche migliore dell’europeo, visto il percorso. Non avrei mai pensato di salire sul podio. Invece ero seduto sulla hot seat e vedevo passare uno dopo l’altro tutti gli altri corridori e ho cominciato a crederci. Non posso negare che sia stata la crono più bella della mia vita.

«Quando nel 2021 ho scelto di correre alla Jumbo Visma – precisa – che poi è diventata Visma-Lease a Bike, avevo in testa di lavorare sulla cronometro e abbiamo iniziato a farlo sin da subito. Galleria del vento, materiali. Mi hanno aiutato a crescere, con il contributo degli sponsor che investono tanto».

Jay Vine porta addosso i segni della caduta nella discesa più brutta e pericolosa del circuito
Jay Vine porta addosso i segni della caduta nella discesa più brutta e pericolosa del circuito

Quella discesa, un errore

Durante la conferenza stampa gli hanno chiesto della discesa, lungo la quale è caduto Jay Vine e che domani sarà affrontata anche dai corridori del tandem nelle gare di paraciclismo: una prospettiva che francamente dà i brividi.

«Mettere quell’ultima discesa così ripida – Affini torna serio e ne parla meglio – è stata un errore. Non sto criticando il percorso, che era ottimo, ma solo quel passaggio. Potevano trovare un altro modo per scendere sul lago. Il problema non è neanche tanto la pendenza quanto le condizioni dell’asfalto, che non era così buono. Quando fai tratti del genere con la bici da crono, la ruota lenticolare e tieni il manubrio per le appendici che vibrano, la bici diventa difficile da controllare. Il solo consiglio che si può dare ai ragazzi del tandem è di arrivare in fondo sani e salvi».

Nella stessa picchiata, Ganna ha controllato bene la sua bici, ma si trattava di un passaggio al limite
Nella stessa picchiata, Ganna ha controllato bene la sua bici, ma si trattava di un passaggio al limite

Ganna si avvicina

Ganna intanto si avvicina al cancello dell’antidoping e anche il nostro tempo con lui presto avrà fine. Antonio Ungaro, l’addetto stampa della Federazione, capisce e temporeggia, anche se dentro lo guardano fisso come invitandolo a entrare.

«Solo pochi hanno creduto in questo progetto – dice – Cioni, Velo, Villa che mi ha aiutato in pista e Lombardi. Tanti dicevano che Ganna avrebbe fatto meglio a chiudere e ripresentarsi nel 2025. Invece sono tornato a soffrire sulla sella per venire qui e vincere. Alla fine io credo che ogni volta che metto un numero, penso di farlo per me stesso, per scrivere un pezzetto della mia storia, di storia italiana. Quindi quello che pensa la gente può valere, ma fino a un certo punto.

«Non ho perso tanto in salita da Remco, ma chiaro che avrei preferito un percorso più piatto. Alle Olimpiadi sarei stato anche più vicino, se non ci fossero stati i tratti bagnati. Anche lì ho fatto una bella performance, però con i se e con i ma non si va lontano, meglio guardare il futuro. Bisogna vedere il risultato finale. E il risultato finale è che sono secondo a 6 secondi. Già altre volte mi sono avvicinato a lui e non vedo perché non dovrei farlo in futuro. Ovviamente non sarà facile, ma si cercherà di fare sempre meglio. Di oggi non posso dire niente. Ho fatto una bellissima prestazione e spero di fare altrettanto anche nel team relay. Poi mi resteranno il Giro di Croazia, il Gran Piemonte e poi potrò iniziare le mie vacanze».

La serata azzurra sa di ottimo risultato. Torniamo verso la sala stampa per scrivere di questa crono così bella dei nostri azzurri, in un mix di esaltazione e senso di rivalsa. Tenendo Remco al centro del mirino. Nessuno è imbattibile, anche se certe volte il piccolo belga fa di tutto per convincerti del contrario.

Zurigo, vigilia della crono: come stanno Ganna e Affini?

21.09.2024
6 min
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ZURIGO (Svizzera) – Sono quasi le quattro, quando le maglie azzurre iniziano a raggiungere il traguardo della crono su cui domani si assegneranno le prime maglie iridate (in realtà stasera è già arrivato l’argento nella staffetta paralimpica). Passa Noviero Raccagni e non si ferma, raggiunto poco dopo da Gaia Masetti, Vittoria Guazzini e Bryan Olivo. Il caldo ci ha sorpreso. Siamo venuti su con la valigia invernale, invece la temperatura sul lago si avvicina ai trenta gradi. Il tempo di guardarsi intorno e dal fondo della strada arrivano prima Affini e poi Ganna.

Gli azzurri hanno ultimato il sopralluogo a strade chiuse sul percorso della cronometro e finalmente si sono potuti fare un’idea delle curve, delle salite e delle discese. L’ultima, quella che dalla collina riporta sul lago, fa paura. Lo avevamo detto anche quando venimmo con i tecnici per il sopralluogo, ma vederla dalle appendici di una bici da crono è stato ben altro.

Velo è soddisfatto per il morale degli azzurri, meno per il percorso
Velo è soddisfatto per il morale degli azzurri, meno per il percorso

«Il percorso è bellissimo – dice Velo – e sicuramente non è disegnato sulle caratteristiche né di Pippo né di Edo. Però è così per tutti. L’inizio della seconda parte di gara è piuttosto impegnativo, ma quel che colpisce è la discesa molto pericolosa, aggiungerei da pazzi per una crono. Non condivido la scelta dell’UCI, perché è troppo troppo rischiosa. Non è assolutamente accettabile una decisione del genere in una prova in cui si raggiungono i 100 all’ora su una stradina stretta. Spero che alla fine andrà tutto bene. Bisogna stare concentrati in tutta la cronometro. I ragazzi hanno provato per due volte la discesa dopo la salita più lunga. Ci sono curve, non solo in quella discesa, in cui stare attenti. Non sono pericolosissime, però sapete anche voi che quando si è in gara si cerca sempre il limite, quindi è un attimo andare oltre. Per cui servirà massima prudenza».

Affini e la nuova Cervélo

Affini ha finito di rispondere a un’intervista in olandese, che mastica davvero bene. Del resto da prima dell’estate, Edoardo si è trasferito a casa della compagna olandese e persino il numero di telefono ha preso il prefisso di lassù. La nuova Cervélo celebra la vittoria ai campionati europei e anche se il percorso iridato non fa per lui, l’atteggiamento è costruttivo.

«E’ più dura degli europei – spiega Affini – ovviamente anche più lunga. Sono 46 chilometri, sicuramente una distanza importante, come è giusto che sia per un campionato del mondo. Ci sarà da gestirlo molto bene, perché c’è la prima parte è veloce, la parte centrale ha più dislivello e lì ci sarà da distribuire bene le energie senza esagerare troppo. Infatti poi nella parte finale, negli ultimi 12 chilometri lungo il lago se si è ancora in spinta, si può fare ancora la differenza.

«La vittoria degli europei mi ha dato una bella botta di morale. Allo stesso tempo non mi ha cambiato, la forma penso che sia più o meno la stessa. In una settimana bene o male non dovrebbe essere molto differente. Speriamo di avere la giornata giusta e cercherò di fare una bella crono. In questa settimana ho cercato di recuperare il più possibile. Lunedì e martedì proprio due girettini, veramente tranquilli. Mercoledì e giovedì un paio di allenamenti un po’ più seri sulla bici da crono, ma niente di esagerato, perché comunque il carico importante è stato fatto alla Vuelta. Quindi ora il discorso era più cercare di recuperare le energie e fare gli ultimi ritocchi».

La voglia di Ganna

Passano Evenepoel con la sua bici d’oro e subito dopo Roglic, quando ci avviciniamo a Pippo Ganna. Velo lo ha descritto come un corridore ritrovato, lui ha parlato di grande scommessa per non chiudere prima la stagione. E’ tirato e molto rilassato, si vede che sta ancora ragionando sul percorso che ha appena scoperto, dopo averlo assaggiato ieri per la prima volta col traffico aperto.

«Sarà una gara dura – dice – e bisognerà capire bene come gestirla. Ci sono tre strappi impegnativi, brevi ma impegnativi. Il mio favorito è Remco, vediamo quanto distacco ci darà. Ho passato l’ultimo periodo fra alti e bassi. Diciamo che c’erano due scelte: rivederci al 2025 oppure provare a rimettersi in gioco e arrivare qua. Ho scelto la seconda e ci stiamo riprovando. Vediamo domani come si taglierà quell’arrivo, quale sarà il risultato finale. Mi sento bene, dai, fa anche caldo, è una bella giornata. Domani dovrebbe essere simile, quindi il morale è alto. Non dovrei fare scelte tecniche particolari. Per fortuna ieri hanno pulito l’ultima parte pianeggiante di strada prima della discesa ripida. Diciamo che la scelta di fare quel settore non credo sia stata delle più azzeccate, però è uguale per tutti e vedremo.

Ganna torna alle gare dopo il ritito dal Renewi Tour: avrà recuperato dal momento di difficoltà post olimpico?
Ganna torna alle gare dopo il ritito dal Renewi Tour: avrà recuperato dal momento di difficoltà post olimpico?

Poi si volta verso Affini, che parla acanto a lui e un pensiero è per il compagno di nazionale. «Come ho già detto, Edo si è meritato l’europeo. Siamo in camera insieme dai mondiali di Firenze, quindi riuscire a vederlo sul tetto d’Europa con quei colori addosso mi riempie il cuore. E’ un amico e se lo merita. Quando ai miei europei… Gia dal Deutschland Tour avevo capito che era meglio fare una pausa, però ho tenuto duro perché ovviamente bisogna onorare anche la maglia della squadra. E così siamo arrivati qui, non guardiamo il passato, vediamo il futuro. Ma una cosa del futuro voglio dirla. I mondiali pista ce li vediamo insieme in tribuna con una birretta in mano…».

L’ironia della “Guazz”

Si avvia verso il parcheggio delle ammiraglie per tornare all’hotel degli azzurri, che si trova fra il centro e l’aeroporto. Poco prima che arrivassero i ragazzi, avevamo scambiato due battute con Gaia Masetti e Vittoria Guazzini. La prima si era soffermata sull’asfalto malconcio di quella discesa veloce e stretta, la secondo invece stava cercando lo stimolo giusto per sorridere di questo percorso così lontano dalle sue caratteristiche.

Masetti, Olivo e Guazzini: donne elite e under 23 hanno concuso il sopralluogo poco prima dei pro’
Masetti, Olivo e Guazzini: donne elite e under 23 hanno concuso il sopralluogo poco prima dei pro’

«E’ molto impegnativo – ha detto la campionessa olimpica della madison – anche se gli ultimi 12 chilometri sono belli filanti qui sul lago. Però prima tra salite e discese, non c’era un attimo tranquillo dal punto di vista altimetrico e per le discese impegnative. Soprattutto l’ultima, prima di girare sul lago. Quindi sarà importante stare attenti, non prendere troppi rischi e poi spingere dove si può spingere. Ma se devo dire, per quello che ho visto, non è un percorso per me. Però ci provo, è pur sempre un campionato del mondo».

Zurigo scorre fuori, imprigionata con il suo lusso nei sensi unici e le strade chiuse. Inizia la settimana dei mondiali, noi siamo quassù. Proveremo a raccontarvi tutto. E se qualcosa dovesse restare fuori, lo porteremo via e lo approfondiremo poi.

Cioni e il momento di Ganna, tra l’incudine e il martello

12.09.2024
7 min
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La vittoria di Affini nella crono di Hasselt in qualche modo avrà tolto a Ganna il peso di non essere andato agli europei. Pippo vorrebbe esserci sempre, la nazionale è la sua famiglia e lo stop dopo il ritiro dal Renewi Tour è servito a permettergli di resettarsi e programmare i mondiali. Quello della crono e probabilmente quelli della pista.

Dopo l’editoriale di due settimane fa, non sono mancate reazioni da parte di chi lavora con il piemontese. Il filo conduttore di quel pezzo seguiva due direttrici. La prima era legata alla programmazione dell’attività: in questo ciclismo così specializzato rincorrere la crono e la pista potrebbe impedire di raggiungere il massimo su un fronte o sull’altro. La seconda era connessa al fatto che per anni Ganna è stato (ed è ancora) il portabandiera del nostro ciclismo di vertice e nessuno fra coloro che lo guidano ha mai fatto un passo indietro nel suo interesse. Lui è un generoso, ma a un certo punto per le energie – fisiche e mentali – si accende la riserva.

Dario Cioni ha letto quel pezzo qualche giorno fa, raggiungendo il suo pupillo nell’altura di Macugnaga. Gli abbiamo chiesto di ragionarne, senza per forza dover prendere una posizione rispetto a un’altra. Dario è un uomo Ineos Grenadiers ma nell’anno in cui la priorità del campione è stata l’attività della maglia azzurra, ha collaborato con i settori della crono e della pista.

Villa e Cioni hanno gestito l’attività e la programmazione di Filippo Ganna fra pista e crono
Villa e Cioni hanno gestito l’attività e la programmazione di Filippo Ganna fra pista e crono
Gli australiani della pista sono cresciuti, Evenepoel è cresciuto. Un argento e un bronzo olimpico sono eccezionali, ma si può pensare che lavorando sulla pista o sulla crono, potrebbero venire risultati migliori?

Sì, alla fine è anche un’osservazione giusta. Il progetto però era partito tre anni fa con il ciclo olimpico. Era stato detto che Filippo avrebbe tenuto il discorso del quartetto fino a quest’anno e poi sarebbe stata presa una decisione per Los Angeles 2028. Non so se sia stata presa, ma non penso. E’ chiaro che c’è anche un’evoluzione dalla parte dei rivali, nel senso che Remco qualche anno fa non era a questo livello e neppure Pogacar. Alla fine però non potevi interrompere a metà il ciclo olimpico…

Tu che sei dalla parte di Ineos, che cosa pensi della tanta attività in nazionale?

Quando Filippo venne da noi, già faceva molto con la nazionale. Alla fine se vince un mondiale, è un bene anche per la squadra perché sarebbe una maglia di campione del mondo che indossa nelle crono con noi. Le Olimpiadi magari sono diverse, perché hanno richiesto dei tempi di preparazione diversi. Ricordiamoci comunque che la pista è sempre stata funzionale anche all’allenamento della cronometro e in certi momenti anche alla strada. Quindi è vero che c’è una dispersione degli obiettivi, ma non c’è una dispersione delle energie. Non si parla di fare discipline diverse, quanto piuttosto specialità complementari fra loro. Facendo la pista, si lavora anche su alcuni aspetti che servono per la crono. Quello che c’è stato quest’anno, magari al contrario dell’anno scorso, è stata proprio un’attenzione particolare verso un obiettivo. Di solito negli anni scorsi si lavorava su più traguardi, questa volta le Olimpiadi erano al di sopra di tutto.

Con Milan al Giro: il gruppo della pista è stato una presenza fissa nella stagione di Ganna
Con Milan al Giro: il gruppo della pista è stato una presenza fissa nella stagione di Ganna
Che bilancio ne faresti?

Non direi proprio che le ha fallite, starei attento a dirlo. La gente trae conclusioni, ma non è detto che siano giuste. E’ venuto via da Parigi con due medaglie, l’argento della crono e il bronzo del quartetto, anche se è chiaro che era partito per una medaglia d’oro nella crono. Fisicamente non era messo male, magari è stato penalizzato dal discorso meteo, perché per lui l’acqua non è una delle condizioni preferite. A livello di valori assoluti, è arrivato alle Olimpiadi in ottime condizioni. Purtroppo la cronometro con la strada bagnata non è stata l’ideale, nelle curve si perdeva terreno. Se fosse stato asciutto, probabilmente il risultato sarebbe stato diverso. Qualcosa può aver lasciato nell’evitare la caduta contro la transenna, però poi il finale è stato il terreno in cui è riuscito a recuperare. Però se trovi un Remco a quel modo…

E qui torniamo al discorso di partenza, con Ganna che deve confrontarsi a crono con uno che prepara solo la crono e in pista con nazionali che fanno pista da mesi. E alla fine nel quartetto è andato meno di quanto pensasse…

Quello l’ha detto anche lui, il fatto che su pista non fosse lo stesso Filippo che c’era stato a Tokyo. Il locomotore è stato più Milan e in questo caso lui lo ha supportato. Non era il Filippo che ha fatto la differenza, questa volta quel ruolo è stato di Jonathan. E’ un ciclismo pieno di fenomeni e bisogna essere anche realisti, ricordando che il progetto del quartetto era partito da tempo. Era stato preso l’impegno di arrivare fino a qua e così è stato.

I quartetti di Parigi hanno girato con tempi più alti rispetto a Tokyo. Cioni parla di gambe, ma anche di materiali e tattiche
I quartetti di Parigi hanno girato con tempi più alti rispetto a Tokyo. Cioni parla di gambe, ma anche di materiali e tattiche
Visto che c’era questo tipo di impegno, si è mai valutato di non fare la crono?

No, aspettate, come priorità la crono veniva prima della pista. Si sapeva che se fosse arrivato pronto per la crono, fisicamente lo sarebbe stato anche per la pista. La maggioranza dei discorsi è stata fatta sulla cronometro, dove si è dimostrato in pieno controllo del risultato finale. Invece nel quartetto sei uno dei quattro, non dipende solo da te.

Ma se nella crono Ganna aveva i valori migliori e nel quartetto no, che cosa è successo nel mezzo?

Questo non lo so, non ho ancora fatto una comparazione dei dati. I numeri comunque erano alti anche nel quartetto, dove c’era un Milan più forte di lui. Poi subentrano discorsi legati ai materiali, alle condizioni e le tattiche di gara. Però su questo non sta a me fare un’analisi. Il discorso che Milan fosse il motore del quartetto l’ha detto anche Filippo, se leggete le dichiarazioni dopo la gara. Però non penso che se Filippo si fosse tirato fuori dal quartetto, il risultato sarebbe stato migliore.

Dopo il mondiale 2023, le Olimpiadi. Evenepoel è salito di livello
Dopo il mondiale 2023, le Olimpiadi. Evenepoel è salito di livello
Però forse se non avesse dovuto fare il quartetto, sarebbe arrivato meglio alla crono, magari facendo il Tour?

La scelta di non fare il Tour non è stata data dal discorso del quartetto, ma dal fatto che si preferiva un altro avvicinamento. Evenepoel al Tour ha fatto classifica, quindi vuol dire che ha un recupero molto accelerato dello sforzo. Perciò il fatto che il Tour per lui sia stato funzionale, non vuole dire che tutti dovevano fare il Tour.

Diciamo che tranne Filippo, le altre medaglie su strada di Parigi venivano tutte dal Tour. Allora magari si è scelto il Giro, perché a luglio si sarebbe potuto lavorare in pista?

No, sono sicuro se lui voleva arrivare all’Olimpiade passando dal Tour, si trovava una soluzione anche per la pista.

Ganna è stato in altura, sabato sarà all’Italian Bike Festival, poi correrà ancora?

Al mondiale della crono, non prima perché non ci sono corse. Ci sarebbero quelle canadesi, ma non avrebbe senso. Farà il mondiale e non credo che andremo a vedere il percorso, perché Velo ha mandato un video che può bastare.

I tifosi sono al fianco di Ganna, riconoscendo in lui lo spirito del guerriero che non si tira mai indietro
I tifosi sono al fianco di Ganna, riconoscendo in lui lo spirito del guerriero che non si tira mai indietro
In base a cosa Ganna è stato fermato al Renewi Tour?

Avevamo capito ormai che non ne avrebbe ricavato niente di buono. Era inutile insistere. In Germania era stato un po’ altalenante, poi aveva avuto due giorni di recupero. A quel punto si è pensato di concedergli un po’ di respiro e un avvicinamento diverso verso il mondiale. La partecipazione all’europeo lo avrebbe pregiudicato. Se le cose fossero state normali, il Renewi Tour sarebbe stato un banco di prova in vista del mondiale, non uno step verso l’europeo. Anche se l’europeo a 10 giorni al mondiale faceva comodo come allenamento. Chiaramente quando la situazione è cambiata, è stato deciso di avere un approccio diverso.

Evenepoel ha avuto bisogno di due settimane di stacco prima di ripartire. Anche Ganna a Parigi ha corso in due discipline, perché farlo correre in Germania e non dargli il necessario recupero?

Alla fine ci sono anche alcune esigenze delle squadre, che vanno rispettate. Se un team dà libertà a 20 corridori, poi come va a fare il calendario?

EDITORIALE / A forza di tirare, la corda (di Ganna) si è spezzata

02.09.2024
4 min
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Ganna si ferma. Non farà gli europei e non si sa ancora nulla per i mondiali. Se non fosse che alla sua imponente statura è legata da anni la bandiera tricolore, verrebbe da consigliargli uno stacco ben più lungo, perché (in assenza di virus o problemi clinici) la sensazione è che Filippo abbia raschiato il fondo del barile proprio per amor patrio e senso di responsabilità.

Si è detto che il periodo dopo le Olimpiadi sia stato complicato, come si è visto dalle prove non brillanti al Deutschland Tour e poi al Renewi Tour, da cui ha scelto presto di ritirarsi. La sensazione però è che Ganna sia arrivato stanco anche in Francia e che per questo non abbia recuperato al 100 per cento dallo sforzo della crono. La prestazione di Parigi è stata certo di eccellenza, ma visto il percorso favorevole, forse non al livello del miglior Pippo. E’ stata sua ammissione successivamente che gran parte del bronzo del quartetto sia derivato dalla super prestazione di Milan che, al contrario, è arrivato alle Olimpiadi con più brillantezza. Il nostro quartetto ha girato più lentamente che a Tokyo mentre gli altri si sono tutti migliorati: qualcosa è mancato.

Ganna è arrivato secondo nella crono di Parigi, a 14 secondi da Evenepoel
Ganna è arrivato secondo nella crono di Parigi, a 14 secondi da Evenepoel

Fra Ineos e nazionale

Ganna è diventato la maniglia di tutti, forse oltre il lecito. Il ritornello secondo cui non sono macchine potrebbe non essere del tutto giusto. Perché in fondo, pur lasciando spazio a sentimenti e giornate storte, in realtà un atleta è una macchina. Si misurano i suoi watt e il suo consumo di carboidrati. Si analizza la composizione del sudore e si stabilisce quando e cosa dovrà bere. E si riesce a stabilire il tempo con cui scalerà una montagna e a creare la tabella per la crono perfetta. Proprio per questo siamo abbastanza sicuri che alla vigilia di Parigi qualcuno sapesse quale fosse il vero stato del campione. E’ ovvio che a quel punto non potesse tirarsi indietro, ma forse si sarebbe dovuta riscrivere la stagione. Che senso ha andare a fare il Deutschland Tour con un atleta palesemente provato?

Probabilmente la Ineos Grenadiers che paga lo stipendio avrà ritenuto il passaggio assolutamente necessario. Secondo alcuni, è stato già tanto che la squadra britannica abbia concesso a Ganna di non correre la Roubaix per preparare la pista olimpica: figurarsi se adesso avrebbe avuto senso che rinunciasse al Giro di Germania e al Renewi Tour.

Prima tappa del Renewi Tour, Ganna è affaticato. Il giorno dopo c’è la crono, ma lui si ferma
Prima tappa del Renewi Tour, Ganna è affaticato. Il giorno dopo c’è la crono, ma lui si ferma

La freschezza smarrita

E così Ganna ha preparato la valigia e a due settimane da Parigi ha rimesso la maglia della sua squadra. Si è capito subito però che qualcosa non andasse. Nel prologo di 2,9 chilometri vinto da Milan, Pippo ha ottenuto il 14° posto a quasi 7 secondi dal compagno di nazionale. Più di 2 secondi a chilometro, la spia piuttosto indicativa della fatica.

Non si può fare tutto e soprattutto pretendere di farlo al meglio. Ganna è un campione di razza, forte come un cavallo e generoso come un amico sincero. Però a forza di chiedergli di essere Top Ganna in ogni situazione possibile per puntare al massimo e colmare l’assenza di altri talenti, si è finito col pretendere troppo e adesso se ne paga il conto.

Sarebbe potuto essere l’uomo della sorpresa agli europei, invece li guarderà in televisione. E siamo abbastanza convinti del fatto che avrà senso tornare per i mondiali solo se Ganna sarà in grado di ritrovare le forze più fresche: non sarebbe giusto andare a sfidare di nuovo Evenepoel per subirne un’altra lezione. Le ultime sconfitte sono state il frutto della differenza di freschezza e del voler fare tutto in un ciclismo che non ammette alternative alla specializzazione. Remco ha 49 giorni di gara nelle gambe, Ganna è arrivato a 63. E se è vero che il belga è stato fermo per la caduta dei Paesi Baschi, è altrettanto vero che il cumulo degli impegni porti via lo smalto. A nostro avviso Ganna è da troppo tempo sulla cresta dell’onda, senza che qualcuno gli abbia detto di prendersi la pausa cui aveva diritto. E della quale, ci siamo appena accorti, aveva anche bisogno.

Due settimane agli europei: squadra per Milan, ma pronti a tutto

31.08.2024
6 min
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Con Jonathan Milan che continua a macinare volate, la vista sugli europei di Hasselt del 15 settembre si fa decisamente interessante. Il percorso che parte da Zolder è stato definito come una Gand-Wevelgem senza il Kemmelberg, ma questo non significa automaticamente che sarà una corsa facile. Soprattutto se al via ci sarà un corridore come Van der Poel, cui l’arrivo in volata non sta per niente a cuore.

Daniele Bennati è andato a vederlo nei giorni attorno Ferragosto e ne è tornato con le idee sufficientemente chiare per intavolare la conversazione con i potenziali convocati, i cui nomi saranno diffusi martedì prossimo a Roma. Quel che è abbastanza chiaro è che si tratterà di una corsa veloce, con un tratto del circuito finale in cui gli attaccanti come l’olandese e il degno compare Van Aert potrebbero tentare il colpo di mano. Rispetto alle perplessità di partenza infatti, il tecnico del Belgio Vanthourenhout ha scelto di portare Philipsen, Merlier e pure Wout, che dalla Vuelta qualche perplessità sui ruoli l’ha già espressa.

Volendo immaginare un po’ di nomi, consapevoli di non avere frecce azzurre così abbondanti o appuntite, forse solo il miglior Ganna sarebbe in grado di stare con quei due in caso di attacco. Mentre per l’eventuale sprint, la carta Milan, magari tirato dallo stesso piemontese e lanciato da Consonni sarebbe la scelta migliore. Bennati però non si sbilancia, osserva, annota e intanto costruisce la possibile strategia.

Il percorso degli europei di Hasselt è lungo 222,8 km per 1.273 metri di dislivello
Il percorso degli europei di Hasselt è lungo 222,8 km per 1.273 metri di dislivello
Partiamo dal percorso: come si potrebbe definirlo?

Non direi che sia facile, di facile non c’è nulla. La parte centrale sarà sicuramente da gestire bene, perché ci sono due tratti di pavé esposti anche al vento. Uno è anche in salita e vista anche la partecipazione, non è proprio così scontato che si arrivi in volata. Van der Poel non ha interessi ad aspettare il finale.

Serve una squadra compatta per chiudere oppure è bene avere qualcuno che possa andare via con chi attaccasse?

In quella parte centrale, secondo me c’è bisogno di uomini che abbiano la capacità di saltare sulle ruote di chi partisse. In quel momento bisognerà decidere se stare tutti assieme e chiudere oppure far saltare dentro qualcuno di noi e non tirare. Potrebbe essere una delle ipotetiche soluzioni, non ce ne sono molte altre a ben vedere. Dall’ultimo pavé all’arrivo ci sono 45 chilometri e c’è in giro gente capace di reggere certe distanze in un ipotetico attacco. Si mette ogni cosa sul piatto, anche se in gara tutto può cambiare.

Ai mondiali di Zolder, Ballerini decise che si sarebbe corso per Cipollini e non si fece andare via nessuno.

Potremmo anche decidere di fare così, ma per chiudere subito quando attacca un Van der Poel a meno di 50 chilometri dall’arrivo, bisogna che ci siano ancora uomini in grado di farlo. Non immagino certo che Milan si metta a tirare per inseguirlo.

Van Aert alla Vuelta ha già vinto tre tappe e chiede chiarezza di ruoli nel Belgio degli europei
Van Aert alla Vuelta ha già vinto tre tappe e chiede chiarezza di ruoli nel Belgio degli europei
I belgi portano tre uomini velocissimi: vedi una logica?

Non mi stupirei se, in caso di arrivo allo sprint, decidessero di fare due volate. Tra Merlier e Philipsen non mi sembra che corra buon sangue. Da una parte per noi è meglio così, però vedrete che una logica c’è e non verranno certo a spiegarcela prima. Non credo proprio che il loro tecnico sia uno sprovveduto.

Escludi che possa aver chiesto a Merlier di tirare la volata a Philipsen, tenendo Van Aert per un attacco?

E’ difficile, ma non conoscendo i soggetti, non saprei dirlo. Probabilmente avrà già parlato con loro, ma ci sta anche che possano adottare la soluzione di fare la volata entrambi, privando gli altri di un riferimento sicuro.

Nell’ipotesi di Milan leader per lo sprint, l’idea è quella di usare Consonni come ultimo uomo?

Simone è il suo uomo di fiducia quindi potenzialmente potrebbe essere così. Poi ovviamente in base alle dinamiche di corsa nel finale, anche loro dovranno valutare la situazione. Quanto a Ganna, vediamo come sta dopo il ritiro al Renewi Tour, i prossimi giorni saranno decisivi.

Ganna fu già protagonista agli europei 2023: lo fermò una caduta ai meno 25
Ganna fu già protagonista agli europei 2023: lo fermò una caduta ai meno 25
Ai mondiali di Copenhagen sei stato capitano in un mondiale che sarebbe finito in volata e Bettini ancora oggi dice che il suo rammarico da tecnico fu di non aver provato abbastanza il treno…

In allenamento il treno viene sempre bene. Ne ho fatti tanti e non sbagliavo mai nulla. In gara ti devi sicuramente affidare a uomini di esperienza e ovviamente ognuno deve avere il proprio ruolo. In quel mondiale c’era anche tanta gente giovane e si venne a creare una situazione per cui a un certo punto il treno deragliò completamente. Io potevo anche decidere di battezzare un’altra ruota e lo stesso si dovrà essere capaci di fare se il finale si complicasse.

Quanto tempo prima della corsa andrete in Belgio?

Arriviamo il giovedì e l’indomani andremo provare soprattutto quel tratto di pavé che si fa tre volte. Quello è importante da vedere, perché invece l’arrivo è abbastanza semplice. La strada è tutta dritta, è la statale che arriva nel centro di Hasselt. Impercettibilmente sale e nell’ultimo chilometro tende a girare verso sinistra. Non ci sono curve però, né spartitraffico.

Si può pensare che l’eventuale treno prenda in mano la corsa con un po’ di anticipo?

E’ un arrivo abbastanza complicato da gestire. Sicuramente l’ideale sarebbe aspettare il più possibile e poi uscire con gli ultimi uomini, però sono situazioni in cui devi stare sempre molto davanti. In ogni caso abbiamo corridori capaci di tenerti davanti e poi anche di portarti fuori nell’ultimo chilometro.

Consonni sta correndo il Renewi Tour con Milan
Consonni sta correndo il Renewi Tour con Milan
Ormai i treni non riescono più a gestire i finali, d’altra parte…

Infatti le volate si fanno sempre da dietro, riesce a vincere chi ha la capacità di aspettare più possibile. Ma questo te lo puoi permettere solo se hai qualcuno che ti tiene coperto fino a quel momento e impedisce che ti chiudano. Potenzialmente è più semplice organizzare una volata quando ci sono molte curve nel finale, perché prendi la testa e le curve ti fanno respirare. La velocità si abbassa, il gruppo è lungo e da dietro è più difficile rimontare. Con una strada così dritta e larga invece, è molto importante avere uomini che sappiano fare quel lavoro. Gente come Cattaneo e Affini, ad esempio, può essere una garanzia.

Quindi non essendoci curve o punti in cui frenare, si svolgerà tutto alla velocità della luce?

Se non sbaglio l’ultima curva è a tre chilometri e mezzo, poi è tutto uno stradone. L’ultimo chilometro e mezzo tende tutto ad andare verso sinistra, per cui non avendolo visto con le transenne, direi che il traguardo inizi a vederlo quando mancheranno 600 metri.

Ne hai parlato con Milan?

Sì, ci sentiamo spesso. Lui è motivato, perché ne stiamo parlando già da molto tempo. Ovviamente, dopo le Olimpiadi, abbiamo ripreso il ragionamento, come è giusto che sia. Voglio rimanere con i piedi per terra perché non c’è nulla di scontato. Per un po’, dopo quattro europei vinti di fila, sembrava che non avessimo altra possibilità che vincere il quinto e proseguire. Però i cicli finiscono, ci sono anche gli avversari e non è detto che sia tutto così facile. Per cui teniamo i piedi per terra e cerchiamo di mettere in strada la miglior squadra possibile. Le corse non si vincono con i colpi di fortuna, ma con le gambe e le strategie migliori.

Parigi, gli ultimi appunti alla fine del viaggio

15.08.2024
6 min
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PARIGI (Francia) – La città va in bicicletta. Lo slogan è “Vive la vélorution”, gioco di parole ben riuscito che trovi un po’ ovunque. Se non è in francese, è in inglese. “Love vélo”. Quando vogliono, anche i francesi usano l’inglese. Da tempo in città è in corso una campagna del Comune per spingere i cittadini ad andare in bici e per i Giochi sono arrivati altri 60 chilometri di piste ciclabili. Ce n’erano già mille. Questi si chiamano “Olimpiste”, perché con le parole si gioca, questo s’è capito, e collegano tutti i siti delle competizioni.

Anche il velodromo di Saint Quentin en Yvelines, che è quasi 20 chilometri fuori Parigi e che davanti all’ingresso ha una strana scultura con un podio dove sul primo gradino c’è un gatto, sul secondo una tartaruga e sul terzo una lumaca. L’ha realizzata Philippe Geluck, uno scultore belga che è anche fumettista e ha rappresentato sul podio “Le chat”, cioè il suo personaggio. L’opera si chiama “Il Dio dello Stadio”. Il senso è, spiegato dall’autore: “Se vuoi vincere, devi sceglierti gli avversari”. Cioè una lumaca e una tartaruga. Ci torneremo, purtroppo non in bicicletta.

L’urlo di Madiot

Non abbiamo visto né lumache né tartarughe a Parigi. Gli ultimi sono stati applauditi come i primi, sia sulla collina di Montmartre (foto Paris 2024 in apertura), dove il popolo del ciclismo ha fatto sentire tutto il suo entusiasmo, sia all’arrivo. Applausi per Jakob Soederqvist, svedese, arrivato a 14’22” da Remco Evenepoel. Applausi per Phetdarin Somrat, thailandese, arrivata a 14’19” da Kristen Faulkner. Applausi per i secondi, per uno in particolare: Valentin Madouas.

Dall’ultima fila della tribuna stampa, a un certo punto sale forte un urlo. Dice più o meno così: «Vieni piccolo mio! Per la tua famiglia! Per i bretoni! Per la Francia! Prendi questa medaglia, ce la meritiamo!». Chi urla è Marc Madiot, il suo manager alla Groupama-Fdj. Fece una cosa simile per Thibaut Pinot in vetta al Tourmalet nel 2019, ma non c’era tutta una tribuna a sentirlo.

Madouas in marcia verso l’argento, sospinto dal tifo di Madiot in tribuna
Madouas in marcia verso l’argento, sospinto dal tifo di Madiot in tribuna

I Giochi delle vecchie glorie

Non avrebbe potuto sentirlo nessuno se ci fosse stata la stessa pioggia che c’era durante la cronometro e che non ha condizionato solo la prova di Filippo Ganna, che ha sbandato ed è stato bravissimo a rimanere in piedi. Ogni postazione era coperta da plastica trasparente, per salvare computer e tutto ciò che avesse bisogno di elettricità dall’acqua. Nonostante ciò, sono scappati tutti. Anche Laurent Jalabert, che sprintava come ai vecchi tempi. Anche Cadel Evans, al riparo sotto un ombrello gigante offerto dalla tv australiana.

Non le uniche “vecchie glorie” incontrate. Abbiamo visto anche Jeannie Longo dare il via alla prova femminile, Peter Sagan a quella maschile e Annemiek van Vleuten assistere alle finali del nuoto. Lei ama l’acqua e sarebbe rimasta anche senza plastica e senza ombrelli ad assistere alle prove a cronometro. Quella maschile si è conclusa con l’argento di Ganna, sul podio tra l’oro Evenepoel e il bronzo van Aert. Podio curioso, perché da Pont Alexandre III si vedeva, correttamente, Ganna sulla sinistra, Evenepoel al centro e van Aert sulla destra. Cioè dove devono stare il secondo, anche se non è una tartaruga, il primo, anche se non è un gatto, e il terzo, anche se non è una lumaca. Poi vedi alzarsi le bandiere e vedi due bandiere del Belgio a sinistra e al centro e quella dell’Italia a destra. Tutte con i colori invertiti. Per vederle giuste serviva uno specchietto retrovisore, oppure guardarle in tv. La regia francese infatti aveva previsto l’inquadratura da un lato della Senna per gli atleti e da quello opposto per le bandiere.

Peter Sagan dà il via alla prova su strada dei professionisti (foto UCI)
Peter Sagan dà il via alla prova su strada dei professionisti (foto UCI)

Fra Mattarella e Remco

Sono stati Giochi pensati per la tv, non solo per le cerimonie di apertura e per le location. Comunque vive la Velorution, ma senza accento. Velo nel senso di Marco, Ct della cronometro, specialità in cui per la prima volta un italiano sale sul podio, per quella che è anche la prima delle quaranta medaglie di tutta la spedizione italiana. C’è anche il presidente Mattarella.

«Mi spiace di averla fatta aspettare sotto la pioggia», gli dice Filippo Ganna, che è un po’ triste. «A 28 anni, era la mia ultima occasione». Incarnerà il diritto di ognuno di noi a contraddirsi dopo il bronzo col quartetto. «A 28 anni, penso già al 2028». Per età, a Los Angeles, salvo imprevisti, ci sarà anche Evenepoel. Difficile pensare di vederlo nel baseball, disciplina che tornerà nel programma olimpico, almeno come ricevitore. Appena si siede in conferenza stampa, stremato, implora i presenti: «Qualcuno ha qualcosa da mangiare?». Dall’alto (la conferenza si tiene in un cinema) gli tirano una merendina e lui non riesce a prenderla. Si china per raccoglierla, gliene tirano un’altra, ma niente da fare. Battitore in prima base.

Tanta pioggia sulla crono di Ganna, mentre Mattarella lo aspetta senza ombrello
Tanta pioggia sulla crono di Ganna, mentre Mattarella lo aspetta senza ombrello

L’Italia, una squadra

Saint Quentin en Yvelines è un mondo a parte. All’ingresso trovi tifosi travestiti da tigre o da ape, forse giusto per contrastare lumache, gatti e tartarughe. I volontari creano un corridoio umano e applaudono gli spettatori che entrano come se fossero ciclisti e che poco prima hanno scommesso tra di loro sull’esito delle gare.

All’interno trovi David, il papà di Vittoria Guazzini scambiato per un olandese perché si veste di arancione per scaramanzia. Chiara Consonni che piange dopo il quarto posto nell’inseguimento e salta in braccio al fratello dopo l’argento di Simone nella madison. Nel frattempo, ha regalato all’Italia una delle immagini più belle dei Giochi con il suo: «Ma cosa abbiamo fatto?», dopo averla vinta lei, la madison, che fino a poche ore prima non era neanche sicura di fare. Ma la cosa che colpisce di più è vedere come ogni risultato dell’Italia sia stato accolto come un risultato di tutti. Non c’è stata gara in cui, a meno che non ci fossero i rulli a chiamare, tutti i convocati del Ct Villa siano stati lì a sostenere chiunque fosse in pista, in qualsiasi posizione. Sì, l’Italia è stata una squadra e forse è questo che andrebbe detto al giornalista inglese che chiede: «Ma come mai siete sempre forti, se non avete piste?».

Sembra Montichiari, ma è Saint Quentin en Yvelines. L’11 agosto il velodromo chiude e si trattiene tante emozioni. E per un attimo cala ancora un velo, un velo di tristezza. Poi esce l’Italia e vedi Elena Cecchini ed Elia Viviani che si guardano. E pensi a come, dopo la madison, lei ha guardato lui mentre piangeva. «E’ arrabbiato, ma capirà che è un campione». E cala un velo di dolcezza.

Villa indica la rotta perché Parigi sia un punto di ripartenza

09.08.2024
6 min
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SAINT QUENTIN EN YVELINES (Francia) – Fare sistema e non smettere di crederci. E’ quello che chiede il Ct della pista Marco Villa al ciclismo italiano, dopo il bronzo nell’inseguimento maschile e il quarto posto in quello femminile. Ieri sera Viviani ha chiuso l’Omnium al nono posto e dopo Parigi lascerà la pista. Villa di sicuro continua a credere che ci sia un futuro e lo dimostra con la sua analisi del percorso che ha portato fino a Parigi.

Prima le donne, non per galanteria, ma perché sono state le ultime a finire con il loro quartetto.

Ci sono mancati una decina di giorni di lavoro con tutte insieme. Non ne abbiamo avuto la possibilità. Basti pensare a tutti i problemi che ha avuto Elisa Balsamo:  prima l’infortunio, poi il Giro d’Italia dove si è ammalata. E la settimana successiva al Giro era l’unica in cui potevamo lavorare con tutte insieme, ma non si è potuto. La sua forza è che si riprende presto, se la chiami a gennaio, ad esempio, si fa trovare pronta. Ha avuto due operazioni, che significa due anestesie. E’ arrivata a Montichiari due giorni dopo essere stata in Val di Fassa, ha fatto due belle prove e questa è stata la chiave che mi ha fatto decidere di schierarla. E’ venuta due giorni, è andata via con la strada e poi è tornata qua. Abbiamo lavorato tanto prima, ma al momento di perfezionare il quartetto non ci siamo riusciti. Però se con questa preparazione precaria sono arrivate quarte, le invito a crederci ancora e a puntare alla prossima Olimpiade.

Perché?

Vittoria Guazzini è una che può dare di più, ma ha avuto sfortuna anche lei in fase di preparazione. Elisa Balsamo deve far suo questo quartetto. E può farlo. Deve solo essere più fortunata. Non è matematica preparare un quartetto con ragazze diverse tra loro che ancora si conoscono poco. Magari più avanti potrebbero aiutare me, se ci sarò io, nella gestione degli allenamenti. Speravo fossero già con le grandi ora, ma sono ragazze con margine di crescita. Possono lavorare bene nei prossimi quattro anni e arrivare a Los Angeles nel pieno della maturità professionale e atletica. Se fossi in loro, ci crederei. Sarò sempre un loro sostenitore, anche se non dovessi essere io ad allenarle. Una migliore conoscenza reciproca può aiutare. A Tokyo siamo arrivati tutti al 100% con i maschi e abbiamo vinto.

A proposito di maschi, l’Australia è un esempio di come si arriva al 100%?

Sicuramente. Sono arrivati tutti a posto e hanno fatto il record del mondo. Noi ci siamo arrivati altalenanti. Ganna ha preparato tanto la cronometro, ci teneva dopo la delusione di Tokyo. Ne è uscito perfetto. A Montichiari l’ho visto fortissimo. Poi ha accusato un piccolo calo. D’altra parte i giorni non sono tutti uguali. Jonathan Milan invece è andato in crescendo. E’ arrivato al top nel giorno clou. Simone Consonni era più in difficoltà rispetto a Tokyo. Non andava certo piano, ma sono piccole differenze che fanno sì che il quartetto non sia al 100 per cento. Nonostante ciò, sono arrivati al bronzo. Sono dettagli da non sottovalutare. Se è arrivato il bronzo però è frutto anche di un buon percorso a Parigi.

Come si sono ripresi i ragazzi dopo la semifinale?

La mattina a colazione ho detto loro di non sottovalutare le medaglie di bronzo olimpiche, perché io ho vinto solo quelle. Sono stato accontentato, hanno vinto una bellissima medaglia. Ci siamo parlati, si sono parlati tra loro. Abbiamo capito che sarebbe stato un altro giorno ed è andata bene. E’ un gruppo sano, si vogliono bene, si aiutano, si stimano.

Il quartetto ha preso un bronzo bellissimo, reagendo alla sconfitta con l’Australia
Il ciclo di questo quartetto finisce qui?

Decideranno loro. Sono maturi a sufficienza, per loro ci sarà sempre posto in pista. Pippo ci viene spesso, anche solo per preparare le cronometro su strada, non solo per preparare le gare in pista. Io per loro ci sarò sempre, se sarò ancora io il Ct. Da qui a quattro anni si vedrà.

Manlio Moro è pronto a entrare?

E’ un ragazzo giovane e forte, aveva i tempi degli altri. Mi spiace che non abbia corso a Parigi, ma loro gli vogliono bene e lo rispettano. Ci sono i quartetti juniores che stanno facendo bene, sono ragazzi di talento. Spero che possano valutare questo tipo di percorso che ha fatto chi li ha preceduti.

E’ difficile convincerli?

Sto facendo fatica. A livello primo anno under 23 faccio fatica a portarli in pista e a far capire loro che qualche lavoro in pista è propedeutico per la strada. Da lì mi piacerebbe costruire un altro gruppo come questo. Ma credo che vada stabilito un modo nuovo di operare, parlare con squadre, manager, procuratori. A 19 anni hanno già i procuratori. Altrimenti diventa difficile fare questa doppia disciplina. Abbiamo dimostrato che si può far tutto.

Per Villa l’esempio di Hayther (qui con Viviani) fa capire che pista e strada sono complementari
Per Villa l’esempio di Hayther (qui con Viviani) fa capire che pista e strada sono complementari
Ad esempio?

Welsford ha dimostrato che si può vincere su strada e tirare il quartetto. Hayter è campione nazionale in Inghilterra e qui ha portato in giro il quartetto della Gran Bretagna. Faulkner e Dygert erano nel quartetto americano. Noi abbiamo giovani che vincono da juniores in queste discipline e perché dobbiamo perderli per il loro futuro in strada, quando si possono fare le due cose fatte bene?

Qual è stata la difficoltà maggiore con i maschi?

Ognuno dei quattro ha fatto percorsi diversi. Lamon ha fatto più di Tokyo, ma un mese fa andava ancora più forte. Ero riuscito a lavorare con lui sulla resistenza. Anche nelle prove di Coppa del mondo aveva finito bene il quartetto. Aveva messo metri in più per la seconda tirata. Non ci siamo arrivati come a Tokyo, è vero. Non saprei neanche come si fa a preparare un quartetto insieme, perché non ce li ho mai avuti tutti insieme. Ma tanto di cappello a questi ragazzi per ciò che hanno fatto. L’Australia si è anche allenata con noi, non sembrava andare così forte. Se si è nascosta, si è nascosta bene. Se ha azzeccato la settimana giusta, complimenti.

Lamon incita i compagni dopo essersi rialzato: è arrivato a Parigi in gran forma
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Il miglioramento può passare anche attraverso i materiali?

Da quel punto di vista stiamo bene. Pinarello ci supporta ogni ciclo. Anche qui ci ha dato bici performanti. Castelli ha lavorato tanto in galleria del vento, parallelamente a Pinarello e con i caschi. Campagnolo ci ha fatto le lenticolari tubeless. Qualcuno le ha usate, qualcuno ha usato i tubolari. I tubolari sono stati quelli di Tokyo. Vittoria ha usato quattro versioni di tubeless. A livello tecnologico siamo sempre stati serviti bene e siamo al passo. La Federazione ci fa lavorare bene, ha ottimi partner.

In sintesi, cosa manca?

Gli atleti ci sono, i materiali ci sono. Dobbiamo fare sistema. Soprattutto con i giovani. Dobbiamo far imparare loro che pista e strada possono andare insieme e possono portare a grandi soddisfazioni.