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L’Italia a Drenthe con Ganna capitano e Trentin in agguato

21.09.2023
5 min
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Ganna, Affini, Trentin, Viviani, Mozzato, Pasqualon, Sobrero, Cattaneo. Questi gli azzurri di Bennati per gli europei di Drenthe, con gli ultimi due che ieri hanno corso la crono individuale e nel pomeriggio di oggi correranno il Team Mixed Relay con l’aggiunta di Affini (Guazzini, Longo Borghini e Cecchini fra le donne). Per il resto, la spedizione azzurra in Olanda ruoterà attorno a Filippo Ganna e semmai a Trentin, qualora la corsa si rompesse in modo imprevedibile.

Il cittì aretino ne è piuttosto sicuro e lo conferma in questa chiacchierata svolta alla vigilia della partenza degli azzurri, ragionando di uomini e del percorso che in apparenza dice poco, ma propone le sei scalate al Col du Vam, che non si può mai sapere…

Bennati certo: se il percorso di Drenthe fosse davvero veloce, avrebbe puntato su Dainese
Bennati certo: se il percorso di Drenthe fosse davvero veloce, avrebbe puntato su Dainese
Ti ha convinto il Ganna che si è buttato nelle volate della Vuelta o quello del Wallonie?

Diciamo che se in questo europeo si dovesse arrivare in volata, non sarà come gli sprint che Ganna ha fatto alla Vuelta. Però si può dire che quelli sono stati propedeutici in termini di preparazione. Non sarà una volata classica, anche perché se avessi pensato a un finale del genere, avrei portato un velocista puro come Alberto Dainese.

C’è Viviani, no?

La presenza di Elia potrebbe far pensare che possa essere un’alternativa. In realtà, l’idea che mi sono fatto io è che in questa occasione la sua convocazione sia più orientata a un discorso di squadra, di armonia del gruppo, perché tutto giri nel migliore dei modi attorno a Pippo. Sappiamo benissimo che uno dei motivi per cui Elia è tornato alla Ineos è proprio il suo rapporto speciale con Ganna, per cui in questo europeo avrà il compito di fare il regista, l’uomo squadra.

Viviani sarà il regista in corsa e con Pasqualon sarà il punto di appoggio di Ganna
Viviani sarà il regista in corsa e con Pasqualon sarà il punto di appoggio di Ganna
Questo fa sì che Trentin potrà correre più liberamente?

Di sicuro avere accanto Viviani gli toglie questo ruolo, per cui Matteo potrà concentrarsi esclusivamente per il finale. Quindi certamente avrà più libertà.

Ti aspettavi un Ganna così brillante, al punto da costruirgli attorno a squadra per gli europei?

Sì, assolutamente. Ne abbiamo parlato tante volte, io sono sempre stato convinto che su strada possa fare grandi cose. Non lo dico io, l’ha dimostrato alla Sanremo facendo una prova veramente superlativa. Poi ad agosto è riuscito anche a vincere una volata al Wallonie. Ha dimostrato più volte che lo spunto veloce non gli manca, ma è chiaro che non è un velocista. Ha però una progressione così potente, che in una corsa impegnativa può diventare molto veloce.

Trentin non sarà più regista in corsa e nel finale potrà giocare le sue carte
Trentin non sarà più regista in corsa e nel finale potrà giocare le sue carte
Pensi che l’europeo verrà duro?

Se guardiamo l’altimetria, fa quasi ridere. Però con questo Col du Vam fatto per sei volte con strade molto strette, in un ciclismo in cui si va sempre a tutta dal chilometro zero fino all’arrivo, non mi aspetto una gara di attendismo. Quindi considerando che il chilometraggio non è proibitivo, si correrà da subito sicuramente pancia a terra e non credo che corridori come Van Aert, De Lie e anche Pedersen avranno paura ad aprire la corsa da lontano.

Anche i nostri sono veloci, ma anche capaci di entrare nelle azioni che dovessero crearsi…

Diciamo che la squadra l’ho costruita anche in base a questo. E’ una squadra che ha esperienza. Mozzato è il più giovane, ieri ha corso l’Omloop van het Houtland. E’ abituato a correre in Belgio, è abituato a limare, quindi non ha paura di stare davanti e si integra molto bene con gli altri. Sobrero ha fatto la Vuelta e come lui anche Cattaneo, per questo hanno fatto la crono. Soprattutto è gente che non ha paura di prendere aria e sanno limare molto bene.

Cattaneo, come pure Sobrero, esce dalla Vuelta e ieri entrambi hanno corso la crono. Cattaneo 5° a 1’13” da Tarling, Sobrero 20° a 2’14”
Cattaneo, come pure Sobrero, esce dalla Vuelta e ieri entrambi hanno corso la crono. Cattaneo 5° a 1’13” da Tarling, Sobrero 20° a 2’14”
Nella tua testa, casomai si arrivasse in volata vedi tutti per Ganna?

Bisogna sicuramente valutare in base a che tipo di gara verrà fuori. Sicuramente in un arrivo del genere, con la condizione che ha, Filippo può starci molto bene. Parliamoci chiaro, è difficile fare un treno perché le strade sono strette. Quindi la nostra forza deve essere sicuramente la superiorità numerica. Resto convinto che sia un arrivo di tante gambe e alla fine saranno quelle a decidere.

Il treno è difficile, ma Viviani può tirare la volata a Ganna?

Sarebbe auspicabile, però deve arrivare in fondo a farlo. Più che tirargliela, la cosa più importante è l’approccio alla volata. Bisogna entrare veramente nelle primissime posizioni. E poi non è detto che si chiuda in volata. Potremmo addirittura provare a fare un’azione con Matteo e Filippo, quindi davvero saranno le gambe a dettare la legge.

Avete già pedalato sul percorso?

Lo faremo venerdì tra la gara degli under 23 e quella delle U23 donne del pomeriggio. Prima di allora c’è poco altro da dire.

Gli equilibri in un grande Giro: Pinotti spiega come si fa

20.09.2023
4 min
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Il ciclismo gioca su equilibri estremamente sottili, tutto si può vincere o perdere per un dettaglio. Nelle grandi corse a tappe tutto questo si amplifica: si passa dalla pianura alle montagne, fino ad arrivare alle cronometro. Chi vuole vincere deve unire prestazioni di alto livello in ognuno di questi settori. Ma come si trova l’equilibrio giusto? Pinotti ci aiuta a capirlo, prendendo spunto da diversi esempi. 

«Ci sono delle affinità – spiega il preparatore della Jayco AlUlatra una cronometro a lunga percorrenza e una salita da un’ora. Prendiamo l’esempio di Evenpoel, che ha pagato 27 minuti nel giorno del Tourmalet: secondo me è dovuto ad altri fattori».

Lo sforzo per conquistare la maglia iridata a Glasgow è costato a Evenepoel in termini di preparazione per la Vuelta
Lo sforzo per conquistare la maglia iridata a Glasgow è costato a Evenepoel in termini di preparazione per la Vuelta
Quali?

Lui è stato l’unico uomo di classifica a fare il mondiale, sia strada che cronometro. Quella decisione specifica può averlo penalizzato, perché tra il viaggio e le corse ha perso tra la settimana e i dieci giorni di allenamento. In quel periodo avrebbe potuto lavorare di più in altura e curare meglio la preparazione della Vuelta.

Come si trova il giusto equilibrio nella preparazione tra strada e cronometro?

Si basa tutto sul tipo di percorso. Al Giro di quest’anno le cronometro erano tre: due per specialisti e una cronoscalata. Le prime due erano anche posizionate presto, alla prima e decima tappa. Mentre alla Vuelta la sfida contro il tempo, individuale, era solo una.

Quindi ci si poteva anche concentrare meno sulla preparazione?

E’ chiaro che ci devi sempre dedicare del tempo. Ma tutto va in base agli obiettivi, alla fine devi essere in grado di esprimere la stessa potenza su una bici diversa e in modo più aerodinamico. 

I giorni successivi alla crisi del Tourmalet il belga ha fatto vedere grandi cose, a testimonianza che la gamba c’era
I giorni successivi alla crisi del Tourmalet il belga ha fatto vedere grandi cose, a testimonianza che la gamba c’era
Quante ore si dedicano alla cronometro nel preparare una Vuelta come quella appena conclusa?

Il corridore e i preparatori decidono insieme, ma si passa dalle due ore a settimana ad un massimo del 5 o 10 per cento delle ore di allenamento. Non è importante l’aerodinamica, ma lo sviluppo della potenza. 

Facci un esempio…

Kuss. Lui ha sempre affrontato le cronometro come un giorno di riposo, ma nel momento in cui è stato chiamato a fare la gara, ha tirato fuori una discreta prestazione (13° a 1’26” da Ganna, ndr). Non aveva una posizione super aerodinamica, ma era efficace. Secondo me Kuss ha vinto la Vuelta in quel momento specifico. 

Quanto conta la posizione aerodinamica per un uomo di classifica?

Meno del previsto. Alla fine, come dicevo prima, si tratta di un fatto di potenza e percezione della fatica. In preparazione a una gara a tappe la cronometro si cura sulla prestazione. All’atleta viene chiesto di esprimere una determinata potenza, diciamo 300 watt, per un determinato intervallo di tempo. Su una bici da strada a 300 watt hai una percezione della fatica di 7, mentre sulla bici da cronometro è 10. Allora in quel caso si cambia la posizione cercando una comodità maggiore. 

Kuss nella cronometro si è difeso molto bene nonostante una posizione poco aerodinamica
Kuss nella cronometro si è difeso molto bene nonostante una posizione poco aerodinamica
Evenepoel ha il vantaggio di avere una posizione quasi perfetta…

Lui e Ganna sono quelli che hanno un angolo tra coscia e busto praticamente nullo. Evenepoel potrebbe curare meno la cronometro in vista di un grande Giro proprio per questo. Ha talmente tanto vantaggio in termine di posizione e di aerodinamica che comunque porta a casa qualcosa. Abbiamo visto che a cronometro andrà sempre bene: ha vinto al Giro, poi il mondiale e ha fatto secondo nella crono della Vuelta.

Ma quindi è vero che allenarsi a cronometro aiuta a mantenere le prestazioni alte anche in salita?

Sì, dal punto di vista della potenza aerobica assolutamente. Si tratta di fare lo stesso lavoro di soglia o fuori soglia. Anzi in salita dovrebbe essere più semplice, perché sei meno estremo nella posizione, quindi respiri meglio e usi più muscoli. Vi faccio un altro esempio.

Per Evenepoel è arrivata la maglia di miglior scalatore, una magra consolazione per un corridore del suo spessore
Per Evenepoel è arrivata la maglia di miglior scalatore, una magra consolazione per un corridore del suo spessore
Prego…

I numeri che Evenepoel ha fatto vedere nelle tappe successive al Tourmalet fanno capire che stava bene. Non vinci il giorno dopo se non sei a posto, il “passaggio a vuoto” me lo aspettavo anche da lui. E’ arrivato nel giorno peggiore. 

Perché te lo aspettavi?

Ripeto, quel mondiale gli è costato tanto in termini di allenamento e di preparazione. Avrebbe potuto allenarsi di più in altura e reggere meglio ad una tappa del genere, giocandosi la Vuelta fino in fondo. 

Il signor Mosca, maestro di scherzi, fughe e volate

07.09.2023
6 min
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Il video di Ganna che al via della tappa di ieri porta a spalla la Trek di Mosca e pedalando la deposita davanti al cambio ruote Shimano ha fatto il giro del web, diventando virale. I due non sapevano che di lì a poco sarebbero andati in fuga verso Laguna Negra, perché al momento erano presi soprattutto a farsi due risate.

«Uno scherzetto – ride Mosca durante i massaggi dopo la tappa – di quelli che fai quando puoi, quando si è un po’ tranquilli. Gli ho rubato il Garmin, perché alla firma avevo la bici accanto alla sua. Ho visto che non aveva il filo, l’ho preso e gli ho detto: “Tieni, se vuoi te lo vendo”. Lui non ha capito subito che era suo, poi però mentre eravamo sul palco, ho visto che tirava su la mia bici, dopo aver firmato qualche autografo. E mi ha fatto ciao-ciao con la mano…».

Questa la storia su Instagram in cui Ganna porta via la bici di Mosca: è diventata praticamente virale
Questa la storia su Instagram in cui Ganna porta via la bici di Mosca: è diventata praticamente virale

Dice che Cerea sta facendo un massaggio profondo e che in certi momenti gli fa anche male, ma va bene, almeno domattina (oggi, ndr) avrà le gambe sciolte. La Vuelta è ancora lunga e il compito del corridore piemontese, di cui pochi giorni fa è stato annunciato il rinnovo del contratto fino al 2025, è quello di entrare nelle fughe e tirare le volate per Edward Theuns.

Al momento dello scherzo avevate già previsto di andare in fuga insieme?

No, ognuno fa la sua corsa. Però non è che ci voglia un genio a capire che se loro vogliono andare in fuga con Thomas, è Pippo quello che la porterà via. Anche perché onestamente, la fuga l’ha proprio portata via lui. Aveva già provato prima con Bernal, ma credo ci fosse dentro qualcuno troppo vicino in classifica e la Jumbo ha chiuso subito. Poi dopo 30 chilometri ha portato via quella giusta. Ha fatto tutto lui. E sulla salita finale, mi ha fatto morire. Pensavo di star bene, poi l’ho visto passare davanti a tirare… Ma gliela farò pagare questo inverno, in qualche uscita me ne ricorderò (ride, ndr).

Decimo giorno di Vuelta alle spalle, metà corsa. Mosca va avanti con le fughe e le volate da tirare
Decimo giorno di Vuelta alle spalle, metà corsa. Mosca va avanti con le fughe e le volate da tirare
Come sta andando questa Vuelta per te?

Benone, direi. Tendenzialmente siamo venuti qua con l’obiettivo delle tappe e comunque ci stiamo provando ogni giorno. Chiaro che oggi (ieri, ndr) ci siamo trovati davanti Vergaerde ed io e non eravamo i due migliori per essere in una fuga con arrivo in salita. Però alla fine, dopo 60 chilometri di scatti, ci sta che non tutto vada secondo i piani. Anche perché lui ed io siamo qua per le tappe di pianura e finora nelle tre volate è andato tutto abbastanza bene. Vediamo domani a Saragozza se ne faremo un’altra buona, ma non credo avremo problemi a recuperare le fatiche di oggi.

Non sembrano volate con un treno che la fa da padrone, giusto?

Di molto organizzata c’è la Alpecin, per cui sono volate tanto caotiche proprio perché c’è una squadra sola che prova a controllarle. L’ultima volta c’è stata una caduta ai 5 chilometri e siamo rimasti tutti dietro. Per mia fortuna però, ho trovato Vlasov che era rimasto dietro, quindi la Bora ha fatto tutto il lavoro e ci riportato dentro a 1,5 chilometri dall’arrivo. E io mi sono ritrovato a ruota di Theuns e sono riuscito a tirargli la volata. Quindi ho avuto anche un po’ di fortuna.

Nella tappa di Oliva, Theuns ha colto il terzo posto: Mosca gli ha tirato la volata dopo una caduta di gruppo
Nella tappa di Oliva, Theuns ha colto il terzo posto: Mosca gli ha tirato la volata dopo una caduta di gruppo
Cosa si può dire delle polemiche sulla sicurezza e le varie neutralizzazioni?

Devo dire che le polemiche alla fine sono sempre fatte da chi non è sulla strada o in gruppo. Nella tappa di Barcellona, purtroppo, la sfortuna è stata che ha piovuto proprio la sera della cronometro ed è venuta giù tutta l’acqua che non era caduta negli ultimi tre mesi. Fino a poche ore prima c’erano 35 gradi. Il giorno dopo è veramente piovuto tanto e la strada, come succede nelle località di mare quando non piove da tanto tempo, era scivolosa e il finale di tappa era in ogni caso troppo pericoloso. Fortunatamente siamo arrivati a questa via di mezzo, per cui i tempi della generale sono sati presi ai 9 dall’arrivo, perché quelli di classifica non devono rischiare. Se metti un gruppo di 170 corridori alla prima tappa della corsa, dove tutti sono freschi e motivati, è chiaro che tutti i velocisti ci avrebbero provato e anche gli uomini di classifica avrebbero provato a tenere. E su quelle strade non c’era posto per tutti.

Invece l’altro giorno a Caravaca de la Cruz, con la neutralizzazione ai due chilometri?

Gli organizzatori hanno fatto una bella scelta. Chiaro che poi vengono le polemiche, perché uno dice che con l’arrivo in salita c’era margine per passare in sicurezza. Ma sinceramente, già noi corridori non siamo dei geni, per una volta che usiamo il cervello non è che ci si può dire tanto. Se è pericoloso, perché devo rischiare quando ormai la tappa è andata, la generale è già definita e a 200 metri dall’arrivo c’è una curva con il fango? Io sono passato dopo 80 corridori e ce n’era ancora parecchio. Immagino che i primi l’abbiano visto anche meglio, mentre nel parcheggio dopo l’arrivo si sono infossate le ammiraglie. Bisogna dire un’altra cosa sugli organizzatori…

La pioggia di Barcellona ha reso pericolosi i primi due giorni. Mosca applaude le decisioni degli organizzatori
La pioggia di Barcellona ha reso pericolosi i primi due giorni. Mosca applaude le decisioni degli organizzatori
Che cosa?

Stanno facendo delle gran belle cose, in quanto a sicurezza per noi. Ci sono delle discese dove vedi i materassi per fermare eventuali cadute, ci sono i segnalatori e tutto quel che serve. Poi è chiaro che ci sono sempre problemi, si può sempre migliorare, però per ora non possiamo lamentarci. Loro hanno questo modo di fare gli arrivi in mezzo al nulla, ma è una loro scelta: a noi non cambia molto.

Com’è stare in fuga, che ambiente c’è là davanti, che pubblico?

Oggi per la prima volta in una salita sono arrivato quando ancora la gente faceva veramente il tifo. Quando passi nel gruppetto è diverso, invece anche se all’ultimo chilometro ero già un po’ indietro, è stato bello vedere l’entusiasmo dei tifosi, quello vero.

L’annuncio del rinnovo del contratto è appena arrivato, ma l’accordo era stato raggiunto a marzo
L’annuncio del rinnovo del contratto è appena arrivato, ma l’accordo era stato raggiunto a marzo
Che effetto fa aver rinnovato il contratto per altri due anni?

Diciamo che è stato ufficializzato solo ora, però io avevo parlato con Luca Guercilena nel periodo della Sanremo e abbiamo impiegato veramente due minuti a trovare l’accordo. Io gli ho chiesto quale fosse la loro idea, lui si è detto contento del mio lavoro e che volevano tenermi. Il mio ruolo in squadra ormai è ben definito e fortunatamente è abbastanza solido. Sono contento, finalmente mi sento ritrovato dopo l’incidente. Purtroppo vado ancora un po’ troppo piano in salita, ma secondo me io vado forte come nel 2021, è il gruppo che ha accelerato…

Si va avanti fra altre battute. Sulle prossime fughe e le volate. Sulla campagna acquisti della Lidl-Trek e sulla compagna Elisa Longo Borghini ormai prossima al rientro, che intanto manda avanti tutto quello che serve per il matrimonio di ottobre. C’è la leggerezza del dopo tappa e c’è la serenità di aver trovato un ruolo ben definito in cui muoversi bene. Il resto sarà la strada a dirlo. A partire da quella verso Saragozza. Si parte alle 13,58, arrivo previsto per le 17,30. Lungo il percorso un paio di salitelle e l’annuncio di un’altra volata.

La storia prestigiosa del Paganessi. Il racconto di Gualdi

07.09.2023
5 min
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Per un bergamasco il Trofeo Paganessi è qualcosa di particolare, talmente radicato nella tradizione locale che non può andare assolutamente perso. Non è quindi un caso se una gloria locale come Mirco Gualdi si sia mosso in prima persona per tenere in vita la due giorni ciclistica riservata agli juniores, che ha visto al sabato la vittoria di Davide Donati nella sfida a due contro il belga Jarno Widar e il giorno dopo la rivincita di quest’ultimo (apertura, foto Il Giorno), ultimo astro nascente della categoria.

Gualdi però non è il solo a essersi messo in gioco, perché anche altri grandi nomi del ciclismo locale lo hanno fatto: «Praticamente c’è stato un passaggio di consegne ai vertici della società San Marco Vertova e siamo stati coinvolti io e Giuseppe Guerini. Siamo tutti da sempre legati al sodalizio e ci siamo messi all’opera per la parte organizzativa della due giorni, ma non solo, perché pensiamo anche alla ristrutturazione della società partendo dai giovanissimi. Bisogna considerare che qui i bambini sono fortemente orientati a identificare la bici con la mtb più che con il ciclismo su strada, noi facciamo in modo di ampliare i loro orizzonti».

Mirco Gualdi, ex iridato fra i dilettanti ora nell’organizzazione della due giorni bergamasca
Mirco Gualdi, ex iridato fra i dilettanti ora nell’organizzazione della due giorni bergamasca
La cosa che colpisce parlando del Trofeo Paganessi è l’enorme riscontro che ha all’estero, richiamando tutti i principali team internazionali…

Diciamo che è una gara che si autopromuove, non è che facciamo particolare pubblicità all’estero. Ma d’altronde è stato così da sempre. Potrei fare un elenco lunghissimo di campioni passati da queste parti, basti dire che almeno 60 corridori fra attuali WorldTour e professional hanno gareggiato al Paganessi. Fra loro gente come Ganna, Pogacar, Hirschi, Ewan, Skjelmose, ma potrei andare avanti per ore. Se poi guardiamo al passato, spuntano i nomi di Bugno, Argentin, Bettini… Ma a proposito del richiamo all’estero, la storia del Paganessi dice qualcosa di originale.

Che cosa?

Bisogna tornare all’immediato dopoguerra, quando dalle nostre parti ci fu un vero esodo verso l’estero. Quando la società nacque e lanciò il trofeo, alcuni dirigenti avevano cugini in Francia che provarono a sondare il terreno fra le equipe d’oltralpe, così aprirono le porte, poi vennero i team svizzeri e man mano l’elenco è andato sempre ingrossandosi. Quest’anno c’erano 20 team esteri su 36 e tantissime richieste italiane e straniere sono rimaste purtroppo inevase.

Il podio dell’ultimo Trofeo Vertova, vinto da Donati davanti al belga Widar e a al danese Louwlarsen (photors.it)
Il podio dell’ultimo Trofeo Vertova, vinto da Donati davanti al belga Widar e a al danese Louwlarsen (photors.it)
E il Trofeo Vertova?

Ci accorgemmo nel tempo che per i team stranieri spostarsi per una sola gara diventava dispendioso, ma c’era la disponibilità a trovare una soluzione perché tenevano troppo a esserci. Si pensò così di unire al Paganessi un altro evento, il giorno prima, in modo da permettere alle squadre di sostenere una trasferta onerosa con un giusto contrappunto: due gare in due giorni che diventavano anche un bel test per i propri corridori. In questo modo vengono più volentieri anche perché le gare sono profondamente diverse: quella del sabato è un circuito alla belga, con strappi, pavé, strade strette; quella della domenica una classica vera e propria, con un sviluppo più lineare.

La risonanza crescente della gara vi stupisce?

Fino a un certo punto, diciamo che siamo noi organizzatori che dobbiamo stare al passo. Quest’anno ad esempio c’è stata la prima diretta televisiva tramite il canale Bici Tv. Inoltre abbiamo coinvolto direttamente i Comuni attraversati dal percorso per fare del Paganessi anche un richiamo turistico e tramite loro sono stati coinvolti i produttori della zona, le aziende che hanno capito come la corsa potesse essere un ottimo veicolo promozionale anche all’estero. Il nostro intento è rendere l’evento pienamente autosufficiente: se un domani il Comune non dovesse più essere titolare della sua gestione insieme alla società – ma non c’è alcuna avvisaglia che lo faccia pensare – avremo comunque le forze per andare avanti insieme agli sponsor che ci affiancano.

L’arrivo vittorioso di Jarno Widar dall’alto, in una giornata piovosa (foto Benagli)
L’arrivo vittorioso di Jarno WIdar dall’alto, in una giornata piovosa (foto Benagli)
Tornando ai nomi del passato, non hai citato il tuo…

E’ curioso il fatto che per me che tenevo in maniera spasmodica a questa gara, non ci fu fortuna. Il primo anno avevo una gran gamba, ero stato terzo ai tricolori, ma caddi il giorno prima e vidi sfumare la mia presenza. L’anno dopo avevo la sinusite e non andavo avanti, così dovetti rinfoderare le mie aspettative.

Guardando al passato, che cosa è cambiato nel ciclismo degli juniores?

E’ difficile dare una risposta secca. Notavo ad esempio che quest’anno le velocità sono state le stesse dello scorso anno, ma quel che noto è l’atteggiamento dei ragazzi. Hanno tutti un approccio alla Pogacar o Evenepoel, attaccano sempre, senza tatticismi. Ai nostri tempi si stava molto più a ruota. Io ho visto corridori che hanno già nel sangue la professione, che attaccano 7 volte in 10 chilometri, che toccano velocità altissime. Uno come Widar è già pronto per livelli più alti e infatti ha già firmato con la Soudal, ma non è neanche un caso se ilquarto e il quinto del Paganessi (Storm e Fietzke, ndr) sono stati nella top 5 anche al mondiale.

Trofeo Paganessi 2014: un giovanissimo Filippo Ganna stacca tutti e vince in solitudine
Trofeo Paganessi 2014: un giovanissimo Filippo Ganna stacca tutti e vince in solitudine
Negli ultimi 10 anni ci sono state vittorie italiane con Ganna, Conci, Piccolo e Meris. Secondo te quanto attenderemo per rivedere un italiano primo al traguardo?

Donati ha dimostrato che il livello dei nostri juniores è all’altezza. Io mi aspettavo un acuto dal mio omonimo Gualdi, ma sabato era caduto e aveva un dito steccato e 4 punti al mento, eppure ha chiuso 11° mancando di un nulla l’aggancio col gruppetto che si è giocato la vittoria. Io dico che non dovremo attendere molto, abbiate fiducia…

Cioni traccia la rotta della caccia a Evenepoel

07.09.2023
7 min
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Due crono a distanza di neanche un mese: quella del mondiale e quella di martedì alla Vuelta. La prima vinta da Evenepoel con 12″ di vantaggio su Ganna. L’altra nell’ordine inverso, con 16″ di differenza. Cos’ha di tanto speciale il belga? E come si può contrastarlo se davvero, come si è detto ai mondiali, fisicamente Ganna ha raggiunto il massimo? Proviamo a rispondere con Dario Cioni, responsabile dell’area performance per quanto riguarda Ganna e anche Tarling, il secondo e il terzo del mondiale.

Partiamo dal nemico: perché Remco è così pericoloso per Filippo? 

Perché va forte e ha un’ottima posizione in bici: a crono e su strada. Anzi, su strada fa ancora più differenza, perché se scappa di mano, poi diventa difficile andare a prenderlo. Sicuramente poi, essendo più compatto, ha un miglior coefficiente aerodinamico che, unito ai tanti watt, ne fa una bella gatta da pelare.

Dopo il mondiale è parso che Pippo abbia alzato bandiera bianca: ho fatto il massimo, di più non posso…

Penso che si riferisse alla parte fisica. Magari sul mondiale ci può essere una differenza di lettura dei valori dovuta al fatto che ha usato un power meter diverso rispetto a quello della Vuelta. Potrebbe esserci uno scostamento del 2 per cento, ma anche se così fosse, quest’anno Filippo ha sempre fatto delle prestazioni su un range altissimo. Ai livelli del 2020, quando vinceva sempre, solo che nel frattempo gli avversari sono cresciuti e Remco ha raggiunto uno standard superiore.

Si può fare qualcosa per riprendere vantaggio?

Si sta parlando di livelli di eccellenza, non di mediocrità. E’ chiaro che magari fisicamente con l’età e continuando a fare grandi Giri qualcosa si possa acquistare. E poi ci sono alcune cosine da mettere a posto, prima di tutto sui materiali. Nell’ultimo anno non siamo avanzati così tanto ed è tempo di iniziare a spingere. Su alcune cose non abbiamo fatto innovazione, su altre invece abbiamo continuato a migliorare. Per esempio Pinarello ha fatto il manubrio nuovo, che comunque andava cambiato perché c’è stata l’introduzione della regola dei 14 centimetri.

Secondo te Filippo ha avuto grossi vantaggi da queste nuove regole?

Non quanto pensavamo.

E allora dove si trovano i 12 secondi di Stirling?

Finora con i materiali siamo sempre stati innovatori. Adesso però gli altri hanno visto quello che facevamo e si sono allineati. Perciò va trovato qualcosa di nuovo. La cosa confortante è che con la prestazione di martedì Filippo ha dimostrato che Evenepoel è battibile, anche se la crono della Vuelta non è equiparabile al mondiale. Però Remco sta bene, voleva vincere ed è stato battuto.

Si rischiava che diventasse una bestia nera?

Secondo me è diventato uno stimolo. Alla fine, quando hai fatto tutto il possibile e perdi, c’è comunque il rispetto. Neanche a Pippo piace arrivare secondo, quindi questa rivalità è sicuramente uno stimolo per entrambi. E’ chiaro che difficilmente troverai il modo di migliorare di un 10 per cento, perché tante cose sono state già esplorate. Però ci sono particolari o nuove cose che si troveranno, che magari ci faranno guadagnare l’uno o il due per cento. Sommando tutto, si diventa più veloci.

La radio sul petto di Evenepoel ai mondiali è qualcosa da imitare?

Secondo me era molto borderline. Il fatto che alla Vuelta non l’abbia più usata fa pensare che qualcosa sia successo. Noi siamo per il rispetto dei regolamenti e forse al mondiale non sono intervenuti per non incidere sulla vittoria. Però sarebbe bene che ci fosse chiarezza sui regolamenti, come per la storia dei calzini troppo alti. Si stanno mettendo mille regole, ma se poi non si fanno rispettare, tanto vale non metterle.

A chi spetta nel vostro team il compito di seguire queste innovazioni?

Dipende dai settori. Ad esempio Luca Oggiano è l’aerodinamico, quindi è quello che studia le innovazioni da questo punto di vista. Collabora con chi fa i caschi e il body, con Kask e con Bioracer, mentre prima aveva lavorato a stretto contatto con Castelli. In galleria del vento dirige in prima persona la sessione e qui Ganna deve intervenire per forza. Poi c’è l’aspetto dei materiali, come i copertoncini da usare e quale modello, allora Pippo non serve. E in questo caso entra in gioco Bigham.

Poi c’è l’area della performance, giusto?

Performance e tattica e quello è il terreno di Cioni, il mio. La strategia non è più come una volta, che si partiva, si vedeva come stavi e si decideva il wattaggio da tenere. Adesso parti con un piano ben preciso, con dei wattaggi-obiettivo su ciascun segmento del percorso. Parti da lontano, con lo studio del percorso su VeloViewer. Poi con i modelli meteo, vedi quale saranno le condizioni, in particolar modo la direzione e l’intensità del vento. E poi parti con le simulazioni su quello che può essere il tempo previsto di gara. Questo ti permette di avere una potenza-obiettivo. E in base a questa, distribuirai la potenza nei settori in cui hai diviso il percorso. A Valladolid erano 8, ai mondiali su un percorso più complicato erano 15.

I modelli così elaborati rispondono alla realtà?

Diciamo che fissi dei valori per la salita, per la pianura, per i tratti con il vento in un certo modo… Filippo ha capito il concetto, per cui lui ha la libertà di scegliere il target. E se lo trova limitante, ha la possibilità di alzare il livello. Per me è più importante che capisca il concetto e quali sono i punti dove può spingere di più e quali quelli dove invece deve risparmiarsi.

Nella crono di apertura del Giro a Ortona, il primo colpo subito da parte di Evenepoel e per giunta in casa
Nella crono di apertura del Giro, il primo colpo subito da parte di Evenepoel e per giunta in casa
Qual è un riferimento che difficilmente cambia?

La media finale, che però si basa molto sul suo feedback. Se quella che abbiamo stimato è troppo alta, si fa una tabella più bassa di 10 watt, in modo che possa muoversi in quel range, sapendo che comunque otterrà un certo tipo di prestazione.

Pensando alle Olimpiadi, la preparazione per la crono sarà la stessa?

Non cambierei rispetto a quanto si è fatto. Dopo il mondiale è stato ancora a Macugnaga e la cosa ha avuto nuovamente un effetto positivo. Lassù sono 2.800 metri e ci è arrivato avendo già fatto un blocco di altura ad Andorra, quindi aveva già un adattamento. E’ una formula che con lui sembra funzionare, perché tutte le volte è venuto giù ed è andato forte. Sicuramente la cosa che cambierei l’anno prossimo è non dovere ritirarsi dal Giro e non aver fatto di riflesso il Giro di Svizzera. Secondo me la prima parte della stagione è andata bene, ma non benissimo. 

Dopo la Vuelta ci saranno gli europei?

Deve ancora decidere cosa fare, ci sta pensando, comunque non farebbe la crono, che c’è di mercoledì ed è troppo vicina alla fine della Vuelta. Bennati lo vorrebbe su strada e per come stanno andando le cose, lo vedo sempre più probabile, con un punto di domanda sul Team Mixed Relay.

Il Ganna visto ieri alla Vuelta sull’arrivo di Laguna Negra farebbe davvero comodo a Bennati agli europei
Il Ganna visto ieri alla Vuelta sull’arrivo di Laguna Negra farebbe davvero comodo a Bennati agli europei
Il prossimo inverno sarà in linea con l’ultimo?

E’ ancora presto, anche perché c’è un punto interrogativo sulla Vuelta a San Juan. Però penso a un bello stacco e se lo merita anche. Se uno finisce bene l’anno, ha già un bel vantaggio per ripartire. Per questo l’idea di venire alla Vuelta, una volta ritirato dal Giro, era un must in vista dell’anno prossimo. Non farla sarebbe stato un errore: un grande Giro a stagione deve farlo, forse anche due. Vediamo i percorsi del prossimo anno, il Tour probabilmente non va bene per il programma della pista, ma c’è tutto il tempo per parlarne…

Cuore, muscoli e cervello: questo Ganna non si batte

05.09.2023
6 min
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Forse è semplicemente un fatto di stile o la differenza fra un campione e un personaggio. Sta di fatto che quando Ganna perse per 12 secondi il mondiale di Stirling, ammise di aver dato tutto e rese così merito a Evenepoel campione del mondo. Invece nella crono di Valladolid, che nel pomeriggio ha visto la vittoria del piemontese per 16 secondi sul belga, Remco ha ammesso che la vittoria è stata meritata, ma ha aggiunto di non aver fatto la crono migliore. Come se per lui l’unica opzione possibile sia la vittoria…

Evenepoel può essere soddisfatto per quanto riguarda la classifica, ma la sconfitta gli brucia molto
Evenepoel può essere soddisfatto per iquanto riguarda la classifica, ma la sconfitta gli brucia molto

Bigham aveva capito

Filippo Ganna ha vinto la crono di Valladolid, coprendo i 25,8 chilometri in 27’39” alla media di 55,986, quasi in tabella con il record dell’Ora. Seduto sulla hot seat, Pippo ha vissuto l’arrivo di Evenepoel con tutta la tensione del caso e quando il campione del mondo ha tagliato il traguardo, il gesto di asciugarsi il sudore dalla fronte ha confermato il suo stato d’animo.

Alla partenza, fra gli uomini dello staff Ineos Grenadiers c’era anche Daniel Bigham, precedente titolare dell’Ora, che dal piemontese è stato battuto nella finale iridata dell’inseguimento ai mondiali di Glasgow. E proprio scambiando qualche battuta con i giornalisti, proprio Bigham si è subito detto sicuro della vittoria dell’italiano.

«E’ stata la crono perfetta per me – ha detto Ganna dopo aver avuto la certezza del successo – veloce e con un ottimo asfalto. Dopo il Giro, il mio sogno è stato quello di venire qui e vincere. Però finiti i mondiali non ero certo che la squadra mi volesse, ma io ero determinato a correre la Vuelta accanto a Thomas, dopo essermi ritirato dal Giro. Restano due settimane e probabilmente sarà difficile lottare per una buona classifica (il gallese al momento è 21° a 13’05”, ndr), ma faremo del nostro meglio per puntare a vincere una tappa».

Una piccola rivincita

Il giro dei microfoni con la transenne davanti consente di cogliere le tante sfumature nella curiosità dei colleghi e nelle risposte del vincitore, che passa dall’italiano all’inglese con il piglio di chi alle interviste flash c’è ormai abituato.

«Il campionato del mondo è una cosa – dice Ganna – oggi un’altra. Credo che Remco abbia sprecato un po’ di più rispetto a me durante questi nove giorni. Negli arrivi in salita, io sono riuscito a risparmiare e ad arrivare alla crono con più gamba, in ogni caso oggi ho avuto una piccola rivincita dopo tanti secondi posti. Riuscire a vincere è un momento di gioia sia per me che per il team. Dà tanto morale anche in vista delle prossime due settimane, che saranno molto dure. Speriamo ora di poter dare un valore aggiunto ai compagni e che le motivazione aiutino a trovare una buona gamba, magari per entrare in una fuga».

Nove giorni orribili

Evenepoel si consola con la classifica generale, che però lo ha visto guadagnare meno di quanto forse si aspettasse. Appena 20 i secondi presi a Roglic contro i 48 dello scorso anno, a conferma che forse lo sloveno del 2022 fosse arrivato in Spagna ancora con gli acciacchi del Tour.

«I primi nove giorni – prosegue Ganna – sono stati dannatamente orribili. Per le tante cadute, abbiamo perso due compagni (De Plus e Arnensman, ndr) e non è stato bello, ma ora speriamo di poter essere fortunati e provare a tornare in gioco. Penso che sicuramente siamo motivati. Ieri ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: “Okay ragazzi, la prima parte è andata. Ora pensiamo alle prossime due settimane”.

«Il duello con Remco è stato incredibile, a un livello altissimo. Ho sofferto molto sulla hot seat per l’attesa, ma alla fine è arrivata finalmente la vittoria. E’ un risultato che fa bene al morale, anche se ovviamente lui è un grande cronoman, ogni anno mi costringe a migliorare e oggi penso di aver fatto il massimo di sempre».

Kuss ha corso la prima crono da leader e si è difeso bene: 13° a 1’29” ora in classifica guida con 26″ su Soler
Kuss ha corso la prima crono da leader e si è difeso bene: 13° a 1’29” ora in classifica guida con 26″ su Soler

Il massimo possibile

La Vuelta riparte domani con l’arrivo in salita a La Laguna Negra-Vinuesa e di sicuro Sepp Kuss sarà chiamato a un’altra difesa, mentre forse Evenepoel correrà di rimessa per assorbire le fatiche di oggi. Noi ci godiamo gli ultimi scampoli della vittoria azzurra, in una crono che ha visto primo il nostro gigante, secondo il campione del mondo e terzo il campione olimpico. In fondo, Remco avrebbe fatto più figura togliendosi il cappello.

«Adesso voglio prendermi cura della squadra – sorride Ganna – perché abbiamo lottato molto per arrivare qui in buona forma e con buone gambe. Speriamo che ora possa cambiare qualcosa e possiamo iniziare ad avere fortuna. La sensazione delle gambe non è stata super, ma alla fine il tempo e la velocità sono stati abbastanza buoni. Abbiamo lavorato molto per non commettere il minimo errore, più di questo non potevo fare».

Le fatiche di Ganna, la crono e altre due settimane di Vuelta

05.09.2023
3 min
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Ganna risponde mentre sta andando a vedere il percorso della cronometro di Valladolid, che oggi dirà tanto ai fini della classifica e sarà anche terreno di scontro fra specialisti. Fra Pippo ed Evenepoel non sarà la rivincita dei mondiali, perché la posta è ben diversa, ma di certo i due si guarderanno reciprocamente. Il primo con l’occasione di centrare una bella vittoria, il secondo con la maglia iridata e la voglia di allungare sui rivali di classifica.

La carovana è arrivata nella zona di Valladolid domenica sera. Oggi la cronometro
La carovana è arrivata nella zona di Valladolid domenica sera. oggi la cronometro

Tra Glasgow e la Vuelta

Dopo averlo visto secondo dietro Kaden Groves il quinto giorno in volata, abbiamo perciò chiesto a Ganna come vadano le cose e come si trascorre il giorno di riposo sapendo che l’indomani c’è la tappa che potrebbe dare un senso alla sua Vuelta.

«Dopo il mondiale – racconta – il recupero non è stato proprio al top. Ho fatto ancora altura, quindi ho avuto la sensazione che il corpo non abbia proprio recuperato. Però la prima settimana di Vuelta è andata abbastanza bene, abbiamo fatto un bel carico di lavoro. Questa settimana sono state quasi 36 ore, quindi speriamo che nella prossima le gambe saranno pronte di nuovo».

La crono di oggi non sarà la rivincita di Stirling, ma per Ganna ed Evenepoel questo non sarà un giorno banale
La crono di oggi non sarà la rivincita di Stirling, ma per Ganna ed Evenepoel questo non sarà un giorno banale

Venti minuti sui rulli

Poi Ganna passa di striscio sul tema delle volate e a seguire illustra con rilassante semplicità il suo giorno di riposo, trascorso nell’hotel raggiunto faticosamente dopo la tappa di Caravaca de la Cruz.

«Le volate non mi piacciono – dice sorridendo – e mai mi piaceranno, quindi le lascio pure ai velocisti. Filippo stamattina ha dormito il più possibile per recuperare. Normalmente avrei fatto la recon della crono, mentre questa volta ho voluto fare proprio 20 minuti di rulli per tirare la gamba. Non ce la facevo oggi a uscire in bici. Di sicuro la crono sarà un appuntamento importante, però bisogna tener conto del fatto che in altre due settimane ci saranno certamente giornate importanti, quindi non ci si può concentrare solo ed esclusivamente su questa prova».

Il primo corridore della crono di Valladolid scatterà dal blocco alle 13,57. Distanza di 25,8 chilometri
Il primo corridore della crono di Valladolid scatterà dal blocco alle 13,57. Distanza di 25,8 chilometri

Agli ordini di Thomas

La sua Vuelta è nata anche su richiesta di Geraint Thomas, che ha voluto in Spagna lo stesso blocco che lo aveva sorretto nella sfida del Giro, quando colse il secondo posto. In quell’andirivieni fra stacco e condizione, Ganna si ritroverà di nuovo in una prova contro il tempo a quasi un mese dai mondiali e dai 12 secondi che lo divisero da Evenepoel.

«Il percorso è molto veloce – dice – ci sono un po’ di curve rotonde e tutte molto veloci, sempre se la strada sarà asciutta».

Un tempo i capitani pretendevano che i gregari non facessero la crono a tutta per non sprecare energie. Ma se ti chiami Ganna, difficilmente qualcuno verrà a chiederti di salvare la gamba. Per lui questo sarà un giorno speciale. E poi si rimetterà giù buono, aiutando il leader e aspettando il varco giusto per vincere la sua tappa.

Vento, condizioni fisiche e radio: quei 12″ tra Ganna e Remco

23.08.2023
5 min
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Filippo Ganna non ha conquistato la maglia iridata della cronometro per 12” dopo una sfida lunga 47,8 chilometri. Remco Evenepoel, il vincitore, in pratica gli ha rifilato 0,25” al chilometro. Un quarto di secondo ogni mille metri. Un’inezia.

Un distacco così fa pensare e ripensare: dove ha perso quei pochi secondi Ganna? Una domanda che si è posto lo stesso piemontese dopo la gara.

Noi invece lo abbiamo chiesto a tre esperti di crono: Adriano Malori, Edoardo Affini e Marco Pinotti. Un’inchiesta, una riflessione tecnica, che resta comunque molto complicata. Ricordiamoci che parliamo di distacchi piccoli, che siamo nell’era dei marginal gain in cui ogni dettaglio incide, ma che di contro (e paradossalmente) 12” potrebbero non essere neanche pochi. Sul banco degli “imputati” finiscono: materiali, tattiche, condizione, riscaldamento, guida, regole… Un bell’intrigo insomma!

Ganna in lotta col vento (notate l’erba). Il cx migliore di Remco ha fatto la differenza?
Ganna in lotta col vento (notate l’erba). Il cx migliore di Remco ha fatto la differenza?

Malori insiste sul vento

Adriano Malori già ci aveva accompagnato nel post di quella crono. Il “Malo” aveva indicato il vento come il rivale numero uno di Ganna, almeno tra i fattori esterni. E in particolare il vento laterale. E resta su quella linea.

«Anche se dalla tv non si è visto molto – dice Malori – nel tratto più lungo, quello in cui si andava nel doppio senso di marcia, si notava come Evenepoel, piccolino, “sbacchettasse” parecchio. In quel punto uno grande come Pippo faceva più resistenza. Se dondolava Remco figuriamoci Pippo.

«Per il resto, sui materiali non credo che abbia perso terreno perché comunque Ganna è alla Ineos-Grenadiers e lì ci lavorano bene e costantemente. Semmai, visto lo strappo finale, con la doppia corona al posto della mono Ganna sarebbe potuto andare un po’ più forte. Ma anche nel chilometro finale è stato comunque più veloce di Remco di 3”. In ogni caso non sarebbe bastato a colmare il gap dei 12″.

«Riguardo alla guida, tanto più che la regìa tv non è stata il massimo, è difficile giudicare. Bisognava stare in ammiraglia dietro a Pippo. In generale ci può stare perdere quei 12″ lì: bastano un paio di curve fatte male che all’uscita devi rilanciare e la frittata è fatta. Ma, ripeto, questo aspetto non siamo in grado di poterlo analizzare».

Prima di chiudere Malori getta sul piatto un argomento molto interessante: secondo lui le nuove regole UCI penalizzano Ganna nella posizione: «Filippo è troppo schiacciato e meno allungato di altri sulla bici».

A Glasgow Ganna ha usato la nuova Bolide: tra le novità la monocorona di Shimano e una versione aggiornata del manubrio 3D
A Glasgow Ganna ha usato la nuova Bolide: tra le novità la monocorona di Shimano e una versione aggiornata del manubrio 3D

Affini, Remco e il suo cx

Edoardo Affini, che torna in gara oggi al Benelux (Renewi Tour) è quello più dubbioso circa il recuperare questo gap. E lui le crono attuali le fa… e anche forte.

«La differenza con Remco la fa la “pagliuzza” – dice il corridore della Jumbo-Vismanon è facile capire dove recuperare 12”. Io partirei dalla prestazione, ma bisognerebbe conoscere i reali valori dei ragazzi. Da quel che so io, hanno detto che Pippo ha fatto una delle sue migliori prestazioni in assoluto, quindi non credo si possa battere su questo tema. E anche la gestione tattica di Pippo è stata buona, visto che sul muro finale è andato fortissimo.

«Idem sui materiali: addirittura so che in Ineos-Grenadiers gli avevano dato un manubrio nuovo che lo rendesse ancora un pelo più aerodinamico così da limare ancora qualcosa».

Anche Affini insiste sul discorso del vento e dell’aerodinamica. Ma più che sottolineare lo svantaggio di Ganna, esalta il vantaggio di Remco.

«Evenepoel è molto potente, anche se meno di Ganna, ma più piccolo. Non è grosso come me e Pippo, quindi è più aerodinamico. Gente come noi si può abbassare sul manubrio quanto vuole, ma l’impatto frontale e con il vento laterale sempre grande resta.

«Penso anche che il vento sia una variabile che non puoi controllare, pertanto farei davvero difficoltà a capire dove limare quei 12 secondi».

La radio che si nota sporgere sul petto di Evenepoel, aveva una valenza aerodinamica ed era ai limiti del regolamento
La radio che si nota sporgere sul petto di Evenepoel, aveva una valenza aerodinamica ed era ai limiti del regolamento

Pinotti: prestazioni e regole

Marco Pinotti, tecnico della Jayco-AlUla, ma al tempo stesso ex cronoman ed ingegnere, ha invece qualche ipotesi in più da vagliare per recuperare quei 12 secondi.

«Io – spiega Pinotti – anche se in casa Ineos hanno parlato di grande prestazione, ho qualche dubbio in merito. Intendiamoci, non dico che Ganna non sia andato forte, ma non è stato super come altre volte. Magari anche perché aveva lavorato molto per la pista e non aveva fatto un lavoro specifico per la crono. Io so che hanno spinto molto sull’aerodinamica (e il manubrio nuovo lo confermerebbe, ndr), sui materiali e hanno perso un po’ di focus sull’allenamento.

«Ripenso alla crono che Filippo ha vinto al Wallonie pochi giorni prima. Era andato forte, ma aveva rifilato distacchi minimi a Tarling e agli altri, nonostante la crono misurasse 32 chilometri. Questo mi ha fatto riflettere. Si può mettere così: Ganna non è andato piano, ma per una serie di motivi non è cresciuto ulteriormente come può ancora fare alla sua età».

Pinotti poi insiste anche su un altro aspetto, un dettaglio che tutti abbiamo notato, ma che nessuno ha approfondito: la radio che Evenepoel aveva sul petto. Quella “radiolona” ha certamente avuto delle influenze aerodinamiche. Di fatto, inserita in quel body aero e aderente era un profilo. Anche Ganna ce l’aveva, ma la sua era ben più piccola: era la radio e basta. Ganna non aveva la radio avvolta nel pluriball come già qualcuno ha utilizzato in questa stagione.

«In questo senso servirebbero delle regole chiare – dice Pinotti – da parte dell’UCI. E’ noto che un riempitivo in quel punto dà dei vantaggi. Nel triathlon, che è libero, lo usano ma qui va chiarito una volta per tutte come fare. Una superficie simile, nell’arco di quasi 50 chilometri potrebbe anche essere stata decisiva, visto che parliamo di 12 secondi».

L’occhio di Malori: «Evenepoel un mostro e Tarling cresce bene…»

11.08.2023
5 min
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La cronometro individuale di Glasgow si è conclusa da una manciata di ore e non poteva mancare il commento di Adriano Malori, ormai nostro specialista contro il tempo. E anche stavolta “Malo” va subito a dama. «La sorpresa è lo juniores (Joshua Tarling di 19 anni, ndr), ma la notizia è che Remco Evenepoel è un mostro. In un anno ha vinto un mondiale, la Vuelta, la Liegi e ora di nuovo questo mondiale. Per me lui e Pogacar sono i corridori più forti del momento. Non ho messo Vingegaard perché non è così completo».

Come abbiamo visto e appena letto Remco Evenepoel ha vinto la crono iridata, alla sue spalle un Filippo Ganna a 12” e terzo questo diciannovenne inglese Joshua Tarling a 48”, che l’anno scorso ha vinto la crono iridata… ma tra gli juniores!

Tarling (classe 2004) è arrivato terzo. Molto bene fino alla fine
Tarling (classe 2004) è arrivato terzo. Molto bene fino alla fine
Adriano, un quasi juniores tra i pro’. In realtà poteva correre tra gli under 23…

Indubbiamente è stata una grande sorpresa. Mi ha colpito la sua gestione dello sforzo. Okay, ha vinto il titolo nazionale a crono e sappiamo che in Inghilterra non è una cosa banale, visto il tempo che vi dedicano, ma questo era un altro palcoscenico. Pippo deve sapere che per il futuro ha un rivale che sta per arrivare.

Adriano, tu stesso ci dici spesso di quanto conti l’esperienza nelle crono lunghe e ma i numeri parlano chiaro: 47 chilometri e 19 anni.

Vero. E come ho detto sono colpito. In particolare dal suo strappo finale. Era una crono vera più questo strappo: non era semplice unire le due cose. I corridori arrivavano stravolti, lui invece era in spinta, ha ben gestito le forze. Si vede che è nella Ineos-Grenadiers. Così come Pippo, Bigham, Thomas…

Correndo in casa per te conosceva meglio degli altri il percorso?

Assolutamente sì. Si vedeva che lo aveva provato e riprovato. In alcune curve, specie quella dopo l’intermedio è emerso questo aspetto. Lui l’ha fatta in pieno restando in posizione. Remco ha tolto le mani dalle protesi e Ganna ha avuto una piccola incertezza. E lo stesso l’ultimo strappo. Devi essere “presente” per farlo in quel modo. Specie sul pavé.

Per Malori Ganna ha lottato col vento (notate l’erba). Il cx migliore di Remco ha fatto la differenza?
Per Malori Ganna ha lottato col vento (notate l’erba). Il cx migliore di Remco ha fatto la differenza?
Passiamo ad Evenepoel. Il belga, come Ganna ed altri, aveva la radio sul petto. Una scelta aero?

Una scelta aero e anche di utilità al tempo stesso. Questi body infatti sono strettissimi e sulle spalle, la parte più larga, tirano moltissimo. In quel punto, sul petto, la radio è un po’ più comoda. I corridori fanno le loro prove e se non gli dà fastidio nella respirazione la posizionano lì.

Remco e quel gesto rivolto all’ammiraglia: come è andata?

Remco è molto sicuro di sé, ma perde anche le staffe. Dopo il primo intermedio (in cui era dietro a Ganna, ndr) dai loro rilevamenti avevano visto che era in vantaggio e per radio gli avranno detto qualcosa e lui gli ha voluto dire di stare calmi: «Ci penso io». Ma tali gesti per lui non sono nuovi. Ricordate all’europeo 2021 quando gli rimase alla ruota Sonny (Colbrelli, ndr)? Quando la gara non va come dice lui perde le staffe.

E per il resto?

Il mio grande favorito era Ganna. Era la sua crono, non è andato piano neanche sullo strappo finale dove è stato solo un filo più lento di Evenepoel (2″, ndr) nonostante la sua stazza, ma gli è mancato il resto. Io credo che nella sua prestazione abbia inciso un po’ il vento. Per lunghi tratti era laterale, si vedeva da come pedalavano i corridori e da come si muovevano le loro bici. Ma se “sbacchettava” la bici di un Remco che è piccolo, figuriamoci cosa deve aver passato un Ganna che è altro più di un metro e 90 (e anche di Tarling: 194 centimetri, ndr).

Van Aert è partito sottotono. Nel finale è stato l’unico a recuperare su Remco, ma ormai era tardi
Van Aert è partito sottotono. Nel finale è stato l’unico a recuperare su Remco, ma ormai era tardi
Rapporti tutti fra 58 (Kung, Pogacar) e 60 (Bissegger, Evenepoel), mentre Van Aert aveva il 56…

Alla fine i rapporti sono fini a se stessi. Bisognava spingere. Non credo abbia influito quello in Van Aert. Anzi per certi aspetti è anche più leggero rispetto alla media dei passistoni da crono. Credo che Wout abbia dimostrato quello che abbiamo visto già domenica scorsa e cioè che non aveva le gambe. Uno come lui, su un percorso che è un ciclocross asfaltato, non può farsi umiliare così da Van der Poel. Poi può anche perdere: nel finale, sull’ultimo dentello, in volata… ma non che non riesca a rispondergli.

Nella crono di oggi per te ha inciso il Tour?

Tantissimo. E infatti gente come Kung o Pogacar sono stati subito fuori gioco. E ha inciso soprattutto per chi ha disputato anche la prova in linea iridata. Da quel che ho letto e ho saputo, i corridori hanno detto che è stato un massacro. Se poi parliamo di Kung, lui ci ha messo di mezzo anche il team relay… Se sei stanco e devi provare a vincere il mondiale nella crono individuale quella gara non la fai. Ma queste sono scelte loro.

E ad Adriano Malori cosa è piaciuto di questa prova?

Che è stata, finalmente, una crono vera. Lunga. Una crono da spingere, giusta per un mondiale. Come se ne dovrebbero vedere di più. Anche nei grandi Giri.