Carretti e tradizioni, nell’inverno “a modo” di Fiorelli

23.11.2022
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Il carretto che viene alla luce dalla penombra del garage ha colori sgargianti e una cura pazzesca dei dettagli. Fiorelli lo sposta con leggerezza e orgoglio. Questi oggetti d’arte sono la sua vera passione da prima che arrivasse la bicicletta. Peccato che il tempo sia pessimo e non si possa attaccare il cavallo, per questo l’appuntamento è rimandato alla prossima estate. Oppure a primavera, quando da Catania arriverà il carretto nuovo, che poi Filippo decorerà con il nonno Matteo.

Il primo carretto

La strada che porta da Bagheria a Ficarazzi è inondata dalla pioggia che cade pesante dal mattino. Prima è arrivato il vento, poi secchiate d’acqua che hanno trasformato le vie in fiumi. Il mare ribolle sullo sfondo. Verso le montagne e verso Palermo, il cielo è cupo come una minaccia. Stamattina Fiorelli non si è allenato, preferendo correre a piedi. L’inverno è nel pieno e lui a breve partirà per il ritiro della Bardiani alla Tenuta il Cicalino. Oggi però ci ha aperto le porte di casa per soddisfare la curiosità sbocciata nel vedere alcune immagini su Instagram. Siamo qui, l’avrete capito, per la passione di Filippo per i carretti siciliani.

«Il primo vero e proprio lo sto facendo proprio adesso – dice con orgoglio – perché finora avevo sempre quelli di mio nonno. Non ho mai avuto bisogno di acquistarne uno, adesso invece l’ho comprato, perché avevo da tanto il desiderio di farlo insieme a mio nonno. La mia passione vera è proprio questa, il cavallo e il carro. La bici è nata in un secondo momento e ne ho fatto il mio lavoro. Però io sin da piccolo sono sempre andato dietro mio nonno. E mio nonno mi ha portato in questa cultura del carretto siciliano».

In giro sul cavallo

Dell’attaccamento per la sua terra ci aveva raccontato già l’anno scorso, tuttavia scoprire questo tipo di passione ci ha colpito parecchio.

«Solo in Sicilia ci sono queste cose – sorride – magari al Nord ci sono diversi tipi di carretti, perché anche qui nascevano per il trasporto in campagna. Però la mia è proprio una passione, tanto che quando ero piccolo mi prendevano in giro e mi dicevano che ero antico. Perché il carretto è un mezzo di trasporto antico. A me piace andarci in giro. In inverno, quando ho un po’ di tempo libero. Oppure quando andavo a scuola e, tra virgolette, ero un nulla facente, andavo in giro col cavallo per passare il tempo. Ormai qui ci sono poco, ma non mi lamento, perché il ciclismo è il mio lavoro. Però il distacco della Sicilia è davvero una cosa brutta…».

Nel garage di fronte casa, Fiorelli tiene due carretti, cui d’estate lega il cavallo di un amico
Nel garage di fronte casa, Fiorelli tiene due carretti, cui d’estate lega il cavallo di un amico

Un inverno speciale

Non sarà un inverno come gli altri. Lo ha detto il suo mentore Giovanni Visconti. La prossima stagione sarà quella per capire se il salto in uno squadrone sia possibile o se la sua carriera proseguirà alla Bardiani. Basta guardarlo per rendersi conto di quanto si sia sfinato. Dopo l’ultima corsa ha staccato per 20 giorni, lasciando stare la bici come non aveva mai fatto e correndo semmai a piedi.

«Il prossimo sarà l’anno decisivo – ammette Fiorelli – perché ho 28 anni e quindi devo cominciare a dimostrare qualcosa di buono, sia a me sia alla mia squadra e alle persone che credono in me. Questo inverno ho cominciato a lavorare bene. E’ vero che sono concentrato sul peso, perché è quella la cosa che mi impedisce di salire il gradino per tenere gli ultimi metri in salita e arrivare in volata con i 20-30 che sono alla mia portata. Ho vinto volate di gruppo, come al Sibiu Tour, ma solo perché avevo una squadra davvero super che mi ha lanciato bene nella volata. Ma io non mi reputo un velocista».

Il quinto posto nella volata confusa di Plouay, nel giorno di Van Aert, ha fornito ottime indicazioni
Il quinto posto nella volata confusa di Plouay, nel giorno di Van Aert, ha fornito ottime indicazioni

Pensando a Plouay

Il pensiero torna al giorno di Plouay e al quinto posto dietro il vincitore Van Aert. Una corsa impegnativa, che poteva essere alla portata di Fiorelli.

«Quella – dice – è stata una gara di gambe, una gara di forza e quindi davanti sono rimasti quelli più cui era rimasta più energia nelle gambe. Io sono rimasto un po’ imbottigliato, perché è stata una volata un po’ confusa. Però se le cose si fossero messe bene, non dico che potevo battere Van Aert, però subito dopo di lui potevo arrivarci benissimo. L’obiettivo è lottare in questo tipo di gare, in qualche classica. Quella corsa si è svolta come meglio non potevo chiedere. Partenza regolare, pronti via e la selezione che mi ha permesso di restare davanti. Lavorerò pensando a questo, dal 5 dicembre saremo in ritiro e cominceremo a parlare di obiettivi».

Con Fiorelli (5°) analizziamo la volata di Van Aert a Plouay

01.09.2022
6 min
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Cosa passa per la testa ad un velocista durante quei pochi e preziosi secondi finali? Lo abbiamo chiesto a Filippo Fiorelli che a sua detta velocista puro non è, ma lo stesso è in grado di vincere volatone di gruppo e sprint ristretti dove si trova più a suo agio. Ne abbiamo approfittato per immergerci con lui in quegli attimi e chiedere com’è fare una volata insieme al cinico Wout Van Aert

Il finale che abbiamo deciso di analizzare è quello del Bretagne Classic andato in scena il 28 agosto a Plouay in Francia (foto in apertura ciclismoweb). Il siciliano della Bardiani CSF Faizanè ha conquistato un ottimo quinto posto a conferma delle sue caratteristiche da uomo veloce. A vincere agevolmente ma senza dominare è stato Van Aert. 

Fiorelli dopo un periodo in altura sull’Etna ha ripreso a correre in Francia ritrovando la condizione
Fiorelli dopo un periodo in altura sull’Etna ha ripreso a correre in Francia ritrovando la condizione

La volata e i suoi dettagli

Pochi secondi, attimi, sono i frangenti in cui un uomo che si definisce veloce deve prendere decisioni determinanti per la finalizzazione di una tappa o di una corsa in linea. Una ruota sbagliata, uno sprint lanciato troppo presto, mancanza di lucidità nello scegliere il varco. Sono tutti dettagli che fanno la differenza per la conquista della vittoria. Quella del Bretagne Classic non è stata una vera e propria volata di gruppo, bensì di una trentina di unità veloci, senza la battaglia dei treni. Si potrebbe ipotizzare essere un piccolo spunto per il mondiale come ci ha indicato Fiorelli. Andiamo a scoprire metro per metro le decisioni e i frame che ha vissuto Filippo in scia al belga della Jumbo Visma

In che condizione sei arrivato quel giorno?

Sono arrivato non al top. Venivo dal Tour du Limousin che non stavo benissimo. Avevo preso una bella botta con tre punti sul braccio. Cadere non è mai una cosa bella. Rientravo da un mese e mezzo che non correvo perché ero stato in altura. Mi mancava un po’ di ritmo da riprendere.

Condizione in crescita quindi…

Si non ero al massimo della condizione. Ho tirato una volata al Tour Poitou, a Manuel Colnaghi dove ha fatto quarto e io nono. Il secondo giorno dovevo fare io lo sprint poi a centocinquanta metri c’è stata la caduta e siamo rimasti coinvolti io ed altri.

Filippo si è trovato a dover smettere di pedalare e cambiare direzione spostandosi sulla sinistra per trovare il varco (immagini GCN)
Filippo ha smesso di pedalare e cambiare direzione spostandosi sulla sinistra per trovare il varco (immagini GCN)
Che corsa è stata il Bretagne Classic?

La lista partenti era di ottimo livello. La maggior parte delle persone erano quelle che proveranno a giocarsi il mondiale. Come percorso era una piccola anticipazione dell’Australia. Non sapevo come ci sarei arrivato, è stata una corsa frenetica ma che ho interpretato bene.

Sapevi già di dover fare la volata?

Fortunatamente quando sono partito a dir la verità le sensazioni buone le ho avute subito. Io e Sacha Modolo eravamo gli uomini di punta. Io avevo detto subito che stavo bene. Non sapevo se preoccuparmi perché quando uno sta bene all’inizio fa il botto nel finale. A sessanta chilometri dall’arrivo quando è iniziata la bagarre mi sono reso conto che ero in forma e che mi sarei giocato il finale attaccando oppure in volata. 

Ti sei arrangiato per le fasi finali?

Ero rimasto solo con Zoccarato davanti in fuga. Lo abbiamo ripreso a cinque chilometri dall’arrivo. Van Aert nel finale ha fatto tutto da solo. Chiunque partiva, lui chiudeva. Non ci ho nemmeno pensato ad anticiparlo, si vedeva che aveva in mente solo la volata. Così ho deciso di prendere la sua ruota.

Van Aert ha vinto di misura mentre Fiorelli trovato lo spazio ha risalito le posizioni (immagini GCN)
Van Aert ha vinto di misura mentre Fiorelli trovato lo spazio ha risalito le posizioni (immagini GCN)
Ci sarà stata una bella lotta per prenderla?

Neanche tanto perché la gente un po’ mi conosce, non veniva nessuno a prendermi la ruota. Diciamo che non mi tolgo facilmente. Il finale è particolare perché scende e risale negli ultimi trecento metri. Si faceva molta velocità e anche lui è rimasto un po’ imbottigliato. 

Di conseguenza anche tu hai avuto difficoltà a risalire?

Seguire una ruota che non è di un tuo compagno è molto più difficile, se l’avversario entra in un piccolo spazio chi è dietro non ci passa. Chi traina, il compagno di squadra deve sempre fare attenzione se ci passa anche chi ha dietro. In quel caso lui ovviamente faceva i conti per sé. 

Raccontaci la tua volata…

Dopo aver “perso”  Wout in quell’istante Oliver Naesen dell’AG2R Citroën Team è passato davanti a me e si vede dalle immagini che io rimango tagliato fuori dalla sua ruota e quindi con tutto da rifare. Ho dovuto smettere di pedalare, fare una piccola deviazione e ho perso l’attimo. La volata vera e propria l’ho fatta gli ultimi centocinquanta metri. Infatti venivo su molto forte rispetto agli altri. 

Prova a commentarci la volata di Van Aert…

L’ultimo chilometro ho pensato di aver azzeccato la ruota. Poi gli ultimi quattrocento metri quando ho visto che è scivolato indietro ho pensato che avesse perso il treno giusto un’altra volta perché la settimana prima lo aveva battuto Marco Haller della Bora Hansgrohe in Germania al Bemer Cyclassics. Ho pensato realmente in quei frangenti “si è fatto fregare”.

Dopo l’arrivo i complimenti del siciliano al belga (immagini GCN)
Dopo l’arrivo i complimenti del siciliano al belga (immagini GCN)
Come ha fatto quindi a vincere?

E’ riuscito a svincolarsi bene. C’era l’uomo della Lotto Soudal che stava tirando bene per Arnaud De Lie. E non era neanche facile risalire le posizioni. Però ha fatto una volata poderosa e si è conquistato la vittoria. 

E’ stata una volata senza storia?

Quella lì in particolare per lui è stata una passeggiata anche se è rimasto imbottigliato. Anche perché è stato un errore tattico. De Lie veniva da due vittorie. Ero indeciso tra che ruota prendere poi ho battezzato quella di Van Aert. Credo che in questo momento sia il corridore più forte, più completo che abbia mai visto da vicino. 

Pensi che se dovesse capitare potresti batterlo in una volata analoga?

Quel giorno per come stavo non era così imbattibile. Anche perché negli ultimi quaranta chilometri ha fatto il diavolo a quattro. Se si guardano le immagini non ha fatto così tanto la differenza. 

Che rapporto hai usato per la volata?

Io ho usato il 52 perché il percorso voleva quello. Lui secondo me ha tirato il 54, avendo Shimano avrà avuto come opzione 53 o 54. In quella volata non ho subìto il rapporto, però diciamo che se avessi avuto un treno mio il 52 forse mi sarebbe stato stretto, soprattutto con un finale così a salire. 

Dalla Valle Sibiu 2022
La volata della prima tappa del Sibiu Cycling Tour con Fiorelli vincitore sul gruppo compatto (foto Max Schuz)
Dalla Valle Sibiu 2022
La volata della prima tappa del Sibiu Cycling Tour con Fiorelli vincitore sul gruppo compatto (foto Max Schuz)
Continui a portare a casa risultati importanti tra le ruote veloci, hai deciso cosa fare da grande?

Io sono quel corridore lì. Ho vinto al Sibiu con centotrenta corridori. Stavo bene, avevo la squadra al mio servizio. In quelle condizioni posso dire la mia. Tendenzialmente se mi trovo da solo non riesco ad esprimermi al 100%. Però io mi sento un corridore che può primeggiare in finali da trenta o quaranta corridori. 

Alberati ti vede come caratteristiche simile a Bettini…

Non si sbaglia, lo dice sempre anche Marcello Massini. Il mio maestro di vita e di ciclismo. Non mi sento un velocista puro. Io, Colnaghi e Modolo siamo veloci. Non voglio diventare un velocista puro perché sarebbe una strada che non porterebbe a niente. Con gli sprinter che ci sono in giro farei fatica a primeggiare.

Il motore di Fiorelli ai raggi x: velocista o cacciatore?

15.07.2022
7 min
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Partiamo da una frase di Giovanni Visconti: «Filippo Fiorelli non è un velocista puro, deve puntare a corse più mosse e ad andare in fuga». Qualche giorno dopo il bravo corridore della Bardiani Csf Faizanè ha vinto una corsa… in volata.

Vogliamo capire di più. Vogliamo capire quanto realmente Fiorelli sia uno sprinter, quanto sia grande il suo motore e come sta lavorando. E a dircelo è Paolo Alberati, il suo preparatore, non solo il suo manager.

Paolo Alberati con Filippo Fiorelli (classe 1994)
Paolo Alberati con Filippo Fiorelli (classe 1994)
Paolo, un tema che ti è caro: Filippo Fiorelli. Che corridore è?

Spesso mi prendono in giro perché l’ho sempre presentato come un corridore “alla Bettini” e non come un velocista. Ma come – mi dicevano – tu alleni uno scalatore e poi questo ragazzo vince le volate? E così, piano piano ho dovuto cambiare il tiro.

Quanto è grande il suo “motore”?

Il motore di Filippo è un bel motore, soprattutto è molto resistente. Lui dopo tante ore non cala. A volte ci siamo chiesti con Marcello Massini, che è il suo (e il mio) mentore, se il misuratore non fosse starato! Perché escono valori molto alti. 

Beh, che sia forte si vede…

Se si va ad osservare gli istogrammi che emergono da Trainingpeaks ci sono valori molto buoni, sia personali che rapportati ad altri corridori del WorldTour. Valori ottimi nei 5′, nei 6′, nei 10′ massimali… E diresti che come caratteristiche è appunto un Bettini. In più è molto forte sul picco dei 5”. Filippo tocca i 20-21 watt/chilo. I velocisti del Giro e del Tour, tanto per dare un parametro di riferimento, vincono gli sprint con 22-23 watt/chilo. Filippo ha un picco intorno ai 1.400 watt.

Fiorelli è un ottimo sprinter perché ha uno spunto veloce ed è abile nella guida, ma le sue caratteristiche naturali non sono da velocista
Fiorelli è un ottimo sprinter perché ha uno spunto veloce ed è abile nella guida, ma le sue caratteristiche naturali non sono da velocista
Una potenza massima molto buona, ma forse insufficiente per vincere una volata di gruppo?

Le volate di gruppo che ha vinto non sono state contro un Groenewegen, ma a capo di corse piuttosto lunghe. Filippo che siano tre, cinque o sette ore le ha vinte perché non serviva un super spunto di velocità. Perché, come detto, cala di meno. Bisogna capire come arriva alle volate.

Cioè?

Io osservo i suoi grafici. In un arrivo di gruppo di solito fa tre volate. Una ai -4 per portarsi nelle prime 20 posizioni. Una agli 800 metri per trovare la ruota giusta. E una, la volata finale, che il più delle volte fa a ruota. Perché sin qui di volate di “faccia” ancora non ne ha fatte, almeno a certi livelli. E quindi qual è il mio parere? 

Vai, spara!

Se Filippo pesasse come pesava da dilettante, vale a dire 66 chili, sarebbe un atleta che sugli strappi somiglierebbe davvero ad un Bettini e in volate da venti corridori vincerebbe facile. Chi lo batte con quello spunto? I venti atleti che restano davanti su uno strappo di 1,5 chilometri al 15% non sono i velocisti puri. Potresti avere forse un Sagan in condizione.

Filippo Fiorelli fa il ritiro sull’Etna, ma si allena il più delle volte in basso
Filippo Fiorelli fa il ritiro sull’Etna, ma si allena il più delle volte in basso
E allora perché non ci si è concentrati su questo aspetto? Perché è sembrato più uno sprinter che uno scattista da classiche?

Il problema è che da quando è passato professionista non ha mai avuto quel peso. E’ sempre stato sui 68,5-69 chili. Anzi, in un Giro è partito a 67,5 e lo ha finito ad oltre 70.

Un peso maggiore, non tanto nel caso del Giro che hai riportato, ma in generale è dovuto ad una questione di alimentazione o anche di preparazione? Per esempio più palestra, più muscoli…

E’ questione di alimentazione. E’ ragionevole pensare che da pro’ non possa correre e vincere corse dure come quando era dilettante.

Perché no?

Perché il suo peso forma è di 66,5 chili. Non renderebbe al di sotto… tra i pro’. Il problema, come detto, è che non ci ha mai corso con quel peso. Se ne rende conto. Lo sa. Quest’anno ha iniziato a lavorare con Iader Fabbri, il nutrizionista, ed in effetti si è visto più pimpante, anche in tappe più dure. Io credo che il vero motore di Filippo si possa vedere quando è a 66 chili.

E’ un peccato che non ci sia arrivato…

E’ un peccato. Non voglio neanche passare per il preparatore fissato col peso, ma ormai si lavora sui “millimetri” e tutto ciò conta. Faccio un esempio: avere nei 6′ di sforzo 6,7 watt/chilo o averne 6,95 (che sarebbe la differenza fra il suo peso attuale e il suo peso forma) cambia molto. Significa non arrivare in volata con 20 corridori, ma arrivarci con 60. E in quei 60 ci sono due velocisti che ti battono. 

I margini ci sono?

Sì, Fiorelli a 67,5 chili è all’8,5% di massa grassa e quindi può limare tranquillamente. Può arrivare al 7% e ci sta che poi non fai più le volate di gruppo. Ma quando in una stagione ha vinto tre corse, o tre sprint ristretti credo che abbia fatto il suo. Meglio che aver fatto dieci volte settimo in volate di gruppo. In più se si resta in venti e vince quelle corse si presuppone che batta corridori forti. Sia chiaro non lo sto rimproverando. Con Filippo viaggiamo sulla stessa linea d’onda. Stiamo capendo insieme come riuscire a risolvere questo problema.

Dalla Valle Sibiu 2022
Al Sibiu Cycling Tour Fiorelli ha vinto. La volata di gruppo, aprendo di nuovo i “dubbi” sulle sue caratteristiche (foto Max Schuz)
Dalla Valle Sibiu 2022
Al Sibiu Cycling Tour Fiorelli ha vinto. La volata di gruppo, aprendo di nuovo i “dubbi” sulle sue caratteristiche (foto Max Schuz)
Hai detto che è consapevole: questo è importante…

Lui ci ha anche provato prima del Giro del 2020 a perdere peso. In 14 giorni ha buttato giù cinque chili. Il problema è che poi aveva i crampi. Un calo di peso così rapido non va bene. Significa non mangiare e se non mangi non ti puoi allenare bene. Stavolta l’abbiamo presa più alla lunga.

E adesso?

Dopo il Sibiu ha staccato. Una settimana di fermo totale e una tranquilla. Poi andrà sull’Etna. Però ci arriva con un paio di chili in meno dello scorso rispetto allo stesso periodo. Partiamo meglio. Riprenderà a correre al Tour du Limousin a metà agosto. 

Hai parlato dell’Etna, Paolo: ma l’altura serve ad un velocista? O meglio, a questo tipo di corridore? Tanto più che lui risale in quota in bici…

Prima del Giro abbiamo cambiato la sua altura. Di questo ne ho ragionato anche con il cittì Bennati, che conosco benissimo visto che per dieci anni ci siamo allenati insieme. E tra le cose che abbiamo cambiato c’è stata proprio quella di non scendere e risalire in bici. Non gli serve. Filippo lo fa in macchina. Lavoriamo nella piana di Catania, anche dietro moto, facendo delle volate fuori scia o semplicemente tenendo la ruota quando la strada sale, volate che terminano su uno strappo. Simuliamo le condizioni che trova un velocista quando esce di ruota e incontra il muro d’aria. Usiamo la salita per rientrare solo quando deve fare delle sedute di forza, le SFR. E anche queste sono cambiate. Non sono più da 4′, ma molto più lunghe. Quindi non è più un’altura da scalatore.

Fiorelli sulla strada dell’Etna che porta ai 3.000 metri che fa con la mtb elettrica (immagine da video)
Fiorelli sulla strada dell’Etna che porta ai 3.000 metri che fa con la mtb elettrica (immagine da video)
Insomma bisogna tirare fuori lo scattista veloce?

Esatto, non voglio trasformarlo in scalatore! Fiorelli fa l’altura perché dormire a 2.000 metri ha i suoi vantaggi, tanto più sull’Etna che senza vegetazione è come stare a 2.400-2.500 metri sulle Dolomiti. La saturazione è leggermente più bassa. In più c’è il vantaggio che con una bici elettrica può salire fino a quota 3.000 metri. E quello è il vero beneficio. 

Perché con una bici elettrica?

Perché lo puoi fare senza eccessiva fatica. E poi serve la mtb perché è sterrato. Riesci a fare il giusto lavoro di ossigenazione. Serve infatti un’intensità bassa (sui 130-140 battiti), altrimenti a quelle quote intossichi solo il muscolo. Non a caso Filippo esegue queste sedute nei giorni di scarico oppure dopo le sedute di forza in pianura. Risale in macchina e completa l’allenamento con questa pedalata al altissima quota. E poi c’è un altro vantaggio dell’Etna, ma anche del Teide.

Quale?

Che puoi beneficiare della quota, ma ti puoi allenare in basso, a 300 metri di altezza. Quindi non hai problemi di adattamento prima e dopo: nei primi giorni di corsa sei subito competitivo. Senza contare che non passi da 15° a 35°.

Fiorelli al Sibiu Tour riparte dalle dritte di Visconti

03.07.2022
4 min
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Il Sibiu Tour, la corsa che lo scorso anno vide il duello fra Aru e Aleotti (l’emiliano è in gara per difendere il successo del 2021), poi sarà tempo di staccare la spina e riflettere. Filippo Fiorelli in Romania c’è andato anche per provare a sbloccare la stagione, che finora l’ha visto tante volte fra i primi dieci e solo raramente, come una maledizione, a giocarsi la corsa. L’azione ai campionati italiani in compagnia di Baroncini ha acceso però una luce diversa e dato un senso alle parole di Giovanni Visconti, che proprio alla vigilia del tricolore gli aveva suggerito di sganciarsi dalla mentalità del velocista e osare di più.

«Giovanni me lo ha sempre detto – conferma Fiorelli dall’hotel di Sibiu, città della Transilvania – di cambiare modo di correre. Con i velocisti non riesco a spuntarla, quindi l’idea di anticiparli c’è. Come all’italiano. Sapevo che quelli davanti ormai non si prendevano e ho colto l’occasione per mettermi in luce. Lanciare magari un segnale al cittì della nazionale e vedere cosa sarebbe venuto fuori».

Ecco, appunto, i velocisti: tu non lo sei mai stato…

E neanche mi reputo tale. Solo che in squadra non lo abbiamo, i direttori sportivi sanno che sono veloce, che guido bene la bici e che mi butto, così finisco spesso a fare le volate. Da dilettante non ho mai fatto quelle di gruppo. I miei risultati li ho sempre fatti diversamente.

Andare in fuga, quelle che Visconti ha chiamato le «fughe stanche»…

Ci provo, non sto sempre ad aspettare. La fregatura è che, sapendo di essere veloce, la tentazione di restare in gruppo effettivamente c’è e non mi muovo. Ai campionati italiani ha attaccatoo Zana e ha preso la fuga giusta. Se fossero entrati altri corridori, sarei dovuto andare anche io.

Al Giro di Slovenia ha provato a entrare in qualche fuga: è la via giusta per tornare a vincere
Al Giro di Slovenia ha provato a entrare in qualche fuga: è la via giusta per tornare a vincere
Non vincere rende nervosi?

L’anno scorso ho vinto subito (il Trofeo Porec, il 7 marzo, ndr), ma nel frattempo sono un anno più grande e non ho più alzato le braccia, quando magari mi sarei aspettato di farlo. A discolpa, c’è che la prima parte di stagione è stata sfortunata, fra Covid e altri problemi di salute. Quando ho recuperato, ho fatto parecchi piazzamenti, come quello di Bagheria al Giro di Sicilia. Sarebbe stata la giornata perfetta, è venuto un terzo posto.

Al Sibiu Tour ci saranno occasioni?

Ieri c’è stato il prologo di 2,3 chilometri. Oggi una tappa con salita in partenza: se si riesce a non perdere troppo, potrebbe arrivare una volata ristretta. Domani arrivo in salita. Martedì due semitappe. Cronoscalata al mattino e tappa corta il pomeriggio che potrebbe finire in volata. Quindi se va bene, ci sono oggi e martedì.

Fiorelli ha 27 anni ed è professionista dal 2020
Fiorelli ha 27 anni ed è professionista dal 2020
E poi?

E poi stacco, ho già 56 giorni di corsa che non sono pochi. Un po’ perché è tempo di recuperare per impostare il resto della stagione e un po’ perché non ci sono altre corse e la squadra si ferma.

Che cosa significherà preparare il resto della stagione?

Andrò in Sicilia per qualche giorno di vacanza, poi in altura per riprendere la preparazione, non so ancora dove. Nella seconda parte ci sono corse in cui ho sempre fatto bene, su tutte il Tour du Limousin.

Verso l’Etna, assieme a Conci. Come il trentino, Fiorelli è allenato da Alberati (foto Instagram)
Verso l’Etna, assieme a Conci. Come il trentino, Fiorelli è allenato da Alberati (foto Instagram)
Hai parlato di Bennati…

Ci sono corse come gli europei che si addicono a corridori veloci come me (la gara dei pro’ si svolgerà a Monaco il 21 agosto su percorso pianeggiante, ndr). Dalle sue dichiarazioni, posso pensare che abbia notato la mia azione ai campionati italiani e ammetto che l’idea di vestire per una volta la maglia azzurra mi stuzzica parecchio. Daniele sa che mi farei trovare pronto, ma certo sta a me far vedere di essere all’altezza. Per questo ascolterò Visconti e le vacanze dureranno il tempo giusto. C’è tanto lavoro da fare.

Visconti a Fiorelli: una volata… stanca per sbloccarsi

25.06.2022
4 min
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All’alba di domenica, Visconti prenderà un aereo per la Puglia e ai campionati italiani farà un test ai microfoni della RAI accanto ad Andrea De Luca. Senza girarci troppo attorno, per il siciliano di San Baronto non si tratta di una corsa come le altre. Quella maglia gli ha dato una dimensione e ciascuna delle tre volte in cui l’ha conquistata ha segnato l’inizio di un nuovo capitolo.

Fiorelli e Visconti hanno affrontato insieme la preparazione invernale in Sicilia, legando molto
Fiorelli e Visconti hanno affrontato insieme la preparazione invernale in Sicilia, legando molto

Al lavoro per Fiorelli

Il racconto di come si sia conclusa la sua carriera è ormai noto, ma prima ancora di sapere del suo impegno con la tivù di Stato, ci era venuta voglia di sentirlo. Volevamo che desse qualche consiglio al… fratellino Fiorelli, accanto al quale aveva immaginato di vivere un diverso 2022 e che nella corsa pugliese potrebbe trovare il giorno perfetto. Ne è nato un viaggio interessante nel correre dell’altro palermitano, che nel frattempo è diventato un suo ottimo amico.

«Fiore va forte – comincia Visconti – ma in gara gliene succede sempre una, oppure perde l’attimo. E’ stato 2-3 giorni a casa mia e l’ho martellato. “Devi rischiare – gli ho detto – non puoi aspettare la fine per giocarti la corsa con i più forti. Non ce l’hai ancora quella forza. Devi fare quello che a te sembra sbagliato”. Lui può vincere le volate, ma le volate… stanche come facevo io. Quelle di gruppi ridotti all’osso».

Al Norvegia ha provato qualche fuga: secondo Visconti è questo il giusto atteggiamento
Al Norvegia ha provato qualche fuga: secondo Visconti è questo il giusto atteggiamento
Ti sembra che sappia fare solo corsa di testa?

Prendiamo il Norvegia. Gli ho chiesto perché nell’ultima tappa sia partito lungo, poi si sia rimesso in gruppo ai 300 metri e alla fine abbia finito quinto. “Hai la certezza di poter battere Kristoff nel testa a testa?”. Deve capire che per sbloccarsi deve rischiare e che non è facile vincere facendo tutte le cose alla perfezione.

Il campionato italiano potrebbe essere l’occasione?

Ci stiamo arrivando senza sapere chi ci sarà. Alcuni dei più adatti hanno già detto che non andranno. Gente come Vendrame, oppure Bettiol e Oldani. Potrebbe essere davvero il suo percorso, perché non dovrebbe esserlo in una gara secca in cui ti giochi tutto? Ma deve stare attento a quello che succede da lontano, non ragionare da velocista che aspetta la volata.

Ad Alberobello con anticipo per provare un circuito che gli si addice molto (foto Instagram)
Ad Alberobello con anticipo per provare un circuito che gli si addice molto (foto Instagram)
Lo stesso concetto espresso da Viviani…

E infatti mi ricorda preciso il campionato italiano che vinse Elia a Darfo Boario Terme. Uno strappo solo, un caldo bestiale, fuga da lontano e corsa finita. Non ci sono squadre compatte. Le piccole mandano gli uomini in fuga, sono poche quelle che corrono attorno a un leader. A me successe, ma stavo bene e credettero nelle mie possibilità. Se va via il gruppetto ed entrano quelli buoni, deve esserci anche lui.

Perché aspettare i finali, per paura, pigrizia, poca fiducia?

Certo non pigrizia. Filippo ha grinta e cattiveria di arrivare. Mi ricorda il Visconti piccolino che aveva tanta rabbia. Sembra che abbia paura di buttare energie e questo lo limita. Corre in modo anonimo e alla fine la gente si chiede dove sia finito. Deve levarsi di dosso quella paura, non ha niente da perdere. Per una volta provi a correre così. Perché se poi si trova davanti, è tanto cattivo. A volte gli chiedo come faccia a limare così tanto.

In volata contro Conci allo Slovenia, lottando per il 6° posto nell’ultima tappa
In volata contro Conci allo Slovenia, lottando per il 6° posto nell’ultima tappa
Come fa?

E’ una necessità. Arrivare a giocarsi la volata con le WorldTour che fanno un altro sport non è facile. Devi essere furbo e bravo a infilarti negli spazi che ti lasciano. Lui in quei momenti dice di vedere tutto al rallentatore. E’ nel suo habitat, vede i pericoli e li schiva (le stesse parole le usò Angelo Furlan in un’intervista sull’essere velocisti, ndr).

Ti dispiace non essere lì a guidarlo?

E’ il mio rammarico di fine carriera. Almeno una volta avrei voluto sbloccarlo, ma non sono stato in grado. Però ci vediamo spesso. Parliamo. Siamo rimasti molto legati. Gli dico le cose in faccia. Deve rischiare. C’è ancora un gradino da salire per diventare grandi.

Dal blackout del Giro alla rivincita tricolore: Fiorelli racconta

20.06.2022
5 min
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In ogni cosa che facciamo c’è sempre una piccola parte che non si può controllare. Filippo Fiorelli era partito per il Giro d’Italia con le migliori intenzioni, lo aveva detto a Giada Gambino. La sua avventura sulle strade della Corsa Rosa, però, è durata ben al di sotto delle sue speranze. Cinque giorni, anzi quattro, perché Fiorelli in fondo alla quinta tappa del Giro, non ci è mai arrivato.

«Io e la squadra – racconta dal Giro di Slovenia – non pensavamo mai e poi mai che sarei potuto andare via alla quinta tappa. Anzi, per come ci arrivavo l’idea era che avremmo portato a casa qualcosa di buono».

Prima del Giro, Fiorelli aveva fatto vedere buone cose al Giro di Sicilia dove è arrivato secondo nella classifica a punti
Prima del Giro, Fiorelli aveva fatto vedere buone cose al Giro di Sicilia dove è arrivato secondo nella classifica a punti

Il giorno nero

«Mi sono svegliato la mattina – riprende Filippo – che avevo già una sensazione di nausea, a colazione non riuscivo nemmeno a mangiare. Lì mi sono accorto che la cosa sarebbe stata seria, a colazione io di solito ho una fame da lupi, mangerei anche i miei compagni (racconta con una risata amara, ndr). Una volta salito in bici questa sensazione ha continuato ad accompagnarmi per tutta la tappa. Non riuscivo a digerire, ho provato anche a liberarmi ma nulla».

«Al chilometro zero le cose continuavano a rimanere invariate, una volta imboccato Portella Mandrazzi (la salita di giornata, ndr) mi sono staccato. Non ho fatto neanche il gruppetto talmente ero attardato, ho fatto tutta la salita accanto alla macchina. Ero spossato, non riuscivo a spingere sui pedali, mi si sono affiancati anche Zana e Rastelli, ma nulla…».

Fiorelli non ha mai perso il buonumore, qui con Zana all’Adriatica Ionica Race vinta da quest’ultimo
Fiorelli non ha mai perso il buonumore, qui con Zana all’Adriatica Ionica Race vinta da quest’ultimo

Il ritiro? L’unica soluzione

Quando il corpo si rifiuta di andare avanti, è anche inutile cercare di spingere, bisogna mettersi l’anima in pace ed alzare bandiera bianca. Non è semplice ma è la cosa giusta per non peggiorare la situazione. 

«Ho deciso di finire la salita – dice il corridore siciliano – con l’idea di provare a rientrare se il gruppetto dei velocisti avesse rallentato. Purtroppo quel giorno i velocisti sono rimasti nel mezzo e hanno fatto tutto il giorno a testa bassa. Una volta capito che davanti non si sarebbero fermati, ho deciso di ritirarmi, anche perché avevo 18 minuti dai primi ed il tempo massimo era stimato tra i 22 ed i 23 minuti. Sono dell’idea che questo malessere mi sia capitato nel giorno sbagliato, se mi fosse arrivato il giorno dopo, quando si è fatto i 37 di media mi sarei anche salvato. Purtroppo non decidiamo noi quando avere le giornate no. Parlando con il dottore della squadra si è pensato ad un’intossicazione alimentare. La sera prima è stato male pure Tonelli, si è pensato sia stato un alimento avariato che abbiamo mangiato entrambi».

Tra l’AIR e il Giro di Slovenia c’è stata la parentesi fredda al Tour of Norway
Tra l’AIR e il Giro di Slovenia c’è stata la parentesi fredda al Tour of Norway

Proprio in Sicilia…

Per un corridore siciliano ritirarsi davanti ai suoi tifosi, sulle strade dove ad attenderlo c’è tanta gente fa male. Quel che doveva essere un giorno di festa si trasforma in un qualcosa di brutto e di difficile assimilazione.

«Quel giorno – dice Filippo – a Messina c’erano tutti i miei amici e mia mamma. Appena ha messo piede in città le è arrivata la chiamata di Alberati che le diceva del mio ritiro. L’aria, il clima e l’emozioni di Messina mi avevano dato fiducia, si poteva fare bene. Mi sono arrivate tante manifestazioni di affetto: messaggi, chiamate, parole di conforto. Questo mi ha un po’ aiutato a stare meglio, ma la delusione era davvero enorme. La beffa è stata che la mia valigia era già nell’hotel vicino alla partenza della tappa successiva, in Calabria. Mi sono dovuto fare tutto il trasferimento e dormire lì, mi sono calato in un sonno profondissimo: 12 ore. Il giorno dopo stavo meglio ed una volta a casa era tutto passato, tant’è che mi sono anche allenato».

Filippo ha corso il Giro di Slovenia per sfruttare la buona condizione fino al campionato italiano
Filippo ha corso il Giro di Slovenia per sfruttare la buona condizione fino al campionato italiano

La gamba c’era e c’è ancora

Ritirarsi dopo 5 giorni di Giro d’Italia non fa piacere a nessuno, soprattutto se l’avvicinamento è stato positivo come quello vissuto da Filippo. La condizione c’era e c’è, l’atleta della Bardiani CSF Faizanè ne è convinto. Infatti, dopo il Giro, tempo due settimane ed è andato in Norvegia a correre ancora.

«Nei giorni a casa mi sono allenato ed ho visto che la gamba c’era – conferma –  ho parlato con i direttori sportivi e quando si è presentata l’occasione di sostituire un mio compagno in Norvegia sono andato subito. Arrivavo con il dente avvelenato e volevo raccogliere tutto. Forse ho corso con un pizzico di lucidità in meno nelle prime tappe. Non è stata una corsa facile, c’erano vento e salite, in più i velocisti presenti non erano di secondo livello (Kristoff, Pedersen, Teunissen, ndr). All’Adriatica Ionica Race ho sofferto il cambio di clima rispetto alla Norvegia, passare dai 15-16 gradi ai 35 non è stato facile, anzi».

«In accordo con la squadra – conclude Fiorelli – abbiamo voluto sfruttare la condizione arrivando fino ai campionati italiani. Bisogna imparare a correre con la testa, anche in Slovenia ho fatto le due tappe più dure, la terza e la quarta al risparmio. Così da giocarmi le mie carte domenica (chiusa al 7° posto, ndr). Non vivo questo periodo con stress, certe volte la vittoria ti arriva dal cielo quando meno te lo aspetti. In alcuni momenti hai la gamba, ma non riesci a far quadrare tutto, in altri ti capita lo sprint non favorevole ma tutto si allinea e vinci comunque. Nella seconda tappa al Giro di Slovenia ho fatto quarto, un bel piazzamento. I velocisti che c’erano andavano forte: Groenewegen ed Ackermann su tutti, vedo che ne ho, non mi faccio abbattere ed attendo».

Fiorelli: ultimi scatti sull’Etna, poi le valigie per Budapest

Giada Gambino
30.04.2022
4 min
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Filippo Fiorelli (in apertura foto Instagram) scala il vulcano verso il Rifugio Sapienza ogni giorno ultimamente. Finito il Giro di Sicilia è diventata questa la sua casa. Così il caldo e i profumi del Sud riempiono le sue dure e intense giornate di avvicinamento al Giro d’Italia.

Il corridore della Bardiani Csf Faizanè ci sta dando sotto. Dietro motore, tanta esplosività. Il suo è un ritiro sui generis. Di solito in altura si fa volume. Ma lui stesso ci spiega il perché. La corsa rosa è troppo vicina, Budapest chiama.

Il palermitano sta curando molto la qualità: eccolo fare dietro motore alle falde del vulcano (foto Instagram)
Il palermitano sta curando molto la qualità: eccolo fare dietro motore alle falde del vulcano (foto Instagram)
Il Giro è sempre più vicino, come ti stai preparando Filippo?

Sono venuto qui sull’Etna per prepararmi al meglio. Al Giro di Sicilia sono andato bene e sono molto soddisfatto, ma non ero comunque al mio massimo. Qui faccio diversi lavori incentrati principalmente sull’esplosività. L’unica salita lunga che faccio è quella per rientrare in hotel, per il resto solo pianura e brevi salite. Anche perché, non devo mica andare a vincere la tappa sul Blockhaus (ride, ndr)! 

Allenarsi in Sicilia… 

Non sono esattamente a casa mia, Palermo è giusto qualche chilometro più distante (sorride, ndr), ma è comunque sempre un qualcosa di piacevole. Al Rifugio Sapienza mi trovo sempre davvero molto bene, come se fosse una seconda casa e poi l’Etna è uno spettacolo. 

La quarta tappa arriva proprio lì su…

Sì, sicuramente non è una tappa adatta alle mie caratteristiche. Se starò bene cercherò di andare in fuga, dipende da come si metterà la corsa, poi magari la fuga arriverà, ma penso sia molto difficile. 

Fiorelli in fuga nella tappa del Giro di Sicilia che proponeva proprio la scalata dell’Etna che vedremo nel prossimo Giro d’Italia
Fiorelli in fuga nella tappa del Giro di Sicilia che proponeva proprio la scalata dell’Etna che vedremo nel prossimo Giro d’Italia
L’ultima volta, al Giro di Sicilia, nell’ultima tappa, proprio quella dell’Etna, sei andato in fuga… 

Ho provato, anche per dare un po’ di soddisfazione e onore ai miei tifosi siciliani. Quel giorno, però, Damiano Caruso era implacabile, probabilmente anche se gli si fossero bucate entrambe le ruote sarebbe riuscito a vincere!

Che rapporto hai con lui? 

L’ho conosciuto non appena sono passato nel professionismo. Sia con lui che con Nibali, abitando dalla parte opposta dell’isola, non ho avuto mai grandi contatti. Sicuramente in questo Giro di Sicilia è stato bello, perché eravamo noi le tre punte della corsa. Loro come scalatori e per la classifica generale e io per la maglia a punti. Tra di noi si era instaurato un bel clima. 

Cosa ci dici, invece, della quinta tappa del Giro, la Catania-Messina? 

E’ una tappa più adatta alle mie caratteristiche. Anche lì cercherò di fare del mio meglio, ma sarà comunque difficile, ci saranno tutti i big pronti a conquistare la vittoria. Mi piacerebbe, comunque, fare un bel piazzamento. 

Per Filippo quest’anno già otto top ten. Al Giro spera finalmente in una vittoria
Per Filippo quest’anno già otto top ten. Al Giro spera finalmente in una vittoria
Cosa ci dici di Giovanni Visconti?

Mi manca? Sì, tantissimo! Al di là del contributo che mi avrebbe potuto dare in gara, mi manca anche quello che succedeva dopo, gli allenamenti con lui, scherzare e divertirci come fratelli. Ero con lui alla Tirreno e vedevo che non stava bene, ho fatto di tutto per non farlo fermare, ma evidentemente era arrivato il suo momento. Ci sentiamo ogni giorno. So che scenderà in Sicilia nel periodo del Giro e questo è molto bello. Il mio cucciolo! Ah, ah, ah…

Cosa dobbiamo aspettarci da te per questo Giro? 

Vedrete la miglior versione che potrò essere. Darò tutto, cercherò di dare spettacolo nella mia terra, cercherò di vincere una tappa e di fare buoni piazzamenti. Il duro allenamento che sto facendo darà i suoi frutti. Mi sento meglio rispetto all’inizio della stagione. 

Un caffè con Fiorelli. Fuori la Sicilia e volo di gabbiani

01.01.2022
6 min
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Il mare risciacqua di là dal muro. Nella piazza di Aspra poche persone passeggiano al rallentatore. Qualche gabbiano girovaga nell’aria, le nubi sulle montagne alle spalle del paese impediscono ai raggi di raggiungere le case. La Sicilia è calda e accigliata, in lontananza Palermo e Monte Pellegrino sono inondati di sole. L’appuntamento con Fiorelli è di buon mattino, perché poi dovrà andare in palestra. Ficarazzi in cui vive è poco distante. Prendiamo un caffè mentre il paese inizia a popolarsi e il discorso va sulla stagione che il siciliano si attende. Quando toglie la mascherina, il baffo biondo dipinge sul suo volto un piglio sbarazzino e insieme d’antica nobiltà.

«Ho fatto un passo in più – dice Fiorelli – con un altro anno di esperienza. Quello del Covid non lo considero nemmeno. Ho avuto problemi al ginocchio e poi tre mesi così intensi che non ho capito molto. Avere a disposizione un anno intero come il 2021 è stato diverso. Ho fatto esperienza con i tempi giusti e credo di essere cresciuto fisicamente. Ho corso due Giri d’Italia in sette mesi e questo mi ha dato tanto».

A proposito di Giro d’Italia, sei andato più vicino alla vittoria nella tappa meno adatta: quella di Sestola con l’arrivo in salita…

Faccio fatica a crederci anche io. Era una tappa importante, perché si partiva vicino alla sede della squadra. L’intenzione era arrivare il più avanti possibile. Sono stato l’ultimo a entrare e per fortuna Zoccarato mi ha aspettato. Nella fuga c’era anche Zana, che è molto più scalatore di me, ma quel giorno non era al meglio. Perciò l’idea era di arrivare il più avanti possibile, anche se ero con gente che in salita va più forte di me. Potevo seguire De Marchi? Forse sì, ma ci sarà stato un motivo se non l’ho fatto. Di sicuro però ho dei margini e anche in salita posso migliorare ancora.

C’è stato un giorno in cui ti sei sentito davvero forte?

Quando ho vinto in Croazia a inizio stagione. Mi sentivo proprio bene. Qualche giorno prima ero andato con Rossato a provare il finale dietro macchina. Simulammo il ritmo gara per vedere quanto a lungo sarei riuscito a reggere certi watt. Provammo la volata e fui capace di uscire dalla scia della macchina. Perciò andai da Rossato e gli dissi che poteva essere il giorno giusto. La squadra fu perfetta, inseguirono la fuga e io ho vinsi la volata. La vittoria fa bene al morale. Qualche giorno dopo feci terzo di tappa all’Istrian Spring Trophy e l’indomani avrei preso la maglia, perché sapevo che Fortin si sarebbe staccato in salita. Invece dopo 10 chilometri caddi, sbattendo la testa. Andai al traguardo, era il giorno in cui vinse Zana. Ma io riuscii a malapena ad arrivare in fondo.

Lo ha portato alla Bardiani Marcello Massini, grande direttore sportivo toscano
Lo ha portato fra i pro’ Massini, grande direttore toscano
Sei cresciuto alla scuola di Massini, cosa ti porti dietro?

Marcello mi ha fatto capire cosa sia il ciclismo e cosa sia la vita. Qualsiasi dubbio avessi, sapeva cosa dire. Come un secondo padre, direi anche come un nonno, ma poi si offende (ridiamo all’unisono, ndr). E’ importante avere figure così. Quando ha deciso di smettere, non sono stato contento, perché il ciclismo stava perdendo una persona ottima.

E’ vero che per te ha rimandato di un anno il momento della pensione?

Aveva promesso che mi avrebbe fatto passare professionista. E quando ha visto che non ci sarebbe riuscito alla fine del 2018, ha fatto la squadra per un anno ancora. E’ stato davvero un ottimo tecnico, non mi ha mai messo pressione, mi ha permesso di crescere passo dopo passo. Anzi, non glielo dico che domani devo fare 200 chilometri, sennò si arrabbia e mi dice che non serve a niente.

Distanza da solo o in compagnia?

Ho organizzato un bel gruppo, è l’ultima distanza del 2021 e la prima del nuovo anno, ma gliel’ho detto chiaro: non voglio tirare neanche un metro (ride, ndr).

Sei passato professionista a 25 anni, un’età in cui oggi tanti smettono…

Sapevo che ero vecchio. Passare al terzo anno da elite non è da tutti, anche se venivo da anni in crescita. Tolto il 2017 in cui non ho fatto cose clamorose, per il resto sono sempre migliorato. Mi ha salvato il fatto che ho cominciato tardi e Reverberi lo ha capito, perché ha visto i margini. E i numeri in effetti sono cresciuti. Devo prendere le misure su allenamenti e modo di correre…

Nel frattempo hai scoperto qual è la corsa dei sogni?

Dall’anno scorso ho il chiodo della Sanremo. Prima non mi piaceva, ma essendoci arrivato vicino… Non vicino nel senso che me la sono giocata, ma quando mi sono ritrovato nei primi 20 sulla Cipressa, per qualche minuto ho sognato di poterci provare. Poi sul Poggio sono rimasto indietro al rientro del gruppo. E quello è stato uno sbaglio di inesperienza. Sto lavorando per fare bene, per arrivare bene sul Poggio e provare a giocarmi il podio.

Terzo a Sestola e vittorie in volata: che corridore sei?

Sono sempre stato veloce. Nel 2018 e 2019 vincevo anche in salita. Arrivavo da solo, ma erano salite nelle corse dei dilettanti, quattro o cinque chilometri. Qua il livello è più alto, ma so che se faccio le cose per bene, non mi stacco tanto facilmente.

Fiorelli aprirà la stagione in Spagna: l’idea è di partire subito forte
Fiorelli aprirà la stagione in Spagna: l’idea è di partire subito forte
Sei cresciuto guardando Giovanni Visconti e oggi Sciortino cresce guardando te…

Finché posso, gli do qualche consiglio. Usciamo spesso insieme. Io non ho tanta esperienza da trasmettere, ho cominciato da poco. Il solo consiglio di cui mi sento sicuro e che gli do spesso è di non bruciare le tappe. A me è andata bene, ma si vede in giro gente che vuole strafare. Ti alleni un gocciolino in più e fai la differenza. Poi da dilettante incontri gente che lo fa di mestiere o più grande di te e la paghi cara, soprattutto moralmente. La testa è tutto. Ricordo quando Massini parlava con un mio compagno del suo fratellino. E gli diceva che se si impegnava per vincere 10 corse da allievo, poi gliene avrebbero chieste 15 da junior. Quindi è meglio vincere meno da piccoli e crescere nel modo giusto.

Parli già da vecchio saggio. Quando ricominci a correre?

A gennaio andiamo in ritiro in Spagna, il 23 gennaio dovrei correre la Classica Comunitat Valenciana e poi proseguo con il programma spagnolo. Quindi un passaggio in Francia e l’Oman. Un bel programma, ormai manca davvero poco. Buon anno a tutti!

Visconti, la cronaca ora per ora dei giorni di Mondello

Giada Gambino
06.12.2021
4 min
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Il sole e talvolta  qualche nuvola accompagnano gli allenamenti di Visconti che, come ormai usuale in questo periodo, si è ritirato per qualche giorno nella sua Palermo. E’ solo, in totale calma e relax. Le sue giornate iniziano e finiscono in una piccola e graziosa casetta nel cuore di Mondello, un perfetto “locus amoenus” per ritrovare se stessi e ricominciare con tanta grinta. Così Giovanni ci racconta la sua routine palermitana… 

Per Visconti due settimane in una casa di Mondello, concentrandosi soltanto sulla bici (foto Instagram)
Per Visconti due settimane in una casa di Mondello, concentrandosi soltanto sulla bici (foto Instagram)
A che ora ti svegli ?  

La sveglia è alle 8, faccio colazione e alle 9 sono già in sella

Cosa mangi la mattina? 

Faccio una buona colazione, mi sono comprato tutto quello che mi serve: uno yogurt proteico, cereali, qualche fetta biscottata integrale con miele o Philadelphia. E soprattutto un buon caffè… Quello non deve mancare mai! 

Appena esci in bici… 

Mi vedo con Fiorelli. Siamo una bella coppia (ride, ndr), mi trovo davvero bene e il tempo passa velocemente e in maniera piacevole quando ci alleniamo insieme. 

Si comincia con un test: da quest’anno Visconti collabora con Paolo Alberati (foto Filippo Fiorelli)
Si comincia con un test: da quest’anno Visconti collabora con Paolo Alberati (foto Filippo Fiorelli)
Come si strutturano gli allenamenti? 

In questo periodo in media faccio circa quattro ore al giorno, alternando due giorni di lavori e un giorno di scarico. Si fanno lavori di forza, medio, velocità e volate.

C’è qualcosa che porti con te durante gli allenamenti, che non può mancare mai? 

Quest’anno ho cambiato regime e non possono mancare barrette, gel, sali.  

Cosa hai cambiato esattamente? 

A differenza degli altri anni, mi alimento meglio in bici. Il cibo ormai è diventato un argomento importante nel ciclismo. Probabilmente negli ultimi anni mi sono logorato fisicamente sbagliando a non alimentarmi correttamente in allenamento con i carboidrati e gli zuccheri necessari. Magari pensavo di stare bene, di evitare questi cibi che, tendenzialmente, si pensa non facciano bene. Però se prima di arrivare a casa ti viene una crisi di zuccheri, stai male, ti senti senza forze e capisci che bisogna cambiare qualcosa.  

Con Fiorelli a Caccamo, paese con il castello (e il fantasma di Matteo Bonello) a circa 45 chilometri da Palermo
Con Fiorelli a Caccamo, paese con il castello (e il fantasma) a 45 chilometri da Palermo
Ti fermi mai per un caffè ? 

Qui in Sicilia è praticamente impossibile non fermarsi, ma non per un caffè! Entrando nei bar vieni catturato dai dolci tipici e dalla diversa rosticceria. Naturalmente cerco di evitare, ma quando fatico e me lo merito, cedo alla tentazione. 

A che ora rientri?

Per le 14,30. Appena arrivo prendo subito uno shaker proteico e mi faccio la pasta che è sempre il miglior alimento per recuperare. 

Fra cannoli e frutta martorana (a base di pasta di mandorle), la pasticceria siciliana è una dolce tentazione durante gli allenamenti
Fra cannoli e cassatine, la pasticceria siciliana è una dolce tentazione durante gli allenamenti
Come la cucini?

Pasta in bianco, semplice, ma la adoro.  

Quanto è importante l’assunzione delle proteine? 

Nella prima mezz’ora post allenamento è fondamentale per ricostruire il muscolo nel miglior modo.

Dopo pranzo? 

Mi riposo. Qui ho più relax rispetto che a casa su, in Toscana. Mi mancano i miei bimbi, ma essendo questo un vero e proprio ritiro, seppure in parte solitario, mi prendo tutto il tempo necessario per rilassarmi e fare massaggi quando possibile

Il 2021 di Visconti è stato un anno difficile per problemi di salute. C’è grande aria di riscatto
Il 2021 è stato un anno difficile. C’è grande aria di riscatto
La cena? 

Leggera, ho comprato pollo, insalata e acqua. Quando l’indomani devo affrontare una mattinata impegnativa, preferisco mangiare la pasta, per avere una bella scorta di carboidrati per l’indomani.  Dopo di che, nient’altro che relax: guardo un po’ la televisione, un po’ i social e verso mezzanotte vado a dormire. 

Cosa cambia rispetto a quando sei a casa tua? 

E’ un po’ diversa la routine! Spesso mi sveglio alle 6,45 per accompagnare i bambini a scuola, magari salto anche la colazione in quel momento e la faccio quando ritorno in modo da uscire alle 10 in bici, anche perché lì c’è molto freddo. Uscendo tardi in bici, molto spesso salto il pranzo e quindi integro solo con uno shaker proteico e dei carboidrati quando ritorno. Per il resto è tutto molto simile e cerco di dedicare del tempo ai miei figli.