EDITORIALE / L’attacco alle Olimpiadi e il futuro dello sport

29.07.2024
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Dovrebbe fermarsi tutto, in realtà non si ferma niente. Mentre a Parigi si svolgono le Olimpiadi, il resto dello sport continua con le sue date. La Formula Uno ha girato a Spa, il tennis ha giocato a Kitzbuhel e lo stesso ciclismo ha corso fra il Czech Tour e il Portogallo. Una volta per le Olimpiadi si prevedeva la tregua bellica, ma se adesso non si ferma neppure lo sport, come si fa a riconoscere loro la nobiltà che ne ha sempre fatto una storia a parte?

Lo sport sta cambiando irrimediabilmente pelle e finalità. Gli atleti nel mezzo sono la sua parte migliore eppure a volte sembrano il pretesto per costruire spettacoli ed eventi nel nome del guadagno. Frequentando i ciclisti, sappiamo quando il sogno olimpico sia presente nei loro discorsi. La loro rincorsa meriterebbe che tutti gli altri si fermassero per guardare. Invece nelle stesse ore in cui Evenepoel, Ganna e Van Aert si contendevano le medaglie della crono, al Czech Tour si svolgeva la tappa vinta da Gloag su Hirschi e Ulissi. Come si può pretendere la massima attenzione sull’evento che si svolge ogni quattro anni (in apertura foto Paris 2024), se non lo si tutela almeno sul piano dei calendari? In proporzione c’è più riguardo per il Tour de France.

La cerimonia di apertura

La conferma di quanto stiamo dicendo si è avuta con la cerimonia inaugurale. Faccio una premessa: non sono a Parigi, quindi non sono in grado di valutare l’impatto che l’evento abbia avuto sul pubblico. Tuttavia la sensazione più netta che ne abbiamo tratto è che nel nome delle coreografie e dei messaggi che si sono voluti dare si siano fatti sparire gli atleti. Le Olimpiadi sono diventate la cassa di risonanza per temi sacrosanti, ma che nulla hanno a che vedere con l’inaugurazione del massimo evento sportivo. Forse qualcuno avrebbe potuto spiegarlo a Thomas Jolly, direttore artistico dell’evento.

La cerimonia inaugurale nello stadio è fatta di inquadrature su volti giovani ed emozionati, foto di gruppo, selfie e stupore. Chi ha potuto guardare in faccia i marinaretti a bordo dei battelli nella Senna? E poi c’è lo show, che non deve mancare, ma ha come tema le Olimpiadi. La prima volta, vidi la cerimonia inaugurale di Atlanta, l’Olimpiade del centenario. Le coreografie illustrarono quel numero 100 facendolo diventare il simbolo di una storia infinita, mentre gli atleti nel prato furono protagonisti di un momento da brividi. Stessi brividi e anche superiori, quando Muhammad Ali ricevette la fiaccola per accendere il braciere olimpico. Ero seduto accanto a Rino Tommasi, cronista del grande pugilato (e anche del tennis), che si mise a piangere. Il passaggio di testimone di Parigi è stato lento, sfoggio di grandi nomi, da Zidane in poi, senza la capacità di essere essenziali e colpire nel segno.

L’apertura di Atlanta 1996 mise insieme sport, arte ed emozioni
L’apertura di Atlanta 1996 mise insieme sport, arte ed emozioni

L’attacco a Olimpia

Dovrebbe fermarsi tutto, in realtà non si ferma niente. Probabilmente sarebbe irragionevole chiedere il cessate il fuoco per guerre che prendono di mira bambini e ospedali: se non hai cuore per evitare certi accanimenti, perché dovresti fermarti per un evento sportivo?

Ci sono gli israeliani e non ci sono i russi, quantomeno non con la loro bandiera. Ci sono quelli contro Macron. C’è la grande voglia di celebrare una grandezza che zoppica anche a causa dei sabotaggi. E anche in questo caso le Olimpiadi rischiano di trasformarsi nel pretesto per rivendicazioni che nulla c’entrano con lo sport. Lo sono sempre state, in realtà, però mai come questa volta si ha la sensazione che la grande struttura a cinque cerchi sia sottoposta all’erosione da parte di forze che inesorabilmente la stanno sgretolando.

E se le scelte artistiche dell’apertura possono essere una scivolata, sul piano sportivo si è intervenuti in modo inquietante per contenere il numero degli atleti. Sono state escluse specialità di grande tradizione per inserire attività fisiche che poco hanno da spartire con lo sport. Si è deciso di far correre solo 89 ciclisti professionisti sulla distanza di 272 chilometri: dov’è il rispetto per i valori tecnici dello sport? Sarà certamente una corsa bellissima, questi ragazzi non si tirano indietro, ma potrebbe anche essere la corsa di 5-6 attaccanti nel vuoto cosmico alle loro spalle. Senza la possibilità di inseguimento. Senza i numeri per organizzare tattiche. Il CIO ha chiesto, l’UCI ha recepito perché forse il suo presidente ha mire olimpiche e ha preferito farsela andare bene.

Ganna con Malagò e il Presidente Mattarella, rimasto sotto la pioggia per tutto il tempo
Ganna con Malagò e il Presidente Mattarella, rimasto sotto la pioggia per tutto il tempo

In casa nostra

Per fortuna sono iniziate le gare e magari a tutto questo si potrà non pensare. Saranno due settimane bellissime. Saremo tifosi azzurri in discipline di cui poi smetteremo persino di sentir parlare. Sono le Olimpiadi, viaggio splendido fra storie struggenti. Ganna ha cominciato col piede giusto, siamo certi che altre soddisfazioni verranno. E poi anche per il ciclismo italiano sarà il tempo per guardarsi in faccia e dirsi se tutto va davvero bene.

La gestione federale ha puntato forte sulla preparazione olimpica, ma la sensazione è che le spese siano stato molto ingenti mentre le ricadute sul territorio non all’altezza. E se anche i risultati olimpici verranno usati per lanciare una nuova campagna elettorale, non dimentichiamo che la situazione qui da noi è davvero difficile. E non sarà il bagliore dell’oro a risolvere i problemi.

Roma, 5 luglio: nascono le nazionali per Parigi

05.07.2024
8 min
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ROMA – La sede è quella giusta. Nella Sala Giunta del Coni si ritrovano tutti i tecnici delle nostre nazionali, con il presidente Dagnoni e quelli del Coni e del Comitato paralimpico: Malagò e Pancalli. Il Tour de France è nel pieno, Ganna sta correndo il Tour of Austria, le Olimpiadi di Parigi appaiono come un traguardo vicino eppure nei discorsi e nei calcoli dei tecnici sembrano ancora lontanissime. Malagò fa il punto scherzosamente delle medaglie, con il ciclismo e l’atletica che se la giocano al filo di lana e la scherma che è irraggiungibile.

E’ anche l’occasione per grandi annunci, come quello dell’accordo di sei anni con Infront che si occuperà di collocare il brand FCI nel posto che merita sul fronte del reperimento delle risorse e dell’organizzazione di eventi. In attesa di avere altri dettagli – dato che l’annuncio colpisce, le intenzioni sono chiare, restano da capire bene il come e gli importi (il comunicato uscito a seguire resta nel vago) – si tratta di un potenziale passo in avanti che punta a raggiungere gli standard di altre federazioni.

Ecco il momento della firma del contratto tra FCI e Infront, rappresentato da Alessandro Giacomini
Ecco il momento della firma del contratto tra FCI e Infront, rappresentato da Alessandro Giacomini

Crono: Longo, Ganna e Bettiol

Ma questo è il giorno delle nazionali e di un primo sguardo su Parigi. E così, seguendo l’ordine del calendario delle gare, i tecnici ci guidano nelle loro scelte. Il primo è Marco Velo, il cittì delle crono.

«I tre nomi che ho scelto – dice – sono Longo Borghini per le donne, Bettiol e Ganna per gli uomini. Gli atleti hanno avuto avvicinamenti diversi, ma siamo consapevoli che andremo a Parigi al 100 per cento. Vado con aspettative alte, insomma. I ragazzi stanno bene. Ho avuto parecchie difficoltà nello scegliere le squadre femminili. Nell’ultima prova, il campionato italiano di Grosseto, avevo chiesto alle due atlete in lizza che non arrivassero a 4-5 secondi. Ma siccome le donne mi mettono sempre in difficoltà, hanno pensato di arrivare a 90 centesimi (in realtà il verdetto della strada è stato riscritto dalla Giuria a favore di Vittoria Guazzini, ndr). Alla fine però ho scelto Longo Borghini, tenendo conto anche degli impegni in pista di Guazzini»:

Ai tricolori crono delle donne, Guazzini batte Longo Borghini. A Parigi andrà la piemontese
Ai tricolori crono delle donne, Guazzini batte Longo Borghini. A Parigi andrà la piemontese

Celestino e la MTB

Mirko Celestino è il cittì della mountain bike, ma nessuno dimentica i suoi trascorsi da stradista. Il ligure si è calato ottimamente nella parte e spiega con piglio.

«Sono molto soddisfatto dei risultati dei nostri ragazzi – dice – ci presentiamo a Parigi con la quota massima, con due uomini e due donne. Questo per me è un orgoglio. I ragazzi si stanno preparando veramente bene, in questo weekend correranno in Coppa del mondo. Siamo in rifinitura, si stano comportando molto bene. Le donne convocate sono Chiara Teocchi e Martina Berta e correranno il 28 luglio. Il giorno seguente toccherà a Luca Braidot e Simone Avondetto. Alcuni giorni prima della nostra partenza, a Pergine Valsugana si svolgeranno i campionati italiani».

Roberto Amadio, il cittì della BMX Tommaso Lupi e Mirko Celestino per la MTB
Roberto Amadio, il cittì della BMX Tommaso Lupi e Mirko Celestino per la MTB

Bertagnoli per la BMX

La BMX è rientrata in extremis grazie a una carta olimpica arrivata quasi per il rotto della cuffia. Si vede che il cittì Tommaso Lupi non ci sta a parlare solo di fortuna, per cui le sue parole sono legate alla prestazione e alla qualità dell’atleta convocato.

«Confermo un avvicinamento molto intenso – spiega – dopo due anni duri, cercando di portare a casa più punti possibili. Abbiamo avuto qualche infortunio che non ci ha aiutato, ma siamo riusciti a confermare la wild card per un uomo, che correrà il 2-3 agosto. Ho scelto Pietro Bertagnoli, classe 1999, che ha fatto una grande finale a Verona. E’ giovane, ma ha già grande esperienza. L’ho scelto per le doti che ha dimostrato in pista e anche in chiave futura. Ha dimostrato grande tenacia, ha avuto qualche infortunio di troppo, ma l’ho visto sereno».

Alberto Bettiol sarà il faro della squadra, in cui sarà affiancato da Luca Mozzato ed Elia Viviani
Alberto Bettiol sarà il faro della squadra, in cui sarà affiancato da Luca Mozzato ed Elia Viviani

Bettiol, Mozzato e Viviani

Bennati è emozionato e si capisce. Per arrivare fin qui ha dovuto sfogliare la margherita e Dio solo sa quanto sia stato complicato scegliere due nomi, dato che il terzo è stato assegnato d’ufficio dalla Federazione a Viviani.

«E’ una grande emozione – conferma – perché è la mia prima Olimpiade e la tensione va crescendo. Spero di poterla finalizzare con buon risultato. I tre atleti saranno Alberto Bettiol, Luca Mozzato ed Elia Viviani. Bettiol si è laureato da poco campione italiano, mi è piaciuto soprattutto il suo atteggiamento anche nelle gare minori. Gli avevo chiesto continuità e sta dimostrando di essere uno dei nostri corridori più rappresentativi. Sarà il faro della squadra, anche se avremo solo tre atleti. Mozzato, anche lui al Tour come Alberto, si è guadagnato la convocazione a suon di risultati, facendo secondo al Fiandre dietro Van der Poel. Su quel percorso, con Bettiol, può giocarsi una medaglia.

«Viviani invece è stato una scelta condivisa con tutta la Federazione. Il suo ruolo sarà fondamentale all’interno della prova in linea, soprattutto nella prima parte di gara per cercare di tenere gli altri fuori dai pericoli e gestire i primi 200 chilometri di una gara lunga 280. Ha tutte le caratteristiche per svolgere questo ruolo da regista in corsa. Faremo un mini raduno in Val di Fassa dal 27 al 2 agosto prima della partenza».

I presidenti del CONI e del Comitato paralimpico: Giovanni Malagò e Luca Pancalli
I presidenti del CONI e del Comitato paralimpico: Giovanni Malagò e Luca Pancalli

Donne al top

Sangalli è quello più esperto e se per Bennati si tratta di un debutto, il tecnico delle donne si avvia alla quarta Olimpiade.

«Ma entrando qui dentro – dice Sangalli – il cuore batte sempre più forte. Per la gara in linea ci saranno Balsamo, Cecchini, Longo Borghini e Persico. E’ una squadra forte, di riferimento a livello mondiale, infatti andiamo con il massimo delle quote. E’ una squadra preparata per qualsiasi situazione di gara. Se sarà dura, avremo Longo Borghini e Persico. Per un’eventuale volata abbiamo Elisa Balsamo, che rientra da un incidente che ha coinvolto un’altra P.O. come Sofia Bertizzolo, ed è una delle due donne più veloci al mondo.

«Elisa ha recuperato, avrà giornate altalenanti ma dopo il Giro arriverà in piena forma per affrontare la strada e la pista. Elena Cecchini sarà la regista in corsa, ruolo che svolge abitualmente nella sua squadra, che è la più forte del mondo. Vado a Parigi con ambizioni alte. Abbiamo appena concluso un raduno in quota a Passo San Pellegrino, poi correranno il Giro d’Italia e ci troveremo ancora in Val di Fassa».

Elisa Balsamo è rientrata dall’infortunio al campionato italiano. Ora è attesa dal Giro d’Italia
Elisa Balsamo è rientrata dall’infortunio al campionato italiano. Ora è attesa dal Giro d’Italia

Torna la velocità

La pista viene per ultima, ma forse è il settore da cui a Parigi ci attendiamo qualche oro, il salto doppio e la piroetta. Abbiamo tutto quello che serve per lasciare il segno. Marco Villa si vede che è uomo di campo e preferirebbe essere a Montichari con i suoi, ma adesso tocca a lui.

«Inizierei con le specialità veloci – dice –  che sono la novità, grazie a Miriam Vece che in questi anni è riuscita con tenacia ad arrivare alla qualifica di Parigi. Abbiamo avuto una doppia carta olimpica, Miriam ha qualificato un’altra ragazza. La abbiamo data a una giovane, a Sara Fiorin, che ha partecipato alle qualifiche.

Nella velocità femminile, Miriam Vece ha ottenuto due pass olimpici per la velocità femminile. Con lei Sara Fiorin
Nella velocità femminile, Miriam Vece ha ottenuto due pass olimpici per la velocità femminile. Con lei Sara Fiorin

I due quartetti

Il momento più atteso, quello dei quartetti e del settore endurance più in generale, dato che a Parigi ci saranno cinque atleti e dovranno fare tutto. La surreale programmazione del CIO ha reso le scelte e la programmazione ben più che scomoda.

«Nel settore endurance femminile – prosegue Villa – abbiamo 5 posti, grazie anche alla carta P. Verranno a Parigi Alzini, Consonni, Paternoster, Fidanza e Guazzini. A loro, come per Viviani fra gli uomini, si aggiungerà dalla strada Elisa Balsamo, grazie alla convocazione di Sangalli.

«Nel maschile il quartetto olimpico: Milan, Consonni, Lamon e Ganna, cui si aggiunge Manlio Moro che in questi giorni sta andando molto forte. Elia Viviani ci sarà grazie alla convocazione su strada e alla collaborazione della FCI, per aver considerato quello che è Elia per il settore della pista. Un vero trascinatore».

Foto ricordo per i tecnici azzurri al CONI: Addesi Villa, Sangalli, Dagnoni, Bennati, Velo, Lupi e Celestino
Foto ricordo per i tecnici azzurri al CONI: Addesi Villa, Sangalli, Bennati, Velo, Lupi e Celestino

Un programma a incastro

Proprio la pista forse sconta in questo momento la sovrapposizione dei calendari. Villa parla e non vedeva l’ora di farlo e nella sua esposizione capisci anche che razza di puzzle gigante sia far coincidere la presenza degli atleti in pista e nei ritiri.

«Con il settore maschile – prosegue Villa – abbiamo individuato delle date per la presenza in pista. Ganna è impegnato prima con la crono. Adesso sta correndo il Giro d’Austria, mentre il quartetto si sta allenando a Montichiari. Il 9-10 ci troveremo tutti. Poi Ganna farà altura fino al 17 luglio. Dal 18 al 20 luglio ci troveremo tutti, poi Filippo partirà per la crono. Fatta quella, tornerà a Montichiari, dove dal 28 al primo agosto mattina potremo allenarci bene. Ci alleniamo fino all’ultimo in Italia, visto che il programma olimpico concede un’ora e mezza al giorno in pista e mi sembra poco. Siamo un gruppo forte, non posso nasconderlo, ma abbiamo bisogno dei sincronismi necessari. Arriviamo da favoriti, non dimentichiamo però che a Tokyo abbiamo vinto per pochissimo.

«Per quanto riguarda le donne – chiude Villa – abbiamo dovuto individuare delle date. Ci sarà il Giro, cui parteciperanno in cinque. Abbiamo lavorato molto prima, la settimana prossima non ci sarà possibilità di specializzare il quartetto. Ci troveremo il 16 luglio e avremo più tempo rispetto al quartetto maschile per preparare. Il solo punto di domanda è come Elisa Balsamo uscirà dal Giro d’Italia».

Alla conferenza di Roma è presente anche Paolo Addesi, tecnico della nazionale strada paralimpici. Assente invece Silvano Perusini per la pista. A loro dedicheremo un approfondimento a parte, il semplice elenco di nomi non sarebbe sufficiente.

EDITORIALE / Il ciclismo dei giovani, i calendari e i conti in rosso

10.06.2024
5 min
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A un certo punto bisogna dire le cose come stanno. E a chi butta fango senza approfondirle, si potrebbe dire che la situazione del ciclismo italiano di base dipende da una multiforme serie di fattori. La gestione federale che ad ora non sta spingendo sull’attività giovanile vera e propria, ma non solo quella. Con il Giro Next Gen appena partito, abbiamo sentito dire che le continental italiane e le vecchie squadre elite/U23 sono piccole realtà asfittiche senza prospettive e questo non ci sembra del tutto giusto.

C’è chi sta in piedi per miracolo, vero, ma anche chi ci riesce in cambio di sacrifici notevoli in un ambiente che da tempo gli ha voltato le spalle. Fanno quello che possono, cercando in molti casi di migliorarsi. Sono espressione di un ciclismo che ha bisogno di rifondarsi e vivono grazie a un volontariato che non sa più quale direzione prendere. Anche perché a livello nazionale nessuno ha ancora avuto la voglia, la lungimiranza e probabilmente la competenza per organizzare loro un calendario all’altezza. Sono quel che abbiamo: siamo certi che tutti lavorino per valorizzarlo?

Jakob Soderqvist ha vinto la crono inaugurale di Aosta: la prima maglia rosa parla svedese (foto Giro Next Gen)
Jakob Soderqvist ha vinto la crono inaugurale di Aosta: la prima maglia rosa parla svedese (foto Giro Next Gen)

La WorldTour italiana

Andiamo anche oltre: se non ci fossero schiere di agenti che prendono giovani atleti e li portano all’estero, forse la situazione sarebbe un po’ meno difficile. Nelle squadre italiane correrebbero i migliori italiani e al Giro Next Gen magari farebbero risultato e belle figure. A quel punto, ispirati dai risultati e non dalle promesse, i manager stranieri avrebbero un valido motivo per contattarli.

Volete che non si trovassero poche squadre italiane disposte a far correre Savino, Toneatti, Sambinello, Milan, Belletta e Delle Vedove? Probabilmente li avrebbero messi al centro delle operazioni e qualcosa avrebbero potuto fare, anziché restarsene a casa in attesa del loro turno. Quando si dice che al nostro ciclismo manca la WorldTour italiana, prima di fare spallucce, si tenga conto anche di questo fattore.

Il quarto Consiglio Federale del 2024 ha approvato il bilancio consuntivo 2023, con due voti contrari e un astenuto (foto FCI)
Il quarto Consiglio Federale del 2024 ha approvato il bilancio consuntivo 2023, con due voti contrari e un astenuto (foto FCI)

La Ciclismo Cup

Chi all’interno della Federazione si occupa di promuovere il ciclismo in Italia? Come vanno i tesseramenti di allievi e allieve? Dove è finita la Coppa Italia o Ciclismo Cup che dir si voglia? Perché non c’è più la formula che in Francia tiene in piedi l’attività delle squadre cosiddette minori, proponendo loro un calendario ben distribuito per tutto l’arco della stagione?

Le corse muoiono, le società chiudono, i corridori migrano. E la cosa più sensata che si trova da fare è puntare il dito verso le squadre che non fanno un’attività adeguata? Quanto investe la Federazione per riqualificare la loro attività? Qualcuno ha pensato di ridisegnare il modello del ciclismo in questo Paese, studiando, creando sinergie e magari prendendo spunto da altre federazioni (come quella del tennis) che dopo anni di sacrifici e investimenti mirati, sta ora raccogliendo frutti inimmaginabilli?

La Coupe de France è il fiore all’occhiello della Federazione francese e spinge l’attività sul territorio nazionale
La Coupe de France è il fiore all’occhiello della Federazione francese e spinge l’attività sul territorio nazionale

I soldi dalla base

Leggendo il bilancio FCI appena approvato, si evince che sono stati spesi più di 6 milioni di euro per attività sportiva, riconducibile quasi esclusivamente al funzionamento delle nazionali. Fra le entrate, invece spiccano il contributo di Sport e Salute (intorno ai 10 milioni) e le tasse a carico dei tesserati (poco più di 18 milioni), mentre le entrate per sponsorizzazioni e pubblicità ammontano a poco più di 2 milioni di euro.

E’ un sistema in perdita che si tiene in piedi grazie ai contributi del suo popolo. Sta ai revisori dei conti dire se si debba considerarlo in equilibrio precario o rassicurante, anche se la storia federale non ha mai visto un bilancio rimandato al mittente. Ci si copre e ci si nasconde dietro tolleranze tranquillizzanti. Per cui se anche il risultato economico continua a essere poco esaltante, il fondo di dotazione minimo definito dal CONI è talmente basso da far sembrare ogni disavanzo non troppo grave. Come spiegheranno alla base, che versa così tanti soldi per tesseramento e affiliazioni (da cui vanno scalati i costi assicurativi), che le cose là sotto non vanno poi così bene?

I conti del Giro donne

Di fatto i conti della Federazione hanno subito un duro colpo anche per il pagamento della produzione televisiva del Giro donne (poco più di 700 mila euro), senza la quale sarebbe venuta meno l’inclusione nel WorldTour con il probabile passo indietro di RCS. Per forza alla presentazione del Giro Next Gen l’amministratore Paolo Bellino, con una gaffe un po’ sfrontata, ha ringraziato il presidente Dagnoni per avergli permesso di unificare l’organizzazione dei Giri d’Italia. Gli sono stati serviti su un bel piatto d’argento, senza alcun vincolo tecnico o legato alla promozione del movimento.

Alla presentazione del Giro Next Gen, da sinistra, Vegni, il ministro Abodi, Dagnoni e Paolo Bellino
Alla presentazione del Giro Next Gen, da sinistra, Vegni, il ministro Abodi, Dagnoni e Paolo Bellino

Quale prospettiva?

Il trend dei conti federali è in calo. Ricostruendolo dai dati messi insieme di anno in anno, si è passati dall’attivo di 2.650.000 del 2020 (quando l’assenza di attività causa Covid permise di risparmiare parecchio) al passivo di 1.317.000 del 2023.

In tutto questo e consapevoli che non sia per niente facile mandare avanti una simile struttura, quanta fetta del budget spetta ad esempio all’organizzazione di cronometro nelle categorie giovanili, per il supporto dei Comitati regionali, per la creazione di un calendario che sia un senso alla nostra attività di base?

Si parla di 800 mila euro destinati ai Comitati e di 170 mila per l’organizzazione delle prove del Trofeo delle Regioni su Pista 2024. Hanno annunciato quasi 11.000.000 di euro in entrata “per i prossimi sei anni, a partire dal 2024, come minimo garantito per la gestione dei diritti di immagine della FCI, legati in particolare alla visibilità della maglia azzurra”. Aspettiamo la conferenza stampa e i relativi dettagli.

Quello che c’è di certo è che abbiamo una WorldTour, che è l’Italia della pista. Ad essa si destinano le risorse migliori, perché probabilmente lo scintillare di una medaglia d’oro coprirebbe quello che non si vuole mostrare. La sensazione è che si stia sfruttando ancora l’onda lunga del lavoro di Cassani. A lungo andare, questo è il modo giusto perché quelle medaglie continuino ad arrivare con regolarità o non piuttosto una gestione carpe diem, che non si cura troppo del futuro?

Per i tesserati FCI la sicurezza arriva da ICE-KEY

31.05.2024
3 min
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Il ciclismo è uno sport davvero unico in quanto consente all’amatore di emulare il professionista. Ogni appassionato può infatti affrontare le strade, le salite e anche le discese percorse dai professionisti e può farlo in sella alla stessa bicicletta utilizzata dal proprio campione preferito. Professionisti e amatori non sono però accumunati solo da questi aspetti, che possiamo tranquillamente definire “positivi”. Ad avvicinarli è anche (e purtroppo) la convivenza con il tema della sicurezza e il pericolo che porta con sé il pedalare su strada.

L’adesivo è da attaccare sul casco e contiene tutte le informazioni mediche da conoscere in caso di incidente
L’adesivo è da attaccare sul casco e contiene tutte le informazioni mediche da conoscere in caso di incidente

Dedicata ai tesserati FCI

La Federazione Ciclistica Italiana ha deciso di occuparsi della sicurezza dei propri tesserati e l’ha fatto siglando nei giorni scorsi un accordo ICE-KEY, realtà fondata da Roberto Simonelli che dal 2008 è costantemente impegnata nella realizzazione di dispositivi di sicurezza per chi pratica sport utilizzando le tecnologie più avanzate. L’accordo prevede per tutti i tesserati FCI l’acquisto ad un prezzo agevolato (14,90 euro invece di 19,90) di un dispositivo utile in caso di primo soccorso da applicare sul casco chiamato “Rispetta il ciclista”. Si tratta di uno sticker dotato di QR Code da applicare al casco.

Come un diario

“Rispetta il ciclista” è un vero e proprio diario sanitario che si propone di essere un aiuto concreto nel salvare la vita al ciclista vittima di un incidente. Permette infatti l’identificazione univoca della persona, associata ad un ventaglio di dati personali, tra cui i contatti da chiamare, dati clinici, come ad esempio allergie, malattie, terapie, patologie, vaccinazioni. Tutte queste preziose informazioni sono rese disponibili in modo rapido e semplice al soccorritore in caso di emergenza, di pericolo o di imprevisto rischioso.

Oltre al QR Code anche l’invito a rispettare la distanza di sicurezza di un metro e mezzo
Oltre al QR Code anche l’invito a rispettare la distanza di sicurezza di un metro e mezzo

Tecnologia al servizio della sicurezza

Perno tecnologico del prodotto è la piattaforma web cloud ICE-KEY nella quale vengono memorizzati i dati personali e sanitari del proprietario, inseribili tramite l’apposita app su smartphone (Android e iOS) e visualizzabili sul display di uno smartphone attraverso la fotocamera o un qualsiasi lettore QR Code. Basta inquadrare il QR Code stampato sullo sticker per far apparire le informazioni inserite dall’utente avviando così la procedura di alert e soccorso, tra cui contattare i numeri ICE (In Case of Emergency), inviare un SMS con la geo-localizzazione, collegarsi direttamente all’App WHERE ARE U del 112 e alle loro centrali operative. 

Cordiano Dagnoni, presidente della Federazione Ciclistica Italiana, ha commentato con queste parole l’importante accordo raggiunto con ICE-KEY a favore dei propri tesserati: «La Federazione si lega con entusiasmo a questa iniziativa rivolta alla sicurezza, argomento molto attuale e fondamentale per il nostro sport, che ripropone il tema sotto forma di uno strumento semplice ma estremamente utile in caso di emergenza».

Ice-Key

EDITORIALE / Giro Next Gen, fuori le italiane (alcune): parliamone

20.05.2024
5 min
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LIVIGNO – Deve essere la vicinanza geografica, in questo secondo riposo del Giro che guarda verso giganti ancora innevati. Così mentre Tadej Pogacar dorme il sonno dei giusti, parliamo del prossimo Giro che attraverserà l’Italia: il Next Gen, quello degli under 23, che si correrà da Aosta a Forlimpopoli dal 9 al 16 giugno (in apertura il vincitore 2023 Staune Mittet e la sua Jumbo-Visma Development).

Lo Stelvio, che domani non si affronterà per la neve, richiama le immagini grottesche dei corridori attaccati alle ammiraglie nel 2023. Si capisce perciò che nell’invitare le squadre per la prossima edizione, in RCS Sport abbiano deciso di lasciare a casa quelle che si macchiarono della colpa. Ci sta ed è giusto, come sarebbe stata auspicabile una sanzione federale verso i tecnici che permisero lo scempio.

Giro Next Gen del 2023: queste le immagini che hanno scatenato il putiferio (foto cyclingpro.net)
Giro Next Gen del 2023: queste le immagini che hanno scatenato il putiferio (foto cyclingpro.net)

La selezione delle squadre

Tuttavia nella selezione delle squadre qualcosa non torna oppure è riconducibile a una logica di mercato e non a un ragionamento puramente tecnico. Era prevedibile che si desse la precedenza alle continental, soprattutto ai devo team delle squadre WorldTour. Non stupisce che siano state lasciate a casa alcune squadre dilettantistiche italiane: basta scorrere gli ordini di arrivo per rendersi conto che il loro brillare nel 2024 è circoscritto a piccole corse nazionali o regionali. Eravamo ben consapevoli e lo abbiamo scritto a suo tempo che il passaggio di mano del Giro d’Italia avrebbe determinato una svolta di questo tipo. Allo stesso modo in cui sarà traumatica per le squadre femminili la selezione per il Giro Women, ma di questo parleremo a tempo debito.

Thomas Pidcock, Giro d'Italia U23, Aprica 2020
La Trinity, invitata al Giro Next Gen, vinse nel 2020 con un giovanissimo Tom Pidcock
Thomas Pidcock, Giro d'Italia U23, Aprica 2020
La Trinity, invitata al Giro Next Gen, vinse nel 2020 con un giovanissimo Tom Pidcock

Tra RCS e FCI

Il Giro Next Gen è stato affidato in appalto totale a RCS Sport dalla Federazione, che ne detiene la titolarità. Visto il bando con cui è stata effettuata l’assegnazione, è stato subito chiaro che soltanto il gruppo milanese avrebbe potuto farsene carico. Lo sbarramento finanziario ha tagliato fuori altri soggetti: semmai sarebbe potuto intervenire qualcuno dall’estero, ma per disinteresse o per un patto di non belligeranza, nessuno si è affacciato ai nostri confini. In ogni caso, RCS ha le capacità e le competenze per organizzare una corsa di quell’importanza. Forse però non ne ha ancora le competenze e magari non condivide del tutto la necessità che certe gare servano anche per promuovere il ciclismo italiano.

Comunque sia, mettendo avanti l’evidenza di una corsa davvero importante, l’organizzatore non ha guardato troppo al panorama italiano e nel fare gli inviti non c’è stata una vera condivisione con la Federazione. La cosa ci stupisce? Un po’, ecco perché.

La Arvedi è una squadra di pistard (qui Lamon, ovviamente elite): saranno accolti in trionfo nella loro Cremona (photors.it)
La Arvedi è una squadra di pistard (qui Lamon, ovviamente elite): saranno accolti in trionfo nella loro Cremona (photors.it)

Punti o inviti?

Nelle prime due edizioni sotto la sua guida, Extra Giro impose la selezione dei team italiani in base ai punteggi, riservandosi gli inviti per le straniere. Questo provocò qualche mal di pancia: i corridori italiani arrivavano a giugno piuttosto spremuti per la necessità di fare punti e soccombevano davanti alla freschezza degli stranieri, che potevano invece programmare l’attività. Si passò pertanto agli inviti anche per le squadre italiane, che prevedevano un occhio di riguardo per un certo numero di team.

Si faceva un’analisi attenta fra organizzatori e Struttura tecnica federale e alla fine chi rimaneva fuori difficilmente aveva da lamentarsi. La condizione era che avessero partecipato a gare internazionali, facendo punti con gli atleti under 23 e non con gli elite. Era immediato capire se davvero fare il Giro interessasse per opportunità tecniche o per avere qualcosa da mostrare agli sponsor.

Giro U23 del 2022: Hayter, Gregoire e Van Eetvelt. La Groupama non ci sarà, Hagens Berman e Lotto sì (foto Isola Press)
Giro U23 del 2022: Hayter, Gregoire e Van Eetvelt. La Groupama non ci sarà, Hagens Berman e Lotto sì (foto Isola Press)

Le squadre italiane

Guardando l’elenco dei team del prossimo Giro Next Gen, fra le assenze più eclatanti spicca quella della Groupama-FDJ che due anni fa dominò in lungo e in largo, rifiutata e per questi stupita. Fra le squadre italiane non continental sono state inserite la Arvedi, la Campana Imballaggi e la Trevigiani. E se la terza ha in Zamperini un nome di assoluto interesse, la prima e la seconda correranno il Giro grazie a un’apertura di credito e magari per la vicinanza di due tappe alla sede dei loro sponsor.

Fra le continental italiane sono rimaste fuori la Q36.5, la Work Service, la Beltrami e la UM Tools. La prima ha solo atleti U23 e nel ranking UCI è piazzata meglio di altri team invitati (77ª con 167 punti, terza nel ranking italiano). La Work Service in proporzione ha meno punti (109ª a quota 71), ma è più avanti ad esempio delle invitate Zalf, Drali e Mg.K Vis. La Beltrami è tra i fanalini di coda, ma ha comunque 10 punti come la Drali. La quarta non ha i punteggi necessari e sta ottenendo i migliori piazzamenti con atleti elite.

Per fortuna e per dare una possibilità agli atleti rimasti fuori, è stata ammessa la presenza di una nazionale italiana, in cui Marino Amadori potrà convocare i migliori elementi delle squadre rimaste fuori.

La Campana Imballaggi, squadra trentina, sarà al Giro con un organico giovanissimo
La Campana Imballaggi, squadra trentina, sarà al Giro con un organico giovanissimo

L’assenza di un criterio

Quello che resta è l’assenza di un criterio e di una voce federale. Si sceglie per i punti? Ottimo, è la via migliore. Si procede per inviti? Occorre frequentare le corse ogni settimana e parlare con le società prima che la stagione abbia inizio. Probabilmente si sarebbe arrivati alla stessa selezione riconoscendo alla FCI una sorta di partnership nella scelta, ammesso che la stessa Federazione abbia avuto interesse o voglia di prendervi parte. Sarebbe stato necessario a tutela di un movimento che in questo modo subisce spallate decise senza una regia che favorisca la transizione verso un’altra forma di ciclismo. Unendo tutto ciò alle debolezze dell’attività di base, scusateci se iniziamo a essere più preoccupati del solito.

EDITORIALE / Parità quasi raggiunta: i problemi sono già gli stessi

29.04.2024
5 min
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Serve una certa coerenza per essere italiani. E d’altra parte il ciclismo mondiale è organizzato secondo lo stesso standard, per cui era prevedibile che i nodi al pettine degli uomini arrivassero anche alle donne. Ed ecco qua che alla vigilia della scelta delle squadre per il Giro d’Italia Women, il movimento italiano è in fibrillazione. Il conto l’ha fatto di recente il cittì Sangalli.

«Al Giro correranno 22 squadre – ci ha detto al Gran Premio Liberazione – ci sono le 15 WorldTour, le 2 prime continental dell’anno scorso e poi altri 5 posti. Sicuramente il Giro d’Italia è una gara di livello altissimo e porteranno il meglio. La Federazione da anni cerca di tutelare le giovani che passano. Se non ci fossero le squadre continental italiane, tantissime ragazze che magari a 18 anni non sono ancora pronte, si perderebbero. Vanno tutelate, però i tempi cambiano e bisogna anche adeguarsi».

Il cittì Sangalli (qui con Barbara Guarischi) ha ben spiegato il delicato equilibrio fra i piccoli team italiani
Il cittì Sangalli (qui con Barbara Guarischi) ha ben spiegato il delicato equilibrio fra i piccoli team italiani

La frase di Bellino

Qualcuno resterà fuori. E dopo anni in cui erano tutti dentro, la scelta di RCS Sport (qualunque sarà) provocherà dei mal di pancia. Nel passaggio di mano, questo era un fattore di cui tenere conto. Alla presentazione del Giro Next Gen, Paolo Bellino ha ringraziato la Federazione per avergli permesso di unificare le tre organizzazioni e (a margine della gaffe passata inosservata) si è capito che il criterio di selezione sarà coerente fra i vari ambiti.

L’Italia delle donne, al pari di quella degli uomini, non ha squadre WorldTour. Il Team Corratec dovrà guardare il Giro d’Italia in televisione: se per le ragazze il tetto resterà a 22 squadre, due delle sette continental italiane rischiano di subire lo stesso destino

Lloyd, Ferguson e Cramer sul podio della Omloop Van Borsele juniores: Ferguson è già con il Movistar Team
Lloyd, Ferguson e Cramer sul podio della Omloop Van Borsele juniores: Ferguson è già con il Movistar Team

Il dominio degli squadroni

I malumori per l’eventuale esclusione dal Giro donne non avranno breve durata. La partecipazione alla corsa rosa è infatti (come per gli uomini) discriminante per alcune sponsorizzazione, ma il peggio deve ancora venire. Se l’UCI andrà avanti nel creare squadre professional anche fra le donne, che cosa ne sarà delle continental italiane?

Sangalli ha ragione. Queste squadre sono la sola garanzia di presenza sul territorio e di intercettazione del talento. Riusciranno a trovare le risorse per salire di livello? Riusciranno a fare fronte comune, unendosi e dando vita a gruppi più solidi? Sapranno rinunciare a qualche indivdualismo per fare fronte comune? Oppure, al pari delle continental maschili, si ritroveranno in una terra di nessuno con pochi soldi e alla mercé degli squadroni?

La prova di Nations’ Cup Juniores corsa dalla nazionale in Olanda, è stata dominata da ragazze già sotto contratto con team WorldTour. Qui non si tratta di fare gli uccelli del malaugurio, ma di pensare al futuro finché c’è ancora tempo per inventarsi qualcosa.

Gli juniores che partecipano alle Nations’ Cup sono il vertice, alla base si cerca la qualità (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Gli juniores che partecipano alle Nations’ Cup sono il vertice, alla base si cerca la qualità (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)

Le continental maschili

La situazione fra le continental maschili è piuttosto complessa. Come in ogni ambito dello sport, la differenza la fanno i soldi. Ci sono i devo team delle WorldTour che hanno vita relativamente facile. Le squadre di mezzo che all’estero ci vanno poco e vivono bene in Italia grazie al blasone delle conquiste passate. Infine le più piccole che faticano a mettere insieme il pranzo con la cena, per la carenza di sponsor e corridori, rastrellati dai team dei piani alti. A ciò si aggiunga la necessità di sottostare al sistema dei punti. Lo junior che sale in una continental U23 deve averne almeno 10: una simile dote al Sud si può mettere insieme partecipando a corse prive di grossa concorrenza o a gare di cross di fine stagione. In questo modo, ragazzi di talento, che invece corrono al Nord e quindi fanno meno punti, rischiano di restare senza squadra.

Se fra le donne si dovesse imboccare la stessa china, forse certe squadre non avrebbero la storicità e la solidità per andare avanti ugualmente. A meno che non si intervenga a livello federale con un progetto che in un solo colpo tuteli o provi a tutelare le continental maschili e le femminili. Occorre mettere mano al calendario e crearne uno riservato che permetta lo svolgimento di un’attività nazionale di base. Senza i costi troppo ingenti di un programma internazionale che sarebbe a quel punto appannaggio delle vere continental, delle professional e semmai della nazionale. Per farlo serve avere una visione e ci spiace prendere nota del fatto che al momento l’attuale gestione e per molti aspetti anche la precedente ne siano state prive.

Chiara Consonni, qui con Augusto Onori, è appena entrata nelle Fiamme Azzurre: dovrà rinunciare?
Chiara Consonni, qui con Augusto Onori, è appena entrata nelle Fiamme Azzurre: dovrà rinunciare?

I corpi militari

Infine, ad arricchire il quadro, c’è l’imminente scadenza della convenzione voluta e rinnovata dall’ex presidente Di Rocco fra i corpi militari e la Federazione. Già alcune ragazze nel corso degli ultimi due anni sono uscite preferendo la via del professionismo. Altre ne fanno ancora parte e la fine della convenzione renderà insostenibile la loro posizione. Mentre non dovrebbero esserci problemi per gli atleti specialisti, l’avvento del professionismo femminile (in Italia per ora è stato riconosciuto quello del calcio) promette di dare un’ulteriore svolta.

Perché abbiamo iniziato parlando di coerenza? Perché si continua a vivere di rattoppi, secondo lo stile italiano, senza il coraggio di attuare vere riforme, ma cercando di accontentare tutti con rimedi posticci più simili a palliativi. E intanto all’estero crescono e si prendono i nostri spazi. L’innalzamento del livello rende meno efficaci le soluzioni posticce: chiunque vorrà candidarsi alle prossime elezioni federali sappia ciò che l’attende. Finora s’è tirato a campare, ma più passa il tempo e meno questo sarà possibile.

Cinque euro: ecco come sono arrivati. Ma qualcosa non torna

21.02.2024
7 min
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Il tempo che uscisse l’Editoriale che sollevava il tema del possibile costo di iscrizione di 5 euro alle gare regionali (foto Mosna in apertura) e siamo stati raggiunti da due comunicazioni. La prima proveniente dal Comitato regionale dell’Emilia Romagna, che due giorni prima si era riunito per esaminare la questione. La seconda dall’ufficio stampa della FCI per dire che il presidente Dagnoni avrebbe voluto fare delle puntualizzazioni. A margine di questo, la condivisione dell’articolo sui social ha portato a una ridda di commenti, mentre il frullare dei messaggi su whatsapp da parte dei direttori sportivi ha assunto in breve i connotati di una bufera di vento.

La firma è di Fabrizio Bontempi: ecco la delibera che autorizza i 5 euro per l’iscrizione
La firma è di Fabrizio Bontempi: ecco la delibera che autorizza i 5 euro per l’iscrizione

Provvedimento in extremis

Riepilogando: il 14 febbraio, pensando a un insolito regalo agli innamorati del ciclismo, la FCI diffonde una delibera a firma di Fabrizio Bontempi per la quale gli organizzatori di gare regionali possono richiedere una quota di iscrizione per le loro gare: ammontare di 5 euro.

La reazione dell’ambiente si divide. Da una parte ci sono coloro che si fanno i conti in tasca e dicono di non aver messo a budget quello che alla fine dell’anno sarà un costo significativo. Dall’altra quelli che criticano il provvedimento preso a pochi giorni dall’inizio delle gare, invocando la necessità che un certo tipo di azioni vengano concordate e messe eventualmente in atto l’anno successivo. Fra le nuove regole c’è anche quella relativa alle visite di idoneità per gli stranieri. Se prima bastava un certificato di sana e robusta costituzione rilasciato dal Paese di origine, di colpo viene richiesta l’idoneità come quella che fanno gli italiani. Richiesta legittima, tempi sbagliati.

Malagò, presidente del Coni, e Dagnoni: lo sport dilettantistico italiano ha bisogno di interventi importanti
Malagò, presidente del Coni, e Dagnoni: lo sport dilettantistico italiano ha bisogno di interventi importanti

L’esempio del fuoristrada

Cosa dice il presidente della Federazione? Come si diceva nell’Editoriale, la gestione di Dagnoni sta proseguendo senza grossi ostacoli. Opposizioni all’orizzonte non se ne vedono e sebbene non manchino le criticità, il programma viene portato avanti secondo le linee guida condivise da chi ha votato l’attuale gestione. Poco importa che alcuni ora si lamentino: questo è l’attuale governo del ciclismo italiano per come è stato votato.

«Questa esigenza – dice Dagnoni – è nata dai presidenti regionali. Si sono chiesti: perché nel fuoristrada e nel paraciclismo si paga e nella strada no? Noi abbiamo recepito l’orientamento della maggioranza: non erano tutti d’accordo, ma quasi tutti. Per cui il Consiglio federale ha recepito questa istanza e, visto che siamo in democrazia, si è data a chi vuole applicare quel costo la facoltà di farlo. Anche perché numeri alla mano ritengo che la Federazione abbia fatto abbastanza in sostegno degli organizzatori».

Il fuoristrada tramite Ghirotto aveva ottenuto la quota di iscrizione la scorsa estate: perché il passaggio automatico alla strada?
Il fuoristrada tramite Ghirotto aveva ottenuto la quota di iscrizione la scorsa estate: perché il passaggio automatico alla strada?

Vietato dissociarsi

Dice che la FCI ha versato contributi alle società per 500 mila euro, sotto forma di ristori (fiscali). Racconta che nei suoi ultimi tempi alla guida della Lombardia, il fondo distribuito dalla Federazione ai Comitati era stato ridotto a 600 mila euro nel nome della necessità di risanamento federale. Quindi aggiunge di averlo riportato a 800 mila dopo la sua elezione.

«Quando i comitati hanno chiesto di uniformare tutto – prosegue – abbiamo dato la facoltà ai singoli di decidere se far pagare quella che non chiamerei tassa, anche se nel comunicato di Bontempi si usa quella parola. I 5 euro non vengono versati alla Federazione, ma semmai sono una quota con cui si partecipa ai costi di organizzazione. Ripeto, non è un’idea mia né del Consiglio: è un’istanza che è arrivata dalla base. E noi abbiamo accettato di uniformarci a quello che è già vigente nel fuoristrada, che è diventato un movimento importante, forse ancora più della strada.

«Sul fatto che sia arrivata a febbraio… Avremmo dovuto farlo nel Consiglio federale di gennaio che è slittato. E siccome non si poteva aspettare oltre, abbiamo fatto un Consiglio online ed è stata emessa la delibera. Quello che non accetto, semmai, è che ci siano stati Comitati regionali che si sono dissociati. Come Comitato, puoi consigliare di non far pagare e va benissimo, ma non puoi dissociarti da una decisione del Consiglio federale».

Ecco la riunione online con cui il Comitato dell’Emilia Romagna si è espressa contro la delibera
Ecco la riunione online con cui il Comitato dell’Emilia Romagna si è espressa contro la delibera

Passaggio saltato

Ma questo è il bello della democrazia e francamente qualche passaggio dell’intervento di Dagnoni non convince. Va bene il parere espresso dalle regioni, ma quando lo hanno espresso? Chi guida un movimento così importante deve essere consapevole di quello che c’è in ballo e delle dinamiche interne al movimento stesso. Dire che così hanno voluto gli altri suona un po’ pilatesco. Dire che il fuoristrada sia quasi più importante della strada potrebbe significare non aver saputo gestire la strada, abbandonata a se stessa. E laddove si proponga qualcosa che impatti su una situazione consolidata, occorre un passaggio intermedio. Un filtro che permetta a tutti di esprimersi: quello che in democrazia si chiama referendum.

C’è chi sui social ha sostenuto che rimanere al «si è sempre fatto così» non porti da nessuna parte. Vero, ma la riforma del ciclismo deve essere strutturale, condivisa e non legata a balzelli estemporanei come quello dei 5 euro.

Paolo Bettini, Alessandro Spada, Paolo Kessisoglu, Matteo Gozzoli (sindaco Cesenatico), presentazione tappa Nove Colli del Giro 2020
Una foto di tre anni fa: Paolo Bettini, Alessandro Spada, Paolo Kessisoglu e Matteo Gozzoli (sindaco Cesenatico)
Paolo Bettini, Alessandro Spada, Paolo Kessisoglu, Matteo Gozzoli (sindaco Cesenatico), presentazione tappa Nove Colli del Giro 2020
Una foto di tre anni fa: Paolo Bettini, Alessandro Spada, Paolo Kessisoglu e Matteo Gozzoli (sindaco Cesenatico)

L’opposizione di Spada

A quanto risulta, Lombardia e Toscana sarebbero contrarie alla novità. L’Emilia Romagna lo ha espresso con una mail, dicendo che la regione non applicherà la nuova norma per motivi fiscali e di tempistica. Abbiamo preferito interpellare direttamente il presidente Alessandro Spada.

«Semplicemente abbiamo voluto sentire le nostre società – spiega – per capire quale fosse il loro orientamento, per cui sabato abbiamo fatto una riunione online d’urgenza. Non c’è stata una preclusione ideologica, però i tempi e i modi sono assolutamente sbagliati. A 10 giorni dall’inizio della stagione agonistica, sicuramente non ci sono i modi per adeguarsi. Anche perché c’è grosso spavento, da parte di tutte le società, su come incassare quei soldi. La Riforma dello Sport sta avendo un grosso impatto, la gestione di un gruppo sportivo è piena di adempimenti e il commercialista è ormai una figura di continuo riferimento. L’altra sera abbiamo faticato per tenere il discorso sul tema dei 5 euro, dato che tutti parlavano di quale impatto stia avendo la legge nazionale. Spero che Dagnoni e il presidente del Coni Malagò trovino il modo di parlarne con il Governo».

Quel 29 luglio 2023, il solo Metti della Toscana si schierò subito contro (foto FCI)
Quel 29 luglio 2023, il solo Metti della Toscana si schierò subito contro (foto FCI)

L’incontro di luglio

Eppure del tema si era già parlato e forse a questo si riferisce Dagnoni. Anche se il tema era poi caduto apparentemente nel dimenticatoio.

«Se ne era fatto cenno – racconta Spada – a un Consiglio dei presidenti del 29 luglio 2023. Non era all’ordine del giorno, ma ci fu chiesto un parere non vincolante. Chi più e chi meno, ci eravamo espressi a favore, pur con qualche riserva. Il solo contrario era stato Saverio Metti della Toscana. Avevamo espresso dei dubbi, ricordo che fui io a sollevare la questione della Riforma dello Sport. Mettere un ulteriore balzello sarebbe stato di difficile gestione, soprattutto nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Ci sarebbe stato tutto il tempo per sentire le società, perché il confronto con la base era ed è fondamentale. E a quel punto in autunno si sarebbe potuto metterlo in campo. Ma se Dagnoni o la Federazione nazionale ci credono così tanto, perché non renderlo obbligatorio? 

«La decisione è passata a maggioranza? Io non partecipo al Consiglio federale, per noi del Centro il referente è Lino Sechi, presidente delle Marche. E lui non ci ha detto nulla del fatto che l’ultima volta, sia pure online, si sia parlato di questo. Come tutti i presidenti regionali, ero fermo a quanto detto il 29 luglio, quando fu recepita la proposta di Ghirotto e del fuoristrada, che divenne subito esecutiva. Noi esprimemmo dei dubbi per l’applicazione alla strada e lì eravamo fermi. Se ci fosse stato da votare allora, non credo che l’esito sarebbe stato quello attuale». 

EDITORIALE / Cinque euro di troppo che spaccano il gruppo

19.02.2024
5 min
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A un anno circa dalle prossime elezioni federali, tutto tace. Cordiano Dagnoni va avanti per la sua strada e lo si vede a tutti gli eventi cui un presidente federale è chiamato a partecipare e magari (e anche giustamente) se ne serve per rafforzare la sua candidatura. Sul fronte delle opposizioni c’è solo un gran silenzio. L’unico che ha continuato a parlare, moderno grillo parlante del web, s’è beccato 20 anni di squalifica per non aver pagato una multa di 1.500 euro, che equivalgono all’ergastolo sportivo (*). Altri per un motivo o per l’altro (a volte anche legittimo) sono stati disinnescati.

La Aspiratori Otelli Alchem CWC farà correre esordienti, allievi e juniores: è fra i team più attivi
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La tassa di iscrizione

Sui social qualche segno di malumore serpeggia, soprattutto per l’introduzione di regole senza il coinvolgimento delle parti interessate. C’è da un lato il cambiamento relativo alle visite di idoneità dei corridori stranieri. Tuttavia quella di cui si discute di più è relativa alla tassa di iscrizione per le corse regionali.

Cinque euro per corridore, come sostegno per gli organizzatori. In una gara regionale con 180 partenti, si tratterebbe di circa 900 euro per l’organizzatore della corsa: serviranno a cambiare il bilancio della sua gestione? E serviranno per sanare il movimento giovanile in Italia?

Vedendola infatti dal punto di vista delle grandi società giovanili che hanno le categorie dagli esordienti agli juniores, l’esborso potrebbe essere critico. La decisione è stata presa nelle ultime settimane e comunicata a metà febbraio, quindi a poche settimane dall’inizio della stagione: l’unico sistema probabilmente è adeguarsi. A quanto risulta, parecchi comitati regionali l’avrebbero rigettata, ma la regola rimane.

La sensazione, del tutto ipotetica, è che si stia cercando di portare sulla strada le abitudini tipiche della mountain bike (settore sempre più importante in ambito federale), dove l’iscrizione effettivamente si paga.

Al Sud poche gare e ancor meno soldi: i 5 euro saranno un vantaggio per qualcuno? (foto Team Nial Nizzoli Almo)
Al Sud poche gare e ancor meno soldi: i 5 euro saranno un vantaggio per qualcuno? (foto Team Nial Nizzoli Almo)

Lo sport gratuito

Imporla oppure no è facoltativo, discutere con le parti prima di varare una riforma dovrebbe essere la base. Anche l’UCI ha sempre avuto il vizietto di riscrivere il regolamento tecnico senza sentire aziende e corridori. Ora però ha capito la necessità del confronto e adesso prima di deliberare fa i suoi passaggi. L’anno prima per l’anno dopo: basta leggere quello che ci ha spiegato nei giorni scorsi Claudio Marra.

Per i cinque euro non è successo o almeno pare. Se infatti le parti sono state invitate e non si sono presentate, allora il discorso decade. Quelli che abbiamo sentito, dicono di averlo scoperto dalle varie delibere e di non averne saputo nulla in precedenza. Il discorso alla fine verte più sul modo che sul merito.

Intendiamoci: chiunque abbia figli che praticano sport anche a livello agonistico è ben consapevole dei costi che deve sostenere. Per l’attrezzatura, le trasferte e le quote mensili. Il ciclismo è l’unico sport in cui ancora non si paga, salvo in certi casi per essere professionisti, ma quella è una deviazione su cui nessuno ha mai voluto vederci chiaro. Non si commette peccato se si vuole che il ciclismo si allinei al resto dello sport, ma trattandosi di una rivoluzione copernicana, indire un tavolo di lavoro fra tutte le parti sarebbe davvero il minimo.

La Coppa d’Oro ha dichiarato di non voler far pagare tasse di iscrizione (foto Mosna)
La Coppa d’Oro ha dichiarato di non voler far pagare tasse di iscrizione (foto Mosna)

I costi fissi

Una società di juniores che debba pagare 5 euro per corridore in ogni gara regionale, si ritrova a spendere non meno di 2.000 euro all’anno. Considerando che alle corse non ci sono quasi più rimborsi per vitto e alloggio, salvo qualche gara particolarmente importante, alla fine dell’anno i soldi da spendere per trasferte e attività si aggirano attorno ai 7-8.00 euro. Poi ci sono i 40 euro per la tessera federale. Quindi le biciclette, che ormai quasi tutti comprano e sono botte da 40-60.000 euro. Gli integratori, gli pneumatici di scorta, l’abbigliamento aggiuntivo per altri 5.000 euro. La differenza si fa spesso con le conoscenze che ti permettono di risparmiare su qualche voce, tipo il casco e gli occhiali che di solito si trovano in amicizia. Aggiungiamo al mazzo anche i costi di un’assicurazione integrativa, dato che quella federale non è fra le più brillanti (probabilmente anche in rapporto ai costi).

Insomma, le spese crescono e i budget si riducono. A volte ci sembra di infierire quando invochiamo le squadre perché vadano all’estero per fare attività internazionale. Sono attività che costano e la FCI lo sa bene, dato che i costi di gestione delle nazionali e la preparazione olimpica sono una bella gatta da pelare. Se ad essi si aggiunge il consistente esborso per la produzione televisiva del Giro d’Italia Donne, si ha la conferma che far quadrare i conti sia impegnativo in ogni ambito e che il segno meno sia una presenza possibile. Se è così lassù in cima, è facile comprendere la preoccupazione di chi in questi anni lavora per far quadrare i conti delle società di base.

(*) Andrea Fin aveva ricevuto un’inibizione di 3 mesi e la sanzione pecuniaria: non avendola pagata, è scattata la sospensione più lunga, che si interromperà nel momento in cui regolarizzerà la sua posizione amministrativa.

EDITORIALE / L’esempio di Benidorm e la parabola dei talenti

22.01.2024
5 min
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BENIDORM (Spagna) – Sedicimila persone a 18 euro ciascuna (i biglietti andavano da 14 a 20 euro) fanno 288 mila euro: questo è l’incasso stimato ieri per gli organizzatori della Coppa del mondo di ciclocross a Benidorm. In realtà potrebbe essere molto superiore, dato che nei 16.000 andrebbero considerati anche quelli che hanno riempito l’area VIP e Super VIP, i cui ingressi costavano fra i 75 e i 150 euro (ridotti per i bambini). In aggiunta, al conto vanno sommate le consumazioni, che passavano attraverso un braccialetto ricaricabile marcato Pissei. La coda davanti agli stand e le roulotte che vendevano birre e panini era interminabile. Non è difficile valutare che il totale superi abbondantemente i 300 mila euro.

A Benidorm si sono contati circa 16.000 paganti. Biglietti fra 14 e 20 euro, fino a 150 per l’area VIP
A Benidorm si sono contati circa 16.000 paganti. Biglietti fra 14 e 20 euro, fino a 150 per l’area VIP

Il ciclismo che si paga

C’era davvero un sacco di gente a tifare Van Aert e compagni, sfatando il luogo comune del ciclismo sport povero perché non ci sono biglietti da vendere. In realtà i biglietti ci sarebbero, quello che manca è la capacità di immaginare uno sport che oltre ad essere spettacolare, sia anche redditizio. Nei giorni del cross, Benidorm e i suoi hotel si sono riempiti di gente proveniente da ogni angolo di Spagna e d’Europa, soprattutto dal Nord. L’indotto per le strutture ricettive non è quantificabile.

A Gand, per la Sei Giorni che si è svolta lo scorso novembre nel velodromo Kuipke e accoglie ogni sera circa 6.000 persone (3.000 sugli spalti e altrettanti nel parterre ancora più pieno), i biglietti andavano da 27 a 45 euro a serata, fino ai 145 del Vip Cafè Hospitality. A voi il piacere di fare il conto. Ugualmente in Belgio, ma per il Giro delle Fiandre, i Vip paganti sono davvero una folla (dalla colazione all’arrivo passando per il Qwaremont) e pagano prezzi da mille e una notte.

Se un evento richiama migliaia di persone diventa più appetibile anche per gli sponsor, questo è abbastanza chiaro anche per chi di economia mastica ben poco.

Il velodromo di Gand accoglie ogni sera circa 6.000 persone, con biglietti da 27 a 45 euro, più zone VIP
Il velodromo di Gand accoglie ogni sera circa 6.000 persone, con biglietti da 27 a 45 euro, più zone VIP

Il ciclismo nelle città

Si tratta di esempi piuttosto elementari per dimostrare altrettanti aspetti che meriterebbero qualche riflessione aggiuntiva.

La prima è la conferma che il ciclismo, portato nel centro delle città, ha un appeal ancora intatto. Va benissimo la Coppa del mondo a Vermiglio, ma vogliamo mettere la risonanza che avrebbe un cross internazionale a Villa Borghese o al Circo Massimo, in un weekend di ordinario turismo a Roma? Oppure nel centro di Milano o di Verona?

La seconda rende palese quale potrebbe essere il ritorno economico di un movimento fiorente come quello della nostra pista, se solo qualcuno avesse la capacità di guardare oltre la punta del naso. L’Italia è protagonista di mondiali e Olimpiadi, ma non ha un evento per mettere in mostra i suoi gioielli.

Il terzo fa capire che agli organizzatori delle corse su strada basterebbe un pizzico di inventiva per allestire delle zone hospitality nei punti cruciali, smettendo di nascondersi dietro il paravento del “si è sempre fatto così”. Il problema non è pagare. Il problema è pagare senza avere qualcosa di indimenticabile.

Pidcock e i bambini. Quale altro sport consente l’accesso diretto ai campioni? (foto Yago Urrutia)
Pidcock e i bambini. Quale altro sport consente l’accesso diretto ai campioni? (foto Yago Urrutia)

La Sei Giorni di Milano

Anni fa furono quasi 30 mila i tifosi che presero d’assedio la Montagnetta di San Siro per vedere Paola Pezzo e Miguel Martinez gareggiare sulla mountain bike. E furono moltissimi anche i tifosi che nel 1995 si ritrovarono a Villa Ada, nel cuore di Roma, per la prova di Coppa del mondo di mountain bike vinta da Luca Bramati. Mentre il Superprestige di ciclocross faceva tappa fissa nel parco dell’ospedale Spallanzani, meglio noto di recente per aver… ospitato i primi due cinesi presunti portatori del Covid in Italia. Non c’è più nulla.

Tagliamo subito la testa al toro: non si può fare una Sei Giorni a Montichiari. E’ lontana, richiede un viaggio e per questo non attira curiosi. Se invece si prendesse un capannone della vecchia Fiera di Milano o addirittura il Forum di Assago, si affittasse una pista e la si montasse al suo interno, ecco che rinascerebbe la Sei Giorni tante volte promessa e mai mantenuta.

Questa immagine del 1984 ricorda come fosse la Sei Giorni di Milano, con il palazzo sempre pieno
Questa immagine del 1984 ricorda come fosse la Sei Giorni di Milano, con il palazzo sempre pieno

La parabola dei talenti

Chi potrebbe farlo? Se non ci arriva per scelta o intuizione RCS Sport e non ci arrivano per potenza economica le altre società sportive (ovviamente tutto ciò ha un costo), potrebbero farlo gli organizzatori di grandi eventi e concerti. Quelli che campano di biglietti e merchandising. Gli andrebbe proposto e questo potrebbe farlo la Federazione, che ne ricaverebbe un interessante utile.

Sarà forse perché piace la sua concretezza, sarà perché sa muoversi, ma sono tanti quelli che pensano che Cassani la Sei Giorni a Milano l’avrebbe riportata davvero. Lo aveva promesso. Così come a un certo punto si è messo in testa di portare il Tour de France in Italia e ha trovato gli alleati per farlo.

Fare: il verbo è proprio questo. La differenza vera fra lo spettacolo di Benidorm, il gigantismo belga e la nostra dimensione così accorta da sembrare stantia sta proprio nella capacità di immaginare, progettare, rischiare e poi fare. Si segue da decenni un copione identico, si spremono gli sponsor, si va in cerca di contributi pubblici e non si inventa nulla. Un po’ come nella parabola dei talenti, il ciclismo in Italia in tanti casi è gestito da chi ha sotterrato la moneta senza valutare più di tanto la possibilità di guadagnarne altre. Sappiamo tutti come finì con i tre servi del Vangelo di Matteo?