Factor lancia due nuovi colori per la sua Ostro VAM 

27.01.2025
2 min
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Il marchio inglese inglese Factor ha deciso di inaugurare l’anno regalandosi (e regalandoci) due nuove colorazioni per la sua bici tuttofare Ostro VAM. Si tratta di Scarab e Icon Blue, un tinta unita iridescente e un particolare bicolor che sarà la livrea ufficiale della Israel-Premier Tech per la stagione 2025. Andiamo a vederli più da vicino.

Scarab è una colorazione cangiante, ispirata ai mille colori dello scarabeo
Scarab è una colorazione cangiante, ispirata ai mille colori dello scarabeo

Come lo scarabeo

La colorazione Scarab è contemporaneamente elegante e vistosa, minimal e barocca: è un colore e mille allo stesso tempo. Si ispira infatti sui riflessi iridescenti dello scarabeo, con una vastissima gamma di tonalità che cambiano in base ai riflessi della luce e dell’angolazione in cui la si guarda. Le sfumature vanno dal verde al viola, dal rosa fino al giallo dorato.

Scarab, proposta da Factor in edizione limitata, è la scelta giusta per chi vuole pedalare su una bici che cambia identità ad ogni sguardo, e che è anche un gioiello da ammirare in salotto. Essendo in edizione limitata a parità di montaggio è venduta a 100 euro in più rispetto alle altre colorazioni.

La colorazione Icon Blue, scelta dal team Israel-Premier Tech, mette in risalto la lavorazione del carbonio
La colorazione Icon Blue, scelta dal team Israel-Premier Tech, mette in risalto la lavorazione del carbonio

Icon Blue, team replica

Come accennato, Icon Blue è la colorazione scelta dal team Israel-Premier Tech per questa stagione. Infatti in questo caso le tonalità dominanti sono il blu e il nero. I due colori sfumano tra loro nella zona dell’intersezione dei due triangoli del telaio, a partire dal reggisella in blu intenso fino al nero della serie sterzo.

Il blu ritorna poi nella parte finale della forcella, richiamando in modo armonioso e geometrico la zona della sella. Una scelta molto interessante è che le parti in nero altro non sono in realtà che carbonio a vista, un modo per mettere in risalto la lavorazione di Factor nel materiale. Icon Blue è la scelta giusta per chi nella Ostro VAM cerca prestazioni da World Tour anche per quanto riguarda l’estetica.

Factor

Factor Ostro VAM, bici tutta nuova e già vincente

14.02.2024
6 min
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La nuova Factor Ostro VAM ha già vinto in Australia al Tour Down Under lo scorso gennaio, grazie al britannico Stephen Wiliams. Ostro VAM 2024 è più leggera (il telaio è dichiarato a 820 grammi, taglia 54 e verniciato), efficiente in fatto di aerodinamica e vede anche un incremento del comfort.

L’ultima generazione della Ostro VAM porta con sé un ulteriore progresso degli studi aerodinamici applicati al mezzo meccanico, alle analisi dei flussi per lo studio delle forme delle tubazioni, a loro volta analizzati in modo tridimensionale. Inoltre, questa versione è la conferma di un percorso intrapreso dalle bici aero, che fanno collimare efficienza e pesi che si riducono. La novità si completa grazie alle nuove ruote Black Inc. 48/58.

La Factor Ostro VAM già vincente al Tour Down Under con Stephen Wiliams
La Factor Ostro VAM già vincente al Tour Down Under con Stephen Wiliams

Tutti nuovi i protocolli di sviluppo

La One ha insegnato molto. La Ostro VAM 2024 è un pacchetto rivisitato dalla radice, il risultato di un insieme di tanti dettagli e fattori che hanno trasformato in toto la bicicletta. Il progetto, legato ad una tecnologia di sviluppo completamente diversa rispetto alla versione precedente, ha permesso di sezionare il kit telaio in 5 zone.

Due frontali, solo in parte mutuate dalla “vecchia” Ostro. C’è un dimagrimento di forcella e sterzo. In queste zone si è agito sul peso in modo marginale, con l’obiettivo di mantenere un’elevata rigidità.

Due centrali, dove sono stati modificati i volumi ed il design di orizzontale, piantone e foderi obliqui. Non si tratta solo di una riduzione dei volumi, ma di un cambio vero e proprio delle forme, in modo che gli stessi profilati non sacrifichino in negativo il lavoro enorme fatto sull’avantreno. Il verticale è largo 19,5 millimetri. Una dimensione abbondante, ma perfettamente in linea con il concetto espresso in precedenza, ovvero di un’ottimizzazione aerodinamica massimizzata. La sezione posteriore che è tronca, mentre il punto di innesto degli obliqui è arrotondato, più sinuoso rispetto alla versione precedente. Qui si è intervenuti in modo importante anche sulla laminazione del carbonio per ridurre il peso, pur mantenendo un elevato rapporto peso/rigidità.

La zona numero 5 è composta dalla scatola del movimento centrale e parte iniziale dei foderi bassi. Qui l’aerodinamica è ininfluente e la parte del leone la fa la rigidità. I due portaborraccia sono Factor, studiati in modo specifico per la nuova Ostro, diversi l’uno dall’altro per abbinarsi perfettamente con il design di obliquo e piantone.

Una parte delle simulazioni di nuova generazione utilizzate per la nuova Ostro VAM
Una parte delle simulazioni di nuova generazione utilizzate per la nuova Ostro VAM

Con il carbonio TeXtreme

Per la nuova Ostro VAM è stato utilizzato un blend in fibre in alto modulo, tutte proveniente dalla matrice TeXtreme. Si tratta di un filato (a prescindere dal modulo) che è molto flessibile e resistente al taglio. Proprio durante le fasi di troncatura non si sfilaccia, fattore molto importante ai fini della resistenza meccanica e del mantenimento delle caratteristiche tecniche originali. Questo si riflette sulla precisione in fase di lavorazione e non si arriccia. Rispetto ad un fibra tradizionale offre dei vantaggi anche in termini di peso, portando ad un risparmio che può arrivare anche al 20%.

La Ostro VAM è costruita grazie alla tecnologia monoscocca per il triangolo principale, mentre il carro posteriore è applicato in un secondo momento. Per le fasi di cottura in autoclave, viene inserito un mandrino in lattice (all’interno dei profilati) ad elevata resistenza e indeformabile alle alte temperature, poi estratto dopo la procedura.

Utilizzata da tutti i corridori del Team Israel-Premier Tech (foto Factor)
Utilizzata da tutti i corridori del Team Israel-Premier Tech (foto Factor)

Alcuni dettagli

In caso di utilizzo con una trasmissione Di2 Shimano, la batteria è inserita al di sopra del movimento centrale. Non è posizionata nel reggisella, perché troppo sottile. La sezione posteriore del piantone ha due viti e sono dedicate alla chiusura del reggisella. Il supporto del deragliatore può essere rimosso. Le sedi dei cuscinetti del movimento centrale sono T47.

Passando ad alcuni dettagli legati allo sviluppo geometrico (le taglie sono 7: 45, 49 e 52, 54, 56, 58 e 61), la nuova Factor ha 3 rake differenti della forcella, in base alle taglie. La soluzione è voluta in modo da contenere il passo totale della bici anche nelle misure più grandi. Infatti, si va dai 970 millimetri, non oltre i 1022.

Allestimenti e prezzi

Sono disponibili due versioni del kit telaio Premium, quella con le nuove ruote Black Inc. dal profilo differenziato e quella con il solo frame-kit (che include il manubrio integrato). I due prezzi sono rispettivamente di 5.799 e 7.799 euro.

Le bici complete sono proposte con 5 allestimenti, tutte con Black Inc. 48/58. La prima è quella che si basa sulla trasmissione Shimano Dura Ace, con un prezzo di listino di 10.749 euro, mentre quella con l’Ultegra è a 8.849 euro. I montaggi che prevedono Sram sono 3, le due con il Red AXS a 11.049 e 10.699 euro (con e senza power meter Quarq). L’ultima Premium Complete (le nuove bici complete Ostro VAM si chiamano così) è quella con il pacchetto Sram Force AXS con power meter, ad un prezzo di listino di 9.049 euro.

Black Inc 48/58, raggi in carbonio

Sono diverse le soluzioni tecniche che portano in dote le ruote Black Inc. di ultima generazione. La prima è quella dei cerchi con il profilo differenziato tra anteriore (48 millimetri) e posteriore (58 millimetri). I cerchi sono full carbon, con un canale interno mini-hook. Significa che non è hookless e presenta un piccolo uncino di ingaggio per lo pneumatico. Lo shape complessivo della ruota è studiato per interfacciarsi al meglio con penumatici tubeless da 28 millimetri.

Altra particolarità: i raggi in carbonio. Sono leggerissimi, rigidi e contribuiscono in modo esponenziale alla riduzione del peso (1.270 grammi, dichiarati, per la coppia). Nel punto di innesto nel cerchio hanno i nipples esterni per facilitare le eventuali operazioni di manutenzione e controllo. I raggi in carbonio hanno obbligato ad una rivisitazione delle flange, che si presentano rastremate e lavorate al CNC. Al momento le ruote sono disponibili in abbinamento alla bici.

Factor

Nizzolo, misure (quasi) identiche: con la Factor è subito feeling

19.01.2022
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Giacomo Nizzolo (in apertura nella foto Noa Toledo Arnonphoto) si appresta ad affrontare la sua dodicesima stagione da professionista. Il milanese è approdato alla Israel – Premier Tech, dove sarà uno dei fari in assoluto e di sicuro la ruota veloce più preziosa del team.

Giacomo è un ragazzo molto tecnico, preciso sia dal punto di vista dei materiali che della preparazione e con lui vogliamo cercare di capire quanto si sia fatto sentire questo cambio di “casacca”.

La scorsa Gand andò a Van Aert. Nizzolo (a destra) fu secondo. Terzo arrivò Trentin, quarto Colbrelli
La scorsa Gand andò a Van Aert. Nizzolo (a destra) fu secondo
Giacomo, eccoci ad una nuova stagione e ad un nuovo team. Questo ha implicato anche dei cambiamenti dal punto di vista della preparazione?

Beh, diciamo che ormai ho una certa esperienza e una certa età, pertanto mi affido molto a me stesso. Le linee guida sono sempre le stesse. Anche se con i nuovi preparatori qualcosa è cambiato.

E dicci di quel “qualcosa”…

Parliamo di sfumature. Faccio un po’ più di palestra rispetto agli anni scorsi, ma la base è sempre la stessa, è semmai aumentata un po’ l’intensità a parità di periodo. Ripeto parliamo di piccole cose. Sostanzialmente sono aumentati un po’ i carichi. E anche in bici tendo a fare qualcosa di più “corto”.

In questi mesi i tuoi colleghi velocisti ci hanno parlato molto del ricorso al bilanciere libero, del fare pesi senza utilizzare i macchinari: anche per te è così?

Sì, il bilanciere è una cosa che ho sempre utilizzato senza la guida, perché è più reale e la muscolatura lavora in modo più completo nello squat.

Con voi professionisti di alto livello si parla sempre di dettagli, c’è qualcosa che state mettendo a punto ancora?

Il discorso dell’alimentazione, per esempio, dobbiamo ancora affrontarlo, ma su questo fronte già ero abbastanza preparato sin dagli anni scorsi. Come detto, finora i cambiamenti più importanti hanno riguardato gli aggiustamenti fatti in palestra.

Hai parlato di carichi maggiori in palestra, quindi più esplosività e allenamenti più corti: sei d’accordo con questa linea?

Sì, sono il velocista della squadra e devo concentrarmi sulle volate, ma al tempo stesso non mi reputo uno sprinter puro, per questo mi sono posto anche altri obiettivi come le classiche. Vorrei fare bene, quindi non devo tralasciare l’aspetto della tenuta sulla distanza.

Ti riferisci a qualche classica in particolare?

Sapete, dopo il secondo posto della Gand l’anno scorso stavolta vorrei vincerla! Poi ci sono la Sanremo e un po’ tutte le classiche del Belgio e del Nord, ad esclusione della Roubaix.

Squadra nuova dicevamo, stai già lavorando ad un tuo treno?

Assolutamente sì, avrò l’ottimo supporto di Matthias Brandle, Rick Zabel e Alex Dowsett… Tre nomi importantissimi per me. E infatti cercheremo di fare il più possibile lo stesso programma, di correre insieme. Abbiamo già fatto delle prove in allenamento, ma la gara è tutt’altra cosa.

Giacomo, passiamo anche ai materiali. Oltre alla bici, cosa hai cambiato?

Sostanzialmente la bici, le ruote e il manubrio. Scarpe, sella e pedali, i tre punti di appoggio, sono sempre gli stessi.

E della tua nuova Factor che sensazioni hai?

Che è molto leggera e le prime sensazioni sono state subito positive, anche perché di fatto sono riuscito a riprodurre le mie stesse misure. Il solo cambiamento che c’è stato ha riguardato il manubrio. Davanti sono un po’ più basso di un paio di millimetri.

Come mai? Scelta tua? Senti la differenza?

Non è stata una mia scelta, semplicemente con questo modello di manubrio andavo a finire così. Sono “a battuta”, tra attacco e tubo di sterzo. Se avessimo inserito uno spessore sarei stato troppo alto. La differenza non la sento, anche perché questo manubrio mi ha consentito di sistemare diversamente le leve, sulle quali posso muovermi abbastanza. Se poi uno va a vedere, finisce che magari qui sono più alto che in passato!

Perché il manubrio è diverso in quanto a misure?

Sì, leggermente. Anche nella larghezza. L’anno scorso ne utilizzavo uno particolare che aveva una larghezza diversa tra la parte alta e quella più bassa. Ma con questo comunque mi trovo bene lo stesso.

E poi avete il nuovo gruppo Shimano?

Sì, ma la guarnitura è la Rotor, la stessa che avevo anche lo scorso anno, una bella casualità. Come rapporti ho scelto il 54-42 davanti.

Hai cambiato anche marchio di gomme?

Sì, sono passato a Maxxis, la sensazione è che siano delle coperture molto scorrevoli, ma vedremo nel corso dell’anno. Per ora ho scelto dei tubolari da 25 millimetri.

Factor Ostro VAM

Factor Ostro: l’arma in più di Froome e Woods

20.04.2021
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Il Team Israel Start-Up Nation di Chris Froome e Michael Woods pedala su biciclette Factor.  Per questa stagione la più usata è la Ostro VAM, ma ovviamente i corridori del team hanno in dotazione anche altri modelli di bici: la O2 VAM e la Slick per le cronometro.

Factor Ostro VAM è la novità

L’ultima ad entrare nella gamma Factor è la Ostro VAM, una bicicletta dove tutto è stato ottimizzato per la migliore efficienza aerodinamica. Il profilo dei tubi è derivato dalla forma NACA (National Advisory Committee on Aeronautics) che ottimizza l’impatto dell’aria, non a caso è di derivazione aeronautica. A dimostrazione che ogni dettaglio è pensato per favorire l’aerodinamica, anche il reggisella ha un profilo alare e il manubrio integrato Black Inc ha un profilo piatto per un impatto minimo con l’aria frontale.

Leggera e comoda

Nonostante sia una bici con notevoli doti aerodinamiche, la Ostro VAM ha un peso contenuto, infatti si ferma a 820 grammi nella taglia 54. Questo dato la rende adatta a ogni terreno, la potremo definire una All Rounder aggressiva. Ma i tecnici Factor non contenti di questi risultati hanno pensato anche al comfort. La Ostro VAM può montare gomme fino a 32 millimetri e la sua geometria, unita ai foderi obliqui posteriori sottili, fanno si che smorzi molto bene le vibrazioni che arrivano dal terreno. In Factor ci tengono a sottolineare che la disposizione dei fogli di carbonio è studiata per ottenere una bici reattiva e confortevole allo stesso tempo.

Una particolarità di questa bici è che può essere montata solo con gruppi elettronici. A completare la Ostro VAM ci sono le ruote firmate Black Inc con profilo da 45 millimetri. Il canale interno è largo 21 millimetri, tubeless ready e con il mozzo con cuscinetti CeramicSpeed.

Guillame Boivin  sulla sua O2 VAM
Guillame Boivin sulla sua O2 VAM
Guillame Boivin  sulla sua O2 VAM
Guillame Boivin con la leggerissima O2 VAM alle Strade Bianche

La scelta è ampia

I corridori del Team Israel Start-Up Nation hanno a disposizione anche altri modelli di bici. Fra questi la O2 VAM è quella che si presta a dare il meglio sulle salite lunghe e ripide. Il peso del telaio è di 700 grammi in taglia 54 con la forcella che ferma l’ago della bilancia a 320 grammi. La forma dei tubi è stata pensata per dare la massima reattività in salita. La possiamo definire la scelta di Froome e compagni quando si troveranno ad affrontare le Alpi o i Pirenei.

Chris Froome in azione con Factor la Slick
Chris Froome in azione con la Slick
Chris Froome in azione con la Slick
Chris Froome in azione nella cronometro del Giro di Romandia con la Slick

Tubo obliquo particolare

La bicicletta per le cronometro è la Slick, che racchiude una serie di soluzioni aerodinamiche innovative fra le quali spicca il tubo obliquo Twin Vane Evo. I tecnici di Factor hanno lavorato per avere una bicicletta veloce e molto reattiva e per arrivare a questi risultati sono ricorsi agli studi tramite CFD (Computational Fluid Dynamic) e poi con i test in galleria del vento. Da questi studi nasce il tubo diagonale Twin Vane Evo della Slick che permette all’aria di passare anche attraverso lo stesso tubo e migliorare ulteriormente l’efficienza aerodinamica. Tra le altre soluzioni è possibile montare il reggisella con zero o con alcuni gradi di offset. In questo modo ogni corridore può trovare la posizione migliore in sella.

Il portaborraccia Rocko Carbon di Elite
Il portaborraccia Rocko Carbon di Elite
Il portaborraccia Rocko Carbon di Elite
Il portaborraccia Rocko Carbon di Elite in dotazione alla Israel Start-Up Nation

La scheda tecnica

GruppoShimano Dura Ace Di2
Ruote Black Inc
PneumaticiMaxxis
ManubrioBlack Inc
SellaSelle Italia
ReggisellaBlack Inc
PedaliShimano

Componentistica

Per quanto riguarda il gruppo, le Factor della Israel Start-Up Nation sono equipaggiate con lo Shimano Dura Ace Di2, con l’adozione del bilanciere del cambio posteriore di CeramicSpeed con le pulegge sovradimensionate. Le ruote e i manubri sono firmati da Black Inc, mentre i pneumatici sono di Maxxis. Le selle sono di Selle Italia, mentre i portaborracce di Elite e i pedali di Shimano.

Froome e la crono: caro Malori, come lo vedi?

15.04.2021
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Adriano Malori e la sua passione per il posizionamento e le crono sono ancora una volta al nostro fianco per cercare di… leggere il nuovo Froome, ancora sotto traccia e piuttosto misterioso. C’erano tanti punti di domanda sulla sua possibilità di ritornare ai vertici, perché l’incidente è stato indubbiamente serio. Ma altra curiosità era legata ai nuovi materiali, per capire se sia semplice lasciarsi alle spalle anni di personalizzazione estrema con Pinarello e la struttura Ineos. E mentre fonti della Israel Start-Up Nation fanno sapere che la bici da strada è a posto e per il britannico si sta lavorando a una nuova Factor da crono per il Tour, questo confronto è un modo molto interessante per ingannare l’attesa e capire su cosa si stia eventualmente lavorando.

Un po’ di fotografie

Perciò abbiamo mandato ad Adriano alcune foto. Prima del Froome 2016 che vinceva l’ultima crono alla Vuelta e poi della recente Volta a Catalunya e gli abbiamo lasciato il microfono.

«La prima cosa da dire prima di partire – annota giustamente Adriano – è che nelle due foto c’è una differenza sostanziale legata proprio a Froome. Nella foto del 2016 è magro e tonico, nella attuale si vede che il peso non è ancora quello per vincere e di conseguenza anche la posizione sembra viziata».

Così Chris Froome nella cronometro individuale della Volta a Catalunya del 23 marzo
Così Froome alla Volta a Catalunya il 23 marzo
Il 9 settembre 2016 vince la crono di Calpe alla Vuelta Espana
Il 9 settembre 2016 vince la crono di Calpe alla Vuelta

Il manubrio

L’osservazione va avanti partendo dalla bici attuale, una Factor Slick con il tubo obliquo della serie Twin Vane EVO e i foderi schiacciati che creano una sorta di protezione aerodinamica attorno alla ruota posteriore. Il manubrio si chiama 51 Speedshop ed è composto da una serie di elementi regolabili per il raggiungimento della posizione. Ma il nodo da sciogliere è se sia possibile riportare le misure fra una bici da crono e la successiva.

«No – dice subito Malori – non riesci ed è proprio il manubrio a fare la maggior differenza. Fra un Deda e un Itm, per fare i primi due nomi che mi vengono in mente e che non sono coinvolti nel discorso, ci sono delle differenze non conciliabili. E proprio guardando la foto di quest’anno, si nota che Chris ha i polsi iper estesi nel prendere le protesi, segno che non sono adatte al suo modo di impugnarle, mentre il manubrio di Pinarello lo è di sicuro. Come lo hanno fatto su misura per Wiggins e ora per Ganna, di certo era su misura anche per Froome. Proprio questo mi fa pensare che ci sia allo studio una bici fatta proprio per lui. Un corridore così lo richiede».

Malori
Adriano Malori oggi si dedica a preparazione e posizionamento nel suo studio 58×11
Malori
Malori si dedica a preparazione e posizionamento nel suo studio 58×11

Troppo basso

Questa considerazione fa pensare che ogni crono dal debutto al Tour sarà per Froome una sorta di banco di prova tecnico per fornire agli ingegneri di Factor tutte le indicazioni per costruire la nuova bici.

«Rispetto al 2016 – dice Malori – quest’anno è più avanzato e più basso. E siccome, cosa che abbiamo già detto parlando di Ganna, nelle crono conta più essere stretti che bassi, questa posizione mi lascia qualche punto interrogativo. Consideriamo anche il fatto che Froome ha una cassa toracica molto capiente, per cui questa posizione gli impedisce di respirare bene. L’angolo fra il quadricipite e il bacino è troppo chiuso. Altro motivo per pensare che siamo davanti a una posizione provvisoria e che prima del Tour gli daranno materiale diverso perché fin qui sembra che sia lui ad adattarsi alla bici e non il contrario».

Scodelle avanti

Altra sensazione, guardando le foto, è che la stessa bici abbia misure diverse. Froome è certamente più avanti, ma pare che la distanza fra sella e appoggio sul manubrio sia superiore oggi rispetto al passato.

«Servirebbe misurarle – sorride Adriano – però una sensazione simile ti assale e ci sarebbe da considerare semmai se il manubrio di Pinarello sia più arretrato. Di certo in entrambi i casi, le scodelle sono troppo avanti rispetto agli avambracci, a norma dovrebbero essere ancora più vicine al gomito, ma questo dipende anche dalle abitudini del corridore. Su Factor, anche per l’inclinazione del manubrio, l’angolo tra l’avambraccio e il bicipite è più chiuso, mentre il manubrio di Pinarello è più alto. La conseguenza è quella che dicevamo prima, cioè la posizione molto bassa in relazione alla sua cassa toracica».

Ad ora il manubrio utilizzato da Froome è il 51 Speedshop Mono-Riser Aerobar
Ad ora il manubrio utilizzato da Froome è il 51 Speedshop Mono-Riser Aerobar

Occhi aperti

L’ultima annotazione riguarda il casco, con l’attenuante che magari nel momento della scatto Froome stesse guardando verso il basso e non in avanti come invece è chiaro nella foto del 2016.

«Quella forma – dice Malori – ha la punta che guarda in alto e non va bene. Si nota che nella foto su Pinarello, il casco è in linea con il gruppo spalle-collo. Comunque sono curioso di sapere a cosa stiano lavorando. Da qui al Tour c’è ancora una vita. Basterà osservarlo a partire dal Romandia, che avrà un prologo e una cronometro finale e di sicuro al Delfinato, che ha la crono e dovrebbe essere l’ultima corsa prima del Tour».

Enigma Froome: in ripresa o in alto mare?

24.03.2021
4 min
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Come sta Froome, che anche oggi s’è staccato? E’ difficile capire se questa fissazione per il quinto Tour sia nella sua testa il solo modo per tenere alta la tensione o richiamare le attenzioni che un tempo doveva respingere. Il recupero prosegue lentamente, forse troppo. La Vuelta è servita per rimettere in moto la macchina, ma il duro lavoro fatto in California per tutto l’inverno fa pensare che il recupero non fosse ancora completo. E anche se il beneficio del dubbio va concesso a qualsiasi grande atleta abbia subito un simile infortunio, la scelta di giocarsi tutto in Francia senza cercare prima una minima conferma, inizia a sembrare troppo ardita. Il Froome dei bei tempi non lasciava passare occasione per mettersi alla prova. 

Chris non è tipo di cedere alla paura o darla a vedere. E si può ben capire, dato che la Israel Start Up Nation lo ha preso con il sogno di ben figurare in Francia, che sarebbe quantomeno improvvido uscirsene ammettendo il proprio disagio. Quello che si può fare allora è leggere nelle sue parole delle ultime settimane, cercando di coglierne lo stato d’animo.

In Spagna per lavorare sereno e senza pressioni
In Spagna per lavorare sereno e senza pressioni

Sulla paura

E’ un sentimento, dice, che risale soltanto ai primi tempi, quando faticava a comprendere la portata dell’infortunio.

«Ci sono stati sicuramente alcuni momenti – ha raccontato durante il Uae Tour – soprattutto quando ho avuto più difficoltà a respirare e mi è stato spiegato che avevo lesioni interne, alcune vertebre fratturate, uno sterno fratturato, un polmone collassato. Allora era una cosa seria. Ero completamente nelle mani dei primi soccorritori, quasi come se fossi uno spettatore che guarda da lontano. Quindi è stata una sensazione piuttosto spaventosa e di impotenza, sapere che la mia vita dipendeva dalle persone che lavoravano intorno a me».

Sul dolore

Dice che le cose sono molto migliorate e che gli strascichi derivanti dall’infortunio sono ormai tutti alle spalle.

«Non sto più soffrendo – ha detto – provo un po’ di fastidio quando dormo sul fianco destro e un po’ di bruciore dove avevo inserito una piastra. Tutto il lavoro in palestra e la riabilitazione che ho fatto e sto ancora facendo si traduce in potenza sulla bici. Le due gambe adesso sono di nuovo uguali. Tornare in bici è stato abbastanza facile perché la caduta non è dipesa da un errore che mettesse in dubbio le mie abilità. Ero su una strada perfettamente diritta e una folata di vento ha spostato la mia ruota anteriore mentre avevo una sola mano sul manubrio».

Seconda crono dopo quella del Uae Tour, a 2’05” da Dennis
Seconda crono dopo quella del Uae Tour, a 2’05” da Dennis

Sul passato

Se non ci fosse stato l’incidente al Delfinato del 2019, Froome non se ne sarebbe mai andato dal Team Ineos. E chissà se la stessa squadra, convinta in quel momento di avere in Bernal il vincitore (scontato) dei prossimi Tour, lo avrebbe lasciato andare rendendosi conto che il cammino del colombiano si stava facendo più impervio.

«Ineos vince grandi Giri da anni – ha detto, tralasciando volutamente di precisare che di 11 vittorie, 7 sono le sue – questa squadra (la Istrae Start Up Nation, ndr) è qualcosa di nuovo e di fresco ed è proprio quello di cui avevo bisogno. Non ero mai stato coinvolto prima nel processo di reclutamento dei corridori e del personale, non sono mai intervenuto nella pianificazione. Alla Ineos ci sono persone che se ne occupano. Ora che per la prima volta faccio parte di quel processo, è come se avessi anche più padronanza del mio ruolo».

Sul Catalunya

Le mani bene avanti e nessun proclama, sebbene gestisca tutto con una calma olimpica. Ma il tempo stringe, luglio si avvicina: che cosa si muove nella sua testa? Lui parla di processo in corso, di una serie di eventi che, messi nella giusta successione, gli daranno le forze per andare al Tour.

«Però è impossibile dire quando sarò finalmente al top – ha spiegato nei giorni scorsi – perché il blocco delle gare del 2020 anno mi ha tolto un importante spazio di lavoro. Ogni anno che passa quando ne hai già 35 rallenta il tuo corpo. Le carriere si allungano, principalmente grazie alla nutrizione e alla fisiologia applicata allo sport. Tutto sta evolvendo. Stiamo imparando sempre di più sui nostri corpi. Ma sapevo e so tutt’ora che per tornare al Froome di prima ci sarà da camminare ancora molto. Sarò pronto per il Tour? Mi piacerebbe e per riuscirci devo fidarmi del lavoro che abbiamo impostato».

E’ tornato di qua dall’Atlantico in tempo per il Uae Tour, corso con cautela
E’ tornato di qua dall’Alantico in tempo per il Uae Tou

Non è solo la squadra che è cambiata, non solo la bicicletta. E’ la sua vita che ha subito una vera rivoluzione e in essa Froome sta cercando di ricreare l’ambiente ideale in cui esercitare il suo mestiere. Come Viviani, che lo scorso anno tentò di portare alla Cofidis l’esperienza del treno Quick Step, così Froome sta cercando di ricreare Sky del team israeliano. La curiosità per vedere l’esito del suo lavoro è per ora l’unico dato certo.

GALLERY/Israel al lavoro in attesa di Froome e del Giro

25.01.2021
7 min
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Cozzi è rientrato ieri dal ritiro della Israel Start-Up Nation a Girona, il resto del gruppo partirà oggi. Nella voce del tecnico milanese si capisce che le cose sono andate davvero bene, in attesa che Froome torni in Europa. Devono ancora stabilire se Chris rientrerà su Milano e di lì si imbarcherà con il resto della squadre per lo Uae Tour o se volerà direttamente dalla California ad Abu Dhabi.

In attesa di conoscere il percorso del Giro d’Italia, il kenyano sta lavorando molto sodo nel centro di High-Performance Red Bull, consapevole di dover recuperare massa e tono muscolare. Il suo percorso viene monitorato costantemente dallo staff dei preparatori del team. Nel frattempo a Girona si è lavorato e si è lavorato bene.

Il britannico ha svolto un enorme lavoro di recupero muscolare
Il britannico ha svolto un enorme lavoro di recupero muscolare

«Mi è piaciuto – dice Cozzi – sono contento del lavoro che abbiamo fatto e il livello della squadra è cresciuto davvero di tanto. Ho visto i ragazzi già in forma e soprattutto motivati. De Marchi e Woods sono due grandi professionisti, Vanmarcke è incredibile. Questi sono uomini che trascinano il gruppo solo con lo sguardo».

Quanto è attendibile la possibilità che Froome partecipi al Giro?

Dipenderà tutto dal livello che Chris avrà nelle prime corse e poi, ovviamente anche dal percorso, di cui però qualcosa si è già capito. Diciamo che potrebbe servirgli correrlo. Ci saranno tappe impegnative, con 6-7 arrivi i salita di cui Sestola sarà il meno impegnativo. Avremo un Nord molto duro, ma a me piace che ci sia il Sud. In Puglia becchi il vento ed è come una tappa di salita. Se vai in Calabria puoi fare tappe con 4.000 metri di dislivello. Se ricordate bene, in Abruzzo, sir Wiggins che doveva papparsi il Giro, ci lasciò le penne. Nelle Marche ci sono quei muri. I velocisti possono contare su un’area pianeggiante di 400 chilometri nella Pianura Padana, per il resto sono condannati alle salite.

Si percepisce la presenza di Froome, anche se è così lontano?

Si capisce dalla voglia che tutti hanno di migliorare. Lo vedo su me stesso, lo vedo nel personale che cura i dettagli come non aveva mai fatto prima. Abbiamo avuto i capi in ritiro quasi per tutto il tempo, Sylvan Adams è stato fino a ieri. Quando è così la voglia di fare bene diventa contagiosa.

A proposito di velocisti, come sta Greipel?

Ho lavorato tanto con il suo gruppo, in cui ci sono anche Dowsett e Cimolai, perché verrà al Giro. Sono rimasto impressionato dalla sua potenza e da come la bici lo assecondi. Quando parte per lo sprint, la Factor non flette neanche un po’. Hanno trovato il giusto compromesso fra rigidità e aerodinamica. E poi avete visto quanto è cattiva? La scritta è prismatica e cambia colore. E poi avremo un solo modello, per fortuna…

Meno scocciature per i meccanici?

Esatto, c’è sempre nell’anno il momento in cui i corridori si mettono a fare storie. Invece questa abbiamo e su questa lavoriamo, facendo le dovute sistemazioni, guardando il millimetro. Mentre a marzo arriverà la nuova da crono.

Diversa dalla precedente?

La stanno sviluppando con Froome e Dowsett, che venendo dalla scuola britannica e avendo la testa su record dell’Ora, sta attento davvero ai minimi dettagli. Pensate che si è fatto realizzare un body per correre su strada con cui guadagna un bel mucchietto di watt. Costa 1.200 euro, ma è davvero performante.

Al Giro dunque ci saranno anche Dowsett e Cimolai?

Che però in quei giorni attende la nascita della bimba. Lui è stato super onesto e disponibile. Nei giorni della nascita, la corsa dovrebbe essere in Friuli. Ha detto: partiamo, poi si vedrà.

Chris Froome è rimasto ad allenarsi in California presso il centro high-Performance di Red Bull
Froome è rimasto ad allenarsi in California
E De Marchi?

Sono entrambi friulani, ma Cimo è sponda veneta ed è malleabile. Mentre Dema è sponda delle montagne ed è una bella testa dura. Lui dovrebbe fare il Giro e poi, in base alle Olimpiadi, forse anche il Tour. Però un passo alla volta. Intanto pensiamo allo Uae Tour e all’Etoile de Besseges. Poi la Tirreno, dove verremo con Woods e Martin. Dal Laigueglia stiamo aspettando una risposta, perché ci sono 29 squadre. E’ incredibile quanta voglia ci sia di correre. Per me si potrebbe partire in 6 per squadra, ma gli organizzatori non possono pretendere che portiamo Froome a tutte le corse. Lui ha il suo programma, sarebbe un errore stravolgerlo.