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La salita, la forza, i sogni: a tu per tu con Erica Magnaldi

31.12.2022
5 min
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Erica Magnaldi è una delle scalatrici più forti del panorama internazionale e di sicuro una delle migliori in Italia. Quella del 2022 è stata una buona stagione, anche se forse le è mancato l’acuto. Però è cresciuta. E’ stata costante. Il primo anno di WorldTour non è così semplice alla fine.

L’ex sciatrice di fondo ci ha dedicato del tempo e con lei si è parlato, tra le altre cose, anche del ruolo della scalatrice. Figura tanto amata quanto coinvolta in un periodo storico particolare. Tra gli uomini gli scalatori puri iniziano a scarseggiare. E’ così anche tra le donne? Sentiamo cosa ci ha detto l’atleta della UAE Adq.

Erica Magnaldi (classe 1992), qui durante l’intervista, si appresta ad iniziare la sua sesta stagione da pro’
Erica Magnaldi (classe 1992), qui durante l’intervista, si appresta ad iniziare la sua sesta stagione da pro’
Erica, che stagione è stata quella appena finita?

E’ stata una stagione con degli ottimi risultati, sia individuali che di squadra e sicuramente una bella prima stagione con questa nuova squadra. Sono fiera di aver portato questi colori e di continuare a farlo anche nel 2023. Ma è stata anche una stagione conclusa con largo anticipo, perché ho deciso di affrontare un intervento chirurgico a fine agosto. Mi sono operata all’arteria iliaca per risolvere un problema. Ci ho dovuto convivere tutto quest’anno e molto probabilmente anche in passato. 

Cosa significa convivere?

Ho dovuto gestire questa situazione durante le gare, correre in maniera un po’ diversa. Spesso non potevo esagerare, fare dei grossi fuori giri in quanto sapevo che non avrei tenuto per via della gamba. Però, nonostante questo, sono riuscita comunque a togliermi delle belle soddisfazioni. 

In ottica 2023, questo intervento potrà cambiare molto. Immaginiamo ti possa dare fiducia… 

Sicuramente. Aver deciso di fare l’operazione è stato proprio per questo. Volevo risolvere completamente questo problema per essere libera. Ero cosciente di quello che ero riuscita a fare, nonostante fossi parzialmente limitata. Poter fare le prossime stagioni al pieno delle mie forze magari mi farà fare un piccolo step. E’ stata un’operazione complessa e può recidivare. Io tra l’altro sono stata particolarmente sfortunata perché ho dovuto farla due volte: al primo tentativo non era stata risolutiva e quindi dopo un mese mi sono dovuta operare di nuovo. E’ stata dura mentalmente. Però sono contenta di esserne uscita e di aver ripreso ad allenarmi. 

Quanto sei stata ferma?

Due mesi e mezzo. Mi è mancata tanto la bici, però l’aspetto positivo è che non ho mai avuto così tanta voglia come quest’anno di allenarmi.

La cuneese ha subito una doppia operazione a fine estate (foto Instagram)
La cuneese ha subito una doppia operazione a fine estate (foto Instagram)
Erica, sei una scalatrice con l’arrivo di un’atleta forte come Silvia Persico come vi gestirete in salita? Immaginiamo che lei avrà un ruolo importante visti i suoi risultati…

Intanto bisognerà vedere quanto tempo ci metterò a ritrovare una buona condizione e come risponderà il mio fisico allo stress importante a cui è stato sottoposto. Immagino che nella prima parte di stagione non potrò essere al 100%, pertanto sarò più che felice di mettermi a disposizione in qualsiasi ruolo la squadra voglia affidarmi, per Silvia e per le altre. Il livello medio della squadra si è alzato molto e abbiamo diverse carte che possiamo giocarci bene. Sono felice di essere una di queste pedine.

Cosa ti aspetti da te stessa?

Se le cose andranno come spero e arriverò bene agli appuntamenti a cui tengo di più, avrò dello spazio anche per me stessa. E gli appuntamenti a cui tengo sono le corse dure, quelle in salita…  quindi i grandi Giri.

Parlando con i tuoi colleghi uomini, si dice che la figura dello scalatore puro stia scomparendo: evoluzione delle preparazioni, dei materiali, dei rapporti… Lo scalatore da 55 chili è ormai una chimera. E’ così anche tra le donne, visto che il livello cresce come tra gli uomini?

Penso che in parte sia così anche tra le donne. Anzi, forse da noi questa cosa si avverte ancora di più. E’ sempre più difficile sperare di staccare tutte su una salita secca e arrivare da sole. E dipende anche dai percorsi. Le occasioni per farlo sono molto poche, si contano sulle dita di una mano. Alla fine sono quelle poche tappe al Giro o al Tour in cui effettivamente si riesce a fare una corsa di grande selezione, proprio perché il livello medio si è alzato molto. Solo nell’avvicinamento alla salita se sei una scalatrice pura e magrolina, se non hai i watt, la potenza per reggere in pianura… fai tanta fatica. Puoi essere la più forte al mondo in salita, ma se ci arrivi consumata dallo sforzo non puoi esprimerti al 100%.

E se ci fossero stati i vecchi rapporti, tu che sei una scalatrice saresti stata avvantaggiata? Prima il 34 non c’era e la passista-scalatrice riesce a difendersi con l’alta cadenza…

Probabilmente i rapporti più corti avvantaggiano più loro che noi scalatrici, però resto dell’idea che ormai comunque devi essere capace di difenderti su ogni terreno. Bisogna avere una certa potenza di base.

La salita è il terreno preferito dalla Magnaldi. «Per andare forte – dice – non basta solo essere leggere ma serve anche la forza pura»
La salita è il terreno preferito dalla Magnaldi. «Per andare forte – dice – non basta solo essere leggere ma serve anche la forza pura»
A proposito di potenza, ci sembri più tonica, più muscolosa. E’ così effettivamente?

E’ vero, ho lavorato parecchio sulla forza. Io ho iniziato tardi con il ciclismo: quando sono diventata una pro’ avevo già 24 anni. Da quando ho iniziato, anno per anno, ho visto che il mio corpo è cambiato. Già soltanto aumentando la quantità di chilometri ho sviluppato dei muscoli differenti. In più negli ultimi due anni ho introdotto anche la preparazione in palestra e ne ho tratto un gran beneficio.

E’ fondamentale ormai…

E’ così. E’ necessario per poter rispondere agli attacchi, per poter tenere bene in gruppo e non essere al gancio già in pianura. Avere appunto un po’ di watt assoluti è vitale, non conta soltanto un buon rapporto potenza/peso.

Prima hai detto che le tappe per voi scalatrici si contano sulle dita di una mano: e allora qual è il sogno di Erica Magnaldi?

Se dovessi scegliere una corsa mi piacerebbe vincere una tappa. Una di quelle dure del Giro, del Tour. E perché no, magari centrare una top five in classifica generale. 

Monaco: «Ho pensato di mollare, ma continuo per i miei cari»

08.09.2022
6 min
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Alessandro Monaco, da qualche periodo è fermo ai box a causa dell’operazione fatta all’arteria iliaca. Un problema che ha condizionato il suo ultimo anno in sella, arrivando ad essere insopportabile da due mesi a questa parte, come ci aveva confidato all’Adriatica Ionica Race. Con la salute non c’è da scherzare, così Monaco ha deciso di fermarsi e sottoporsi all’operazione, anche lui ad Eindhoven, nella stessa clinica dove si sono operati Nicola Conci ed Erica Magnaldi.

«Ho letto dell’operazione alla Magnaldi proprio sul vostro sito (ci dice Alessandro da casa sua, ndr). Mi sto lentamente riprendendo, sono tornato a casa lunedì dall’Olanda. Insieme a mio padre e alla mia fidanzata ci siamo sobbarcati 2.000 chilometri in macchina, visto che a causa della pressione arteriosa non potevo prendere l’aereo».

L’arteria iliaca ha fermato tanti corridori in questi ultimi mesi, prima Conci, poi Jungels ed infine Erica Magnaldi, nella foto
L’arteria iliaca ha fermato tanti corridori in questi ultimi mesi, prima Conci, poi Jungels ed infine Erica Magnaldi, nella foto
Come mai anche tu ti sei operato in Olanda?

Sono molto amico di Conci e confrontandomi con lui ho deciso di intraprendere questa strada. Il dolore è diventato sempre più insopportabile da aprile in poi, così sono andato a Prato da Raugei, lo stesso medico che ha visitato Aru, per capire cosa avessi. Una volta capito che il problema era molto grave, le opzioni erano operarmi in Italia o all’estero. Ho fatto le visite in Italia al San Raffaele ma i tempi per l’operazione erano molto lunghi, alla fine Eindhoven era la soluzione più rapida, oltre ad essere una delle migliori cliniche d’Europa. 

Quanto tempo ci è voluto per fare tutto?

Sono andato agli inizi di luglio per fare le dovute visite e mi hanno operato il primo settembre, giovedì. E’ stata un’operazione della durata di due ore svolta con anestesia totale. 

Cosa succede durante l’operazione?

Vengono incisi il ventre e l’inguine, ti puliscono l’arteria e per rinforzarla viene preso un pezzo della vena safena e messo in corrispondenza dell’arteria nella parte “debole”. Per farvi un esempio è come se in un tubo venisse inserita una cannuccia per rinforzare le pareti, così da non farle più piegare e far scorrere l’acqua all’interno. 

Monaco (in maglia Giotti Victora) all’AIR ci aveva raccontato dei suoi problemi, il pugliese ha tenuto duro fino al campionato italiano
Monaco (in maglia Giotti Victora) all’AIR ci aveva raccontato dei suoi problemi, il pugliese ha tenuto duro fino al campionato italiano
Il problema dell’arteria iliaca in cosa consiste?

E’ un problema che colpisce i corridori professionisti, è considerabile come una malattia professionale. Viene perché ci si è portati geneticamente, praticamente il sangue non riesce più a passare attraverso l’arteria. Il tutto si traduce con dolore ed un senso di bruciore alla gamba, più l’arteria è ostruita più si acutizza. 

Come nasce?

C’è chi ne soffre e chi no. L’arteria iliaca è sempre sotto sforzo visto che quando pedaliamo lavora schiacciata. Colpisce i ciclisti professionisti perché passiamo tante ore in bici ed in posizioni estreme. Io ad un certo punto non riuscivo più nemmeno ad usare la bici da cronometro per dieci minuti. I rischi nel continuare a correre sono alti, soprattutto ai livelli cui ero arrivato negli ultimi mesi. Sei a rischio embolia e trombosi. Ho tenuto duro fino al campionato italiano perché lo correvo in casa e volevo esserci, poi ho mollato, sapendo di aver finito la stagione. 

E’ risolvibile del tutto?

I medici non escludono la possibilità che ritorni, non c’è la certezza del cento per cento. L’arteria è sempre la tua, puoi sentire fastidio fin da subito oppure più nulla. Oppure, puoi star bene per due anni e poi ti ritorna, non nascondo che ho paura possa ritornare, ma per il momento mi concentro sul rientro.

Nelle corse a tappe il problema si acutizzava con il passare dei giorni, uno dei momenti più difficili lo ha vissuto al Tour of Hellas
Nelle corse a tappe il problema si acutizzava con il passare dei giorni, uno dei momenti più difficili lo ha vissuto al Tour of Hellas
E’ un dolore che aumenta con il tempo?

Erano 5 anni che avevo qualche dolore alla gamba, inizialmente pensavo fosse legato alla schiena. Sono andato avanti per tanto tempo a palliativi, mettendo plantari o spessori sotto al manubrio, nonostante ciò stavo sempre peggio. Sono arrivato a correre con una gamba, la sinistra, (quella operata, ndr) dal medio in poi era fuori uso. Mi è capitato tantissime volte in corsa di dovermi sfilare dalla testa della corsa per il dolore, nonostante come potenza e cuore fossi a regime.

E nelle corse a tappe?

Lì era ancora peggio, perché ci correvi sopra continuamente per giorni e giorni. Me lo dicevano anche i fisioterapisti quando mi facevano i massaggi, che si sentiva come la gamba fosse affaticata. Alla fine di ogni tappa avevo, per dieci o quindici minuti, la gamba completamente intontita. Al Tour of Hellas, all’ultima tappa c’era una partenza in salita, siamo partiti forte e mi sono dovuto staccare da 150 corridori, ed avevo anche la maglia del Gpm. Poi piano piano, con il mio passo rientravo sul gruppo, a fine gara però il gruppo non ti aspetta più quindi non riuscivo più a rientrare. 

Monaco ha iniziato la lenta convalescenza con fiducia grazie alle persone vicine: la fidanzata Rossella e il padre Giovanni
Monaco ha iniziato la lenta convalescenza con fiducia grazie alle persone vicine: la fidanzata Rossella e il padre Giovanni
Che periodo è stato per te questo?

Difficile, davvero difficile. Non mi vergogno nel dire che ho pensato anche di smettere (la voce di Alessandro ha un tono triste che ti proietta insieme a lui in questi mesi di sofferenza, ndr). Non mi sono lasciato sconfiggere perché ho due persone alle quali devo tanto ed ho promesso loro di provarci di nuovo: mio padre Giovanni e Rossella la mia fidanzata. Lo devo anche a me stesso, voglio vedere cosa riuscirò a fare quando, spero, riuscirò ad essere al massimo delle mie prestazioni

Da quando potrai tornare ad andare in bici?

Il primo mese non posso fare nulla, solamente qualche camminata, poi potrò iniziare a fare un po’ di nuoto e di cyclette. Infine, dopo tre mesi, quindi da metà novembre, potrò tornare in bici, anche se per allenamenti blandi di un’ora, un’ora e mezza. 

Monaco l’anno prossimo non sarà più con la Giotti Victoria, ma la fiducia nel futuro non manca
Monaco l’anno prossimo non sarà più con la Giotti Victoria, ma la fiducia nel futuro non manca
Cosa ti aspetti dalla prossima stagione?

Voglio vedere se riesco a diventare un buon corridore, quest’anno questo problema è stato davvero destabilizzante. Forse, a 24 anni non ho più il tempo di diventare un campione ma un buon corridore sì. 

Monaco quest’anno ha corso con la Giotti Victoria, il morale del corridore pugliese è in lenta ripresa. Siamo abituati a sentire la sua voce vivace e felice, sempre pronta alla battuta ed al confronto. Un motivo per ritrovare il sorriso Alessandro potrebbe trovarlo dal 2023, quando una grande occasione potrebbe bussare alla sua porta.  

La Magnaldi si ferma ai box, per risolvere un problema

18.08.2022
5 min
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E’ un giorno speciale oggi per Erica Magnaldi. Chiamata all’impegno più importante della sua annata. Non è un impegno in bici, anche se con il ciclismo ha molto a che fare. Erica è a Eindhoven, in Olanda, per sottoporsi a una delicata operazione all’arteria iliaca e rimettere a posto la gamba sinistra che le ha dato molti problemi per tutta la stagione.

A ben guardare, assumono quindi maggior valore i suoi risultati, la top 10 conquistata al Giro d’Italia e, solamente domenica, nel Tour of Scandinavia perché si è portata dietro a lungo questo problema, con il quale hanno combattuto fior di campioni, Fabio Aru tanto per citarne uno, ma di recente anche Nicola Conci e Bob Jungels.

«L’ostruzione me l’hanno diagnosticata a maggio – racconta la cuneese – dopo una infinita serie di consulti e di esami senza che riuscissi a venire a capo di quei dolori e di quell’affaticamento che mi prendeva mentre pedalavo. Avrei dovuto fermarmi, ma significava perdere tutta la stagione, così ho scelto di continuare almeno un paio di mesi per essere a disposizione per Giro e Tour, almeno per quel che potevo».

Magnaldi Giro 2022
Ottava posizione in classifica al Giro d’Italia, pur correndo con i gradi di luogotenente
Magnaldi Giro 2022
Ottava posizione in classifica al Giro d’Italia, pur correndo con i gradi di luogotenente
E a ben guardare non è che hai tirato i remi in barca, considerando l’8° posto in Italia e il 18° in Francia…

I risultati sono stati buoni, considerando anche che correvo a supporto di Mavi Garcia, quindi ho dovuto lavorare in sua funzione. Ma sono sicura che senza questo problema, i risultati sarebbero stati anche migliori. Al Giro non mi aspettavo di finire così avanti, al Tour ho perso addirittura oltre 6 minuti nella tappa con lo sterrato perché ho dovuto cedere la bici a Mavi. Nel complesso sono soddisfatta, ma mi resta quel piccolo rodimento in fondo all’animo legato sempre a quella domanda: e se non fossi stata male?

Il problema come si evidenziava in corsa?

Il dolore emerge solo mentre si pedala oltre certi ritmi, perché non passa abbastanza sangue e considerando che l’arteria è molto profonda, non è neanche facile da diagnosticare e trovare l’ostruzione. Ho dovuto cambiare il mio modo di correre per poter almeno parzialmente ovviare al problema.

Il problema fisico ha influito sulle sue prestazioni e sappiamo che la Magnaldi è una vera combattente
Il problema fisico ha influito sulle sue prestazioni e sappiamo che la Magnaldi è una vera combattente
In che modo?

Innanzitutto ho cambiato la posizione in bici, alzando un pochino la sella e il manubrio per avere una posizione più eretta che mi dava più sollievo, ma abituarsi non è stato semplice. Ho cambiato anche la preparazione, considerando che quando andavo fuori soglia il dolore era più acuto e quindi avevo minor resistenza.

Questo ha cambiato anche il tuo modo di correre, ha influito sulla tua figura di scalatrice di punta?

Sicuramente. Non tanto nelle salite lunghe, dove andando con il mio passo tenendomi in soglia riuscivo comunque a cavarmela bene. Certamente però non potevo rispondere agli scatti e la Van Vleuten ad esempio ce ne ha riservati un bel po’ tra Giro e Tour Dovevo continuare sulla mia andatura e questo alla fine mi ha anche insegnato qualcosa su come gestirmi al meglio in certi frangenti.

Magnaldi Garcia 2022
La cuneese insieme a Mavi Garcia, per la quale è stata preziosa al Giro come al Tour
Magnaldi Garcia 2022
La cuneese insieme a Mavi Garcia, per la quale è stata preziosa al Giro come al Tour
Come mai l’operazione a metà agosto?

Con la squadra, appurato che garantivo il mio apporto per le due gare principali, abbiamo concordato il periodo migliore. Avrei così chiuso in anticipo la stagione e per questo mi hanno chiesto uno sforzo supplementare per la Scandinavia, dove tra l’altro la squadra era impostata su di me. Per questo quel 10° posto finale mi fa piacere da una parte, ma mi lascia sempre il tarlo di quel che avrei potuto fare se fossi stata meglio perché volevo ripagare ancora di più la fiducia del team.

Il tuo contratto con la Uae Team Adq scade il prossimo anno?

Sì e questo mi ha dato più tranquillità nell’affrontare questo viaggio della speranza. Mi opero in una clinica specializzata, attraverso la quale sono passati molti sportivi, ciclisti per lo più. Ci vorranno un paio di mesi per rimettermi in sesto, quindi potrò affrontare la preparazione invernale con serenità e nel pieno delle forze. Per questo abbiamo scelto di fermarci prima.

Magnaldi Wright 2022
Nonostante tutto Erica, qui con la britannica Wright, ha confermato le sue capacità nei giri a tappe
Magnaldi Wright 2022
Nonostante tutto Erica, qui con la britannica Wright, ha confermato le sue capacità nei giri a tappe
In famiglia continuano la loro attività parallela nelle granfondo?

Ci mancherebbe… Mio padre e mio fratello però sono innanzitutto appassionati e nelle tappe principali di Giro e Tour c’erano, si sono fatti trovare all’arrivo. Io questa volta ho potuto supportarli un po’ meno nelle loro scorribande, ma quel mondo dal quale vengo non l’ho certo dimenticato.

Che cosa chiedi allora alla nuova stagione?

Facile: riuscire a recuperare al meglio, tornare in forze e non avere problemi. Ho tempo per rimettermi con calma e liberarmi da questo chiodo fisso che mi ha tormentato per molti mesi. Voglio tornare a quelle gare, ma affrontarle al meglio e possibilmente rimanere con le prime, senza doverle lasciar andare per il troppo dolore.

Dottoressa Magnaldi, spalla di “Mavi” e un sogno sul Giro

01.02.2022
5 min
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«Sto continuando a studiare per tenermi sempre aggiornata, ma per fare il medico ho tutta la vita davanti mentre per correre in bici no. Devo sfruttare questo momento». E’ determinata e ha le idee chiare Erica Magnaldi, che da quest’anno correrà nell’UAE Team ADQ dopo tre annate nella Ceratizit-WNT.

La 29enne di Cuneo sa già cosa la attende nel futuro. Ad ottobre 2018 – anno in cui è passata elite con la BePink ottenendo anche il suo unico successo, in una frazione del Tour de l’Ardèche – era diventata dottoressa laureandosi con 110 e lode in Medicina e Chirurgia all’Università di Torino. «Ho intenzione di fare la specializzazione – dice – quando finirò la carriera che ho intrapreso negli ultimi anni».

Già alla fine del 2021, Erica è andata a Mallorca per allenarsi con Mavi Garcia (foto Instagram)
Già alla fine del 2021, Erica è andata a Mallorca per allenarsi con Mavi Garcia (foto Instagram)

L’angelo di Mavi

Conosce bene però anche il suo presente, che sta sempre più entrando nel vivo. Sta per iniziare la sua quinta stagione da ciclista e la sua crescita è stata notevole. Dallo sci di fondo (sport che ha praticato dai 6 ai 21 anni) alle gran fondo fino ad essere considerata oggi una delle migliori scalatrici del panorama internazionale.

La sua nuova compagna Mavi Garcia, quando l’abbiamo sentita ad inizio gennaio, ci ha detto che la Magnaldi sarà il suo angelo custode in salita. Anzi, forse qualcosa in più. Come uno sherpa che diventa capo-cordata.

Erica, la spagnola sostiene che potreste arrivare spesso assieme specialmente nelle tappe di Giro Donne e Tour Femmes. Cosa pensi delle sue parole? 

Mi fanno piacere. Ho avuto modo di conoscere bene Mavi pedalando a casa sua a Palma de Mallorca prima dei vari ritiri della squadra ad Altea, vicino a Valencia. Lei è fortissima, lo ha dimostrato sul campo più volte. E’ uno step sopra di me. Non mi tirerò indietro per darle una mano. Abbiamo caratteristiche simili e correremo spesso assieme. Saremo un bel duo.

Erica Magnaldi arriva così nel WorldTour dopo l’esperienza Ceratizit (foto Manuela Heres/UAE Team ADQ)
Erica Magnaldi arriva così nel WorldTour dopo l’esperienza Ceratizit (foto Manuela Heres/UAE Team ADQ)
Potreste alternarvi quindi?

La capitana è lei, ma vedremo dalle situazioni e in base allo stato di forma di una e dell’altra. Un nostro punto di forza può essere il fatto di essere entrambe scalatrici e quindi possiamo aiutarci a vicenda quando una delle due non è al top. La stagione è sempre più lunga e ci sono sempre più gare. Essere in condizione dall’inizio alla fine è difficile. Sia al Giro che al Tour, ad esempio, come in tutti gli altri appuntamenti importanti. Ci saranno comunque gare in cui, in assenza di Mavi, potrò ritagliarmi il mio spazio.

Avrai qualche responsabilità in più rispetto agli ultimi anni. Visto che sei passata in team WorldTour, come gestirai questa situazione dal punto di vista mentale?

Sinceramente sono molto tranquilla. La Ceratizit è stata un’ottima squadra per crescere e li ringrazio. Mi hanno dato tanti insegnamenti e tante opportunità. Spesso mi sono trovata ad essere capitana sul campo, ma mi è sempre mancato un po’ più di supporto nei finali di gara. Avere una compagna forte accanto, come sarà quest’anno con Mavi o altre, quando la corsa si accende nei momenti clou, ti può permettere di azzardare qualche attacco con più coraggio. Ora sono in una formazione importante con aspettative alte, ma più che farmi schiacciare dalla pressione, la userò come uno stimolo per metterci più grinta.

C’è qualcosa in cui ti senti di migliorare?

Patisco un po’ le fasi concitate della gara prima di una volata di un giro a tappe soprattutto in ottica classifica generale. Oppure prima di prendere una salita decisiva col gruppo ancora compatto. E poi, vista la mia stazza fisica, soffro terribilmente le giornate ventose.

Ecco Magnaldi in azione a San Sebastian, dove ha colto il 9° posto
Magnaldi in azione a San Sebastian, dove ha colto il 9° posto
Il tuo esordio quando è previsto?

Sarà alla Volta Comunitat Valenciana (dal 17 al 20 febbraio, ndr). Abbiamo già visto che ci saranno tappe con profili altimetrici interessanti e per nulla banali. Questo gioca a nostro vantaggio. Sono impaziente di iniziare. Un po’ per vedere come va l’amalgama in corsa con le altre compagne, che già si preannuncia ottima. Siamo unite. Un po’ perché ho voglia di correre, di mettermi in gioco

L’avvicinamento con la nuova squadra quando e come è nato?

E’ stata una trattativa lunga. Il contatto c’era stato a maggio con la vecchia Alé-BTC-Ljubljana. Era stato un buon approccio, mi era sembrato già allora un bel progetto. Ero lusingata del loro interessamento così presto. Durante l’estate ci ho pensato, ma ormai mi avevano convinta, d’altronde era l’unica squadra WorldTour italiana

Che poi ha cambiato nome e Paese di licenza.

Si, è stata una sorpresa l’arrivo della UAE. L’ossatura del team però è rimasta la stessa. Hanno un progetto a lungo termine e noi ragazze saremo ambasciatrici anche di un messaggio sociale. Vogliono far crescere il ciclismo femminile e valorizzare la donna in generale nel loro Paese.

Il nuovo team si è ritrovato ad Alicante, preparando il debutto stagionale (foto Manuela Heres/UAE Team ADQ)
Il nuovo team si è ritrovato ad Alicante, preparando il debutto stagionale (foto Manuela Heres/UAE Team ADQ)
Recentemente hai partecipato ad uno stage della nazionale a Calpe. Anche per te immaginiamo riscontri positivi…

E’ stata una esperienza molto buona. Abbiamo respirato un ambiente sereno che fa ben sperare per il futuro della nazionale. Il nuovo direttivo ha fatto un ottimo lavoro, curando l’aspetto psicologico e nutrizionale. C’è più facilità nel parlare con loro. Rispettano che ognuna di noi abbia una propria identità e un proprio ruolo nel club. Sono state gettate le basi per un gruppo forte.

Entrare stabilmente nel giro della nazionale può essere un obiettivo concreto?

Anche solo vestire e poi onorare la maglia azzurra è sempre una conquista per me. Attualmente in Italia abbiamo la ragazza più forte al mondo (l’iridata Elisa Balsamo, ndr) e altre ragazze che lo sono altrettanto. Io posso solo imparare da loro, come tutte le volte che sono stata convocata (ha partecipato agli europei 2021 e mondiali 2018 e 2020, ndr). Se succederà ancora sarò felice di mettermi al servizio della squadra per arrivare ad una vittoria di gruppo.

Erica per concludere, obiettivi personali col team invece?

Con la maglia della UAE vorrei realizzare un sogno che ho da quando ho iniziato a correre. Ovvero vincere una tappa dal Giro d’Italia Donne. Sono particolarmente legata a questa corsa e mi piacerebbe farlo presto.

Magnaldi, la scalatrice un po’ dottoressa e un po’… Roglic

11.02.2021
5 min
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Correre da pochissimi anni, iniziare non certo da ragazzina e ritrovarsi nel grande ciclismo in men che non si dica. E’ la storia di Erica Magnaldi, cuneese in forza alla Ceratizit-Wnt Pro Cycling. Secondo molti, ma anche secondo i numeri, l’atleta piemontese è forse la scalatrice pura più forte che abbiamo in Italia. Il ricordo che abbiamo di lei fu di vederla spuntare tra le grandi a Le Grand Bornand, in occasione de La Course. Era il 2018 e nello stesso arrivo del Tour dei colleghi uomini, spuntò questo scricciolo tra le giganti del pedale e il tifo… da Tour.

Ma se la sua storia con il ciclismo è giovane, quella con le montagne, le salite e la fatica ha radici ben più profonde.

Erica Magnaldi fino a 20 anni ha fatto sci di fondo
Erica Magnaldi fino a 20 anni ha fatto sci di fondo
Erica è così? Sei la scalatrice più forte d’Italia?

Sicuramente sono tra le poche scalatrici italiane. Ma c’è da dire che Elisa Longo Borghini è molto forte anche in salita. Non è facile batterla quando la strada sale, anche se lei non è una scalatrice pura. Io me la cavo quando la salita è dura. Dal 10 per cento in su.

Viste queste tue doti per la salita ti hanno mai paragonato a qualcuna o a qualcuno. O tu stessa ti ispiri a qualcuno?

Potrei essere una Roglic perché la mia è una storia un po’ particolare.

E qual è questa storia?

Venivo dallo sci di fondo. Ho iniziato a sciare a tre anni sulle piste della Valle Stura e di Pragelato e a sei già gareggiavo. E così è stato fino ai 20 anni. Poi ho iniziato a studiare Medicina e ho lasciato il fondo, nonostante fossi arrivata a livelli importanti. Ma lo sport mi mancava. E visto che mio papà Fulvio e mio fratello Mattia (che è stato anche U23) pedalavano, iniziai ad andare con loro. Il ciclismo quindi si respirava in casa nostra. Ma la mia storia con l’agonismo in sella è nata quasi per caso.

Raccontaci…

Pedalavo e vedevo che andavo bene. Ho iniziato a fare e a vincere anche qualche gran fondo. Mi sono accorta che in salita andavo forte e qualche squadra mi contattò. Ma a quel punto prima di passare tra le elite ho aspettato di laurearmi. Per fare il medico avrei avuto tempo tutta la vita, ma avrei dovuto prima finire di studiare. E così è andata. Avevo 25 anni. Per questo dico che potrei paragonarmi a Roglic, come lui vengo dalla neve. Sono stata un po’ troppo ambiziosa me ne rendo conto! Ne devo fare di strada per arrivare al suo livello!

La cuneese ha vinto tre Maratone delle Dolomiti mostrando le sue doti da scalatrice
Erica ha vinto tre Maratone delle Dolomiti, una vera scalatrice
Che gran fondo avevi fatto?

Ne ho fatte diverse. Molte nelle mie zone, in Piemonte. Inoltre ho vinto la Maratona delle Dolomiti tre volte, la Fausto Coppi

E come sei arrivata al ciclismo delle elite?

Grazie al contatto con un cicloamatore che conosceva Walter Zini, diesse della BePink. Era il 2017 e loro stavano andando al Tour de l’Ardeche, un’importante corsa a tappe. Gli mancava un’atleta e Walter mi chiese se me la sentivo di andare con loro in Francia. Io provai e andai anche bene. Insomma ho iniziato subito con una corsa grande! E così per il 2018 firmai con loro.

Hai iniziato tardi, ma sei già nel grande ciclismo: come hai fatto?

Credo che l’aver fatto per tanti anni uno sport aerobico come il fondo mi abbia dato una buona base e non ci ho messo molto ad abituarmi alle gare più dure. E me ne sono accorta soprattutto al primo anno con la BePink. Poi sono passata alla Ceratizit nel 2019. Qui mi trovo bene. Io non so quanti anni potrò ancora fare questa vita e ho colto l’occasione di vivere un’esperienza internazionale, imparare nuove lingue. Adesso per esempio sono in ritiro a Calpe, Spagna. Oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo finito tardi tra shooting fotografici e allenamenti. E prima ancora eravamo state a Gran Canaria al caldo. Lo ammetto, con tutta la neve che è caduta quest’anno un po’ mi è dispiaciuto partire, perché avrei continuato a sciare volentieri. Quando vedo la neve a bordo strada, lo sci di fondo mi chiama…

Erica nel giorno della laurea in medicina con mamma Lucia
Erica nel giorno della laurea in medicina con mamma Lucia
Beh, il fondo è un bell’allenamento. Ne abbiamo parlato anche con Trentin…

Sì, è compatibile con il ciclismo.

Qual è stata la difficoltà maggiore nell’approccio al grande ciclismo? Scommettiamo lo stare in gruppo!

Esatto – esclama la Magnaldi – Quella è stata la difficoltà maggiore ed è ancora la mia grande debolezza. Non ho quella malizia di chi è nata e cresciuta in bici. Devo imparare a limare, a stare davanti senza spendere troppe energie, ma sto migliorando dai… Però sì: quello è stato un vero shock!

Proprio perché hai iniziato tardi hai grandi margini: Van Vleuten, Longo Borghini, Van der Breggen sono irraggiungibili oppure stai lavorando per raggiungerle?

Sto lavorando per raggiungerle. Gli obiettivi devono essere ambiziosi. Mi è capitato in qualche gara, in cui magari non erano in forma, di batterle. Non dico che siano inarrivabili, ma di certo sono lontane. So di avere margine (Erica è del 1992, ndr) e mi consola sapere che anche la Van Vleuten non ha iniziato prestissimo. Avere la possibilità di stare vicino a loro e vedere che fanno fatica… mi dà soddisfazione.

Magnaldi in lotta per il bronzo ai Giochi del Mediterraneo del 2018
Magnaldi in lotta per il bronzo ai Giochi del Mediterraneo del 2018
E come stai lavorando per ridurre questo gap?

Questo inverno ho fatto una buona base, ho fatto più ore, più forza e soprattutto più cambi di ritmo, la cosa che mi mancava di più. Non ho lavorato troppo sulle salite lunghe, anche perché quelle le incontriamo solo al Giro. Ho lavorato per quelle che durano dai due ai quattro minuti, le più frequenti.

E li senti i miglioramenti? I numeri cosa dicono?

I watt aumentano, ma credo sia anche un qualcosa di fisiologico. Ho iniziato che facevo 9.000 chilometri l’anno, poi 18.000 alla prima stagione da elite, poi 21.000. E lo scorso anno, nonostante il lockdown, ne ho fatti 26.000. Vedo la gamba che sta cambiando anche nella forma.

Chi ti segue?

Il mio attuale preparatore atletico e fidanzato è Dario Giovine, conosciuto sugli sci anni fa, anche lui era un fondista. E anche lui è stato un dilettante e ha fatto un anno in una Continental. E’ Dario che decide quanto debba soffrire negli allenamenti!