Il ciclismo è un gioco di squadra ed Erica Magnaldi lo sa bene. Dopo una carriera in cui spesso ha avuto la responsabilità del ruolo da leader, nel 2024 si prepara a una nuova sfida: supportare Elisa Longo Borghini, atleta tra le migliori al mondo. L’arrivo della campionessa italiana nella UAE Adq porta con sé aria di rinnovamento e grandi aspettative.
Magnaldi accoglie con entusiasmo questo nuovo ruolo di gregaria di lusso, pronta a lavorare per il successo della squadra e a sfruttare le opportunità che questa dinamica le offrirà per correre in maniera più aggressiva e libera.
Che aria tira innanzi tutto, Erica?
Sicuramente tira aria nuova. Ci sono stati dei grandi cambiamenti, non soltanto per l’arrivo di Elisa, ma anche per l’inserimento di altre atlete di valore (arrivano tra le altre anche Brodie Chapman e Sofie Van Rooijen, ndr). Penso che il prossimo anno saremo una squadra molto più forte e si sente già fame, voglia di fare qualcosa di più rispetto agli anni scorsi. Abbiamo fatto un primo camp conoscitivo a ottobre e già in quei pochi giorni si è respirato un grande affiatamento, sia tra le ragazze nuove che con lo staff, che è stato rinnovato in parte anch’esso.
Voi avete i maschietti come metro di paragone… che piano non vanno!
Esatto! La nostra dirigenza non ci nasconde che l’aspirazione è quella di seguire le orme degli uomini della UAE Emirates. Anche senza Pogacar, il prossimo anno penso potremo fare bene e avvicinarci alle aspettative.
Cosa cambierà per te? Detta proprio fuori dai denti sarai chiamata a tirare…
Sono più che consapevole della forza di Elisa e del titolo di leader assoluta che si è guadagnata negli anni. Sono felice di affrontare un cambiamento nel mio ruolo. È anche uno stimolo. Significherà essere lì davanti, essere nel vivo della corsa, avere delle responsabilità…
Che poi è lo specchio del livello del ciclismo femminile che cresce. Un po’ come tra gli uomini. “Di là”, restando in casa UAE, c’è Almeida che tira che Pogacar, qui una scalatrice importante come te…
Esatto. Ma infatti anche per questo sono contenta e fiduciosa. Vero che l’anno scorso ero spesso leader, ma questo comportava una certa pressione e limitava la mia libertà di correre in maniera aggressiva. Il prossimo anno, lavorare per Elisa significherà supportarla nei momenti chiave, ma al tempo stesso mi permetterà di rischiare di più, cercare fughe e giocarmi altre carte, sapendo di avere una leader solida alle spalle.
Piccolo passo indietro: cosa t’è piaciuto della tua stagione e cosa un po’ meno?
Quello che mi è piaciuto di più è stata il mio approccio al Giro Women, dove non ero leader e ho potuto rischiare di più, entrando in fughe buone e ottenendo il mio primo podio. Ho scoperto un’Erica diversa, capace di correre in maniera più aggressiva, e vorrei portare questa mentalità nel 2024. Mi è piaciuto molto anche il Tour Femmes, soprattutto per il livello altissimo della competizione e l’emozione di correre sui grandi passi alpini. Se ripenso all’Alpe d’Huez ancora ho i brividi!
E cosa ti è piaciuto meno?
La prima parte della stagione, invece, è stata sottotono. Ho sofferto mentalmente le aspettative e ho commesso errori, ad esempio nella nutrizione, che ho pagato nelle gare a tappe come la Vuelta.
Mi fai un esempio di errore nella nutrizione?
Semplicemente, durante una tappa stressante come quella dei ventagli, che non sono di certo il mio terreno, sono rimasta concentrata nello stare davanti e ho dimenticato di bere e mangiare a sufficienza. E in quei frangenti una come me spende moltissimo. Questo, nell’economia di una corsa a tappe, lo paghi.
Vi siete già scritte, tu ed Elisa?
Sì, Elisa la conoscevo già, ci siamo incontrate tante volte. Ho sempre desiderato lavorare per una leader come lei, perché la stimo molto, sia come atleta che come persona. Per cui, anche se non ce ne fosse bisogno, lo farò con entusiasmo. Siamo all’inizio, ma sono sicura che ci prenderemo confidenza presto. Sarà importante conoscerci meglio anche su strada, con lei ci siamo sfidate molte volte, ma dal prossimo anno sarà tutto diverso. Quest’anno più che mai ho capito quanto è bello contribuire alla vittoria di squadra. Gioire tutte insieme… anche se non hai vinto tu.