IMOLA – Quando Silvia Persico a pochi chilometri dalla fine si sposta sfinita lanciando Longo Borghini verso la leggenda dopo un lavoro mastodontico, più di una persona in cima a Monte Nerone anticipa ciò che esclama poi al traguardo Brodie Chapman: «Fatele una statua»!
Qualcun altro dice che metà della maglia rosa conquistata da Elisa sia della 27enne bergamasca, ma la verità è che forse tutte e sette le ragazze del UAE Team ADQ – anche Greta Marturano che ha dovuto abbandonare a causa di una rovinosa caduta nella seconda tappa e giustamente ricordata ad Imola da Longo Borghini mentre era vicino a lei – ne possono indossare una tutta loro.
Resta e resteranno negli occhi tuttavia l’azione che ha deciso il Giro Women e la prestazione condotta da Persico alle pendici della montagna marchigiana. Abbiamo raccolto tutte le sue impressioni di questi ultimi giorni sapendo perfettamente che ancora non ha realizzato ciò che ha fatto per la sua capitana e la sua squadra.


Silvia accontentiamo Chapman. Come vuoi la statua?
Macché dai, Brodie ha sempre la battuta pronta (sorride, ndr). Se proprio dobbiamo, allora bisogna farla ad ognuna di noi, anche Greta che però è sempre stata con noi appena uscita dall’ospedale. Abbiamo recitato tutte la nostra parte, ciò che abbiamo costruito negli scorsi mesi. Sabato sono stato il cosiddetto “final support” e si è visto di più, ma prima tutte le mie compagne hanno fatto la mia stessa fatica senza le telecamere addosso.
Avendo fatto quella strada per salire e scendere da Monte Nerone abbiamo visto meglio il punto in cui siete partite. Elisa ha detto di aver seguito l’istinto, ma tu ti sei fatta trovare pronta e con una grande gamba.
Sapete già che non era un attacco programmato, però non sapete un retroscena. Verso fine discesa ho chiamato in radio Erica (Magnaldi, ndr) dicendole di venire vicino ad Elisa a tirare perché io ero “un po’ cucinata” (sorride, ndr). Quando hai Elisa accanto, ti spingi a dare tutto e per questo sono davvero felice che sia la nostra leader.


Elisa in conferenza stampa ha detto anche che non hai voluto i cambi. Ci spieghi quei momenti?
Quando abbiamo allungato, lei mi ha incitato a tirare dritto senza preoccuparci se dietro si erano messe ad inseguirci. Elisa continuava a dirmi che dovevamo accumulare un po’ di secondi per prendere la salita con un buon margine, poi ad un certo punto mi dice di darmi il cambio, anche se dall’ammiraglia dicevano che doveva stare a ruota. Le ho risposto che avrei continuato a tirare, perché la radio per un attimo non ci ha più aggiornato sul vantaggio. Lì ho spinto alla morte, poi mi sono tolta quando non ne avevo veramente più ed i secondi continuavano a salire.
Cos’hai pensato?
Ho cercato di recuperare il prima possibile capendo veramente il distacco. Magari dietro stavano recuperando ed io avrei potuto fare da stopper. Invece quando le moto mi hanno passato, mi hanno informata del buon margine di Elisa e a quel punto ho pensato veramente ad arrivare al traguardo pianissimo.
Ti è dispiaciuto rinunciare alle tappe che erano più adatte a te, come ad esempio l’ultima?
No assolutamente, anche perché era già stato deciso in squadra prima di prendere il via da Bergamo. Alla partenza dell’ultima tappa il divario tra Elisa e Reusser era ancora molto corto, quindi bisognava restare unite e concentrate per la maglia rosa. Vi dico che sinceramente che io avrei sacrificato ogni singola tappa per vincere il Giro.


Questo Giro Women ha fatto scoprire qualcosa di inaspettato a Silvia Persico?
Direi di no dal punto di vista tecnico, invece sicuramente da quello mentale. Non avverto più quella pressione degli anni scorsi, dove ero capitana per tante gare anche meno adatte a me. Già dal UAE Tour ho vissuto tutto in maniera più serena, proprio perché Elisa è una ragazza che infonde tranquillità. La pressione l’abbiamo gestita bene…
In che modo?
Alla fine di tutto il lavoro fatto in ritiro, ci siamo dette che non potevamo farci ulteriori pressioni noi stesse. Ci siamo dette che era una gara di ciclismo, che dovevamo considerarla come tale. Il mio mantra infatti in questa settimana, che comunque è stata davvero impegnativa, è stato: «Enjoy».
Nel 2022 avevi fatto una grande stagione andando forte sia nelle classiche sia nei tre Grandi Giri, poi avevi deciso di puntare su successi parziali. Hai qualche consapevolezza in più per tornare a puntare su gare a tappe?
Il ciclismo femminile rispetto a tre anni fa è cambiato tantissimo. Il livello si è alzato in modo incredibile. All’epoca io andavo molto meno di adesso, però arrivavano i risultati facilmente, forse perché pesavo appena meno. Ora come ora, so che nelle gare lunghe preferisco puntare alle tappe o lavorare per la capitana come al Giro. Sicuramente preferisco le gare a tappe da 4-5 giorni per curare eventualmente le generale. Diciamo che quando sarò un po’ più matura come corridore, potrei pensare di ritornare a fare classifica.
Conoscendo Elisa siamo certi che ricambierà il favore alla prima occasione utile mettendosi al tuo servizio. Per caso vi è capitato di parlarne?
In realtà al campionato italiano di Darfo Boario Terme eravamo d’accordo su questo. Lei voleva fare la corsa per me, però io quel giorno non sono stata bene e gliel’ho detto subito. Non so quando correremo nuovamente assieme, bisogna vedere i rispettivi calendari, ma anch’io so già che vorrà lavorare per me. Non c’è fretta e onestamente al momento non è una necessità per me.


Secondo te il blocco italiano della UAE può essere decisivo in nazionale come è successo al Giro? D’altronde il percorso del mondiale è adatto a Longo Borghini e quello dell’europeo sorride a te.
Certamente tra noi italiane si è creato un grande feeling durante le classiche e questa vittoria lo ha rafforzato. Sappiamo che Elisa ama correre davanti, quindi anche in nazionale cercheresti di fare altrettanto. Non sappiamo però quali siano i piani del cittì Marco Velo e quanti posti ci saranno per il Rwanda ad esempio. Noi come gruppo siamo avvantaggiate, ma ci sono altre italiane che sono andate forte. Penso a Malcotti che ha fatto un grande Giro oppure Ciabocco, anche se lei è una U23, o anche la stessa Trinca Colonel.
Quali sono i programmi e gli obiettivo dal Giro in avanti?
Il primo obiettivo è quello di recuperare le energie psico-fisiche. Abbiamo festeggiato con la squadra ed aiuta già tanto per impostare la settimana di riposo. Non so se correrò il Tour Femmes, così come il Romandia, lo saprò nei prossimi giorni. Di sicuro dovrei fare il calendario delle classiche della seconda parte di stagione. Vorrei cercare di farmi trovare pronta per una eventuale convocazione azzurra, ma non vi nascondo che vorrei ritornare alla vittoria il prima possibile. Spero di riuscirci.