COMANO TERME – Quando la strada sale, GaiaRealinirisponde sempre presente. Oggi ha portato a casa una maglia tricolore tirando senza alcuna riserva su ogni rampa del circuito finale. Il titolo è under 23, ma rappresenta la vincita da gregaria, il che non è quasi mai possibile quando la capitana alza le braccia.
«Secondo mesono più felice io di lei» ha detto la Realini sul palco delle premiazioni dopo aver sputato lo spumante appena stappato, raccogliendo la risata di tutto il pubblico. L’esuberanza dell’abruzzese non va di certo di pari passo con la sua stazza. Piccola e minuta, è l’anima della squadra, non a caso dopo l’arrivo ha cominciato a urlare di gioia per la vittoria di Elisa Longo Borghini.
Doppia gioia in casa Trek Segafredo con due maglie tricolori conquistateQui Gaia insieme a mamma e papà subito dopo l’arrivoDoppia gioia in casa Trek Segafredo con due maglie tricolori conquistateQui Gaia insieme a mamma e papà subito dopo l’arrivo
Obiettivo principale
«L’obiettivo principale era quello di riportare la maglia Elite a casa». Gaia esordisce così quando le si chiede com’è andata la corsa. Unendo i puntini infatti, tutto diventa più chiaro. «Averla aiutata – continua – mi rende ancora più felice. Abbiamo eseguito tutto quello che avevamo deciso ieri. Tutti quanti avranno qualcosa da ridire sulla mia tattica di gara. Diranno “potevi attaccare prima” oppure “potevi giocarti le tue carte”. Possono criticare quanto vogliono ma abbiamo portato a casa il tricolore e questa è la cosa più importante.
«Sinceramente – dice – sono molto più contenta per il suo risultato che per il mio. E’ una maglia importante e stasera magari metabolizzerò anche io questa mio risultato tricolore». L’impressione è proprio questa, per Gaia il fatto di aver vinto il campionato italiano U23 con il suo quarto posto assoluto conta ma non così tanto. Per onor di cronaca a comporre il podio insieme a lei c’erano seconda Francesca Barale e terza Gaia Masetti.
Qui tutti a festeggiare e a complimentarsi con GaiaNel retro podio subito a scherzare con la seconda Francesca BaraleQui tutti a festeggiare e a complimentarsi con GaiaNel retro podio subito a scherzare con la seconda Francesca Barale
Una parola
La mamma l’ha definita “la più pazza del gruppo”. Gaia è un concentrato di energia. «Stasera festeggeremo con un chilo di gelato». La sua solarità e spensieratezza ha ammaliato ogni membro del gruppo. Dalle compagne ai diesse. Perfino i genitori di Elisa si sono avvicinati a lei per complimentarsi e sussurragli «Gaia i diamanti e le cose preziose spesso sono piccole, mai grandi».
A renderla ancora più mascotte del team c’è però una parola che riecheggia da ogni membro dello staff Trek Segafredo. Una parola detta in dialetto “ngul”. Di facile comprensione anche per chi non bazzica nelle terre abruzzesi. Anche Slongo non ha potuto fare a meno di essere contagiato da questo essere esuberante di Gaia. Tant’è vero che proprio a Paolo la piccola neo-campionessa U23 ha regalato una maglia con quella parola stampata sul petto giusto pochi giorni fa. Ma questa è una storia da “spogliatoio“ e tale deve rimanere.
Qui la Realini in uno dei suoi tanti scatti non così convintiQui la Realini in uno dei suoi tanti scatti non così convinti
Ora il Giro
Tra meno di una settimana il Giro Donne scatterà da Chianciano Terme e la Trek-Segafredo che oggi ha fatto bottino pieno, è pronta a puntare alla classifica generale. La Realini è e sarà a tutti gli effetti una delle chiamate in causa insieme alla olandese Shirin van Anrooij. Per loro, entrambe giovanissime rispettivamente 22 e 21 anni, la corsa rosa sarà un test importante per la stagione.
«Sicuramente questa gara – conclude la Realini – mi ha dato molta fiducia e partiremo con una squadra forte e determinata. Cercheremo il miglior risultato e combatteremo su ogni fronte. Sono in condizione di dire la mia e mi farò trovare pronta anche per questo importante appuntamento».
Nove tappe per dimostrare di essere all’altezza per dire la propria. Da inizio stagione nessuno ha mai messo in dubbio la sua lealtà e forza in salita. Sarà da vedere ora se lo stesso vale quando la sua ruota dovrà arrivare prima di tutte le altre.
I giorno dopo i campionati italiani, Eleonora Ciabocco ha fatto gli orali della maturità. Domai debutterà al Giro d'Italia. Piccoli passi, ma senza esitazioni
La strada verso le Olimpiadi di Tokyo è in salita, soprattutto per le ragazze della pista. Lo spiega il cittì Salvoldi. Avremo un solo test: gli europei
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
VENITE SU BICI.STYLE
bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute
COMANO TERME – «Quando ho visto l’ultimo chilometro, ho detto: “Adesso le secco!”. Penso sempre che se non sei convinto di vincere una corsa – dice tutto d’un fiato Elisa Longo Borghini – è meglio che non parti. E soprattutto se non sei convinto all’ultimo chilometro, è meglio che neanche fai la volata».
Tre, il numero perfetto
Le sei del pomeriggio, tre giorni dopo la vittoria nella prova a cronometro. Il campionato italiano delle donne si è concluso da mezz’ora e adesso Elisa trova il tempo per fermarsi e raccontare. Per la piemontese è il poker delle doppiette crono più strada. La corsa è stata da mal di testa, con una serie di scatti a vuoto senza lucidità apparente, che invece stavano attuando il sottile piano delle tre ragazze della Trek-Segafredo.
Yaya Sanguineti si è presa il gruppo sulle spalle e ha messo nel mirino la fuga del mattino. Gaia Realini si è sfinita di attacchi, giocando la sua carta, ma anche preparando il terreno per la Longo. E poi Elisa, in questa nuova dimensione da killer, è andata verso la volata con una lucidità impressionante.
«Ieri ho riguardato la volata di Velasco – racconta la piemontese – e mi sono detta che per vincere una volata con la Persico avrei dovuto fare qualcosa di simile. L’ho guardata più volte. L’ho analizzata. E ho provato a rifarla uguale. Non mi è venuta benissimo, perché lui ha vinto nettamente, mentre io sono arrivata letteralmente testa a testa con Silvia, ma è andata bene così».
Prova superba di Silvia Persico, ma grande Marta Cavalli che sta tornando alla sicurezza dei bei tempiLa certezza della vittoria è arrivata dopo che Elisa aveva frenato la sua corsa ed è stata raggiunta da RealiniIniziano gli abbracci: ecco Ilaria Sanguineti, che ha svolto il lavoro pesanteLa fuga del mattino, con Cecchini, Masetti e PIrrone, è… sopravvissuta fino al primo giro nel circuito finaleProva superba di Silvia Persico, ma grande Marta Cavalli che sta tornando alla sicurezza dei bei tempiLa certezza della vittoria è arrivata dopo che Elisa aveva frenato la sua corsa ed è stata raggiunta da RealiniIniziano gli abbracci: ecco Ilaria Sanguineti, che ha svolto il lavoro pesanteLa fuga del mattino, con Cecchini, Masetti e PIrrone, è… sopravvissuta fino al primo giro nel circuito finale
L’aiuto di Jacopo
Il dopo corsa è stato un susseguirsi di emozioni. Mentre Elisa si stava cambiando,è arrivato di corsa Jacopo Mosca. Sudato perso, ha confermato che la compagna aveva già battezzato il finale in volata, mentre lui era convinto che avrebbe attaccato in discesa.
«Prima nelle volate – racconta Elisa – partivo sconfitta e invece adesso a livello tecnico sono migliorata tanto. Devo molto a Jacopo perché mi ha fatta giocare in allenamento. Sembra sciocco, ma le volate ai cartelli dei paesi, le stesse che di solito fanno gli esordienti, aiutano molto. Conta molto la tecnica e come prendi la volata, in quale posizione sei. Lui ha fatto tanto e lo ringrazio anche per questo».
Sul palco, attorniata dai genitori, dal fratello Paolo e i suoi figli, Elisa ha ringraziato per la famiglia, per i nipoti che l’hanno tenuta allegra durante la complicata primavera. E ha ringraziato per la sua stessa vita, con un sorriso che era un inno alla gioia. Commovente, lo ammettiamo.
Jacopo Mosca è diventato un grande motivatore per Elisa Longo Borghini, oltre che maestro di volateJacopo Mosca è diventato un grande motivatore per Elisa Longo Borghini, oltre che maestro di volate
Però Silvia Persico sulla carta era più veloce…
E’ una ragazza molto forte da non sottovalutare mai. Ha sette vite come i gatti e devo sempre anticiparla. L’ho già visto al Fiandre (Elisa è arrivata terza e Persico quarta, ndr) e mi è andata bene anche stavolta. Ogni tanto mi va bene.
Gaia Realini ha fatto un lavoro pazzesco.
Oggi avevo una squadra numericamente piccola, ma con un grande cuore. Ilaria e Gaia mi hanno supportata benissimo. Volevamo fare forte il penultimo giro, per attaccare. Sono andata via in un primo momento con Cavalli e poi ho detto a Gaia di giocarsi le sue carte. L’ho vista molto forte e per come sta andando in questa stagione, si meritava anche la maglia tricolore.
Di solito quando una squadra ha due leader c’è sempre il rischio di gelosie: cosa c’è alla base della vostra intesa?
Alla base di tutto c’è sincerità. Entrambe sappiamo quali sono le nostre caratteristiche. Io so che Gaia è un’ottima scalatrice e lei sa che può contare su di me per tutto il resto (sorride, ndr). Le opportunità per Gaia saranno tante e spero di essere un’ottima spalla per lei anche in futuro. E lei sa benissimo che quando io punto a qualcosa, lei è pronta per aiutarmi. E’ un bel rapporto, costruito durante questa stagione, nei vari ritiri che abbiamo fatto, anche in altura. Gaia sa che può contare su di me e io so che posso contare su di lei.
Silvia Persico si è nascosta finché ha potuto, poi si è presa sulle spalle l’inseguimento a RealiniDopo l’arrivo, la bergamasca ha spiegato di aver avuto i crampi nell’ultimo chilometroSilvia Persico si è nascosta finché ha potuto, poi si è presa sulle spalle l’inseguimento a RealiniDopo l’arrivo, la bergamasca ha spiegato di aver avuto i crampi nell’ultimo chilometro
Gaia è andata via da sola, ma Persico l’ha messa nel mirino.
Nel momento in cui l’abbiamo ripresa, io ho provato a stancare un po’ Silvia e a sfruttare il lavoro di Marta Cavalli. E poi ho detto nuovamente a Gaia di tirare dritto. Non so perché, ma ogni tanto ti senti di vincere. E io oggi me lo sentivo che avrei vinto.
Era così chiaro che non fosse un percorso per arrivare da sole?
Ieri si era visto che questa salita fa la differenza, ma gli scalatori forti rimangono sempre insieme. C’è un tratto duro, che io avevo definito “dal cartello sesto fino alla casa” (ride, ndr), che poi diventa molto pedalabile e quindi aiuta a rientrare o comunque a tirare il fiato. Un corridore da solo poteva arrivare, ma doveva fare una grossa differenza e dietro dovevano proprio essere morte. L’ho sperato quando Gaia era davanti, ma l’hanno ripresa. E quindi nella mia testa ha preso forma lo scenario della volata.
Elisa Longo Borghini è molto legata ai nipoti: «Mi hanno tenuta allegra quando le cose non andavano troppo bene»Elisa è molto legata ai nipoti: «Mi hanno tenuta allegra quando le cose non andavano troppo bene»
Undici maglie tricolori, quale può essere ora l’obiettivo dei sogni?
A me la bicicletta piace, mi rende felice. Ogni gara è un’opportunità per vincere e io poi sono un’agonista dentro, mi piace vincere anche quando gioco a scacchi. Oppure devo far vincere la mia squadra. E’ qualcosa con cui nasci, per cui il mio sogno è la maglia iridata. Non so se lo raggiungerò mai, magari sarò d’aiuto per farlo raggiungere a una mia compagna. Sarebbe già tanto, ma siccome è già successo, non sarebbe male se una volta la vincessi io.
La nuova maglia tricolore ora andrà al Giro, poi al Tour, ma con un nuovo sponsor.
Voglio onorare il Giro al meglio e poi porterò la maglia al Tour. E’ l’ultima maglia tricolore per Segafredo, che ringrazio per averci sostenuto così tanti anni, ed è la prima per Lidl. Sarà emozionante partire per queste due corse con il tricolore, perché i campioni nazionali sono sempre guardati, a volte è anche imbarazzante, ma è bello per me portare la bandiera della mia Nazione sulle spalle.
Il mazzo di fiori sulla Trek Emonda di Longo Borghini: è tempo per i festeggiamentiIl mazzo di fiori sulla Trek Emonda di Longo Borghini: è tempo per i festeggiamenti
I fiori sulla bici rallegrano la stanza. I nipoti la aspettano fuori. Jacopo Mosca ha seguito sorridente le interviste, mandando via l’amarezza per la mancata convocazione al Tour. E’ la serata perfetta, peccato solo che – in barba alla sbandierata parità fra donne e uomini – tanti giornalisti siano andati via dopo la gara dei professionisti. Elisa dice che per il caldo ora andrebbe a buttarsi nel fiume del suo paese. Un po’ di venticello concede tregua ai passanti. Lei sparisce, a noi non resta che scrivere.
Dopo la caduta e il ritiro dal Giro, Giulio Ciccone riparte dalla Route d'Occitanie e fa rotta su Imola e su Tokyo. E poi penserà alla Vuelta da leader
Pirelli, ecco il nuovo tubolare P Zero Race Tube SL che i corridori dei team Trek-Segafredo, Bike Exchange, AG2R Citroen utilizzeranno al Giro d'Italia
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
VENITE SU BICI.STYLE
bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute
SARCHE – Jacopo Mosca l’ha seguita sull’ammiraglia e dice di aver girato il video della discesa di Longo Borghini mentre volava verso la settima maglia tricolore della crono. E aggiunge che sarebbe interessante mostrarlo, al netto di qualche commento un po’ troppo variopinto, perché Elisa ha tirato le curve in modo incredibile. Nelle curve passava a dieci centimetri dal ciglio, con linee pulitissime. Il successo ha cominciato a costruirlo anche lì.
Si è corso in una giornata caldissima. Lungo la strada bambini e pubblico concentrato all’ombraSi è corso in una giornata caldissima. Lungo la strada bambini e pubblico concentrato all’ombra
Dopo Ganna, la Longo
Secondo giorno di cronometro a Sarche e dopo la vittoria di Ganna tra i professionisti, la seconda conferma è arrivata da Elisa Longo Borghini, che ha replicato la maglia dello scorso anno. E se per lei si è trattato della conferma della buona condizione costruita in altura e poi messa alla prova al Giro di Svizzera, per altre ragazze questa crono è stata importante per altri motivi.
«Non sembrava un percorso da specialisti – dice Elisa – secondo me era più un percorso per atleti in condizione, su cui vince il corridore più in forma e quello che sa guidare meglio la bici. C’era anche un lungo tratto tecnico che ha premiato chi sa andare meglio in bicicletta. A me è piaciuto molto, per la gara e per la sicurezza. Il fondo stradale era perfetto».
Fortissima in salita, velocisisma in discesa e potente nel finale: così Longo Borghini ha costruito il successoGrande caldo e vento, eppure alla partenza Longo Borghini appariva rilassata e sorridenteFortissima in salita, velocisisma in discesa e potente nel finale: così Longo Borghini ha costruito il successoGrande caldo e vento, eppure alla partenza Longo Borghini appariva rilassata e sorridente
Cavalli soddisfatta
Non c’è stata partita. E come ieri Cattaneo era parso entusiasta per aver tenuto testa a Ganna, chiudendo a 24 secondi dal fresco tricolore, anche oggi il secondo posto di Marta Cavalli ha un sapore tutto sommato simile.
«E’ stata una giornata positiva, al di là del risultato – dice Cavalli – perché Elisa è più forte di me a cronometro, quindi non potevo farci niente. L’obiettivo adesso è quello di fare più cronometro possibili, perché al Tour la crono potrà essere decisiva dopo il Tourmalet. Quindi ho corso a Romanengo e ho corso qua cercando veramente di spingere a tutta per simulare il più possibile lo sforzo massimale. Sono contenta. Devo ancora controllare i dati però ho appena finito un blocco di lavoro e non ho ancora recuperato più di tanto, per cui è una performance che mi soddisfa. Sono orgogliosa perché non me l’aspettavo. Un mese fa non credevo fosse possibile, invece mi dà anche un po’ di fiducia e grinta per domenica, su un percorso altrettanto duro. Dopo la vittoria dell’altro giorno in Francia, ora so di essere sulla strada del ritorno».
La crono di Sarche dopo quella di Romanengo ha confermato a Cavalli di essere sulla giusta stradaGuazzini e Cavalli, due delle atlete di punta delle Fiamme Oro: fino allo scorso anno ne faceva parte anche la “Longo”Doppo l’arrivo, Marta Cavalli ha commentato il podio con suio padre, col quale aveva ispiezionato il percorsoLa crono di Sarche dopo quella di Romanengo ha confermato a Cavalli di essere sulla giusta stradaGuazzini e Cavalli, due delle atlete di punta delle Fiamme Oro: fino allo scorso anno ne faceva parte anche la “Longo”Doppo l’arrivo, Marta Cavalli ha commentato il podio con suio padre, col quale aveva ispiezionato il percorso
La RAI dov’era?
La Longo è di buon umore. Ha appena firmato una bottiglia di Trento Doc e ricordato il bello di una manifestazione come questa di Comano Terme che rimanda alle vecchie Settimane Tricolori dove le categorie si intrecciavano e per il ciclismo era una vera festa, ben più allegra dei tanti campionati italiani sparpagliati qua e là.
«Sono in una buona condizione – dice – ma non credo di essere ancora al 100 per cento. Sono contenta di come mi sono sentita dopo il ritiro in altura e poi a partire dal Tour de Suisse fino ad oggi. Vincere la settima maglia tricolore non è scontato, ma quando ti piace correre, quando ti piace fare il tuo lavoro, hai sempre uno stimolo per andare avanti. In più questo era il mio primo campionato italiano con la maglia della Trek-Segafredo e anche questo è stato particolare (fino allo scorso anno correva con la maglia delle Fiamme Oro, ndr). Ed è stato particolare rendersi conto che anche questa volta non abbiamo avuto la copertura televisiva.
«Mi da molto fastidio, perché comunque ormai quasi tutte le nostre corse sono su Eurosport. Mi dispiace perché siamo sempre alle solite e sono anche stufa di fare dichiarazioni che ormai sono trite e ritrite. Posso solo dire di essere infastidita, perché è una situazione tipicamente italiana. Al contempo voglio essere fiduciosa, perché abbiamo un bel movimento. Stanno crescendo l’interesse e le corse. Quindi non vorrei essere sempre e solo negativa: oggi guardiamo anche il lato buono della medaglia».
Pronta per il podio? Basta specchiarsi e darsi una sistemataTutto a posto, si può andare: Longo pronta per la decima maglia tricolorePronta per il podio? Basta specchiarsi e darsi una sistemataTutto a posto, si può andare: Longo pronta per la decima maglia tricolore
Persico favorita
Stando così le cose e scorrendo l’ordine di arrivo di oggi, è facile azzardare che fra le prime della crono potrebbe esserci anche qualche protagonista della prova in linea, Longo Borghini su tutte.
«Domenica sicuramente sarà una tutta un’altra storia rispetto ad oggi – dice Longo Borghini – ci sarà un parco partenti di prima classe e noi come squadra abbiamo delle ragazze forti. E’ un dispiacere non avere Elisa Balsamo, perché comunque sarebbe stata l’incognita che avrebbe dato un pochino più di brio alla corsa. Però cercheremo di fare una bella gara e di dare il massimo. La mia favorita? Silvia Persico».
Sul podio di Sarche, una giovanissima Vigilia, con i suoi 23 anni, terza dietro Longo Borghini (32) e Cavalli (25)Fra le U23, successo di Cipressi, davanti a Tonetti e PiergiovanniSul podio di Sarche, una giovanissima Vigilia, con i suoi 23 anni, terza dietro Longo Borghini (32) e Cavalli (25)Fra le U23, successo di Cipressi, davanti a Tonetti e Piergiovanni
Fra Giro e Tour
L’ultimo sguardo prima di raggiungere la saletta dell’antidoping, Elisa lo dedica agli obiettivi dell’estate: al Giro e al Tour. Prima del via, parlando con Paolo Slongo, avevamo capito che il piano originario della Trek-Segafredo, prima di aver visto il percorso del Giro, avrebbe voluto Van Anrooij e Realini leader al Giro e Longo Borghini al Tour. Ma il percorso del Giro non ha salite proibitive e per Elisa questo potrebbe essere davvero l’anno buono.
«Ma il mio programma – dice – vede al centro il Tour. Dall’anno scorso si è visto che è la gara più importante nel panorama femminile, anche a livello mediatico e di sponsor. E’ quello che attrae di più e di conseguenza anche la squadra ha delle esigenze. Del Giro non si si è saputo niente fino a pochi giorni fa, non si sa quasi quali saranno le tappe più importanti e di conseguenza si va a puntare su quello che sembra più sicuro».
Mentre Elisa si raccontava nella sala stampa ricavata nel fresco seminterrato della Cantina Toblino, dal podio scendevano le tre ragazze che si sono giocate la maglia tricolore delle under 23. Ha vinto Carlotta Cipressi, su Cristina Tonetti e Federica Piergiovanni. E poprio guardando un balenare di sguardo negli occhi della seconda, il ricordo è andato al padre Gianluca scomparso ai primi di maggio. Probabilmente Tonetti sarebbe stato qui per seguire sua figlia, come faceva ogni volta. Ci piace pensare che questo secondo posto abbia una dedica obbligata.
Giornata di caldo torrido sul Garda. Vince ancora Marianne Vos, ma l'attacco della Longo nel finale parla di condizione in crescita. Segnali da Bastianelli
Passo San Pellegrino a volte viene inghiottito dalle nubi, mentre le ragazze della Trek-Segafredo vanno avanti e indietro con i loro allenamenti in quota. Le ragazze, guidate nell’occasione da Paolo Slongo, hanno scelto il Rifugio Flora Alpina, l’agriturismo in cui Nibali preparò la vittoria al Tour de France, ormai nove anni fa. Sono Longo Borghini, Realini, Spratt, Van Anrooij e Chapman.
In certi giorni gli allenamenti si fanno a ritmo gara e con carichi di lavoro paragonabili, per cui anche per l’alimentazione, le ragazze cercano di abituarsi alle quantità che dovranno assumere in corsa. Dalla colazione ai carboidrati per ora, fino al recupero una volta rientrate. Così con Elisa Longo Borghini (in apertura nella foto di Sean Hardy) abbiamo provato a entrare nelle abitudini nutrizionali, cercando di capire come mangi quando si allena e poi in corsa. Quando fa caldo e quando fa freddo. Se deve andare in salita oppure in pianura.
Passo Gardena, le atlete guidate da Slongo non hanno trovato finora giornate belissime (foto Sean Hardy)Passo Gardena, le atlete guidate da Slongo non hanno trovato finora giornate belissime (foto Sean Hardy)
In allenamento si mangia sempre come in corsa?
Dipende tanto dagli allenamenti. Se devo “simulare” una corsa, quindi un allenamento duro in cui devo fare delle ripetute e altri lavori pesanti, cerco di ripetere quello che farò poi in corsa. Mi sembra di abituare il mio corpo a utilizzare i prodotti che poi utilizzo effettivamente in corsa. Anche nelle varie ripetute ad alta intensità, che possono simulare un finale, magari prendo un gel per capire come reagisce il mio corpo e come lo assimila.
Se invece l’allenamento non è troppo duro?
Se ho una distanza senza grossi lavori specifici, utilizzo le barrette Enervit, tendendo sempre a mangiare solido e i gel in quel caso non li utilizzo.
Anche in allenamento fai il conto dei carboidrati per ora?
Tendenzialmente sì, ma sempre per una questione di abituare il corpo ad assimilare i carboidrati. Adesso si tende tanto ad utilizzare queste borracce da 60 o da 90 grammi, e questo aiuta. Quindi fare lo stesso durante la preparazione è un allenamento per lo stomaco, affinché si abitui ad assimilare queste bevande ad alto contenuto energetico.
Le borracce da 60 contengono 30 grammi di carboidrati, stesso quantitativo per i gel (foto Dan King)Le borracce da 60 contengono 30 grammi di carboidrati, stesso quantitativo per i gel (foto Dan King)
Come squadra utilizzate i prodotti Enervit, che offrono un’ampia scelta di gusti: riuscite sempre ad avere quelli che preferite?
Si riesce a personalizzare la scelta, spaziando tra i vari sapori. Uno degli aspetti meno simpatici del ciclismo e della nutrizione è che spesso, magari nelle corse a tappe ti ritrovi a mangiare tutti i giorni lo stesso gusto e alla lunga può anche dare fastidio. Avere possibilità di gusti diversi, ti fa stare più tranquilla di testa o comunque non ti stufa.
Quindi sul bus ci sono le scatole e ognuna prende quel che vuole e lo stesso troverà nel sacchetto del rifornimeno?
Qui bisogna aprire una parentesi perché noi, avendo delle corse più corte, non sempre abbiamo la musette, il sacchetto. Quindi partiamo con già il rifornimento in tasca e allora scegliamo in base a ai nostri gusti e in base anche al percorso. Se c’è una gara dura, sappiamo che dobbiamo prendere 90 grammi di carboidrati l’ora e quindi ci organizziamo.
Quei 90 grammi l’ora sono il… tetto oppure è capitato di prenderne anche di più?
Quando nei finali sei a blocco, manderesti giù di tutto. Quando perdo la lucidità, mangerei anche la carta del gel (ride, ndr). Però tendenzialmente 90 grammi di carboidrati l’ora sono anche tanti, perché ovviamente non peso 80 chili e quindi anche gestire gli eventuali problemi di stomaco e di digestione diventa difficile. Quindi direi che 90 grammi l’ora sono il tetto massimo. E poi ovviamente dipende dal percorso.
Longo Borghini e Realini, due ragazze della Trek-Segafredo in rotta sul Giro (foto Sean Hardy)Longo Borghini e Realini, due ragazze della Trek-Segafredo in rotta sul Giro (foto Sean Hardy)
Se in salita o in pianura?
Ma anche se la corsa è lunga oppure corta. Può esserci una tappa più corta e tutta piatta, dove non c’è questo grande dispendio calorico, però ci potrebbe anche essere una tappa corta intensa dall’inizio, in cui spendi le stesse calorie di una distanza, perché compensi con l’intensità. Per questo tendo sempre a cercare questi 90 grammi di carboidrati. A volte con successo, a volte con meno successo.
L’indicazione di mangiare ti compare nel computerino, te lo dicono alla radio o ricordi da sola?
Me lo ricordo io, anche perché non mi piace avere gli ordini dal computerino. Non sono una fan di quei pop up che ti compaiono e ti dicono che devi mangiare, devi bere, devi fare questo. Manca che mi dicano quando scattare, poi siamo a posto. Il computerino deve solo dirmi la velocità, i chilometri e il tempo.
Partenza di un tappone del Giro, cosa si mangia?
Normalmente prendo due borracce da 60 ml, sapendo che le nostre barrette hanno circa 30 grammi di carboidrati. Anche le rice cake e le crostatine che ci preparano le nostre massaggiatrici hanno una ricetta preimpostata per essere da 30 grammi e quindi cerco sempre di mangiare dopo un mezz’oretta di gara. Invece, per quanto riguarda le borracce e per avere cura di essere idratati, inizio a bere sin dall’inizio. Provo a bere metà borraccia nella prima mezz’ora e metà borraccia nella seconda, mangiando dopo 30 minuti, in modo da avere la quota di 90 grammi.
Nelle borracce, spiega Elisa Longo Borghini, difficilmente c’è della semplice acqua (foto Dan King)Nelle borracce, spiega Elisa Longo Borghini, difficilmente c’è della semplice acqua (foto Dan King)
Cosa c’è nelle borracce?
Carboidrati e sali quando è caldo. La borraccia con sola acqua è una cosa soggettiva. Io spesso la ricerco quando è molto caldo per la storia della digestione. L’acqua mi sembra un po’ più leggera e la bevo più in fretta, perché rinfresca. Tenete conto che le borracce con i carboidrati hanno già una certa consistenza, perché sono comunque zuccheri.
Quali sono i gusti di barrette e gel preferiti dalla Longo?
Abbiamo quelle No Flavour, quindi senza gusto, ma sanno di marzapane siciliano e a me piacciono. Sennò abbiamo le barrette gusto Brownie, anche se un brownie un po’ salutista (ride, ndr). E abbiamo più gusti anche per i gel. Quello all’arancia, al pompelmo, al limone, al gusto lime, alla fragola. Mi piacerebbe avere un gel salato, quella forse è una cosa su cui si può ragionare, perché insistere solo con gli zuccheri non è semplice e un sapore diverso ci starebbe bene.
Quando prendi il gel?
Normalmente circa 20 minuti prima di fare uno sforzo importante, perché mi è stato insegnato che è la tempistica giusta. Però a volte ti trovi nel momento che ne hai bisogno e prendi un gel. Non mi nascondo dietro un dito, io calcolo di essere sempre giusta con i tempi, però è il corpo che decide. E se capita di rompere gli schemi, a volte il vantaggio può essere anche solo psicologico.
UAE Tour, Longo Borghini e Realini: col caldo estremo si usano anche i sali. Elisa ha vinto la classificaUAE Tour, Longo Borghini vince la generale: col caldo estremo si usano anche i sali
Dopo le corse come si recupera?
Per questo aspetto non sono da tenere a modello, comunque dipende sempre dal corridore. C’è chi preferisce prendere le proteine, magari con del latte di mandorla o con l’acqua. Chi invece magari prende la R2 che è il recupero di Enervit e ci abbina magari degli aminoacidi. Io sono un po’ strana perché bevo acqua, dopo la corsa non ho grande appetito. Prendo gli aminoacidi e cerco di mangiare del cibo vero. So che sarebbe meglio prendere le proteine, ma nel dopo corsa vado più alla vecchia maniera. So che entro 20 minuti dall’arrivo devo mangiare qualcosa perché va diretto nei muscoli e normalmente scelgo cibi naturali.
Che rapporto avete con Enervit: ascoltano i vostri suggerimenti?
Mi è capitato e devo dire che ascoltano ciò che diciamo e quali sono le nostre esigenze. Ad esempio hanno fatto delle caramelline, in un pacchetto ce ne sono sei, che contengono in totale 30 grammi di carboidrati. Sono anche buone perché comunque hai la sensazione di mangiare le Haribo. Ce le hanno portate da testare e la maggior parte di noi ha dato l’okay. E poi hanno tiato fuori un gel alla menta per le giornate molto calde.
Sul pullman, prima di partire, si riempiono le tasche con il rifornimento per la gara (foto Dan King)Sul pullman, prima di partire, si riempiono le tasche con il rifornimento per la gara (foto Dan King)
E funziona?
E’ stato studiato sostanzialmente che il cervello percepisce il gusto della menta come qualcosa di rinfrescante e quindi anche la temperatura corporea tende ad abbassarsi. E’ una sorta di inganno al corpo che usano tantissimo i triatleti.
Non corri dalla Liegi, quando si riparte?
Dal Giro di Svizzera, avrei dovuto fare il Giro del Belgio, ma lo hanno annullato per motivi di budget. Intanto siamo quassù, in questa quiete incredibile, con tutto il personale che serve. A volte mi guardo intorno e penso che abbiamo più staff che atlete. Il posto ha una quiete incredibile, peccato che finora il meteo non sia stato eccezionale, ma fra poco si riparte…
Quasi come un lampo, la prima parte di stagione del ciclismo femminile è volata via ed è già in archivio. All’orizzonte c’è una lunga sequela di giri a tappe che daranno altri spunti e indicazioni. Col cittì Paolo Sangalli abbiamo tracciato un bilancio sulla campagna del Nord delle nostre ragazze, tra elite e junior.
Quella di quest’anno non è stata sicuramente la grande primavera del 2022, ma dietro ci sono in maniera altrettanto certa più motivazioni che giustificazioni. Alla luce di tutto sono mancate alcune vittorie, non però risultati e prestazioni. E questo il tecnico azzurro, oltre che sul proprio profilo instagram, lo ha sempre riconosciuto a tu per tu con le sue atlete.
La nazionale junior schierata da Sangalli alla Omloop Van Borsele in Olanda (foto instagram)La nazionale junior schierata da Sangalli alla Omloop Van Borsele in Olanda (foto instagram)
Paolo iniziamo dalle juniores, per le quali volevi che facessero innanzitutto esperienza estera. Come sono andate?
Sono molto contento di loro. In Belgio e Olanda hanno toccato con mano cosa significa correre lassù. Quest’anno ho voluto fortemente che cambiassero alcuni regolamenti in modo che anche un nostro team potesse partecipare. La BFT-Burzoni è venuta alla Gand-Wevelgem mentre la Valcar Travel&Service era presente alla recente Omloop Van Borsele. Direi che il loro contributo lo hanno dato ai fini della nazionale stessa. Dopo la Gand eravamo settimi nel ranking, ora invece siamo secondi. Tenete conto che le prime cinque nazioni della Nations Cup possono portare cinque atlete al mondiale, quindi una in più rispetto alle altre. E questo cambia tanto. Fra una settimana saremo al Tour du Gevaudan Occitanie con nazionale e BFT-Burzoni ed è l’ultima prova valida prima di Glasgow. Dobbiamo solo completare l’opera mantenendo o migliorando il nostro punteggio.
A livello individuale cosa puoi dirci?
Ho avuto buone risposte da tutte le ragazze. Venturelli è in crescita. Ha fatto seconda sia alla crono sia nella generale della Van Borsele tra le due britanniche Sharp e Ferguson. Iaccarino ha collezionato piazzamenti. Quarta alla Gand, poi terza e quinta di tappa in Olanda. Anzi, è stata pure sfortunata. Nella crono inaugurale dopo una svolta a destra si è trovata davanti a sé un camion che procedeva occupando tutta le sede stradale per tanti metri. Mai visto una cosa del genere. Ha perso comodamente trenta secondi e magari poteva piazzarsi anche lì. Hanno corso bene anche Baima e La Bella ma anche loro non sono state troppo fortunate con una serie di cadute. Anita (Baima, ndr) che aveva fatto ottava alla Gand, si è rotta una clavicola. Peccato ma so che tornerà presto in forma.
Venturelli ha corso la Van Borsele con la Valcar chiudendo al secondo posto nella generale (foto Ossola)Venturelli ha corso la Van Borsele con la Valcar chiudendo al secondo posto nella generale (foto Ossola)
Passando alle elite invece come valuti questo periodo delle classiche?
In tutte le gare le ragazze sono state protagoniste e ben presenti negli ordini d’arrivo. Al netto di tante considerazioni, mi ritengo molto soddisfatto. Finora è stata una stagione un po’ falsata da varie defezioni o stati di forma che hanno stravolto le dinamiche di gara. Se in corsa ti mancano elementi come Longo Borghini o Van Dijk e la stessa Van Vleuten non è quella che siamo abituati a vedere, è ovvio che la gara può prendere una certa piega più facilmente. Sia chiaro, il valore di una corazzata come la SD-Worx non si discute perché sarebbe ingrato dire il contrario, ma possiamo dire che quest’anno i team rivali hanno pagato più del dovuto alcuni intoppi.
Come hai viste le tue ragazze specialmente nell’ultimo mese?
Una bella vittoria è senza dubbio quella di Persico al Brabante. Ha battuto in volata la dominatrice Vollering e credo che questo significhi qualcosa. Si vede che Silvia ha imparato la lezione del Fiandre. Longo Borghini è una garanzia, ormai non so più come definirla (sorride, ndr). Dopo un mese ferma per covid è rientrata facendo subito risultati. Peccato per il secondo posto alla Liegi ma a me ha entusiasmato il terzo al Fiandre. Dopo che aveva tirato tutto il giorno, senza risparmiarsi, ha avuto la forza di fare quel tipo di sprint. Per le altre posso andare un po’ in ordine sparso?
La vittoria di Persico su Vollering ha avuto un grande significato per SangalliLa vittoria di Persico su Vollering ha avuto un grande significato per Sangalli
Certo, prego…
Un’altra costante è Paladin. Ha fatto bella figura ovunque. Il suo quinto posto all’Amstel meritava qualcosa in più dopo che aveva fatto una bella azione solitaria nel finale. Sono di parte, certo e ci mancherebbe altro, ma forse le sue compagne potevano fare qualcosa in più per proteggerla poco prima del Cauberg. Alla Roubaix davanti c’erano Tomasi e Ragusa. Laura è stata brava ma sfortunata nel cadere in uno degli ultimi settori altrimenti poteva arrivare col gruppetto di testa. Katia finalmente è stata ripagata di tutto il lavoro fatto. E’ un’atleta generosa ed ha avuto del coraggio andando in fuga da lontano. Non ha mollato e ha centrato un grande secondo posto. Sono contento per lei.
Andiamo pure avanti.
Una menzione la faccio volentieri per entrambe le sorelle Fidanza. Martina ha vinto a Mouscron grazie alla volata tirata da Arianna. Anche Gasparrini e Bastianelli, che ha vinto Le Samyn, hanno fatto molto bene. Uguale Consonni per i suoi podi e Bertizzolo, che ha avuto diversi problemi fisici. Sono contento di Barale e Ciabocco che non hanno sfigurato in generale. Mi dispiace per l’infortunio di Guazzini perché penso che avrebbe potuto ottenere qualcosa di importante. Barbieri ha corso poco, ma era impegnata con la Nations Cup in pista. Poi non posso dimenticare di tre ragazze come Sanguineti, Guarischi e Cecchini. Loro non compaiono in cima agli ordini d’arrivo ma prima svolgono sempre un lavoro encomiabile per le loro capitane.
Sangalli sorpreso del veloce ambientamento di Realini ai vertici delle gare WTSangalli sorpreso del veloce ambientamento di Realini ai vertici delle gare WT
Che impressione ti ha fatto Realini?
Gaia è stata davvero una sorpresa in positivo. Il terzo posto alla Freccia Vallone e il settimo alla Liegi sono davvero tanta roba. Quest’ultimo piazzamento per me vale di più di quello che dice la classifica. Conoscevo Realini ma non mi aspettavo che andasse subito così forte e che corresse come una che ha più esperienza. Merito suo e merito della Trek-Segafredo, dove si vede che è seguita molto bene. Questa sua crescita è un’ottima risposta in prospettiva Tour de l’Avenir ed anche mondiale 2024, visto che dicono che a Zurigo ci sarà un percorso molto duro.
Facciamo gli ultimi due nomi. Il primo è Balsamo.
Non è stata la stessa primavera per Elisa. Non tutte le stagioni sono uguali e direi che sta facendo un suo programma. Elisa ha fatto seconda a De Panne, poi è caduta alla Gand. Anche lei ha disputato la Nations Cup ed ha risentito in squadra di assenze come Longo Borghini e Van Dijk, come dicevo prima. Con Balsamo abbiamo un obiettivo ben preciso ed è quello iridato di Glasgow ad agosto. Sta lavorando per arrivare al top in quel periodo.
Marta Cavalli sta recuperando la forma psico-fisica. Sangalli la attende senza fretta (foto Aymeric Lassak)Per il mondiale di Glasgow, Sangalli ha battezzato Balsamo come capitanaMarta Cavalli sta recuperando la forma psico-fisica. Sangalli la attende senza fretta (foto Aymeric Lassak)Per il mondiale di Glasgow, Sangalli ha battezzato Balsamo come capitana
Neppure Marta ha avuto lo stesso aprile dell’anno scorso e anche lei, seppur con obiettivi diversi, sta facendo un proprio percorso. Ci vuole più tempo e pazienza. Sta recuperando bene e con la calma necessaria. Ha subito un trauma importante e solo l’opinione pubblica pensava che dovesse essere già là davanti in testa al gruppo a fare risultato. Mi sento spesso con lei e capisco che è ancora una questione mentale per sentirsi sicura in gruppo. I dati che ho visto parlano di una atleta in forze, da corridori di vertice. Ha fatto una buona Liegi. Come dicevo a lei, vedrete che da un giorno all’altro le passerà questo timore. Ora iniziano le gare a tappe dove si corre in un altro modo e lei potrebbe già farsi vedere un po’ di più. Noi la aspettiamo senza fretta.
Elisa Longo Borghini ha vinto in volata la tappa di ieri al The Women's Tour. Un fatto insolito, anche se in salita. Ne parliamo con il suo coach Slongo
Quando tutto sembrava perduto ecco violentissima l’azione della Trek-Segafredo. Un’azione che a quanto pare non è stata del tutto una sorpresa per il team di Elisa Longo Borghini. È stato grazie a questo forcing se la Liegi-Bastogne-Liegi Femme si è riaperta. È vero, alla fine ha vinto sempre un’atleta della SD Worx. Anzi non un’atleta, ma l’atleta: Demi Vollering.
Liegi Femmes partita alle 8,35 da Bastogne. «Difficile per noi e anche per lo staff. Alcuni dei nostri si sono svegliati alle 4»Liegi Femmes partita alle 8,35 da Bastogne. «Difficile per noi e anche per lo staff. Alcuni dei nostri si sono svegliati alle 4», ha detto Longo Borghini
Fiato sospeso
Il rettilineo finale di Liegi sembra fermarsi. Da lontano, alle spalle dell’arrivo, si vedono spuntare dalla semicurva Elisa Longo Borghini e Demi Vollering. Vanno pianissimo, si controllano. Poi ecco che parte lo sprint. Le spalle delle due atlete si sfiorano. I caschi si abbassano. È un lungo testa a testa. Secondi che sembrano interminabili.
La prospettiva frontale inganna e non si capisce chi sia davanti. Però è Demi Vollering stessa a risolvere i dubbi. Prima si pone davanti ad Elisa e poi alza le braccia al cielo. «Oggi ho perso in volata – ha detto immediatamente dopo l’arrivo Elisa Longo Borghini – ma voglio batterla».
Come a Huy, qualche metro dopo la linea, Demi si mette le mani sul volto. Ha realizzato una tripletta magnifica sulle Ardenne e soprattutto ha mostrato una superiorità netta. E’ in totale controllo di tutto in questo momento.
«Sono felice. Abbiamo una super squadra. Devo ringraziare Marlene (Reusser, ndr). Io sto bene, sono sempre tranquilla. Questa notte ho riposato bene e sapevo che potevo essere veloce anche nel finale».
Momento cruciale della gara. Nel falsopiano prima della planata su Liegi Vollering rintuzza da dietro e scappa via con Longo BorghiniMomento cruciale della gara. Nel falsopiano prima della planata su Liegi Vollering rintuzza da dietro e scappa via con Longo Borghini
La fatica giusta
Più che le parole a colpirci è la grinta con la quale Elisa ha detto quella frase: “La batterò”. Solo pochi giorni fa l’avevamo lasciata sul Muro d’Huy contenta a metà. «Non riesco a far fatica ci aveva detto. Dopo il Covid mi manca ancora qualcosa».
Eppure Elisa non ci era sembrata sfinita. Sembrava che la fatica fatta alla Freccia Vallone fosse costruttiva, che potesse portare dei benefici. E così è stato.
«Sì, dopo la Freccia ho detto che stavo ancora lottando con il mio recupero post Covid. Ci sono giorni in cui mi sento meglio di altri. Oggi mi sono sentita davvero bene. Ma ho ancora degli alti e bassi e non so come mi sveglierò domani. Oggi però sono felice».
Demi si pulisce le gambe prima di salire sul podio. Per l’olandese tripletta ardennese, più Fiandre e Strade Bianche. Primavera superElisa tra il duo Sd Worx, Vollering e ReusserLa medaglia di Elisa Longo Borghini: “un argento” che fa ben sperare per il resto della stagioneSegnali di ripresa da Marta Cavalli (23ª). Bene anche Realini (7ª), Paladin (9ª) e Magnaldi (14ª)Elisa tra il duo Sd Worx, Vollering e ReusserLa medaglia di Elisa Longo Borghini: “un argento” che fa ben sperare per il resto della stagioneSegnali di ripresa da Marta Cavalli (23ª). Bene anche Realini (7ª), Paladin (9ª) e Magnaldi (14ª)Demi si pulisce le gambe prima di salire sul podio. Per l’olandese tripletta ardennese, più Fiandre e Strade Bianche. Primavera super
Podio di squadra
«Il team – va avanti Elisa – ha svolto un ottimo lavoro con Amanda Spratt in fuga. Lei doveva attaccare da lontano. Lizzie Deignan ci posiziona sempre molto bene e anche Ina Teutenberg ci ha spiegato la corsa in modo preciso. Poi ancora Amanda e Shirin Van Anrooij mi hanno aiutato a prendere un po’ di margine prima della Roche aux Faucons. Ho preferito fare così perché io non ho ancora il cambio di ritmo necessario. In questo modo l’ho potuta prendere un po’ più di passo».
Tutto secondo i programmi dunque, almeno fino allo sprint. Una volata a due è sempre particolare ed è facile poi ripensarci su.
«Forse l’ho interpretata un po’ male – spiega Longo Borghini – forse dovevo metterle più pressione nel finale, ma poi sapete quando sei lì, dopo tanti mesi che non vinci, dopo che la squadra ha lavorato tanto vorresti restituire il favore, almeno con un podio», come a dire che doveva collaborare meno.
«Riguardo allo sprint, ho cercato di arrivare fino ai 150 metri. Sapevo che il vento veniva da destra e volevo stare nel lato coperto del vento, ma poi lei è più veloce».
La fuga di giornata. Spratt (prima) e Reusser (terza) le pedine fondamentali nell’economia della corsaLa fuga di giornata. Spratt (prima) e Reusser (terza) le pedine fondamentali nell’economia della corsa
Super Trek, rischio Sd Worx
Dicevamo di una grande azione della Trek-Segafredo. Un’azione potente. Violenta. Decisiva. A 32 chilometri dall’arrivo Marlen Reusser aveva 1’40” di vantaggio. Un abisso. La corsa sembrava chiusa. Merito della Trek-Segafredo dunque se si è riaperta, ma c’è stato forse anche un errore tattico della SD Worx.
«Noi non abbiamo mai avuto la sensazione che la corsa fosse in pericolo – ha detto Gaia Realini – abbiamo sempre controllato. Sapevamo che tutto si sarebbe deciso sull’ultima salita. E prima di quella abbiamo tirato tantissimo. Oggi eravamo tutte per Elisa».
Ma la stessa Longo Borghini ha detto che dietro non si sarebbero mosse finché davanti ci fosse stata la loro compagna Amanda Spratt. E sulla Redoute abbiamo pensato che forse Reusser avesse sbagliato ad affondare il colpo in quel modo. In quel momento il vantaggio era sul filo del minuto.
Se fosse scappata con la sola Spratt, l’unica che per tre quarti di scalata aveva retto il suo passo, di certo Sd Worx e Trek-Segafredo, appunto le squadre più forti, non si sarebbero mosse.
Non solo, Reussuer era palesemente più forte di Spratt, poteva staccarla più avanti e approfittare poi delle sue doti di cronoman. A quel punto anche un movimento della Trek-Segafredo sarebbe stato tardivo.
Con i se e con i ma, non si va da nessuna parte: è vero. Ma questa tattica ha rischiato fortemente di essere un boomerang per il team olandese. Poi okay, c’è Vollering che ha sistemato tutto e bene così per loro. E per noi… che ci godiamo il podio di Elisa.
Mollema, l'eroe di Quillan, che i nostri conobbero al Tour de l'Avenir del 2007, vinto in modo spettacolare. Ogni sua vittoria successiva frutto di una fuga
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
VENITE SU BICI.STYLE
bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute
Il casco Trek lo abbiamo notato in diverse occasioni, a partire dal Tour de France 2022. Un casco marchiato Trek, non Bontrager, un dettaglio che non è un caso, per un prodotto che è cambiato molto e non si tratta solo di un restyling. Ci sono un nuovo design e una nuova costruzione, ma c’è anche il Mips di ultima generazione.
Ventilato e “scaricato” dove serve, con il carbonio che irrobustisceVentilato e “scaricato” dove serve, con il carbonio che irrobustisce
Il top di gamma è Trek
Quello che potrebbe sembrare un semplice dettaglio, in realtà cela un importante cambio di strategia del gruppo americano, che nel portfolio, oltre a Trek ha Bontrager. Oltre ai nuovi caschi infatti, c’è anche tutta una nuova categoria di abbigliamento marchiata Trek, il che fa pensare che i prodotti Bontrager rimarranno contestualizzati ai “soli” componenti della bicicletta. Vedremo anche le nuove scarpe Trek? E’ lecito pensarlo.
Ciccone con il nuovo Velocis al training camp di GennaioRealini e Longo Borghini con il nuovo VelocisCiccone con il nuovo Velocis al training camp di GennaioRealini e Longo Borghini con il nuovo Velocis
La parola ai pro’
Prima di procedere con il nostro test, siamo partiti da coloro che questo casco lo stanno utilizzando già da parecchio e se ne servono quotidianamente come di uno strumento di lavoro. Elisa Longo Borghini e Gilulio Ciccone, professionisti della Trek-Segafredo.
«Fin dalla prima volta che ho indossato il Velocis – racconta la piemontese – il casco mi ha colpito positivamente per la leggerezza. Basta prenderlo in mano per rendersene conto. Come donna, poi, ho trovato geniale l’idea di creare uno spazio nella parte posteriore, per far passare i capelli. Tante volte, noi cicliste ci siamo dovute arrangiare con soluzioni fantasiose per la gestione dei capelli raccolti. Anche per questo il Trek Velocis è un passo avanti».
«Per un casco – fa eco Ciccone – credo che il design sia un elemento importante. Perché l’occhio vuole sempre la sua parte. In questo senso, con Velocis, Trek ha centrato in pieno l’obiettivo. Ha realizzato un casco bello dal look aggressivo. A me, piace tantissimo. La sua leggerezza e comfort lo rendono ideale per le salite, dove ogni grammo conta. Insieme alla buona vestibilità, è un fattore che gioca un ruolo determinante. Credo che ad oggi sia una delle migliori opzioni disponibili in questa categoria di prodotti».
La nuova e la vecchia generazione Velocis a confrontoAnche lo spessore frontale è stato ridotto nell’ultima versioneTutta diversa la gabbia posteriore ed il tirante BoaIl grande lavoro d’alleggerimento per l’interno del cascoLa nuova e la vecchia generazione Velocis a confrontoAnche lo spessore frontale è stato ridotto nell’ultima versioneTutta diversa la gabbia posteriore ed il tirante BoaIl grande lavoro d’alleggerimento per l’interno del casco
L’evoluzione del Velocis
Se messo a confronto con la versione precedente, il nuovo casco è decisamente più aggressivo, moderno e leggero, eppure non perde coerenza estetica rispetto alla gamma Velocis, che in precedenza era marchiata Bontrager. Non è un casco che voglia essere un compromesso, perché mette la sicurezza, un’insieme di soluzioni moderne, la leggerezza e la ventilazione ad un livello superiore rispetto ad altri fattori.
E’ stato mantenuto un disegno arrotondato, nonostante le ampie feritoie, alle quali si aggiungono le due “bocche” frontali. Queste ultime sono particolarmente utili per mantenere ventilata la fronte e tenere asciutta l’imbottitura frontale.
C’è il rotore Boa ed un filler perimetrale sottile e quasi impercettibile. Non è un vantaggio secondario, perché non dà fastidio quando si indossano gli occhiali e contribuisce ad una chiusura precisa, facile da customizzare e particolarmente efficiente.
Il Mips è nella versione Air -stabile, leggero e anche integrato – e “bypassa” la gabbia, senza sacrificare la sicurezza e il potere di dissipare gli effetti negativi di un impatto.
Rispetto al Bontrager Velocis Mips, questo è anche un casco Trek, perché utilizza gli inserti incarbonio OCLV in alcuni punti strategici che proteggono, irrobustiscono e compattano la scocca sottostante.
Compatto e ben sollevato dalle orecchieCompatto e ben sollevato dalle orecchie
Il nostro test
Leggerezza e ventilazione prima di tutto. Se il primo aspetto è percepibile grazie ad un’insieme di fattori, ad esempio le imbottiture ridotte per numero e risicate nello spessore, ma efficienti e ben posizionate, la ventilazione è costante e lo è anche alle basse andature. Importante e per nulla scontato, un fattore che rende il nuovo Trek Velocis molto sfruttabile, a nostro parere non solo in ambito road. Nel gravel competitivo? Perché no. Il fitting è “tondo”, per un casco che non ha punti di pressione, profondo nel modo corretto e che riduce anche quella sorta di ingombro sopra la fronte che ha caratterizzato la versione anziana. In questo punto il nuovo Velocis è più asciutto e “magro”.
Dietro è facilmente aggiustabile, grazie ad una gabbia che si adatta in altezza, flessibile e con un rotore nel punto dove è posizionato. La regolazione perimetrale è potente, molto potente, ma non comprime mai sulle tempie, anche se è necessario prestare attenzione nel momento della chiusura. Lo stesso rotore è facilmente azionabile anche quando si è in movimento.
250 grammi nella taglia mediaGli inserti OCLV anche nel posterioreIl Boa è facile da regolare anche quando si pedalaLa sezione superiore/posteriore adotta un concept aero250 grammi nella taglia mediaGli inserti OCLV anche nel posterioreIl Boa è facile da regolare anche quando si pedalaLa sezione superiore/posteriore adotta un concept aero
In conclusione
Il Trek Velocis Mips è un prodotto di prim’ordine, lo è per la qualità complessiva abbinata ad un prezzo che non è per tutti (299,99 euro di listino). E’ un casco dedicato all’agonista che tiene conto di ogni dettaglio. Al pari di una leggerezza notevole si percepisce sostanza e compattezza, per un casco ben fatto e molto curato nei dettagli. Davvero apprezzabile il Mips Air, che sviluppa la sua azione principalmente grazie alle imbottiture, mai eccessivamente spesse e scaricate nei punti dove è possibile limitare il peso.
Luca Guercilena racconta il tentativo della Trek-Segafredo di ingaggiare Ganna. Il sogno è sfumato, così la squadra prosegue con Ciccone e i suoi giovani
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
VENITE SU BICI.STYLE
bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute
I due giorni del sopralluogo sui percorsi del mondiale di Glasgow hanno dato le prime indicazioni ai tecnici azzurri. Quelle di Bennati le abbiamo sentite la settimana scorsa, ieri abbiamo parlato con Amadori, mentre ora tocca a Paolo Sangalli darci il suo parere.
Il cittì della nazionale femminile dovrà guidare le proprie atlete su due prove in linea. Prima le juniores sabato 5 agosto, che faranno 5 giri del circuito cittadino per un totale di 70,5 chilometri. Domenica 13 invece toccherà alle elite. Per loro partenza da Balloch (sulle rive di Loch Lomond) e tratto in linea prima di entrare a Glasgow, dove faranno 6 giri del circuito per un totale di 155 chilometri.
Il circuito iridato di Glasgow. Le donne junior lo faranno 5 volte, le elite 6 dopo un tratto in lineaL’altimetria del mondiale donne elite. Dopo 30 chilometri si affronta la salita pedalabile di Crow RoadIl circuito iridato di Glasgow. Le donne junior lo faranno 5 volte, le elite 6 dopo un tratto in lineaL’altimetria del mondiale donne elite. Dopo 30 chilometri si affronta la salita pedalabile di Crow Road
Paolo com’è il percorso subito dopo il via?
Partiremo da questa cittadina sul lago, le cui strade attorno sono piuttosto larghe, con qualche “mangia e bevi”, ma con un fondo stradale non perfetto. Immagino, e lo spero, che le metteranno a posto nei giorni precedenti la gara. Dopo circa una trentina di chilometri affronteremo una salita. Si arriva a Fintry e si prende una stradina stretta che porta in cima ai rilievi di un’area naturale (il Parco Naturale di Loch Lomond e delle Trossachs Mountains, ndr). Dopo lo scollinamento si va verso Lennoxtown e da lì si fa rotta verso Glasgow senza altre difficoltà altimetriche. In tutto saranno una sessantina di chilometri.
Come sono salita e discesa?
Non sono difficili, in pratica sono dei lunghi falsopiani. Giusto per dare dei riferimenti: la salita è lunga 5,4 chilometri al 4 per cento di media, la discesa invece misura 5,2 chilometri e va giù al 5 per cento. Non credo che questo Gpm possa dare problemi alle atlete anche se si pedala senza piante. Se dovesse esserci brutto tempo o peggio ancora il vento, allora potrebbe succedere qualcosa, ma prima di entrare nel circuito c’è tutto il tempo per recuperare.
Un tratto della salita che parte da Fintry. 5,4 chilometri al 4,2% medioInizia la discesa di Crow Road e si apre il panorama verso GlasgowUna volta scollinati, si scende verso Lennoxtown: 20 chilometri all’ingresso del circuito di GlasgowUn tratto della salita che parte da Fintry. 5,4 chilometri al 4,2% medioInizia la discesa di Crow Road e si apre il panorama verso GlasgowUna volta scollinati, si scende verso Lennoxtown: 20 chilometri al circuito di Glasgow
Perché poi nel tracciato di Glasgow sarebbe più complicato ricucire un eventuale svantaggio?
Quello è un circuito da posizione. Stare davanti sarà fondamentale. Ve lo ha già detto Daniele (Bennati, il cittì maschile, ndr), ci sono 42 curve in 14 chilometri. Ci sono punti in cui, se c’è qualche secondo di margine, non riesci più a vedere la testa della corsa. Il rettilineo più lungo è 800 metri. Se si resta dietro per troppo tempo, poi si soffrirà a forza di rilanciare e nel finale potresti pagare questo sforzo psico-fisico. Questa idea ce l’avranno tutte le altre nazionali e sarà una bella battaglia. Però noi italiane, e non lo dico perché ne sono il tecnico, siamo tra le più brave a mantenere le posizioni nella prima parte del gruppo.
Che riferimenti hai preso?
Di base il circuito ricalca quello dell’europeo del 2018, ma all’epoca ricordo che si arrivava dentro ad un parco verde. Stavolta l’arrivo è ancora più lineare e più da velocista. A 3 chilometri dal traguardo c’è l’ultimo strappetto (quello di Montrose Street, ndr) che lo si prende da una curva. Poi gli ultimi mille metri sono rapidi. Si affrontano due curve a sinistra intervallate da due rettilinei, il secondo dei quali è circa mezzo chilometro. Fino ai 400 metri la strada scende leggermente e poi spiana fino alla linea d’arrivo. Ma mi sono segnato anche dell’altro.
Donne. Partenza da Loch Lomond, trasferimento di circa 60 chilometri, e ingresso nel circuito di Glasgow Donne. Partenza da Loch Lomond, trasferimento di circa 60 chilometri, e ingresso nel circuito di Glasgow
Cosa?
Intanto bisognerà capire dove metteranno le transenne. Se dovessero fare un mezzo barrage, si rischia di non poter passare per dare supporto alle atlete. Mi sono anche appuntato i posti per i rifornimenti, che saranno importanti. Poi c’è il solito grande limite delle radio. Tutti i corridori le utilizzano durante la stagione, ma a mondiali ed europei sono vietate. Faccio molta fatica a comprendere questa decisione. Ma lo dico per una questione di sicurezza. In circuito, specialmente in uno con così tante curve, rischi di entrare forte in una di queste e trovarti una grossa caduta dietro l’angolo finendoci sopra. Contesto questa scelta proprio perché è illogica.
L’Italia di Paolo Sangalli come correrà? Per una ruota veloce o per un colpo di mano?
Sapete che io non voglio nascondermi. La mia idea è quella di partire con Balsamo come leader, ma è ovvio che ci voglia una alternativa. Sia come velocista, sia come finisseur. Abbiamo ragazze forti allo sprint come Consonni o Barbieri che possono andare bene in un circuito così. Ma abbiamo anche una ragazza come Longo Borghini che non si discute mai, né per la sua partecipazione né per la grande gara o grande lavoro che farebbe. Lei ha nelle sue corde la possibilità di vincere su un percorso del genere.
Le donne partiranno dalle rive di Loch Lomond. A 6 mesi dal mondiale, i battelli sono diventati iridatiIl castello “mondiale” di Stirling, dove arriveranno le cronometro dopo uno strappo secco di un chilometroLe donne partiranno dalle rive di Loch Lomond. A 6 mesi dal mondiale, i battelli sono diventati iridatiIl castello “imondiale” di Stirling, dove arriveranno le cronometro dopo uno strappo secco di un chilometro
Che tipo di corsa potrebbe saltare fuori?
Naturalmente se dovesse piovere, tutto ciò che abbiamo detto finora verrebbe amplificato. Per me sarà un mondiale che verrà corso come una classica del Nord. E a quel punto penso anche ad altri nomi. Cecchini, Guarischi, Confalonieri, Persico, Bertizzolo e tante altre. Tutte ragazze che sono importantissime nelle proprie squadre in gare di quel livello. Conterà vedere con che condizione psico-fisica arriveranno al mondiale dopo un Tour Femmes che avrà creato stress. In ogni caso credo che siamo ben attrezzati ad ogni evenienza.
Sulle giovani il discorso è lo stesso o cambia tanto?
Partendo dalle U23, Gasparrini è un’atleta che ha le caratteristiche giuste per questo mondiale. Se dimostrerà di andare forte potrebbe fare la sua corsa all’interno della corsa stessa. Però noi vogliamo vincere il titolo elite e se lei dovesse tornare utile per fare un determinato lavoro allora potrebbe essere sacrificata. Questo lo decideremo molto più avanti. Per quanto riguarda le juniores invece ci vogliono ragazze potenti, veloci, scattanti e chi recupera meglio da uno sforzo all’altro. A Glasgow, Venturelli può arrivare da sola ma abbiamo anche le velociste. Devo solo capire come si comporteranno nei prossimi appuntamenti con la nazionale. Se ne sono già accorte alla Gand a fine marzo il livello che incontreranno.
Il conto alla rovescia per la terza edizione della Parigi-Roubaix Femmes sta per esaurirsi. Domani a quest’ora la staremo analizzando sotto altri punti di vista vedendo se saranno emersi spunti ulteriori rispetto alla nostra chiacchierata con Ilaria Sanguineti.
Che sia una gara che ti faccia sobbalzare prima per il pathos e poi sulla sella è fuori discussione. E che la Roubaix femminile sia un affare della Trek-Segafredo è altrettanto vero, lo dice la storia delle altre due edizioni. Nel 2021 la cavalcata solitaria di Lizzie Deignan completata dal terzo posto di Longo Borghini, trionfatrice poi l’anno scorso ed affiancata da Brand sul terzo gradino del podio. In hotel a Valenciennes, dove fa casa-base il team statunitense, forse stanno facendo gli scongiuri (o forse no) ma l’atmosfera è sotto controllo come sempre.
Il lavoro di Sanguineti sarà quello di portare e tenere davanti le compagne nei settori di pavè più complicatiIl lavoro di Sanguineti sarà quello di portare e tenere davanti le compagne nei settori di pavè più complicati
Tattiche e fango
Durante il collegamento della conferenza stampa virtuale, Longo Borghini ha ribadito quanto la Roubaix sia una corsa in cui bisogna avere più piani di riserva. E di sicuro Ina Yoko Teutenberg, diesse della Trek-Segafredo, ne avrà studiati ancora di più.
«Questa è una corsa diversa dalle altre – ha spiegato l’ossolana reduce dalla terza piazza ottenuta al Fiandre dopo una lunga assenza per covid – che possono vincere tante atlete. Penso alla nostra Brand che può fare una grande corsa, così come quest’anno sarà un’altra corsa per Elisa (Balsamo, ndr). Credo che il tratto di Mons en Pévèle possa risultare decisivo e particolarmente sporco. Potremmo trovare molto fango, considerate anche le previsioni.
«L’organizzazione di questa corsa migliora ogni anno – ha proseguito – e personalmente sono d’accordo di non inserire la Foresta di Arenberg. E’ troppo vicina alla nostra partenza e creerebbe un inutile caos. Kopecky? Se mi chiedete se è lei la avversaria numero uno vi rispondo di sì. E’ in una forma brillante ma alla Roubaix le cose cambiano rapidamente. Ovvio che terremo in considerazione lei e altre ragazze».
Per Longo Borghini, campionessa uscente, alla Roubaix ci vogliono più piani di riserva. Uno potrebbe essere BalsamoPer Longo Borghini, campionessa uscente, alla Roubaix ci vogliono più piani di riserva. Uno potrebbe essere Balsamo
Le parole di Yaya
La ricognizione di mercoledì ci ha spinto a tastare il polso con Sanguineti che, dopo due “fuori tempo massimo” sul pavè francese, parte con idee ben chiare in mente. Senza accantonare la sua solita estroversione.
Com’è andato il sopralluogo?
Bene, c’era una giornata con buone condizioni meteo. E bene perché io solitamente non sono troppo amante delle recon. Diciamo però che prima di Fiandre e Roubaix servono parecchio. Poi fare una recon con un’atleta come Elisa (Longo Borghini, ndr) che ha vinto entrambe le gare, la vivi molto meglio perché sa darti tante indicazioni e consigli. Naturalmente sappiamo che in gara cambierà tutto. Un conto è fare una parte del percorso con cinque compagne e vedere dove è meglio passare. Un conto è fare quello stesso tratto in cinquanta o cento corridori.
Avete provato qualcosa di specifico?
E’ stato un modo per studiare e ripassare i punti più delicati, come le curve sconnesse in alcuni tratti. Abbiamo affrontato 13 dei 17 settori di pavè, alcuni fatti a blocco. Personalmente preferisco farli allegri o forte perché altrimenti allunghi solo la sofferenza (ride, ndr). Siamo state attente alla pressione da tenere con i copertoncini. Ma anche quella potrebbe cambiare quando vedremo che tempo farà domattina. Non dovrei usare guanti speciali per prevenire piaghe e vesciche alle mani. Mercoledì ho usato un po’ di cerotti sulle dita e via andare (sorride, ndr).
Lucinda Brand, terza alla Roubaix 2022, grazie alle sue doti da ciclocrossista può puntare alla vittoriaLucinda Brand, terza alla Roubaix 2022, grazie alle sue doti da ciclocrossista può puntare alla vittoria
A proposito di ricognizione, hai avuto modo di sentire la tua amica Guazzini?
Sì, certo, anche perché è nel nostro stesso hotel. Ho subito mandato un messaggio a Vittoria e poi l’ho chiamata. Mi ha detto che ha preso un ostacolo ed è caduta, ma in realtà abbiamo parlato poco di ciclismo e di quell’incidente. L’ho sentita abbastanza di buon umore, per quanto lo si possa essere dopo un infortunio del genere. Però la “Vitto” ha del carattere e so che tornerà presto in bici.
Tu invece come arrivi a questa Roubaix?
Ho fatto anche le altre due e stavolta le sensazioni sono buone. Più morale che fisico. Quest’anno ho più motivazione, mi sento più sul pezzo. Voglio aiutare le mie compagne a portarle davanti o tenercele. Abbiamo più di una punta. Naturalmente la Trek-Segafredo ci tiene tanto a questa corsa avendo vinto le passate edizioni però partiamo come se non avessimo nulla da perdere. Non ci sentiamo avvantaggiate. Non guarderemo le altre formazioni ma noi stesse. Ha ragione Elisa (Longo Borghini, ndr) quando mi diceva che la Roubaix non è mai finita finché non tagli il traguardo.
Yaya e Barzi. Sanguineti ha il compito di pilotare Balsamo in volata o in gare dure come la RoubaixYaya e Barzi. Sanguineti ha il compito di pilotare Balsamo in volata o in gare dure come la Roubaix
L’angelo custode Ilaria Sanguineti ha dato qualche consiglio a Balsamo?
Siamo in camera assieme e le ho detto che quest’anno lei non si deve preoccupare di nulla. Se ha sete o fame, all’ammiraglia ci vado io, anzi parto già con lo zainetto (racconta con una battuta riferendosi alla squalifica di Balsamo nel 2022 per prolungato bidon-collè, ndr). Battute a parte, in questi giorni la “Barzi” ed io ci siamo confrontate in allenamento e credo che possa fare una buona corsa.
Dopo Roubaix farai un periodo di stacco?
Non subito. Prima farò la Amstel Gold Race come regalo visto che c’è il 16 aprile, il giorno dopo il mio compleanno. Non è proprio la gara più adatta a me ma mi piace e la corro volentieri. Poi tornerò a casa e inizierò a preparare le altre corse, sperando che arrivi presto il caldo.