Tornare competitivi dopo una caduta. Questione di psicologia

15.04.2024
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Le vittorie a ripetizione di Elisa Longo Borghini e di Elisa Balsamo hanno un punto in comune e non è dato, in questo caso, dalla comune militanza nella Lidl-Trek. Entrambe le azzurre vengono da un 2023 molto difficile, contraddistinto da infortuni lunghi e complicati e da una ripresa lenta. Non sono certamente i soli casi, basti pensare sempre nel team americano il lento cammino di resurrezione di Tao Geoghegan Hart e chi vive da vicino le vite di questi campioni sa che non è tutto legato al fisico, all’allenamento, ai risultati. Molto pesa la testa, la psicologia, il come si vive questo periodo di ripresa.

La vittoria della Longo Borghini alla Freccia del Brabante. Il suo 2023 era stato fermato dalla caduta al Giro
La vittoria della Longo Borghini alla Freccia del Brabante. Il suo 2023 era stato fermato dalla caduta al Giro

Nel team un ruolo sempre più importante – lei come colleghi e colleghe negli altri team – lo svolge la dottoressa Elisabetta Borgia, che anche nel caso delle due atlete in questione è stata un supporto importante e che sa bene quanto il ritorno a livelli pari se non addirittura superiori sia un iter molto lungo e travagliato.

«Il primo passo che un atleta deve fare è l’accettazione – spiega la Borgia – Gli sportivi hanno sì una struttura mentale molto forte, che è però molto basata su un rigido cammino: c’è una strategia da seguire verso l’ottenimento dell’obiettivo, fatta di tappe che sono allenamenti e gare con una flessibilità contenuta e studiata. L’infortunio arriva e stravolge tutto, vengono cancellati i piani, tutto quello che era stato stabilito viene cancellato d’un colpo».

Elisabetta Borgia da anni collabora con il Team Lidl-Trek e ha seguito la rinascita delle azzurre
Elisabetta Borgia da anni collabora con il Team Lidl-Trek e ha seguito la rinascita delle azzurre
Che succede a quel punto?

L’istinto direbbe di studiare subito un “piano B”, ma non è così semplice. Bisogna innanzitutto porsi davanti un obiettivo nuovo, che non ha più a che vedere con le corse ma che riguarda il ritrovare la salute. E per far questo è necessario rallentare, ma questo non è nello spirito dell’agonista, che anzi vuole tornare prima possibile a gareggiare, vuole riprendere esattamente da dove si era fermato. Per questo parlo di accettazione: bisogna mettere un punto e ripartire.

E’ difficile accettare l’infortunio?

Sì, ma è soprattutto difficile accettare che quel piano che era stato fatto a inizio stagione non c’è più. Non si recupera, non si può riprendere. E’ legittimo rammaricarsene, ma bisogna guardare avanti. Bisogna saltare su un nuovo piano lasciando andare quel che è stato. Ripartendo sempre dal ristabilimento fisico. Bisogna soprattutto lasciar andare via la rabbia, che non serve e fa sprecare energie preziose.

Per Elisa Balsamo il 2024 è stato finora ben diverso dall’anno passato. Protagonista anche alle classiche
Per Elisa Balsamo il 2024 è stato finora ben diverso dall’anno passato. Protagonista anche alle classiche
Come si salta su un nuovo piano?

Intanto si comincia con la consapevolezza, l’accettazione di cui parlavamo prima. Poi il lavoro dello psicologo deve essere coadiuvato dai vertici del team. Lì serve l’impegno di tutta l’equipe, per stabilire un nuovo cammino, verso nuovi obiettivi, passando magari anche per la rielaborazione del trauma. L’atleta però deve essere consapevole, capire dove deve andare, che cosa potrà ottenere, soprattutto quanto è importante che tutto ciò avvenga nel pieno rispetto del proprio corpo, godendo della piena salute necessaria per ritrovare il proprio livello. Bisogna ricostruire tutto il viaggio.

Nel caso della Longo Borghini però assistiamo a una ragazza esperta che non aveva mai toccato simili picchi di rendimento, pur avendo un curriculum già di per sé eccezionale… Come si diventa più forti di prima?

I cinesi, parlando della resilienza, fanno l’esempio di un vaso rotto rimesso insieme con colla dorata perché diventi ancora più prezioso. Per lo sportivo è un po’ così: l’abitudine alla vittoria può anche portare a una diminuzione del desiderio di vincere. Chi viene da infortuni gravi ha invece la smania di tornare a prima. Se ben incanalata, questa foga può essere utile, può servire a conoscere più di se stessi perché noi siamo fatti anche delle nostre esperienze. Questi sono principi utili nello sport come nella vita di tutti i giorni, ma considerando il nostro ambiente, è come fare uno step up, salire di livello in un videogioco. La nostra società tende a nascondere la sofferenza, la negatività, ma è attraverso di essa che si va oltre.

Per Tao Geoghegan Hart la strada della rinascita è ancora lunga. Lo vedremo al Giro d’Italia
Per Tao Geoghegan Hart la strada della rinascita è ancora lunga. Lo vedremo al Giro d’Italia
Un infortunio può anche non essere fisico: una decisione sbagliata, un esito negativo per questione di centimetri. Spesso vicende del genere lasciano strascichi, come se ne esce?

Fondamentale è l’analisi di quello che è successo. L’errore pesa, per superarlo bisogna capire che cosa si è fatto. La gestione degli ultimi chilometri, l’avversario magari sottovalutato, cosa è andato bene e male. Ritrovandosi nella stessa situazione come si agirebbe, sapendo com’è andata? Bisogna affinare attraverso tutto ciò la nostra capacità di “problem solving”, imparare a gestire la situazione anche in presenza di forti emozioni, facendo in modo che l’attività emotiva non vada a inficiare l’applicazione logica.

E’ evidente però come, nel ciclismo come in tante altre discipline sportive, un piccolo episodio vada a intaccare la concentrazione mentale. Sono evidenti i casi di eventi che cambiano completamente il loro andamento proprio perché il protagonista ha perso la sua applicazione mentale. La concentrazione può essere allenata?

Sicuramente. La si può anche perdere. La società odierna porta a non essere concentrati quasi mai, a vivere a un livello di superficialità, questo perché abbiamo ormai un flusso d’informazioni che, secondo recenti studi, è più del doppio di quello di 10 anni fa. Siamo iperstimolati, tendiamo al multitasking quando invece il nostro cervello fa fatica a processare più informazioni per volta. La concentrazione deve essere uno stile di vita. La si può applicare anche nelle più piccole cose: mangiare, bere, guardare, insomma focalizzando i 5 sensi. Questo diventerà utilissimo anche quando saremo impegnati in corsa.

Troppa Kopecky per questa Balsamo. Roubaix all’iridata

06.04.2024
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ROUBAIX (Francia) – Se domenica scorsa al Giro delle Fiandre ci aveva colpito lo sguardo di Elisa Longo Borghini prima della partenza, stamattina a Denain quegli stessi occhi li aveva Lotte Kopecky. La campionessa del mondo è sempre molto concentrata e determinata, ma stavolta faceva veramente paura.

Body iridato strettissimo che esaltava ogni fibra muscolare. E quegli occhiali, appoggiati sul casco mentre gironzolava tra il bus e il podio firma, lasciavano intravedere uno sguardo agghiacciante.

«Questo era uno dei grandi obiettivi della stagione – ci ha detto la sua compagna Barbara Guarischi dopo l’arrivo – la volevamo tantissimo e la volevamo con Lotte. Oggi abbiamo corso da squadra vera. Sempre unite, sempre compatte».

Spettri fiamminghi?

Eppure la corsa non sembrava stesse prendendo una piega troppo positiva per la Sd Worx-Protime. Lorena Wiebes faceva fatica e Kopecky, come avevamo già visto nelle ultime gare fiamminghe, continuava a scattare, ma senza fare la differenza. Per poi spegnersi nel finale.

«No – continua Guarischi – la corsa è andata come volevamo. Riscatto? Direi che è vero che qualcosa non ha funzionato bene nelle ultime gare, ma proprio per questo come ho detto prima ci siamo comportate come una vera squadra. Le gambe non sono sempre le stesse e ogni gara ha una storia a sé. Oggi però non ci sarebbe sfuggita. Speravamo di avere Wiebes davanti nel finale, così da far correre più coperta Lotte, anche perché c’erano ragazze molto veloci, ma col senno del poi è andata bene così».

Una volta entrate nel velodromo, tra le “altre ragazze veloci” c’era anche Elisa Balsamo. La sua presenza in quel drappello ci ha fatto sperare che il suo spunto riportasse la Roubaix Femmes in Italia dopo il successo di Elisa Longo Borghini due anni fa. Ma dal bordo della pista abbiamo rivisto lo sguardo feroce, o meglio l’espressione visto che questa volta gli occhiali erano abbassati, di Kopecky.

In questa foto tutta la potenza di Lotte Kopecky
In questa foto tutta la potenza di Lotte Kopecky

Feeling Koepcky

Per un po’ ci è sembrato uno sprint a due: Elisa contro Lotte. Prima della curva finale Balsamo si volta, come cercando Kopecky. L’iridata è dietro, poi sale sulla curva e si butta giù come un falco. Nel rettilineo finale va il doppio delle altre. Dal vivo, e per di più di profilo, questa differenza di velocità è stata stupefacente.

«Oggi mi sentivo davvero bene – ha detto Kopecky – sentivo un grande feeling con la bici, con il fisico e con la squadra. Sono state tutte molto brave. Elena Cecchini mi ha portato in testa nel primo tratto di pavè. Che dire, sono contenta. Tenevo moltissimo a questa gara».

Kopecky è stata una vera sfinge anche quando a 60 chilometri dall’arrivo ha avuto un guasto meccanico. Ci ha messo un secondo a rientrare e a tornare in testa al gruppo. Di nuovo ha mostrato quella sua determinazione famelica.

Marianne Vos in grande spolvero. In tante foto Balsamo le appare vicina
Marianne Vos in grande spolvero. In tante foto Balsamo le appare vicina

Podio d’onore

Dopo il podio, Elisa Balsamo si ferma a parlare con noi. E’ stanca, un po’ felice, un po’ delusa. Una vincente come lei non può gioire del tutto per un secondo posto. Anche se è un secondo posto di quelli pesanti.

«E’ normale che dopo l’arrivo ci sia un po’ di disappunto – racconta con la sua innata gentilezza l’atleta della Lidl-Trekun secondo posto alla Roubaix per ora mi fa pensare che devo credere di più in me stessa. Ad inizio gara non avrei mai detto che sarei stata qui a giocarmela. Vorrà dire che ci riproverò l’anno prossimo».

Balsamo passa poi a raccontare della corsa e di quanto sia stato buono il lavoro della sua squadra. Ormai sempre più una squadra faro. Anche senza le due vincitrici della precedenti Roubaix, Longo Borghini e Deignan, hanno preso in mano la gara e non hanno sbagliato di molto a conti fatti. 

«Voglio dire un grande grazie a tutte le ragazze e ad Ellen (Van Dijk, ndr) in particolare, che oggi è stata davvero forte. Tutte noi abbiamo fatto un ottimo lavoro. E’ stata una corsa molto dura. Nel finale temevamo che rientrasse Wiebes. Per radio ci hanno avvertito che erano a 18”. A quel punto Ellen si è messa a tirare e vedendo che non guadagnavano più, siamo rimaste abbastanza tranquille».

Il vento ha inciso non poco. E La stessa Guarischi, che ha lavorato le prime due ore, ha detto che alla fine proprio il vento ha reso ancora più stressante la corsa ben prima del pavè.

Dopo il piccolo cedimento nel Carrefour de l’Arbre Balsamo si è incollata a Giorgi, poi terza
Dopo il piccolo cedimento nel Carrefour de l’Arbre Balsamo si è incollata a Giorgi, poi terza

Due momenti

Ma torniamo ad Elisa Balsamo. E continuiamo l’analisi della sua Roubaix. Le facciamo notare che ci hanno colpito due momenti in particolare: quando si è staccata nel Carrefour de l’Arbre e quando nel velodromo si è voltata mentre veniva lanciata la volata. Un gesto che abbiamo visto a 4 metri di distanza, non di più. E che sicuramente aveva un significato. Che cercasse proprio Kopecky?

«No – spiega Elisa – in realtà volevo prendere la ruota di Marianne Vos perché pensavo fosse la più veloce. Ma poi si sa: nelle volate dopo una gara così lunga e tosta, non conta tanto chi è più veloce ma chi è più fresco».

Stremata, Balsamo aspetta la compagna Ellen Van Dijk, dopo il traguardo
Stremata, Balsamo aspetta la compagna Ellen Van Dijk, dopo il traguardo

«Per quanto riguarda il Carrefour de l’Arbre invece, quando mi sono staccata, ero semplicemente un pochino oltre il limite. Dovevo per forza mollare un po’. Mi sono gestita». Ecco dunque spiegata anche la sua volata. Una Balsamo con le gambe giuste, tanto più in un velodromo, lei che è anche pistard, non fa uno sprint simile. Era quasi seduta.

Dopo una vistosa scodata in uscita di curva sempre su quel settore di pavè, pensavamo avesse un guasto meccanico, una foratura. Invece è stata questione di gambe. Però anche in quel frangente Elisa si è mostrata campionessa. Non è andata nel panico. Si è voltata, ha visto Giorgi risalire forte e si è fatta bastare quella manciata di secondi per “recuperare”.

50 vs 52

Le abbiamo anche chiesto se la sua scelta di usare la monocorona da 52 denti non sia stata troppo azzardata, rispetto alla 50, sempre mono, di Kopecky. Come a dire che quei due denti in più le avessero un po’ “cucinato” le gambe. 

«No, no – spiega Elisa – col senno del poi credo fosse la scelta giusta, come per tutti gli altri materiali. La squadra ha fatto un grande lavoro in questi giorni anche in questo senso. Sono assolutamente contenta di questa scelta».

E a proposito di materiali, va segnalato che proprio Lidl-Trek e Sd-Worx sono state le uniche squadre a portare al traguardo sei atlete su sette, piazzandone due nelle prime dieci. Come tra gli uomini, più si alza il livello, più certe differenze sono marcate.

Sangalli, Parigi e le donne: Montmartre può far male

28.03.2024
6 min
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A Parigi con Bennati e Velo c’era anche Paolo Sangalli, tecnico delle donne. La storia azzurra delle ultime sette edizioni, a partire da Atlanta, dice che le italiane hanno portato a casa una medaglia per ben quattro volte. L’argento di Imelda Chiappa nel 1996, il bronzo di Tatiana Guderzo a Pechino e gli altri due di Elisa Longo Borghini a Rio e Tokyo. Nelle ultime quattro edizioni, vale a dire da Pechino in avanti, Sangalli è stato della partita: prima accanto a Salvoldi, questa volta da solo. Olimpiadi ne ha viste diverse, insomma, la sua valutazione del percorso e della gara può dire parecchio.

Cosa dire del percorso di Parigi: ci piace?

A me personalmente piace molto. Si parte dal Trocadero. Si fa un pezzo di città. Si esce. Ci sono circa 90 chilometri nella campagna francese, che sappiamo benissimo essere ondulata. Le strade sono belle, ci sono segnate sei cotes: niente di che, però sono comunque sei asperità. Poi si rientra e dopo 117 chilometri si inizia la prima scalata di Montmartre. In cima si va a destra e si entra nel circuito di 18,4 chilometri che si fa due volte.

Come è fatto?

Oltre a Montmartre, che è lungo 900 metri, c’è un altro strappettino di un chilometro, su una strada dritta e larga. E poi un altro di 400 metri. Quindi si fa un’altra volta Montmartre e un altro giro del circuito. Mentre dopo la terza salita, si va a sinistra verso la Senna, con l’arrivo davanti alla Tour Eiffel.

E’ lo stesso degli uomini?

Sì e si fa lo stesso numero di volte. Quindi anche noi facciamo la gran parte della corsa in campagna e penso proprio che verrà fuori impegnativa. Non è un percorso impossibile perché non ci sono pendenze esagerate, ma è una gara particolare. Ad ogni momento può succedere qualcosa, perché alla fine sarà un testa a testa e non ci sarà la squadra che può recuperare la situazione. Abbiamo visto come è andata a Tokyo e difficilmente si lasceranno andare via delle fughe col rischio che arrivino.

Secondo Bennati, la gara degli uomini si potrebbe decidere anche fuori da Parigi: le donne aspetteranno il circuito finale?

Vista la gara di Tokyo e il fatto che ci siamo tutti scottati (l’austriaca Kiesenhofer prese il largo e non fu più ripresa, ndr), come si diceva, penso che ci sarà più controllo. Se la fuga va, ci saranno dentro anche le ragazze delle nazionali di riferimento. Per cui alla fine credo che si risolva nel circuito.

Anna Kiesenhofer sul percorso di Tokyo: un attacco forse sottovalutato che le ha reso l’oro olimpico
Anna Kiesenhofer sul percorso di Tokyo: un attacco forse sottovalutato che le ha reso l’oro olimpico
Quindi la filosofia è portare ragazze capaci di entrare nelle fughe?

Di sicuro non si può pensare di avere qualcuna che tiri e basta, perché si corre in quattro. Serve gente in condizione che sia anche in grado di fare risultato. E’ una gara che non c’entra nulla con quello cui siamo abituati. Per me è la quarta Olimpiade e ogni volta succede la stessa cosa. Se non sei nell’azione, ti finisci oppure finisci la squadra per inseguire e poi, nel momento in cui la corsa si accende, non hai possibilità.

Di riflesso anche le atlete che saranno convocate dovranno essere pronte a un altro tipo di corsa?

Le Olimpiadi sono impostate in modo diverso. E’ anche vero che se hai 10 secondi allo scollinamento di Montmartre e ti guardi troppo in faccia, può darsi che da dietro rientrino. Però è davvero una gara difficile da interpretare. C’è grossa possibilità che scollinando bene là in cima, si possa arrivare. Da fine discesa, ci sono 300 metri in cui la strada un po’ sale e non riesci a prenderla di slancio, perché in fondo c’è una “esse”. Quindi devi rallentare, fare la doppia curva e rilanciare. Poi la strada comincia ad andare giù, ma c’è da spingere perché la bici non va da sola. Quindi servono davvero tanta condizione e tanta visione di corsa. Puoi mettere tutta la gente che vuoi sul circuito, visto che non hai le radio, ma comunque serve avere in corsa ragazze che vedano la corsa e siano sveglie.

Cosa dire della salita di Montmartre?

Si svolta a destra proprio prima del Moulin Rouge. Nel primo tratto la strada va su dritta con pendenze 5-6 per cento. Poi volti a sinistra e il fondo diventa più brutto. Lì inizia il pezzo più duro dove c’è la pendenza al 9 per cento. Quindi si arriva in cima, si passa sotto la Basilica del Sacro Cuore, si gira intorno e si scende. La discesa non farà grande selezione, ma è chiaro che chi è più bravo, avrà un vantaggio.

Longo Borghini Tokyo 2021
Da Elisa Longo Borghini l’unico squillo azzurro nel ciclismo su strada, un bronzo preziosissimo
Da Elisa Longo Borghini l'unico squillo azzurro nel ciclismo su strada, un bronzo preziosissimo
Da Elisa Longo Borghini l’unico squillo azzurro nel ciclismo su strada, un bronzo preziosissimo
Invece il finale?

Sei in un percorso cittadino, con tutto il pezzo lungo la Senna. Se vogliamo, assomiglia abbastanza a quello che è successo alla Gand, anche se la distanza fra Montmartre e il traguardo è inferiore a quella fra il Kemmelberg e Wevelgem. Domenica ero in Belgio e si è visto che Georgi, Kopecky e Vibes sono andate via, ma è bastato che si guardassero un attimo e da dietro sono rientrate.

Avevi fatto il paragone con il finale di Cittiglio: visto il percorso, regge ancora?

Sì, considerando però che la salita del Trofeo Binda è più impegnativa, mentre a Parigi diventa dura per la distanza e per il pavè. Però ci andiamo vicino, è un arrivo che se fai la differenza là in alto, puoi anche arrivare. Se si trovano tre ragazze di tre Nazioni diverse e tirano dritto, la medaglia è assicurata e di certo non si volteranno.

Quindi comunque serviranno corridori da classiche, tipo Longo Borghini?

Sicuramente. Elisa è adattissima, senza ombra di dubbio. Sarà importante l’avvicinamento, che secondo me vede il Giro d’Italia in posizione privilegiata. Non so se qualche olandese farà un percorso diverso, ma io credo che uscire in crescendo dalla corsa a tappe dia la condizione perfetta. Prima del Giro faremo un raduno preolimpico e subito dopo ne faremo un altro, ma più breve, insieme ai ragazzi di Bennati prima di partire. Lassù alloggeremo in un hotel zona Versailles, che è comodo per allenarsi, e dovremo capire se ci sarà una prova del circuito finale con strade chiuse alla vigilia della corsa.

Nel 2021, Elisa Balsamo ha vinto il mondiale di Leuven con un finale che ricorda quello della gara di Parigi
Nel 2021, Balsamo ha vinto il mondiale di Leuven con un finale simile a quello della gara di Parigi
Ultimo tema: hai letto la reazione di Villa all’ipotesi che Balsamo corra anche su strada?

Faccio fatica a immaginare una situazione di tensione, perché su questo sono molto sereno. E’ vero che la medaglia è importante farla, che sia strada o che sia pista. Bisognerà valutare davvero bene cosa succede alla fine delle classiche, ma molto tranquillamente. Con Marco ci siamo parlati anche la settimana scorsa e la nostra è proprio una situazione di estrema tranquillità. Ci conosciamo da una vita, io ho fatto tanta pista e conosco il lavoro che c’è dietro.

Si sta parlando di rinunciare a Balsamo nella prova su strada.

Rispetto quello che ha detto Villa. Il quartetto sono 4-5 ragazze, quindi se manca un pilastro bisognerà capire bene. Il problema sono questi calendari, non certo il rapporto fra strada e pista. Avendo anche le junior, consiglio loro di andare in pista. Anche prima di Cittiglio ho voluto che andassero a girare. Il venerdì di quella settimana anche Balsamo era in pista in pista e domenica ha vinto il Binda. Quindi questo aspetto bisogna sdoganarlo. Mentre per i nomi c’è da aspettare ancora qualche gara e poi potremo parlarne con la massima serenità.

Parigi, le medaglie, i tecnici, le scelte: Amadio, come si fa?

27.03.2024
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E’ comprensibile che, guardando alle Olimpiadi di Parigi, ciascun tecnico voglia per sé gli atleti migliori. Pertanto è comprensibile che lunedì Marco Villa si sia irrigidito davanti all’ipotesi, appena sussurrata, che Elisa Balsamo possa essere dirottata sulla strada o portata a fare sia strada sia pista. In realtà Diego Bragato, responsabile del settore performance della FCI, ha spiegato in modo semplice ed efficace che il doppio impegno sia un grosso rischio: due giorni per recuperare sono pochi. Così se l’eventualità è stata esclusa da un pezzo per Ganna e Milan, si dovrà ragionare anche per le donne. Il quartetto è una costruzione particolare e spietata. Immaginare di avere uno degli atleti in condizioni poco meno che perfette dà i brividi. Per contro, privare la strada di una campionessa del mondo (lasciamo fuori dal discorso Chiara Consonni per non aggiungere altra carne al fuoco) sarebbe un duro colpo per Sangalli.

Dato che ciascun tecnico vuole per sé gli atleti migliori, la distribuzione degli azzurri non sarà lasciata alle valutazioni individuali, ma vedrà il team manager Roberto Amadio nei panni del mediatore. E dato che si parla di Olimpiadi, anche il CONI dirà la sua ed è chiaro che i criteri siano diversi da quelli di mondiali ed europei. Si ragiona giustamente per medaglie, per cui a un certo punto la ragion di stato prevarrà sulle ambizioni personali di tecnici e atleti. Perciò, per arricchire il punto di vista e dargli un’altra profondità, abbiamo affrontato la questione con Amadio.

Roberto Amadio è dal 2021 team manager delle nazionali: debuttò alle Olimpiadi di Tokyo
Roberto Amadio è dal 2021 team manager delle nazionali: debuttò alle Olimpiadi di Tokyo
Allora Roberto, come la mettiamo?

La valutazione tecnica fra uomini e donne è diversa, avete ragione. Anche il modo di interpretare le corse femminili è diverso da quello maschile. Ci sono molte più possibilità che arrivi un gruppetto senza la selezione ben definita che potrebbe verificarsi fra gli uomini. Un po’ per la distanza, un po’ per il percorso, un po’ per i fenomeni che vediamo in questo momento e che possono accendere la corsa in qualsiasi momento. Con le donne è diverso, ma credo sia ancora presto per immaginare degli scenari. Perché ci sono ancora delle classiche che possono offrire spunti. E poi soprattutto sono convinto che deve essere l’atleta a esprimere la propria convinzione di poter far bene, qual è la sua ambizione. Per cui vedremo, sono situazioni diverse che valuteremo.

Immaginiamo sia una valutazione complessa.

Abbastanza. La Federazione e di conseguenza il CONI valuteranno anche in base a quante possibilità abbiamo di andare a medaglia in una specialità piuttosto che in un’altra. Questo è chiarissimo e taglia tutti i discorsi. Per ora tuttavia direi di aspettare, lasciare ancora del tempo e far passare le classiche che sto osservando molto bene, immaginando quali situazioni potrebbero ripetersi eventualmente a Parigi. Visto il percorso, immagino che ancora una volta alle Olimpiadi verranno fuori atleti di fondo.

E’ complicato tenere in equilibrio i vari settori?

In realtà qua il vero problema è il modo di lavorare dell’UCI. Prima si riempiono la bocca con la multidisciplina e poi fanno di tutto perché alle Olimpiadi non si possa metterla in atto. Se la prova su strada fosse stata cinque giorni prima o una settimana prima, tutti questi problemi non ci sarebbero stati. L’interazione fra settori funziona e la dimostrazione sono Milan, Ganna, Consonni e tutte le ragazze che fanno pista e vincono su strada. Ma non si può mettere in difficoltà una specialità o l’altra perché viene fatto un calendario che rende impossibile farle entrambe. Soprattutto gli uomini come possono fare un inseguimento a squadre due giorni dopo una corsa di 290 chilometri, sapendo di dover fare 3’43” – 3’44” in qualificazione per essere fra primi quattro? Il tema è questo.

La Gand-Wevelgem donne di domenica è stata un primo momento di osservazione
La Gand-Wevelgem donne di domenica è stata un primo momento di osservazione
Il calendario di Tokyo infatti era migliore, invece a partire dagli ultimi mondiali di Glasgow è cambiato qualcosa in peggio…

Infatti il problema non è del CIO, ma dell’UCI.

La Federazione avrebbe potuto opporsi a questo calendario nel momento in cui è uscito?

Lo sapete come fanno, no? Tirano fuori il calendario quando è stato approvato ed è impossibile modificarlo.

Immagini di fare una riunione con tutti i tecnici per affrontare l’argomento?

Ho già fatto due riunioni tutti assieme dove abbiamo preso delle decisioni. Ne farò un’altra a breve, dove faremo il punto su Parigi, sui mondiali e gli europei. Faccio sempre le riunioni assieme a tutti, perché comunque sono tutti coinvolti, visto il tipo di atleti che abbiamo soprattutto per quanto riguarda pista, strada e crono. Poi ci sono complicazioni ulteriori a livello di iscrizione e partecipazione all’Olimpiade. Hanno ridotto di un’unità tutte le specialità per rimanere dentro il numero degli atleti, quindi se a Tokyo avevamo cinque atleti in competizione e uno fuori che poteva subentrare, a Parigi ne abbiamo quattro in gara più uno a disposizione. Per cui alla fine siamo penalizzati noi che abbiamo un numero di atleti superiore. Non è facile, sono giorni che lotto per capire come incastrare tutte le cose.

Nella recente ricognizione a Parigi, Velo, Bennati e Sangalli: tecnici di crono, strada pro’ e strada donne
Nella recente ricognizione a Parigi, Velo, Bennati e Sangalli: tecnici di crono, strada pro’ e strada donne
Certo non è facile mettersi nei panni dei singoli tecnici, che devono rinunciare ad atleti potenzialmente competitivi…

Li capisco, però voglio ribadire che per le Olimpiadi, a differenza del mondiale e degli europei, in cui i tecnici fanno le loro valutazioni specifiche, si fanno scelte per il bene della nazionale, della Federazione e del CONI. Questo deve essere percepito anche dalla gente. Saranno fatte valutazioni con delle logiche precise e ce ne prenderemo la responsabilità. Che vada bene o vada male, ci siamo abituati. Se andrà bene, il merito sarà di qualcun altro. Se andrà male, si sa di chi è la colpa. Ma questo onestamente è l’ultimo dei miei problemi.

Scelta fra strada e pista, Villa alza la voce

25.03.2024
5 min
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Marco Villa non è uno che la manda a dire. Tornato dalla trasferta di Hong Kong per la seconda tappa della Nations Cup, si è ritrovato con equilibri in nazionale cambiati in maniera profonda in base agli ultimi risultati. Il nocciolo della questione, come sottolineato nell’intervista con Bragato che Villa ammette di aver letto subito e con grande attenzione, è il calendario olimpico che rende estremamente complicata la coesistenza fra strada e pista.

Ci sarà tempo per discuterne a vari livelli, in attesa che vengano prese le opportune decisioni (Villa non la cita mai, ma è chiaro che il problema è legato direttamente alla presenza della Balsamo alla gara in linea su strada e/o al torneo del quartetto su pista). Importantissima sarà la partecipazione alla terza tappa di Milton, in Canada, dove la nazionale femminile, a differenza di quella maschile, sarà al completo.

Villa con le ragazze del quartetto, che ritroverà a Milton dal 12 al 14 aprile
Villa con le ragazze del quartetto, che ritroverà a Milton dal 12 al 14 aprile

«Siamo andati a Hong Kong – spiega – con una squadra di ragazzine. Devo dire grazie ai team che ce le hanno messe a disposizione permettendo loro di fare un’esperienza positiva. La partecipazione era obbligata, in quanto il sistema olimpico prevede la presenza in almeno due prove su tre e con le ragazze ad Adelaide non eravamo presenti. Alla fine è uscito fuori un sesto posto valido per il ranking Uci (settime al traguardo, ma la Cina aveva due squadre, ndr) che è stato anche oltre le mie aspettative. Mi attendevo qualcosa di più dagli uomini. La trasferta mi ha comunque permesso di avere buone risposte da Sierra in un contesto per lui nuovo e verificare anche i progressi di Giaimi (nella foto di apertura con il cittì, ndr), che comunque deve lavorare molto sulla parte tecnica».

Le vittorie della Balsamo su strada paradossalmente hanno complicato i piani della nazionale
Le vittorie della Balsamo su strada paradossalmente hanno complicato i piani della nazionale
Tornato in Italia ti sei ritrovato nel pieno delle discussioni per le prossime convocazioni olimpiche. Come combinare le due discipline?

Mi attendevo la domanda e non posso negare che in questo momento mi senta molto turbato. Chiariamo subito un punto: le scelte le faremo tutti noi cittì in piena coabitazione, confrontandoci con il team manager Amadio. Si valuterà che cosa è meglio fare, ma non posso negare che vedo riemergere una certa disparità fra strada e pista.

A che cosa ti riferisci?

Nelle ultime due edizioni olimpiche, noi abbiamo portato il nostro contributo. A Rio 2016 con Viviani, a Tokyo 2020 con il quartetto maschile. Eppure nelle discussioni, anche e soprattutto sugli organi d’informazione specializzati, tutti sono affascinati dalla strada, parlano solo della strada, valutano le possibilità su strada. Ci si dimentica che il cittì della strada deve fare le sue valutazioni e convocare. Io lavoro su un progetto che dura un quadriennio, con contatti costanti, allenamenti, la costruzione di un progetto dal nulla fino alle ultimissime rifiniture. Togliere un elemento va a danneggiare tutto il sistema, a inficiare anche il lavoro degli altri.

Pur in formazione rimaneggiata, la Danimarca ha vinto anche a Hong Kong (foto Uci)
Pur in formazione rimaneggiata, la Danimarca ha vinto anche a Hong Kong (foto Uci)
Le proiezioni d’altro canto dicono da una parte che nell’inseguimento a squadre, in quello femminile più ancora che in quello maschile per il valore degli avversari, le possibilità di podio sono alte…

Io certe volte sono portato a sbilanciarmi e so bene che a pieno regime, abbiamo due possibilità di medaglia molto qualificate. Certo, c’è anche il rischio di finire quarti o peggio, l’incertezza delle Olimpiadi è lì, ma è anche la loro bellezza. Quel che però mi dispiace di più è che non possiamo arrivare all’inizio della primavera, dopo aver lavorato anni, ancora con delle incertezze. Cambiare? Certo, si può fare, ma è già molto, molto tardi. Chi sceglie una strada diversa deve farlo subito e prendersi le proprie responsabilità.

Che cos’è che ti ha fatto arrabbiare?

Se devo essere sincero è la cultura generale, l’ambiente ciclistico, quelle voci insistite che vuoi o non vuoi vanno anche a influenzare il singolo elemento chiamato a scegliere. E’ come se spingessero verso una direzione piuttosto che l’altra e chiaramente la tradizione della strada, contro i pur eccezionali risultati della pista prevale, nella mente di molti. Dimenticando che alla fine, in un contesto olimpico conta la medaglia, da qualsiasi parte essa venga: è per questo che ci si trova a fare il tifo anche per altri sport che poi uno non è abituato a seguire. Per me è sempre stato così, io i Giochi li vivo da dentro, ma li seguo anche con interesse enorme. Mi sono ritrovato a fare un tifo sfrenato per i ragazzi della scherma o del nuoto, tanto per fare due esempi.

Proviamo a trovare anche un lato positivo dalle ultime giornate. Miriam Vece ha staccato la qualificazione in due specialità…

Lei è stata bravissima e secondo un’interpretazione del regolamento, questo dovrebbe consentirci di convocare un’altra atleta. L’Uci però non ha dato l’ufficialità al sistema delle riallocazioni, so che se ne parlerà in una riunione il 28 marzo dove ogni federazione porterà all’esame le proprie domande e interpretazioni, vedremo poi il massimo ente che cosa deciderà. E’ chiaro che avere un’altra atleta a disposizione sarebbe un corposo aiuto.

Restano aperte altre possibilità di qualificazione?

A livello strettamente matematico potremmo ancora qualificarci con il team sprint maschile, ma è estremamente difficile. Servirebbe un podio e al momento è utopistico pensarlo. Mi dispiace perché per i ragazzi sarebbe stata un’esperienza utilissima a prescindere dal risultato finale. Non dobbiamo dimenticare che Predomo è passato direttamente da junior alla massima serie quando la qualificazione olimpica era già iniziata, qualificarsi per lui era estremamente complicato. Comunque ci si proverà, questo è certo.

La Gand delle volate al limite, con tanto sapore d’Italia

24.03.2024
8 min
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C’è tanta Italia oggi sul traguardo della Gand-Wevelgem, anche se purtroppo non abbiamo vinto. A fare festa sono Mads Pedersen da una parte e Lorena Wiebes dall’altra, ma gli azzurri della Lidl-Trek, con l’aggiunta di Matteo Trentin, Chiara Consonni e Maria Giulia Confalonieri, hanno fatto vedere di essere pronti per sedersi a tavola nelle prossime corse del Nord.

Mads Pedersen batte Van der Poel con una volata a sfinimento, piegando il campione del mondo quando erano tutti pronti a darlo per morto, scaricando nei pedali anche la frustrazione per la Sanremo persa malamente. Eppure se Mathieu è arrivato stanco al terzo Kemmelberg è stato perché gli è toccato inseguire a lungo Jonathan Milan, andato in fuga molto presto, ma non per questo da lasciare andare.

E’ la Gand, non più corsa per velocisti, che si è decisa sul solito Kemmelberg e poi in quel tratto infinito fino a Wevelgem in cui tutto rischia ogni volta di rimescolarsi. Non è successo con gli uomini, perché Pedersen e Van der Poel hanno scelto di non giocare. E’ andata così invece per le donne. E’ la Gand di Van Aert, che ha scelto di non esserci e non si capisce il perché. Sarebbe potuta essere anche un bel banco di prova per Ganna, che ha già imboccato la via di Parigi e al Nord quest’anno purtroppo non lo vedremo. E’ la Gand in cui si è capito che in giro c’è tanta Italia che vale.

Strategia Lidl-Trek

Van del Poel ha voglia di menare le mani e lo fa capire subito. E’ suo il primo attacco ai meno 85, doppiato da quello di Milan due chilometri dopo. E’ ancora il forcing dell’iridato sul secondo passaggio del Kemmel a portare vie Pedersen, Milan e Pithie, ma quando il danese al giro successivo capisce di poter affondare il colpo, Van der Poel sente che le gambe non sono quelle spaziali di Harelbeke e si dispone a seguire. Sa che Pedersen non è uno qualunque e forse si preoccupa quando l’altro impedisce che l’andatura cali e lancia la volata lunghissima.

«In realtà avevo poca fiducia – dice Pedersen che ha già vinto la Gand, che nel 2020 si corse in ottobre – e non avevo altra scelta che arrivare al traguardo con Van der Poel. Se ci fossimo attaccati a vicenda, il gruppo ci avrebbe ripreso. Quindi è stata sicuramente una scommessa, per vincere la quale ho dovuto credere nel mio sprint. E’ stato decisivo salvarsi sul Kemmelberg e poi gestire il finale. Ho mantenuto il ritmo alto e mi sono assicurato di non superare il limite. Anche Milan mi ha aiutato molto, attaccando presto. Peccato per Stuyven, che ha bucato in un tratto sterrato».

Van der Poel senza gambe

Il campione del mondo è onesto e non cerca scuse, raramente gli capita di farlo. Ma chissà se stasera, alla luce di quello che dice e rivedendo la sua condotta di gara, si mangerà le mani per le energie buttate sul Kemmel.

«Ho sofferto molto – dice – nell’ultimo passaggio del Kemmelberg stavo quasi per staccarmi, ma per fortuna sono riuscito a tenere. Semplicemente, ha vinto il più forte. Probabilmente avevo nelle gambe la gara di venerdì ad Harelbeke, ma c’era anche Pedersen, quindi questa non è una scusa. Mi sarebbe piaciuto vincere, semplicemente non ho avuto le gambe».

L’attacco di Milan ha costretto Van der Poel a inseguire: una fase che si rivelerà decisiva
L’attacco di Milan ha costretto Van der Poel a inseguire: una fase che si rivelerà decisiva

Milan, volata “cecchinata”

Milan ha attaccato e poi ha sbagliato la volata, con una delle sue partenze troppo lunghe. Il quinto posto gli sta stretto. Si è sempre detto che queste siano le sue corse e oggi è la prima volta che ne abbiamo la conferma. Molto più convincente che a Sanremo. Quando lo raggiungiamo è sul pullman della Lidl-Trek, aspettando Pedersen e seguendo il finale delle ragazze.

«E’ andata bene – dice sorridendo – sono contento. Di più, sono molto contento. Dopo la Sanremo ho avuto veramente dei giorni in cui ero tanto stanco. Ho dovuto prendermene un paio per recuperare bene a livello di gambe e solo ieri, dopo l’oretta e mezza che abbiamo fatto con un po’ di lavori, ho sentito che la gamba era buona e mi sono detto: dai proviamo a divertirci! L’attacco è stato improvvisato. Avevamo pianificato di giocarci le nostre carte, però ero tanto lontano dall’arrivo. Insomma, la corsa era ancora in stand by.

«Però penso che alla fine sia andata benissimo. Sono molto contento a livello personale per quello che ho fatto. Però ho “cecchinato” un po’ la volata, sono partito un po’ lungo, che mi capita spesso. Santo cielo, troppo indietro, troppo lungo… Sicuramente dovevo aspettare più tempo, però così è andata. Siamo contenti del risultato e adesso si recupera per le prossime corse e vediamo cosa siamo capaci di fare».

Primo Pedersen, secondo Van der Poel, terzo Meeus: è mancato un soffio che lassù ci fosse anche Milan
Primo Pedersen, secondo Van der Poel, terzo Meeus: è mancato un soffio che lassù ci fosse anche Milan

Il podio sfuggito

Gli diciamo che alla fine Van der Poel ci ha lasciato le penne perché in qualche modo lo hanno messo in mezzo, ma Johnny quando c’è stato l’attacco di Pedersen era dietro e non ha visto il campione del mondo ingobbirsi e rispondere senza rilanciare.

«Ah sì? Devo rivedermi il finale – dice – so che quando ha attaccato al secondo passaggio ero lì ed è stato faticoso. Mal di gambe ragazzi, questo è poco ma sicuro, mal di gambe. Diverso dal mal di gambe di Sanremo, perché penso di essermi sentito molto meglio anche a livello di alimentazione e per come mi posizionavo. Sono molto soddisfatto anche per quanto riguarda questo, perché oggi è stato il primo piazzamento che faccio quassù. Mi sarebbe piaciuto portare a casa quel terzo posto: rode un po’, devo dire. Però bisogna vedere l’insieme, la giornata, il risultato finale anche da parte della squadra, da parte di Mads. Però rode un filo, un filo tanto…».

Balsamo, è mancato un soffio

L’attesa del verdetto fra le ragazze è durata un’eternità. Dopo che Lotte Kopecky ha provato a fare la differenza sul Kemmelberg, il gruppo si è nuovamente ricomposto e la volata è diventata un affare fra grossi motori. Ha vinto Lorena Wiebes al sesto assalto, ma non ha dominato come nelle ultime volate, perché Elisa Balsamo ha provato a guastarle la festa ed è arrivata a un soffio dal riuscirci.

«Sicuramente è stata una corsa veramente molto dura – dice Elisa Balsamo – caratterizzata dal vento tutto il giorno, quindi anche da tanto stress. Purtroppo ci è mancato poco. La mia squadra ancora una volta ha fatto un grande lavoro, quindi è sempre difficile accontentarsi di un secondo posto, soprattutto quando davvero è così vicino al primo posto. Però devo dire che comunque sono soddisfatta e si guarda avanti…».

Mai come questa volta Wiebes non ha avuto fino all’ultimo la certezza di aver vinto
Mai come qusta volta Wiebes non ha avuto fino all’ultimo la certezza di aver vinto

Al sesto assalto

«Questa vittoria – dice Wiebes – è in cima alla mia lista. Ci sono voluti sei anni, ma finalmente è arrivato il mio momento. Ho sentito qualcuno rimontare nello sprint e ho provato a rilanciarmi fino al traguardo. In qualche modo avevo la sensazione di aver vinto, ma non ne ero sicura e così ho preferito non esultare. Sono contenta del lavoro della squadra, ci siamo giocate molto bene la partita».

Kopecky un po’ c’è rimasta male. Voleva rifarsi dopo la sconfitta di Cittiglio e con l’attacco del Kemmel era riuscita a scrollarsi di dosso le velociste, portando con sé la stessa Wiebes.

«Balsamo e Kool non c’erano – dice la campionessa del mondo – sarebbe stato bello arrivare fino al traguardo con quel gruppetto. E’ diverso rispetto a vincere te stesso, ma è comunque una bella sensazione aver potuto aiutare Lorena. Mi sono trovata bene, questa gara si presta anche ad attaccare sui muri. Ho acquisito fiducia qui per il Giro delle Fiandre della prossima settimana».

Parigi, perché non bastano quei due giorni fra strada e pista?

20.03.2024
5 min
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Milan e Ganna non parteciperanno alla prova su strada alle Olimpiadi di Parigi, perché il CIO ha composto un calendario surreale e per l’impossibilità di recuperare lo sforzo nel breve tempo a disposizione prima delle prove di inseguimento a squadre (in apertura il trenino azzurro ai mondiali vinti nel 2021). Lo stesso dilemma potrebbe riguardare anche Elisa Balsamo.

Le scelte sono di competenza dei tecnici e un cittì può anche scegliere di correre un rischio, risparmiando a un atleta il primo turno di qualificazioni su pista permettendogli di correre su strada (potrebbe essere il caso di Balsamo), ma non è questo il momento di parlarne. Il punto di vista che ci interessa affrontare è quello del preparatore, per capire le ragioni scientifiche alla base di certe scelte. Per questo ci siamo rivolti a Diego Bragato, responsabile del gruppo performance della FCI.

Bragato non ha partecipato alla Coppa del mondo di Hong Kong, ma partirà per quella di Milton a fine aprile
Bragato non ha partecipato alla Coppa del mondo di Hong Kong, ma partirà per quella di Milton a fine aprile
Perché chi corre la prova su strada dopo due giorni non può essere pronto per il quartetto?

Perché non riuscirebbe a recuperare da tutto lo stress, metabolico e di forza, che una gara così dura ti impone. Quando agli europei di Monaco, Viviani fece al mattino la strada e il pomeriggio vinse l’eliminazione su pista, sapevamo che la prova su strada permetteva di stare per tutto il giorno a ruota e alla fine c’era da fare soltanto la volata. Ma la gara delle Olimpiadi, che si corre in tre e su un percorso lungo e impegnativo, lascia l’atleta distrutto dal punto di vista metabolico e muscolare.

Quindi le 48 ore a disposizione non bastano per reintegrare e ritrovare l’equilibrio?

Ci sono passaggi da fare, anche perché l’inseguimento non si limita a una gara secca, ma si tratta di affrontare altri tre giorni di stress fisico e mentale altissimo. Non è come in un grande Giro, che oggi corrono la crono e domani arrivano in volata. Intanto perché la pista amplifica tutto e ti costringe ad esprimere il meglio che puoi in poco tempo. E poi perché nel grande Giro, tutti affrontano le stesse tappe, qui invece rischieremmo di avere il quartetto con atleti in debito, contro altri che non hanno fatto la strada. E visto che si vince e si perde per dei millesimi, non possiamo permetterci il lusso di correre rischi.

Pista o strada per Balsamo a Parigi? Elisa è decisiva su entrambi i fronti
Pista o strada per Balsamo a Parigi? Elisa è decisiva su entrambi i fronti
Nei giorni che precedono la qualificazione del quartetto, c’è un avvicinamento anche alimentare che si perderebbe correndo su strada?

Lo perderesti assolutamente, come pure non potresti fare richiami di lavoro specifico. Questo chiaramente vale sia per gli uomini sia per le donne: stessa musica, non cambia niente.

E’ stato mai valutato che uno di questi ragazzi provi il doppio impegno oppure è da escludersi a priori?

Le scelte competono ai tecnici. Dal mio punto di vista, è una cosa che non ho mai preso in considerazione, anche vedendo il percorso di Parigi e il fatto ad esempio che gli uomini corrano in tre nella prova su strada. Non avevo mai pensato che potessimo trovarci in questa situazione. Si spera sempre che i nostri ragazzi facciano un salto di qualità, ma quando lo scorso agosto cominciammo a ragionare sul programma di avvicinamento, non si pensava che Milan potesse rientrare in queste considerazioni. Almeno non adesso, per il futuro di sicuro.

La rapida crescita di Jonathan Milan ha messo in difficoltà i tecnici azzurri
La rapida crescita di Jonathan Milan ha messo in difficoltà i tecnici azzurri
Il lavoro muscolare che l’atleta svolgerebbe nella prova su strada si integra in qualche modo con le sue necessità per l’inseguimento?

In questo caso diventa decisivo il breve intervallo fra le prove. Mi spiego: abbiamo sempre usato le corse a tappe per preparare il quartetto, però non così ravvicinate, sempre qualche settimana prima. Se il CIO avesse lasciato una settimana, come ad esempio fra pista e crono, allora si sarebbero potute preparare due specialità.

Si parlava di stress metabolico, quanto la pedalata di una corsa su strada va a incidere su quella ad altissima frequenza di una prova di inseguimento?

Sicuramente il lavoro di una gara su strada due giorni prima ti toglie quel tipo di velocità dalle gambe, come pure la la brillantezza di poter fare una partenza da fermo nel modo migliore. Torno al caso di Viviani nel 2022, alle 5 ore fra la strada e la pista. Quando si decise che potesse correre su strada, ci dicemmo anche che se la corsa avesse preso la piega di ventagli o dinamiche troppo estreme, si sarebbe fermato prima. In più, l’inseguimento è diverso dall’eliminazione, dove non parti da fermo, puoi montare un rapporto che assomigli di più a quello di una gara su strada e anche lo sforzo è simile alla fase intensa della gara su strada. Mentre nel quartetto devi partire da fermo e tenere una frequenza piuttosto diversa.

Bennati e Villa hanno ragionato sull’impiego degli inseguitori su strada a Parigi e lo hanno escluso
Bennati e Villa hanno ragionato sull’impiego degli inseguitori su strada a Parigi e lo hanno escluso
Quanti giorni prima inizia la fase di preparazione a un quartetto olimpico?

Almeno tre-quattro giorni. Negli anni ognuno si è costruito la sua routine, però si parte dal concetto di svuotamento e ricarica delle scorte di glicogeno e di carboidrati fino a ripristinarli. E di richiamare tutti i meccanismi di timing di pedalata, di distribuzione dello sforzo e di assimilazione del gesto della partenza che sono necessari. La partenza e il timing degli sforzi delle pedalate successive. A quel punto, nell’imminenza della gara, devono creare l’automatismo di partire ed essere subito sulla tabella giusta. Trovare la sensazione su quella pista, su quella bici. Devo partire ed essere preciso al decimo già dal primo giro: quel feeling va costruito un po’ alla volta. Per questo sottrarsi a certi meccanismi, oltre a tutto l’affaticamento fisico, può toglierti qualcosa di prezioso.

Kopecky a Cittiglio, un boccone andato di traverso

19.03.2024
4 min
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Lotte Kopecky non se l’è presa troppo o forse sì? Il Trofeo Binda non rientrava nei suoi piani, resta però il fatto che quando indossi la maglia iridata, fare seconda non è mai una gran cosa. Soprattutto se chi ti batte è stata a sua volta campionessa del mondo e rischi di ritrovartela fra i piedi già domenica prossima alla Gand-Wevelgem.

A Cittiglio domenica c’era anche Guy Van Langenbergh, giornalista del belga Het Nieuwsblad, che ha lasciato casa per l’Italia con la sua auto alla vigilia della Tirreno-Adriatico e, passando per la Sanremo, è ripartito dopo la corsa vinta da Elisa Balsamo. Alla piemontese, il giornalista ha rivolto una sola domanda: che cosa significa aver battuto la campionessa del mondo?

«Il fatto di poter battere Lotte qui oggi – ha risposto Balsamo – dà ulteriore lustro alla mia vittoria. Essere sul palco con la campionessa del mondo è sempre qualcosa di speciale».

Kopecky è stata inserita in extremis nella squadra per il Trofeo Binda
Kopecky è stata inserita in extremis nella squadra per il Trofeo Binda

Volata troppo lunga

In realtà, se alla Sanremo del giorno prima poteva sussistere qualche dubbio sull’esito dello sprint tra Philipsen e Matthews, a Cittiglio non c’è stato bisogno neppure di rivederlo, dato che Kopecky è partita lunga e Balsamo l’ha saltata. Come ha spiegato ottimamente la stessa Elisa, sul rettilineo del Trofeo Binda bisogna scegliere il giusto tempo, altrimenti ci si pianta.

«Eppure io – ha spiegato a caldo Kopecky proprio al giornalista belga – non avevo altra scelta che prendere l’iniziativa. Forse sono partita un po’ troppo presto, ma Balsamo è velocissima. Forse avrei dovuto fare come lei e partire in rimonta, ma probabilmente in quel caso non sarei riuscita a superarla. Uno sprint in salita del genere è perfetto per lei. Ho dato il massimo, non c’è niente di sbagliato in questo secondo posto. Non ho perso contro l’ultima arrivata».

Prima del via, l’organizzatore Mario Minervino le ha consegnato la rana mascotte della corsa
Prima del via, l’organizzatore Mario Minervino le ha consegnato la rana mascotte della corsa

La volpe e l’uva

La sua espressione subito dopo il traguardo e anche nel momento in cui lo tagliava non sembrava esattamente così conciliante e forse per questo la campionessa del mondo poco dopo ha corretto il tiro, raccontandola ai tifosi belgi come fece la volpe con l’uva. La convocazione tardiva di Kopecky è stata dovuta alla cancellazione del suo viaggio per la Coppa del mondo su pista a Hong Kong, dove sarebbe dovuta andare per la qualificazione olimpica. Quando tuttavia ha capito di avere già i punti necessari, la belga ha preferito risparmiarsi lo sballottamento e si è offerta di correre se qualche ragazza fosse stata indisponibile.

«E così venerdì mattina – ha raccontato al collega belga – mi hanno proposto di partire per l’Italia. Certo che volevo vincere, ma sono stata inserita nella selezione solo all’ultimo minuto e non sono venuta qui pensando che avrei vinto facilmente. Sapevo però che con tutte le salite che c’erano lungo il percorso, questa gara sarebbe stata l’ideale come preparazione. Il programma prevedeva un allenamento difficile, il tempo era bello e la sera stessa sono tornata a casa».

Dopo il secondo posto in volata, la doccia di spumante per mano di Elisa Balsamo
Dopo il secondo posto in volata, la doccia di spumante per mano di Elisa Balsamo

Una condizione super

Il racconto rilasciato nell’articolo per il pubblico belga non convince troppo. Il Trofeo Binda è una corsa WorldTour e se hai addosso quella maglia e la condizione che nelle ultime tre settimane ti ha permesso di fare seconda alla Omloop Het Nieuwsblad e poi di vincere Strade Bianche e Nokere Koerse, non attacchi il numero solo per allenarti. Se così fosse stato, sul traguardo Kopecky avrebbe sorriso senza tradire la smorfia contrariata che invece tutti hanno visto. Ma si sa, i campioni corrono sempre per vincere. Il problema è che l’arrivo di Cittiglio l’ha tradita e forse Lotte l’ha sottovalutato. E contro una (altrettanto) campionessa come Elisa Balsamo, se non fai tutto al 100 per cento, rischi di lasciarci le penne.

Balsamo e Parigi: la strada o la pista? Si decide dopo aprile

18.03.2024
7 min
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Elisa Balsamo che vince il Trofeo Binda, tiene un piede su strada e intanto con la coda dell’occhio guarda alla pista. Saranno pure coincidenze, eppure quando prima del via della corsa di ieri ci siamo fermati a parlare con lei, seduta sui gradini del pullman della Lidl-Trek, l’idea era proprio quella di capire in che modo sia strutturata la sua stagione. La vittoria ci ha brevemente distratto, ma rieccoci sul pezzo. Già a dicembre, in occasione dell’incontro nel ritiro di Calpe, il tema era stato messo sul tappeto, ma era troppo presto per approfondirlo.

Si è capito ad esempio che Milan e Ganna non potranno correre la prova su strada, vista la vicinanza della corsa con le qualificazioni del quartetto: 3 agosto la prima, 5 agosto la pista. Diventa pertanto motivo di interesse capire in che modo verrà gestito il settore femminile, che correrà su strada il 4 agosto e inizierà con la pista ugualmente due giorni dopo (6 agosto).

Elisa Balsamo è uno dei… vagoni di pregio del trenino azzurro: oro a Roubaix nel 2021 e agli ultimi europei
Elisa Balsamo è uno dei… vagoni di pregio del trenino azzurro: oro a Roubaix nel 2021 e agli ultimi europei

Le medaglie sicure

Bennati ha giustamente dichiarato che in quanto tecnico azzurro deve tenere conto dell’economia delle medaglie. Quella dell’inseguimento a squadre maschile è una delle più probabili, mentre Ganna e Milan non hanno mai vinto una classica su strada e non è detto che a Parigi sarebbero in grado di fare risultato.

Nel caso di Balsamo il discorso si complica parecchio. E’ vero che il quartetto femminile potrebbe correre per l’oro, ma è altrettanto vero che le chance della piemontese di arrivare all’oro su strada sono sotto gli occhi di tutti. Elisa ha vinto il mondiale di Leuven e per ammissione dello stesso cittì Sangalli, il finale del percorso di Parigi ricorda molto quello di Cittiglio. E’ una questione difficile da affrontare e si è stabilito di farlo dopo le classiche di aprile, con grande collaborazione fra lo stesso Sangalli e Marco Villa. Ma prima o poi bisognerà parlarne, con la sensazione che nessuno abbia voglia di privarsi della piemontese.

Elisa Balsamo è stata iridata nel quartetto, ma ha vinto anche il mondiale su strada del 2021 a Leuven
Elisa Balsamo è stata iridata nel quartetto, ma ha vinto anche il mondiale su strada del 2021 a Leuven

Un giorno per volta

Balsamo è un’atleta che ha fatto della disciplina il suo punto di forza. E se ha deciso di ragionare per momenti distinti, forse è anche perché non serve a niente fasciarsi la testa prima del tempo. L’infortunio dello scorso anno le ha insegnato che basta davvero poco perché i piani cambino senza poterci fare nulla. E questo tutto sommato si è trasformato anche in una lezione da cui apprendere a non guardare troppo lontano. Programmare va bene ed è necessario, vivere il presente al proprio meglio è decisivo.

«Diciamo che sto cercando di lavorare a blocchi – ha spiegato – quindi per adesso le Olimpiadi sono ancora molto lontane. Riprendersi dall’infortunio è stato difficile e comunque quasi tutto il finale di stagione dell’anno scorso è stato compromesso. Ho ripreso la preparazione dopo un bel periodo di vacanza e l’inizio non è stato semplice, perché comunque ho dovuto ricostruire la base che avevo perso con la caduta. Però è stato un inverno positivo, quindi per ora sono contenta del lavoro fatto.

«Ora mi concentro sulla primavera e penso che sia importante per me cercare di fare delle buone prestazioni. Siamo già nel vivo, adesso iniziano le gare che mi piacciono di più. La Ronde van Drenthe (seconda alle spalle di Lorena Wiebes, ndr) della settimana scorsa è stata un primo appuntamento di un certo valore. Ci sto arrivando bene, ho lavorato tanto e quindi spero di raccogliere buoni risultati».

Due clienti speciali

Al Trofeo Binda ha battuto Lotte Kopecky, campionessa del mondo in carica e riferimento anche in pista. E se questo può essere un punto di contatto, le affinità tecniche sono esigue, dato che la belga è un concentrato di potenza fuori dal comune. A parità di altezza (Elisa con 1,71 è un centimetro più alta), Kopecky porta con sé 11 chili di muscoli in più che la rendono una gran brutta cliente e di fatto la sottraggono a confronti troppo frequenti. Nel mezzo c’è Lorena Wiebes (stessa altezza e 5 chili più di Elisa: 60): la velocista dello stesso Team SD Worx, che per la piemontese è una sorta di bestia nera. L’ultimo scontro diretto c’è stato domenica scorsa alla Ronde Van Drenthe: prima l’olandese, seconda l’azzurra.

«Domenica Wiebes ha dimostrato di essere più forte – ha commentato Elisa – e quando qualcuno è più forte, non si può fare altro che togliersi il cappello. Però comunque sono soddisfatta di come sto lavorando. Nessuno è imbattibile, quindi prima o poi riusciremo a metterle la ruota davanti. E’ veramente forte, quindi se uno non fa tutto alla perfezione, è difficile batterla. Penso che sia importante cercare di coglierla di sorpresa, magari provando ad anticipare le sue prime pedalate, che sono davvero micidiali.

«Ho cambiato un po’ i lavori in palestra per diventare un po’ più potente ed esplosiva, però anche quello è un equilibrio delicato. Se carico troppo con i pesi o per raggiungere un picco più alto di watt, finisco col perdere in salita e quindi devo trovare il giusto bilanciamento. Anche perché lei alla fine non è solo una velocista. Tiene sugli strappi e sulle salite brevi, quindi è completa».

Come conferma questa sua su Instagram, i pesi fanno parte della routine di Elisa Balsamo
Come conferma questa foto su Instagram, i pesi fanno parte della routine di Elisa Balsamo

Rotta sul Nord

Ora l’attenzione si sposta alle corse del Belgio. Uno dei primi ricordi, sin dal nascere di bici.PRO, è un pomeriggio trascorso nelle Fiandre con l’allora Valcar-Travel&Service in una villa sperduta nel nulla. C’erano tutte le ragazze. C’era Arzeni con il suo staff che le portava a correre e a scoprire i percorsi. E c’era Dalia Muccioli che cucinava per loro. Elisa aveva con sé un grosso libro e studiava per l’esame successivo: le mancava poco alla laurea in lettere, conseguita il 31 marzo dello scorso anno.

«Conoscere i percorsi è importante – spiegava ieri mattina – ormai sono un po’ di anni che bazzico in questo mondo, conosco abbastanza bene le strade, però ripassarle è fondamentale. Non stravedo per fare le recon, non mi fanno impazzire, però per alcune gare sono sicuramente importanti. Quando vai su quelle strade, anche in allenamento, senti sempre un po’ di tensione. Sei sul percorso della gara, non riesci a staccare completamente la testa. Correrò De Panne giovedì prossimo (21 aprile, ndr), Gand-Wevelgem, Fiandre e Roubaix.

«Il Fiandre per me è la più bella, sogno di essere lì davanti a giocarmela. So che tenere certi atleti su quegli strappi è veramente difficile, però anche a livello tattico essere nel primo gruppetto alle loro spalle potrebbe essere importante per la squadra. Poi vado a Milton per la Coppa del mondo su pista. Sicuramente si pensa anche già all’estate, dopo la primavera farò una piccola pausa per cercare di recuperare energie e ricominciare la preparazione in vista di altri appuntamenti importanti».

La famiglia (compreso il nonno) erano presenti anche ieri a Cittiglio. Qui i genitori alla Valenciana
La famiglia (compreso il nonno) erano presenti anche ieri a Cittiglio. Qui i genitori alla Valenciana

Nodo da sciogliere

Sembra quasi che le Olimpiadi non voglia nominarle. La sensazione è che, sia pure non ammesso da alcuno, ci sia in corso un braccio di ferro col sorriso sulle labbra. I risultati di aprile saranno decisivi per le scelte? Anche questo sarebbe un modo singolare di prendere la decisione. Il ciclismo femminile ammette il doppio impegno, vista anche la ricchezza di atlete a disposizione di Villa?

Quello che per ora è dato di sapere è che Lotte Kopecky, battuta ieri da Balsamo a Cittiglio, correrà la prova olimpica su strada e poi su pista sarà presente nell’omnium e forse nella madison. Aspettiamo le corse di aprile, ma la matassa sembra già ben ingarbugliata.